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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, la Pasqua si avvicina e anche la Pasquetta. In Italia il lunedì dopo Pasqua è un giorno di festa. Che cosa e come si festeggia? Vediamolo insieme.
Buona Pasqua e buona Pasquetta!
Prof. Anna
Origini della Pasquetta
In Italia il lunedì che segue la domenica di Pasqua è un giorno festivo ed è detto comunemente Pasquetta oppure, in maniera più formale, il lunedì dell'Angelo e, nel calendario liturgico cattolico, lunedì dell'Ottava di Pasqua. In questo giorno si ricorda l'incontro dell'Angelo con le donne giunte al sepolcro dove Gesù era stato sepolto dopo la crocifissione. Il Vangelo racconta che tre donne si recarono con degli olii profumati per imbalsamare il corpo nel luogo dove Cristo era stato deposto e, con grande stupore, si accorsero che la pietra che chiudeva l'entrata del sepolcro era stata spostata; incredule e smarrite, mentre cercavano di capire cosa fosse accaduto, videro un giovane vestito di bianco, un angelo, che annunciò loro la resurrezione di Cristo, invitandole a portare l'annuncio agli apostoli.
Il lunedì di Pasquetta non ha solo un'origine religiosa: questo giorno di festa è stato introdotto nel dopoguerra italiano allo scopo di allungare le festività di Pasqua, come il 26 dicembre, Santo Stefano, allunga le festività di Natale.
Perché si festeggia il lunedì?
La tradizione ha spostato questi fatti dalla mattina di Pasqua al giorno successivo. Per quale motivo? Una delle possibili ragioni può essere che nei Vangeli viene indicato il giorno dopo la Pasqua alludendo, però alla Pasqua ebraica, che cade di sabato.
La tradizione delle gite fuori porta
Tutti gli italiani sperano che a Pasquetta sia bel tempo, è il giorno in cui tradizionalmente si organizzano gite fuori porta, scampagnate; le attività più gettonate sono i pic-nic e le grigliate all'aria aperta con gli amici per approfittare delle giornate primaverili e dei primi caldi. Questa tradizione potrebbe essere legata al ricordo di alcuni discepoli diretti a Emmaus: il giorno della Resurrezione, Gesù appare a due discepoli in cammino verso Emmaus, un villaggio a pochi chilometri da Gerusalemme. Per ricordare quel viaggio, si trascorre la giornata fuori città.
Approfondiamo il significato di alcune parole presenti nel testo:
- sepolcro → significa monumento funebre che custodisce e insieme commemora un defunto illustre; il Santo Sepolcro è quello di Gesù Cristo a Gerusalemme. ♦ Sfumature di significato tra le parole sepolcro, mausoleo, cenotafio: il sepolcro è un monumento funebre, in genere in una chiesa o in un cimitero, che costituisce la tomba di un defunto e nello stesso tempo ne onora con la sua imponenza o bellezza la memoria. Mausoleo, che prende il nome dal sepolcro in onore di Mausolo re di Caria, eretto in Alicarnasso nel IV secolo avanti Cristo, è un grandioso monumento funebre, degno appunto della grandezza di un re o di un imperatore. Cenotafio è invece un monumento sepolcrale in onore di un grande personaggio i cui resti sono sepolti altrove;
- deposto → è il participio passato del verbo deporre, può essere transitivo con i seguenti significati: 1- mettere giù (deporre un pacco); 2- espellere (le uova), detto di animali ovipari (il merlo ha deposto le uova nel nido); 3- per estensione collocare, sistemare (deporre la biancheria in un cassetto); 4- togliersi qualcosa di dosso (il guerriero depose l'armatura), l'espressione deporre le armi significa cessare le ostilità; 5- in senso figurato rimuovere qualcuno da un ufficio, da un incarico (hanno deposto il re); 6- depositare (il fiume ha deposto sabbia e detriti nella terra allagata); 7- in senso figurato e nella lingua letteraria lasciare, abbandonare: deporre un'idea = non pensarci più; deporre l'abito talare = abbandonare il sacerdozio; deporre la corona = abdicare; 8- testimoniare, emettere dichiarazioni in giudizio (deporre contro, a favore, dell'imputato); quando è intransitivo (ausiliare avere) significa fornire elementi utili alla formazione di un giudizio, di un'opinione (ciò depone a (o in) suo favore);
- annuncio → significa: 1- comunicazione di una notizia (dare, recare l'annuncio di qualcosa), per estensione indica la notizia stessa; 2- breve testo scritto con cui si comunica qualcosa: annuncio economico = avviso pubblicitario composto di poche righe di solo testo, pubblicato dai giornali in apposite rubriche; 3- in senso figurato può significare presagio, indizio, segno rivelatore. ♦ Sfumature di significato tra le parole comunicazione, annuncio, notificazione: il fatto di trasmettere un'informazione, di portare qualcosa a conoscenza di altri si definisce genericamente comunicazione. Se la comunicazione riguarda eventi importanti riportati in modo formale o addirittura solenne si parla piuttosto di annuncio. Notificazione è invece parola del linguaggio giuridico che designa i procedimenti giudiziari portati a diretta conoscenza del destinatario;
- dopoguerra ⇒ indica il periodo storico che segue immediatamente una guerra, specialmente in riferimento alle difficoltà materiali e morali che lo caratterizzano: primo dopoguerra, che seguì alla guerra del 1914-18; secondo dopoguerra, che seguì alla guerra del 1939-45;
- fuori porta ⇒ è una locuzione avverbiale che significa oltre le porte, le mura di una città e, per estensione, nei dintorni di una città (fare una gita fuori porta); può essere anche locuzione aggettivale (una trattoria fuori porta);
- gettonate ⇒ è il participio passato del verbo gettonare, usato nel linguaggio colloquiale con significato di scegliere, richiedere, generalmente usato al passivo (quest'anno sono state molto gettonate le Maldive); il participio gettonato significa che è molto richiesto, che ha molti estimatori o ammiratori (un libro molto gettonato).
Lettura e comprensione
Dopo aver letto attentamente il testo, provate a rispondere alle seguenti domande, in questo modo eserciterete la lettura, la comprensione e la produzione di risposte scritte:
- 1- Qual è il nome più formale con cui si chiama il lunedì che segue la domenica di Pasqua?
- 2- Perché si chiama così?
- 3- I fatti sono accaduti di domenica o di lunedì?
- 4- Perché si festeggia il lunedì?
- 5- Quando è stata introdotta questa giornata festiva?
- 6- Perché è stata introdotta?
- 7- Perché a Pasquetta speriamo tutti che faccia bel tempo?
- 8- Voi come trascorrerete questa giornata?
Altri approfondimenti sulla Pasqua:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/04/14/le-parole-della-pasqua/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/04/01/e-nato-prima-luovo-di-pasqua-o-la-gallina-espressioni-con-la-parola-uovo/
Fonti:
https://www.corriere.it/tecnologia/domande-google/notizie/pasquetta-perche-si-festeggia-lunedi-dell-angelo-7e7d7a86-938c-11eb-a162-c78b02fef827.shtml
https://www.sololibri.net/pasquetta-origini-tradizioni-perche-si-chiama-cosa-fare.html
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Intercultura blog, oggi vediamo come si formano e cosa esprimono
le comparative di analogia (o di somiglianza).
Buona lettura!
Prof. Anna
Le proposizioni comparative
Le proposizioni comparative introducono un paragone con quanto si dice nella proposizione subordinata. Una comparazione tra due termini si può fare:
- per rivelarne la somiglianza (comparazione di analogia o di somiglianza);
- per quantificare i gradi di eventuale differenza tra loro (comparazione di grado: di uguaglianza, di maggioranza, di minoranza).
Le comparative di analogia
Le comparative di analogia mettono in risalto la somiglianza con quanto si dice nella proposizione reggente, senza tener conto del grado di intensità, di grandezza o di quantità.
Una proposizione comparativa di analogia può essere costituita:
- da una frase introdotta da come, spesso in correlazione con così: così...come; come...così; cosi come; può anche essere introdotta da una locuzione con pronome relativo: nel (al) modo che (in cui), nella (alla) maniera che (in cui); il modo verbale è l'indicativo o il condizionale: ho fatto tutto come mi avevi detto; come mi avevi detto, così ho fatto; l'ho preparato nel modo in cui si era deciso;
- se è introdotta da secondo (che), a seconda che, può avere l'indicativo per la realtà e il congiuntivo per la potenzialità: la barca andava a seconda che tirava il vento; la barca andava a seconda che tirasse il vento (= secondo l'eventuale presenza del vento).
Tipi di comparative di analogia
- incidentali (o parentetiche): sono introdotte da come e sono prive di elementi di correlazione nella reggente (ad esempio così); servono essenzialmente: 1- per attribuire a un determinato soggetto la responsabilità di un'affermazione: come dice Dante, non siamo nati per vivere da animali; 2- per sottolineare la notorietà, l'ovvietà o, viceversa, l'incertezza di un dato: la terra, come si sa, gira intorno al sole; 3- per richiamare il già detto: credo, come già detto, che questa decisione sia giusta; 4- per introdurre un'espressione di uso raro o non comune o comunque non abituale nel linguaggio di chi parla o scrive: soffre, come si dice in termini scientifici, di sindrome ipertensiva;
- comparative di dissomiglianza: indicano, non una somiglianza, ma una dissomiglianza, una diversità, nei confronti di ciò che viene detto nella reggente; sono introdotte da da come e sono rette da verbi, nomi, aggettivi, avverbi che indicano differenza, diversità: essere diverso, essere differente, diversità, diversamente, differentemente ecc.: è una città diversa da come mela immaginavo; Luca si veste diversamente da come mi vesto io.
Comparative di analogia con altri valori
Le comparazioni possono essere fatte in rapporto al tempo o al fine e possono avere anche valore ipotetico.
Si parla allora di comparative temporali, finali, ipotetiche e relative:
- le temporali sono introdotte da come quando e richiedono l'indicativo: insieme ci divertiamo come quando eravamo piccoli;
- le finali sono sempre implicite e sono introdotte da come (quasi) per, come (quasi) a, con l'infinito presente: gli teneva una mano sulla testa come (quasi) per (a) proteggerlo;
- le ipotetiche: se sono esplicite possono essere introdotte da come (se), quasi (che, se) e hanno il verbo al congiuntivo solitamente imperfetto o trapassato: cammina barcollando, come se fosse ubriaco, nella forma implicita possono avere il gerundio presente o, più raramente, passato introdotto da come o quasi: agitava la mano, come salutando; un particolare tipo di comparativa ipotetica è quello costituito da come + infinito in genere dipendente da una principale col verbo essere: dire quelle cose era come proclamare guerra;
- le relative sono formate da chi, (o colui, colei, coloro che) preceduto da come, al modo di, alla maniera di, il modo verbale può essere l'indicativo o il congiuntivo per sottolineare la potenzialità: ad un tratto si accasciò su una sedia come chi si senta di svenire.
Per approfondire l'argomento:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/10/08/la-frase-complessa-le-proposizioni-comparative/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/10/15/test-71-le-proposizioni-comparative/
Fonti:
Giovanni Battista Moretti,
L'italiano come prima o seconda lingua nelle sua varietà scritte o parlate, Guerra Edizioni, 2006
Luca Serianni,
Grammatica Italiana. Italiano comune e lingua letteraria, UTET, 1989
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Intercultura blog, oggi vedremo cosa esprime e come si forma il
complemento di stima o prezzo.
Buona lettura!
Prof. Anna
Cosa esprime?
Il complemento di stima o prezzo esprime il valore morale o materiale di esseri o cose; indica il costo di un oggetto o il prezzo al quale viene acquistato o venduto, in senso sia proprio, sia figurato. Risponde alla domanda: quanto vale? quanto costa?
Come si forma?
Può essere formato da un numero seguito dall’unità monetaria:
è una cravatta da 50 euro, o da avverbi (o locuzioni) che indicano con approssimazione il prezzo del prodotto:
quelle scarpe mi sono costate una fortuna.
Quando dipende da verbi come
pagare,
costare,
sborsare,
stimare, valutare, il complemento di prezzo si trova in forma diretta e si esprime senza preposizione:
costa mille euro;
per quell'appartamento hanno sborsato parecchi soldi.
Quando è usato con verbi come
comprare,
acquistare,
vendere,
affittare, il complemento di prezzo si trova invece in forma indiretta, introdotto dalle preposizioni
di, da, a, con, per, al prezzo di, per il prezzo di:
- la preposizione di introduce la stima morale che è espressa da un sostantivo accompagnato molto spesso da un aggettivo: questo è un esame di grande importanza;
- le preposizioni da, a, con: è un vestito da 300 euro (il prezzo come una qualità); non mi pare un fatto da poco (la stima come qualità); me l'hanno dato a 20 euro (il prezzo tra il mezzo e il modo); qui si mangia con poca spesa (il prezzo come mezzo);
- per indica un significato di scambio, di sostituzione: al supermercato per 50 euro ho acquistato tutto il necessario per la festa;
- quando si indica un prezzo approssimativo, si usano la preposizione su o la locuzione preposizionale intorno a: l'abbiamo pagato sui 200 dollari; costa intorno ai 100 euro, o anche con il futuro del verbo seguito da si e no: questo orologio costerà sì e no 50 euro.
Sono da considerare complementi di prezzo anche espressioni come
un patrimonio,
un capitale,
una fortuna,
un sacco,
a metà prezzo,
un occhio della testa,
a basso costo, oppure avverbi e locuzioni avverbiali come
molto,
troppo,
poco,
di meno,
di più ecc.:
ha speso un occhio della testa per quella barca; l'albergo in alta stagione costava troppo.
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Come si pronuncia la parola glicine? E la parola ganglio?
Mettevi alla prova con il prossimo esercizio, ma se avete dei dubbi leggete prima questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/03/09/come-si-pronuncia-gl/
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migliore, meglio e
peggiore, peggio.
Per ripassare:
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Intercultura blog, siete pronti per
mettervi alla prova? Il primo esercizio è sull'uso di
mettersi e
metterci.
Per ripassare l'uso di queste due forme verbali, potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/02/16/i-molti-significati-del-verbo-mettere-mettersi-e-metterci/
In bocca al lupo!
Prof. Anna
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Intercultura blog,
come si pronuncia gl? Ci sono diverse possibilità. Vediamole insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
La pronuncia della lettera
g presente nel nesso
gl può essere la combinazione di due consonanti (
g+l, come in
gleba) oppure essere un unico suono (come in
fogli).
Come facciamo a sapere qual è la pronuncia corretta?
⇒ La pronuncia del nesso
gl è la combinazione di due distinte consonanti (
g dura +
l) nei seguenti casi:
- quando gl è seguito da una vocale diversa dalla i: gleba, inglese, gloria, inglobare ecc.;
- quando, anche se seguito dalla vocale i, è preceduto dalla consonante n: anglismo, ganglio;
- quando la i di gli è seguita da una consonante e si trova a inizio di parola: glicine, glicemia, glittica.
⇒ Il nesso
gl è pronunciato come un unico suono (una consonante, denominata laterale palatale [ʎ]):
- quando la i di gl è seguita da consonante, in questo caso dà vita ad un digramma, cioè due lettere indicanti un suono unico [ʎ], con la i che mantiene il suo valore vocalico, se si trova in posizione interna (raccoglimento) o finale (figli); fanno eccezione, e quindi si pronunciano con la g dura + l: negligente, negligenza e negligere; le forme del verbo siglare: sigli, sigliamo, sigliate e siglino; i composti ipoglicemia, nitroglicerina, trigliceride; i composti e derivati di glifo: geroglifico, triglifo ecc.
- quando invece la i di gli è seguita da un’ulteriore vocale, la sequenza gli costituisce un trigramma, cioè una successione di tre lettere che indicano un unico suono (la i non si pronuncia): migliaio, famiglia, biglietto, coniglio.
L’articolo e pronome personale clitico
gli si pronuncia [ʎi] (quindi pronunciando la
i) davanti a parole che cominciano per consonante:
gli zaini, gli stipendi; mentre davanti a parole che cominciano per vocale o semiconsonante si pronuncia [ʎ] (senza pronunciare la
i):
gli elementi, gli uomini; ma se la pronuncia è più lenta e scandita è possibile anche pronunciare la i [ʎi].
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[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, come si pronuncia gl? Ci sono diverse possibilità. Vediamole insieme.
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meglio al posto di
migliore? E peggio al posto di
peggiore? Vediamolo insieme.
Buona lettura
Prof. Anna
Meglio al posto di migliore
Meglio ha solitamente funzione di avverbio (mi sento meglio, si comporta meglio, ci vedo meglio), ma può avere anche funzione di aggettivo comparativo di maggioranza al posto di
migliore, specialmente retto da verbi come
essere, parere, sembrare:
tu sei meglio di lui;
questo vino è meglio dell'altro; questa soluzione mi sembra meglio.
Peggio al posto di peggiore
Anche
peggio è di solito un avverbio (mi sento peggio, si comporta peggio, ci vedo peggio) e, così come
meglio, quando è accompagnato dai verbi
essere, sembrare, parere e simili ha la funzione di aggettivo e si può usare al posto di
peggiore:
lui è peggio di te; questa soluzione è peggio della prima; la sua idea mi sembra peggio della mia.
La meglio, il peggio
Quando meglio o peggio hanno funzione di aggettivo, se preceduti dall'articolo determinativo, prendono il valore di superlativo relativo: è il meglio avvocato in circolazione ( → è il migliore avvocato in circolazione); frequenta le peggio compagnie (→ frequenta le peggiori compagnie). Nell'italiano comune quest'uso è sentito come popolare e caratterizzato in senso regionale, quindi può essere usato quando si vuole dare particolare espressività alla frase, meglio evitarlo invece in contesti più controllati.
Più migliore e più meglio
Migliore è il comparativo sintetico di
buono e per questo non ha bisogno dell'avverbio
più per esprimere maggioranza. Dal punto di vista del significato aggiungere
più sarebbe quindi superfluo; lo stesso vale per altri comparativi di maggioranza sintetici: non si può dire
più maggiore, più minore, più peggiore. Per esprimere un ulteriore grado di comparazione di maggioranza, si possono usare gli avverbi
molto o
ancora: quel vino è molto migliore dell'altro; la vista da quassù è ancora migliore. Per gli stessi motivi anche
meglio e
peggio non possono essere preceduti da
più.
Meno peggiore e meno peggio
Il comparativo di maggioranza
peggiore può essere preceduto dall'avverbio
meno, perché indica una riduzione di tale maggioranza:
delle due pietanze, la prima è la peggiore, la seconda è meno peggiore della prima; ma davanti a
migliore l’avverbio
meno sarebbe contraddittorio, non si dice infatti
meno migliore, e non si dice neanche
meno minore e
meno maggiore. Peggio, ma non
meglio, può essere preceduto da
meno, la locuzione
il meno peggio è molto diffusa e indica, tra due o più scelte, quella che presenta i minori aspetti negativi e anche
alla meno peggio cioè
in modo veloce e approssimativo: fare un lavoro alla meno peggio.
Quindi,
meno peggiore e
meno peggio appartengono alla lingua comune e corretta,
più migliore,
più peggiore,
più meglio, come anche
meno migliore e
meno meglio, sono espressioni scorrette.
Fonti:
https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/avverbi-infidi/2798
Luca Serianni, Grammatica Italiana. Italiano comune e lingua letteraria, UTET, (V, 63)
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Intercultura blog,
cosa esprimono e come si costruiscono le proposizioni limitative? Vediamolo insieme.
Buona lettura
Prof. Anna
Le proposizioni limitative sono proposizioni subordinate che pongono un limite, una restrizione a quanto si dice nella reggente, o riconducendolo nell'ambito di conoscenze soggettive o precisando quanto può risultare generico.
Vediamo questi esempi:
- Luca, a quanto ne so, è in ferie;
- domani c'è sciopero, a quanto ho sentito alla radio;
- mia figlia si è iscritta all'università; quanto a laurearsi dovrà passare almeno qualche anno;
- tutto questo è facile a dirsi.
In questi esempi la proposizione subordinata esprime il punto di vista di chi parla o di altri (a quanto ne so; a quanto ho sentito), o richiama l'attenzione su un particolare (quanto a laurearsi; a dirsi). In questo modo limita l'ampiezza della validità di quanto si dice nella reggente.
Le proposizioni limitative possono essere esplicite o implicite.
Limitative esplicite
Gli elementi che le introducono sono:
- per quanto, a quanto + indicativo, + congiuntivo o + condizionale: per quanto ne so, sono partiti stamattina; per quanto avesse lavorato, non era soddisfatto; a quanto parrebbe, le cose non sono andate bene;
- per quel che, da quel che, a quel che, per quel + aggettivo quantitativo + che + indicativo o congiuntivo: per quel poco che ricordo, non lo abbiamo incontrato; per quel che ne sappia, di guai ne ha abbastanza;
- che + congiuntivo con i verbi sapere, ricordare, risultare, rammentare: Laura, che io sappia, non si è ancora fatta viva.
Limitative implicite
La forma implicita si ha con l'infinito preceduto da
quanto a, in quanto a:
in quanto a disegnare, ero la migliore.
Altri modi per costruire una limitativa implicita con l'infinito sono:
- a o in (anche articolate), per + infinito attivo o riflessivo, in dipendenza da un aggettivo (bravo, abile, adatto, atto, duro, incline, indispensabile, restio ecc.) o da un sostantivo o da un verbo, in base al cui significato si sceglie l'uno o l'altra preposizione: Laura è brava a cantare; il divertimento sta nell'ascoltare;
- a o da + infinito che acquista senso passivo, oppure che è costruito con si passivante, in dipendenza da aggettivi che esprimono giudizio (facile, difficile, bello, brutto, strano, meraviglioso, splendido, orrendo ecc.): è uno spettacolo bello a vedere ( = essere veduto); è uno spettacolo bello a vedersi; non è un libro difficile da leggere;
- per + l'infinito dello stesso verbo della reggente che è posticipata; nel parlato per può anche mancare: per cucinare, cucina bene, di solito; Marta? Scrivere, scrive benino.
Per approfondire:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/02/06/il-complemento-di-limitazione/
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Intercultura blog, quando usare
mettersi e quando invece
metterci? Vediamolo insieme.
METTERSI
La forma
mettersi può essere:
⇒ transitiva pronominale e significare:
- indossare: si è messa il cappotto;
- infilarsi seguita dalla preposizione in con valore intensivo: si mise le mani in tasca.
Può formare
alcune espressioni:
- mettersi in testa qualcosa → convincersi di qualcosa, ritenere vero qualcosa (seguito da che): si è messo in testa che la moglie lo tradisca;
- mettersi il cuore in pace / mettersi l'animo in pace → rassegnarsi: mettiti il cuore in pace: non otterrai ciò che vuoi;
⇒
riflessiva e significare: assumere una determinata posizione o collocazione:
mettersi a sedere, mettersi in piedi, mettersi a tavola. Con questo significato forma
diverse espressioni:
- mettersi in cammino, mettersi per strada → incamminarsi;
- mettersi in fuga → fuggire;
- mettersi in piedi → rizzarsi;
- mettersi al lavoro → iniziare a lavorare con impegno;
- mettersi sotto → si usa in un linguaggio colloquiale col significato di: darsi da fare, impegnarsi con decisione in qualcosa: per portare a termine l’opera mi sono messo sotto;
- mettersi in vista → farsi notare;
- mettersi contro qualcuno o qualcosa → contrapporsi;
- mettersi di traverso → assumere una posizione che costituisce un ostacolo, anche in senso figurato: essere d'ostacolo.
Significa anche
vestirsi, abbigliarsi seguito dalla preposizione
in: mettersi in costume; mettersi in abito da sera; mettersi in ghingheri (
con abiti e acconciature eleganti, ricercati).
Mettersi può anche significare
unirsi seguito dalla preposizione
con:
mettersi con qualcuno, mettersi insieme vuol dire iniziare una relazione con qualcuno.
⇒
intransitiva pronominale col significato di volgersi verso un determinato esito (vediamo come si mettono le cose):
- si mette bene, si mette male → la situazione si evolve in senso negativo o positivo;
- mettercisi → sopravvenire, intervenire, solitamente in senso negativo: a un certo punto ci si è messa anche la pioggia; non mettertici anche tu!
Col significato di
cominciare seguita da
a + infinito:
mi metto a studiare (comincio a studiare), anche impersonale:
si mette a piovere; mettersi vuol dire anche
disporsi a fare qualcosa: mettersi alla ricerca di qualcosa; mi metto al lavoro.
METTERCI
La forma verbale
metterci può significare:
- mettere in qualcosa → mettici un po' di sale;
- dedicare a qualcosa → metterci tutto il proprio impegno;
- impiegare un determinato tempo → "Quanto tempo ci metti ad arrivare?" "Ci metto un'ora".
Alcune espressioni con
metterci:
- metterci del proprio (del mio, del suo, del loro ecc.) → dare il proprio personale contributo, usato anche ironicamente: ci hai messo del tuo nel rovinarmi la serata; anche, aggiungere particolari soggettivi: nel descrivere l'accaduto ci ha messo del suo;
- metterci la faccia → esporsi in prima persona;
- metterci la firma → accettare, accogliere o immaginare una possibilità con entusiasmo: un lavoro cosi? ci metterei la firma!;
- mettercela tutta, impegnarsi al massimo → speriamo bene, io ce l'ho messa tutta.
Per approfondire:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/10/27/i-molti-significati-del-verbo-mettere-mettere-in/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/12/15/i-molti-significati-del-verbo-mettere-mettere-a/
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Intercultura blog, la Pasqua si avvicina e anche
la Pasquetta.
In Italia il lunedì dopo Pasqua è un giorno di festa. Che cosa e come si festeggia? Vediamolo insieme.
Buona Pasqua e buona Pasquetta!
Prof. Anna
Origini della Pasquetta
In Italia il lunedì che segue la domenica di Pasqua è un giorno festivo ed è detto comunemente Pasquetta oppure, in maniera più formale, il lunedì dell'Angelo e, nel calendario liturgico cattolico, lunedì dell'Ottava di Pasqua. In questo giorno si ricorda l'incontro dell'Angelo con le donne giunte al sepolcro dove Gesù era stato sepolto dopo la crocifissione. Il Vangelo racconta che tre donne si recarono con degli olii profumati per imbalsamare il corpo nel luogo dove Cristo era stato deposto e, con grande stupore, si accorsero che la pietra che chiudeva l'entrata del sepolcro era stata spostata; incredule e smarrite, mentre cercavano di capire cosa fosse accaduto, videro un giovane vestito di bianco, un angelo, che annunciò loro la resurrezione di Cristo, invitandole a portare l'annuncio agli apostoli.
Il lunedì di Pasquetta non ha solo un'origine religiosa: questo giorno di festa è stato introdotto nel dopoguerra italiano allo scopo di allungare le festività di Pasqua, come il 26 dicembre, Santo Stefano, allunga le festività di Natale.
Perché si festeggia il lunedì?
La tradizione ha spostato questi fatti dalla mattina di Pasqua al giorno successivo. Per quale motivo? Una delle possibili ragioni può essere che nei Vangeli viene indicato
il giorno dopo la Pasqua alludendo, però alla Pasqua ebraica, che cade di sabato.
La tradizione delle gite fuori porta
Tutti gli italiani sperano che a Pasquetta sia bel tempo, è il giorno in cui tradizionalmente si organizzano gite fuori porta, scampagnate; le attività più gettonate sono i pic-nic e le grigliate all'aria aperta con gli amici per approfittare delle giornate primaverili e dei primi caldi. Questa tradizione potrebbe essere legata al ricordo di alcuni discepoli diretti a Emmaus: il giorno della Resurrezione, Gesù appare a due discepoli in cammino verso Emmaus, un villaggio a pochi chilometri da Gerusalemme. Per ricordare quel viaggio, si trascorre la giornata fuori città.
Approfondiamo il significato di alcune parole presenti nel testo:
- sepolcro → significa monumento funebre che custodisce e insieme commemora un defunto illustre; il Santo Sepolcro è quello di Gesù Cristo a Gerusalemme. ♦ Sfumature di significato tra le parole sepolcro, mausoleo, cenotafio: il sepolcro è un monumento funebre, in genere in una chiesa o in un cimitero, che costituisce la tomba di un defunto e nello stesso tempo ne onora con la sua imponenza o bellezza la memoria. Mausoleo, che prende il nome dal sepolcro in onore di Mausolo re di Caria, eretto in Alicarnasso nel IV secolo avanti Cristo, è un grandioso monumento funebre, degno appunto della grandezza di un re o di un imperatore. Cenotafio è invece un monumento sepolcrale in onore di un grande personaggio i cui resti sono sepolti altrove;
- deposto → è il participio passato del verbo deporre, può essere transitivo con i seguenti significati: 1- mettere giù (deporre un pacco); 2- espellere (le uova), detto di animali ovipari (il merlo ha deposto le uova nel nido); 3- per estensione collocare, sistemare (deporre la biancheria in un cassetto); 4- togliersi qualcosa di dosso (il guerriero depose l'armatura), l'espressione deporre le armi significa cessare le ostilità; 5- in senso figurato rimuovere qualcuno da un ufficio, da un incarico (hanno deposto il re); 6- depositare (il fiume ha deposto sabbia e detriti nella terra allagata); 7- in senso figurato e nella lingua letteraria lasciare, abbandonare: deporre un'idea = non pensarci più; deporre l'abito talare = abbandonare il sacerdozio; deporre la corona = abdicare; 8- testimoniare, emettere dichiarazioni in giudizio (deporre contro, a favore, dell'imputato); quando è intransitivo (ausiliare avere) significa fornire elementi utili alla formazione di un giudizio, di un'opinione (ciò depone a (o in) suo favore);
- annuncio → significa: 1- comunicazione di una notizia (dare, recare l'annuncio di qualcosa), per estensione indica la notizia stessa; 2- breve testo scritto con cui si comunica qualcosa: annuncio economico = avviso pubblicitario composto di poche righe di solo testo, pubblicato dai giornali in apposite rubriche; 3- in senso figurato può significare presagio, indizio, segno rivelatore. ♦ Sfumature di significato tra le parole comunicazione, annuncio, notificazione: il fatto di trasmettere un'informazione, di portare qualcosa a conoscenza di altri si definisce genericamente comunicazione. Se la comunicazione riguarda eventi importanti riportati in modo formale o addirittura solenne si parla piuttosto di annuncio. Notificazione è invece parola del linguaggio giuridico che designa i procedimenti giudiziari portati a diretta conoscenza del destinatario;
- dopoguerra ⇒ indica il periodo storico che segue immediatamente una guerra, specialmente in riferimento alle difficoltà materiali e morali che lo caratterizzano: primo dopoguerra, che seguì alla guerra del 1914-18; secondo dopoguerra, che seguì alla guerra del 1939-45;
- fuori porta ⇒ è una locuzione avverbiale che significa oltre le porte, le mura di una città e, per estensione, nei dintorni di una città (fare una gita fuori porta); può essere anche locuzione aggettivale (una trattoria fuori porta);
- gettonate ⇒ è il participio passato del verbo gettonare, usato nel linguaggio colloquiale con significato di scegliere, richiedere, generalmente usato al passivo (quest'anno sono state molto gettonate le Maldive); il participio gettonato significa che è molto richiesto, che ha molti estimatori o ammiratori (un libro molto gettonato).
Lettura e comprensione
Dopo aver letto attentamente il testo, provate a rispondere alle seguenti domande, in questo modo eserciterete la lettura, la comprensione e la produzione di risposte scritte:
- 1- Qual è il nome più formale con cui si chiama il lunedì che segue la domenica di Pasqua?
- 2- Perché si chiama così?
- 3- I fatti sono accaduti di domenica o di lunedì?
- 4- Perché si festeggia il lunedì?
- 5- Quando è stata introdotta questa giornata festiva?
- 6- Perché è stata introdotta?
- 7- Perché a Pasquetta speriamo tutti che faccia bel tempo?
- 8- Voi come trascorrerete questa giornata?
Altri approfondimenti sulla Pasqua:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/04/14/le-parole-della-pasqua/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/04/01/e-nato-prima-luovo-di-pasqua-o-la-gallina-espressioni-con-la-parola-uovo/
Fonti:
https://www.corriere.it/tecnologia/domande-google/notizie/pasquetta-perche-si-festeggia-lunedi-dell-angelo-7e7d7a86-938c-11eb-a162-c78b02fef827.shtml
https://www.sololibri.net/pasquetta-origini-tradizioni-perche-si-chiama-cosa-fare.html
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