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Aula di Lingue

La frase complessa: le proposizioni comparative

Prof. Anna
Grammatica,   La lingua italiana,   Proposizioni subordinate,   Sintassi

Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi parliamo delle proposizioni comparative: come si presentano, cosa esprimono e come si usano.

Buona lettura!
Prof. Anna

La proposizione comparativa stabilisce una comparazione, un paragone con quanto si dice nella proposizione reggente. La collocazione delle comparative è solitamente dopo la reggente (come il secondo termine di paragone); la sua anticipazione può essere giustificata da una marcata enfatizzazione.

Si distinguono tre tipi:

COMPARATIVE DI MAGGIORANZA

Possono essere esplicite o implicite (solo quelle di maggioranza hanno forma implicita, le comparative di minoranza e uguaglianza hanno solo forma esplicita).

Le comparative di maggioranza esplicite sono introdotte dalla congiunzione che e dalle locuzioni di quanto, di quello che, di come; mentre nella reggente sono presenti i termini correlativi più o meglio.

Il modo verbale può essere:

  • l’indicativo: ha studiato più di quanto pensavo, è andata meglio di come mi aspettavo;
  • il congiuntivo: ha studiato più di quanto immaginassi, è andata meglio di come mi aspettassi;
  • il condizionale: ha studiato più di quanto avrei immaginato, è andata meglio di come mi sarei aspettato.

La scelta del modo verbale è nella maggior parte dei casi legata al registro: il congiuntivo prevale nei contesti più formali, l’indicativo in quelli più colloquiali, il condizionale indica invece una possibilità ipotetica. Questo vale sia per le comparative di maggioranza sia per le comparative di minoranza.

Le comparative di maggioranza implicite hanno il verbo all’infinito e sono introdotte da più che: più che cantare, urla; piuttosto che: piuttosto che uscire con lui, rimango in casa; piuttosto di.

COMPARATIVE DI UGUAGLIANZA

Hanno solo forma esplicita, sono introdotte da come, quanto, quale e nella reggente compaiono le espressioni correlative così, tanto, tale. Il modo verbale può essere:

  • l’indicativo: questo esercizio non è così difficile come sembra; ho parlato tanto quanto hai parlato tu;
  • il condizionale: le cose non sono andate come avrei voluto.

COMPARATIVE DI MINORANZA

Hanno solo forma esplicita, sono introdotte dalla congiunzione che e dalle locuzioni di quanto, di quello che, di come e simili, mentre nella reggente sono presenti i termini correlativi meno o peggio. Il modo verbale può essere:

  • l’indicativo: ha studiato meno di quanto  pensavo; è andata peggio di quanto che mi aspettavo;
  • il congiuntivo: ha studiato meno di quanto pensassi; è andata peggio di quanto mi aspettassi;
  • il condizionale: è andata peggio di quanto mi sarei aspettato.

USO DEL NON RAFFORZATIVO

Nelle comparative di maggioranza e di minoranza con il verbo al congiuntivo o al condizionale si può aver prima del verbo un non, che non conferisce valore negativo alla frase, ma ha un semplice valore rafforzativo: Luca è più veloce di quanto non immaginassi.

Seleziona la risposta corretta fra quelle disponibili. Se rispondi bene, vedrai lo sfondo diventare di colore verde.

  1. Scegli la frase corretta:
    • Gianni è più furbo di quanto immaginavo.
    • Gianni è più furbo di quanto che immaginavo.
  2. Il periodo "suo marito non è così antipatico come dicono" contiene:
    • una comparativa di maggioranza
    • una comparativa di uguaglianza
    • una comparativa di minoranza
  3. Scegli la frase corretta:
    • Ho raccolto tanti funghi quanto ne avessi potuti trovare.
    • Ho raccolto tanti funghi quanti ne ho potuti trovare.
  4. Scegli la frase corretta:
    • Abbiamo ottenuto meno di quanto ci saremmo aspettati.
    • Abbiamo ottenuto meno di come ci saremmo aspettati.
  5. Scegli la frase corretta:
    • Nella vita non sempre le cose vanno come si vorrebbe.
    • Nella vita non sempre le cose vanno come si volesse.
  6. Quale tipi di comparativa può avere anche la forma implicita:
    • minoranza
    • uguaglianza
    • maggioranza
  7. Scegli la frase corretta:
    • Piuttosto che andiamo a piedi, andremo in autobus.
    • Piuttosto che andare a piedi, andremo in autobus.
  8. Quale delle seguenti frasi è adatta a un contesto più formale:
    • Milano è meno cara di quanto si pensi.
    • Milano è meno cara di quanto si pensa.
  9. La negazione "non" in questo tipo di frasi si usa per:
    • negare
    • rafforzare
  10. Il periodo "preferirei morire piuttosto che darti ragione" contiene:
    • una comparativa di maggioranza
    • una comparativa di uguaglianza
    • una comparativa di minoranza

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Commenti [45]

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  1. Francesca scrive:

    “Non preoccupatevi che non capiscano”
    “Non preoccupatevi di non capire”

    Rispetto alla concordanza dei tempi, entrambe esprimono contemporaneità al presente. In più, nella reggente, il verbo “preoccuparsi”, che regge nella subordinata il congiuntivo, è intransitivo pronominale all’indicativo presente; e quindi con il verbo della principale al presente per esprimere contemporaneità si usa il congiuntivo presente nella subordinata. La seconda frase è scritta all’infinito perché il soggetto della principale e quello della subordinata coincidono, quindi si può scrivere anche all’infinito.

    • Zanichelli Avatar

      Cara Francesca, è esatto.

      • Francesca scrive:

        Dimenticavo di dirle che sia in forma negativa (non preoccupatevi) sia in forma affermativa (preoccupatevi) si usa sempre il congiuntivo perché esprimiamo un atto, uno stato della nostra mente (mettere, tenere in preoccupazione, cioè in uno stato di inquietudine, di ansia, incertezza, timore e simili), in quanto il verbo “preoccuparsi” è un verbo che esprime sentimento e stato mentale…
        Mi sembra giusto

        • Francesca scrive:

          Non so se sia partito l’ultimo intervento, prof; spero comunque, quando lo vedrà, che sia corretto

          • Zanichelli Avatar

            Cara Francesca, è corretto.

  2. Gilberto scrive:

    Buongiorno professoressa, se non sbaglio, nelle frasi “Ha vinto meritatamente la Roma una partita complicatissima, in quanto
    l avversario è ben più tosto di quel che si possa pensare” e “Ha vinto meritatamente la Roma una partita complicatissima, in quanto
    l avversario era ben più tosto di quel che si potesse pensare”, le proposizioni introdotte dalla locuzione congiuntiva “di quel che” sono delle proposizioni comparative di maggioranza subordinate (esplicite nei nostri casi, e al congiuntivo, prevalente nei contesti più formali), le quali, introducendo una comparazione con la proposizione reggente, entrano in correlazione con alcuni elementi presenti nella proposizione reggente (più o meglio per quelle di maggioranza): “…l’ avversario è/era ben PIÙ tosto…”. In più, nella prima frase ho usato il congiuntivo presente, perché la comparativa di maggioranza si inserisce in un contesto attuale, appunto presente (l avversario è attualmente più tosto di quel che si possa pensare); mentre nella seconda frase ho usato il congiuntivo imperfetto, perché la comparativa di maggioranza si inserisce in un contesto passato (l avversario era in passato più tosto di quel che si potesse pensare). Avrei potuto scrivere le frasi anche così per facilitare il tutto: “Ha vinto meritatamente la Roma una partita complicatissima, in quanto
    l avversario è ben più tosto di quel che io pensi” e “Ha vinto meritatamente la Roma una partita complicatissima, in quanto
    l avversario era ben più tosto di quel che io pensassi”.

    È corretto?

  3. Prof, una conferma;

    In queste frasi “Non so di chi fosse questo libro” e “Non so di chi sia stato questo libro”, intanto il “chi” introduce, in tutte e due le frasi, delle interrogative indirette. In più, la differenza tra queste due forme (fosse/ sia stato) sta nell’aspetto: nel primo enunciato si indica uno stato o un’abitudine (anche di appartenenza) durativi nel passato; mentre nel secondo vengono illustrati degli eventi terminati nel passato , senza un effetto durativo. Perciò entrambe sono corrette, ma appunto con delle sfumature. Ovviamente le indirette esprimono anteriorità rispetto alla reggente.

    .. Poi un’altra conferma per quanto riguarda le interrogative indirette. Le proposizioni interrogative indirette, come sappiamo, sono introdotte dalle congiunzioni se, come, perché, quando, quanto edagli aggettivi e pronomi interrogativi chi, che cosa, cosa, quale, quanto; e gli stessi elementi (e cioè “se, come, perché, quando, quanto, chi, che cosa, cosa, quale, quanto”) possono essere anche preceduti da determinati preposizioni (come nel nostro caso: “Non so DI chi fosse questo libro” e “Non so DI chi sia stato questo libro”).

    Altri esempi: “Non so DA quanto vada avanti questa situazione”: “Non so DA dove venga” etc…

    P.S. come interrogative indirette, soprattutto nei nostri esempi, possiamo utilizzare sia il congiuntivo sia l indicativo (per fattori stilistici, di reggenza e non solo); in particolar modo nelle nostre frasi, se il presente di sapere è alla forma negativa o se sapere è al passato possiamo avere sia l’indicativo sia il congiuntivo: “non sappiamo quanto vale” o “non sappiamo quanto valga”; “sapevo dov’era” o “sapevo dove fosse”;

    Tutto corretto?

  4. Fabio scrive:

    “Devo vedere se è giusto o meno” è un’interrogativa indiretta introdotta dal “se”;

    …se l indiretta è retta da un verbo di percezione in forma affermativa (vedere, devo [modale] vedere) troveremo l’indicativo (è giusto); il congiuntivo (sia giusto) non è scorretto, ma è preferibile l indicativo.

  5. Massimo scrive:

    “Ti faccio risparmiare il tuo piccolo discorso o quello che sia”.

    …Prof, “quello che sia” dovrebbe esser una relativa; ma perché si usa il congiuntivo “sia”? Forse per per esprimere un dubbio, un’ipotesi? cioè un dubbio “su quello che sarà”…

  6. Michele scrive:

    le proposizioni comparative:

    “È più facile di quello che pensiate”
    “È più facile di quello che pensate”
    “È più facile di quanto pensiate”
    “È più facile di quanto pensate”

    …sono tutte giuste perché la scelta del modo verbale è nella maggior parte dei casi legata al registro: il congiuntivo prevale nei contesti più formali, l’indicativo in quelli più colloquiali. Forse in questo caso preferisco il congiuntivo, condizionato dall espressione “È (più) facile” nella principale (ovviamente, come scelta libera, è corretto altrettanto l indicativo).

    Esatto?

    • Zanichelli Avatar

      Caro Michele, è esatto.

      • Michele scrive:

        Anche al passato, sono tutte giuste perché la scelta del modo verbale è nella maggior parte dei casi legata al registro:

        “Era più facile di quello che tu pensassi”
        “Era più facile di quello che tu pensavi”
        “Era più facile di quanto io pensassi”
        “Era più facile di quanto io pensavo”

  7. Antonio scrive:

    “Meglio” con il significato di “Migliore” con valore comparativo e aggettivo invariabile: “La tua pizza è meglio (migliore, più buona, termini che in questo caso potrebbero sostituire “meglio”: “La tua pizza è migliore/ più buona di…”) di quella di Gildo (nome di un ristorante)”. In sintesi, “La tua pizza è meglio di quella di Gildo”.

    Penso sia giusto…

  8. Claudio scrive:

    “È come se tu mi dicessi che io sono intelligente”

    Analisi: “È”, principale; “come se tu mi dicessi”, subordinata comparativa ipotetica di primo grado; “che io sono intelligente”, subordinata oggettiva di secondo grado all’indicativo per via del verbo “dire” (dicesse) nella reggente (d’altronde è come se scrivessi “…tu mi dici che sono intelligente”; e comunque il soggetto della comparativa ipotetica è “tu”, “tu dicessi”; ecco perché la subordinata di secondo grado è un’oggettiva; proprio perché la proposizione oggettiva è una proposizione subordinata che sostituisce un complemento oggetto della proposizione reggente, nella quale il soggetto è “tu”). Ovviamente con la nostra frase facciamo riferimento al presente.

    Corretto?

  9. Lina scrive:

    Comparativa di maggioranza:

    1″È più pericoloso (adesso) di quanto (in passato o ieri) tu penasassi”
    2″È più pericoloso (adesso) di quanto (in passato o ieri) tu abbia pensato”

    ….Secondo la concordanza dei tempi, entrambe sono corrette; a differenza della seconda frase, la prima ha il congiuntivo imperfetto (pensassi) perché ha valore durativo: “È più pericoloso (adesso) di quanto (in passato) tu penasassi”. Mentre la seconda rispetta le classiche regole della concordanza. Tuttavia, in entrambe le frasi stiamo esprimendo anteriorità…

    • Zanichelli Avatar

      Cara Lina, il tuo ragionamento è corretto.

  10. Cesare scrive:

    Prof, nella frase “Mi preoccupo di come sia la situazione”, il “come” credo sia una congiunzione con valore comparativo-relativo e con il senso di “nel modo in cui”. Come se scrivessi “Mi preoccupo nel modo in cui (di come) è la situazione”.

    Potrebbe andare?
     

    • Zanichelli Avatar

      Caro Cesare, è come se tu scrivessi “mi preoccupo del modo in cui”.

      • Cesare scrive:

        Perfetto, però il “come” (con il senso di “del modo in cui” come lei dice) è comunque una congiunzione con valore comparativo-relativo, giusto?

  11. Arianna scrive:

    Buongiorno! Ho una domanda rispetto alle seguenti frasi:
    1. “Nella ricerca viene evidenziato come continuare ad avere una vita sessuale sia correlato ad un benessere maggiore”
    2. “Nella ricerca viene evidenziato come continuare ad avere una vita sessuale è correlato ad un benessere maggiore”

    Nonostante ad orecchio riconosca che la prima suoni meglio, c’è una regola a sostenere l’utilizzo dell’una o dell’altra?

    Grazie mille

    • Zanichelli Avatar

      Cara Arianna, la frase introdotta da “come” è una oggettiva e può avere il verbo sia all’indicativo sia al congiuntivo, quindi entrambe le possibilità sono corrette.

  12. 1)”È come se tu volessi che qualcosa si compia”
    2)”Era come se tu avessi voluto che qualcosa si compisse”

    …Intanto l’espressione “Come se”, nell’ambito della comparativa ipotetica, ammette solo il congiuntivo imperfetto o trapassato. Dopodiché, prendendo ad esempio le nostre due frasi, farei l’analisi: “È (adesso) come se volessi (sempre adesso) che qualcosa si compia (sempre adesso)”. Perciò “È”, principale; “come se volessi”, subordinata comparativa ipotetica di primo grado; “che qualcosa si compia”, subordinata oggettiva di secondo grado al congiuntivo presente per via del verbo “volere” (“volessi”, d’obbligo il congiuntivo imperfetto, ma che comunque in questo caso fa riferimento al presente) nella reggente. A questo punto, usiamo il congiuntivo presente (“si compia”), nella subordinata oggettiva di secondo grado, perché ci stiamo riferendo ad un tempo presente (adesso). Come accennato all’inizio, nella comparativa ipotetica, per norma, usiamo o il congiuntivo imperfetto (anche in riferimento al presente) o il trapassato (in riferimento al passato). D’altronde è come se scrivessi, per comprendere bene la scelta del congiuntivo presente nella subordinata oggettiva di secondo grado nella frase numero uno, “…tu vuoi che qualcosa si compia”. Invece per quanto riguarda la seconda frase, il ragionamento è pressoché simile, ma al passato: e cioè “Era (in passato) come se tu avessi voluto (ancora prima) che qualcosa si compisse (sempre in passato)”. Perciò “Era”, principale; “come se tu avessi voluto”, subordinata comparativa ipotetica di primo grado; “che qualcosa si compisse”, subordinata oggettiva di secondo grado al congiuntivo imperfetto (qui perfettamente a suo agio) per via del verbo “volere” (“avessi voluto”, d’obbligo il congiuntivo trapassato, ma che qui fa riferimento al passato ed esprime anteriorità rispetto alla principale) nella reggente. A questo punto usiamo il congiuntivo imperfetto (“si compisse”) nella subordinata oggettiva di secondo grado perché ci stiamo riferendo ad un tempo passato.

    Corretto?

  13. Giuseppe scrive:

    Nell’analisi del periodo, le proposizioni comparative sono proposizioni subordinate che introducono una comparazione con la proposizione reggente.

    Le comparative di maggioranza esplicite, ad esempio, sono introdotte dalla congiunzione che e dalle locuzioni di quanto, di quello che, di come; mentre nella reggente sono presenti i termini correlativi più o meglio.

    La scelta del modo verbale è nella maggior parte dei casi legata al registro, perciò possiamo scrivere sia “Ho mangiato più ghiaccioli io oggi di quanti non ne aveste mai mangiati voi in passato”; ma anche “Ho mangiato più ghiaccioli io oggi di quanti non ne avete mai mangiati voi in passato”.

    In più, le due subordinate comparative esprimono anteriorità rispetto alle reggenti e, per quanto riguarda l’accordo con il participio passato, se l’oggetto precede il verbo ed è costituito dalla particella partitiva “ne”, il participio concorda con la quantità espressa (quindi “aveste mangiati” e “avete mangiati”). In finale, per quanto riguarda sempre l’accordo col participio passato delle principali (“Ho mangiato”), in presenza dell’ausiliare “avere” il participio rimane di solito invariato (in -o), se l’oggetto è dopo il verbo solitamente non c’è concordanza (quindi diremmo “Ho mangiato più ghiaccioli” anche se, seppur poco prevalente, potremmo scrivere pure “Ho mangiati più ghiaccioli”).

    Mi sembra giusto tutto…

  14. Filippo scrive:

    COMPARATIVE DI MAGGIORANZA
    …il modo verbale può essere anche al condizionale:

    1)”Per evitare che mi dia meno soldi di quelli che le chiederei, non le chiedo nulla (“chiederei” è al condizionale semplice)”

    2)”Per evitare che mi dia meno soldi di quelli che le avrei chiesto, non le chiedo nulla (“avrei chiesto” è al condizionale semplice)”.

    Ah, l’espressione “per evitare che” regge il congiuntivo (infatti ho scritto “dia” che è un congiuntivo presente).

    Corretto?

  15. Massimo scrive:

    “Meglio” può avere anche funzione di aggettivo comparativo di maggioranza al posto di migliore, specialmente retto da verbi come essere, parere, sembrare: quindi il secondo termine di paragone è introdotto da DI, anche in questo caso, quando, ad esempio, è costituito da un nome o un pronome non preceduti da una preposizione: “È meglio quello di quell’altro” (“quello” di “quell’altro” è un pronome dimostrativo). Mentre il secondo termine di paragone è introdotto da CHE quando, ad esempio, si paragonano avverbi o verbi: “Il tempo è meglio oggi che ieri”.

    Spero sia corretto

    • Massimo scrive:

      Ah, dimenticavo, Il secondo termine di paragone è introdotto da CHE quando, anche, si mettono a confronto due aggettivi riferiti allo stesso nome: “Meglio liberale che illiberale”. E anche quando è un nome o un pronome preceduto da una preposizione: “Meglio di destra che di sinistra (“sinistra” è un sostantivo preceduto dalla preposizione “di”).

      Penso sia completo

    • Zanichelli Avatar

      Caro Massimo, è corretto.

  16. Federico scrive:

    1)”Ho dedicato allo studio della divina commedia meno tempo di quanto voi ne state (ma anche “stiate) dedicando alle 4 partite dell’Inter”

    …Le comparative di minoranza hanno solo forma esplicita, sono introdotte dalla congiunzione che e dalle locuzioni di quanto, di quello che, di come e simili, mentre nella reggente sono presenti i termini correlativi meno o peggio. Il modo verbale può essere all’indicativo (state), al condizionale e al congiuntivo (stiate). La scelta del modo verbale è nella maggior parte dei casi legata al registro: il congiuntivo prevale nei contesti più formali, l’indicativo in quelli più colloquiali, il condizionale indica invece una possibilità ipotetica.

    Penso sia giusto

  17. Franco scrive:

    1)”Quello è un meraviglioso gioco gestionale e strategico, l’esempio concreto di come si possa (ma anche “si può”) partire da basi molto solide”

    …nelle comparative la scelta del modo verbale è nella maggior parte dei casi legata al registro: il congiuntivo prevale nei contesti più formali (di come si possa), l’indicativo in quelli più colloquiale (di come si può).

    Penso sia corretto