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In bocca al lupo!
Prof. Anna
Nelle frasi relative del seguente esercizio che viene usato in modo generico, sostituiscilo con il un pronome relativo cui preceduti dalla proposizione corretta.
Per ripassare il che polivalente prima di affrontare il test, potete leggere questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/12/01/il-che-polivalente/
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, quante espressioni può formare il verbo mettere seguito dalla preposizione a? Vediamolo insieme.
Il verbo mettere seguito da preposizioni semplici, da preposizioni articolate oppure da sostantivi forma un gran numero di espressioni polirematiche.
Vediamo quali sono quelle formate con mettere + a:
- mettere a confronto → confrontare, paragonare: mettere a confronto due proposte;
- mettere a frutto → utilizzare qualcosa in modo proficuo: mettere a frutto un investimento; anche in senso figurato: mettere a frutto i consigli di qualcuno;
- mettere a disposizione → dare la possibilità di usare, offrire: ti metto a disposizione la mia camera;
- mettere a nudo, mettere allo scoperto → rivelare, svelare senza riguardi o finzioni: mettere a nudo i propri sentimenti;
- mettere a fuoco → regolare l’obiettivo di un apparecchio fotografico in modo da ottenere un’immagine nitida, in senso figurato chiarire individuando i termini precisi: mettere a fuoco un problema;
- mettere a posto → riordinare: prima di uscire metti a posto la stanza; aggiustare, sistemare: bisogna mettere a posto il frigorifero, in senso figurato risolvere, mettere a posto la situazione, rimproverare, dare una lezione: l’ho messo a posto io!;
- mettere a punto → regolare, registrare un dispositivo, un motore e simili; in senso figurato definire precisando i termini: mettere a punto una questione;
- mettere a repentaglio → esporre a situazioni di pericolo, rischiare: mettere a repentaglio la propria vita;
- mettere a segno → concludere felicemente: mettere a segno un colpo; ottenere: mettere a segno una vincita;
- mettere a capo → preporre: lo ha messo a capo dell'azienda;
- mettere a dieta / mettersi a dieta → assoggettare /assoggettarsi a un regime alimentare controllato: mi sono messo a dieta;
- mettere a ferro e fuoco → distruggere, devastare, saccheggiare: mettere a ferro e fuoco l'intera regione;
- mettere a letto → preparare per la notte e far coricare: mettere a letto i bambini presto;
- mettere a mollo → lasciare dentro l'acqua: metti a mollo i panni;
- mettere a morte → condannare a morte; uccidere: il condannato è stato messo a morte;
- mettere a soqquadro → mettere in estremo disordine: ha messo a soqquadro la casa;
- mettere a tacere → rimbeccare con argomenti tali da impedire qualunque obiezione: mi ha messo a tacere con una brutta risposta; mentire in modo incontrovertibile, evitare che qualcosa diventi di pubblico dominio: mettere a tacere un pettegolezzo.
E quelle formate da
mettere +
a +
articolo:
- mettere ai voti → proporre per una votazione: mettere ai voti un progetto di legge;
- mettere al bando → esiliare, bandire; eliminare, allontanare: mettere al bando gli scrupoli; abolire, vietare: mettere al bando gli alcolici;
- mettere alla berlina → esporre al disprezzo generale, specialmente rivelando fatti inconfessabili, vergognosi
- mettere al corrente → informare, avvisare;
- mettere al mondo → far nascere, generare: ha messo al mondo due gemelli;
- mettere alla porta → mandar via, scacciare, licenziare;
- mettere alla prova → provare, sottoporre a prova per dimostrare determinate caratteristiche o comportamenti: ho messo alla prova la sua fedeltà;
- mettere alle strette → costringere in una situazione difficile, con poche vie d'uscita;
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[post_title] => I molti significati del verbo "mettere": "mettere a"
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Intercultura blog, come si utilizzano questi due tempi con i verbi modali? Vediamolo insieme.
Nelle scorse settimane abbiamo cercato di capire quando scegliere l'imperfetto e quando invece scegliere il passato prossimo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/11/10/imperfetto-o-passato-prossimo/
Ma come comportarsi con i verbi modali?
Con i verbi
volere, potere, dovere, sapere è possibile usare sia l'imperfetto sia il passato prossimo a seconda di quello che si vuole comunicare:
- usiamo il passato prossimo dei verbi modali quando il risultato dell'azione è certo: ieri ho dovuto studiare per l'esame → era necessario che lo facessi e l'ho fatto; Maria ha voluto incontrarmi per parlare → Maria desiderava incontrarmi per parlare e l'ha fatto; ho potuto rendermi conto della situazione → ho avuto la possibilità di farlo e l'ho fatto; abbiamo saputo risolvere questi problemi → avevamo la capacità di farlo e l'abbiamo fatto. In questi casi quindi chi ascolta o chi legge è consapevole che l'azione si è compiuta;
- usiamo l'imperfetto dei verbi modali quando il risultato dell'azione è incerto: ieri dovevo studiare per l'esame → dovevo farlo ma non si sa se l'ho fatto; Maria voleva incontrarmi per parlare → voleva farlo ma non è sicuro che l'abbia fatto; potevo rendermi conto della situazione → potevo farlo ma non è sicuro che io l'abbia fatto; sapevamo risolvere questi problemi → avevamo le capacità di farlo ma non si sa se l'abbiamo fatto. In questi casi, di solito, si aggiungono informazioni per chiarire se l’azione è avvenuta e in quali circostanze: ieri dovevo studiare per l'esame ma non ne avevo voglia e sono uscito; Maria voleva incontrarmi per parlare poi però non se l'è sentita; potevo rendermi conto della situazione e ho deciso di farlo; sapevamo risolvere questi problemi ma non ce ne hanno dato la possibilità.
Ricapitolando
con i verbi modali, si usa l’imperfetto se non si conosce l’esito di un’azione:
dovevo uscire, ma pioveva troppo, qui si vuole comunicare che avevo intenzione di uscire, ma, a causa della pioggia, non l'ho più fatto;
si usa invece il passato prossimo quando si sottintende che l’azione è andata a buon fine:
sono dovuta uscire, anche se pioveva, in questo caso l'azione si è realizzata.
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Intercultura blog,
mettetevi comodi che parliamo del che polivalente.
Buona lettura!
Prof. Anna
Tra tutte le congiunzioni che è quella più usata in tutti i registri scritti e parlati, anzi è in assoluto una delle parole più in uso della lingua italiana, introduce infatti molte subordinate: le oggettive (sostengo che è colpa sua); le soggettive (è giusto che tu dica la verità); le dichiarative (non ammetto questo: che tu ti comporti così); e le relative quando l’antecedente del pronome relativo è un soggetto o un complemento oggetto (la donna che vedi è mia sorella; la donna che hai incontrato è mia sorella).
Nella lingua parlata odierna e nell'italiano di uso medio è diffusa la tendenza a usare
che con significato generico per introdurre vari tipi di subordinate che, in italiano standard, verrebbero introdotte da altre congiunzioni, la sua funzione specifica risulterà dal significato di insieme;
è in questi casi che si parla di che polivalente.
Il
che polivalente compare nell'italiano di registro colloquiale antico e moderno, con tantissime attestazioni anche letterarie.
Il
che polivalente si usa per introdurre frasi:
- di significato esplicativo - consecutivo → mettetevi comodi che parliamo;
- di significato esplicativo - limitavo → Luca è guarito, che io sappia;
- causali → vado a mangiare che ho fame;
- temporali → lei è arrivata che (quando) tu eri appena andato via;
- relative temporali → non scorderò mai il giorno che (=in cui) ti ho conosciuto;
- finali → comprali che ce li mangiamo;
- frasi in cui che ha valore enfatizzante - esclamativo → che bello che sei!
Si può parlare di
che polivalente anche quando
che si usa in modo generico nelle frasi relative in sostituzione di un pronome relativo
cui o
il quale preceduti da una proposizione:
- Bologna è una città che (in cui) ci si vive bene;
- Maria è una che (di cui) ci si può fidare;
- quello è l'uomo che (a cui) gli hanno rubato il portafoglio;
- prenderesti la scatola che (su cui) c'è disegnato un cuore?
Il
che polivalente è attestato in letteratura già in italiano antico, ci sono poi molti esempi in epoca più recente; il suo uso sottolinea una scelta stilistica di tipo popolare, è presente infatti in testi di canzoni, in
Ragazzo fortunato di Jovanotti:
sono fortunato perché non c'è niente che (di cui)
ho bisogno oppure in
Fiore di Maggio di Fabio Concato:
tu che sei nata dove c'è sempre il sole, sopra uno scoglio che (da cui)
ci si può tuffare o in titoli di film, come
Maledetto il giorno che ti ho incontrato di Carlo Verdone.
L'accettabilità di questo uso di
che oscilla, non solo in base a livello di lingua adoperato (sorvegliato o non sorvegliato), ma dipende anche dal tipo di costrutti: il
che temporale è appropriato anche in contesti formali ed è anzi l'unica possibilità in frasi che indicano la durata di un'azione in rapporto a una data unità di tempo (ora, giorno, anno):
è un'ora che ti aspetto; erano dieci anni che andava avanti questa storia.
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Imperfetto o passato prossimo? Quando usare l'uno e quando l'altro?
Per rispondere a queste domande potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/11/10/imperfetto-o-passato-prossimo/ e poi fare il test.
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Il verbo mettere forma molte espressioni con diversi significati. Ricordi quelle di cui abbiamo parlato? Se hai bisogno di ripasso prima di affrontare il test, leggi qui:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/10/27/i-molti-significati-del-verbo-mettere-mettere-in/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2015/05/21/i-molti-significati-del-verbo-mettere/
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[post_excerpt] => Il verbo mettere forma molte espressioni con diversi significati. Ricordi quelle di cui abbiamo parlato?
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mettervi alla prova? Cominciamo con
un esercizio sull'accusativo preposizionale.
Se volete ripassare questo argomento prima di fare il test, leggete questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/11/03/si-dice-chiamo-maria-o-chiamo-a-maria-laccusativo-preposizionale/
[post_title] => Test 87 - L'accusativo preposizionale
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Intercultura blog, oggi vedremo cosa esprime e come si presenta il
complemento di qualità.
Buona lettura!
Prof. Anna
Il complemento di qualità serve a mettere in rilievo qualità, caratteristiche, proprietà morali, intellettuali, psichiche e fisiche di esseri o cose.
Può essere introdotto da:
di, con, da, a, in.
- Leonardo da Vinci fu un uomo di grande ingegno;
- è una donna con una forte moralità;
- è una persona dallo spiccato senso dell'umorismo;
- ho un riscaldamento a gas;
- l'avvocato è quell'uomo in giacca e cravatta.
PRECISAZIONI SULL'USO DELLE PREPOSIZIONI INTRODUTTIVE
Per quanto riguarda l'uso delle preposizioni che introducono il complemento di qualità, possiamo notare che:
- di serve principalmente a specificare qualità morali, intellettuali, psichiche: è un tipo di carattere o quelle che indicano generiche dimensioni fisiche: è di bassa statura;
- in richiama significati relativi allo stare dentro qualcosa, all' essere immerso in qualcosa: turisti in bermuda invadono le spiagge;
- con introduce una caratteristica distintiva per lo più fisica: ho visto un topo con una coda lunghissima;
- da sottolinea qualche tratto o caratteristica particolare che contraddistingue un essere o una cosa: Carla è una ragazza dai capelli lunghi e biondi;
- a richiama caratteristiche che sono propri di modelli conosciuti: barca a vela, spaghetti al pomodoro, riscaldamento a gas.
COMPLEMENTO DI QUALITÀ O DI MODO?
Per distinguere questi due complementi è necessario vedere se l'elemento introdotto dipende da un nome o da un verbo.
Se dipende da un nome è un complemento di qualità:
ho cucinato degli spaghetti (nome)
al pomodoro (complemento di qualità).
Se dipende da un verbo si tratta di un complemento di modo (come un avverbio):
vestivo (verbo)
alla moda (complemento di modo).
Questa distinzione è puramente formale, perché dal punto di vista semantico entrambi i complementi servono a qualificare (un nome o un verbo) e rispondono alla domanda:
come?
Per ripassare il complemento di modo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2014/11/13/i-complementi-indiretti-complemento-di-modo-e-complemento-di-materia/
COMPLEMENTO DI QUALITÀ O DI MISURA?
Anche la dimensione potrebbe presentarsi come una qualità:
un palazzo di grande altezza; tuttavia quando essa è precisata, allora il complemento rientra tra quelli che possono essere definiti complementi di misura (di estensione, di misura, di peso):
un palazzo di dieci piani.
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Intercultura blog,
la scelta tra imperfetto e passato prossimo mette spesso in difficoltà anche gli studenti più esperti. Quando usare uno e quando usare l'altro? Vediamolo insieme.
Buona lettura
Prof. Anna
Entrambi questi tempi si usano
per descrivere azioni nel passato, ma con alcune differenze, che non sempre si riescono immediatamente a cogliere. Abbiamo già analizzato in passato questi due tempi singolarmente.
Oggi li metteremo a confronto.
In linea di massima il passato prossimo narra eventi e situazioni passati e circoscritti nel tempo, considerati conclusi (perfetti),
percepiti però come psicologicamente vicini; l'imperfetto si riferisce invece ad azioni incompiute nel passato, di cui non si conosce l'inizio e la fine.
Confrontiamo queste frasi:
1-
da giovane leggevo molto: l'uso dell'imperfetto indica che si trattava di un'abitudine, lasciando però indeterminati i contorni temporali;
2-
da giovane ho letto molto: il passato prossimo descrive un'azione conclusa nel passato ma vicina dal punto di vista psicologico.
Di solito il passato prossimo si usa:
- per indicare un’azione che è avvenuta, una o più volte, in un momento definito del passato, in alcuni casi il momento in cui si svolge l'azione è espresso: ieri sono andata al cinema; l'anno scorso ho cambiato lavoro oppure può non essere espresso perché si capisce dal contesto o è stato precedentemente dichiarato;
- per esprimere fatti con una durata definita, di cui si conosce l'arco di tempo in cui si è svolta l'azione: ho vissuto all'estero per dieci anni; ho letto questo libro in due settimane.
Di solito l'imperfetto si usa:
- per indicare un'azione ripetuta col carattere dell'abitudine nel passato, ma collocata in un arco di tempo indefinito, inespresso: da piccolo andavo sui pattini; anni fa io e lui uscivamo insieme
Imperfetto o passato prossimo?
- quando l'azione si è svolta solo una o un numero determinato di volte nel passato, si usa il passato prossimo:
→
da piccolo sono andato sui pattini: significa che quando ero piccolo sono andato in bicicletta una o più volte, ma non avevo l'abitudine di andarci;
→
da piccolo andavo sui pattini: significa che avevo l'abitudine di andare sui pattini;
- con l'avverbio sempre se ci stiamo riferendo a un'azione avvenuta in maniera continuativa nel passato ma che oggi non avviene più useremo l'imperfetto: da piccolo mangiavo molti dolci (oggi invece ne mangio meno o non li mangio); se invece si vuole indicare un’azione sempre avvenuta nel passato e che continua tutt’ora si usa il passato prossimo: ho sempre mangiato molti dolci (e probabilmente lo faccio tutt'ora), a meno non ci sia una frase successiva che dice il contrario: da piccolo mangiavo molti dolci e lo faccio tutt'ora; ho sempre mangiato molti dolci, ma adesso ho dovuto smettere;
- il passato prossimo si usa per parlare di azione in successione, ovvero avvenute una dopo l'altra: nella sua vita, Gloria ha studiato, ha frequentato un anno di università all'estero,
ha lavorato come chef , è diventata mamma, ha vissuto in India e ora è in pensione;
- mentre l'imperfetto si usa per parlare di eventi simultanei, contemporanei nel passato, di eventi che avvenivano nello stesso periodo nel passato: a quei tempi studiavo, lavoravo, recitavo in una compagnia teatrale e avevo anche il tempo di fare volontariato;
- nella narrazione, cioè quando si racconta una storia, il passato prossimo si usa per far procedere nel tempo il racconto, per far proseguire lo svolgimento dei fatti: ieri abbiamo visitato Roma, abbiamo preso il treno la mattina presto e siamo andati subito a visitare San Pietro, poi abbiamo pranzato a Campo dei Fiori; mentre l'imperfetto si usa per descrivere l'ambientazione e il contesto in cui si svolge l'evento: a Roma faceva un caldo pazzesco, c'era il sole, la città era piena di turisti e si respirava aria di festa.
Altri approfondimenti sull'uso del passato prossimo e dell'imperfetto:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2010/11/11/ripassiamo-limperfetto/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/05/12/usi-modali-dellimperfetto/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2010/06/17/il-passato-prossimo/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2010/06/24/passato-prossimo-irregolare/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/02/16/ripassiamo-luso-dei-pronomi-diretti-con-il-passato-prossimo/
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[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, la scelta tra imperfetto e passato prossimo mette spesso in difficoltà anche gli studenti più esperti. Quando usare uno e quando usare l'altro? Vediamolo insieme.
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Intercultura blog, non è raro sentire frasi come
ho incontrato a Maria oppure
Luca chiama a Paolo. Sono corrette? Di che costruzione si tratta? Cerchiamo di rispondere a queste domande.
Buona lettura!
Prof. Anna
Osserviamo
Per capire quale complemento contiene una frase come
chiamo a mamma proviamo ad analizzarla: il verbo
chiamare è transitivo e dovrebbe reggere un complemento oggetto, cioè diretto, senza preposizioni, ma nel nostro esempio il complemento è introdotto dalla preposizione
a. Di che complemento si tratta allora? È un complemento oggetto che, per un fenomeno chiamato
accusativo preposizionale, è introdotto dalla preposizione
a.
Di cosa si tratta?
L'accusativo preposizionale (l'accusativo è il caso della declinazione indoeuropea che indica il complemento oggetto)
è un fenomeno linguistico per cui il complemento oggetto è preceduto dalla preposizione, in particolare quando questo si riferisce a una persona. Può essere costituito sia da un nome sia da un pronome, soprattutto personale:
ho incontrato a Maria; questa cosa a me non mi convince; senti a me.
Uso
L'accusativo preposizionale ricorre quando il complemento oggetto si riferisce a un'entità definita, è possibile in frasi come:
- ho incontrato a tua sorella;
ma non è possibile in casi come:
- ho incontrato a un po' di gente.
Si usa sia con pronomi personali e altri pronomi, sia con nomi propri e nomi comuni, purché il referente sia animato:
- ho chiamato a lei (pronome personale);
- ho chiamato a quello (pronome dimostrativo);
- ho chiamato a Marta (nome proprio);
- ho chiamato a mamma (nome comune).
L'accusativo preposizionale è caratteristico dell'Italia meridionale e insulare, nei dialetti meridionali e nel
parlato poco sorvegliato con una vasta gamma di verbi;
mentre dai parlanti centrosettentrionali è usato in particolar modo quando il tema è posto in evidenza all'inizio o alla fine della frase, soprattutto se l'oggetto è un pronome personale:
- a te chi ti ha chiamato?
- nessuno mi invita a me;
o con verbi che denotano processi mentali di varia natura, detti anche verbi psicologici, come
convincere, disturbare, preoccupare, colpire, impressionare, attrarre, disgustare, divertire, annoiare:
- a noi questa cosa ci preoccupa;
- a me colpisce il fatto che...
Per quanto riguarda l'oggetto dislocato a sinistra si nota che questo costrutto
si è diffuso anche in varietà linguistiche del parlato non sempre sentite come popolari o regionali: a te questa cosa ti disturba?; a me mi convince poco. Possiamo trovare anche frasi come
non guardare in faccia a nessuno (espressione diffusa anche al Centro- Nord), invece di
non guardare in faccia nessuno, oppure
a lei non l'ho vista anziché
lei non l'ho vista.
Sembra dunque che l’accusativo preposizionale, tipicamente associato a oggetti animati, si sia sviluppato per distinguere il soggetto dall’oggetto in casi ambigui, cioè quando essi hanno entrambi referenti umani; spesso però è utilizzato con pronomi personali, quando non c'è ambiguità, qui ha la funzione di mettere in rilievo il pronome personale, cosa che accade anche dislocandolo a destra oppure a sinistra.
[post_title] => Si dice chiamo Maria o chiamo a Maria? L'accusativo preposizionale
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Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, bentrovati! Ecco alcuni esercizi per ripassare gli argomenti trattati di recente sul blog. Siete pronti?
In bocca al lupo!
Prof. Anna
Nelle frasi relative del seguente esercizio
che viene usato in modo generico,
sostituiscilo con il un pronome relativo cui preceduti dalla proposizione corretta.
Per ripassare il
che polivalente prima di affrontare il test, potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/12/01/il-che-polivalente/
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