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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, eccovi un nuovo argomento da approfondire: il dativo etico.
Buona lettura!
Prof. Anna
COS'È IL DATIVO ETICO?
Il dativo etico è piuttosto frequente in italiano, il suo nome deriva dalla grammatica latina: il dativo era il caso usato per esprimere il complemento di termine. Il dativo etico è infatti molto affine al complemento di termine.
Vediamo queste frasi:
- cosa mi combini?
- stavo passeggiando e chi ti incontro?
con i pronomi m
i e t
i si vuole esprimere un interessamento affettivo, ponendo l'accento sulla persona su cui termina l'azione in senso figurato (altrimenti sarebbe un complemento di termine).
Il dativo etico serve quindi a esprimere il coinvolgimento emotivo di una persona rispetto all'azione o alla circostanza espressa dal verbo della frase; è costituito in genere da un pronome atono.
TIPI DI DATIVO ETICO
Il dativo etico è espresso da un pronome atono. A seconda del pronome usato, si possono esprimere diverse modalità di coinvolgimento emotivo:
- i pronomi di prima e quarta persona mi e ci hanno un valore affettivo nei confronti dell'interlocutore, sottolineando così la partecipazione emotiva del parlante: non mi sbagliare l'esame questa volta (tengo molto al fatto che tu non sbagli l'esame); Stacci bene! (spero che tu starai bene e ti incoraggio a farlo);
- quando invece si usano i pronomi di seconda e di quinta persona ti e vi chi parla vuole coinvolgere l'interlocutore e renderlo partecipe dell'azione come se vi stesse prendendo parte attivamente: stavo camminando e indovina chi ti incontro? (stavo camminando e ti interesserà molto sapere chi ho incontrato); tua madre vi arriva domani?;
- l'uso dei pronomi di terza e di sesta persona gli, lo, le, la, loro, li, sono molto meno frequenti e limitati a pochi contesti particolari, come nei casi in cui viene riportato il discorso di genitori che parlano dei figli oppure di insegnanti che si riferiscono ai propri allievi: mia sorella si lamenta che sua figlia non le mangia niente; il mio professore dice che non gli studiamo abbastanza bene il latino.
ALTRI USI
- i pronomi usati per esprimere il dativo etico possono combinarsi all'avverbio presentativo ecco nelle forme eccoti; eccotelo che sono collocate soprattutto all'inizio di una frase: eccoti qui la tua cena; eccotela la tua cena!;
- un valore intensivo-affettivo vicino a quello del dativo etico può essere espresso anche dai pronomi accompagnati da verbi transitivi in frasi come mangiarsi una pizza, farsi una passeggiata, bersi una birra, leggersi un libro, guardarsi un film, farsi una vacanza ecc.
Collegamenti:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2014/03/20/i-complementi-indiretti-il-complemento-di-termine-e-il-complemento-di-specificazione/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/03/02/ecco-lavverbio-presentativo/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2010/01/28/i-verbi-riflessivi/
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Intercultura blog,
la preposizione fuori compare in molte
espressioni di uso comune. Vediamole insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
La parola
fuori può avere diverse funzioni: può essere un avverbio, un sostantivo e una preposizione.
Come preposizione significa
lontano da,
nella parte esterna di, specialmente nella locuzione prepositiva
fuori di, fuori da (fuori di casa, fuori dai guai) e contribuisce a formare molte espressioni molto comuni. Vediamone insieme alcune:
[post_title] => Espressioni con la preposizione "fuori"
[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, la preposizione "fuori" compare in molte espressioni di uso comune. Vediamole insieme.
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Intercultura blog, bentrovati! Secondo gli esperti
l'estate appena trascorsa è stata la più calda di sempre, questo a causa del cambiamento climatico. Vediamo insieme quali sono le parole e le espressioni legate a questo fenomeno.
Buona lettura!
Prof. Anna
Nel settembre 2021 nell'articolo
L'estate più calda (
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/09/16/lestate-piu-calda/) riportavo il fatto che l'estate del 2021 era stata la più calda mai registrata, ma quanto pare quel record oggi è stato superato. Il fenomeno del
surriscaldamento globale non si è fermato, tanto che, secondo gli scienziati dell’Istituto Goddard di Studi Spaziali della NASA (GISS) a New York, l'estate 2023 è stata la più calda sulla Terra da quando sono iniziate le registrazioni globali nel 1880: i mesi di giugno, luglio e agosto messi insieme sono stati più caldi di 0,23 gradi rispetto a qualsiasi altra estate registrata dalla Nasa.
La gravità e l'importanza di questo tema, che coinvolge tutti in maniera così diretta, rendono necessaria una certa confidenza con termini ed espressioni utilizzate per descrivere i fenomeni ad esso collegati. Vediamone insieme alcuni:
- Antropocene → secondo gli scienziati P. J. Crutzen (1933-) e E. F. Stoermer (1934-2012), l'epoca geologica attuale, in cui l’ambiente terrestre, nell’insieme delle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, viene fortemente condizionato su scala sia locale sia globale dagli effetti dell’azione umana, con particolare riferimento all'aumento delle concentrazioni di CO2 e CH4 nell'atmosfera;
- biodiversità → coesistenza in un medesimo ecosistema di differenti specie vegetali e animali, tale da assicurare un equilibrio dinamico nel tempo attraverso una fitta rete di relazioni interne, la biodiversità è minacciata dal cambiamento climatico;
- desertificazione → processo per cui zone a clima arido si trasformano in deserto per effetto di variazioni climatiche o interventi dell'uomo;
- deforestazione → disboscamento, distruzione di foreste e boschi;
- economia verde o green economy → modello economico in cui gli investimenti pubblici e privati mirano a ridurre le emissioni di carbonio e l'inquinamento, ad aumentare l'efficienza energetica e delle risorse, a evitare la perdita di biodiversità e conservare l’ecosistema;
- economia circolare → modello economico che utilizza fonti energetiche rinnovabili e nel quale produzione e consumo sono basati su criteri di riciclo e riuso;
- fonti energetiche rinnovabili → detto di fonte di energia non soggetta a esaurimento, quale il vento, il sole, le maree, in contrapposizione a quelle non rinnovabili come carbone, petrolio o gas naturale;
- transizione ecologica → processo di innovazione tecnologica che comprende la sostituzione delle fonti energetiche fossili (carbone, petrolio, gas) con quelle rinnovabili, l'efficientamento energetico degli edifici, il riciclo dei rifiuti, la mobilità sostenibile, ecc. nella prospettiva di una società a impatto ambientale zero;
- green new deal → piano di investimento e riforme per la transizione verso l'utilizzo di fonti di energia rinnovabile;
- rottura climatica o rottura del tempo → brusco peggioramento delle condizioni meteorologiche o per improvviso mutamento o per passaggio di stagione.
Ci sono poi molte parole formate con il prefisso
eco- che deriva dalla parola greca
oikos e significa
casa, abitazione. In parole composte della terminologia scientifica, significa
casa,
ambiente naturale,
territorio, come
ecologia, ecomuseo (complesso museale costituito da un'area di territorio che conserva le testimonianze di tradizioni popolari) o
ecofobia (timore morboso di stare soli in casa); mentre nel linguaggio giornalistico ha il valore di
ecologia,
ecologico,
ecologista. Vediamo alcune di queste parole:
- ecosistema → l'insieme degli esseri viventi, dell'ambiente e delle condizioni fisico-chimiche che, in uno spazio delimitato, sono inseparabilmente legati tra loro, sviluppando interazioni reciproche (sinonimo: biosistema);
- ecoansia (eco-ansia) → profonda sensazione di paura e di disagio derivante dal timore delle possibili conseguenze di disastri ambientali legati all'emergenza climatica. Fortemente presente tra i giovani, interessa in particolare la fascia che va dai 15 ai 25 anni;
- ecoauto → automobile a impatto ambientale bassissimo o nullo per l'impiego di carburanti alternativi ai derivati del petrolio (sinonimo: automobile ecologica);
- ecotassa → imposizione fiscale che penalizza attività e consumi volti a danneggiare l'ambiente, ad esempio ecotassa sulla benzina col piombo;
- ecoturismo o turismo sostenibile → turismo praticato da chi sceglie mete di interesse naturalistico e adotta un comportamento rispettoso dell'ambiente.
Lettura e comprensione:
1- Cos'è l'
antropocene?
2- Qual è la differenza tra
fonti energetiche rinnovabili e
non rinnovabili?
4- Da dove deriva il prefisso
eco- e cosa significa?
3- Quali sono le cause dell'
ecoansia?
4- Cosa significa l'espressione
rottura climatica?
5- Su quali principi si basa l'
economia circolare?
6- Qual è un sinonimo per
turismo sostenibile?
7- Come viene chiamata, nel linguaggio giornalistico, ogni imposta che miri a salvaguardare l’ambiente, penalizzando le emissioni inquinanti?
8- Cosa si intende con l'espressione
transizione ecologica?
Fonti:
https://www.ansa.it/canale_scienza/notizie/terra_poli/2023/09/15/nasa-lestate-2023-e-stata-la-piu-calda-mai-registrata-_078c6d84-1932-4b2e-a3ea-7487e07b486b.html
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le vacanze degli italiani sono cambiate dopo il Covid. In che modo? Scopriamolo insieme.
Il blog si prende una pausa per l'estate, potete continuare a scrivermi e a sottopormi i vostri dubbi anche durante questo periodo.
Vi auguro buone vacanze e ci vediamo a settembre!
Prof. Anna
Il Covid ha avuto un impatto fortissimo sulle nostre vite e anche sulle nostre vacanze. Cosa è cambiato?
Che tipo di vacanze cercano gli italiani dopo il Covid?
La domanda turistica è in forte ripresa, ma ancora sotto i livelli pre-Covid. I viaggi con
pernottamento aumentano, anche la durata delle vacanze si è prolungata: le vacanze di 4 notti o più sono in ripresa. I viaggi all’estero, non più ostacolati dalle restrizioni alla mobilità internazionale, aumentano in modo marcato ma anch’essi non raggiungono ancora i livelli precedenti la pandemia (-36,4% rispetto al 2019).
Dopo due anni di crisi le vacanze per visite a una città italiana recuperano quasi interamente mentre, nonostante sia triplicato il numero di vacanze in città estere, queste sono ancora di oltre il 40% inferiori rispetto al 2019.
Le vacanze al mare continuano a essere le preferite (52,5% sul totale delle vacanze) e per il secondo anno consecutivo si registra una predilezione per il mare estero (55,4%, contro il 51,9% in Italia).
La fine delle restrizioni alle attività fruibili durante le vacanze e dell’incertezza dovuta alla situazione sanitaria segnano la ripresa di quasi tutte le attività vacanziere. Rispetto al 2021 crescono le vacanze dedicate a visite al patrimonio culturale, alla partecipazione a eventi e spettacoli e al turismo enogastronomico. Le altre attività, quali i trattamenti di benessere, lo shopping, il volontariato, la pratica di hobby, le visite ai parchi divertimento o le vacanze svolte per assistere a eventi sportivi, per studio o formazione, sebbene aumentino rispetto al 2021, non riescono a recuperare il gap dovuto alla pandemia. Durante l’estate del 2022 le visite alle bellezze naturali (54,9% dei viaggi estivi) tornano ai livelli pre pandemici e continua la ripresa dei viaggi con almeno un’attività culturale (60,8%), che tuttavia non recuperano completamente rispetto al 2019 (-10,7%). Le attività culturali preferite rimangono le visite a città e borghi, seguite dalle visite ai monumenti e siti storici o archeologici e dalle visite a mercati tipici locali e a musei e mostre.
Italia o estero?
Dopo due anni di crisi le vacanze per visite a una città italiana recuperano quasi interamente mentre, nonostante sia triplicato il numero di vacanze in città estere, queste sono ancora di oltre il 40% inferiori rispetto al 2019.
Aumentano gli spostamenti turistici verso i Paesi dell’Unione Europea, ma soprattutto quelli verso i Paesi europei non UE e il resto del mondo, di oltre tre volte superiori a quelli del 2021. Ne consegue che, nel 2022, pur continuando a prevalere la connotazione domestica dei viaggi (l’80,3% degli spostamenti ha come destinazione una località italiana), la quota dei soggiorni oltre confine si avvicina progressivamente ai livelli pre-Covid.
Le vacanze al mare continuano a essere le preferite e per il secondo anno consecutivo si registra una predilezione per l’estero.
Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Lombardia, Lazio e Campania sono le sei regioni più visitate e accolgono complessivamente il 53,9% degli spostamenti interni. Le vacanze in primavera vedono la Toscana come destinazione privilegiata sia per i soggiorni brevi sia per quelli lunghi. Questa regione è seconda solo all’Emilia-Romagna nella graduatoria delle mete più frequentate in estate in occasione delle vacanze lunghe, seguita da Puglia, che perde il primato guadagnato nel 2021, Campania, Sardegna e Sicilia.
I viaggi all’estero hanno come destinazione prevalente una meta europea (87,7%): i paesi più visitati nell’anno sono Spagna (16,4%), Francia (12,1%), Croazia (6,5%) e Grecia (6,2%). La Francia è la destinazione più scelta per le vacanze brevi (22,1%), la Spagna per quelle lunghe (17%). Tra
le mete extra-europee, Marocco (3,4%), Stati Uniti (2,7%) ed Egitto (2,3%) sono le destinazioni preferite per le vacanze lunghe.
Dove si alloggia?
Nel 2022 gli alloggi privati si confermano la sistemazione prevalente per gli spostamenti turistici. Fuori dai confini nazionali, invece, le preferenze sono equamente distribuite tra strutture ricettive collettive e alloggi privati. Record di prenotazioni dirette dell’alloggio e via web del trasporto. Tuttavia, laddove si scelga di prenotare, la scelta del tipo di prenotazione ormai sembra aver trovato un nuovo equilibrio, in favore delle prenotazioni che avvengono contattando direttamente la struttura, come l’albergo o l’abitazione privata (72%), rispetto a quelle che si appoggiano ad intermediari (28%). Le prenotazioni fatte in agenzia, infatti, pur crescendo a ritmi sostenuti sia quando si ricorre a canali tradizionali, sia quando si utilizza internet (incluse le piattaforme digitali), nel 2022 rappresentano appena il 40% di quelle del 2019. Invece, le prenotazioni dirette, anch’esse in crescita, superano, per la prima volta, i livelli raggiunti nel 2019 di oltre il 20%. Questi risultati, come già osservato, sono l’indicazione di un cambiamento nelle modalità di prenotazione dell’alloggio, sempre più orientate al “fai-da-te”.
Lettura e comprensione
Provate ora a rispondere alle domande:
- 1- Gli italiani preferiscono le vacanze al mare in montagna?
- 2- La maggior parte degli spostamenti ha come meta una destinazione italiana o estera?
- 3- E per quanto riguarda le mete marittime?
- 4- Qual è la regione più frequentata dagli italiani per le vacanze estive di lunga durata?
- 5- Quale paese europeo è la principale meta delle vacanze all'estero degli italiani?
- 6- Fuori dall'Europa qual è il paese più visitato?
- 7- Cosa significa che le modalità di prenotazione degli alloggi sono sempre più orientate al fai da te?
- 8- E voi dove preferite passare le vostre vacanze?
- 9- Attraverso quali canali le prenotate?
- 10- Come sono cambiate per voi dopo il Covid?
- 11- Dopo questi anni sentite che le cose sono tornate alla normalità?
Condividete le vostre risposte nei commenti, sarà interessante conoscere e confrontare le esperienze e il punto di vista di ognuno di voi.
Articolo tratto da:
https://www.istat.it/it/files//2023/04/REPORT_VIAGGIEVACANZE_2022.pdf
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Intercultura blog,
come si pronuncia -gn? Scopriamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Gn è un digramma, cioè la combinazione grafica di due lettere che rappresentano un solo suono (o fonema);
g +
n compongono un fonema definito nasale palatale per il quale esiste un simbolo nell'alfabeto fonetico internazionale che è [ɲ].
In italiano il digramma
gn ha sempre il valore di [ɲ]; solo in alcuni termini di origine non italiana le due consonanti rimangono separate nella pronuncia, ad esempio in germanismi, come il nome
Wagner (vag-ner), l'aggettivo
wagneriano (vag-neriano), il termine
gneiss (g-nais) che indica una roccia metamorfica a grana grossa e in alcuni grecismi usati in ambito dotto, specialmente filosofico, come
gnoseologia e
gnosi, per queste due parole sono corrette entrambe le pronunce con la precisazione che quella con le due consonanti distinte, più rara, suona oggi un po’ sofisticata.
Di norma quando il digramma
gn è seguito da
a, e, o, u va scritto senza la
i, quindi si scrive
castagna e non *
castagnia, ci sono casi, come
compagnia o
frignio, in cui la
i è presente ed è tonica (compagnìa, frignìò), ma negli altri casi il nesso
gn si lega direttamente alle vocali
a, e, i, o, u e quindi le sequenze
gnie, gnio, gniu, come ad esempio in *
ogniuno, sono scorrette (sono registrate in italiano antico).
Come si scrivono invece le forme verbali si scrive
bagniamo o
bagnamo?
disegniate o
disegnate? Se la regola dice che la
i non compaia, come si spiegano forme come
bagniamo in luogo di
bagnamo? Ogni tempo e modo verbale si forma unendo la radice del verbo alla desinenza: la desinenza della prima persona dell'indicativo presente plurale di tutti i verbi è -
iamo, quindi
bagn-iamo, se non scrivessimo la
i mancherebbe una parte del morfema flessivo per quel tempo, modo e persona
. La
i è quindi ammessa:
- per la prima persona plurale dell'indicativo presente dei verbi che terminano in -gnare e -gnere ⇒ bagn-iamo; sogn-iamo;
- per la prima persona plurale del congiuntivo presente dei verbi in -gnare e -gnere ⇒ bagn-iamo; sogn-iamo;
- per la seconda persona plurale del congiuntivo presente dei verbi in -gnare e -gnere ⇒ bagn-iate.
La
i non ha alcuna rilevanza fonetica (le forme
bagniate e
bagnate si pronunciano allo stesso modo), è quindi un semplice contrassegno morfologico e, come tale, è importante che venga mantenuto, ci sono casi ad esempio in cui possono generarsi omografie tra modi e tempi diversi (ad esempio
bagnate indicativo presente e
bagniate congiuntivo). Recentemente si è però diffuso l’uso di scrivere le forme dei verbi in -
gnare e -
gnere anche senza
i:
bagniamo /
bagniamo e
disegniate /
disegnate, più conformi alla fonetica anche se sacrificano, nella scrittura, la riconoscibilità delle desinenze verbali -iamo e -iate. Quest’uso è ormai accettato, quindi forme come
bagnamo o
bagnate non sono considerate errori.
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https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/03/09/come-si-pronuncia-gl/
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[post_content] => Vi va di mettervi alla prova con il prossimo esercizio? Dovete trasformare le frasi usando
mi, ti, gli, le, ci, vi va (di) / vanno, fate attenzione alla punteggiatura.
Se volete prima ripassare l'uso di questa espressione, potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/06/08/ti-va/
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[post_content] => Il prossimo esercizio è sull'
uso dei verbi inaccusativi e inergativi.
Per ripassare questo argomento:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/05/18/approfondimento-sui-verbi-intransitivi-i-verbi-inaccusativi-e-verbi-inergativi/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/05/25/approfondimento-sui-verbi-intransitivi-differenze-semantiche-tra-verbi-inergativi-e-inaccusativi/
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[post_content] => Siete pronti per fare qualche esercizio? Il primo è sulle espressioni con la parola
tanto.
In bocca al lupo!
Prof. Anna
Per ripassare
le espressioni con la parola tanto potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/05/11/espressioni-con-la-parola-tanto/
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di
Intercultura blog, cosa significa quando qualcuno chiede: "
ti va"? Scopriamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Oggi vediamo insieme un'espressione molto usata in italiano colloquiale. Si usa per chiedere a qualcuno se ha voglia di qualcosa o di fare qualcosa. Questa espressione è:
ti va?
Vediamo insieme da che elementi è formata, come di usa e cosa significa.
È formata dal verbo
andare (che in questo caso significa
avere voglia,
piacere, essere gradito) alla terza persona singolare o plurale preceduto dal pronome personale indiretto che indica la persona che ha voglia di qualcosa o di fare qualcosa :
mi, ti, gli / le, ci, vi, gli va / vanno.
Come si usa?
- usiamo la forma singolare quando la cosa di cui si ha voglia è singolare: ti va un caffè? (hai voglia di un caffè?); vi va un gelato? (avete voglia di un gelato?);
- usiamo la forma plurale quando la cosa di cui si ha voglia è plurale: non mi vanno i pomodori per contorno (non ho voglia di pomodori per contorno);
- se ciò di cui si parla non è una cosa ma è un'azione, espressa quindi un verbo, il verbo andare sarà alla terza persona singolare e può essere seguito ⇒ dalla congiunzione se + il verbo all'indicativo: in questo caso assume il significato di mi, ti, gli/le, ci, vi, gli dispiace se: ti va se apro la finestra? (ti dispiace se apro la finestra?) ⇒ o dalla preposizione di seguita da un verbo all'infinito: vi va di uscire con noi? (avete voglia di uscire con noi?); non ci va di essere presi in giro (non vogliamo essere presi in giro);
- l'espressione ti, gli/le, vi va / vanno? può essere usata anche da sola alla fine di una frase per chiedere se qualcuno è d'accordo con quello che è stato appena detto: Noi andiamo al cinema stasera. Ti va? (sei d'accordo? hai voglia di venire?); preparo dei panini per tutti. Vi vanno? (siete d'accordo? ne avete voglia?);
- il verbo andare può essere coniugato anche al condizionale per rendere la richiesta più gentile: ti andrebbe di accompagnarmi a casa? (potresti accompagnarmi a casa? hai voglia di accompagnarmi a casa?), non ho voglia di pizza, mi andrebbe invece un bel piatto di pasta (invece della pizza, avrei voglia di un piatto di pasta); oppure all'imperfetto se ci riferiamo al passato: ieri non mi andava di uscire e sono rimasta a casa (ieri non avevo voglia di uscire) e anche al futuro semplice per riferirsi al futuro non so se le andrà di venire o anche al congiuntivo se il verbo reggente lo richiede.
Come si risponde a queste richieste?
Semplicemente ripetendo le forme verbali
va / vanno precedute dal pronome adatto:
vi va il dolce? Sì, ci va / No, non ci va; Ti vanno le patatine? Sì mi vanno / No, non mi vanno; le va di provare? Sì le va / No, non le va; hai cenato? No, non mi andava.
Ci sono altri modi per fare una proposta o una richiesta:
- ti, gli/le, ci, vi, gli va bene se, che significa sei d'accordo se, ti dispiace se: ti va bene se oggi esco prima dal lavoro? (ti dispiace se oggi esco prima dal lavoro? sei d'accordo?), risposta: mi va bene, non mi va bene; vi va bene se alla festa di domani porto un amico? (vi dispiace se porto un amico? siete d'accordo?), risposta: ci va bene / non ci va bene;
- che ne dici di/ che ne dite di, si usa per fare una proposta, ma anche per dare un suggerimento, per fare un'esortazione: che ne dici di provare questo nuovo prodotto?; che ne dici di metterti a dieta?; che ne dici di iniziare a studiare?;
- è possibile usare anche l'espressione perché non seguita dal verbo: perché non andiamo a teatro tutti insieme stasera? (propongo di andare a teatro tutti insieme stasera); domani vado a Roma, perché non vieni anche tu? (domani vado a Roma, vuoi venire anche tu?).
Nell'esercizio che segue dovrete trasformare le frasi usando
ti va di o
vi va di.
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Intercultura blog, tra i verbi inergativi e i verbi inaccusativi esistono
specifiche differenze di significato. Vediamole insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Differenza semantiche tra verbi inaccusativi e verbi inergativi
I verbi inaccusativi e i verbi inergativi hanno specifiche proprietà semantiche (relative al significato) e aspettuali (l’aspetto è una caratteristica del verbo che fornisce alcune informazioni supplementari sull’azione descritta: la sua durata; se si è conclusa, si sta svolgendo o si sta per svolgere; se è stata portata a compimento; in che modo si svolge).
I verbi inergativi tendono a esprimere:
- attività intenzionali (lavorare, camminare, passeggiare, nuotare, ballare. cantare. parlare, combattere, brindare ecc.);
- funzioni o reazioni corporee non propriamente controllate, colte nel loro procedere (dormire, russare, respirare, piangere, ridere, tremare, sospirare).
Gli inaccusativi esprimono:
- un cambiamento di stato repentino, indipendente dalla volontà del referente del soggetto (cadere, guarire, esplodere, sparire, morire);
- un cambiamento di posizione a seguito di un moto direzionato (arrivare, entrare, fuggire, scendere);
- uno stato (restare, rimanere, sedere);
- un avvenimento (accadere, avvenire, occorrere, succedere).
Alcuni verbi possono essere sia inergativi sia inaccusativi e ammettere quindi entrambi gli ausiliari, questa flessibilità è spesso collegata al contesto in cui sono inseriti: per esempio il verbo
correre è inergativo se la frase in cui compare specifica soltanto la durata dell’evento e ha quindi
avere come ausiliare:
Luca ha corso nel parco per un’ora, è invece inaccusativo se è seguito da un avverbiale che specifica il luogo in cui il movimento descritto dal verbo ha termine e come ausiliare ha
essere:
Luca è corso a casa.
È possibile fare la seguente classificazione:
- verbi inaccusativi semplici: hanno solo la variante inaccusativa senza clitico si quindi come ausiliare hanno essere: arrivare, scendere, cadere, morire, scoppiare, sparire, ecc.;
- verbi inaccusativi pronominali: hanno solo la variante inaccusativa con clitico si obbligatorio, ausiliare essere: arrabbiarsi, disperarsi, pentirsi, vergognarsi, ecc.;
- verbi inaccusativi semplici e pronominali: hanno sia la variante inaccusativa semplice sia quella pronominale, ausiliare sempre essere: sedere / sedersi, dispiacere / dispiacersi, ecc.;
- verbi inaccusativi e inergativi: hanno una o più varianti inaccusative (semplici e/o pronominali, ausiliare essere) e una inergativa (ausiliare avere): rimbalzare, rimbombare, squillare, piovere, nevicare, ecc.; prendiamo come esempio il verbo squillare: variante inaccusativa → ausiliare essere, indica un evento improvviso e puntuale: a mezzanotte è squillato il telefono; variante inergativa → ausiliare avere, si specifica la durata dell'evento: il telefono ha squillato per ore;
- verbi transitivi e inaccusativi: hanno una variante transitiva e una o più varianti inaccusative (semplici e/o pronominali): affondare, aumentare, guarire, migliorare, asciugare / asciugarsi, rompere, / rompersi, riempire / riempirsi, ecc.; prendiamo come esempio il verbo guarire: variante transitiva → ausiliare avere, regge un complemento oggetto: il veterinario ha guarito il mio gatto; variante inaccusativa → intransitivo, ausiliare essere, esprime un cambiamento di stato repentino, indipendente dalla volontà del referente del soggetto: è guarito dalla polmonite per le cure tempestive;
- verbi transitivi, inaccusativi e inergativi: hanno una variante transitiva, una o più varianti inaccusative (semplici e/o pronominali) e una inergativa: continuare, bruciare / bruciarsi, ecc.; ad esempio continuare: variante transitiva → ausiliare avere, regge un complemento oggetto: ha continuato gli studi; variante inaccusativa → intransitiva, ausiliare essere → ieri è continuato a piovere; variante inergativa → ausiliare avere → ha continuato a piovere tutto il giorno.
Differenze sintattiche tra verbi inaccusativi e inergativi:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/05/18/approfondimento-sui-verbi-intransitivi-i-verbi-inaccusativi-e-verbi-inergativi/#comment-463464
Altri approfondimenti sui verbi intransitivi:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/02/04/verbi-transitivi-e-verbi-intransitivi/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/02/18/verbi-transitivi-e-verbi-intransitivi-seconda-parte/
Fonti:
https://www.treccani.it/enciclopedia/verbi-inaccusativi_%28Enciclopedia-dell%27Italiano%29/
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Intercultura blog,
eccovi un nuovo argomento da approfondire:
il dativo etico.
Buona lettura!
Prof. Anna
COS'È IL DATIVO ETICO?
Il dativo etico è piuttosto frequente in italiano, il suo nome deriva dalla grammatica latina: il dativo era il caso usato per esprimere il complemento di termine. Il dativo etico è infatti molto affine al complemento di termine.
Vediamo queste frasi:
- cosa mi combini?
- stavo passeggiando e chi ti incontro?
con i pronomi m
i e t
i si vuole esprimere un interessamento affettivo, ponendo l'accento sulla persona su cui termina l'azione in senso figurato (altrimenti sarebbe un complemento di termine).
Il dativo etico serve quindi a esprimere il coinvolgimento emotivo di una persona rispetto all'azione o alla circostanza espressa dal verbo della frase; è costituito in genere da un pronome atono.
TIPI DI DATIVO ETICO
Il dativo etico è espresso da un pronome atono. A seconda del pronome usato, si possono esprimere diverse modalità di coinvolgimento emotivo:
- i pronomi di prima e quarta persona mi e ci hanno un valore affettivo nei confronti dell'interlocutore, sottolineando così la partecipazione emotiva del parlante: non mi sbagliare l'esame questa volta (tengo molto al fatto che tu non sbagli l'esame); Stacci bene! (spero che tu starai bene e ti incoraggio a farlo);
- quando invece si usano i pronomi di seconda e di quinta persona ti e vi chi parla vuole coinvolgere l'interlocutore e renderlo partecipe dell'azione come se vi stesse prendendo parte attivamente: stavo camminando e indovina chi ti incontro? (stavo camminando e ti interesserà molto sapere chi ho incontrato); tua madre vi arriva domani?;
- l'uso dei pronomi di terza e di sesta persona gli, lo, le, la, loro, li, sono molto meno frequenti e limitati a pochi contesti particolari, come nei casi in cui viene riportato il discorso di genitori che parlano dei figli oppure di insegnanti che si riferiscono ai propri allievi: mia sorella si lamenta che sua figlia non le mangia niente; il mio professore dice che non gli studiamo abbastanza bene il latino.
ALTRI USI
- i pronomi usati per esprimere il dativo etico possono combinarsi all'avverbio presentativo ecco nelle forme eccoti; eccotelo che sono collocate soprattutto all'inizio di una frase: eccoti qui la tua cena; eccotela la tua cena!;
- un valore intensivo-affettivo vicino a quello del dativo etico può essere espresso anche dai pronomi accompagnati da verbi transitivi in frasi come mangiarsi una pizza, farsi una passeggiata, bersi una birra, leggersi un libro, guardarsi un film, farsi una vacanza ecc.
Collegamenti:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2014/03/20/i-complementi-indiretti-il-complemento-di-termine-e-il-complemento-di-specificazione/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/03/02/ecco-lavverbio-presentativo/
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