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[post_content] => Vi ricordate le espressioni formate con la parola fuori?
L'esercizio che segue comprende sia quelle formate con l'avverbio (https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/11/09/espressioni-con-lavverbio-fuori/) sia quelle formate con la preposizione (https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/09/28/espressioni-con-la-preposizione-fuori/).
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[post_content] => Il prossimo esercizio è sull'uso di alcuni avverbi, che potete ripassare qui: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/11/02/avverbi-particolari/
Completate le frasi, scegliendo tra i seguenti avverbi: addirittura, pure, soprattutto, perfino, davvero, almeno, soltanto, talmente, affatto.
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi ripassiamo gli argomenti affrontati nelle ultime settimane.
Buon ripasso!
Il primo esercizio è sui segni diacritici che in italiano sono due: la h e la i.
Pe ripassarli, potete leggere questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/10/26/i-segni-diacritici-in-italiano-quando-le-lettere-non-corrispondono-a-un-suono/
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, sono molte le espressioni formate con l'avverbio fuori. Vediamole insieme.
Buona lettura!
La parola fuori ha diverse funzioni, può essere una preposizione, un avverbio e un sostantivo. Come avverbio, in unione con alcuni verbi, forma espressioni di uso comune. Eccone alcune:
Può essere rafforzato da altri avverbi o accompagnato da preposizioni:
Per approfondire:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/09/28/espressioni-con-la-preposizione-fuori/
Nell'esercizio che segue, è necessario inserire solo il verbo (o il sostantivo) e l'avverbio corrispondenti alla definizione data.
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[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, sono molte le espressioni formate con l'avverbio "fuori". Vediamole insieme.
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi parliamo di alcuni avverbi di uso molto comune.
Buona lettura!
Prof. Anna
GLI AVVERBI FOCALIZZATORI
Alcuni avverbi, che vengono assimilati a quelli di valutazione, hanno in realtà una funzione più precisa: servono a puntare l'attenzione ed enfatizzare un dato elemento della frase, mettendolo così a fuoco e per questo sono chiamati focalizzatori. Questi avverbi sottolineano un elemento della frase, che può essere un verbo, un aggettivo o un avverbio.
I più comuni sono:
- addirittura → ero così stanco che mi sono addirittura addormentato sul divano (riferito al verbo);
- anche, pure → ho mangiato anche troppo! (riferito all'avverbio);
- soprattutto, particolarmente, specialmente → amo i dolci, soprattutto il cioccolato (riferito al nome);
- perfino → lo capisce perfino un bambino;
- davvero, proprio → sei davvero simpatico!; è proprio freddo oggi;
- almeno → costerà almeno cinquecento euro!;
- solo, soltanto → a pranzo bevo solo acqua;
- talmente → è un musicista talmente bravo!
⇒ Uso di affatto
L'avverbio
affatto in origine significava
del tutto, interamente→ è affatto diverso = è del tutto diverso, con il tempo questo valore rafforzativo ha cominciato a essere usato soprattutto in frasi negative→
non sono affatto stanca, tanto che oggi gli si attribuisce, erroneamente, il significato di
per niente, per nulla ma di per sé non ha un valore negativo; proprio a causa del valore esclusivamente negativo che ormai ha assunto viene usato in maniera assoluta in risposte come:
"Hai freddo?" "Affatto!" (= per niente, no), ma in questi casi, per evitare fraintendimenti, sarebbe meglio rispondere
"per niente" oppure
"nient'affatto".
⇒
Uso di assolutamente
L'avverbio
assolutamente significa
in maniera assoluta, senza limitazione o restrizione oppure, più comunemente,
in ogni modo, decisamente, ad ogni costo, soprattutto per dare alla frase un tono imperativo e categorico →
non voglio assolutamente dare il mio consenso!. Quando è unito ad aggettivi significa
del tutto, completamente →
sono assolutamente sicuro. Nelle risposte è comune usare
assolutamente da solo, in questi casi è il contesto ad attribuire all'avverbio un significato negativo o positivo →
"Sei stanco?" "Assolutamente" ("No, per niente");
"Ne sei convinta?" "Assolutamente" ("Senza dubbio", " "Certamente"), ma è preferibile, per non generare equivoci, usarlo sempre in unione con
sì o
no e solo quando è veramente necessario, negli ultimi anni infatti c'è stato un abuso di questo avverbio, sia da solo, sia in unione con
sì è
no.
⇒
Uso di ecco
L'avverbio
ecco ha la funzione di presentare e introdurre persone, fatti, oggetti→
ecco qui il tuo libro!, ecco come sono andati i fatti. Può unirsi alle particelle pronominali
mi, ti, ci, vi, lo, la, li, ne→ Eccomi!; può indicare una conclusione→
ho la febbre, ecco perché non mi sento bene, e può anche essere un'esclamazione→
Ecco! Ho finito. Per approfondire l'uso di
ecco, vi consiglio questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/03/02/ecco-lavverbio-presentativo/
⇒
Uso di insomma
L'avverbio
insomma ha un valore conclusivo, si usa per concludere un ragionamento, per rimettere a fuoco un argomento, per introdurre un giudizio →
quel ristorante è caro e non si mangia bene, insomma è meglio non andarci;
insomma, si può sapere com'è andata?; insomma, io la penso così. Si usa anche come esclamazione, in questo caso esprime impazienza e irritazione
insomma! si può sapere cosa vuoi?; insomma, la smetti sì o no?; come risposta a una domanda significa così così, né bene né male → "Come va?" "Insomma".
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Intercultura blog,
in italiano ci sono segni che non corrispondono a un suono.
Quali sono? A cosa servono? Scopriamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Nella lingua scritta esistono dei segni chiamati diacritici, dal verbo greco
diakrìnein che significa "separare, distinguere"; sono lettere che non corrispondono a un suono,
ma servono, combinandosi con altre lettere, a esprimerne uno che non sarebbe rappresentabile con una sola lettera e quindi a determinare la pronuncia corretta di una lettera o un gruppo di lettere.
Quali sono queste lettere?
In italiano i segni diacritici sono due: la h e la i.
La h
Si usa come segno diacritico in questi casi:
- la funzione principale della h è distinguere la pronuncia dei gruppi che, chi, ghe, ghi da quella dei gruppi ce, ci, ge, gi → ghiro/giro; chicca/cicca;
- nelle forme del verbo avere: ho, hai, ha, hanno per distinguerle da altre parole omofone (parole che presentano la stessa pronuncia di un'altra, ma significato diverso) → io ho / o (congiunzione); tu hai / ai (preposizione articolata); lui, lei ha / a (preposizione semplice); loro hanno / anno (sostantivo);
- in alcune esclamazioni → oh, ah, ahi, ohi, ahimè, ohimè. beh ecc.
La lettera
h compare (ma non si pronuncia) in derivati italiani di vocaboli o nomi propri stranieri (
Hegel → hegeliano, Haiti → haitiano) o in parole derivate dal latino (
habitat, humus, herpes, homo sapiens ecc.). Per le parole di origine straniera è bene distinguere l'uso della lettera
h come segno grafico per modificare la pronuncia dei suoni circostanti secondo regole diverse a seconda delle rispettive lingue d'origine (chat, brioche, khmer) dall'uso fonetico, in cui la lettera, soprattutto a inizio di parola, rappresenta una consonante aspirata:
hobby, hacker, hipster; tuttavia la pronuncia adattata all'italiano non prevede l'aspirazione poiché si tratta di vocaboli entrati ormai nell'uso comune.
La i
La
i diacritica si usa nei gruppi
cia, cio, ciu; gia, gio, giù; scia, scio sciù; glia, glio, glie gliu, per distinguerne la pronuncia da quella dei gruppi
ca,
co,
cu;
ga,
go,
gu;
sca,
sco,
scu;
gla,
gle,
glo,
glu: ancia /anca; mangio/mango; giusto/gusto; soglia/sigla ecc.
Ci sono casi però in cui la i è superflua: non si pronuncia e non ha funzione diacritica:
- nei plurali dei nomi in -cia, gia → valigie, camicie;
- in alcune parole per influsso della grafia latina → specie, fattispecie, superficie, effigie;
- la i si mantiene nei suffissi -ciente, -cienza, -ciero, - ciera, e, in un numero limitato di casi, in -giero, -giera → cosciente, coscienza, deficiente, deficienza, efficiente, efficienza, prospiciente, sufficiente, sufficienza (invece: beneficenza, conoscenza, licenza, conformi al modello latino, senza i) artificiere, braciere, pasticciere, usciere, cartucciera, crociera (ma pancera), formaggiera, raggiera;
- in alcune parole in cui la i è il residuo di un’antica pronuncia → cielo, anche per distinguerla dall’omofona celo (nascondo), dal verbo celare (nascondere), cieco;
- nella prima persona plurale dell'indicativo e del congiuntivo dei verbi in -gnare → sogniamo e nella seconda persona plurale del congiuntivo → sogniate (mentre l'indicativo è sognate). Le forme senza la i sono piuttosto diffuse, sono più conformi alla pronuncia anche se sacrificano, solo nella scrittura, la riconoscibilità delle desinenze verbali -iamo e -iate.
Ci sono casi in cui invece la i va omessa:
- nelle voci verbali in -erò, -erei, dei verbi in -ciare, -sciare, -cciare, -giare, -ggiare → bacerò, lascerei, caccerò, trangugerei, gareggerò;
- nei derivati in -etta, etto, -ezza, -eta, -eria, -ese formati da nomi in -cia, -scia, -ccia, -cio, -scio, -ccio, -gio, -ggio, purché la i sia atona (cioè non ci cada l'accento) → fascia / fascetta; sconcio / sconcezza; camicia / camiceria; Francia / francese; pioggia / pioggerella.
In tutti i casi, per non sbagliare, conviene consultare il vocabolario.
ATTENZIONE
Se
cieco si scrive con la
i, come si scrivono i suoi derivati?
Nelle parole composte in cui la provenienza è immediatamente riconoscibile la
i si conserva →
sordocieco, moscacieca, così come nell'avverbio→
ciecamente; mentre la
i nel verbo
accecare scompare.
[post_title] => I segni diacritici in italiano: quando le lettere non corrispondono a un suono
[post_excerpt] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, in italiano ci sono segni che non corrispondono a un suono. Quali sono? A cosa servono? Scopriamolo insieme.
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Cos'è e come si esprime l'aspetto di un verbo? Ripassiamolo con questo esercizio.
Se avete dei dubbi leggete qui:
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Ricordate le espressioni con la preposizione "fuori" e il loro significato? Scopritelo con il prossimo esercizio.
Per un ripasso:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/09/28/espressioni-con-la-preposizione-fuori/
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Intercultura blog, oggi
ripassiamo gli ultimi argomenti trattati. Siete pronti?
In bocca al lupo!
Prof. Anna
Il primo esercizio è sul
dativo etico, per ripassarlo potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/10/05/il-dativo-etico/
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Intercultura blog, vediamo insieme che cos'è l'
aspetto di un verbo e come si esprime.
Buona lettura!
Prof. Anna
L'aspetto di un verbo caratterizza l'azione dal punto di vista della durata (quanto dura l'azione? è prolungata? si ripete?)
e della fase di svolgimento (si è conclusa? si sta svolgendo? si sta per svolgere?). Ad esempio la differenza tra
leggo e
sto leggendo non è temporale (sono entrambi presenti) ma aspettuale, nel primo caso l'azione si esaurisce in un tempo breve, nel secondo caso invece è prolungata nel tempo.
L'aspetto di un verbo può essere espresso da:
- i tempi verbali,
- perifrasi, come nel caso dei verbi fraseologici (sto leggendo)
- la scelta del verbo: alcuni verbi infatti esprimono determinate caratteristiche aspettuali, ad esempio addormentarsi indica l'inizio dell'azione, mentre dormire indica l'azione in sé.
LA DURATA
A seconda di quanto dura l'azione, possiamo avere vari tipi di aspetto:
⇒
aspetto puntuale: l'azione inizia e si conclude in un tempo breve, ha una durata ben precisa; questo aspetto è reso dall'indicativo presente (apro la porta), dal passato prossimo (ho mangiato una pizza), dal passato remoto (chiusi la porta);
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aspetto durativo: l'azione si prolunga nel tempo, è reso dall'indicativo presente (parla sempre di te), dall'imperfetto (ridevano di gusto), dai verbi fraseologici (continuare a fare qualcosa);
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aspetto iterativo: l'azione si ripete nel tempo, questo aspetto è reso dall'indicativo presente (ci vediamo tutti i giorni) e dall'imperfetto (ogni tanto passava di qui).
LO SVOLGIMENTO
A seconda della modalità di svolgimento dell'azione possiamo avere altri aspetti:
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aspetto ingressivo: l'azione è nella fase iniziale dello svolgimento, questo aspetto è espresso dai verbi fraseologici:
stare per + infinito,
essere in procinto di + infinito,
essere sul punto di + infinito,
accingersi a + infinito,
essere lì lì per + infinito,
cominciare a + infinito,
iniziare a + infinito;
⇒
aspetto progressivo: l'azione è in corso di svolgimento, è reso dai verbi fraseologici
continuare a + infinito,
andare avanti a + infinito,
stare + gerundio;
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aspetto conclusivo: l'azione è in fase conclusiva, si esprime attraverso i fraseologici
smettere di + infinito,
finire di + infinito.
ALTRI MODI PER INDICARE L'ASPETTO
⇒
Il significato stesso di alcuni verbi può indicare la durata dell’azione:
- cadere, entrare, colpire esprimono un’azione momentanea, cioè che si svolge in un unico momento;
- aspettare, dormire, riposare, attendere esprimono un’azione durativa, cioè che dura nel tempo;
- crescere, arrossire, invecchiare esprimono un’azione progressiva, cioè che evolve e si compie nel tempo.
⇒
Alcuni suffissi verbali indicano particolari modalità di svolgimento dell'azione:
- canticchiare → cantare distrattamente, sommessamente, a tratti; dormicchiare → dormire un sonno leggero svegliandosi di tanto in tanto;
- parlottare → conversare o chiacchierare a voce bassa, anche animatamente o con aria di mistero;
- leggiucchiare → leggere a stento, con qualche difficoltà oppure leggere senza impegno.
⇒
L'aggettivo bello, posto davanti al verbo, può segnalare la totale compiutezza ed esaurimento dell'azione:
è bell'è fatto (è fatto del tutto).
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[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, vediamo insieme che cos'è l'aspetto di un verbo e come si esprime.
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Vi ricordate le espressioni formate con la parola fuori?
L'esercizio che segue comprende sia quelle formate con l'avverbio (
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/11/09/espressioni-con-lavverbio-fuori/) sia quelle formate con la preposizione (
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/09/28/espressioni-con-la-preposizione-fuori/).
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