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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, cosa esprimono e come si costruiscono le proposizioni limitative? Vediamolo insieme.

Buona lettura

Prof. Anna

Le proposizioni limitative sono proposizioni subordinate che pongono un limite, una restrizione a quanto si dice nella reggente, o riconducendolo nell'ambito di conoscenze soggettive o precisando quanto può risultare generico.

Vediamo questi esempi:

In questi esempi la proposizione subordinata esprime il punto di vista di chi parla o di altri (a quanto ne so; a quanto ho sentito), o richiama l'attenzione su un particolare (quanto a laurearsi; a dirsi). In questo modo limita l'ampiezza della validità di quanto si dice nella reggente.

Le proposizioni limitative possono essere esplicite o implicite.

Limitative esplicite

Gli elementi che le introducono sono:

Limitative implicite

La forma implicita si ha con l'infinito preceduto da quanto a, in quanto a: in quanto a disegnare, ero la migliore.

Altri modi per costruire una limitativa implicita con l'infinito sono:

Per approfondire:

https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/02/06/il-complemento-di-limitazione/
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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, quando usare mettersi e quando invece metterci? Vediamolo insieme.

METTERSI

La forma mettersi  può essere:

transitiva pronominale e significare:

Può formare alcune espressioni:
 riflessiva e significare: assumere una determinata posizione o collocazione: mettersi a sedere, mettersi in piedi, mettersi a tavola. Con questo significato forma diverse espressioni:

Significa anche vestirsi, abbigliarsi seguito dalla preposizione in: mettersi in costume; mettersi in abito da sera; mettersi in ghingheri (con abiti e acconciature eleganti, ricercati).

Mettersi può anche significare unirsi seguito dalla preposizione con: mettersi con qualcuno, mettersi insieme vuol dire iniziare una relazione con qualcuno.

⇒ intransitiva pronominale col significato di volgersi verso un determinato esito (vediamo come si mettono le cose):

Col significato di cominciare seguita da a + infinito: mi metto a studiare (comincio a studiare), anche impersonale: si mette a piovere; mettersi vuol dire anche disporsi a fare qualcosa: mettersi alla ricerca di qualcosa; mi metto al lavoro.

METTERCI

La forma verbale metterci può significare:

Alcune espressioni con metterci:

Per approfondire:

https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/10/27/i-molti-significati-del-verbo-mettere-mettere-in/

https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/12/15/i-molti-significati-del-verbo-mettere-mettere-a/

https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2015/05/21/i-molti-significati-del-verbo-mettere/

https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2011/12/01/uso-di-volercie-metterci/
                    [post_title] => I molti significati del verbo "mettere": "mettersi" e "metterci"
                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, quando usare mettersi e quando invece metterci? Vediamolo insieme.
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                    [post_content] => Il prossimo è un esercizio su alcuni complementi: sapete riconoscerli?

Per ripassarli:

https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/01/26/il-complemento-di-vocazione/

https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/06/09/complemento-di-compagnia-complemento-di-esclusione-e-complemento-di-relazione/

https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/11/17/complemento-di-qualita/
                    [post_title] => Test 89 - Esercizio sui complementi
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                    [post_content] => Il prossimo esercizio è sull'univerbazione: come si scrivono le seguenti parole?

Per un rapido ripasso, leggete qui: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/02/02/si-scrive-a-posto-o-apposto-se-mai-o-semmai-il-fenomeno-delluniverbazione/

 
                    [post_title] => Test 89 - Il fenomeno dell'univerbazione
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In bocca al lupo!

Prof. Anna
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                    [post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, capita spesso di avere dubbi sulla grafia di parole formate dall'unione di più elementi. Si scrive a posto o apposto? Se mai o semmai? Cerchiamo di fare chiarezza.

Buona lettura!

Prof. Anna

Quando due o più elementi si uniscono graficamente si parla di univerbazione.

L'univerbazione è un processo per il quale due elementi semantici distinti si fondono in un unica parola. Nell'italiano contemporaneo si ha la tendenza a unire parole che nell'Ottocento erano sentite e scritte come distinte: il poeta Giosuè Carducci, ad esempio, scriveva abitualmente non di meno, fin che, non ostante, oggi invece si usano le corrispondenti forme univerbate nondimeno, finché, nonostante. La tendenza è quella a unire le due parole quando il valore dei singoli elementi non è più percepito in maniera netta e distinta: non ostante (in origine, participio presente di ostare) diventa nonostante. Solitamente più una parola è frequente nell'uso e più si afferma la variante univerbata: ad esempio sono più comuni le forme buonuscita, malesserebenessere rispetto alle forme separate, apposta prevale su a posta come addosso su a dosso.

A volte l'unione dei due elementi è preceduta dal fenomeno del raddoppiamento sintattico, cioè l'intensificazione della consonante iniziale del secondo termine di una sequenza e questo poi trova espressione grafica: così detto - cosiddetto; e come - eccome; se no - sennò.

Esempi di univerbazione dopo il raddoppiamento sintattico:

A volte si può percepire come parola unica quella che è una sequenza di parole autonome, come ad esempio più che altro oppure a posto che, a differenza di apposta, non ammette univerbazione.

Spesso la grafia separata e quella univerbata convivono nell’uso contemporaneo: innanzi tutto - innanzitutto, per lo più - perlopiù; su per giù - suppergiù; caso mai - casomai; a lato - allato; oltre modo - oltremodo; oltre misura - oltremisura. Anche la funzione della parola può fare la differenza, ad esempio le due grafie se mai e semmai possono essere usate nei due valori della parola (avverbio e congiunzione), ma è più comune la grafia univerbata semmai quando ha funzione di avverbio col significato di caso mai (semmai verrò a piedi), mentre quando ha valore di congiunzione è più frequente la grafia separata se mai (se mai arrivasse il medico, chiamatemi).

Ci sono casi in cui il processo di univerbazione sembra essere in atto, ma non è ancora pienamente accettato dalla norma, come ad esempio vabbene (va bene) in particolar modo quando ha valore di avverbio nel senso di d'accordo ed eppoi (e poi).

Fonti:

Luca Serianni, Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, Torino, UTET 1989

https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/il-processo-di-univerbazione-o-univerbizzazione-nellitaliano-contemporaneo/192

 
                    [post_title] => Si scrive a posto o apposto? Se mai o semmai? Il fenomeno dell'univerbazione
                    [post_excerpt] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, capita spesso di avere dubbi sulla grafia di parole formate dall'unione di più elementi. Si scrive a posto o apposto? Se mai o semmai? Cerchiamo di fare chiarezza.
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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, come state? Ho richiamato la vostra attenzione per mezzo del complemento di vocazione. Vediamo insieme come si presenta e cosa esprime.

Buona lettura!

Prof. Anna

Il complemento di vocazione svolge la funzione di appello o di richiamo di attenzione della persona (o entità animale o personificata) a cui ci si rivolge individuandola per nome o mediante un appellativo che la distingue. Indica quindi la persona, l’animale o la cosa a cui ci si rivolge in un discorso diretto.

Il vocativo può essere costituito:

Il complemento di vocazione è un complemento indiretto ma non è introdotto da alcuna preposizione, dal punto di vista strutturale è isolato dal resto della frase. Tale isolamento è segnato nel parlato con una particolare modulazione della voce (fra esclamazione e domanda); nello scritto invece per mezzo della punteggiatura.

Se il complemento di vocazione si trova:

Alcune precisazioni:

                    [post_title] => Il complemento di vocazione
                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, come state? Ho richiamato la vostra attenzione per mezzo del complemento di vocazione. Vediamo insieme come si presenta e cosa esprime.
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                    [post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, di cosa parleremo oggi? Chissà! 

Buona lettura!

Prof. Anna

La parola chissà è il risultato dell'unione di due elementi: chi e sa; unendosi si ha il raddoppiamento della consonante iniziale del secondo elemento (sa): chissà. Si tratta quindi della frase interrogativa chi sa? che, cristallizzandosi, ha assunto valore avverbiale.

Chissà è un avverbio che:

Chissà forma anche alcune locuzioni:

 
                    [post_title] => Chissà!
                    [post_excerpt] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, di cosa parleremo oggi? Chissà! 
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                    [post_content] => Con i verbi volere, potere, dovere, sapere è possibile usare sia l’imperfetto sia il passato prossimo a seconda di quello che si vuole comunicare: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/12/07/imperfetto-o-passato-prossimo-con-i-verbi-modali/.

Nel prossimo esercizio devi indicare se il risultato dell'azione è certo o è incerto.
                    [post_title] => Test 88 - L'uso dell'imperfetto con i verbi modali
                    [post_excerpt] => Nel prossimo esercizio devi indicare se il risultato dell’azione è certo o è incerto.
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                    [post_content] => Ricordate il significato delle espressioni formate con il verbo mettere e la preposizione a? Per ripassare questo argomento prima di affrontare il test, leggete qui: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/12/15/i-molti-significati-del-verbo-mettere-mettere-a/
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            [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, cosa esprimono e come si costruiscono le proposizioni limitative? Vediamolo insieme.

Buona lettura

Prof. Anna

Le proposizioni limitative sono proposizioni subordinate che pongono un limite, una restrizione a quanto si dice nella reggente, o riconducendolo nell'ambito di conoscenze soggettive o precisando quanto può risultare generico.

Vediamo questi esempi:

In questi esempi la proposizione subordinata esprime il punto di vista di chi parla o di altri (a quanto ne so; a quanto ho sentito), o richiama l'attenzione su un particolare (quanto a laurearsi; a dirsi). In questo modo limita l'ampiezza della validità di quanto si dice nella reggente.

Le proposizioni limitative possono essere esplicite o implicite.

Limitative esplicite

Gli elementi che le introducono sono:

Limitative implicite

La forma implicita si ha con l'infinito preceduto da quanto a, in quanto a: in quanto a disegnare, ero la migliore.

Altri modi per costruire una limitativa implicita con l'infinito sono:

Per approfondire:

https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/02/06/il-complemento-di-limitazione/
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