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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi prenderemo in esame tre diversi complementi: il complemento di separazione, il complemento di origine e il complemento di sostituzione.
Buona lettura!
Prof. Anna
COMPLEMENTO DI SEPARAZIONE
Il complemento di separazione (o allontanamento) indica l'essere o la cosa da cui ci si separa, ci si allontana, ci si libera, ci si distingue, anche in senso figurato.
Dipende da verbi, sostantivi o aggettivi che indicano allontanamento, separazione, divisione; è introdotto dalla preposizione da e, con alcuni verbi, come liberare, togliersi, levarsi, cavarsi, anche dalla preposizione di:
- ci siamo allontanati dalla costa;
- non riesco a separarmi da te;
- liberati di lui!
- mi sono tolto di impaccio.
Questo complemento è una variante del moto da luogo, ma si può distinguere considerando il verbo, il nome o l’aggettivo da cui dipende. Infatti il complemento di moto da luogo è retto da un verbo di movimento.
COMPLEMENTO DI ORIGINE
Il complemento di origine (o provenienza) indica il luogo reale o figurato da cui nasce, deriva, ha origine un essere o una cosa, anche in senso figurato.
Dipende da verbi come
nascere, discendere, derivare, provenire e da nomi e aggettivi come
provenienza, origine, discendenza ecc.; viene introdotto dalla preposizione
da e, in certe espressioni, per lo più col verbo
essere, anche dalla preposizione
di:
- crede di discendere da una famiglia nobile;
- il mio dolore deriva da una grossa delusione;
- "Di dove sei?" "Sono di Napoli".
A volte, a seconda del sostantivo da cui dipende, questo complemento oscilla tra il valore causale e quello di origine: allergia da fieno = allergia causata dal fieno, che deriva dal fieno.
Anche in questo caso si distingue dal moto da luogo per lo specifico significato degli elementi che lo reggono:
i miei nonni sono tornati dalla Spagna (moto da luogo);
i miei nonni provengono dalla Spagna (origine).
COMPLEMENTO DI SOSTITUZIONE
Il complemento di sostituzione (o scambio) indica la persona o la cosa che si mette o viene messa al posto di un'altra. Risponde alla domanda:
invece (al posto) di chi (di che cosa)?
Può essere introdotto da:
per, con, anziché, al posto di, in luogo di, invece di, in sostituzione di, in cambio di, per conto di:
- ti ho scambiato per qualcun altro;
- mi hai confusa con un'altra;
- ho capito fischi per fiaschi;
- ci vado io al posto tuo.
Quando si usa la preposizione
con, se non fosse per il significato specifico, ci si potrebbe confondere con il complemento di mezzo.
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regole ortografiche, se non le ricordate potete rinfrescarvi la memoria con questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/06/23/alcune-regole-ortografiche/
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Intercultura blog, oggi vediamo quali sono le principali espressioni formate con la parola
campo.
Buona lettura!
Prof. Anna
La parola
campo può avere diversi significati a seconda del contesto in cui viene utilizzata, per questo motivo la troviamo in molte espressioni e modi di dire.
Vediamo insieme i principali.
In ambito militare il termine
campo indica un luogo dove si combatte, si compiono esercizi militari o si organizzano e attuano piani militari, da questo significato derivano alcune espressioni:
- scendere in campo → combattere, accettare una sfida, in senso figurato: impegnarsi in una discussione o in una competizione per sostenere un'idea, un piano, un progetto, assumere una posizione pubblica, un ruolo politico: : i sindacati sono scesi in campo per dire a no alla riforma;
- mettere in campo → far scendere in campo; schierare in un combattimento o in una gara: mettere in campo la squadra al completo; in senso figurato: introdurre argomenti da esaminare, avanzare proposte da discutere, obiezioni: hanno messo in campo le loro proposte;
- abbandonare il campo → ritirarsi, smettere di combattere, in senso figurato: ritirarsi da un’attività;
- cedere il campo → ritirarsi dalla battaglia, lasciare vincere il nemico, in senso figurato: lasciare che qualcuno subentri al proprio posto: cedo il campo al mio collega;
- campo minato → zona in cui sono interrate mine antiuomo e anticarro, in senso figurato indica un argomento insidioso, una situazione rischiosa o che presenta troppe incognite;
- da campo → si dice di un oggetto di uso militare o da campeggio, quindi semplice, funzionale e facilmente trasportabili: fornello da campo, letto da campo;
- sul campo → subito dopo una battaglia, nel corso di una guerra: essere decorato sul campo, in senso figurato significa a contatto diretto con la realtà, con l’ambiente in cui avviene il fenomeno da analizzare: ricerca sul campo, studiare sul campo.
In ambito sportivo il
campo è un'area attrezzata per attività e competizioni sportive o ricreative, specialmente all'aperto:
campo di calcio (da calcio),
campo da tennis, campo da golf; da qui derivano altre espressioni:
- entrare in campo → quando un giocatore è inserito nella squadra durante il gioco, in senso figurato: intervenire, specialmente in una discussione e in un dibattito;
- a tutto campo → si dice di gioco che spazia su tutto il campo, in senso figurato si dice di ricerca, attività, condotta a vasto raggio, con piena libertà, senza limitazioni: un’inchiesta a tutto campo.
Nel cinema e nella fotografia il
campo è lo spazio che rientra nell’inquadratura della macchina da presa o fotografica:
- campo lungo → è l'inquadratura che comprende figure distanti oltre 30 metri dalla macchina da presa, ma bene individuabili;
- fuori campo o fuoricampo → di voce o suono proveniente da una fonte che resta al di fuori della scena inquadrata: voce fuoricampo.
Altre espressioni:
- avere campo libero → avere piena libertà d'azione;
- campo visivo → indica l'ampiezza della visione di uno o entrambi gli occhi immobili;
- non c'è campo, non ho campo → è un'espressione colloquiale, nella telefonia cellulare si dice quando il valore del campo elettromagnetico che trasmette i segnali non è sufficiente per stabilire la comunicazione.
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Intercultura blog, le
proposizioni infinitive ci riservano ancore delle sorprese. Scopriamo quali nel prossimo articolo.
Buona lettura!
Prof. Anna
INFINITIVE CON I VERBI FARE E LASCIARE
Nella costruzione causativa il il verbo causativo (fare, lasciare) indica che l’azione espressa dall’infinito è stata causata dal soggetto della principale:
chi ha fatto bruciare la torta?;
lasciamo uscire il cane.
In presenza dei verbi causativi
fare o
lasciare e talvolta
mandare l'infinito potrebbe avere un oggetto diretto. In questo caso chi compie l'azione viene fatto precedere dalla preposizione
a oppure
da e hanno la funzione di complemento d'agente; vediamo nello specifico:
- la preposizione a si usa solitamente per introdurre un agente al quale si permette (fare, lasciare) di compiere un'azione della quale lui stesso sarà il beneficiario: facciamo mangiare il gelato (oggetto diretto) ai bambini (complemento d'agente) = permettiamo ai bambini di mangiare un gelato; lascia guidare la macchina (oggetto diretto) a Luca (complemento d'agente) = permetti a Luca di guidare la macchina;
- la preposizione da si usa per introdurre un agente a cui si richiede (fare) un'azione di cui potrà beneficiare non lui ma chi la richiede o qualcun altro che ha la funzione di oggetto indiretto: ti faccio preparare il pranzo da Marco = vi (a voi, oggetto indiretto e beneficiario dell'azione) faccio (verbo causativo) preparare il pranzo (verbo all'infinito + oggetto diretto: azione di cui beneficia l'oggetto indiretto) da Marco (complemento d'agente); se l'oggetto diretto è un pronome atono: lo faccio preparare da Marco.
INFINITIVE CON SOGGETTO DIVERSO DA QUELLO DELLA REGGENTE
Con alcuni verbi che indicano una volontà, un ordine, un suggerimento l'oggettiva implicita all'infinito (che in questi casi è sempre preceduto da
di) può avere un soggetto diverso; il destinatario dell'atto di volontà, dell'ordine o del suggerimento è espresso nella reggente per mezzo di un complemento di termine:
mi permetto di parlare → identità di soggetti →
io permetto a me di parlare;
vi permetto di parlare → diversità di soggetti →
io permetto a voi di parlare; se manca un complemento di termine, il destinatario sottinteso è sempre diverso dal soggetto della reggente:
la legge non permette di superare i limiti di velocità → la legge non permette (sottinteso: alle persone, ai guidatori)
di superare i limiti di velocità. I verbi più comuni con questa costruzione sono:
comandare, concedere, consentire, imporre, ingiungere, intimare, ordinare, permettere, proibire, raccomandare, suggerire, vietare e i verbi dichiarativi
dire e
avvertire quando sono usati con valore volitivo:
le ho detto di andare via.
Anche alcuni verbi di percezione possono avere reggere un'infinitiva con un soggetto diverso da quello della reggente:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/03/07/le-proposizioni-infinitive-1/.
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Intercultura blog, cosa sono
le proposizioni infinitive e che funzioni hanno? Scopriamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Quando il verbo di una frase (sia principale sia subordinata) è al modo infinito questa frase si definisce infinitiva. Le frasi infinitive, all'interno di un periodo, possono avere diverse funzioni sintattiche: possono fungere da oggetto ed essere quindi oggettive oppure da soggetto e di conseguenza soggettive.
⇒
Quando l'infinito funge da unico complemento (complemento oggetto) del verbo della reggente può essere introdotto:
- dalla preposizione di → fanno parte di questa categoria verbi che indicano azioni o processi legati all’attività verbale e verbi che indicano processi mentali di varia natura: dire, dimenticare, ricordare (ricordati di chiamarmi), ricordarsi, rispondere (rispose di non potere), ritenere, sostenere, cercare (col significato di sforzarsi, tentare: cercarono di salvarsi), sforzarsi, pregare, dubitare (dubito di essere all'altezza), tentare (ho tentato di rispondere), sperare, gridare (mi gridò di fermarmi);
- dalla preposizione a → i verbi che reggono questa preposizione esprimono di solito un'azione che avviene successivamente rispetto al verbo della reggente, ad esempio i verbi provare, azzardarsi, ingegnarsi, avventurarsi, aspirare, anelare oppure i verbi che descrivono un'azione che il soggetto sta per intraprendere: iniziare, accingersi, prepararsi, mettersi (si sono messi a studiare); sono seguiti dalla preposizione a anche i verbi che indicano un movimento o una posizione: venire, andare, entrare, sedersi, con questi verbi la frase con l'infinito può avere valore finale (veniamo a vedere il film);
- non introdotto da preposizione → l'infinito che non è introdotto da nessuna preposizione è solitamente retto da verbi che esprimono uno stato d'animo: amare, desiderare, adorare, odiare, detestare, preferire.
⇒ L'infinito può essere retto da verbi di percezione come
sentire, vedere, ascoltare, guardare, osservare, in questi casi l'infinito può avere funzione di soggetto o di oggetto. Consideriamo le seguenti frasi: 1-
si vedevano tante persone correre in strada (soggetto); 2-
vedevo tante persone correre in strada (oggetto), nell'esempio 1 c'è una soggettiva con il verbo all'infinito, il soggetto (tante persone) è anche il soggetto del verbo passivo della frase reggente (si vedevano), quindi la subordinata soggettiva condivide con la reggente il sostantivo che funge da soggetto; mentre nell'esempio 2 c'è un'oggettiva con il verbo all'infinito il cui soggetto (tante persone) è contemporaneamente l'oggetto della frase reggente (vedevo), in questo caso la subordinata oggettiva ha in comune con la reggente un sostantivo che è l'oggetto della reggente e il soggetto dell'oggettiva. Questa costruzione, molto particolare e un po'intricata, rende la reggente e la subordinata interdipendenti: l'una non potrebbe esistere senza l'altra.
Per approfondire:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/03/07/le-forme-implicite-linfinito-semplice-e-composto/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/11/22/luso-delle-preposizioni-prima-di-un-verbo-allinfinito/
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prefisso corretto per formare la parola (sostantivo, aggettivo, verbo) che corrisponde alla definizione data. Se avete dei dubbi, vi consiglio di consultare il vocabolario.
Per ripassare questo argomento leggete i seguenti articoli:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/01/11/la-formazione-delle-parole-i-prefissi-intensivi-e-i-prefissi-negativi/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/02/22/la-formazione-delle-parole-i-prefissi-verbali/
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[post_content] => Il prossimo esercizio è sulle locuzioni avverbiali; per ripassarle potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/02/15/locuzioni-avverbiali/
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[post_excerpt] => Il prossimo esercizio è sulle locuzioni avverbiali.
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Intercultura blog,
ecco alcuni esercizi per mettervi alla prova sugli argomenti trattati di recente.
Buon test!
Prof. Anna
Il primo è sui significati del verbo guardare e sulle espressioni che lo contengono.
Qui trovate l'articolo in cui se ne parla:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/01/25/i-molti-significati-del-verbo-guardare/
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Intercultura blog,
i prefissi non sono presenti solo nella formazione di sostantivi e di aggettivi
ma anche nella formazione dei verbi. Vediamo insieme quali sono i principali.
Buona lettura!
Prof. Anna
I prefissi che contribuiscono alla creazione di forme verbali sono quasi tutti utilizzabili anche per la formazione di nomi e aggettivi.
I principali e più produttivi sono:
- contro-, contra-: esprimono opposizione, reazione, replica: battere → controbattere; porre → contrapporre; dire → contraddire; bilanciare → controbilanciare; distinguere → contraddistinguere; indicare → controindicare;
- de-, dis-, s-: hanno valore negativo, ma con diverse sfumature di significato: de- ha soprattutto valore sottrattivo: concentrare → deconcentrare (togliere concentrazione), centralizzare → decentralizzare, stabilizzare → destabilizzare, colorare → decolorare, vitalizzare → devitalizzare; dis- ha valore sottrattivo: incentivare → disincentivare, armare → disarmare o negativo: approvare → disapprovare (non approvare), piacere → dispiacere, chiudere → dischiudere; s- ha sia una funzione negativa: contentare → scontentare, caricare → scaricare, ubbidire → disubbidire, montare → smontare, sia una funzione peggiorativa: parlare → sparlare, ragionare → sragionare. Un altro valore di s-, opposto a tutti gli altri, è quello intensivo: battere → sbattere, beffeggiare → sbeffeggiare, trascinare → strascinare, cancellare → scancellare;
- inter-, (in)fra-: significano in mezzo, da questo significato derivano tre estensioni semantiche ⇒ collegamento, comunanza, reciprocità: agire → interagire, correre → intercorrere, porre → interporre, venire → intervenire, mettere → (in)frammettere, porre → (in)frapporre. Insieme con (in)fra- consideriamo (in)tra- (dentro) e tra(s)- (attraverso, oltre): mettere → intramettere, vedere → intravedere, forare → traforare, formare → trasformare, passare → trapassare, vestire → travestire;
- r(i)-, r(e)-: significano di nuovo: fare → rifare, scrivere → riscrivere, tentare → ritentare, inserire → reinserire, integrare → reintegrare, nascere → rinascere, ci sono altre estensioni di significato: movimento all'indietro: spedire → rispedire (spedire indietro), mandare → rimandare (mandare indietro); recupero di ciò che si è perduto, ritorno a una fase anteriore, con un valore di opposizione: trovare → ritrovare, acquistare → riacquistare, sanare → risanare; opposizione: agire → reagire; reciprocità: amare → riamare. Solitamente davanti alle vocali a, o, e, u ri- mantiene la vocale: riavere, riottenere, rieducare, riutilizzare; l'elisione davanti alla vocale a è presente in alcune forme con un valore intensivo: rassicurare oppure in varianti di una forma verbale che non è più in uso: assettare → rassettare, affigurare → raffigurare, freddare → raffreddare, serenare → rasserenare; hanno valore intensivo anche: risvegliare, ricercare, rinchiudere; ri- può conferire un valore nuovo al verbo di derivazione: cavare → ricavare , legare → rilegare, produrre → riprodurre;
- stra-: indica eccesso, esprime una misura oltre il normale: fare → strafare, pagare → strapagare, vincere → stravincere, cuocere → stracuocere.
Per approfondire il tema della formazione delle parole:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/01/11/la-formazione-delle-parole-i-prefissi-intensivi-e-i-prefissi-negativi/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/10/19/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-prima-parte/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/11/30/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-seconda-parte/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/02/08/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-terza-parte/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/04/26/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-aggettivi-da-nomi/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/06/14/la-formazione-della-parole-i-suffissi-aggettivi-da-verbi-verbi-da-nomi-verbi-da-aggettivi/
Nell’esercizio che segue è necessario inserire il prefisso corretto per formare il verbo che corrisponde alla definizione data. Se avete dei dubbi, consultate il vocabolario.
[post_title] => La formazione delle parole: i prefissi verbali
[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, i prefissi non sono presenti solo nella formazione di sostantivi e di aggettivi ma anche nella formazione dei verbi. Vediamo insieme quali sono i principali.
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Intercultura blog,
cos'è una locuzione avverbiale e da quali elementi è formata? Scopriamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Le locuzioni avverbiali sono unità costituite da due o più parole disposte in una serie fissa che hanno nel loro insieme la funzione di avverbio.
Possono essere formate con vari elementi:
- con una preposizione: a stento, con sforzo, a proposito, di sicuro;
- con una doppia preposizione: a mano a mano, a poco a poco;
- con le preposizioni di e in: di bene in meglio, di male in peggio, di tanto in tanto, d'ora in ora, d'ora in poi;
- con la duplicazione di un sostantivo: passo passo;
- con la duplicazione di un aggettivo: bel bello;
- con la duplicazione di un verbo: stringi stringi;
- con la duplicazione di un avverbio: quasi quasi, or ora, lemme lemme.
Le locuzioni avverbiali hanno spesso il loro corrispondente in avverbio:
per ogni dove = dovunque;
per caso = casualmente ecc.; tuttavia questa corrispondenza è in molti casi ingannevole oppure è valida solo per alcuni usi particolari della locuzione o dell'avverbio. Prendendo in considerazione questi esempi:
collegialmente = in gruppo, insieme; debitamente = nella maniera dovuta, come si deve; letteralmente = alla lettera; numericamente = per numero; parzialmente = in parte. Le aree si significato coperte dai due termini a confronto si sovrappongono solo in parte, ad esempio
collegialmente significa più nello specifico
in adunanza collegiale, in comune fra i varî componenti di un collegio di persone quindi nessuno direbbe *
andiamo al cinema collegialmente ma
andiamo al cinema insieme; è possibile
interpretare un autore letteralmente o
alla lettera ma non possiamo dire *
sono alla lettera senza parole ma si dirà
sono letteralmente senza parole (in questo caso
letteralmente significa
proprio, davvero, realmente) così come è possibile dire
i nostri nemici sono inferiori per numero / numericamente ma andrà bene dire solo
una cifra numericamente non memorizzabile e
*non una cifra non memorizzabile per numero, e ancora si dirà
ho letto solo parzialmente / in parte questo libro ma non
*ti sei comportata un po' in parte con loro (perché in questo caso
parzialmente significa
con parzialità).
In base al loro significato è possibile classificare le locuzioni avverbiali in:
- locuzioni avverbiali di modo (come, in che modo?)→ così così, di buon grado, di corsa, di proposito, di sicuro, di solito, di fretta e furia, in genere, per caso, per davvero, sul serio, a casaccio, a fatica, a forza, a stento. a quattr’occhi, a squarciagola, al contrario, a piedi, all’antica, alla meno peggio, alla svelta ecc.;
- locuzioni avverbiali di tempo (quando?)→ una volta, un tempo, poco fa, or ora, tra poco, in futuro, prima o poi, di frequente, di rado, di quando in quando, fino ad allora, da oggi, d’ora in poi, per sempre, sul tardi, in anticipo, in ritardo, per le lunghe, in men che non si dica, in un batter d’occhio, all’improvviso, in un baleno, sul presto ecc.
- locuzioni avverbiali di luogo (dove?)→ di là, di qua, di sopra, di sotto, in basso, in cima, in coda, in giro, nei dintorni, nei paraggi, per di qua, per di là, a sinistra, al centro, a lato, alla fine, da lontano, da vicino, da queste parti, di fianco ecc.;
- locuzioni avverbiali di quantità (quanto?)→ a bizzeffe, all’incirca, in parte, né più né meno, più o meno, poco meno, su per giù, un po‘, per un pelo, fin troppo, di gran lunga ecc.;
- locuzioni avverbiali di giudizio o valutazione affermative→ di certo, per certo, di sicuro, senz’altro, senza dubbio, per l’appunto, in tutti i modi, in tutte le maniere ecc.; negative→ per niente, per nulla, niente affatto, neanche per idea, nemmeno per sogno, meno che mai, in nessun modo ecc.; dubitative→ quasi quasi, se possibile ecc.
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Intercultura blog, oggi prenderemo in esame tre diversi complementi:
il complemento di separazione, il complemento di origine e il complemento di sostituzione.
Buona lettura!
Prof. Anna
COMPLEMENTO DI SEPARAZIONE
Il complemento di separazione (o allontanamento) indica l'essere o la cosa da cui ci si separa, ci si allontana, ci si libera, ci si distingue, anche in senso figurato.
Dipende da verbi, sostantivi o aggettivi che indicano allontanamento, separazione, divisione; è introdotto dalla preposizione
da e, con alcuni verbi, come
liberare, togliersi, levarsi, cavarsi, anche dalla preposizione
di:
- ci siamo allontanati dalla costa;
- non riesco a separarmi da te;
- liberati di lui!
- mi sono tolto di impaccio.
Questo complemento è una variante del moto da luogo, ma si può distinguere considerando il verbo, il nome o l’aggettivo da cui dipende. Infatti il complemento di moto da luogo è retto da un verbo di movimento.
COMPLEMENTO DI ORIGINE
Il complemento di origine (o provenienza) indica il luogo reale o figurato da cui nasce, deriva, ha origine un essere o una cosa, anche in senso figurato.
Dipende da verbi come
nascere, discendere, derivare, provenire e da nomi e aggettivi come
provenienza, origine, discendenza ecc.; viene introdotto dalla preposizione
da e, in certe espressioni, per lo più col verbo
essere, anche dalla preposizione
di:
- crede di discendere da una famiglia nobile;
- il mio dolore deriva da una grossa delusione;
- "Di dove sei?" "Sono di Napoli".
A volte, a seconda del sostantivo da cui dipende, questo complemento oscilla tra il valore causale e quello di origine: allergia da fieno = allergia causata dal fieno, che deriva dal fieno.
Anche in questo caso si distingue dal moto da luogo per lo specifico significato degli elementi che lo reggono:
i miei nonni sono tornati dalla Spagna (moto da luogo);
i miei nonni provengono dalla Spagna (origine).
COMPLEMENTO DI SOSTITUZIONE
Il complemento di sostituzione (o scambio) indica la persona o la cosa che si mette o viene messa al posto di un'altra. Risponde alla domanda:
invece (al posto) di chi (di che cosa)?
Può essere introdotto da:
per, con, anziché, al posto di, in luogo di, invece di, in sostituzione di, in cambio di, per conto di:
- ti ho scambiato per qualcun altro;
- mi hai confusa con un'altra;
- ho capito fischi per fiaschi;
- ci vado io al posto tuo.
Quando si usa la preposizione
con, se non fosse per il significato specifico, ci si potrebbe confondere con il complemento di mezzo.
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