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Buona lettura!
Prof. Anna
La parola chissà è il risultato dell'unione di due elementi: chi e sa; unendosi si ha il raddoppiamento della consonante iniziale del secondo elemento (sa): chissà. Si tratta quindi della frase interrogativa chi sa? che, cristallizzandosi, ha assunto valore avverbiale.
Chissà è un avverbio che:
- può esprimere un dubbio, una perplessità, incertezza e talvolta una vaga speranza; viene anteposto a pronomi interrogativi o congiunzioni come se, quando, mai, dove, come, chi, che, cosa ecc. e introduce frasi che sono apparentemente interrogative indirette, in realtà sono esclamative, per via dell'intonazione con cui vengono pronunciate e nella scrittura per via dell'uso del punto esclamativo (e non interrogativo): chissà chi è!; chissà come finirà; chissà cosa voleva!; chissà se ci vedremo ancora;
- può sostituire un'intera frase con il significato di forse, probabilmente, può darsi; usato come inciso oppure anteposto o posposto alla frase, ne rafforza il contenuto di ipotesi: chissà, può essere stato lui; era convinto, chissà, di fare una buona azione; forse tra un'ora avrò finito, chissà. Talvolta si usa per eludere risposte più impegnative: "Verrai anche tu?" "Chissà!".
Chissà forma anche alcune locuzioni:
- chissà che ⇒ locuzione pronominale indefinita invariabile; indica qualcosa di indeterminato, di non ben definito o ironicamente qualcosa di eccessivo, di esagerato: vogliono chissà che!; sembrava chissà che invece era una semplice influenza; è anche locuzione aggettivale indefinita con gli stessi significati: ora ci daranno chissà che multa!; credeva di aver comprato chissà che rarità e invece era una fregatura!;
- chissà chi ⇒ locuzione pronominale indefinita invariabile; indica una persona indeterminata o sconosciuta o, ironicamente, qualcuno di scarsa importanza e notorietà: quei soldi li avrà vinti chissà chi; crede di essere chissà chi;
- chissà come ⇒ è una locuzione avverbiale; indica un modo imprecisato, non ben definito: è riuscito a fuggire chissà come;
- chissà dove ⇒ locuzione avverbiale che indica dubbio, incertezza riguardo a un luogo o a una direzione: se ne è andato chissà dove; abita chissà dove;
- chissà perché ⇒ indica dubbio, incertezza riguardo al motivo o alla causa di qualcosa: se n'è andata chissà perché;
- chissà quale ⇒ locuzione pronominale e aggettivale indefinita invariabile, indica qualcosa di non ben definito: avrà trovato delle scuse, chissà quali!; avrà combinato chissà quale pasticcio!;
- chissà quando ⇒ è una locuzione avverbiale che indica dubbio, incertezza riguardo al tempo entro cui qualcosa deve avvenire: partiremo chissà quando;
- chissà quanto ⇒ locuzione avverbiale, indica dubbio, incertezza riguardo alla quantità o all’entità di qualcosa: sarà costato chissà quanto!;
- chissà mai ⇒ locuzione avverbiali, esprime incertezza o vaga speranza: chissà mai che non sia vero.
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volere, potere, dovere, sapere è possibile usare sia l’imperfetto sia il passato prossimo a seconda di quello che si vuole comunicare:
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Nel prossimo esercizio devi indicare se il risultato dell'azione è certo o è incerto.
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Ricordate il significato delle espressioni formate con il verbo mettere e la preposizione a? Per ripassare questo argomento prima di affrontare il test, leggete qui:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/12/15/i-molti-significati-del-verbo-mettere-mettere-a/
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Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, bentrovati! Ecco alcuni esercizi per ripassare gli argomenti trattati di recente sul blog. Siete pronti?
In bocca al lupo!
Prof. Anna
Nelle frasi relative del seguente esercizio
che viene usato in modo generico,
sostituiscilo con il un pronome relativo cui preceduti dalla proposizione corretta.
Per ripassare il
che polivalente prima di affrontare il test, potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/12/01/il-che-polivalente/
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Intercultura blog, quest'anno vorrei augurarvi buon
Natale con una poesia che svela il senso più profondo di questa festività.
Auguri di cuore a tutti!
Prof. Anna
Alda Giuseppina Merini nasce e muore a Milano (21 marzo 1931 - 1 novembre 2009), è una delle poetesse italiane più celebri e più lette del Novecento.
Buon Natale
A Natale non si fanno cattivi
pensieri ma chi è solo
lo vorrebbe saltare
questo giorno.
A tutti loro auguro di
vivere un Natale
in compagnia.
Un pensiero lo rivolgo a
tutti quelli che soffrono
per una malattia.
A coloro auguro un
Natale di speranza e di letizia.
Ma quelli che in questo giorno
hanno un posto privilegiato
nel mio cuore
sono i piccoli mocciosi
che vedono il Natale
attraverso le confezioni dei regali.
Agli adulti auguro di esaudire
tutte le loro aspettative.
Per i bambini poveri
che non vivono nel paese dei balocchi
auguro che il Natale
porti una famiglia che li adotti
per farli uscire dalla loro condizione
fatta di miseria e disperazione.
A tutti voi
auguro un Natale con pochi regali
ma con tutti gli ideali realizzati.
In questa poesia Alda Merini, con la sensibilità che la contraddistingue, ci ricorda quanto sia importante volgere lo sguardo a chi è meno fortunato, a chi soffre. Augura a tutti noi
un Natale con pochi regali, spogliandolo del suo aspetto più materiale e superficiale, concentrando l'attenzione sugli
ideali. Un pensiero in particolare è dedicato ai bambini, a quelli meno fortunati, a cui si augura di
uscire dalla loro condizione fatta di miseria e disperazione. L'augurio per tutti è quello di trovare sotto l'albero il dono più importante: la speranza.
E voi, come passerete le feste natalizie?
Per sapere di più sulla vita e sulle opere di Alda Merini:
http://www.aldamerini.it/
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, quante espressioni può formare il verbo
mettere seguito dalla preposizione
a? Vediamolo insieme.
Il verbo
mettere seguito da preposizioni semplici, da preposizioni articolate oppure da sostantivi forma un gran numero di espressioni polirematiche.
Vediamo quali sono quelle formate con
mettere +
a:
- mettere a confronto → confrontare, paragonare: mettere a confronto due proposte;
- mettere a frutto → utilizzare qualcosa in modo proficuo: mettere a frutto un investimento; anche in senso figurato: mettere a frutto i consigli di qualcuno;
- mettere a disposizione → dare la possibilità di usare, offrire: ti metto a disposizione la mia camera;
- mettere a nudo, mettere allo scoperto → rivelare, svelare senza riguardi o finzioni: mettere a nudo i propri sentimenti;
- mettere a fuoco → regolare l’obiettivo di un apparecchio fotografico in modo da ottenere un’immagine nitida, in senso figurato chiarire individuando i termini precisi: mettere a fuoco un problema;
- mettere a posto → riordinare: prima di uscire metti a posto la stanza; aggiustare, sistemare: bisogna mettere a posto il frigorifero, in senso figurato risolvere, mettere a posto la situazione, rimproverare, dare una lezione: l’ho messo a posto io!;
- mettere a punto → regolare, registrare un dispositivo, un motore e simili; in senso figurato definire precisando i termini: mettere a punto una questione;
- mettere a repentaglio → esporre a situazioni di pericolo, rischiare: mettere a repentaglio la propria vita;
- mettere a segno → concludere felicemente: mettere a segno un colpo; ottenere: mettere a segno una vincita;
- mettere a capo → preporre: lo ha messo a capo dell'azienda;
- mettere a dieta / mettersi a dieta → assoggettare /assoggettarsi a un regime alimentare controllato: mi sono messo a dieta;
- mettere a ferro e fuoco → distruggere, devastare, saccheggiare: mettere a ferro e fuoco l'intera regione;
- mettere a letto → preparare per la notte e far coricare: mettere a letto i bambini presto;
- mettere a mollo → lasciare dentro l'acqua: metti a mollo i panni;
- mettere a morte → condannare a morte; uccidere: il condannato è stato messo a morte;
- mettere a soqquadro → mettere in estremo disordine: ha messo a soqquadro la casa;
- mettere a tacere → rimbeccare con argomenti tali da impedire qualunque obiezione: mi ha messo a tacere con una brutta risposta; mentire in modo incontrovertibile, evitare che qualcosa diventi di pubblico dominio: mettere a tacere un pettegolezzo.
E quelle formate da
mettere +
a +
articolo:
- mettere ai voti → proporre per una votazione: mettere ai voti un progetto di legge;
- mettere al bando → esiliare, bandire; eliminare, allontanare: mettere al bando gli scrupoli; abolire, vietare: mettere al bando gli alcolici;
- mettere alla berlina → esporre al disprezzo generale, specialmente rivelando fatti inconfessabili, vergognosi
- mettere al corrente → informare, avvisare;
- mettere al mondo → far nascere, generare: ha messo al mondo due gemelli;
- mettere alla porta → mandar via, scacciare, licenziare;
- mettere alla prova → provare, sottoporre a prova per dimostrare determinate caratteristiche o comportamenti: ho messo alla prova la sua fedeltà;
- mettere alle strette → costringere in una situazione difficile, con poche vie d'uscita;
- mettere all'indice → vietare, proibire perché considerato riprovevole o amorale: mettere all’indice un film.
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Intercultura blog, come si utilizzano questi due tempi con i verbi modali? Vediamolo insieme.
Nelle scorse settimane abbiamo cercato di capire quando scegliere l'imperfetto e quando invece scegliere il passato prossimo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/11/10/imperfetto-o-passato-prossimo/
Ma come comportarsi con i verbi modali?
Con i verbi
volere, potere, dovere, sapere è possibile usare sia l'imperfetto sia il passato prossimo a seconda di quello che si vuole comunicare:
- usiamo il passato prossimo dei verbi modali quando il risultato dell'azione è certo: ieri ho dovuto studiare per l'esame → era necessario che lo facessi e l'ho fatto; Maria ha voluto incontrarmi per parlare → Maria desiderava incontrarmi per parlare e l'ha fatto; ho potuto rendermi conto della situazione → ho avuto la possibilità di farlo e l'ho fatto; abbiamo saputo risolvere questi problemi → avevamo la capacità di farlo e l'abbiamo fatto. In questi casi quindi chi ascolta o chi legge è consapevole che l'azione si è compiuta;
- usiamo l'imperfetto dei verbi modali quando il risultato dell'azione è incerto: ieri dovevo studiare per l'esame → dovevo farlo ma non si sa se l'ho fatto; Maria voleva incontrarmi per parlare → voleva farlo ma non è sicuro che l'abbia fatto; potevo rendermi conto della situazione → potevo farlo ma non è sicuro che io l'abbia fatto; sapevamo risolvere questi problemi → avevamo le capacità di farlo ma non si sa se l'abbiamo fatto. In questi casi, di solito, si aggiungono informazioni per chiarire se l’azione è avvenuta e in quali circostanze: ieri dovevo studiare per l'esame ma non ne avevo voglia e sono uscito; Maria voleva incontrarmi per parlare poi però non se l'è sentita; potevo rendermi conto della situazione e ho deciso di farlo; sapevamo risolvere questi problemi ma non ce ne hanno dato la possibilità.
Ricapitolando
con i verbi modali, si usa l’imperfetto se non si conosce l’esito di un’azione:
dovevo uscire, ma pioveva troppo, qui si vuole comunicare che avevo intenzione di uscire, ma, a causa della pioggia, non l'ho più fatto;
si usa invece il passato prossimo quando si sottintende che l’azione è andata a buon fine:
sono dovuta uscire, anche se pioveva, in questo caso l'azione si è realizzata.
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Intercultura blog,
mettetevi comodi che parliamo del che polivalente.
Buona lettura!
Prof. Anna
Tra tutte le congiunzioni che è quella più usata in tutti i registri scritti e parlati, anzi è in assoluto una delle parole più in uso della lingua italiana, introduce infatti molte subordinate: le oggettive (sostengo che è colpa sua); le soggettive (è giusto che tu dica la verità); le dichiarative (non ammetto questo: che tu ti comporti così); e le relative quando l’antecedente del pronome relativo è un soggetto o un complemento oggetto (la donna che vedi è mia sorella; la donna che hai incontrato è mia sorella).
Nella lingua parlata odierna e nell'italiano di uso medio è diffusa la tendenza a usare
che con significato generico per introdurre vari tipi di subordinate che, in italiano standard, verrebbero introdotte da altre congiunzioni, la sua funzione specifica risulterà dal significato di insieme;
è in questi casi che si parla di che polivalente.
Il
che polivalente compare nell'italiano di registro colloquiale antico e moderno, con tantissime attestazioni anche letterarie.
Il
che polivalente si usa per introdurre frasi:
- di significato esplicativo - consecutivo → mettetevi comodi che parliamo;
- di significato esplicativo - limitavo → Luca è guarito, che io sappia;
- causali → vado a mangiare che ho fame;
- temporali → lei è arrivata che (quando) tu eri appena andato via;
- relative temporali → non scorderò mai il giorno che (=in cui) ti ho conosciuto;
- finali → comprali che ce li mangiamo;
- frasi in cui che ha valore enfatizzante - esclamativo → che bello che sei!
Si può parlare di
che polivalente anche quando
che si usa in modo generico nelle frasi relative in sostituzione di un pronome relativo
cui o
il quale preceduti da una proposizione:
- Bologna è una città che (in cui) ci si vive bene;
- Maria è una che (di cui) ci si può fidare;
- quello è l'uomo che (a cui) gli hanno rubato il portafoglio;
- prenderesti la scatola che (su cui) c'è disegnato un cuore?
Il
che polivalente è attestato in letteratura già in italiano antico, ci sono poi molti esempi in epoca più recente; il suo uso sottolinea una scelta stilistica di tipo popolare, è presente infatti in testi di canzoni, in
Ragazzo fortunato di Jovanotti:
sono fortunato perché non c'è niente che (di cui)
ho bisogno oppure in
Fiore di Maggio di Fabio Concato:
tu che sei nata dove c'è sempre il sole, sopra uno scoglio che (da cui)
ci si può tuffare o in titoli di film, come
Maledetto il giorno che ti ho incontrato di Carlo Verdone.
L'accettabilità di questo uso di
che oscilla, non solo in base a livello di lingua adoperato (sorvegliato o non sorvegliato), ma dipende anche dal tipo di costrutti: il
che temporale è appropriato anche in contesti formali ed è anzi l'unica possibilità in frasi che indicano la durata di un'azione in rapporto a una data unità di tempo (ora, giorno, anno):
è un'ora che ti aspetto; erano dieci anni che andava avanti questa storia.
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Imperfetto o passato prossimo? Quando usare l'uno e quando l'altro?
Per rispondere a queste domande potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/11/10/imperfetto-o-passato-prossimo/ e poi fare il test.
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Il verbo mettere forma molte espressioni con diversi significati. Ricordi quelle di cui abbiamo parlato? Se hai bisogno di ripasso prima di affrontare il test, leggi qui:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/10/27/i-molti-significati-del-verbo-mettere-mettere-in/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2015/05/21/i-molti-significati-del-verbo-mettere/
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Intercultura blog,
di cosa parleremo oggi? Chissà!
Buona lettura!
Prof. Anna
La parola
chissà è il risultato dell'unione di due elementi:
chi e
sa; unendosi si ha il raddoppiamento della consonante iniziale del secondo elemento (sa):
chissà. Si tratta quindi della frase interrogativa
chi sa? che, cristallizzandosi, ha assunto valore avverbiale.
Chissà è un avverbio che:
- può esprimere un dubbio, una perplessità, incertezza e talvolta una vaga speranza; viene anteposto a pronomi interrogativi o congiunzioni come se, quando, mai, dove, come, chi, che, cosa ecc. e introduce frasi che sono apparentemente interrogative indirette, in realtà sono esclamative, per via dell'intonazione con cui vengono pronunciate e nella scrittura per via dell'uso del punto esclamativo (e non interrogativo): chissà chi è!; chissà come finirà; chissà cosa voleva!; chissà se ci vedremo ancora;
- può sostituire un'intera frase con il significato di forse, probabilmente, può darsi; usato come inciso oppure anteposto o posposto alla frase, ne rafforza il contenuto di ipotesi: chissà, può essere stato lui; era convinto, chissà, di fare una buona azione; forse tra un'ora avrò finito, chissà. Talvolta si usa per eludere risposte più impegnative: "Verrai anche tu?" "Chissà!".
Chissà forma anche alcune locuzioni:
- chissà che ⇒ locuzione pronominale indefinita invariabile; indica qualcosa di indeterminato, di non ben definito o ironicamente qualcosa di eccessivo, di esagerato: vogliono chissà che!; sembrava chissà che invece era una semplice influenza; è anche locuzione aggettivale indefinita con gli stessi significati: ora ci daranno chissà che multa!; credeva di aver comprato chissà che rarità e invece era una fregatura!;
- chissà chi ⇒ locuzione pronominale indefinita invariabile; indica una persona indeterminata o sconosciuta o, ironicamente, qualcuno di scarsa importanza e notorietà: quei soldi li avrà vinti chissà chi; crede di essere chissà chi;
- chissà come ⇒ è una locuzione avverbiale; indica un modo imprecisato, non ben definito: è riuscito a fuggire chissà come;
- chissà dove ⇒ locuzione avverbiale che indica dubbio, incertezza riguardo a un luogo o a una direzione: se ne è andato chissà dove; abita chissà dove;
- chissà perché ⇒ indica dubbio, incertezza riguardo al motivo o alla causa di qualcosa: se n'è andata chissà perché;
- chissà quale ⇒ locuzione pronominale e aggettivale indefinita invariabile, indica qualcosa di non ben definito: avrà trovato delle scuse, chissà quali!; avrà combinato chissà quale pasticcio!;
- chissà quando ⇒ è una locuzione avverbiale che indica dubbio, incertezza riguardo al tempo entro cui qualcosa deve avvenire: partiremo chissà quando;
- chissà quanto ⇒ locuzione avverbiale, indica dubbio, incertezza riguardo alla quantità o all’entità di qualcosa: sarà costato chissà quanto!;
- chissà mai ⇒ locuzione avverbiali, esprime incertezza o vaga speranza: chissà mai che non sia vero.
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