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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, il complemento di moto da luogo risponde alla domanda da dove?. Vediamo insieme come si usa.
Buona lettura!
Prof. Anna
Alla domanda dove? risponde il complemento di stato in luogo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/02/04/i-complementi-di-luogo-stato-in-luogo/; alla domanda verso dove? risponde il complemento di moto a luogo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/03/04/i-complementi-di-luogo-moto-a-luogo/ e alla domanda da dove? il complemento di moto da luogo.
COSA ESPRIME
Il complemento di moto da luogo indica il luogo reale o figurato da cui ci si muove o da cui proviene un'azione.
COME SI FORMA
Dipende da verbi o sostantivi di moto, come partire, partenza, venire, uscire, uscita, ritornare, ritorno, fuggire, fuga, ritorno, rientro, esodo e simili (che si riconducano a un'idea di distacco).
È introdotto in genere dalla preposizione da.
A volte anche dalla preposizione di, in particolare:
- in certi casi con il verbo uscire: uscire di casa, uscire di scuola, uscire di chiesa, uscire di senno, uscire di cervello, uscire di strada, uscire di pista ecc.;
- in certe particolari espressioni in correlazione con in: andare di male in peggio, andare di bene in meglio, andare di casa in casa, andare di chiesa in chiesa ecc.;
- davanti agli avverbi qui, qua, lì, là: vai via di lì.
ALCUNI APPROFONDIMENTI
- da, di → in qualche caso l'uso di da o di comporta un cambiamento di significato, entrambe le preposizioni esprimono un'idea di distacco, di origine, ad esempio nelle frasi: l'auto è uscita di strada e l'auto è uscita dalla strada si dice che l'auto in qualche modo ha abbandonato la strada, ma nel primo caso, con di, in genere si intende che ciò è avvenuto non volontariamente, in seguito a un incidente, nel secondo caso invece, con da, l'auto ha abbandonato la strada per volontà del conducente. Otre a questo va notato che il più delle volte da prende l'articolo (dalla strada) e di no (di strada);
- moto da luogo e a luogo figurati → in alcuni casi ci possono essere significati locativi (di luogo) figurati: da buono (moto da luogo) si è trasformato in cattivo (moto a luogo); da impiegato è stato promosso a capoufficio;
- particella ne → può esprimere il moto da luogo senza alcun elemento aggiuntivo: me ne vado (vado via di qui); può anche servire a sottolineare, ripetendolo pleonasticamente, un complemento di moto da luogo anticipato rispetto al verbo: da questa situazione ne usciremo insieme.
Nell'esercizio seguente scegliete l'elemento che introduce il complemento di moto da luogo (da, di, ne), fate attenzione anche alla scelta tra preposizione semplice o articolata.
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Intercultura blog, tra pochi giorni è Pasqua, quindi oggi celebriamo uno dei simboli di questa festività:
l'uovo.
Buona lettura e buona Pasqua!
Prof. Anna
L'UOVO: IL SIMBOLO
Le uova sono presenti in quasi tutte le civiltà antiche come simbolo sacro di vita e di rinascita. Nel Cristianesimo l'uovo simboleggia la resurrezione di Gesù. Durante la Pasqua i primi cristiani dipingevano le uova di rosso, in ricordo del sangue di Cristo, mentre l'usanza di scambiarsi uova decorate si sviluppò nel Medioevo. Ancora oggi l'uovo ha un ruolo importante durante tutto il periodo delle festività: le uova vengono benedette e distribuite ai fedeli, spesso vengono anche dipinte con vari colori e, successivamente, si è diffusa l'usanza la tradizione dell'uovo di cioccolato con all'interno un piccolo dono, sembra che questo dolce sia stato inventato dai maestri cioccolatai torinesi nel Settecento e noi non possiamo fare altro che ringraziarli!
L'UOVO: L'ALIMENTO
L'uovo è uno degli alimenti più semplici, versatili e completi che la natura ci abbia donato. È formato dal
guscio, dal
tuorlo o
rosso d'uovo e dall'
albume o
chiara d'uovo. Si può cucinare in moltissimi modi, voi quanti ne conoscete? Vediamoli insieme:
- uovo à la coque → scaldato col guscio in acqua bollente per un paio di minuti, l'albume risulterà appena coagulato e il tuorlo liquido;
- uovo bazzotto (o barzotto) → cotto più a lungo, da 4 a 5 minuti, l'albume risulterà coagulato e il tuorlo con la consistenza in parte morbida e in parte semiliquida;
- uovo sodo → lasciato in acqua bollente per 8-9 minuti, risulterà interamente rappreso;
- uovo affogato o uovo in camicia → cotto senza guscio in acqua sobbollente fino a far rapprendere l'albume;
- uovo all'ostrica → si intende il solo tuorlo crudo, con sale e limone;
- uovo al tegame; uovo al tegamino; uovo all'occhio di bue→ fritto con burro od olio, senza rompere il tuorlo;
- uovo strapazzato → fritto al tegame col bianco e il rosso mescolati;
- uovo sbattuto→ frullato, gonfiato, montato con la frusta o frullino.
Qual è il vostro preferito?
L'UOVO: LA PAROLA
La parola
uovo deriva dal latino parlato
ŏvu(m), variante del latino classico ōvum, che a sua volta deriva probabilmente dalla radice indeuropea *awi- uccello. In italiano ha un plurale irregolare: un uovo, due uova. Vediamo alcune espressioni in cui la parola uovo è usata in senso figurato:
- l'uovo di Colombo → espediente facilissimo cui però nessuno aveva pensato prima (come la leggera ammaccatura sul fondo di un uovo che, secondo la tradizione, Cristoforo Colombo escogitò per farlo stare ritto su un tavolo): hai trovato l'uovo di Colombo! ;
- rompere le uova nel paniere a qualcuno → compromettere o fare fallire ciò che qualcun altro ha pazientemente preparato;
- camminare sulle uova → procedere con estrema cautela;
- essere pieno come un uovo → avere mangiato moltissimo;
- cercare il pelo nell'uovo → essere estremamente minuzioso, rilevare ogni minimo difetto;
- la gallina dalle uova d'oro → fonte di facili e ripetuti guadagni.
Contengono questa parola anche:
- i proverbi → meglio un uovo oggi che una gallina domani che significa che si dovrebbe preferire un beneficio immediato, anche se magari piuttosto modesto (l'uovo) piuttosto che un vantaggio futuro, decisamente superiore (la gallina), ma che non è detto si possa ottenere; → la prima gallina che canta ha fatto l'uovo che significa che il primo a parlare o ad accusare è colui che ha compiuto il fatto;
- il paradosso è nato prima l'uovo o la gallina? che vuole essere une esempio sulla difficoltà (e l'impossibilità) di rispondere a domande sull'origine del mondo e sulla nascita della vita. A questa domanda infatti è impossibile rispondere: l'uovo non può esistere senza la gallina che l'ha deposto e la gallina, che nasce da un uovo, non può esistere senza di esso.
Fonti:
lo Zingarelli 2021. Vocabolario della lingua italiana, Zanichelli Editore, Bologna 2020
Dizionario Analogico della Lingua Italiana, Zanichelli Editore, Bologna 2011
Wikipedia
Immagine:
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[post_title] => È nato prima l'uovo (di Pasqua) o la gallina? Espressioni con la parola uovo
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Quando si usa l'articolo davanti a un nome proprio?
Per ripassare questo argomento, potete leggere il seguente articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/03/18/uso-dellarticolo-determinativo-con-i-nomi-propri/
e poi fare l'esercizio che segue.
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moto a luogo e in particolare sulle
preposizioni che lo introducono.
Per un rapido ripasso leggete qui:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/03/04/i-complementi-di-luogo-moto-a-luogo/
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Intercultura blog, pronti per un ripasso? Ecco alcuni esercizi per voi.
Buon test! ;)
Prof. Anna
Con il prossimo esercizio ripassiamo il femminile dei nomi di professione.
Ecco l'articolo da leggere prima di fare il test:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/02/25/il-femminile-dei-nomi-di-professione/
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Intercultura blog,
si può usare l'articolo determinativo davanti ai nomi propri?
Buona lettura!
Prof. Anna
Siamo abituati a usare
gli articoli determinativi con i nomi comuni:
il libro è aperto; la bellezza è ovunque; l'uragano sta arrivando, ma in alcuni casi li troviamo anche
davanti ai nomi propri, vediamo quando è possibile.
NOMI DI PERSONA
Con i prenomi generalmente non si usa l'articolo: Livia è partita; Matteo ha chiamato.
Ci sono però delle eccezioni:
- quando il nome è specificato, quando cioè è preceduto da un aggettivo qualificativo o quando è seguito da una proposizione relativa o una specificazione: l'astuto Ulisse; è questa la Giulia che amo!; il Virgilio delle Eneide. Se il nome è precisato da un altro nome , ma posposto, l'articolo può essere o non essere usato: questo è Luca, figlio di mia sorella oppure questo è il Luca figlio di mia sorella;
- i nomi femminili sono preceduti da articolo quando sono usati in un linguaggio familiare, in particolar modo nelle aree linguistiche settentrionali o centrali: hai visto la Carla?;
- meno diffuso e meno accettato è l'articolo davanti ai nomi maschili: salutami il Paolo; quest'uso è tipico dell'italiano regionale del Nord.
COGNOMI
Se il cognome:
- è femminile: si può usare l'articolo per rendere esplicito il sesso della persona di cui si parla: ho visto un film con la Loren; tuttavia nell'italiano scritto di oggi l'uso dell'articolo con i cognomi femminili è sempre meno frequente, perché la volontà di segnalare solo un genere rispetto a un altro è considerata discriminatoria. Sui giornali leggiamo quindi sempre più spesso: il nuovo film di Cortellesi e non il nuovo film della Cortellesi; Cartabia è Presidente della Corte costituzionale e non la Cartabia è Presidente della Corte costituzionale;
- è maschile: di solito l'articolo non si usa; lo si può trovare con cognomi di persone contemporanee non illustri, ma note soltanto agli interlocutori, come nel linguaggio burocratico, ad esempio nei processi e nella cronaca giornalistica: il Bassi si è avvalso della facoltà di non rispondere.
L'articolo si usa inoltre con il plurale dei cognomi, per indicare tutti gli appartenenti alla famiglia:
i Malatesta furono una celebre famiglia riminese e con i cognomi, i soprannomi e gli pseudonimi di personaggi illustri:
il Caravaggio, il Petrarca, il Macchiavelli. Sempre più spesso è preferita la forma senza articolo:
Caravaggio, Petrarca, Macchiavelli.
Nota bene: l'articolo non va mai usato davanti alla successione nome + cognome:
il Tasso ma non
*il Torquato Tasso. Qualsiasi nome proprio di persona riceve l'articolo se accompagnato da un nome, da un aggettivo o da un'altra determinazione:
Mattarella ha pronunciato un discorso alla nazione; il Presidente Mattarella ha pronunciato un discorso alla nazione.
NOMI GEOGRAFICI
Non sono preceduti da articolo i nomi di:
- città: Roma è la capitale d'Italia, amo Bologna. Fra le città italiane fanno eccezione: L'Aquila, La Spezia; fra quelle straniere: L'Aia, L'Avana, Il Cairo, La Mecca, Il Pireo, La Valletta. Si usa comunque l'articolo con i nomi di città accompagnati da un aggettivo o in qualche modo determinati: ho visitato la Perugia etrusca;
- piccole isole italiane: Capri, Ischia, Ponza, Lipari, Vulcano, con alcune eccezioni: il Giglio, l'Elba, la Maddalena. In generale, indipendentemente dalla loro grandezza, si omette l'articolo davanti a nomi di isole straniere: Cuba, Maiorca, Sant'Elena.
Sono preceduti dall'articolo i nomi di:
- monti, fiumi, laghi: le Alpi, gli Appennini, il Po, il Tevere, il Garda;
- isole grandi: la Sicilia e la Sardegna;
- gruppi insulari indicati da un plurale: le Tremiti, le Egadi, le Azzorre, le Canarie;
- regioni: la Calabria, il Veneto, il Molise;
- stati e continenti: la Spagna, l'Italia, la Tunisia, la Norvegia (ma Israele, Cuba, Haiti, Cipro, Malta).
Nota bene: con i nomi di stati e di regioni preceduti dalle preposizioni
in (nei complementi di luogo) e
di (nel complemento di specificazione) l'articolo si omette, ovvero viene usata le preposizione semplice e non quella articolata:
vivo in Umbria, vado in Brasile, la regina d'Inghilterra.
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Intercultura blog, le abitudini degli italiani cambiano anche in cucina e lo testimoniano alcune
parole entrate nell'uso negli ultimi anni. Vediamole insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
La lingua riflette i cambiamenti che avvengono all'interno di una società e le abitudini degli italiani sono cambiate anche in cucina.
Nuove forme di convivialità si sono diffuse: l'aperitivo, costituito da una bevanda solitamente alcolica accompagnata da stuzzichini, si trasforma sempre più spesso in
apericena, durante il quale vengono offerte piccole porzioni di piatti differenti, che possono sostituire una cena, oppure ci si può incontrare il sabato sera per una
pizzata tra amici, cioè un pasto a base di pizza.
I pasti vengono consumati di frequente fuori casa, di conseguenza l'offerta gastronomica è aumentata e si è diversificata: abbiamo imparato a conoscere e ad amare pietanze e piatti tipici di altri paesi, anche molto lontani.
Nel 2020 sono entrati nello Zingarelli molti termini della cucina orientale come il
ramen (sostantivo maschile invariabile): tipo di tagliatelle di farina di grano, specialità della cucina giapponese, comunemente, la pietanza in cui le stesse sono servite in brodo, spesso insaporite con miso o salsa di soia e guarnite con pezzi di carne o verdure; gli
edamame (sostantivo maschile invariabile, usato specialmente al plurale): semi di soia immaturi, di elevate proprietà nutritive, cotti nel proprio baccello e usati per insalate o zuppe nella gastronomia cinese, giapponese e nell'alimentazione vegana; molto amati dai bambini sono
i dorayaki (sostantivo maschile invariabile):
dolcetti giapponesi composti da una coppia di piccole frittelle piatte, dolci, farcite con confetture o con creme, a volte anche salate. Altre parole sono presenti già da alcuni anni nel vocabolario: gli amanti di questo tipo di cucina conoscono sicuramente i noodle (sostantivo maschile invariabile, usato specialmente al plurale), pasta alimentare a base di farina di grano tenero, simile a tagliatelle molto sottili o i wonton (sostantivo maschile invariabile), fagottini di pasta farciti di carne, pesce o verdura e serviti fritti, cotti al vapore o in brodo; dall'America Latina arrivano invece le empanada (sostantivo femminile usato specialmente al plurale, il plurale è o invariabile o empanade o, in spagnolo, empanadas) che sono una sorta di panzerotti farciti con carne o altri ripieni vari, e cotti al forno.
Anche molte pietanze della tradizione italiana hanno varcato i confini regionali diventando così parte della lingua.
Nel 2020 hanno fatto la loro apparizione nel vocabolario i
culurgiones (sostantivo maschile plurale): fagottini di pasta fresca tipici della cucina sarda, il cui ripieno varia a seconda delle aree dell'isola; la
pinsa (sostantivo femminile): focaccia simile alla pizza ma bassa, di forma ovale o rettangolare, a base di farina di riso, soia e frumento, lievito madre e olio evo, specialità della cucina romana;
la tenerina: torta bassa a base di cioccolato fondente, uova, burro e farina, con crosticina croccante e interno morbido e cremoso; specialità ferrarese; e se vi trovate in Emilia, per acquistare tagliatelle, tortellini e pasta fresca in generale dovete andare da una
sfoglina (sostantivo femminile, maschile in -o), cioè da chi per mestiere fa la sfoglia per la pasta all'uovo.
Tipici della Sardegna (e già presenti sul vocabolario da qualche anno) sono anche il
pane carasau:
tipo di pane a forma di disco molto sottile e croccante, adatto a essere conservato a lungo e la
burrida:
piatto sardo a base di filetti di pesce gattuccio (o palombo, razza, ecc.) che vengono fatti bollire in acqua salata e lasciati marinare in una salsa d'olio, aceto e pesto di noci e fegatini dello stesso pesce.
Vi è già venuta fame? Tenete un posticino per i
casoncelli: ravioli con ripieno di carne e spezie varie, conditi con burro, salvia, pancetta e formaggio, specialità della cucina bresciana e bergamasca e per gli
strangozzi: pasta lunga a sezione quadrata, a base di farina di grano duro e acqua, specialità della cucina umbra e marchigiana.
L'interesse per il cibo è aumentato anche in seguito al proliferare di programmi televisivi che parlano di cucina e di gastronomia.
I cuochi sono i nuovi protagonisti della TV e parole che fino a poco tempo fa venivano pronunciate solo nelle cucine dei ristoranti fanno ormai parte della lingua comune.
Vorremmo tutti saper
impiattare (cioè disporre con cura una vivanda nel piatto) come i grandi chef o usare come si deve un
coppapasta (parola entrata nel 2020 che indica un
utensile da cucina costituito da una formina tagliente, generalmente tonda o quadrata, utilizzata per tagliare la pasta o come contenitore per impiattare); per fare un dolce non si può più fare a meno della planetaria (impastatrice planetaria: un elettrodomestico per impastare, il cui braccio ruota contemporaneamente su sé stesso e intorno a un centro esterno, com'è per il moto dei pianeti).
E se siete appassionati di cucina, ma non avete voglia di cucinare, potete sempre fare il
gastronauta, ovvero il navigatore gastronomico, che
viaggia alla ricerca di ristoranti, enoteche, prodotti tipici, specialità gastronomiche raffinate e genuine. Ma il cibo non è solo piacere, è prima di tutto nutrimento e la continua ricerca degli alimenti che fanno bene (anzi benissimo) alla salute ha fatto sì che la parola supercibo (un alimento che presenta un alto concentrato di diverse proprietà benefiche per l'organismo) sia entrata nell'uso e nel 2020 nel vocabolario.
E voi:
- conoscevate già queste parole?
- ne avreste altre da proporre?
- conoscete nella vostra lingua parole legate al cibo che sono entrate da poco a fare parte della lingua comune?
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[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, le abitudini degli italiani cambiano anche in cucina e lo testimoniano alcune parole entrate nell'uso negli ultimi anni. Vediamole insieme.
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Intercultura blog, il complemento di moto a luogo risponde alle domande
verso dove? verso quale luogo? verso quale direzione? Vediamolo nello specifico.
Buona lettura!
Prof. Anna
COSA ESPRIME
Il complemento di stato in luogo risponde alla domanda
dove?:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/02/04/i-complementi-di-luogo-stato-in-luogo/ ,
il complemento di moto a luogo risponde alle domande verso dove? verso quale luogo? verso quale direzione?; indica il luogo reale o figurato verso cui ci si muove o verso cui è diretta un'azione.
COME SI FORMA
Dipende nella gran parte dei casi da un verbo che esprime un movimento verso un luogo (andare, venire, salire, partire, correre ecc.):
vado a Bologna; ma può dipendere anche da sostantivi di significato analogo come
partenza, arrivo, salita, discesa ecc. o da sostantivi che indicano un mezzo di trasporto:
l'aereo per Milano;
il traghetto per la Sardegna.
È introdotto dalle preposizioni:
a (corro a casa);
in (entro in macchina);
da (vado da Marco);
su (salgo sull'aereo);
per (parto per il mare);
tra (andare tra la gente),
verso (vado verso casa) davanti a pronomi personali si aggiunge
di (vengo verso di te);
sopra, sotto, dentro, fuori, o dalle locuzioni preposizionali
in direzione di, alla volta di, dalla parte di.
ALCUNI APPROFONDIMENTI
- a, in → esempi: torno a Roma, in senso figurato un'emozione che va dritta al cuore; vado in Italia, in senso figurato non mi viene in mente. La preposizione in implica l'ingresso in un luogo, mentre la preposizione a può indicare indifferentemente tanto l'ingresso, quanto la direzione, quindi ad esempio posso dire: vado alla biblioteca / vado in biblioteca (queste frasi indicano la direzione e l'ingresso); vado alla (e non nella) lavagna (questa frase indica solo la direzione). Se si è vicini alla porta di casa propria si può dire: vado in casa / vado a casa (ma prevale in per il suo concetto di ingresso); se si è abbastanza lontani da casa propria si potrà dire solo: vado a casa (prevale il concetto di direzione anche se c'è l'intenzione di entrare in casa);
- a, da → con il verbo passare le due preposizioni esprimono un diverso concetto di permanenza: quel giocatore è passato alla squadra avversaria (permanenza stabile); più tardi passiamo da te (permanenza breve);
- ci, vi → le particelle ci e vi prima di un verbo di moto esprimono il moto a luogo senza bisogno di nessun altro elemento: oggi vado in palestra, ci vado tutti i giorni;
- avverbi → gli avverbi che esprimono uno stato in luogo: qui, qua, lì, là, sopra, sotto, laggiù, lassù, dentro, fuori, lontano, vicino possono avere anche funzione di moto a luogo se accompagnano un verbo che esprime movimento.
[post_title] => I complementi di luogo: moto a luogo
[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, il complemento di moto a luogo risponde alle domande "verso dove? verso quale luogo? verso quale direzione?". Vediamolo nello specifico.
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Intercultura blog, il tema del
femminile dei nomi che indicano le professioni suscita alcuni interrogativi: come si formano? sono corretti dal punto di vista grammaticale? perché non tutti li usano? Cerchiamo di fare un po' di chiarezza.
Buona lettura!
Prof. Anna
Negli ultimi anni la presenza femminile in mestieri e professioni un tempo riservate agli uomini ha creato le necessità di trovare la corrispondente forma femminile, creando spesso dubbi e imbarazzo.
Se mi riferisco a una donna è meglio usare
sindaca o va bene anche
sindaco? Si dice
avvocata o
avvocatessa? Ci sono ancora sensibilità e posizioni diverse e discordanti su questa questione e gli usi sono tuttora oscillanti. I nomi di professione al femminile spesso creano diffidenza, una domanda ricorrente è: sono grammaticalmente corretti? Proviamo a rispondere.
FORMAZIONE DEI FEMMINILI
Il femminile dei nomi di professione si forma applicando le regole già in uso in italiano:
- i nomi che al maschile terminano in -o formano il femminile attraverso la desinenza -a: il maestro / la maestra; il ballerino / la ballerina, questi casi non suscitano nessuna obiezione in quanto indicano ruoli tradizionalmente ricoperti anche da donne, ma dello stesso tipo sono: il ministro / la ministra; l'avvocato / l'avvocata; l'architetto / l'architetta; il notaio / la notaia;
- i nomi di professione che al maschile terminano in -e formano il femminile come vuole la norma in italiano, alcuni prendono la desinenza -a: infermiere / infermiera; cameriere / cameriera; ingegnere / ingegnera; alcuni aggiungono al tema il suffisso -essa: principe / principessa; studente / studentessa;
- i nomi invariabili hanno un'unica forma per il maschile e per il femminile, per indicare il genere si usa l'articolo; possono terminare in -ante: il cantante / la cantante; in-ente: il dirigente / la dirigente; in -iatra, -il pediatra / la pediatra; in -asta: il cineasta / la cineasta; in -ista: il barista / la barista; in -a: il geometra / la geometra;
- i nomi che al maschile terminano in -tore formano nella maggior parte dei casi il femminile in -trice: pittore / pittrice; attore / attrice; senatore / senatrice; direttore / direttrice; calciatore / calciatrice; dottore diventa però dottoressa; pastore, tintore e impostore prendono invece il suffisso -tora;
- i nomi che terminano in -sore formano solitamente il femminile aggiungendo -itrice al tema dell'infinito del verbo da cui derivano: possessore / posseditrice; evasore / evaditrice; uccisore /ucciditrice, ma non sono comuni nell'uso (professore diventa però professoressa), ci sono poi casi in cui la terminazione popolare -sora si affianca a quella in -itrice e possiamo quindi trovare le forme evasora, uccisora e assessora, che è la forma femminile di assessore, favorita anche dall'impossibilità, iniziando per vocale, di indicare il femminile attraverso la scelta dell'articolo;
- alcuni nomi femminili si riferiscono sia a uomini sia a donne: guida, guardia, sentinella, recluta, matricola, spia comparsa, controfigura, maschera ecc.; analogamente alcuni nomi maschili si riferiscono anche a donne: messo, mozzo, fantasma; il termine sosia invece è sia maschile sia femminile e può essere usato con entrambi gli articoli (il sosia / la sosia): Francesca sembra il sosia (o la sosia) di Anna; inoltre soprano, mezzosoprano e contralto si usano preferibilmente al maschile, benché indichino in genere cantanti di sesso femminile, soprano può avere però due plurali (i soprano, le soprano);
- anche i nomi invariabili di origine straniera possono essere femminili: la leader, la art director, la designer ecc. ma gentlemen, policeman, steward, sono solo maschili, mentre nurse, vendeuse, miss e hostess sono solo femminili;
- mantengono il loro genere anche se riferite a persone di sesso diverso le locuzioni come battitore libero, franco tiratore, portatore d'acqua, braccio destro, prima donna.
USO DEI FEMMINILI
Alcuni consigli:
- ricorrere sempre alla forma femminile in tutti i casi possibili è il primo passo per favorire un linguaggio inclusivo, senza discriminazioni di genere. Si dirà perciò: la radiologa di turno Maria R. e non il radiologo di turno Maria R; così come è preferibile dire l'ambasciatrice Clara P. a l'ambasciatore signore Clara P., l'eventuale dubbio che possa trattarsi della moglie di un ambasciatore maschio sarà chiarita dal contesto;
- a volte il suffisso -essa può avere un'intonazione ironica o addirittura spregiativa, perciò è preferibile la presidente a la presidentessa; la filosofa a la filosofessa; ma nessun problema per professoressa, studentessa, poetessa, dottoressa, ostessa (maschile: oste), duchessa, baronessa, contessa e principessa;
- poiché la lingua è sempre in evoluzione, se si hanno dei dubbi è bene consultare il vocabolario che riporta nella sezione grammaticale di ciascun lemma le indicazioni per la formazione del femminile, è importante però che il vocabolario sia aggiornato;
- se siete interessati ad affrontare l’argomento della rappresentazione dei generi nella lingua italiana, vi segnaliamo l’iniziativa Obbiettivo 10 in parità: https://www.zanichelli.it/chi-siamo/obiettivo-dieci-in-parita?fbclid=IwAR1f79ed6kTQuT7DkMyG3Pjfz_JUyL_C9AXr7Tbl67nOhadzTCDYQ0sLpE0
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complemento di stato in luogo?
Verificatelo con il prossimo esercizio e, se volete prima fare un rapido ripasso, ecco l'articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/02/04/i-complementi-di-luogo-stato-in-luogo/
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Intercultura blog,
il complemento di moto da luogo risponde alla domanda da dove?. Vediamo insieme come si usa.
Buona lettura!
Prof. Anna
Alla domanda
dove? risponde il complemento di stato in luogo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/02/04/i-complementi-di-luogo-stato-in-luogo/; alla domanda
verso dove? risponde il complemento di moto a luogo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/03/04/i-complementi-di-luogo-moto-a-luogo/ e alla domanda
da dove? il complemento di moto da luogo.
COSA ESPRIME
Il complemento di moto da luogo indica il luogo reale o figurato da cui ci si muove o da cui proviene un'azione.
COME SI FORMA
Dipende da verbi o sostantivi di moto, come
partire, partenza, venire, uscire, uscita, ritornare, ritorno, fuggire, fuga, ritorno, rientro, esodo e simili (che si riconducano a un'idea di distacco).
È introdotto in genere dalla preposizione
da.
A volte anche dalla preposizione
di, in particolare:
- in certi casi con il verbo uscire: uscire di casa, uscire di scuola, uscire di chiesa, uscire di senno, uscire di cervello, uscire di strada, uscire di pista ecc.;
- in certe particolari espressioni in correlazione con in: andare di male in peggio, andare di bene in meglio, andare di casa in casa, andare di chiesa in chiesa ecc.;
- davanti agli avverbi qui, qua, lì, là: vai via di lì.
ALCUNI APPROFONDIMENTI
- da, di → in qualche caso l'uso di da o di comporta un cambiamento di significato, entrambe le preposizioni esprimono un'idea di distacco, di origine, ad esempio nelle frasi: l'auto è uscita di strada e l'auto è uscita dalla strada si dice che l'auto in qualche modo ha abbandonato la strada, ma nel primo caso, con di, in genere si intende che ciò è avvenuto non volontariamente, in seguito a un incidente, nel secondo caso invece, con da, l'auto ha abbandonato la strada per volontà del conducente. Otre a questo va notato che il più delle volte da prende l'articolo (dalla strada) e di no (di strada);
- moto da luogo e a luogo figurati → in alcuni casi ci possono essere significati locativi (di luogo) figurati: da buono (moto da luogo) si è trasformato in cattivo (moto a luogo); da impiegato è stato promosso a capoufficio;
- particella ne → può esprimere il moto da luogo senza alcun elemento aggiuntivo: me ne vado (vado via di qui); può anche servire a sottolineare, ripetendolo pleonasticamente, un complemento di moto da luogo anticipato rispetto al verbo: da questa situazione ne usciremo insieme.
Nell'esercizio seguente scegliete l'elemento che introduce il complemento di moto da luogo (da, di, ne), fate attenzione anche alla scelta tra preposizione semplice o articolata.
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