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[post_content] => Vi siete tolti ogni dubbio sulla pronuncia di queste parole? (https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/05/05/problemi-di-pronuncia-prima-parte/; https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/05/19/problemi-di-pronuncia-seconda-parte/; https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/06/16/problemi-di-pronuncia-terza-parte/
Scopritelo con il prossimo esercizio: dovrete riscrivere la parola tra parentesi con il giusto accento.
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[post_content] => Sapete distinguere un complemento di compagnia da un complemento di relazione? Siete in grado di riconoscere il complemento di esclusione? Mettetevi alla prova con il prossimo esercizio in cui dovrete indicare il tipo di complemento contenuto nelle frasi proposte scegliendo tra compagnia, unione, esclusione, relazione.
Per un ripasso: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/06/09/complemento-di-compagnia-complemento-di-esclusione-e-complemento-di-relazione/
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, se avete ancora dubbi sulla pronuncia di alcune parole questo articolo fa al caso vostro.
Buona lettura!
Prof. Anna
Alcune settimane fa abbiamo iniziato una lista di parole dalla dubbia accentazione: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/05/05/problemi-di-pronuncia-prima-parte/; https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/05/19/problemi-di-pronuncia-seconda-parte/. Alcune si pronunciano correttamente solo in un modo, altre invece si possono pronunciare in più modi, altre pronunce invece sono da evitare e a volte capita che le pronunce più diffuse siano le meno corrette e questo crea confusione.
Vediamo insieme queste parole:
- pèrone / peròne → entrambe le pronunce di questa parola, che indica un osso della gamba, sono accettabili; la prima segue il modello della parola latina, la seconda della parola greca;
- persuadère / presuàdere → la pronuncia corretta è persuadère;
- pudìco / pùdico → la pronuncia corretta è pudìco;
- ròbot / robòt / robò → tutte queste pronunce sono accettabile, ma quella etimologicamente più corretta è ròbot; questa parola deriva infatti dal ceco ròbota (lavoro);
- rubrìca / rùbrica → la pronuncia corretta è rubrìca;
- Sàlgari / Salgàri → (cognome del famoso scrittore di romanzi d'avventura): la pronuncia corretta è Salgàri;
- salùbre / sàlubre → la pronuncia più corretta è salùbre, diffusa ma etimologicamente meno corretta la pronuncia sàlubre;
- scandinàvo / scandìnavo → più corretto scandinàvo, molto usato ma meno corretto scandìnavo;
- io strarìpo / io stràripo → la pronuncia corretta è io strarìpo;
- tèrmite / termìte → si pronuncia tèrmite, è da evitare la pronuncia termìte;
- tralìce / tràlice → la pronuncia corretta è tralìce;
- l'ùltra / l'ultrà → si pronuncia ultrà;
- ùpupa / upùpa → la pronuncia corretta è ùpupa;
- utènsile / utensìle → se usato come aggettivo (la macchina utensile) la parola va pronunciata utènsile, mentre se viene usata da sola, come sostantivo, (l'utensile del fabbro) va pronunciata utensìle;
- zaffìro / zàffiro → la pronuncia più diffusa è zaffìro, ma non è sbagliato dire zàffiro, perché segue la pronuncia greca.
Se ci sono altri parole che vi mettono in difficoltà, scrivetele nei commenti.
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Intercultura blog, oggi vedremo tre complementi, due molto simili tra loro e uno opposto.
Buona lettura!
Prof. Anna
COMPLEMENTO DI COMPAGNIA (con chi? con che cosa?)
Il complemento di compagnia indica la persona o l'animale (un essere animato) con cui ci si trova o con cui si compie o si subisce un'azione. Se si tratta di un essere inanimato prende il nome di
complemento di unione.
Può essere introdotto da:
con, insieme con, assieme a, in compagnia di, unitamente a ecc.:
- vado in vacanza con Marina (compagnia);
- veniamo a scuola con molti libri (unione).
Alcune precisazioni
- con (= insieme) è la congiunzione che più comunemente introduce questo complemento;
- insieme a, assieme a, in compagnia di, unitamente a sono locuzioni che marcano la compagnia o l'unione: sono andata a teatro insieme con mio fratello, sto bene in compagnia di Marco, unitamente a è piuttosto frequente in linguaggi settoriali come quello amministrativo: la domanda dovrà essere inviata unitamente alla ricevuta dell'avvenuto pagamento della tassa di iscrizione;
- la particella ci (= con lui, con lei, con loro, con questo, con quello...) può fungere da complemento di compagnia, può anche rafforzare un complemento di compagnia già messo in evidenza a inizio frase: ha invitato un suo amico a casa sue e ci ha giocato tutto il pomeriggio; con te ci sto bene;
- se il rapporto si presenta come un tutto unico, inseparabile, più che di un complemento di unione, si dovrà parlare di complemento di qualità: è un libro con bellissime illustrazioni; ho mangiato pasta col pomodoro.
COMPLEMENTO DI ESCLUSIONE O ECCETTUATIVO (senza chi? senza cosa?)
Il complemento di esclusione, contrariamente al precedente, indica l'essere o la cosa che rimane esclusa da un fatto o da una situazione.
Può essere introdotto da:
senza, fuorché, eccetto (che), salvo, fatta eccezione per ecc.:
- vado in vacanza senza i miei amici;
- c'erano tutti fuorché Marco.
Alcune precisazioni:
- senza è l'esatto contrario di con, ed è la preposizione che più comunemente introduce questo complemento;
- fuorché, eccetto (che), fatta eccezione di (per), salvo, tranne, all'infuori di, con l'eccezione di, con l'esclusione di, a parte segnalano più un eccezione che un'esclusione: a parte la geometria, le altre materie mi piacciono tutte;
- escluso, eccettuato, fatto salvo, segnalano un'esclusione e concordano con il nome che introducono: trascurerei tutte le materie, fatta salva la matematica;
- se questo complemento viene collocato prima del verbo assume particolare rilievo: senza di te non ci so stare.
COMPLEMENTO DI RELAZIONE (con, tra, contro chi? che cosa?)
Il complemento di relazione esprime un rapporto di amicizia, di avversione, di ostilità, di solidarietà, di intesa, di collaborazione, di fiducia tra individui. Può dipendere da tutti i verbi che contengono in sé l'idea di una relazione reciproca (conversare, incontrarsi, parlare, combattere, sposarsi, confidarsi, accordarsi ecc.). È molto simile al complemento di compagnia e può essere introdotto da vari elementi:
con (il più usato)
, verso, contro, avverso (nella lingua burocratica) e qualche volta anche da
a, tra o
fra:
- cerco sempre di stare in pace con tutti;
- fra moglie e marito non mettere il dito;
- quella squadra ha giocato contro di noi.
Con certi verbi o espressioni di prevalenza come
vincere, trionfare, riportare una vittoria, prevalere, e con i nomi e gli aggettivi corrispondenti (vittoria, vittorioso, trionfo, prevalenza) la preposizione introduttiva può essere
su:
Giulio Cesare trionfò sui Germani.
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Intercultura blog, l'avverbio
male, unito ad alcuni verbi e ad altre parole,
forma espressioni e modi di dire molto comuni nella lingua di tutti i giorni. Vediamoli insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Male è un avverbio, dal latino
male, derivato a sua volta da
malus (cattivo), quando è in posizione proclitica (cioè quando è priva di accento proprio e nella pronuncia si appoggia alla parola seguente) è spesso troncato in
mal. Il comparativo di maggioranza è
peggio e il superlativo
malissimo o
pessimamente.
Significa:
→
in modo non giusto, non buono; alcuni verbi accompagnati da questo avverbio assumono significati particolari:
- parlare male di qualcuno, dire male di qualcuno: sparlare di qualcuno, denigrare qualcuno;
- abituarsi male: prendere cattive abitudini;
- trattare male qualcuno, rispondere male a qualcuno: trattare qualcuno o rispondere con durezza, in modo irrispettoso, arrogante;
- sta male: è sconveniente, è poco corretto, non sta bene (sta male rispondere così a un superiore);
→
in modo insoddisfacente, svantaggioso, spiacevole:
- restare, rimanere male (restarci, rimanerci male): essere contrariato, deluso;
- andare male: procedere in maniera non favorevole, negativa (l'esame è andato male);
- vestire male: vestire senza eleganza;
- stare male: essere indisposto, essere ammalato, essere a disagio; ma si usa per indicare qualcosa non adatta, non essere appropriata (questo vestito ti sta male);
- prenderla male: reagire in modo negativo, risentirsi;
- sentirsi male: non star bene in salute; essere colto da improvviso malore;
- trovarsi male: non essere, non sentirsi a proprio agio (non mi trovo bene con loro); non sentirsi soddisfatto (con questo prodotto ci siamo trovati male);
- stare male a quattrini: averne pochi;
- essere messo male: trovarsi in una situazione negativa;
- finire male: prendere una brutta strada, fare una brutta fine;
- non essere male: essere discreto, abbastanza bello, abbastanza buono (quel film non è male, questo vino non è male); lo stesso significato lo esprime la locuzione niente male o mica male (mica male quell'attore);
- (la situazione) si mette male: la situazione si sviluppa in senso negativo: le cose si mettono male (= la situazione sta degenerando);
- male (o mal) che vada; per male che vada: (con valore concessivo) anche nell'ipotesi peggiore (male che vada prenderemo un po' di pioggia);
- andare di male in peggio: peggiorare, detto di una situazione o altro già negative in partenza;
- bene o male: in un modo o nell’altro, in qualche modo (bene o male ci siamo riusciti);
- predicare bene e razzolare male: tenere un comportamento moralmente riprovevole o comunque considerato negativo, contrariamente ai principi enunciati (dici che i dolci fanno male e poi ti abbuffi di torta al cioccolato).
Per approfondire argomenti correlati:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2019/06/20/espressioni-con-lavverbio-bene/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2019/09/19/bravo-o-bene/
L'articolo viene pubblicato di venerdì questa settimana perché ieri era il 2 giugno, la Festa della Repubblica; per saperne di più:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/06/02/la-festa-della-repubblica/
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[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, l'avverbio male, unito ad alcuni verbi e ad altre parole, forma espressioni e modi di dire molto comuni nella lingua di tutti i giorni. Vediamoli insieme.
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Care lettrici o cari lettori di Intercultura blog, siete pronti per il consueto ripasso? Cominciamo con un esercizio sulle onomatopee.
Buon test!
Prof. Anna
Quante onomatopee ricordate? Scopritelo con il prossimo esercizio, ma se prima volete ripassarle leggete questi articoli:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/03/24/bla-bla-bum-cip-le-onomatopee-prima-parte/;
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/04/21/gnam-shh-zac-le-onomatopee-seconda-parte/.
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Non ci resta che fare un esercizio sulle proposizioni eccettuative.
Potete ripassarle qui:
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Come si pronunciano le seguenti parole?
Se non ve lo ricordate, leggete qui:
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https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/05/19/problemi-di-pronuncia-seconda-parte/
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Intercultura blog, alcune
parole hanno un'accentazione dubbia: si dice
gratùito o
gratuìto?
leccòrnia o
leccornìa? Vediamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
In italiano l'accento non è graficamente segnalato (tranne quando cade sull'ultima sillaba), per questo è possibile avere dubbi sull'accentazione delle parole; ci sono poi alcune parole che hanno un'accentazione dubbia: a volte è possibile pronunciarle in due modi diversi e a volte invece una solo pronuncia è corretta.
Proseguiamo la lista di parole dalla pronuncia problematica iniziata alcune settimane fa (
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/05/05/problemi-di-pronuncia-prima-parte/):
- gratuìto / gratùito → la pronuncia corretta è gratùito;
- guàina / guaìna → la pronuncia più diffusa è guàina, mentre la pronuncia etimologicamente più corretta ma meno diffusa è guaìna;
- ìlare / ilàre → la pronuncia corretta è ìlare da evitare invece ilàre;
- ìncavo / incàvo → la pronuncia più corretta è incàvo, la pronuncia ìncavo è diffusa, meno corretta ma riportata in molti dizionari e considerata accettabile;
- ìnfido / infìdo → si pronuncia infìdo, da evitare invece ìnfido;
- ìslam / islàm → la pronuncia più diffusa è ìslam, mentre islàm è etimologicamente più corretta ma meno diffusa;
- leccòrnia / leccornìa → la pronuncia corretta è leccornìa, da evitare invece leccòrnia;
- mìmesi / mimèsi → entrambe le pronunce sono accettate; la prima è meno comune e deriva dal greco, la seconda è più comune dal latino;
- nècrosi / necròsi → anche in questo caso entrambe le pronunce sono accettate; la prima, meno comune, deriva dal greco, la seconda, più comune, dal latino;
- Nobèl / Nòbel → la pronuncia corretta è Nobèl, la pronuncia Nòbel è più diffusa ma etimologicamente meno corretta;
- nòcciolo / nocciòlo→ nòcciolo quando si parla del guscio legnoso che ricopre il seme di alcuni frutti, nocciòlo se si parla dell'albero che dà le nocciòle;
- Omèro / òmero→ l'òmero è l'osso che va dalla spalla al gomito; mentre il poeta greco è Omèro;
- ossìmoro / ossimòro → entrambe le pronunce sono corrette.
Ci sono altre parole che vi creano dei dubbi? Condividetele con noi!
[post_title] => Problemi di pronuncia (seconda parte)
[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, alcune parole hanno un'accentazione dubbia: si dice gratùito o gratuìto? leccòrnia o leccornìa? Vediamolo insieme.
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Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, a
volte, soprattutto nei contesti informali, l'imperfetto è usato non per determinare l'azione come passata, ma per sottolineare particolari sfumature modali. Vediamo quali.
Buona lettura!
Prof. Anna
L'imperfetto esprime un'azione incompiuta nel passato; come tempo del passato si usa per azioni che vengono presentate come non concluse (imperfetto = non finito, non concluso).
È il tempo tipico per delle descrizioni, delle azioni ripetute col carattere dell'abitudine, delle situazione contemporanee ad altre già concluse (perfette) o non ancora concluse (imperfette), dei fatti sul punto di iniziare (e dunque imperfetti):
- descrizione → era una notte buia e tempestosa;
- abitudine → da bambina portavo le trecce;
- relazione tra due azioni contemporanee imperfette → mentre camminava, ascoltava la musica;
- relazione tra due azioni contemporanee di cui una conclusa → mentre camminava, le ha telefonato.
A volte, soprattutto nei contesti informali, l'imperfetto è usato non per determinare l'azione come passata, ma per sottolineare una particolare sfumatura modale.
Perciò si può usare:
- al posto del presente indicativo o condizionale, per fare una richiesta in modo garbato o per affrontare situazioni con un certo imbarazzo (imperfetto attenuativo), come se chi parla volesse dire volevo questo, ma, se non è possibile, non importa; è molto frequente nel parlato, e si usa prevalentemente con i verbi volere, desiderare, preferire: volevo sapere il prezzo di questo articolo, il verbo all'indicativo renderebbe la richiesta troppo brusca (voglio sapere il prezzo) e se invece voglio adoperare un registro più formale mantenendo la stessa sfumatura attenuativa posso usare il condizionale presente (vorrei sapere il prezzo); si usa anche per disporsi all'ascolto, ad esempio entrando in un negozio, il commesso potrebbe dire: desiderava? per dire cosa desidera?; si usa anche per affrontare le situazioni in cui ci sentiamo in imbarazzo: buongiorno, cercavo il Signor Rossi; questa modalità dell'imperfetto esprime non solo una richiesta in maniera attenuata ma anche l'intenzione, il proposito;
- al posto del condizionale passato nel parlato informale per esprimere una condizione irreale: era meglio se non venivi (sarebbe stato meglio se non fossi venuto), oppure un'eventualità che avrebbe potuto verificarsi nel passato: se sapevo che non venivi, non ti aspettavo (se sapevo che non saresti venuto, non ti avrei aspettato);
- al posto del condizionale passato con i verbi dovere, volere, potere e credere in senso negativo per esprimere una potenzialità nel passato: dovevi dirmelo (avresti dovuto dirmelo), non credevo (non avrei creduto) che ce la faceva (ce l'avrebbe fatta);
- al posto del condizionale passato per esprimere il futuro nel passato (imperfetto prospettivo): Luca ha detto che veniva (che sarebbe venuto);
- al posto del passato prossimo o remoto per narrare azioni sentite con una certa intensità psicologica (imperfetto narrativo, storico o cronistico), si usa in determinati momenti in cui si narrano i fatti della storia o della cronaca con particolare intensità emotiva, è frequente nella linguaggio giornalistico, nei testi di storia, nei verbali di polizia o nelle commemorazioni: il 5 maggio 1821 moriva (invece di morì) Napoleone Bonaparte;
- per esprimere un'azione che sta per iniziare, ma che non ha avuto luogo: quasi quasi cadevo!;
- nel parlato è diffuso l'imperfetto di pianificazione che esprime l’intenzione di compiere qualcosa nel futuro, intenzione ancora negoziabile: "Cosa fai stasera?" "Stasera andavo al cinema, se c'è qualche film interessante";
- l’imperfetto ludico è frequente nell’interazione e nei giochi tra bambini, nelle messe in scene e nell’assegnazione di ruoli dei partecipanti a un gioco: "Ci stavi se giocavamo a guardia e ladri? Tu eri la guardia e io ero il ladro".
Fonti:
Pietro Trifone, Massimo Palermo,
Grammatica italiana di base, Zanichelli, 2020;
Luca Serianni,
Grammatica italiana, Italiano comune e lingua letteraria, UTET, 1989;
Giovanni Battista Moretti,
L'italiano come prima o seconda lingua nelle sue varietà scritte e parlate, Guerra Edizioni, 2006.
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Vi siete tolti ogni dubbio sulla pronuncia di queste parole? (
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/05/05/problemi-di-pronuncia-prima-parte/;
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/05/19/problemi-di-pronuncia-seconda-parte/;
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/06/16/problemi-di-pronuncia-terza-parte/
Scopritelo con il prossimo esercizio: dovrete riscrivere la parola tra parentesi con il giusto accento.
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