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[post_content] => Ripassiamo ora alcune importanti regole ortografiche, se non le ricordate potete rinfrescarvi la memoria con questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/06/23/alcune-regole-ortografiche/
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi vediamo quali sono le principali espressioni formate con la parola campo.
Buona lettura!
Prof. Anna
La parola campo può avere diversi significati a seconda del contesto in cui viene utilizzata, per questo motivo la troviamo in molte espressioni e modi di dire.
Vediamo insieme i principali.
In ambito militare il termine campo indica un luogo dove si combatte, si compiono esercizi militari o si organizzano e attuano piani militari, da questo significato derivano alcune espressioni:
- scendere in campo → combattere, accettare una sfida, in senso figurato: impegnarsi in una discussione o in una competizione per sostenere un'idea, un piano, un progetto, assumere una posizione pubblica, un ruolo politico: : i sindacati sono scesi in campo per dire a no alla riforma;
- mettere in campo → far scendere in campo; schierare in un combattimento o in una gara: mettere in campo la squadra al completo; in senso figurato: introdurre argomenti da esaminare, avanzare proposte da discutere, obiezioni: hanno messo in campo le loro proposte;
- abbandonare il campo → ritirarsi, smettere di combattere, in senso figurato: ritirarsi da un’attività;
- cedere il campo → ritirarsi dalla battaglia, lasciare vincere il nemico, in senso figurato: lasciare che qualcuno subentri al proprio posto: cedo il campo al mio collega;
- campo minato → zona in cui sono interrate mine antiuomo e anticarro, in senso figurato indica un argomento insidioso, una situazione rischiosa o che presenta troppe incognite;
- da campo → si dice di un oggetto di uso militare o da campeggio, quindi semplice, funzionale e facilmente trasportabili: fornello da campo, letto da campo;
- sul campo → subito dopo una battaglia, nel corso di una guerra: essere decorato sul campo, in senso figurato significa a contatto diretto con la realtà, con l’ambiente in cui avviene il fenomeno da analizzare: ricerca sul campo, studiare sul campo.
In ambito sportivo il
campo è un'area attrezzata per attività e competizioni sportive o ricreative, specialmente all'aperto:
campo di calcio (da calcio),
campo da tennis, campo da golf; da qui derivano altre espressioni:
- entrare in campo → quando un giocatore è inserito nella squadra durante il gioco, in senso figurato: intervenire, specialmente in una discussione e in un dibattito;
- a tutto campo → si dice di gioco che spazia su tutto il campo, in senso figurato si dice di ricerca, attività, condotta a vasto raggio, con piena libertà, senza limitazioni: un’inchiesta a tutto campo.
Nel cinema e nella fotografia il
campo è lo spazio che rientra nell’inquadratura della macchina da presa o fotografica:
- campo lungo → è l'inquadratura che comprende figure distanti oltre 30 metri dalla macchina da presa, ma bene individuabili;
- fuori campo o fuoricampo → di voce o suono proveniente da una fonte che resta al di fuori della scena inquadrata: voce fuoricampo.
Altre espressioni:
- avere campo libero → avere piena libertà d'azione;
- campo visivo → indica l'ampiezza della visione di uno o entrambi gli occhi immobili;
- non c'è campo, non ho campo → è un'espressione colloquiale, nella telefonia cellulare si dice quando il valore del campo elettromagnetico che trasmette i segnali non è sufficiente per stabilire la comunicazione.
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Intercultura blog, le
proposizioni infinitive ci riservano ancore delle sorprese. Scopriamo quali nel prossimo articolo.
Buona lettura!
Prof. Anna
INFINITIVE CON I VERBI FARE E LASCIARE
Nella costruzione causativa il il verbo causativo (fare, lasciare) indica che l’azione espressa dall’infinito è stata causata dal soggetto della principale:
chi ha fatto bruciare la torta?;
lasciamo uscire il cane.
In presenza dei verbi causativi
fare o
lasciare e talvolta
mandare l'infinito potrebbe avere un oggetto diretto. In questo caso chi compie l'azione viene fatto precedere dalla preposizione
a oppure
da e hanno la funzione di complemento d'agente; vediamo nello specifico:
- la preposizione a si usa solitamente per introdurre un agente al quale si permette (fare, lasciare) di compiere un'azione della quale lui stesso sarà il beneficiario: facciamo mangiare il gelato (oggetto diretto) ai bambini (complemento d'agente) = permettiamo ai bambini di mangiare un gelato; lascia guidare la macchina (oggetto diretto) a Luca (complemento d'agente) = permetti a Luca di guidare la macchina;
- la preposizione da si usa per introdurre un agente a cui si richiede (fare) un'azione di cui potrà beneficiare non lui ma chi la richiede o qualcun altro che ha la funzione di oggetto indiretto: ti faccio preparare il pranzo da Marco = vi (a voi, oggetto indiretto e beneficiario dell'azione) faccio (verbo causativo) preparare il pranzo (verbo all'infinito + oggetto diretto: azione di cui beneficia l'oggetto indiretto) da Marco (complemento d'agente); se l'oggetto diretto è un pronome atono: lo faccio preparare da Marco.
INFINITIVE CON SOGGETTO DIVERSO DA QUELLO DELLA REGGENTE
Con alcuni verbi che indicano una volontà, un ordine, un suggerimento l'oggettiva implicita all'infinito (che in questi casi è sempre preceduto da
di) può avere un soggetto diverso; il destinatario dell'atto di volontà, dell'ordine o del suggerimento è espresso nella reggente per mezzo di un complemento di termine:
mi permetto di parlare → identità di soggetti →
io permetto a me di parlare;
vi permetto di parlare → diversità di soggetti →
io permetto a voi di parlare; se manca un complemento di termine, il destinatario sottinteso è sempre diverso dal soggetto della reggente:
la legge non permette di superare i limiti di velocità → la legge non permette (sottinteso: alle persone, ai guidatori)
di superare i limiti di velocità. I verbi più comuni con questa costruzione sono:
comandare, concedere, consentire, imporre, ingiungere, intimare, ordinare, permettere, proibire, raccomandare, suggerire, vietare e i verbi dichiarativi
dire e
avvertire quando sono usati con valore volitivo:
le ho detto di andare via.
Anche alcuni verbi di percezione possono avere reggere un'infinitiva con un soggetto diverso da quello della reggente:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/03/07/le-proposizioni-infinitive-1/.
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Intercultura blog, cosa sono
le proposizioni infinitive e che funzioni hanno? Scopriamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Quando il verbo di una frase (sia principale sia subordinata) è al modo infinito questa frase si definisce infinitiva. Le frasi infinitive, all'interno di un periodo, possono avere diverse funzioni sintattiche: possono fungere da oggetto ed essere quindi oggettive oppure da soggetto e di conseguenza soggettive.
⇒
Quando l'infinito funge da unico complemento (complemento oggetto) del verbo della reggente può essere introdotto:
- dalla preposizione di → fanno parte di questa categoria verbi che indicano azioni o processi legati all’attività verbale e verbi che indicano processi mentali di varia natura: dire, dimenticare, ricordare (ricordati di chiamarmi), ricordarsi, rispondere (rispose di non potere), ritenere, sostenere, cercare (col significato di sforzarsi, tentare: cercarono di salvarsi), sforzarsi, pregare, dubitare (dubito di essere all'altezza), tentare (ho tentato di rispondere), sperare, gridare (mi gridò di fermarmi);
- dalla preposizione a → i verbi che reggono questa preposizione esprimono di solito un'azione che avviene successivamente rispetto al verbo della reggente, ad esempio i verbi provare, azzardarsi, ingegnarsi, avventurarsi, aspirare, anelare oppure i verbi che descrivono un'azione che il soggetto sta per intraprendere: iniziare, accingersi, prepararsi, mettersi (si sono messi a studiare); sono seguiti dalla preposizione a anche i verbi che indicano un movimento o una posizione: venire, andare, entrare, sedersi, con questi verbi la frase con l'infinito può avere valore finale (veniamo a vedere il film);
- non introdotto da preposizione → l'infinito che non è introdotto da nessuna preposizione è solitamente retto da verbi che esprimono uno stato d'animo: amare, desiderare, adorare, odiare, detestare, preferire.
⇒ L'infinito può essere retto da verbi di percezione come
sentire, vedere, ascoltare, guardare, osservare, in questi casi l'infinito può avere funzione di soggetto o di oggetto. Consideriamo le seguenti frasi: 1-
si vedevano tante persone correre in strada (soggetto); 2-
vedevo tante persone correre in strada (oggetto), nell'esempio 1 c'è una soggettiva con il verbo all'infinito, il soggetto (tante persone) è anche il soggetto del verbo passivo della frase reggente (si vedevano), quindi la subordinata soggettiva condivide con la reggente il sostantivo che funge da soggetto; mentre nell'esempio 2 c'è un'oggettiva con il verbo all'infinito il cui soggetto (tante persone) è contemporaneamente l'oggetto della frase reggente (vedevo), in questo caso la subordinata oggettiva ha in comune con la reggente un sostantivo che è l'oggetto della reggente e il soggetto dell'oggettiva. Questa costruzione, molto particolare e un po'intricata, rende la reggente e la subordinata interdipendenti: l'una non potrebbe esistere senza l'altra.
Per approfondire:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/03/07/le-forme-implicite-linfinito-semplice-e-composto/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/11/22/luso-delle-preposizioni-prima-di-un-verbo-allinfinito/
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prefisso corretto per formare la parola (sostantivo, aggettivo, verbo) che corrisponde alla definizione data. Se avete dei dubbi, vi consiglio di consultare il vocabolario.
Per ripassare questo argomento leggete i seguenti articoli:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/01/11/la-formazione-delle-parole-i-prefissi-intensivi-e-i-prefissi-negativi/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/02/22/la-formazione-delle-parole-i-prefissi-verbali/
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[post_content] => Il prossimo esercizio è sulle locuzioni avverbiali; per ripassarle potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/02/15/locuzioni-avverbiali/
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[post_excerpt] => Il prossimo esercizio è sulle locuzioni avverbiali.
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Intercultura blog,
ecco alcuni esercizi per mettervi alla prova sugli argomenti trattati di recente.
Buon test!
Prof. Anna
Il primo è sui significati del verbo guardare e sulle espressioni che lo contengono.
Qui trovate l'articolo in cui se ne parla:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/01/25/i-molti-significati-del-verbo-guardare/
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Intercultura blog,
i prefissi non sono presenti solo nella formazione di sostantivi e di aggettivi
ma anche nella formazione dei verbi. Vediamo insieme quali sono i principali.
Buona lettura!
Prof. Anna
I prefissi che contribuiscono alla creazione di forme verbali sono quasi tutti utilizzabili anche per la formazione di nomi e aggettivi.
I principali e più produttivi sono:
- contro-, contra-: esprimono opposizione, reazione, replica: battere → controbattere; porre → contrapporre; dire → contraddire; bilanciare → controbilanciare; distinguere → contraddistinguere; indicare → controindicare;
- de-, dis-, s-: hanno valore negativo, ma con diverse sfumature di significato: de- ha soprattutto valore sottrattivo: concentrare → deconcentrare (togliere concentrazione), centralizzare → decentralizzare, stabilizzare → destabilizzare, colorare → decolorare, vitalizzare → devitalizzare; dis- ha valore sottrattivo: incentivare → disincentivare, armare → disarmare o negativo: approvare → disapprovare (non approvare), piacere → dispiacere, chiudere → dischiudere; s- ha sia una funzione negativa: contentare → scontentare, caricare → scaricare, ubbidire → disubbidire, montare → smontare, sia una funzione peggiorativa: parlare → sparlare, ragionare → sragionare. Un altro valore di s-, opposto a tutti gli altri, è quello intensivo: battere → sbattere, beffeggiare → sbeffeggiare, trascinare → strascinare, cancellare → scancellare;
- inter-, (in)fra-: significano in mezzo, da questo significato derivano tre estensioni semantiche ⇒ collegamento, comunanza, reciprocità: agire → interagire, correre → intercorrere, porre → interporre, venire → intervenire, mettere → (in)frammettere, porre → (in)frapporre. Insieme con (in)fra- consideriamo (in)tra- (dentro) e tra(s)- (attraverso, oltre): mettere → intramettere, vedere → intravedere, forare → traforare, formare → trasformare, passare → trapassare, vestire → travestire;
- r(i)-, r(e)-: significano di nuovo: fare → rifare, scrivere → riscrivere, tentare → ritentare, inserire → reinserire, integrare → reintegrare, nascere → rinascere, ci sono altre estensioni di significato: movimento all'indietro: spedire → rispedire (spedire indietro), mandare → rimandare (mandare indietro); recupero di ciò che si è perduto, ritorno a una fase anteriore, con un valore di opposizione: trovare → ritrovare, acquistare → riacquistare, sanare → risanare; opposizione: agire → reagire; reciprocità: amare → riamare. Solitamente davanti alle vocali a, o, e, u ri- mantiene la vocale: riavere, riottenere, rieducare, riutilizzare; l'elisione davanti alla vocale a è presente in alcune forme con un valore intensivo: rassicurare oppure in varianti di una forma verbale che non è più in uso: assettare → rassettare, affigurare → raffigurare, freddare → raffreddare, serenare → rasserenare; hanno valore intensivo anche: risvegliare, ricercare, rinchiudere; ri- può conferire un valore nuovo al verbo di derivazione: cavare → ricavare , legare → rilegare, produrre → riprodurre;
- stra-: indica eccesso, esprime una misura oltre il normale: fare → strafare, pagare → strapagare, vincere → stravincere, cuocere → stracuocere.
Per approfondire il tema della formazione delle parole:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2024/01/11/la-formazione-delle-parole-i-prefissi-intensivi-e-i-prefissi-negativi/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/10/19/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-prima-parte/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/11/30/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-seconda-parte/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/02/08/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-terza-parte/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/04/26/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-aggettivi-da-nomi/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/06/14/la-formazione-della-parole-i-suffissi-aggettivi-da-verbi-verbi-da-nomi-verbi-da-aggettivi/
Nell’esercizio che segue è necessario inserire il prefisso corretto per formare il verbo che corrisponde alla definizione data. Se avete dei dubbi, consultate il vocabolario.
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Intercultura blog,
cos'è una locuzione avverbiale e da quali elementi è formata? Scopriamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Le locuzioni avverbiali sono unità costituite da due o più parole disposte in una serie fissa che hanno nel loro insieme la funzione di avverbio.
Possono essere formate con vari elementi:
- con una preposizione: a stento, con sforzo, a proposito, di sicuro;
- con una doppia preposizione: a mano a mano, a poco a poco;
- con le preposizioni di e in: di bene in meglio, di male in peggio, di tanto in tanto, d'ora in ora, d'ora in poi;
- con la duplicazione di un sostantivo: passo passo;
- con la duplicazione di un aggettivo: bel bello;
- con la duplicazione di un verbo: stringi stringi;
- con la duplicazione di un avverbio: quasi quasi, or ora, lemme lemme.
Le locuzioni avverbiali hanno spesso il loro corrispondente in avverbio:
per ogni dove = dovunque;
per caso = casualmente ecc.; tuttavia questa corrispondenza è in molti casi ingannevole oppure è valida solo per alcuni usi particolari della locuzione o dell'avverbio. Prendendo in considerazione questi esempi:
collegialmente = in gruppo, insieme; debitamente = nella maniera dovuta, come si deve; letteralmente = alla lettera; numericamente = per numero; parzialmente = in parte. Le aree si significato coperte dai due termini a confronto si sovrappongono solo in parte, ad esempio
collegialmente significa più nello specifico
in adunanza collegiale, in comune fra i varî componenti di un collegio di persone quindi nessuno direbbe *
andiamo al cinema collegialmente ma
andiamo al cinema insieme; è possibile
interpretare un autore letteralmente o
alla lettera ma non possiamo dire *
sono alla lettera senza parole ma si dirà
sono letteralmente senza parole (in questo caso
letteralmente significa
proprio, davvero, realmente) così come è possibile dire
i nostri nemici sono inferiori per numero / numericamente ma andrà bene dire solo
una cifra numericamente non memorizzabile e
*non una cifra non memorizzabile per numero, e ancora si dirà
ho letto solo parzialmente / in parte questo libro ma non
*ti sei comportata un po' in parte con loro (perché in questo caso
parzialmente significa
con parzialità).
In base al loro significato è possibile classificare le locuzioni avverbiali in:
- locuzioni avverbiali di modo (come, in che modo?)→ così così, di buon grado, di corsa, di proposito, di sicuro, di solito, di fretta e furia, in genere, per caso, per davvero, sul serio, a casaccio, a fatica, a forza, a stento. a quattr’occhi, a squarciagola, al contrario, a piedi, all’antica, alla meno peggio, alla svelta ecc.;
- locuzioni avverbiali di tempo (quando?)→ una volta, un tempo, poco fa, or ora, tra poco, in futuro, prima o poi, di frequente, di rado, di quando in quando, fino ad allora, da oggi, d’ora in poi, per sempre, sul tardi, in anticipo, in ritardo, per le lunghe, in men che non si dica, in un batter d’occhio, all’improvviso, in un baleno, sul presto ecc.
- locuzioni avverbiali di luogo (dove?)→ di là, di qua, di sopra, di sotto, in basso, in cima, in coda, in giro, nei dintorni, nei paraggi, per di qua, per di là, a sinistra, al centro, a lato, alla fine, da lontano, da vicino, da queste parti, di fianco ecc.;
- locuzioni avverbiali di quantità (quanto?)→ a bizzeffe, all’incirca, in parte, né più né meno, più o meno, poco meno, su per giù, un po‘, per un pelo, fin troppo, di gran lunga ecc.;
- locuzioni avverbiali di giudizio o valutazione affermative→ di certo, per certo, di sicuro, senz’altro, senza dubbio, per l’appunto, in tutti i modi, in tutte le maniere ecc.; negative→ per niente, per nulla, niente affatto, neanche per idea, nemmeno per sogno, meno che mai, in nessun modo ecc.; dubitative→ quasi quasi, se possibile ecc.
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Intercultura blog,
sbagliando si impara dice il proverbio, può capitare però che dagli errori nascano dei veri capolavori.
Oggi scopriremo come alcuni famosi piatti e prodotti della tradizione italiana siano nati per sbaglio.
Buona lettura!
Prof. Anna
La nascita e le origini di ricette e di cibi tradizionali sono spesso avvolte in una nube di mistero: realtà e leggenda si mischiano tra loro e quasi sempre diventa impossibile distinguerle; si narra che alcune tra le più note preparazioni della cucina italiana siano frutto della casualità o addirittura di errori. Vediamo quali.
IL GORGONZOLA
Sembra che uno dei formaggi italiani più particolari e conosciuti (è il quinto formaggio italiano più esportato nel mondo) sia nato grazie a una storia d'amore. Siamo nel Medioevo, intorno all'879 circa, nella cittadina di Gorgonzola, vicino a Milano, un giovane
casaro, nella fretta di correre dall'amata (secondo altri distratto dal pensiero di lei), si dimenticò il fagotto della
cagliata fresca appeso a
sgrondare; per non buttarla via, il giorno successivo aggiunse la cagliata dimenticata a della cagliata fresca. Trascorso il tempo di stagionatura, si rese conto di aver dato vita a un formaggio dell'aspetto inusuale e dal sapore eccezionale.
Lessico:
- casaro → addetto alla trasformazione del latte in burro e formaggi;
- cagliata → nella fabbricazione del formaggio, prodotto intermedio ottenuto per coagulazione, con il caglio, del latte puro, intero o scremato;
- sgrondare → far cadere a gocce l’acqua o un altro liquido che impregna un oggetto.
IL PANETTONE
Le storie sull'origine di questo dolce natalizio sono molte, quello che è certo è che fece la sua comparsa a Milano verso la fine del XV secolo alla corte di Ludovico Maria Sforza, detto Ludovico il Moro (1452-1508), allora signore di Milano. Secondo una di queste leggende il panettone nasce come rimedio a un errore. È la vigilia di Natale e il cuoco di corte, alle prese con la preparazione di un sontuoso banchetto, bruciò il dolce. Come rimediare? Un
garzone di nome Toni propose di servire un dolce preparato con avanzi dell'impasto del pane e l'aggiunta di uova, burro, uvetta e canditi. Il dolce piacque così tanto ai
commensali che lo chiamarono
el pan de Toni, ovvero il pane di Toni in dialetto
meneghino, in omaggio al suo creatore. Da qui deriverebbe il nome panettone, la cui ricetta si diffonderà in tutta Italia, diventando uno dei dolci natalizi più diffusi e amati.
Lessico:
- garzone → in una bottega, giovane lavoratore subordinato, addetto alle attività più semplici;
- commensali → chi siede con altri alla medesima tavola, specialmente in occasione di banchetti, pranzi ufficiali;
- meneghino → milanese.
IL RISOTTO ALLA MILANESE
Ancora una volta è a Milano che nasce, per sbaglio o per casualità, un celebre piatto della tradizione italiana: il risotto alla milanese. La prima ricetta nota risale al 1574, alle nozze della figlia di Valerio di Fiandra, uno dei mastri vetrai di origini
fiamminghe che lavorava alle vetrate del Duomo di Milano. Nel giorno della cerimonia un suo assistente, soprannominato Zafferano per via dell'abitudine di aggiungere questa spezia ai colori delle vetrate per renderli più brillanti, suggerì al cuoco di aggiungere un pizzico di zafferano a un risotto, allora servito bianco al burro. Non sappiamo se l'idea nacque per fare uno scherzo o per sperimentare un nuovo abbinamento in cucina, ma sappiamo che il piatto conquistò tutti sia per il sapore sia per il colore simile a quello dell'oro, simbolo di ricchezza.
Lessico:
- fiammingo → delle Fiandre; della parte settentrionale del Belgio, dei Paesi Bassi.
LA TORTA CAPRESE
La torta caprese è un dolce tradizionale di Capri, una deliziosa torta preparata con mandorle, cioccolato fondente, uova, burro e zucchero. Siamo nella Capri degli anni Venti, a un pasticcere di nome Carmine di Fiore venne commissionata una torta alle mandorle da tre clienti molto particolari: tre malavitosi
al soldo di Al Capone. Forse per paura o forse per distrazione Carmine di Fiore si dimenticò di aggiungere la farina all'impasto. Dopo averla sfornata, quando era ormai troppo tardi per rimediare, si accorse dell'errore; ma con sua grande sorpresa si rese conto che proprio l'assenza della farina aveva conferito al dolce una consistenza morbida al centro e croccante all'esterno. Fortunatamente il risultato fu molto apprezzato anche da quegli insoliti clienti che ne chiesero la ricetta.
Lessico:
- (essere) al soldo (di)→ essere al servizio di qualcuno.
Lettura e comprensione
Dopo aver letto il testo, provate a rispondere alle seguenti domande.
- 1- In quale periodo storico nasce il Gorgonzola?
- 2- Perché si chiama così?
- 3- In quale città viene inventato il Panettone?
- 4- Che errore commise Toni?
- 5- Perché l'assistente vetraio era soprannominato "Zafferano"?
- 6- Come veniva servito il risotto prima della variante con lo zafferano?
- 7- Quale ingrediente dimenticò di aggiungere Carmine di Fiore alla torta di mandorle?
- 8- Quali furono le conseguenze di questa dimenticanza?
Se conoscete storie simili sull'origine di piatti e prodotti tradizionali, condividetele con noi nei commenti.
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regole ortografiche, se non le ricordate potete rinfrescarvi la memoria con questo articolo:
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