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Buon test!
Prof. Anna
Le frasi desiderative esprimono desideri e auguri, ma quali sono i modi e tempi verbali adatti a questo tipo di proposizioni? e da quali elementi sono introdotte? Se non lo ricordate, potete ripassarlo qui prima di fare il test: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/12/03/la-frase-desiderativa/
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, bentrovati! La parola oltre è usata molto comunemente ma può metterci in difficoltà: si dice oltre ciò o oltre a ciò? è un avverbio, una preposizione o una congiunzione? Scopriamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
La parola oltre ha più di una funzione e più di un significato. Può essere un avverbio o una preposizione, ma può dare luogo anche una locuzione congiuntiva.
Quando è un avverbio può significare:
- più in là, più in qua, più in avanti, specialmente con i verbi di moto: andare, venire, proseguire, passare: è passato oltre senza salutarmi; anche in senso figurato: se continui così, non andrai molto oltre (non andrai molto avanti). Espressioni e modi di dire: andare troppo oltre: oltrepassare i limiti del giusto e del conveniente; passare oltre: passare a un altro argomento;
- più, di più, ancora (con valore temporale): ci vorranno dieci anni e oltre; spesso usato in frasi negative: non ho intenzione di aspettare oltre. Espressioni e modi di dire: essere oltre negli anni, con l'età: essere avanti negli anni; oltremodo: moltissimo, straordinariamente: ciò mi fa oltremodo piacere;
Quando è una preposizione:
- ha valore locativo e significa: di là da, dall'altra parte: la casa è oltre il fiume; con nomi proprî geografici, e anche con nomi comuni in determinazioni geografiche, l’articolo spesso si omette: oltre oceano, oltre Manica (spesso scritti in grafia unita e anche usati come sostantivi: oltremanica, oltrecortina, oltrefrontiera, oltremare). Espressioni e modi di dire: oltre ogni limite, ogni dire, ogni credere = più di quanto consentano i limiti, più di quanto si possa dire o credere: è andato oltre ogni limite con la sua maleducazione; è arrogante oltre ogni dire;
- ha valore temporale o quantitativo e significa: più di, si usa in espressioni che indicano durata nel tempo, e in genere davanti a numerali: vi aspetto da oltre un'ora; il paese dista oltre due chilometri; deve essere oltre la settantina (deve avere più di settant'anni);
- può significare in aggiunta a, in più di: oltre quello che ho già detto, vi devo comunicare un'altra cosa; anche nella locuzione prepositiva o congiuntiva oltre a seguita rispettivamente da un sostantivo o da una frase con il verbo all'infinito: oltre a questo, abbiamo anche altro; oltre a non studiare, è anche maleducato;
- può significare all'infuori di, eccetto, specialmente nella locuzione oltre a: oltre a noi nessun altro ne è al corrente.
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Intercultura blog, siete curiosi di sapere quali sono gli avverbi di quantità e come si usano?
Molto? Poco? Abbastanza? Vediamoli insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Gli avverbi servono a modificare il significato di altri componenti del discorso,
sono invariabili e possono essere classificati in base alla loro formazione o in base al loro significato.
Gli avverbi di quantità esprimono una quantità senza misurarla con esattezza, ma con attenzione all'abbondanza o alla scarsità di essa. Possono esprimere una quantità adeguata (abbastanza, sufficientemente), eccessiva (troppo, assai) o scarsa, insufficiente (poco, appena).
I principali avverbi di quantità sono:
abbastanza, alquanto, altrettanto, appena, assai, meno, molto, niente, nulla, parecchio, più, poco, tanto, quanto, troppo, sufficientemente.
Le principali locuzioni avverbiali di quantità sono:
pressappoco, all'incirca, né più né meno, a iosa, in abbondanza, di meno, un poco, a bizzeffe, su per giù (suppergiù).
Vediamone alcuni nello specifico:
- poco →, può essere usato nella forma troncata po', indica una quantità esigua indefinita: vorrei un po' di pane; nell'espressione un bel po' ha il significato di molto, ma con aggiunto un valore affettivo: abbiamo sprecato un bel po' di tempo;
- abbastanza → significa in quantità sufficiente: per oggi ho studiato abbastanza; nell'espressione averne abbastanza di qualcosa che significa essere stanco, non poterne più di qualcosa: ne ho abbastanza di questa situazione;
- affatto → significa del tutto e si può usare, secondo il suo valore originario, in frasi affermative: i loro punti di vista sono affatto diversi; oggi però si trova più spesso come rafforzativo in frasi negative: non sono affatto d'accordo; a causa di quest'uso esclusivo, ha finito per acquisire esso stesso significato negativo, tanto che da solo può significare nulla, per nulla, no, mai, nelle risposte negative: "Hai fame?" "Affatto";
- altrettanto → è l'avverbio quantitativo della reciprocità, significa nello stesso modo, ugualmente: anche tu sei stato altrettanto bravo; si adopera frequentemente nelle risposte a frasi di augurio: "Buon appetito!" "Grazie, altrettanto";
- assai → significa molto, è usato specialmente in registri colti e in ambiti regionali del centro sud: mi sono impegnato assai per arrivare fin qui. Con i verbi sapere, ricordare, importare, in frasi ironiche può assumere un significato totalmente contrario: m'importa assai di queste cose (= non mi importa di queste cose); sa assai lui di cucina!;
- troppo → indica una quantità eccessiva, oltre misura (secondo il giudizio di chi parla o scrive): ho speso troppo; talvolta è usato per formare il superlativo di un aggettivo: troppo bello (= bellissimo);
- più e meno → se sono seguiti da un aggettivo o da un avverbio, servono a formare il comparativo di maggioranza o di minoranza, se sono preceduti da un articolo determinativo, il superlativo relativo; possono anche introdurre una proposizione comparativa: oggi è meno freddo di ieri, questo film è più lungo del previsto, il diamante è la più dura delle pietre.
Ecco alcuni avverbi di quantità ordinati secondo una scala di valori dal niente al moltissimo:
nulla, niente, affatto, appena pochissimo, poco, alquanto, abbastanza, sufficientemente, piuttosto, quasi, molto,, parecchio, assai, tanto, moltissimo, troppo, eccessivamente.
Per ripassare altri tipi di avverbi:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2015/03/26/gli-avverbi-di-tempo-approfondimento/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/05/28/avverbi-di-luogo/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/05/09/tipi-di-avverbi-1/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/05/23/tipi-di-avverbi-2/
Per fare l'esercizio che segue vi consiglio di avere un dizionario a portata di mano.
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Intercultura blog, vediamo insieme quando e come si usano questi
segni di interpunzione.
Buona lettura!
Prof. Anna
IL PUNTO ESCLAMATIVO
Il punto esclamativo segnala una pausa lunga e indica che la frase va pronunciata con un'intonazione discendente. In italiano l'intonazione consente di distinguere una dichiarazione (intonazione discendente) da una frase interrogativa (intonazione ascendente); provate a pronunciare una frase con punto il esclamativo e una con il punto interrogativo, vi renderete subito conto della differenza.
Il punto esclamativo si usa:
- dopo le interiezioni: ahi! uffa!;
- al termine di frasi che indicano stupore, meraviglia, sorpresa, cioè nei vari tipi di proposizioni esclamative: stai zitto! che sorpresa!.
IL PUNTO INTERROGATIVO
Si usa alla fine delle interrogative dirette conferendo alla voce un'intonazione ascendente:
chi sei? Come state?. In una sequenza di più frasi interrogative, se il significato in sostanza non varia, si può usare l’iniziale minuscola anziché quella maiuscola nelle proposizioni successive alla prima:
Come stai? male? bene?. Il punto interrogativo può anche indicare l'incertezza di un dato:
Cino da Pistoia (1270-1336?).
Si può combinare con il punto esclamativo in frasi che esprimono stupore o incredulità e hanno un significato tra l’interrogativo e l’esclamativo (chiamate anche
interrogative apparenti), o per riprendere una parola o un’espressione che ha suscitato stupore:
questo regalo è proprio per me?!; hai detto dolci? Dolci?!?, quest'uso è più frequente in testi costruiti su un registro brillante, nei fumetti, nella pubblicità così come la ripetizione del punto interrogativo per evidenziare il carattere orale:
cosa mi metto???
PUNTINI DI SOSPENSIONE
Si usano per segnalare che il discorso viene sospeso, per imbarazzo, per titubanza o allusività. Segnalano una pausa più lunga di quella del punto e indicano che la frase va pronunciata con un'intonazione sospensiva. Sono sempre tre, generalmente si attaccano alla parola che li precede e sono seguiti da uno spazio, a meno che il carattere successivo non sia una parentesi di chiusura o un punto interrogativo:
Eh, se ne potrebbero ancora dire di cose... ; volevi parlare con me...?. Quando sono alla fine di una frase, cioè quando si vuole concludere un discorso e iniziarne un altro, la frase successiva inizia con la lettera maiuscola, altrimenti si usa la minuscola.
Si usano:
- per riprodurre l'andamento spezzato e con pause della lingua parlata da chi è in preda a emozione o turbamento: Io... cioè... volevo dire... ;
- per dare l’idea di un discorso che riprende un discorso precedente (in questo caso precedono l’inizio del testo): ...dopo quello che avete fatto?; o che è destinato a continuare (in questo caso seguono la fine del testo): se posso fare qualcosa... ;
- per preparare chi legge a un gioco di parole, a una battuta, ad esempio sono usati nelle definizioni dei cruciverba: Si... stringe in due ( = matrimonio);
- per segnalare l'abbreviazione di parole che, pronunciate per intero, risulterebbero volgari: vaff... ;
- servono infine, nelle citazioni, per indicare un'omissione volontaria di una o più parti; in questo caso i puntini sono inseriti tra parentesi quadre o tonde.
Per gli altri segni di interpunzione:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/10/25/la-punteggiatura-il-punto-e-la-virgola/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/05/14/la-punteggiatura-il-punto-e-virgola-e-i-due-punti/
[post_title] => La punteggiatura: il punto esclamativo, il punto interrogativo, i puntini di sospensione
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Intercultura blog, si dice che
i desideri siano il motore della vita, vediamo allora come
esprimerli correttamente in italiano.
Buona lettura!
Prof. Anna
Le proposizioni desiderative sono proposizioni indipendenti che esprimono un desiderio, un augurio.
Per quanto riguarda
il verbo, queste frasi possono averlo:
- al congiuntivo presente per indicare un desiderio che il parlante considera nel suo intimo realizzabile nel presente: possiate vivere felici!;
- al congiuntivo imperfetto per indicare un desiderio che il parlante considera irrealizzabile nel presente: fosse qui mio padre! ( = vorrei che mio padre fosse qui, ma sono consapevole che non è possibile);
- al congiuntivo trapassato per esprimere un desiderio sentito come realizzabile o irrealizzabile nel passato: magari l'esame fosse andato bene!;
- al condizionale presente, spesso introdotto da come o quanto: sarebbe splendido poter venire!; come sarebbe bello rivedersi!;
- al condizionale composto, riferito al passato, quando ci si riferisce a desideri irrealizzati: avrei voluto esserci!;
- all'infinito semplice, per lo più preceduto dall'interiezione oh, ah, quando l'attenzione del parlante è tutta concentrata sul desiderio espresso dal verbo: oh, tornare!;
- all'infinito composto per indicare un desiderio irrealizzato: averlo saputo prima! (se lo avessi saputo prima!).
Molto spesso queste frasi
sono introdotte da alcuni elementi:
- magari, se, almeno, volesse il cielo che + congiuntivo imperfetto o trapassato: magari potessi venire!, almeno arrivasse puntuale!, volesse il cielo che l'esame gli andasse bene!, oh, se avessi studiato di più!;
- che, voglia il cielo che + congiuntivo presente: che la fortuna ti assista; voglia il cielo che tu possa riuscirci!.
ATTENZIONE!
La presenza di un elemento introduttore (che, se), generalmente facoltativa, diventa obbligatoria quando il verbo usato è alla prima persona con soggetto espresso (io):
che io sia maledetto! (e non "io sia maledetto", ma è corretto dire sia "che tu sia maledetto" sia "tu sia maledetto!").
La forte carica emotiva del desiderio in ogni sua gradazione si manifesta in queste frasi anche mediante particolari intonazioni della voce, che, nello scritto, vengono contrassegnate solo dal punto esclamativo e perciò per individuare il particolare stato d'animo è necessario conoscere il contesto:
almeno tornasse presto! (attesa ansiosa);
oh, se avessi studiato di più! (rammarico);
possiate vivere felici! (augurio).
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Intercultura blog, quale aggettivo usiamo per indicare chi è affetto da Covid?
Scopriamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Questi mesi ci hanno messo davanti a situazioni del tutto inaspettate, per descrivere questa nuova realtà i parlanti utilizzano parole che già esistono (pandemia, quarantena, distanziamento, congiunto), parole nuove (lockdown, droplet) e possono anche attribuire nuove accezioni a parole già esistenti (come il verbo
tamponare che d'ora in poi significherà anche "sottoporre a un esame diagnostico prelevando mediante tampone un campione di secrezioni organiche").
Queste
nuove parole fanno emergere nuovi dubbi linguistici ad esempio: il sostantivo Covid è maschile o femminile? A questo proposito potete leggere l'intervento di Mario Cannella su Aula di Lettere:
https://aulalettere.scuola.zanichelli.it/interventi-d-autore/il-covid-o-la-covid/?fbclid=IwAR1-_D7nh2_3wT9trIP0l9cO57b7S4ZgSpbpBxP-xr1YJNTn0274zY-UREs
E qual è l'aggettivo che indica chi è malato di Covid? Ci potrebbe venire in mente
covidoso, ma questo aggettivo esiste già e non ha nulla a che fare con questo argomento, infatti significa
cupido, bramoso. Alcune testate giornalistiche hanno coniato il termine
covidico. Questo aggettivo è formato con il sostantivo Covid e il suffisso -ico, che è uno tra i più usati per formare un aggettivo a partire da un nome (igiene-igienico; cubo-cubico). Secondo Treccani, che ha tentato di rispondere a questo quesito, il suffisso -ico non è appropriato perché indica appartenenza, modo, maniera (filosofico, biologico, balcanico), al suo posto propone
covidotico per analogia con gli aggettivi
tubercolotico (chi è affetto da tubercolosi),
cirrotico (chi è affetto da cirrosi),
scoliotico (chi è affetto da scoliosi),
nevrotico (chi è affetto da nevrosi),
psicotico (chi è affetto da psicosi), anche se, fa notare Treccani, il suffisso -otico si usa il più delle volte per formare aggettivi che derivano da nomi che terminano in -osi (tubercolosi, cirrosi, scoliosi, nevrosi, psicosi).
Covidico o covidotico? Questi due aggettivi non compaiono ancora sui vocabolari, saranno i parlanti a determinare quale dei due termini entrerà nell'uso. Treccani giudica
covidotico più scomodo da pensare e quindi da usare, mentre l'aggettivo
covidico ci fa venire in mente, per assonanza, altri aggettivi formati col suffisso -ico che indicano chi soffre di una determinata patologia, come
rachitico (chi presenta rachitismo),
anoressico (chi soffre di anoressia) o
bulimico (chi soffre di bulimia), questo ci spingerebbe a preferirlo a
covidotico. Vedremo come andrà a finire.
E voi che cosa ne pensate? Avevate già sentito o usato questi due aggettivi? Quale vi sembra più adatto? Ci sono parole legate al Covid che sono entrate nel vostro vocabolario in questi mesi? Se sì, quali?
Condividete con noi le vostre risposte.
Fonti:
https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/domande_e_risposte/lessico/lessico_805.html
lo Zingarelli 2021
Collegamenti:
https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/04/20/news/covidico_la_nuova_era_dell_umanita_-254545284/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/04/26/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-aggettivi-da-nomi/
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La lingua dei giornalisti a volte è complicata:
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Ripassatela con il prossimo esercizio.
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[post_content] => Qual è il significato e il comportamento dei principali
nomi difettivi?
Se avete ancora dubbi, potete leggere questo prima di completare l'esercizio, articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/11/05/i-nomi-difettivi/
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di
Intercultura blog,
pronti per i nostri consueti test? Non perdete l'occasione di ripassare e rinforzare gli ultimi argomenti trattati sul blog.
In bocca al lupo!
Prof. Anna
Nelle scorse settimane abbiamo studiato insieme
i prefissi, e in particolare quelli che che indicano una collocazione nello spazio e nel tempo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/10/22/la-formazione-delle-parole-i-prefissi-1/;
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/11/12/la-formazione-delle-parole-i-prefissi-2/
L'esercizio che segue è impegnativo ma ottimo per ampliare il lessico, quindi prendete il vocabolario e mettetevi alla prova.
[post_title] => Test 72 - I prefissi spazio-temporali
[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, pronti per i nostri consueti test? Non perdete l'occasione di ripassare e rinforzare gli ultimi argomenti trattati sul blog.
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di
Intercultura blog, oggi scopriremo altri
prefissi e altre
parole da aggiungere al nostro
vocabolario.
Buona lettura!
Prof. Anna
Nel precedente articolo dedicato a questo tema abbiamo visto alcuni dei
prefissi che indicano una collocazione nello spazio e nel tempo, che determinano cioè la collocazione spazio-temporale dell’elemento a cui si aggiungono, anche in senso figurato:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/10/22/la-formazione-delle-parole-i-prefissi-1/
Oggi ne vedremo altri, tenete a portata di mano il vocabolario per approfondire il significato dei nomi che non conoscete:
- neo- ⇒ di uso molto largo, può significare nuovo: neonato, neoformazione, oppure, più spesso e con particolare riferimento a ideologie, indicare la ripresa recente di concetti anteriori: neofascismo, neoimpressionismo; paleo- significa antico o fa riferimento a una fase antica, originaria, relativamente a ciò che è indicato dal secondo componente: paleolitico, paleocristiano;
- oltre-, ultra-, meta-, iper- ⇒ significano al di sopra, al di là: oltralpe, ultrasuono, metalinguaggio, iperspazio; i nomi formati con i prefissi ultra- e iper- sfumano facilmente nel valore intensivo (che vedremo successivamente);
- para- ⇒ indica vicinanza, affinità, somiglianza: parastatale, parascolastico;
- post-, retro- ⇒ hanno valore spaziale, specialmente retro-: retrobottega, retroguardia o temporale, in questo caso però i significati sono opposti, post- significa dopo: postbellico, postmoderno; retro- invece significa prima, anteriormente: retroattivo, retrodatare;
- sopra-, sovra-, super- ⇒ indicano superiorità, preminenza, eccedenza rispetto alla norma e spesso non è facile distinguere tra valore spaziale e valore intensivo; col valore spaziale: soprabito, superattico; mentre indicano eccesso rispetto alla norma in parole come: sovrabbondante, soprannaturale, superuomo, supersonico;
- sotto-, sub-, infra-, ipo- ⇒ significano sotto, al di sotto, esprimono inferiorità, insufficienza: sottoveste, subaffitto, sublinguale, subcosciente, infrasuono, infrastruttura, ipoderma;
- trans- , dia- ⇒ significano attraverso: transalpino, diacronia;
- vice-, pro- ⇒ significano al posto di, indicano cariche o funzioni: vicesindaco, vicequestore, prorettore, proconsole; pro- si ricollega al valore di davanti (in senso temporale) quando indica parentela remota, perché intervallata da una o più generazioni: progenitore, prozio o, in biologia, stadio anteriore, primitivo: proscimmia, profase.
Nel prossimo esercizio dovrete trovare le parole (sostantivi, aggettivi, verbi) che corrispondono alle definizioni; aiutatevi con il vocabolario.
[post_title] => La formazione delle parole: i prefissi spazio-temporali (seconda parte)
[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi scopriremo altri prefissi e altre parole da aggiungere al nostro vocabolario.
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Intercultura blog,
siete pronti per un ripasso? Ecco alcuni esercizi per voi.
Buon test!
Prof. Anna
Le frasi desiderative esprimono desideri e auguri, ma quali sono i modi e tempi verbali adatti a questo tipo di proposizioni? e da quali elementi sono introdotte? Se non lo ricordate, potete ripassarlo qui prima di fare il test:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/12/03/la-frase-desiderativa/
[post_title] => Test 73 - La frase desiderativa
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