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[post_content] => Ripassiamo insieme le espressioni formate con la parola pace con il prossimo esercizio, ma prima potete rileggere l'articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/03/17/le-parole-della-pace/
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[post_content] => Clic, frr, beep. Sono onomatopee, ma quali suoni riproducono queste espressioni? Per ripassarlo prima di fare il test, leggete questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/03/24/bla-bla-bum-cip-le-onomatopee-prima-parte/
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, siete pronti per il consueto ripasso?
Cominciamo con un esercizio sul congiuntivo, qui trovate l'articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/03/10/congiuntivi-difficili-congiuntivi-sbagliati/
In bocca al lupo!
Prof. Anna
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, quando e come si usano le virgolette? Scopriamolo insieme.
Buona lettura
Prof. Anna
Le virgolette possono essere di tre tipi:
→ quelle alte: " "
→ quelle basse o caporali: « »
→ quelle semplici o apici: ′ ′
Le virgolette alte o basse si usano:
- per delimitare un discorso diretto: esclamò: «Vattene!»;
- per circoscrivere citazioni di parole altrui: come dice l'art.39 della Costituzione: “L'organizzazione sindacale è libera”;
- per introdurre in un testo il titolo di un giornale, di un'opera letteraria o artistica, di una trasmissione televisiva e simili: ho comprato il «Corriere della Sera»; hai letto «Uno, nessuno, centomila»?;
- in senso allusivo ⇒ per prendere le distanze da una parola o da un'espressione: spesso artisti particolarmente geniali sono stati considerati "pazzi" (con le virgolette si vuole segnalare la distanza dal sistema di valori che normalmente si accompagna all'uso di questo termine); ⇒ per segnalare una parola usata con significato diverso da quello tradizionale, spesso figurato o ironico: ho parlato con Marco e mi ha dato qualche "dritta" (dritta proviene dal gergo della della malavita e significa "informazione riservata", "soffiata").
La scelta tra le virgolette alte e quelle basse dipende dalle varie tradizioni tipografiche (l'importante è rimanere coerenti con le scelte fatte e non aprire un discorso diretto con un tipo di virgolette e chiuderlo con un altro tipo);
ma possiamo notare che le virgolette basse sono riservate per lo più alle citazioni e al discorso diretto, quelle alte alle sottolineature allusive e ai significati particolari, mentre gli apici si usano più raramente, in genere per sottolineare una singola espressione o indicare il significato di una parola: adombrarsi, ‘offendersi‘, è un verbo intransitivo.
In alcuni casi è possibile usare sia il corsivo sia le virgolette, come nelle citazioni brevi o per i titoli di opere, normalmente invece in corsivo vanno le parole straniere o dialettali.
VIRGOLETTE E PUNTEGGIATURA
Quando le virgolette incontrano la punteggiatura spesso sorgono dei dubbi.
Non ci sono regole precise, ma di solito:
- il punto fermo viene collocato dopo la chiusura del discorso diretto: Maria disse: «Sono arrivati».
- Se la punteggiatura appartiene al discorso riportato tra le virgolette va messa prima della chiusura delle virgolette, come nel caso del punto interrogativo o esclamativo: Maria disse: «Sono arrivati?»; oppure se si vuole riportare fedelmente ciò che qualcuno ha scritto: Maria ha scritto: «Sono arrivati.»
- C'è chi mette un ulteriore punto fermo dopo il punto all'interno delle virgolette (o altri segni di interpunzione), l'uso è oscillante: Maria ha scritto: «Sono arrivati.».
ALTRI POSSIBILI DUBBI
Il discorso diretto riportato tra virgolette comincia con la lettera maiuscola:
Luca sussurrò: «Fate piano»; alle virgolette di apertura segue immediatamente la prima lettera della parola che inizia il discorso, senza spazi, mentre l’ultima lettera è seguita dalle virgolette chiuse, anche in questo caso senza spazi.
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Intercultura blog, se dico
bau cosa vi viene in mente? E se dico
miao?
Bum?
Drin?
Eccì? Queste espressioni si chiamano
onomatopee, riproducono suoni e rumori e non sono uguali in tutte le lingue. Vediamole insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Le onomatopee sono espressioni linguistiche che tentano di riprodurre suoni o rumori come versi di animali, rumori della natura, rumori di motori e macchine ecc. Sono particolarmente diffuse nel linguaggio dei fumetti, dei libri per bambini e ragazzi, ma non solo, le si trovano in molte opere letterarie, spesso nelle poesie.
Possiamo distinguere due tipi di onomatopee: semplici e derivate.
⇒
Le onomatopee semplici
Sono parole che riproducono un suono attraverso il ricorso a fonemi (o, nello scritto, a grafemi):
bip, bum, crac ecc.; sono inserite nel discorso senza legami sintattici con il resto della frase:
tra gli alberi si sentivano frinire le cicale: frrrr, frrrr. In alcuni casi possono essere usate come nomi invariabili, precedute dall'articolo:
la quiete del pomeriggio era turbata da un frrr frrr continuo.
⇒
Le onomatopee derivate
Le onomatopee derivate si ottengono da quelle semplici mediante l'aggiunta di un suffisso (bee → belare; muh → muggire; miao → miagolare); possono essere verbi (tintinnare; gracidare) o nomi (tintinnio; gracidio).
⇒
Le onomatopee dell'italiano
Le onomatopee differiscono parzialmente da lingua a lingua. Ecco una lista di quelle più comuni usate in italiano e, poiché sono davvero numerose, oggi ne vedremo solo una parte:
- bau: verso del cane → abbaiare, abbaio;
- bee: verso della pecora → belare, belato;
- bip (o beep): segnale acustico di alcuni apparecchi elettronici;
- bla bla: rumore delle chiacchiere, usato in tono ironico o spregiativo per indicare un chiacchiericcio prolungato, un discorso futile e inconcludente→ blaterare;
- brr: brivido di freddo o di paura → rabbrividire, brivido;
- bum (o boom): rumore forte e rimbombante di un colpo, specialmente quello di un'esplosione;
- caì: guaito del cane o, ironicamente, suono emesso per lamentarsi di un dolore;
- chicchirichì: verso del gallo;
- ciaf: rumore di uno schiaffo o di qualcosa che cade in acqua;
- cip: verso di uccelli;
- ciuf ciuf: rumore del treno;
- clang: riproduce il suono di un oggetto metallico percosso, per esempio il suono del gong o del campanaccio delle mucche → clangore;
- clic: rumore secco di un interruttore, di un grilletto e in genere di un congegno, specialmente metallico, che scatta → cliccare: premere il pulsante del mouse o di un altro dispositivo analogo;
- coccodè: verso della gallina;
- cra (o gra): verso della rana → gracidare, gracidio;
- crac (anche cric o cric-crac): rumore di qualcosa che scricchiola o si spezza;
- cri cri: verso del grillo;
- cucù: verso del cuculo; si usa come richiamo fra i bambini che giocano a nascondersi per sviare chi li sta cercando; anche come richiamo affettuoso di chi si nasconde e poi si mostra ai bambini, celandosi nuovamente come fingendo paura;
- din don / din don dan: suono delle campane;
- drin: suono di un campanello o del telefono:
- eccì, etcì, ecciù: rumore dello starnuto;
- fiiiuuu: suono di un fischio;
- frrr: verso della cicala;
- glo glo (o glu glu): verso del tacchino e della gallina faraona; il rumore di un liquido che esce a intermittenza dal collo di una bottiglia o di un recipiente con stretta imboccatura o rumore che si genera in gola bevendo a garganella → gloglottare.
Confrontando le onomatopee italiane con quelle della vostra lingua, trovate molte differenze? Quali? Se vi va, scrivetele nei commenti per condividerle con tutti noi.
[post_title] => Bla bla, bum, cip: le onomatopee (prima parte)
[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, se dico bau cosa vi viene in mente? E se dico miao? Bum? Drin? Eccì? Queste espressioni si chiamano onomatopee, riproducono suoni e rumori e non sono uguali in tutte le lingue. Vediamole insieme.
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Intercultura blog, purtroppo in queste settimane sentiamo parlare di guerra.
Noi oggi parliamo di pace.
Buona lettura!
Prof. Anna
Vediamo i diversi significati di questa parola, le espressioni e i modi di dire legati a ciascuno di questi significati.
ETIMOLOGIA
La parola
pace deriva dal latino
pax pacis, dalla radice indoeuropea
pak-,
pag- che si ritrova in
pangere (fissare, pattuire) e
pactum (patto).
SIGNIFICATI
La pace è:
⇒ l'assenza di lotte e conflitti armati tra popoli e nazioni, periodo di buon accordo internazionale; per estensione la conclusione di una guerra:
- firmare la pace significa firmare l'atto che sancisce la fine delle ostilità;
- un trattato di pace è un accordo internazionale con cui due o più Stati convengono di porre termine allo stato di guerra esistente tra loro: stipulare un tratta di pace;
⇒ uno stato di concordia, di armonia nella vita sociale e nei rapporti interpersonali:
- mettere pace: sanare un disaccordo tra due o più persone;
- fare pace con qualcuno: rappacificarsi dopo aver litigato;
⇒ uno stato di tranquillità e serenità interiore:
- non avere pace, non trovare pace: essere perennemente irrequieto e insoddisfatto;
- darsi pace, non darsi pace: rassegnarsi o non rassegnarsi: datti pace!;
- mettersi il cuore in pace, mettersi l'animo in pace: rasserenarsi, rassegnarsi;
- con buona pace di qualcuno: senza volere offendere o contrariare qualcuno, che lo voglia o meno, usato quasi sempre con tono ironico: ha fatto un ottimo lavoro, con buona pace dei suoi colleghi;
- santa pace!: esclamazione d'impazienza, di disappunto;
⇒ nel linguaggio religioso, felicità eterna, beatitudine:
- riposi in pace: formula di augurio nelle preghiere per un defunto;
- la pace sia con voi, andate in pace: formula di congedo solenne al termine della celebrazione della messa;
⇒ uno
stato di tranquillità e benessere fisico, assenza di fastidi e seccature:
- lasciare in pace (qualcuno): non disturbare, non infastidire: lasciami in pace!;
- non dare pace (a qualcuno): perseguitare, assillare: oggi il mal di testa non mi dà pace;
- in pace; in santa pace: in solitudine, senza essere disturbato: lasciami dormire in santa pace!;
⇒ una
situazione di calma, di silenzio, di quiete:
- la pace eterna: la morte.
SFUMATURE DI SIGNIFICATO
Pace e pacificazione: nella sua accezione più generica il vocabolo pace si riferisce alla concordia, all'armonia nelle relazioni, nei rapporti tra le persone. Pacificazione è invece il riportare nuovamente alla pace, alla calma dopo un litigio, uno scontro, un'agitazione.
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ripassiamo il complemento partitivo.
Se volete rinfrescarvi la memoria:
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sai usare in modo corretto alcuno, qualcuno o nessuno? Mettiti alla prova con il prossimo esercizio. Se vuoi prima ripassare questo argomento, ecco l'articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/02/10/alcuno-qualcuno-o-nessuno/
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Intercultura blog,
siete pronti per mettervi alla prova? Ecco alcuni esercizi sugli ultimi argomenti trattati sul blog.
In bocca al lupo!
Il primo esercizio è sul lessico e in particolare su quelle
parole che derivano da opere letterarie, teatrali, film e personaggi cinematografici.
Per ripassarle:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/01/27/parole-che-derivano-da-opere-artistiche-prima-parte/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/02/24/parole-che-derivano-da-opere-artistiche-seconda-parte/
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Intercultura blog, oggi scopriremo
insieme altre parole che derivano da opere artistiche. Ve ne ricordate alcune?
Buona lettura!
Prof. Anna
Alcune settimane fa abbiamo visto che alcune parole in italiano derivano opere letterarie, teatrali, film e personaggi cinematografici:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/01/27/parole-che-derivano-da-opere-artistiche-prima-parte/
Ma ce ne sono altre:
- baby-doll ⇒ letteralmente piccola bambola, questo termine in italiano indica una camicia da notte femminile corta, spesso con mutandine coordinate e deriva dal nome della protagonista del film omonimo di E. Kazan;
- gigione ⇒ dal nome di un personaggio dell'attore E. Ferravilla (1846-1915), Gigione è l'accrescitivo di Gigi (Luigi) e significa attore che per smania di primeggiare carica enfaticamente la recitazione e, per estensione, indica chi, per soddisfare la propria vanità, è solito porre in grande rilievo ogni sua azione o parola volendo imporsi all'attenzione e destare l'ammirazione degli altri;
- lolita ⇒ dal nome della protagonista dell'omonimo romanzo di V. Nabokov (1899-1977); una lolita è una ragazza adolescente che, con la precoce femminilità e il comportamento provocante, suscita desiderio specialmente negli uomini maturi;
- maciste ⇒ è un uomo molto robusto e straordinariamente forte: Maciste è il nome di un personaggio cinematografico; tratto dal greco mákistos, che è il superlativo di makrós (il più grande);
- mentore ⇒ è un amico fidato, una guida sapiente, un compagno fedele; da Mentore, nome di un personaggio dell'Odissea e poi del romanzo Le avventure di Telemaco (1699) di F. Fénelon, al quale Ulisse aveva affidato il figlio prima di partire per la guerra di Troia;
- pantagruelico ⇒ degno di Pantagruel, personaggio del romanzo Gargantua et Pantagruel di F. Rabelais (1494 circa -1553), significa dotato di un appetito formidabile; pranzo pantagruelico: pranzo ricchissimo di cibi e bevande; appetito pantagruelico: appetito smodato, insaziabile:
- gargantuesco ⇒ anche questo aggettivo deriva dal nome di un personaggio del medesimo romanzo di Rabelais; significa che ha proporzioni gigantesche: pranzo gargantuesco; insaziabile (fame gargantuesca);
- manigoldo ⇒ è un furfante, un briccone, si usa anche in tono scherzoso: quel bambino è proprio un manigoldo!. Deriva dal nome di un personaggio leggendario tedesco Managold;
- paparazzo ⇒ fotoreporter, specialmente di eventi di risonanza mondana, pubblicitaria; deriva dal cognome di un fotografo nel film La dolce vita di F. Fellini (1960);
- pescecane ⇒ persona arricchitasi rapidamente con affari più o meno leciti, che ostenta con volgare arroganza la sua condizione di benessere (anche: squalo), della commedia I pescecani di D. Niccodemi (1913);
- rocambolesco ⇒ detto di azione così avventurosa e audace da sembrare incredibile, o portata a termine con grande astuzia e spericolatezza: fuga rocambolesca, furto rocambolesco; deriva da Rocambole, nome dello spericolato protagonista dei romanzi di Ponson du Terrail (1829-1871);
- sosia ⇒ dal greco Sōsías, nome di schiavo assai frequente nella commedia antica, servo di Anfitrione nell'omonima commedia di Plauto (254 circa -184 a.C.) e Molière (1622-1673); un sosia (o una sosia) è una persona che somiglia tanto a un'altra da poter essere scambiata per essa: Carlo sembra il tuo sosia;
- squinzia ⇒ è una ragazza smorfiosa, dai modi leziosi e civettuoli; deriva probabilmente da Donna Squinzia, personaggio di una commedia di C.M. Maggi (1630-1691);
- vanesio ⇒ questo aggettivo significa che (o chi) è fatuo e vanitoso nel compiacersi di proprie qualità vere o presunte: sguardo vanesio; sorriso vanesio; fare il vanesio. Da Vanesio, nome del protagonista della commedia Ciò che pare non è ovvero Il cicisbeo sconsolato (1724) di G. B. Fagiuoli: il nome è tratto da vano;
- zero zero sette ⇒ dal numero di riconoscimento di un agente del servizio segreto britannico (in cui zero zero significava licenza di uccidere) protagonista di una serie di romanzi di spionaggio di I. Fleming (1909-1964); questo sostantivo maschile e femminile invariabile si usa per indicare un agente di un servizio segreto, di spionaggio o controspionaggio, incaricato di missioni particolarmente delicate, difficili e pericolose e, per estensione, chi ha compiti investigativi o ispettivi particolarmente importanti e delicati, specialmente in qualche branca della pubblica amministrazione, usato anche in tono scherzoso.
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[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi scopriremo insieme altre parole che derivano da opere artistiche. Ve ne ricordate alcune?
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Ripassiamo insieme le espressioni formate con la parola pace con il prossimo esercizio, ma prima potete rileggere l'articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2022/03/17/le-parole-della-pace/
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