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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, cosa vi fa venire in mente la parola genere? Ognuno di voi potrebbe dare una risposta diversa vista la grande varietà di contesti in cui possiamo utilizzarla. Vediamo insieme quali sono.
Buona lettura!
Prof. Anna
La parola genere deriva dal latino gĕnus, genitivo gĕneris, dal verbo gĭgnere (generare).
Nel suo significato più ampio indica una classe di oggetti che hanno le stesse proprietà essenziali, mentre differiscono per altre non essenziali, in questo senso si avvicina al significato del termine categoria. Nella classificazione degli organismi il genere è la categoria sistematica, inferiore alla famiglia, che raggruppa più specie: animali, piante dello stesso genere, di generi diversi.
Per estensione indica insieme di persone o cose che hanno caratteristiche fondamentali comuni, è per lo più sinonimo di qualità, sorta, tipo, alcuni esempi: questo genere di vita mi ha stancato; mi piace frequentare persone di ogni genere.
Vediamo alcune espressioni legate a questi significati:
- in genere → generalmente, senza scendere nei particolari, di solito: in genere è puntuale;
- del genere → simile: un comportamento del genere (= un simile comportamento) non è accettabile;
- nel suo genere → nell'ambito, nella categoria di appartenenza: nel suo genere, è un bel film (= è un bel film, paragonato ad altri dello stesso genere);
- non è il mio genere → non è di mio gusto;
- genere umano → l'umanità, l'insieme degli uomini e delle donne.
In letteratura e in musica il
genere indica ciascuna
delle forme di espressione, o categorie di opere, definite da un insieme determinato di caratteri di forma o di contenuto (genere drammatico, genere strumentale):
- pittura, racconto di genere → che rappresenta scene di vita quotidiana.
Usato specialmente al plurale può aver il significato di
merce, prodotto:
- generi alimentari → prodotti alimentari;
- generi di prima necessità → i prodotti indispensabili alla vita quotidiana e non sostituibili con altri prodotti diversi;
- generi di lusso → prodotti di lusso.
Abbiamo parlato tante volte del
genere grammaticale, cioè la categoria grammaticale fondata sulla distinzione tra maschile, femminile e, in alcune lingue, neutro (genere maschile, genere femminile, genere neutro).
Con riferimento alla specie umana indica l'appartenenza all'uno o all'altro sesso, specialmente con riferimento al contesto culturale o professionale dell'individuo.
In questo senso si parla di:
- discriminazione di genere → restrizione dei diritti e delle libertà o in generale disparità di trattamento in base al sesso;
- identità di genere → genere con il quale un individuo si identifica, indipendentemente dal sesso biologico.
Negli ultimi anni sono entrate a far parte del nostro lessico parole che contengono il termine inglese
gender, che ha il significato di
genere in questa ultima accezione:
- gender studies (in italiano studi di genere) → termine comparso negli anni ’70 nel dibattito femminista statunitense per indicare lo studio interdisciplinare sulla problematica del genere (maschile o femminile), sottolineando l’aspetto sociale dell’identità sessuale (in contrapposizione al sex, cioè al dato biologico);
- cisgender → termine entrato nel vocabolario italiano proprio quest'anno (lo Zingarelli 2020), indica un individuo nel quale sesso biologico e identità di genere coincidono, anche in funzione di aggettivo (persona cisgender);
- transgender → chi si identifica con un genere diverso da quello biologico, anche aggettivo (identità transgender);
- gender fluid → si dice di persona che rifiuta di identificarsi stabilmente nel genere maschile o femminile;
- genderless → detto di ciò che non ha distinzione tra genere maschile e femminile, in riferimento specialmente al mondo della moda (abbigliamento, sfilata genderless);
- gender gap → differenza di retribuzione a parità di funzioni tra uomini e donne, in genere a vantaggio dei primi.
[post_title] => Le sfumature del "genere"
[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, cosa vi fa venire in mente la parola "genere"? Ognuno di voi potrebbe dare una risposta diversa vista la grande varietà di contesti in cui possiamo utilizzarla. Vediamo insieme quali sono.
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[post_content] => È molto importante saper
usare correttamente la punteggiatura.
Mettetevi alla prova col prossimo esercizio.
Ecco alcuni articoli per rifrescarvi le idee sull
'uso della virgola, del punto, del punto e virgola e dei due punti:
[post_title] => Test 70 - La punteggiatura
[post_excerpt] => È molto importante saper usare correttamente la punteggiatura.
Mettetevi alla prova col prossimo esercizio
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Quando usiamo qui? Quando usiamo qua? Che differenza c'è tra lì e là?
Se non sapete rispondere a queste domande, vi consiglio un ripasso veloce prima di fare il test:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/05/28/avverbi-di-luogo/
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Intercultura blog, oggi
ripasseremo alcuni argomenti.
Siete pronti?
Buon test!
Prof. Anna
Il primo esercizio è sui modi di dire che contengono la parola buono.
Per ripassare questo argomento prima di affrontare il test, leggete questi articoli:
[post_title] => Test 70 - Modi di dire con la parola "buono"
[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi ripasseremo alcuni argomenti. Siete pronti?
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Intercultura blog, oggi è
il 2 giugno e in Italia si celebra la Festa della Repubblica. Ripercorriamo insieme gli avvenimenti che portarono alla nascita della Repubblica.
Buona lettura!
Prof. Anna
La storia
Il 2 e il 3 giugno del 1946 si tenne un
referendum istituzionale con il quale gli italiani vennero
chiamati alle urne per decidere quale forma di stato dare al paese: monarchia o repubblica?
Il referendum
fu indetto al termine della seconda guerra mondiale, qualche anno dopo la caduta del fascismo. Questo referendum fu la prima votazione a
suffragio universale in Italia. I risultati ufficiali furono annunciati il 18 giugno 1946, e fu quel giorno che la Corte di Cassazione proclamò ufficialmente la nascita della Repubblica Italiana: 12.718.641 italiani votarono a favore della repubblica, 10.718.502 a favore della monarchia e 1.498.136 furono le
schede bianche o
nulle. Lo
spoglio del risultato mostrò chiaramente che l’Italia era divisa in due metà. Nel Nord Italia la repubblica vinse in quasi tutti i
centri urbani principali, mentre al sud il voto fu quasi ovunque prevalente per la monarchia; a Roma i voti per la monarchia superarono di poco quelli per la repubblica. La repubblica ottenne il risultato più ampio a Trento, dove conquistò l’85 per cento dei consensi.
La cerimonia
La cerimonia ufficiale della Festa della Repubblica prevede che il presidente della Repubblica deponga una corona d’alloro sulla tomba del Milite Ignoto (il Milite Ignoto è un militare morto in una guerra il cui corpo non è stato identificato e che si pensa non potrà mai essere identificato; la sua tomba è una sepoltura simbolica che rappresenta tutti coloro che sono morti in un conflitto e che non sono mai stati identificati) all’Altare della Patria che si trova a Roma in piazza Venezia. Lungo i Fori Imperiali a Roma si svolge poi la sfilata delle forze armate (che quest’anno, a causa della pandemia, non ci sarà) con l'esibizione delle Frecce Tricolore (le Frecce Tricolori, il cui nome ufficiale è 313º Gruppo Addestramento Acrobatico, è la Pattuglia Acrobatica Nazionale dell'Aeronautica Militare Italiana, nata nel 1961 in seguito alla decisione dell'Aeronautica stessa di creare un gruppo permanente per l'addestramento all'acrobazia aerea collettiva dei suoi piloti).
La prima celebrazione della Festa della Repubblica Italiana avvenne il 2 giugno 1947, mentre nel 1948 si ebbe la prima
parata militare in via dei Fori Imperiali. Per molti anni, per ragioni economiche, fu resa una "festa mobile" (si festeggiava la prima domenica di giugno), lo si decise nel 1977 a causa della crisi economica, per non perdere un giorno lavorativo. Nel 2001, su impulso dell’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, venne ristabilita la data del 2 giugno.
Per approfondire:
https://www.festadellarepubblica.it/
Nel testo ci sono alcune parole il cui significato potrebbe essere poco chiaro, vediamole insieme:
- referendum → istituto giuridico con cui il popolo è chiamato a pronunciarsi mediante votazione su questioni di interesse nazionale (indire un referendum);
- chiamare alle urne → la parola urna indica, tra le altre cose, la cassetta dotata di un'apertura nella parte superiore, che accoglie le schede delle votazioni; l'espressione chiamare (gli elettori) alle urne significa invitare gli elettori a votare; altre espressioni del genere sono: andare alle urne (andare a votare); disertare le urne (astenersi dal votare); ricorrere alle urne (ricorrere alle votazioni per risolvere una situazione politica incerta);
- fu indetto → dal verbo indire che significa stabilire pubblicamente e d'autorità (indire un referendum, le elezioni, un concorso);
- suffragio universale → il suffragio è il voto per elezione, l'espressione suffragio universale indica l'estensione del diritto di voto a tutti i cittadini, uomini e donne, senza vincoli di carattere economico o culturale, a partire da una determinata età;
- scheda bianca, scheda nulla → in questa espressione la parola scheda indica la scheda elettorale ovvero quella su cui l'elettore esprime il proprio voto; la scheda bianca è quella che l'elettore consegna senza avere espresso il voto; la scheda nulla è una scheda elettorale non valida per errori o irregolarità nella compilazione;
- spoglio → in questo contesto si tratta dello spoglio delle schede ovvero l'operazione consistente nell'apertura e nella lettura delle schede e nel computo dei voti;
- centro urbano → centro abitato, fornito della struttura e dei servizi fondamentali propri di una città, si usa anche l'espressione agglomerato urbano;
- parata → una parata militare è una rassegna di forze armate; il termine parata si usa anche per indicare in generale una sfilata o un'esibizione pubblica, un corteo, una lunga fila.
Dopo aver letto il testo, prova a rispondere alle domande:
1- Cosa avvenne il 2 giugno 1946?
2- I risultati mostrarono che l'Italia era divisa in due. In che senso?
3- Cos'è il suffragio universale?
4- Quando fu celebrata per la prima volta la Festa della Repubblica?
5- Quale carica istituzionale depone una corona d'alloro sulla tomba del Milite Ignoto?
6- Perché per molti anni la Festa della Repubblica fu celebrata la prima domenica di giugno?
7- Quando venne ristabilita la data del 2 giugno?
8- Nel vostro paese d'origine c'è una festa simile? Quale?
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Intercultura blog, oggi vedremo quali sono
i principali avverbi di luogo.
Buona lettura!
Prof. Anna
L'avverbio è una parte invariabile del discorso, che serve a modificare, specificare e determinare il significato della frase.
Abbiamo già parlato degli avverbi di tempo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2015/03/26/gli-avverbi-di-tempo-approfondimento/ ,
oggi vedremo quelli di luogo.
Gli avverbi di luogo specificano il luogo di un'azione, la collocazione di qualcuno o qualcosa nello spazio rispetto a chi parla o chi ascolta.
Vediamo quali sono i principali:
- qui, qua ⇒ (e i loro composto quaggiù, qua sotto, qui sotto, qua sopra, qui sopra) indicano un luogo vicino a chi parla e meno vicino o lontano da chi ascolta. Qui e i suoi composti si usano per indicare un luogo ben definito, mentre qua e i suoi composti indicano un luogo meno preciso, più generico: vieni qui, vicino a me; qua non vedo niente;
- lì, là ⇒ (e i composti laggiù, lassù) indicano un luogo distante da chi parla e da chi ascolta. Pur essendo per gran parte equivalenti, lì e là non sono sempre intercambiabili: lì è usato per indicare un luogo ben definito, mentre là indica piuttosto un luogo come area, senza una determinazione precisa; questa differenza è particolarmente evidente nelle costruzioni con preposizione: diciamo infatti di là dal fiume, non sarebbe corretto dire *di lì dal fiume, o ad esempio nella suddivisione dello spazio domestico, ogni locale essendo intuitivamente un'area, diciamo vado di là in cucina, vieni di qua in salotto;
- dentro, fuori sopra, sotto, dietro, davanti, vicino, accanto, lontano, intorno, su, giù ⇒ vieni fuori; io e te abitiamo vicino; non andare lontano! ecc.;
- via e altrove ⇒ esprimono genericamente l'allontanamento da un luogo: tra poco vado via; ho la testa altrove (=sono distratto);
- le particelle ci, vi, ne, oltre che con valore pronominale, possono essere usate come avverbi di luogo: ci e vi significano in quel luogo; ne significa da questo, da quel luogo: nel frigo non ci sono più uova; me ne vado!.
Attenzione!
Sopra, sotto. davanti. dietro. fuori, dentro, vicino, lontano ecc. possono avere più di una funzione:
→ sono avverbi di luogo quando modificano un verbo:
vieni dentro!; mia sorella vive lontano;
→ sono preposizioni quando precedono un nome e lo collegano ad altri elementi della frase:
la valigia è sotto il letto; il gatto si è nascosto dietro il mobile;
→ sono locuzioni prepositive quando si accompagnano a una preposizione:
la situazione è davanti ai tuoi occhi; voglio stare vicino a te.
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Intercultura blog, voi come dite?
Mass media o
mass midia?
Summit o
sammit? E qual è il motivo di questa ambiguità? Proviamo a sciogliere questi dubbi.
Buona lettura!
Prof. Anna
La parola
media è un
latinismo di ritorno, ovvero una parola latina che non è entrata direttamente nell’italiano, ma che è "ritornata" passando attraverso un’altra lingua, in questo caso l’inglese, per questo abbiamo due pronunce:
media è la pronuncia latina e
midia è la pronuncia inglese. L'inglese è la lingua che maggiormente, nel corso della sua storia, ha sfruttato il latino per il recupero e la coniazione di nuove parole.
I dubbi che riguardano i latinismi di ritorno riguardano la pronuncia e la formazione del plurale.
Quelli che sembrano causare più problemi sono:
- mass media ⇒ composto di mass "massa" e latino media, plurale di medium "mezzo", è un'espressione entrata in italiano negli anni Sessanta del Novecento, è invariabile e significa l'insieme di tutti gli strumenti di comunicazione e d'informazione dell'industria culturale, quali la stampa, il cinema, la televisione, la radio; per quel che riguarda la pronuncia alcuni vocabolari indicano solo la pronuncia all'inglese, altri quella alla latina o entrambe le pronunce. Qual è quella corretta? La pronuncia all'inglese è quella più vicina alla lingua da cui il termine proviene in italiano, ma nessuna delle due pronunce può ritenersi scorretta (così come le pronunce social media e social midia);
- summit ⇒ significa incontro al vertice, specialmente di capi di Stato, questa parola arriva in inglese dal latino, attraverso la mediazione del francese, e poi arriva in italiano negli anni Sessanta del Novecento; anche in questo caso sono corrette entrambe le pronunce: sammit e summit;
- tutor ⇒ questo termine è rientrato in italiano nel XX secolo attraverso l’inglese e indica chiunque assista un soggetto nell'espletamento di un'attività; in particolare, chi guida uno studente durante un corso di studi o un lavoratore nella fase di formazione oppure nella scuola elementare, insegnante che coordina l'attività didattica di una classe. Qual è il suo plurale? Si tratta di un termine invariabile, quindi al plurale si dirà tutor e non tutors (come in inglese);
- forum ⇒ è entrato in italiano negli anni Cinquanta del Novecento attraverso l'inglese dal latino forum (piazza) e significa pubblica riunione indetta per discutere argomenti d'interesse sociale, culturale, politico e poi per estensione spazio che emittenti radio o siti Internet mettono a disposizione di chi vuole intervenire su un determinato argomento. La pronuncia di questa parola non dà problemi, ma potrebbero esserci dubbi riguardo il plurale, che rimane invariabile;
- sponsor ⇒ è una parola latina arrivata in italiano dall’inglese e indica chi, specialmente per ricavarne pubblicità, finanzia l'attività di atleti singoli o in squadra, di cantanti o di artisti in genere, l'organizzazione di spettacoli pubblici e mostre d'arte, la diffusione di trasmissioni televisive o radiofoniche, mantiene la pronuncia originaria del latino e resta invariabile al plurale;
- auditorium ⇒ anche questo termine arriva in italiano mediato dall'inglese, significa sala per l'audizione di musica, prosa, conferenze e, per estensione, edificio che ospita tale sala, è invariabile e quindi mantiene la stessa forma al plurale.
Fonti:
https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/latino-o-inglese/775
https://accademiadellacrusca.it/it/consulenza/sulla-pronuncia-di-mass-media-e-summit/147
lo Zingarelli 2020, Zanichelli Editore
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Intercultura blog,
quando si usa il punto e virgola? A cosa servono i due punti? Se vi siete fatti queste domande almeno una volta, questo articolo fa al caso vostro.
Buona lettura!
Prof. Anna
Tempo fa abbiamo parlato del punto e della virgola:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/10/25/la-punteggiatura-il-punto-e-la-virgola/
Oggi vedremo come e quando si usano il punto e virgola e i due punti.
Punto e virgola
Il punto e virgola indica
una pausa intermedia tra quella espressa dal punto e quella espressa dalla virgola. Il più delle volte questo segno può essere sostituito dal punto, il suo uso dipende quindi dalle scelte e dalla abitudini dei singoli scriventi.
In particolare il punto e virgola si usa:
- per separare due frasi coordinate di una certa lunghezza: non posso essere d'accordo con te su questo punto perché ciò che sostieni è inverosimile; né posso aiutarti a sviluppare questo progetto perché non ne ho le competenze;
- nelle enumerazioni complesse, quelle cioè in cui i singoli membri non sono semplici nomi o aggettivi, ma segmenti di testo lunghi e articolati. L'uso del punto e virgola è raccomandato in particolare quando gli elementi dell'enumerazione contengono al loro interno delle virgole: la mancanza nelle formazioni geologiche di forme di transizione tra le specie attuali e quelle precedentemente esistite; l'improvvisa comparsa di nuove specie in territorio europeo; l'assenza sulla base delle conoscenze del tempo, di depositi fossiliferi sufficientemente antichi; tutti questi elementi sembrarono ostacolare, in un primo tempo, la dimostrazione della teoria di Darwin sull'evoluzione della specie.
Due punti
A differenza dei segni finora esaminati, i due punti non hanno tanto il compito di scandire il periodo in unità più piccole, quanto quello di
segnalare che ciò che segue illustra, dimostra o chiarisce ciò che è stato detto nella parte precedente.
In particolare i due punti si usano:
- per indicare la conseguenza logica di un fatto, l'effetto prodotto da una causa: premette il pulsante: la tv si accese;
- per introdurre una frase con funzione di apposizione della precedente: ho conosciuto Chiara: l'amica di Valeria;
- per introdurre un elenco: so suonare molti strumenti: pianoforte, chitarra, basso, batteria. Se l'elenco è costituito da elementi in funzione di complemento oggetto non si possono usare i due punti (altrimenti si violerebbe la regola secondo cui verbo e complemento oggetto non devono essere separati da segni interpuntivi), non si può quindi dire io suono: pianoforte, chitarra, basso, batteria;
- per introdurre un discorso diretto: Andrea mi guardò e disse: "Non posso vivere senza di te!".
[post_title] => La punteggiatura: il punto e virgola e i due punti
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Intercultura blog, questa settimana vediamo altri
modi di dire che contengono la parola buono.
Buona lettura!
Prof. Anna
Completiamo oggi la nostra lista dei
modi di dire con la parola buono, cominciata qualche mese fa (
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2019/11/28/modi-di-dire-con-la-parola-buono-prima-parte/ >):
- essere buono come il pane → essere buono d'animo, generoso, indulgente, comprensivo. Anche di carattere mite, oppure innocuo e inoffensivo, riferito a persone e animali;
- tenersi buono qualcuno → conservarne la stima, la benevolenza; comportarsi con lui in modo amichevole per motivi di interesse: quell'uomo è molto influente, meglio tenerselo buono;
- buon pro ti faccia → è una formula di augurio perché qualcosa sia di giovamento: "ti giovi!", "ti sia di giovamento!": mi hanno detto che hai smesso di fumare, buon pro ti faccia!;
- a buon intenditor poche parole → significa che sono sufficienti poche parole per spiegare qualcosa a chi vuole ed è in grado di capire; questa espressione può essere utilizzata con due diverse finalità: per affermare che non c’è bisogno di dilungarsi con tante spiegazioni o dettagli perché quello che si vuole dire è già abbastanza chiaro o intuitivo, sia con toni di avvertimento o di minaccia, come per dire: "ci siamo capiti?": come ti devi comportare te l'ho già spiegato, a buon intenditor poche parole... ;
- a buon mercato → a poco prezzo, a un prezzo conveniente: comprare, vendere, acquistare a buon mercato;
- (che) Dio ce la mandi buona! → che Dio ci protegga!, che Dio ci aiuti!; si usa quando si è dubbiosi su un'azione che si sta per intraprendere e che presenta dei rischi, per cui la speranza di esito positivo è riposta nell'aiuto di Dio: la gara finale si terrà domani, che Dio ce la mandi buona!;
- a buon diritto → giustamente, per un giusto motivo: ha vinto a buon diritto;
- bello e buono, bell'e buono → si usa in modo enfatico e significa vero e proprio, autentico: questa è una truffa bell'e buona!;
- una buona volta → si usa in modo enfatico, significa finalmente: smettila una buona volta!;
- a ogni buon conto → con valore conclusivo significa in ogni modo, comunque: a ogni buon conto le cose stanno così;
- essere a buon punto → essere avanti in un'attività, detto di qualcosa che progredisce in modo soddisfacente: il lavoro è a buon punto;
- di buon passo → velocemente, con andatura sostenuta: andare di buon passo;
- di buona lena → con impegno e velocità: mettersi a lavorare di buona lena;
- di buon'ora → la mattina presto: siamo partiti di buon'ora;
- alla buon'ora → si usa in modo enfatico, significa finalmente: siete arrivati, alla buon'ora!;
- con il sostantivo: essere un poco di buono, essere una poco di buono → essere una persona poco raccomandabile, disonesta.
Come la volta precedente, vi invito, dopo aver fatto l’esercizio, a mettervi alla prova scrivendo nei commenti alcune frasi con questi modi di dire e io le correggerò.
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Conoscete la pronuncia corretta delle parole di origine greca o latina?
Mettetevi alla prova col prossimo esercizio.
Per un ripasso:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/04/16/accento-su-grecismi-e-latinismi/
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Intercultura blog, cosa vi fa venire in mente la parola
genere? Ognuno di voi potrebbe dare una risposta diversa vista la grande varietà di contesti in cui possiamo utilizzarla. Vediamo insieme quali sono.
Buona lettura!
Prof. Anna
La parola
genere deriva dal latino
gĕnus, genitivo
gĕneris, dal verbo
gĭgnere (generare).
Nel suo significato più ampio indica una
classe di oggetti che hanno le stesse proprietà essenziali, mentre differiscono per altre non essenziali, in questo senso si avvicina al significato del termine
categoria. Nella classificazione degli organismi il
genere è la categoria sistematica, inferiore alla famiglia, che raggruppa più specie:
animali, piante dello stesso genere, di generi diversi.
Per estensione indica
insieme di persone o cose che hanno caratteristiche fondamentali comuni, è per lo più sinonimo di
qualità, sorta, tipo, alcuni esempi:
questo genere di vita mi ha stancato; mi piace frequentare persone di ogni genere.
Vediamo alcune espressioni legate a questi significati:
- in genere → generalmente, senza scendere nei particolari, di solito: in genere è puntuale;
- del genere → simile: un comportamento del genere (= un simile comportamento) non è accettabile;
- nel suo genere → nell'ambito, nella categoria di appartenenza: nel suo genere, è un bel film (= è un bel film, paragonato ad altri dello stesso genere);
- non è il mio genere → non è di mio gusto;
- genere umano → l'umanità, l'insieme degli uomini e delle donne.
In letteratura e in musica il
genere indica ciascuna
delle forme di espressione, o categorie di opere, definite da un insieme determinato di caratteri di forma o di contenuto (genere drammatico, genere strumentale):
- pittura, racconto di genere → che rappresenta scene di vita quotidiana.
Usato specialmente al plurale può aver il significato di
merce, prodotto:
- generi alimentari → prodotti alimentari;
- generi di prima necessità → i prodotti indispensabili alla vita quotidiana e non sostituibili con altri prodotti diversi;
- generi di lusso → prodotti di lusso.
Abbiamo parlato tante volte del
genere grammaticale, cioè la categoria grammaticale fondata sulla distinzione tra maschile, femminile e, in alcune lingue, neutro (genere maschile, genere femminile, genere neutro).
Con riferimento alla specie umana indica l'appartenenza all'uno o all'altro sesso, specialmente con riferimento al contesto culturale o professionale dell'individuo.
In questo senso si parla di:
- discriminazione di genere → restrizione dei diritti e delle libertà o in generale disparità di trattamento in base al sesso;
- identità di genere → genere con il quale un individuo si identifica, indipendentemente dal sesso biologico.
Negli ultimi anni sono entrate a far parte del nostro lessico parole che contengono il termine inglese
gender, che ha il significato di
genere in questa ultima accezione:
- gender studies (in italiano studi di genere) → termine comparso negli anni ’70 nel dibattito femminista statunitense per indicare lo studio interdisciplinare sulla problematica del genere (maschile o femminile), sottolineando l’aspetto sociale dell’identità sessuale (in contrapposizione al sex, cioè al dato biologico);
- cisgender → termine entrato nel vocabolario italiano proprio quest'anno (lo Zingarelli 2020), indica un individuo nel quale sesso biologico e identità di genere coincidono, anche in funzione di aggettivo (persona cisgender);
- transgender → chi si identifica con un genere diverso da quello biologico, anche aggettivo (identità transgender);
- gender fluid → si dice di persona che rifiuta di identificarsi stabilmente nel genere maschile o femminile;
- genderless → detto di ciò che non ha distinzione tra genere maschile e femminile, in riferimento specialmente al mondo della moda (abbigliamento, sfilata genderless);
- gender gap → differenza di retribuzione a parità di funzioni tra uomini e donne, in genere a vantaggio dei primi.
[post_title] => Le sfumature del "genere"
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