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Buona lettura!
Prof. Anna

Alcuni nomi sono detti difettivi (cioè mancanti) del plurale o del singolare e di conseguenza si usano quasi esclusivamente nella forma singolare o in quella plurale. I motivi di queste restrizioni vanno ricercati volta per volta nel significato delle parole, nelle caratteristiche dell'oggetto cui il nome si riferisce, nel contesto d'uso e così via.

NOMI DIFETTIVI DI PLURALE

Si usano di solito solo al singolare:

L'uso di alcuni di questi nomi difettivi come plurali può determinare un cambio di significato:

NOMI DIFETTIVI DI SINGOLARE

Si usano di solito solo al plurale:

Anche in questo caso molti nomi difettivi presentano anche la forma mancante, con varie sfumature di significato:

                    [post_title] => I nomi difettivi
                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, si può dire le genti? E i latti? Esiste il singolare la forbice? Scopriamolo insieme in questo articolo.
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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, la lingua dei giornalismo è caratterizzata da uno stile e da un lessico particolari. Vediamoli insieme.

Buona lettura!

Prof. Anna

STILE GIORNALISTICO

La lingua usata dai giornalisti ha come scopo principale quello di essere comprensibile al grande pubblico, per questo motivo la scrittura deve essere semplice e chiara, evitando periodi troppo complessi e l'uso di troppi aggettivi e avverbi.

Spesso per velocizzare il ritmo o, soprattutto nei titoli, per usare meno spazio, il verbo principale viene omesso; questo tipo di formulazione può essere adatta a un articolo di cronaca, ma non ad articoli di fondo o di costume o a un reportage.

Per soddisfare appieno la curiosità del lettore l'informazione deve essere il più possibile completa, per fare questo ci sono sei domande principali a cui tutti gli articoli devono dare una risposta: chi? (who?); quando? (when?); dove? (where?); perché? (why?) ; cosa? (what?) ; come? (how?).

Una delle parti più importanti di un articolo è l'attacco (chiamato anche lead), cioè la parte iniziale che deve catturare l'attenzione del lettore e che fornisce gli elementi principali della notizia, ovvero rispondere alle sei domande principali.

PAROLE DEL GIORNALISMO

Chi lavora in questo settore utilizza un lessico specialistico. Capita spesso anche a noi di imbatterci in queste parole ma non sempre ne conosciamo il significato.

Vediamone alcune:

Ve ne vengono in mente altre? Scrivetele nei commenti.

Altri articoli su questo argomento:   https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2011/11/17/il-linguaggio-giornalistico/
                    [post_title] => La lingua dei giornalismo
                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, la lingua dei giornalismo è caratterizzata da uno stile e da un lessico particolari. Vediamoli insieme.
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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, le parole in italiano si possono formare in diversi modi, uno di questi è la prefissazione. Vediamo come funziona.

Buona lettura!
Prof. Anna

Il lessico italiano è formato da parole semplici (non derivate da nessun'altra parola)  e parole derivate, che sono formate mediante l'aggiunta di un suffisso (https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/10/19/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-prima-parte/https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/11/30/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-seconda-parte/https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/02/08/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-terza-parte/https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/04/26/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-aggettivi-da-nomi/ ) o mediante l'aggiunta di un prefisso.

La prefissazione è un processo linguistico volto a derivare parole da altre parole. Consiste nell'aggiungere un morfema (unità linguistica provvista di significato) detto prefisso all'inizio di una parola per formarne un'altra. Il significato della parola cambia, ma non la categoria di appartenenza della parola: dopo l'inserimento del prefisso il nome rimane nome, l'aggettivo rimane aggettivo, il verbo rimane verbo:

Eccezioni!

Fanno eccezione alcuni nomi che, con l'aggiunta del prefisso anti-,  formano degli aggettivi: droga ⇒ antidroga; intrusione ⇒ antintrusione; missile ⇒ antimissile; nebbia ⇒ antinebbia; scippo ⇒ antiscippo.

Si distinguono tre generi di prefissi:

Oggi vedremo la prima di queste categorie.

I prefissi che indicano una collocazione nello spazio e nel tempo derivano da preposizioni e avverbi e determinano, almeno nel significato originario, la collocazione spazio-temporale dell'elemento a cui si aggiungono; in alcuni casi il riferimento allo spazio è da considerarsi figurato. I principali sono:

Nel prossimo esercizio dovrete trovare le parole (sostantivi, aggettivi, verbi) che corrispondono alle definizioni; può essere d'aiuto consultare il vocabolario.

Una volta completato e corretto l'esercizio, provate a formare una frase con ognuna delle parole.
                    [post_title] => La formazione delle parole: i prefissi spazio-temporali
                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, le parole in italiano si possono formare in diversi modi, uno di questi è la prefissazione. Vediamo insieme come funziona.
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                    [post_content] => Il prossimo esercizio è sull'uso dei pronomi reciproci l'uno e l'altro. Se volete ripassare questo argomento prima di fare il test, leggete il seguente articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/10/01/uso-dei-pronomi-reciproci-luno-e-laltro/

 
                    [post_title] => Test 71 - L'un l'altro, l'un l'altra
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                    [post_content] => Il prossimo esercizio è sulle proposizioni comparative. Per ripassarle potete leggere questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/10/08/la-frase-complessa-le-proposizioni-comparative/

 
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Buon test!
Prof. Anna

Quanto vi ricordate del lessico legato al mondo scuola? 

Scopritelo col prossimo esercizio, se volete prima fare un rapido ripasso, leggete questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/09/17/le-parole-della-scuola/
                    [post_title] => Test 71 - Le parole della scuola
                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, è il momento di ripassare gli argomenti trattati nelle ultime settimane, un'occasione per mettersi alla prova e, se necessario, rileggere gli articoli pubblicati di recente.
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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi parliamo delle proposizioni comparative: come si presentano, cosa esprimono e come si usano.

Buona lettura!
Prof. Anna

La proposizione comparativa stabilisce una comparazione, un paragone con quanto si dice nella proposizione reggente. La collocazione delle comparative è solitamente dopo la reggente (come il secondo termine di paragone); la sua anticipazione può essere giustificata da una marcata enfatizzazione.

Si distinguono tre tipi:

COMPARATIVE DI MAGGIORANZA

Possono essere esplicite o implicite (solo quelle di maggioranza hanno forma implicita, le comparative di minoranza e uguaglianza hanno solo forma esplicita).

Le comparative di maggioranza esplicite sono introdotte dalla congiunzione che e dalle locuzioni di quanto, di quello che, di come; mentre nella reggente sono presenti i termini correlativi più o meglio.

Il modo verbale può essere:

La scelta del modo verbale è nella maggior parte dei casi legata al registro: il congiuntivo prevale nei contesti più formali, l'indicativo in quelli più colloquiali, il condizionale indica invece una possibilità ipotetica. Questo vale sia per le comparative di maggioranza sia per le comparative di minoranza.

Le comparative di maggioranza implicite hanno il verbo all'infinito e sono introdotte da più che: più che cantare, urla; piuttosto che: piuttosto che uscire con lui, rimango in casa; piuttosto di.

COMPARATIVE DI UGUAGLIANZA

Hanno solo forma esplicita, sono introdotte da come, quanto, quale e nella reggente compaiono le espressioni correlative così, tanto, tale. Il modo verbale può essere:

COMPARATIVE DI MINORANZA

Hanno solo forma esplicita, sono introdotte dalla congiunzione che e dalle locuzioni di quanto, di quello che, di come e simili, mentre nella reggente sono presenti i termini correlativi meno o peggio. Il modo verbale può essere:

USO DEL NON RAFFORZATIVO

Nelle comparative di maggioranza e di minoranza con il verbo al congiuntivo o al condizionale si può aver prima del verbo un non, che non conferisce valore negativo alla frase, ma ha un semplice valore rafforzativo: Luca è più veloce di quanto non immaginassi.
                    [post_title] => La frase complessa: le proposizioni comparative
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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, si dice Mario e Maria si amano l'un l'altro o Mario e Maria si amano l'un l'altra? E cosa succederebbe se il nome femminile venisse prima di quello maschile? Proviamo a fare chiarezza.

Buona lettura!

Prof. Anna

Uno e altro sono due pronomi indefiniti.

UNO

Il pronome uno e i suoi composti (ciascuno, nessuno ecc.) non sono mai soggetti a troncamento tranne che davanti ad altro (nessun altro, qualcun altro).

ALTRO

Il pronome altro indica l'alterità, ossia la diversa identità di una persona o di una cosa rispetto a un termine di riferimento espresso o sottinteso: mangio un'altra fetta di torta (oltre a quella, o a quelle, che ho già mangiato); non ho altro da dire (ulteriori cose, in aggiunta a quelle che ho già detto).

Uno e altro danno vita a diversi nessi correlativi: l'uno suonava, l'altro cantava; gli uni arrivavano, gli altri partivano. In frasi affermative, il singolare uno può anche non avere l’articolo determinativo: uno cucinava, l'altro apparecchiava.

L'UN L'ALTRO

L'uno e l'altro possono indicare reciprocità, significando reciprocamente, a vicenda: Mario e Luca si aiutano l'un l'altro = Mario e Luca si aiutano a vicenda.

Nel caso uno dei due soggetti sia femminile, il pronome concorda al nome a cui si riferisce: Mario e Lucia si amano l'un l'altra; quel ragazzo e quella ragazza si amano l'un l'altra. 

E quando il nome femminile precede quello maschile? Possiamo dire Maria e Mario si amano l'una l'altro? In questo casi si consiglia di invertire i nomi cui i pronomi si riferiscono, per mantenere la forma l'un l'altro/a, quindi Mario e Maria si amano l'un l'altra; quel ragazzo e quella ragazza si amano l'un l'altra.  Lo stesso vale per le forme plurali, facendo precedere le forme maschili (gli uni, le altre).

È sempre necessario, anche con le preposizioni, accordare i pronomi di reciprocità al genere dei soggetti di cui si parla, useremo, ad esempio, l'uno con l'altro se ci si riferisce a due nomi maschili (Marco e Luca si aiutano l'uno con l'altro), nel caso invece di un maschile e un femminile useremo l'uno con l'altra (Marco e Lia si aiutano l'uno con l'altra).

In presenza di preposizioni entrambi i pronomi possono essere femminili se si riferiscono a due nomi femminili: Marta e Lucia sono sincere l'una con l'altra  e il nome femminile può precedere il maschile Marta e Luca sono sinceri l'una con l'altro; anche tutte le altre flessioni del pronome si mantengono in presenza di preposizioni: gli uni degli altri; gli uni per gli altri; le une con le altre ecc.
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                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, si dice "Mario e Maria si amano l'un l'altro" o "Mario e Maria si amano l'un l'altra"? E cosa succederebbe se il nome femminile venisse prima di quello maschile? Proviamo a rispondere a queste domande.
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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, i verbi modali possiedono alcune caratteristiche che li accomunano tra loro e li differenziano dagli altri verbi. Vediamo insieme quali sono.

Buona lettura!

Prof. Anna

I verbi modali (o servili) sono volere, potere, dovere e anche sapere e solere quando significano essere capace di, essere in grado di.

CARATTERISTICHE

Le caratteristiche che li accomunano sono:

SIGNIFICATO

I verbi dovere e potere possono avere diverse sfumature di significato.

Il verbo potere può:

Il verbo dovere può:

Il verbo sapere:

IMPERATIVO

Per i verbi volere e potere  il congiuntivo sostituisce anche la seconda persona singolare e plurale dell’imperativo.

Per la seconda persona plurale si usano le forme regolari:

per il verbo potere per la seconda persona singolare si usa la forma regolare:

per il verbo volere si usa un'antica forma ormai scorretta come forma del congiuntivo e di fatto specializzata come forma dell’imperativo:

Altri articoli su questo argomento pubblicati sul blog sono:

https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2010/04/22/i-verbi-modali/

https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/01/10/la-scelta-dellausiliare-con-i-verbi-modali/
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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, bentrovati! In questi giorni si è parlato molto di scuola, che anche quest'anno, nonostante tutto, è iniziata. La nomenclatura relativa al mondo della scuola è molto ricca ma a volte un po' complicata. Esploriamola insieme.

Buona lettura!

Prof. Anna

Quest'anno il rientro a scuola non è stato semplice, per garantire la sicurezza degli studenti e del personale si sono dovute mettere a punto nuove strategie per gestire gli spazi, quindi nuove postazioni, nuovi orari, nuove regole di convivenza.

Per questo motivo la scuola è stata al centro dell'attenzione dei principali mezzi di comunicazione come non accadeva da tempo.

A volte però non è facile comprendere il lessico specialistico legato al mondo della scuola, ad esempio cos'è un plesso scolastico? E cosa si intende per personale A.T.A.?

Esploriamo insieme questo vasto universo lessicale, procedendo per ambiti (tipi di scuola; organizzazione della scuola; persone; attività scolastiche e servizi).

TIPI DI SCUOLA

La scuola può essere:

• pubblica → è la scuola gestita, finanziata e organizzata a livello statale o locale dalla pubblica amministrazione;

• privata →  denominazione generica della scuola non pubblica, specialmente quella gestita da un ente privato ma non abilitata a rilasciare titoli legali; pareggiata, parificata, paritaria →  gestita da un ente privato che rilascia titoli legalmente riconosciuti;

• a tempo pieno →  prevede cinque giorni settimanali di scuola, la mensa tutti i giorni, la permanenza nel pomeriggio a scuola e l'assenza di compiti a casa  durante la settimana;

• modulare, a modulo →  prevede cinque giorni settimanali di scuola, la mensa uno o due giorni a settimana, la permanenza a scuola in quei giorni fino alle 16 circa, i compiti a casa tranne nei pomeriggi in cui si resta a scuola;

• serale → quella frequentata da chi lavora durante il giorno.

Per quanto riguarda l'organizzazione dei gradi della scuola in Italia (primaria, secondaria ecc.) vi rimando a questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2011/09/08/la-scuola-in-italia/

ORGANIZZAZIONE DELLA SCUOLA

Ecco alcune parole ed espressioni relative all'organizzazione interna della scuola:

• MIUR → Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca

• circolo didattico →  l'insieme di sedi scolastiche di uno stesso territorio comprendente la Scuola dell’Infanzia e la Scuola Primaria;

• istituto comprensivo →  l'insieme di sedi scolastiche di uno stesso territorio comprendente la Scuola dell’Infanzia, la Scuola Primaria e Scuola Secondaria di 1° grado (a differenza del circolo didattico);

• plesso scolastico → qualsiasi istituto scolastico, di insegnamento primario o secondario, con sede propria;

• collegio docenti → l’insieme degli insegnanti appartenenti al circolo didattico, riuniti dal dirigente scolastico per proporre e decidere quanto necessario al buon funzionamento della scuola;

• direzione didattica → centro dell’organizzazione dell’attività del circolo, di cui è responsabile il dirigente scolastico;

• consiglio di classe o di interclasse → l’insieme dei genitori eletti quali rappresentanti di classe e degli insegnanti delle classi, riuniti per esaminare proposte, fornire indicazioni e riferire sulle attività delle classi.

PERSONEdirigente scolastico o preside → è un dirigente della pubblica amministrazione  che si occupa di gestire, amministrare e coordinare le attività che si svolgono all'interno della scuola;

• insegnante di ruolo → insegnante che ricopre nella pubblica amministrazione un posto fisso, ottenuto in seguito a concorso o al raggiungimento del punteggio necessario;

• insegnante precario →  insegnante non di ruolo (a cui non è stata assegnata una cattedra) egualmente preparato sul piano professionale;

• insegnante supplente → detto di insegnante che ne sostituisce temporaneamente un altro impedito a esercitare le proprie funzioni;

• personale A.T.A. → (personale Amministrativo Tecnico Ausiliario) è costituito dal personale di segreteria (direttore amministrativo e collaboratori amministrativi) e dal personale scolastico presente nelle sedi, con mansioni di pulizia dei locali, assistenza, vigilanza;

• rappresentante di classe → ha la funzione di rappresentare i genitori e viene eletto dai genitori della classe.

ATTIVITÀ e SERVIZIprogrammazione didattica →  progetto organico che definisce gli obiettivi finali, intermedi e immediati dell'azione didattica e procede a costanti verifiche dei risultati conseguiti;

• programma → piano di lavoro e di studi da realizzare entro un certo periodo scolastico;

• pre-scuola →  nella scuola dell'obbligo, servizio di assistenza agli alunni che per motivi famigliari hanno la necessità di entrare a scuola prima dell'inizio delle lezioni; post-scuola → nella scuola dell'obbligo, servizio di assistenza agli alunni che per motivi famigliari hanno la necessità di rimanere a scuola dopo la fine delle lezioni;

• refezione → pasto di mezzogiorno.
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Buona lettura!
Prof. Anna

Alcuni nomi sono detti difettivi (cioè mancanti) del plurale o del singolare e di conseguenza si usano quasi esclusivamente nella forma singolare o in quella plurale. I motivi di queste restrizioni vanno ricercati volta per volta nel significato delle parole, nelle caratteristiche dell'oggetto cui il nome si riferisce, nel contesto d'uso e così via.

NOMI DIFETTIVI DI PLURALE

Si usano di solito solo al singolare:

L'uso di alcuni di questi nomi difettivi come plurali può determinare un cambio di significato:

NOMI DIFETTIVI DI SINGOLARE

Si usano di solito solo al plurale:

Anche in questo caso molti nomi difettivi presentano anche la forma mancante, con varie sfumature di significato:

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