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Aula di Lingue

Concordanza dei tempi con il congiuntivo: la contemporaneità

Prof. Anna
Congiuntivo,   Grammatica,   La lingua italiana,   Verbi

Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, i dubbi sulla concordanza dei tempi tra reggente e subordinata sono sempre numerosi, oggi vedremo quali tempi verbali usare per esprimere il rapporto di contemporaneità.

Buona lettura!

Prof. Anna

Il tempo verbale della reggente condiziona il tempo della subordinata a seconda che si voglia esprimere un rapporto di contemporaneità, anteriorità o posteriorità.

Oggi approfondiremo i tempi verbali necessari per esprimere un rapporto di contemporaneità tra la proposizione reggente e la subordinata, in questo caso le due frasi designano eventi simultanei, che avvengono cioè nello stesso momento.

Due azioni possono essere contemporanee:

→ nel presente: credo (adesso) che tu abbia ragione (adesso);

→ nel passato: credevo (in passato) che tu avessi ragione (in passato).

La tabella che segue prende in considerazione tutte le possibili combinazioni di tempi verbali che servono a esprimere il rapporto temporale di contemporaneità tra reggente e subordinata, quando il verbo della reggente richiede il congiuntivo.

Per la concordanza dei tempi quando il verbo della reggente non richiede il congiuntivo, potete consultare questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/06/01/approfondimento-la-concordanza-dei-tempi-con-lindicativo/.

 

PER ESPRIMERE CONTEMPORANEITÀ 

Quando nella reggente il verbo è:

• indicativo presente: immagino

• imperativo: immagina

• indicativo futuro: immaginerò

• condizionale: immaginerei

⇒ nella subordinata useremo:

• congiuntivo presente: che egli faccia bene

 

Quando nella reggente il verbo è:

• indicativo imperfetto: immaginavo

• passato prossimo: ho immaginato

• passato remoto: immaginai

• trapassato prossimo: avevo immaginato

• condizionale passato: avrei immaginato

⇒ nella subordinata useremo:

• congiuntivo imperfetto: che facesse bene

 

ATTENZIONE:

quando nella principale c’è un verbo che esprime volontà o desiderio coniugato al condizionale presente o passato (volere, preferire ecc.) per indicare un rapporto di contemporaneità si usa il congiuntivo imperfetto: preferirei che tu fossi sincero; avrei preferito che tu fossi sincero.

Nel seguente esercizio coniugate il verbo tra parentesi in modo che esprima contemporaneità con la reggente.

Completa il testo inserendo le parole mancanti negli spazi vuoti. Al termine premi il pulsante "Correggi esercizio" per controllare se hai risposto correttamente.

 1- Voglio che voi (venire) con me. 2- Ritenevi che io (non capire) . 3- Fingerò che tu (avere ragione) . 4- Ho temuto che loro (arrivare) in ritardo. 5- Non lascerei mai che qualcuno ti (ferire) . 6- Avevo creduto che tu (essere) dalla mia parte. 7- Spera che tutto (andare) bene. 8- Quando dissi quelle parole, tutti pensarono che io (mentire) . 9- Non avrebbe permesso che io (comportarsi) in quel modo davanti a tutti. 10- Aspetterò che le cose (sistemarsi) da sole, a volte è meglio non intervenire. 

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Commenti [79]

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  1. Gentilissimi,

    grazie, è stato utile.

    Cordialmente,
    Mohammad Alì

  2. riccardo scrive:

    Prof, salve!

    nella frase “ALLA guerra si compia la pace”
    la preposizione “alla” può significare “al posto di” ? cioè è come se dicessimo “al posto della guerra si compia la pace” …

    • Zanichelli Avatar

      Caro Riccardo, la frase, così come è costruita, non è chiara, non è possibile usare “alla” col significato di “al posto di”.
      Un saluto e a presto

      • riccardo scrive:

        la mia era una frase desiderativa con il “che” introduttore sottinteso; mi sono espresso male…

        “e (che) la pace si compia alla guerra” oppure al contrario ma con lo stesso senso “e (che) alla guerra si compia la pace” … forse cosi “alla” nelle due frasi può assumere il significato di “al posto di” ? magari con qualche licenza hihi…

        • Zanichelli Avatar

          Caro Riccardo, anche così non assumerebbe questo significato, chi ascolta non capirebbe cosa vuoi dire.
          Un saluto

  3. Rocco scrive:

    Prof, una considerazione sulla concordanza dei tempi della seguente frase “Attendevamo (ieri) con ansia che (ieri) venissero (in sostituzione di “fossero”) esposti i risultati della prova”.

    Considerando che il verbo della principale vuole il congiuntivo ed esprime contemporaneità, è giusto utilizzare l’imperfetto congiuntivo in forma passiva nella subordinata come ho fatto io?

    Se invece la subordinata esprimesse anteriorità, dovremmo usare il trapassato congiuntivo del verbo “esporre” che però nella sua forma passiva sarebbe “fossero stati esposti”, il che non andrebbe bene, visto e considerato che il trapassato congiuntivo di un verbo si forma con il congiuntivo imperfetto dei verbi “essere” e “avere” più il participio passato del verbo.

    • Zanichelli Avatar

      Caro Rocco, è corretto usare il congiuntivo imperfetto di una forma passiva per esprimere contemporaneità; il congiuntivo trapassato passivo del verbo “esporre” è “fossero stati esposti”. Per ripassare la coniugazione passiva ti consiglio questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/01/17/la-forma-passiva-1/
      Un saluto

      • Rocco scrive:

        Ok, quindi il mio ragionamento sulla contemporaneità della prima frase è giusto?

        Mentre per quanto riguarda l anteriorità, se avessi scritto “Attendevamo (in un momento del passato) con ansia che (in un momento ancora più passato) fossero stati esposti (trapassato congiuntivo passivo) i risultati della prova”, sarebbe stato corretto?

        poi una domanda, ma il qual è il trapassato congiuntivo dell espressione verbale “venissero esposti”? forse “venire” viene utilizzato al posto di “essere” solo nei tempi semplici (come nel nostro caso, congiuntivo imperfetto) e non in quelli composti ?

        • Zanichelli Avatar

          Caro Rocco, esatto: è possibile usare “venire” solo con i tempi semplici (https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/01/24/la-forma-passiva-2/).
          A presto

          • Rocco scrive:

            Ok, grazie, prof;

            però, per chiudere, per quanto riguarda l anteriorità, se avessi scritto, come le ho scritto nel commento precedente, “Attendevamo (in un momento del passato) con ansia che (in un momento ancora più passato) fossero stati esposti (trapassato congiuntivo passivo) i risultati della prova”, per esprimere anteriorità col congiuntivo, sarebbe stato corretto?

          • Zanichelli Avatar

            Caro Rocco, sì, lo sarebbe stato.

  4. Luisa scrive:

    Prof, Nella frase “Era scontato che se la prendesse (intendendo la febbre, nel senso di contrarre un infezione)”, è possibile utilizzare anche l indicativo imperfetto nella subordinata per esprimere contemporaneità? cioè “Era scontato che se la prendeva”; d’altronde l aggettivo “scontato” esprime un qualcosa di facilmente prevedibile, ampiamente previsto, sicuro, certo. E oltretutto ci troviamo di fronte ad una proposizione soggettiva + che (le proposizioni soggettive, che sono proposizioni subordinate, possono dipendera da espressioni impersonali costruite dal verbo essere unito a un aggettivo, come nella nostra frase) e quindi andrebbe bene, penso, anche l indicativo (o che la principale sia al passato, come nel nostro caso, o al presente “È scontato che arriverà prima”). Ah, In forma esplicita, come nel mio esempio Iniziale, è introdotta dalla congiunzione che, e ha il verbo o all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale.

    • Zanichelli Avatar

      Cara Luisa, per le soggettive, come per le oggettive, l’alternanza tra indicativo e congiuntivo nel costrutto esplicito non è rigida ma dipende spesso dal livello di lingua (formale, informale, parlato, scritto), oltre che dal tipo di reggenza e anche in questo caso sono possibili entrambi i modi verbali.
      Un saluto

      • Luisa scrive:

        Ok quindi è tutto corretto?

        • Zanichelli Avatar

          Sì.

          • Luisa scrive:

            Quindi, rispetto ai nostri ragionamenti, anche con la negazione potremmo scegliere tra il congiuntivo e l indicativo? “Non era scontato che se la prendesse (o anche “prendeva”)”

          • Zanichelli Avatar

            Cara Luisa, solitamente si preferisce il congiuntivo in dipendenza da costrutti negativi.

  5. Giulia scrive:

    Salve, credo sia corretta la frase “Spererei che li tolgano” per esprimere contemporaneità al presente (è come se dicessimo “spero li tolgano”); mentre se avessi detto “Spererei che li togliessero”, sarebbe stato scorretto, in quanto il congiuntivo imperfetto esprime qualcosa al passato; diversamente il congiuntivo imperfetto, per esprimere contemporaneità, lo potremmo utilizzare in una frase nella quale è presente nella principale un verbo che esprime desiderio: “Preferirei che tu fossi sincero (cioè “preferirei, adesso, che tu, sempre adesso, fossi sincero).

    Corretto?

    • Zanichelli Avatar

      Cara Giulia, il verbo “sperare” rientra nella categoria dei verbi che esprimono volontà e quindi è seguito dall’imperfetto congiuntivo se si vuole esprimere contemporaneità o posteriorità, come “preferirei” o “vorrei” ecc.

  6. Francesco scrive:

    non sapranno mai che sia stato io a commettere il furto (anteriorità, la subordinata è un’oggettiva)

    non sapranno mai che sia io a commettere il furto (contemporaneità, la subordinata è un’oggettiva)

    non sapranno mai che sarò io a commettere il furto (posteriorità, la subordinata è un’oggettiva)

    va bene?

    • Zanichelli Avatar

      Caro Francesco, la concordanza è corretta, ma nelle prime due oggettive ci vuole l’indicativo.

      • Francesco scrive:

        Salve, come mai l indicativo e non il congiuntivo (visto che so esprimendo dubbio e incertezza “non sapere”)

        Grazie…

        • Zanichelli Avatar

          Caro Francesco, non stanno esprimendo un dubbio, ma nella frase si dichiara che “loro non sapranno mai qualcosa”.

          • Francesco scrive:

            Ho capito; nella frase in questione è come se ci fosse certezza: cioè “loro effettivamente non sapranno mai che sono stato io”, è incontrovertibile, non lo scopriranno mai; quindi l indicativo è corretto. Se scrivessi invece “Non sanno chi sia stato il colpevole (la cui subordinata oltretutto è un’interrogativa indiretta), allora ci vuole il congiuntivo, perché sono in dubbio, sono incerti su chi sia stato o meno il colpevole.

            Corretto?

          • Zanichelli Avatar

            Caro Francesco, è corretto.

  7. Luciano scrive:

    Prof, penso che sia giusta la seguente frase (con relativa concordanza): “Ricordi quando pensasti che fosse corretta la frase”

    Analisi del periodo:

    Ricordi= principale

    quando pensasti= subordinata temporale di primo grado

    che fosse corretta la frase= subordinata oggettiva esplicita di secondo grado al congiuntivo imperfetto (passivo, fosse corretta) rispetto al verbo “pensare” che esprime incertezza (la subordinata oggettiva in questione esprime contemporaneità al passato rispetto al verbo della reggente “pensasti”).

    Saluti

  8. Ruggieri scrive:

    “Non tutti sanno che”… Ragionando, ho capito che non sempre l uso della negazione nella principale regge il congiuntivo nella subordinata; o meglio: se la subordinata è un’interrogativa indiretta, la negazione nella principale potrebbe reggere il congiuntivo nella dipendente (ovviamente dipende sempre da quello che vogliamo esprimere); mentre in una subordinata oggettiva, ad esempio, dipende da ciò che è espresso nella principale. Facciamo un esempio: “Non tutti sanno che io sono vegetariano (in questa frase, in cui c’è una subordinata oggettiva, non sto esprimendo un dubbio, ma nella frase si dichiara che “non tutti sanno”, e cioè è come se ci fosse certezza: “non tutti sanno effettivamente che sono vegetariano” , è inconfutabile, non lo sanno realmente; quindi l indicativo è corretto, ed è l unica forma accettabile, a parer mio). Viceversa, in una frase dov’è presente un’interrogativa indiretta, la quale è costituita dal verbo sapere nella forma negativa, si può usare sia il congiuntivo sia l’indicativo: “Non tutti sanno se io sia vegetariano (anche se preferirei l indicativo, ma il congiuntivo non è scorretto)”; “Non tutti sanno che (che cosa, cosa, pronome interrogativo) significhi essere vegetariani”.

    Corretto

    • Zanichelli Avatar

      Caro Ruggieri, il tuo ragionamento è corretto.

  9. Tommaso scrive:

    “Non avrei mai pensato che potesse fare una cosa del genere” e “Non avrei mai pensato che facesse una cosa del genere” in entrambe sto esprimendo contemporaneità al passato; nella prima oggettiva c’è l infinito, ma stiamo esprimendo, come per la seconda oggettiva senza infinito, sempre contemporaneità al passato

  10. Giorgio scrive:

    “Non vorrei che facessero loro del male”;

    …”Non vorrei” principale; “che facessero loro del male” subordinata oggettiva esplicita al congiuntivo imperfetto, perché nella principale c’è un verbo al condizionale, esprimente desiderio, volontà etc.

    Mi sembra ok.

    • Zanichelli Avatar

      Caro Giorgio, la tua analisi è corretta.

  11. Giuliano scrive:

    “Scusi, le sembrò che tizio dicesse la verità?”

    …Quando nella reggente il verbo è al passato remoto, nella subordinata useremo il congiuntivo imperfetto per esprimere contemporaneità (anche sottoforma di interrogativa diretta, come nell’esempio).

  12. Chiara scrive:

    1″Non sapevo (ieri) che (sempre ieri; contemporaneità) finissero”
    2″Non sapevo (ieri) che (sempre ieri ma in un momento successivo rispetto all’azione espressa nella principale; posteriorità) sarebbero finite”
    3″Non sapevo (ieri) che (ancora prima; anteriorità) fossero finite”

    P.S. Chiaramente l’uso della negazione prima del verbo “sapere” (essere a conoscenza) seleziona l’uso preferenziale del congiuntivo (imperfetto, contemporaneità; e trapassato, anteriorità) nella subordinata, impeccabile in una modalità medio-formale di comunicazione. 

    Vero?

  13. Mathias scrive:

    Salve prof !

    Pensavo che con il condizionale presente si usasse il congiuntivo imperfetto, non è vero ?

    Ed esempio: “Vorrei che tu mi ascoltassi !”

    Grazie in anticipo,

    Mathias

  14. Giulio scrive:

    Salve, nella frase “Volevi far credere che fosse tua la macchina” usiamo il congiuntivo “fosse” nella subordinata oggettiva perché retta, nella principale, da un verbo esprimente volontà, desiderio, credenza, ecc (“volere” e quindi “voler far credere”)… In più, stiamo esprimendo contemporaneità al passato.

    Corretto?

    • Zanichelli Avatar

      Caro Giulio, il congiuntivo “fosse” è retto da “far credere” che, a sua volta, è retto da “volevi”.

      • Giulio scrive:

        Perfetto, ovviamente il congiuntivo è l’unica opzione disponibile in questo genere di frasi, suppongo. D’altronde la subordinata, che in questo caso richiede il congiuntivo, è retta comunque (sia in riferimento a “volevi” sia a “far credere”) da due espressioni (volevi e far credere), nella principale, che esprimono volontà, desiderio, credenza, ecc.

        Corretto?

  15. Gianni scrive:

    “Ho sempre pensato (ieri) che tizio (sempre ieri) dovesse compiere una rivoluzione”;

    …Sto esprimendo, al congiuntivo, contemporaneità al passato.

    Corretto?

  16. Martina scrive:

    1)”Il problema non è l’organizzazione, ma le persone che la frequentano”.

    …in questa frase “la” ha valore di pronome personale e con il senso di “ella, lei, essa”.

    2)”Non accetto che lei mi interrompa”.

    …la subordinata oggettiva ha il congiuntivo “interrompa” in quanto nella principale abbiamo il verbo “accettare” che ha il significato di “tollerare”, “sopportare”, e richiede il congiuntivo.

    3)”Come vorresti che io me la giocassi?”.

    …quando nella principale c’è un verbo che esprime volontà o desiderio coniugato al condizionale presente (volere) per indicare un rapporto di contemporaneità si usa il congiuntivo imperfetto (giocassi). Tutto sottoforma di domanda.

    Corretto?

  17. Giulio scrive:

    “Non avresti fatto (in passato) i giorni di ferie a meno che tu non ti trovassi (sempre in passato) in situazioni un po’ più spiacevoli”.

    Allora, in primis in presenza dell’ausiliare “avere” (avresti) il participio passato (fatto) rimane di solito invariato (in -o), se l’oggetto (I giorni) è dopo il verbo (infatti “avresti fatto i giorni”) solitamente non c’è concordanza (“avresti fatto” è la scelta migliore; ma, anche se più ricercata, e non comune, non escluderei “avresti fatti”). Ricordiamo che il participio passato serve per formare i tempi composti di un verbo; infatti il condizionale passato (come nel nostro esempio) è un tempo composto, formato dal condizionale presente di un verbo ausiliare (avere=avresti) più il participio passato (fare=fatto) del verbo che indica l’azione. In finale, per quanto riguarda la subordinata, “a meno che” introduce una proposizione subordinata eccettuativa col verbo al congiuntivo; in questo caso al congiuntivo imperfetto (“trovassi”), perché in riferimento al passato. Ah, in più, la subordinata in questione (“a meno che tu non ti trovassi”) esprime contemporaneità al passato rispetto al condizionale passato “Non avresti fatto”. Se, invece, nella subordinata avessi usato il congiuntivo trapassato “ti fossi trovato”, avremmo espresso anteriorità rispetto alla principale.

    Corretto?

     

  18. Iacopo scrive:

    “Voglio che voi siate sinceri”
    “Vorrei che voi foste sinceri”

    …Entrambe esprimono contemporaneità al presente. Per quanto riguarda la seconda, quando nella principale c’è un verbo che esprime volontà o desiderio coniugato al condizionale presente o passato (volere, preferire ecc.) per indicare un rapporto di contemporaneità si usa il congiuntivo imperfetto (foste, nel nostro caso). Mentre la prima segue le regole classiche della concordanza.

    Esatto?

  19. Domenico scrive:

    quando nella principale c’è un verbo che esprime volontà o desiderio coniugato al condizionale presente o passato (volere, preferire ecc.) per indicare un rapporto di contemporaneità si usa il congiuntivo imperfetto: “Non vorrei che fosse un principio di influenza”

    Suppongo sia corretto….

  20. Salve, in rete ho trovato questa frase: “Un mito vorrebbe che la coca-cola sia la soluzione perfetta per contrastare l’infiammazione batterica che causa le placche in gola”…

    Credo ci sia un errore; dovremmo scrivere “Un mito vorrebbe che la coca-cola FOSSE (e non “sia) la soluzione perfetta per contrastare l’infiammazione batterica che causa le placche in gola”, in quanto quando nella principale c’è un verbo che esprime volontà o desiderio coniugato al condizionale presente o passato (volere, preferire ecc; nel nostro esempio “Vorrebbe”) per indicare un rapporto di contemporaneità si usa il congiuntivo imperfetto (“Fosse”, nel nostro esempio; e non “sia”). D’altronde, se volessimo usare il congiuntivo presente “sia”, al limite, dovremmo scrivere, nella principale, l’indicativo presente “vuole”: e cioè “Un mito VUOLE che la coca-cola SIA la soluzione perfetta per contrastare l’infiammazione batterica che causa le placche in gola”.

    Penso sia corretto il mio ragionamento e le mie correzioni…

    • Zanichelli Avatar

      Caro Filippo Maria, il tuo ragionamento è corretto.

  21. Buongiorno, professoressa, una curiosità… Sappiamo che se nella reggente c’è un verbo che indica volontà, desiderio, opportunità (volere, sperare, desiderare, essere conveniente ecc.) coniugato al condizionale presente o passato, per indicare un rapporto di posteriorità (e anche contemporaneità) si usa il congiuntivo imperfetto; e per indicare un rapporto di anteriorità si usa il congiuntivo trapassato. Ma queste regole valgono anche, suppongo di sì, se nella reggente c’è, indicante sempre volontà, desiderio, opportunità, speranza, ecc., un verbo coniugato all’imperfetto indicativo? “Speravo dicessi la verità” (contemporaneità e posteriorità), “Speravo avessi detto la verità”(anteriorità), ecc?

    • Zanichelli Avatar

      Caro Filippo Maria, per i verbi “volere” e “desiderare” è così, quindi il congiuntivo imperfetto nella subordinata indica sia contemporaneità sia posteriorità, mentre per il verbo “sperare” valgono le normali regole della concordanza quando è coniugato all’imperfetto: speravo che tu dicessi la verità (contemporaneità), speravo che tu avresti detto la verità (posteriorità).

      • Prof, ma il verbo sperare non rientra nella categoria dei verbi indicanti volontà, desiderio, etc?. Comunque credo abbia scritto per sbaglio anteriorità invece che posteriorità per i verbi “volere” e “desiderare”…

  22. Quando nella principale c’è un verbo che esprime volontà o desiderio coniugato all’indicativo imperfetto, per indicare un rapporto di contemporaneità e posteriorità si usa il congiuntivo imperfetto; mentre per indicare un rapporto di anteriorità si usa il congiuntivo trapassato. Ah, ho letto che il verbo sperare rientra tra i verbi indicanti desiderio e volontà (tra i quali “desiderare”, “preferire”, “esser conveniente”, “pretendere” e simili). Quindi scriveremmo:

    1)Speravo dicessi la verità (contemporaneità)
    2)Speravo dicessi la verità (posteriorità)
    3)Speravo avessi detto la verità (anteriorità)

    4)Preferivo dicessi la verità (contemporaneità)
    5)Preferivo dicessi la verità (posteriorità)
    6)Preferivo avessi detto la verità (anteriorità)

    7)Desideravo dicessi la verità (contemporaneità)
    8)Desideravo dicessi la verità (posteriorità)
    9)Desideravo avessi detto la verità (anteriorità)

    10)Speravo dicessi la verità (contemporaneità)
    11)Speravo dicessi la verità (posteriorità)
    12)Speravo avessi detto la verità (anteriorità)

    Mentre per quanto riguarda quei che verbi (sempre congiugati all’indicativo imperfetto) che però non rientrano nella categoria dei verbi indicanti volontà, desiderio, etc…, (ad esempio “pensare”, “immaginare”, “credere” e simili) seguiremo le regole classiche della concordanza. Quindi scriveremmo:

    1)Pensavo/immaginavo/credevo dicessi la verità (contemporaneità)
    2)Pensavo/immaginavo/credevo avresti detto la verità (posteriorità)
    3)Pensavo/immaginavo/credevo avessi detto la verità (anteriorità)

    Io penso sia corretto.

    • Zanichelli Avatar

      Caro Filippo Maria, il verbo “sperare” (quando non è al condizionale nella reggente), regge il condizionale passato per la posteriorità.
      “Comunque credo abbia scritto per sbaglio anteriorità invece che posteriorità per i verbi “volere” e “desiderare””: sì, è così.

      • Quindi, ricapitolando…

        …Per il verbo “sperare”, quando non è al condizionale (spererei, avrei sperato) e quindi è all’indicativo imperfetto nella principale (speravo), per la posteriorità si usa, come le regole classiche della concordanza, il condizionale passato: “Speravo che avresti detto la verità (e non “dicessi”)”. Per la contemporaneità il congiuntivo imperfetto (Speravo dicessi la verità); per l’anteriorità il congiuntivo trapassato (Speravo avessi detto la verità).

        Se invece, con il verbo “sperare”, usassi il condizionale semplice nella reggente (spererei), scriverei, seguendo così le regole dei verbi indicanti volontà, desiderio etc,: “Spererei dicessi la verità (contemporaneità e posteriorità)” e “Spererei avessi detto la verità (anteriorità)”.

        E quindi, se ho ben capito, per gli altri verbi indicanti volontà o desiderio, in cui ha commesso un errore di battitura, (quelli più gettonati sono sicuramente “volere”, “desiderare” e “preferire”) e coniugati all’indicativo imperfetto nella principale (Volevo, desideravo, preferivo), ma anche al condizionale (Vorrei, desidererei, preferirei, avrei desiderato, avrei voluto, avrei preferito), useremo il congiuntivo imperfetto sia per la contemporaneità sia per la posteriorità (Preferivo/desideravo/volevo dicessi la verità); e per l’anteriorità useremo il congiuntivo trapassato (Preferivo/desideravo/volevo avessi detto la verità).

        In finale, per quanto riguarda quei che verbi (sempre congiugati all’indicativo imperfetto) ma che però non rientrano nella categoria dei verbi indicanti volontà, desiderio, etc…, (ad esempio “pensare”, “immaginare”, “credere” e simili; verbi che reggono il congiuntivo relativamente alla contemporaneità come l’anteriorità, ma non alla posteriorità) seguiremo le regole classiche della concordanza: “Pensavo/immaginavo/credevo dicessi la verità (contemporaneità)”, “Pensavo/immaginavo/credevo avresti detto la verità (posteriorità)”, “Pensavo/immaginavo/credevo avessi detto la verità (anteriorità)”.

        Ora è corretto…

        • Zanichelli Avatar

          Caro Filippo Maria, è esatto.

          • Professoressa, invece con il passato prossimo nella principale, relativamente sempre ai verbi esprimenti volontà, desiderio, ecc, suppongo che diremo, come per l’imperfetto nella principale, “Ho preferito che dicesse la verità” (contemporaneità e posteriorità) e “Ho preferito avesse detto la verità” (anteriorità), quindi non le regole classiche, ma quelle relative ai verbi esprimenti volontà, desiderio ecc.

            Penso sia corretto

          • Zanichelli Avatar

            Caro Filippo Maria, è corretto.

  23. Franco scrive:

    “Accorgersi”:

    Il pronominale “accorgersi” preceduto dalla negazione può reggere il congiuntivo: “Non mi ero accorto che fosse proprio tizio a consegnargli il trofeo” (con il congiuntivo imperfetto “fosse” stiamo esprimendo contemporaneità al passato). Lo stesso verbo in forma affermativa può, introducendo un’interrogativa indiretta, reggere sia il congiuntivo sia l’indicativo: “Si accorse di come (o di quanto) fosse (ma anche “era”) lontana la terra”.

    Penso sia corretto

    • Zanichelli Avatar

      Caro Franco, è corretto.

      • Franco scrive:

        Per completezza, “accorgersi” in forma affermativa e che introduca un’oggettiva, regge invece l’indicativo perché è un verbo di giudizio o di percezione: “Si accorse che (o del fatto che) aveva (e non “avesse”) commesso un errore”

        Ora penso sia completo

  24. Mia scrive:

    “Non mi sarei mai aspettato che andasse cosi”

    …PER ESPRIMERE CONTEMPORANEITÀ quando nella reggente il verbo è al condizionale passato (sarei aspettato), nella subordinata useremo il congiuntivo imperfetto (andasse). Ah, il verbo “aspettare” richiede di base il congiuntivo in una subordinata.

    Penso sia giusto

  25. Stefania scrive:

    1)”Secondo te, cosa vorrei che tu vedessi?” (o invertendo l’ordine delle parole “Vorrei che tu vedessi cosa?”)

    …quando nella principale c’è un verbo che esprime volontà o desiderio coniugato al condizionale presente (“vorrei” come nella frase numero 1) o passato (volere, preferire ecc.) per indicare un rapporto di contemporaneità si usa il congiuntivo imperfetto (“vedessi”).

    Penso sia giusto tutto…

  26. Filippo scrive:

    1)”Arriva un sacco di persone” o “Arrivano un sacco di persone”?

    …È vero che esiste l’accordo grammaticale (e cioè quello con il verbo al singolare che concorda con il soggetto della frase; questo è l’accordo grammaticalmente più corretto) e quello a senso (con il verbo al plurale che si accorda con il complemento partitivo, che ha maggior peso semantico rispetto al nome collettivo); ma in questo caso l’unica frase corretta è la seconda, perciò quella con l’accordo a senso che diventerebbe obbligatorio: infatti più forte è l’abitudine a usare il verbo al plurale quando i nomi collettivi (“sacco” è un nome collettivo, ma anche con l’espressioni “un po’ di” e “un paio di”) hanno un valore metaforico o significano semplicemente quantità, quando cioè stanno per “alcuni”, “molti”: “Arrivano un sacco di persone” equivale difatti a “Arrivano molte persone” e “Arriveranno un po’ di persone” equivale a “Arrivano alcune persone”; “Mi hanno fatto compagnia un paio di amici” equivale a “Mi hanno fatto compagnia alcuni amici”. Diverso è il caso se scrivessimo “Arriva un sacco di gente” (e non *arrivano un sacco di gente”): qui l’unico l’accordo possibile è quello grammaticale, e quindi con il verbo al singolare (arriva) che concorda con il soggetto della frase “un sacco”; d’altronde sarebbe scorretto adottare l’accordo a senso, e quindi con il verbo al plurale (arrivano) che si accorderebbe con il complemento partitivo (che avrebbe maggior peso semantico rispetto al nome collettivo), per il semplice fatto che il sostantivo “gente” (preceduto dall’articolo partitivo “di”), anche se si riferisce a molte persone, è una parola femminile singolare, quando invece nell’accordo a senso il sostantivo, di maggior peso semantico, è tendenzialmente al plurale: “Al matrimonio c’erano un centinaio di invitati (concordanza a senso, in cui “invitati” è al plurale, e di conseguenza lo è anche il verbo “c’erano”).

    2)”Mi augurerei potesse farlo” e”Spererei potesse farlo”

    …Il verbo “Sperare”, come l’espressione “Augurarsi che”, rientra nella categoria dei verbi che esprimono volontà e quindi, se coniugato al condizionale presente, è seguito dall’imperfetto congiuntivo se si vuole esprimere contemporaneità o posteriorità, e il trapassato congiuntivo per l’anteriorità: “Spererei dicessi la verità (contemporaneità e posteriorità)” e “Spererei avessi detto la verità (anteriorità)”. “Mi augurerei che dicesse la verità (contemporaneità e posteriorità)” e “Mi augurerei che avesse detto la verità” (anteriorità)

    Penso sia tutto corretto

  27. Vittorio scrive:

    Gentilissimi,
    Ho un gran dubbio circa una subordinata (di subordinata) il cui verbo reggente è condizionale, e poi congiuntivo imperfetto.

    La frase, nelle due varianti sarebbe la seguente, quale è giusta e quale sbagliata (e perché)?

    A. Vorrei che la nostra fosse una discussione che si concentri su questo.
    B. Vorrei che la nostra fosse una discussione che si concentrasse su questo.

    Grazie anticipatamente per l’aiuto.

    • Zanichelli Avatar

      Caro Vittorio, la soluzione migliore è la prima, in quanto il verbo della relativa (che si concentri) non dipende dalla reggente “vorrei”, come invece accade che la proposizione oggettiva (che la nostra fosse una discussione), ma è indipendente, quindi va bene il congiuntivo presente (si concentri), ma andrebbe bene anche l’indicativo (si concentra).
      Un saluto e a presto

      • Vittorio scrive:

        Professoressa la ringrazio,
        Saluti