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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana approfondiremo un argomento che solitamente è oggetto di molti dubbi: concordare o non concordare il participio passato dei tempi composti? Nell'articolo che segue prenderemo in esame tutti i casi in cui è necessario concordarlo e i casi in cui non lo è, nella speranza di fare chiarezza.
Buona lettura!
Prof. Anna
• con l'ausiliare "avere"
→ in presenza dell'ausiliare "avere" il participio rimane di solito invariato (in -o), se l'oggetto è dopo il verbo solitamente non c'è concordanza: "abbiamo mangiato gli spaghetti";
→ se l'oggetto precede il verbo ed è costituito dai pronomi personali diretti lo, li, la, le la concordanza del participio con il pronome è obbligatoria: "ho comprato due mele e le ho mangiate"; anche con la particella partitiva ne il participio concorda con la quantità espressa: "ho comprato cinque mele e ne ho mangiate solo due"; "ho comprato una scatola di cioccolatini e ne ho mangiati (ma anche: mangiato) un po'".
→ se l'oggetto precede il verbo ed è costituito da un pronome atono diverso da quelli del punto precedente il participio può concordare o rimanere invariato: "Marta ci ha invitato a cena - Marta ci ha invitati (oppure -inviatate-) a cena" ;
• se c'è l'ausialiare "essere" o "venire":
→ in caso di costruzione personale è necessario concordare il participio con il soggetto nel genere e nel numero: "Laura è arrivata", "quando vengono chiusi gli uffici?"; se ci sono più soggetti di diverso genere l'accordo è al maschile plurale: "Laura e Marco sono usciti".
In presenza del-si- passivante si può trovare a volte il participio non concordato col soggetto, come nei costrutti impersonali: "si è voltato pagina";
• con i verbi impersonali, il participio, non essendoci il soggetto, rimane invariato (in -o): "è piovuto ieri";
• se il verbo è costruito impersonalmente occorre distinguere:
→ se il verbo richiede l'ausiliare "essere" il participio si accorda con un soggetto generico -noi- e termina al plurale maschile: "si è partiti presto"; se il soggetto -noi- indica un insieme di componenti di genere femminile, compresa colei che parla, allora il participio termina in -e: Anna e Natalia hanno detto: "ieri mattina ci si è alzate presto";
→ se il verbo nella costruzione personale attiva con soggetto -noi- richiede l'usiliare "avere", allora il participio resterà invariato: "si è mangiato molto oggi" (oggi noi abbiamo mangiato molto oggi);
→ se il verbo è preceduto dai pronomi diretti lo, la, li, le, il participio si accorda con questi: "non li si è ancora sentiti oggi"
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[post_content] => Nel prossimo esercizio dovrete coniugare il verbo tra parentesi all'imperfetto o al passato prossimo, per ripassare l'uso dell'imperfetto vi consiglio di leggere questo articolo: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/.
Buon test!
Prof. Anna
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, bentrovati! Spero che abbiate passato un'ottima estate, ora rieccoci qui insieme pronti a studiare, ripassare e migliorare l'italiano.
Cominciamo questo nuovo anno sul blog ripassando l'uso di alcuni modi verbali, questo primo esercizio è dedicato a un argomento sempre un po' complicato: l'uso del congiuntivo.
Nell'esercizio che segue dovrete coniugare in maniera corretta il verbo tra parentesi, scegliendo il modo e il tempo verbale più appropriato.
Vi invito inoltre a suggerirmi quali sono gli argomenti che vi farebbe più piacere ripassare in futuro.
Buon test!
Prof. Anna
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana continueremo il nostro approfondimento sulle preposizioni semplici e in particolare vedremo come e quando viene usata la preposizione di.
Buona lettura!
Prof. Anna
La preposizione di esprime fondamentalmente un significato di appartenenza, di specificazione e di identificazione, cioè ha la funzione di chiarire un termine che ha un significato generico aggiungendo un particolare che lo caraterizzi, per esempio: un libro (termine con significato generico), un libro di storia (il termine non è più generico ma è stato identificato, specificato).
A questo ampio significato di base corrisponde una grande varietà di usi particolari in cui questa preposizione può essere impiegata per specificare l'origine, la provenienza, la parte di un tutto, la materia di cui è fatto un oggetto ecc.
La preposizione di si può elidere (ma l'elisione non è obbligatoria) davanti a parole che iniziano per -i-: d'impulso, d'istinto; l'elisione è invece obbligatoria in un certo numero di espressioni come: d'amore e d'accordo, d'estate, d'inverno, a passo d'uomo, a memoria d'uomo, d'un tratto, pelle d'oca ecc.
Vediamo insieme quali sono i complementi introdotti dalla preposizione di:
• specificazione ⇒ il quaderno di Giovanni; il fiore del ciliegio;
• partitivo ⇒ la maggior parte di voi; niente di tutto questo;
• denominazione ⇒ la città di Milano; il mese di aprile;
• paragone ⇒ Marco è più basso di me;
• moto da luogo ⇒ esco di casa presto (ma esco dall'ufficio, esco dal negozio ecc.); in correlazione con in: girare di città in città, andare di male in peggio;
• origine, provenienza ⇒ la mia famiglia è di Roma;
• argomento ⇒ un libro di matematica; parlare di cinema;
• materia ⇒ un foglio di carta;
• mezzo ⇒ vivo di espedienti;
• modo ⇒ vado di corsa, sono di ottimo umore;
• fine ⇒ uscita di sicurezza;
• causa ⇒ piange di gioia;
• abbondanza ⇒ un armadio pieno di vestiti;
• privazione ⇒ un ragionamento privo di senso;
• qualità ⇒ un uomo di bassa statura;
• tempo ⇒ di notte, d'inverno; in correlazione con in: di giorno in giorno; di ora in ora;
• età ⇒ un bambino di tre anni;
• colpa, pena ⇒ accusare qualcuno di corruzione;
• stima, prezzo ⇒ un gioiello di valore;
• limitazione ⇒ sano di mente; un esperto di informatica;
• quantità, misura ⇒ un palazzo di dieci piani.
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[post_content] => Con il prossimo esercizio potrete testare la vostra conoscenza delle espressioni idiomatiche che contengono la parola "piede". Per ripassare questo argomento leggete l'articolo: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
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[post_content] => Il prossimo esercizio è sulle proposizioni relative, per ripassare questo argomento potete leggere questo articolo: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana la dedichiamo al ripasso degli argomenti trattati di recente sul blog. Nel seguente esercizio dovrete scegliere la preposizione giusta da usare, per ripassare l'uso di A e IN vi consiglio questo articolo: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
Buon test!
Prof. Anna
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana arricchiremo il nostro vocabolario studiando alcune espressioni idiomatiche che contengono la parola "piede", conoscere queste espressioni rende più facile la comprensione e la comunicazione, soprattutto nella lingua parlata.
Buona lettura!
Prof. Anna
Vediamo insieme alcune espressioni idiomatiche con la parola "piede":
• partire col piede giusto / partire col piede sbagliato ⇒ iniziare qualcosa con una mossa giusta o sbagliata: essere gentile con i tuoi nuovi colleghi è un buon modo per partire con il piede giusto;
• darsi la zappa sui piedi ⇒ danneggiarsi, procurarsi del danno con un'azione che porta a risultati controproducenti: quando l'ho assunto pensavo che sarebbe stato un valido collaboratore e invece mi sono dato la zappa sui piedi, ho scoperto infatti che si comportava in modo disonesto arrecando danno a tutta l'azienda;
• andarci con i piedi di piombo ⇒ affrontare con molta cautela una situazione: questo è un problema molto delicato, meglio andarci con i piedi di piombo;
• togliersi dai piedi ⇒ andarsene: quel ragazzo stava dando fastidio a tutti, per fortuna a un certo punto si è tolto dai piedi (=se ne è andato);
• puntare i piedi ⇒ ostinarsi, incaponirsi: per ottenere le cose bisogna insistere, puntare i piedi, non arrendersi mai;
• (qualcosa) fatto con i piedi ⇒ si dice di cosa fatta malissimo: devi impegnarti di più, questo compito è fatto con i piedi!;
• su due piedi ⇒ all'improvviso: ci stavamo divertendo molto e Marco ha deciso su due piedi di andarsene, ma non abbiamo capito il perché;
• prendere piede ⇒ diffondersi, affermarsi: in questi ultimi anni ha preso piede la moda di farsi foto con il telefono;
• mettere in piedi ⇒ preparare, allestire, costruire, far sorgere: mio padre ha messo in piedi questa azienda dal nulla e ora me ne occuperò io;
• essere sul piede di guerra ⇒ essere pronto a combattere, essere pronto allo scontro: i lavoratori sono sul piede di guerra e scenderanno i piazza per protestare.
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana parliamo delle proposizioni relative, come si presentano, a cosa servono e come usarle in maniera corretta.
Buona lettura!
Prof. Anna
Le proposizioni relative, a differenza delle altre subordinate, non si riferiscono all'intera proposizione reggente, ma a un solo elemento, detto antecedente.
Per esempio: ho letto il libro (principale) che mi hai prestato (relativa).
Dal punto di vista del significato esistono due tipi di relative: la determinativa e l'appositiva:
• la relativa determinativa serve a limitare o a precisare il senso dell'antecedente: questo è il libro che ho comprato ieri. Questo tipo di relative apportano una precisazione necessaria al nome a cui si riferiscono, se si cancellano il senso del periodo verrebbe danneggiato.
• la relativa appositiva fornisce invece un'aggiunta non indispensabile: Marco, che lavora molto, è sempre stanco. Questo tipo di relative spesso si trovano tra due virgole, se venissero cancellate però il significato non risulterebbe danneggiato al punto di non comprendere il messaggio.
Le proposizioni realtive sono per lo più esplicite e sono introdotte da:
• un pronome relativo (che, il quale, cui);
• un pronome doppio (chi, chiunque, qualunque, quanto);
• l'avverbio relativo: dove.
Che si usa in funzione di soggetto e di complemento oggetto, cui (+ preposizione) in funzione di complemento indiretto, il quale come soggetto o complemento oggetto ma soprattutto in un registro formale.
Per capire meglio guardiamo la seguente tabella:
PRONOME |
FUNZIONE |
ESEMPIO |
che |
soggetto - complemento oggetto |
il vestito che hai comprato è molto elegante |
preposizione + cui |
complementi indiretti |
ho comprato il libro di cui mi hai parlato |
il quale |
soggetto - complemento oggetto (formale) |
il treno il quale hai preso è molto comodo |
preposizione + il quale |
complementi indiretti |
ho comprato il libro del quale mi hai parlato |
Due proposizioni relative che si susseguono possono essere l'una subordinata all'altra: le persone che sono venute alla festa che hai organizzato erano molto simpatiche; oppure possono essere coordinate, in questo caso il secondo pronome relativo si può omettere: le persone che abbiamo incontrato e (che) ti ho presentato sono dei miei vecchi amici.
La relativa esplicita ha il verbo all'indicativo quando il fatto viene presentato come reale: cerco qualcuno che dà lezioni d'inglese (e sono sicuro che c'è); al congiuntivo quando viene considerato come possibile o desiderato: cerco qualcuno che dia lezioni d'inglese (e non sono sicuro che ci sia); al condizionale quando viene presentato come ipotetico: imparare l'inglese è una cosa che farei volentieri (se trovassi qualcuno disposto a insegnarmelo).
Per approfondire l'uso del congiuntivo nelle relative vi consiglio di leggere questo articolo: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
La relativa implicita ha due tipi di costruzione:
• da + infinito: ho portato un libro da leggere (=che può essere letto), ho molte pagine da studiare (=che devono essere studiate); in questi casi la relativa assume una sfumatura di possibilità o dovere.
• preposizione + cui (o quale) + infinito: questo è un risultato di cui andare fieri.
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Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana proseguiamo il nostro giro per l'Italia e ci fermiamo a Palermo in Sicilia.
Vi ricordo che, se ci sono parole che non conoscete, potete consultare il dizionario on-line: basta cliccare due volte sulla parola e si aprirà una piccola finestra, cliccando una volta su questa finestra apparirà il significato.
Buon viaggio!
Prof. Anna
Palermo è il capoluogo della Sicilia, è il quinto comune italiano per popolazione e il principale centro urbano dell'Italia insulare.
Palermo è un punto di incontro di culture diverse, che si riflettono nell'architettura, nella cultura e nella gastronomia. La città possiede una storia millenaria che le ha regalato un notevole e unico patrimonio artistico.
UN PO' DI STORIA
Palermo (nome greco che significa "tutto-porto") fu fondata come città-porto dai Fenici intorno al 734 a.C., è sempre stata un nodo commerciale e culturale tra Occidente e Oriente e il più importante punto strategico al centro del Mediterraneo. Palermo fu poi città greca, in seguito conquistata dai Romani e dai Bizantini. Nel IX secolo musulmani dal Nordafrica invasero la Sicilia e conquistarono Palermo nell'831. Nel periodo musulmano Palermo divenne una città importante nei commerci e nella cultura, la città era famosa perché al suo interno erano presenti più di 300 moschee ed era conosciuta in tutto il mondo arabo. Fu un periodo di prosperità e tolleranza: i cristiani e gli ebrei vivevano in armonia con gli islamici.
La potenza musulmana si indebolì e nel 1071 Palermo fu conquistata dai Normanni, che seppero raccogliere e utilizzare l'eredità culturale araba, greca e romana.
In seguito la città fu conquistata dagli Svevi, dai Francesi e dagli Spagnoli.
PALERMO DA VISITARE
Come si può capire dalla storia di questa città, Palermo è un'amalgama di culture e tradizioni diverse in cui convivono armoniosamente cupole arabe, chiese dal gusto barocco, palazzi in stile liberty, teatri neoclassici, settecenteschi spazi verdi e brulicanti mercati storici, simili ai suq arabi.
Ecco alcuni luoghi di particolare interesse.
LA CATTEDRALE DI PALERMO
Nel 1185 viene completata la costruzione della Cattedrale di Palermo. L’immenso edificio religioso consacrato alla Vergine Assunta sorge sul sito occupato precedentemente da una basilica cristiana (604) trasformata dai Saraceni in moschea (831) successivamente riconvertita al culto cristiano dai Normanni (1072).
CAPPELLA PALATINA E PALAZZO DEI NORMANNI
Il Palazzo dei Normanni, conosciuto anche come Palazzo Reale, è uno dei principali monumenti cittadini. La fortificazione eretta dagli arabi nel IX sec. fu trasformata e ampliata dai Normanni che ne fecero il centro del loro potere. La cappella Palatina era la chiesa della famiglia reale, è decorata con splendidi mosaici bizantini, considerati tra i più belli di tutta la Sicilia.
I MERCATI DI PALERMO
I mercati di Palermo hanno conservato il fascino di una cultura che qui ha lasciato segni inconfondibili. I mercati di Ballarò e Vucciria sono quelli più visitati, sulle bancarelle si trovano tutti i colori e i profumi di Palermo e della Sicilia.
PALERMO DA MANGIARE
La cucina palermitana è una combinazione straordinaria di ingredienti, sapori e profumi, frutto del passaggio delle innumerevoli civiltà che si sono succedute e che hanno lasciato anche nella cucina il loro segno. Oltre ai gustosissimi dolci come i cannoli e la cassata (nella foto) di derivazione araba, da assaggiare è anche la tipica "cucina di strada" palermitana (cioè gli alimenti già pronti per il consumo, che sono venduti e spesso anche preparati soprattutto in strada o in altri luoghi pubblici), che comprende per esempio le famose arancine (palle di riso impanate e fritte farcite generalmente con ragù, mozzarella e piselli), le panelle (frittelle di farina di ceci), e uno dei cibi preferiti dai palermitani, ovvero il panino con la milza.
Ora prova a rispondere alle seguenti domande:
1- Di quale regione italiana è capoluogo Palermo?
2- Cosa significa "Palermo"?
3 - Qual è la particolarità di questa città che deriva dalla sua storia?
4- La Cattedrale di Palermo è sempre stata una chiesa cristiana?
5- Quale tipo di decorazione si trova all'interno della Cappella Palatina?
6- Come si chiamano i mercati di Palermo più famosi e visitati?
7- Cosa si intende per "cucina di strada"?
8- Se potessi scegliere, quale specialità della cucina di strada palermitana assaggeresti?
9- Palermo in passato è stata un esempio di convivenza tra religioni e culture diverse, cosa ne pensi?
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Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana approfondiremo un argomento che solitamente è oggetto di molti dubbi: concordare o non concordare il participio passato dei tempi composti? Nell'articolo che segue prenderemo in esame tutti i casi in cui è necessario concordarlo e i casi in cui non lo è, nella speranza di fare chiarezza.
Buona lettura!
Prof. Anna
• con l'ausiliare "avere"
→ in presenza dell'ausiliare "avere" il participio rimane di solito invariato (in -o), se l'oggetto è dopo il verbo solitamente non c'è concordanza: "abbiamo mangiato gli spaghetti";
→ se l'oggetto precede il verbo ed è costituito dai pronomi personali diretti lo, li, la, le la concordanza del participio con il pronome è obbligatoria: "ho comprato due mele e le ho mangiate"; anche con la particella partitiva ne il participio concorda con la quantità espressa: "ho comprato cinque mele e ne ho mangiate solo due"; "ho comprato una scatola di cioccolatini e ne ho mangiati (ma anche: mangiato) un po'".
→ se l'oggetto precede il verbo ed è costituito da un pronome atono diverso da quelli del punto precedente il participio può concordare o rimanere invariato: "Marta ci ha invitato a cena - Marta ci ha invitati (oppure -inviatate-) a cena" ;
• se c'è l'ausialiare "essere" o "venire":
→ in caso di costruzione personale è necessario concordare il participio con il soggetto nel genere e nel numero: "Laura è arrivata", "quando vengono chiusi gli uffici?"; se ci sono più soggetti di diverso genere l'accordo è al maschile plurale: "Laura e Marco sono usciti".
In presenza del-si- passivante si può trovare a volte il participio non concordato col soggetto, come nei costrutti impersonali: "si è voltato pagina";
• con i verbi impersonali, il participio, non essendoci il soggetto, rimane invariato (in -o): "è piovuto ieri";
• se il verbo è costruito impersonalmente occorre distinguere:
→ se il verbo richiede l'ausiliare "essere" il participio si accorda con un soggetto generico -noi- e termina al plurale maschile: "si è partiti presto"; se il soggetto -noi- indica un insieme di componenti di genere femminile, compresa colei che parla, allora il participio termina in -e: Anna e Natalia hanno detto: "ieri mattina ci si è alzate presto";
→ se il verbo nella costruzione personale attiva con soggetto -noi- richiede l'usiliare "avere", allora il participio resterà invariato: "si è mangiato molto oggi" (oggi noi abbiamo mangiato molto oggi);
→ se il verbo è preceduto dai pronomi diretti lo, la, li, le, il participio si accorda con questi: "non li si è ancora sentiti oggi"
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