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[post_content] => Cari lettori e care lettrici, nel prossimo dovrete scegliere il modo verbale corretto e il tempo verbale corretto da inserire nella frase dipendente, per farlo correttamente è necessario fare attenzione a quale verbo regge la frase dipendente (vuole l'indicativo o il congiuntivo?), alla collocazione temporale o alla concordanza temporale. Sicuramente è una tipologia di esercizio complessa, ma si avvicina molto alla realtà della lingua parlata, in cui è possibile che capiti qualsiasi tipo di frase.
Buon test!
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[post_excerpt] => Nel prossimo esercizio bisogna scegliere il modo verbale corretto e il tempo verbale corretto delle frasi dipendenti.
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, la lezione di questa settimana la dedichiamo al ripasso di alcuni argomenti particolarmente complessi su cui voi lettori mi avete chiesto di esercitavi. Il primo esercizio è sull'uso dei pronomi combinati, se volete rivedere questo argomento potete leggere il seguente articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2011/03/24/i-pronomi-combinati/
Consigli per lo svolgimento dell'esercizio: ricordate le maiuscole, altrimenti la risposta risulterà sbagliata; nelle risposte corrette non ci sono forme di elisione dei pronomi, scrivete quindi il pronome completo.
Mi raccomando continuate a dirmi quali sono gli argomenti su cui vi sentite più insicuri e che vi piacerebbe ripassare.
In bocca al lupo!
Prof. Anna
[post_title] => Test di ripasso: i pronomi combinati
[post_excerpt] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi ripassiamo insieme alcuni argomenti particolarmente complessi, cominciamo dall'uso dei pronomi combinati.
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana vi porterò in giro per l'Italia e in particolare visiteremo la città di Urbino che si trova nelle Marche, una regione nell'Italia centrale che si affaccia sul Mar Adriatico.
Vi ricordo che, se ci sono parole che non conoscete, potete consultare il dizionario online: basta cliccare due volte sulla parola e si aprirà una piccola finestra, cliccando una volta su questa finestra apparirà il significato.
Buona lettura!
Prof. Anna
La città di Urbino sorge tra le colline marchigiane ed è capoluogo insieme alla città di Pesaro della provincia di Pesaro e Urbino.
Circondata da una lunga cinta muraria e adornata da edifici in pietra arenaria, grazie al lavoro di importanti artisti Urbino da semplice borgo divenne “culla del Rinascimento” e, ancora oggi, passeggiando per il suo centro storico se ne respira l'aria quattrocentesca, centro storico che dal 1998 è patrimonio dell'umanità UNESCO.
UN PO' DI STORIA
Le origini di Urbino sono antichissime, il nome romano Urvinum deriverebbe dal termine latino urvus (urvum è il manico ricurvo dell'aratro), ma è nel Quattrocento che la città vive il suo massimo splendore. Fu soprattutto grazie all’apporto di Federico da Montefeltro che Urbino acquisì quell'eccellenza monumentale e artistica, la cui influenza si è largamente estesa al resto d'Europa.
Questo grande mecenate infatti seppe non solo trasformare Urbino in una magnifica corte princesca, ma anche attrarre nel ducato il meglio che la cultura umanistica rinascimentale italiana potesse offrire come il pittore e matematico Piero della Francesca, l'architetto e umanista Leon Battista Alberti e il padre di Raffaello, Giovanni Santi.
URBINO DA VISITARE
Il Palazzo Ducale
Il Palazzo Ducale non è un semplice palazzo ma una è una piccola città fortificata voluta da Federico da Montefeltro e fatta costruire a partire dal 1444. Federico desiderava che il Palazzo Ducale di Urbino superasse per bellezza tutte le altre residenze principesche d’Italia, voleva trasformare Urbino nella "Città ideale" di cui il Palazzo doveva essere l’espressione più elevata. Inoltre, amava gli artisti e voleva un luogo dove ospitarli e farli lavorare. La costruzione vide impegnati diversi architetti per più di 30 anni.
Galleria Nazionale delle Marche
Circa 80 sale di Palazzo Ducale sono state adibite a Museo ed ospitano le opere della Galleria Nazionale delle Marche. La collezione raccoglie opere dal 1300 al 1600, in prevalenza dipinti ma anche mobili, sculture, arazzi e disegni. Le opere principali si trovano al primo piano, divise tra gli appartamenti dove il Duca e la sua famiglia vivevano. Si possono ammirare capolavori di Piero della Francesca, Paolo Uccello, Raffaello, Tiziano e il dipinto di autore sconosciuto "la Città ideale".
Casa di Raffaello
La Casa natale di Raffaello ospita solo poche opere originali del grande pittore urbinate, quasi tutte giovanili, ma merita una visita perché la storia dell’arte è passata da qui. Situata nel quartiere artigiano, in questa casa Raffaello Sanzio nacque il 28 marzo 1483 e passò la sua infanzia formandosi nella bottega del padre, artista alla corte di Federico da Montefeltro. Al piano terra c’è la bottega di suo padre Giovanni Santi, oggi usata per mostre temporanee. Al primo piano ci sono copie dei dipinti di Raffaello e omaggi di altri artisti al grande pittore urbinate. Nella “Camera da letto di Raffaello” c’è un affresco che raffigura la “Madonna con Bambino” considerata un’opera giovanile realizzata insieme al padre. Al primo piano c’è anche un piccolo cortile con il pozzo e il lavabo dove si macinavano i colori usati per le opere.
Rampe Elicoidali
Urbino è una città ripida, con stradine strette, era quindi il luogo ideale per chi avesse voluto organizzare un agguato, questo pericolo era ben chiaro a Federico da Montefeltro che fece costruire, proprio ai piedi del Palazzo Ducale, un bastione e dentro questo delle rampe elicoidali. Grazie a questa magnifica opera di ingegneria, il Duca poteva arrivare alle stalle ducali direttamente dal Palazzo.
URBINO DA MANGIARE
A metà strada tra mare e appennini, con la Toscana e l’Emilia a pochi passi, non stupisce che nel piatto ci si ritrovi spesso funghi e tartufi. Una classica minestra in brodo sono i passatelli: con pane grattugiato, formaggio parmigiano, uova, un pizzico di aromi (noce moscata e/o scorza di limone) si ottiene un composto dal quale, con l'apposito stampo, si ricavano dei grossi spaghetti che vengono poi cotti nel brodo. Un prodotto tipicamente urbinate è la crescia, una specie di piadina che si accompagna con i tipici formaggi e salumi della zona. Tra i secondi trionfano le carni bovine, soprattutto la Marchigiana, razza locale che fornisce straordinarie bistecche.
Ora prova a rispondere alle seguenti domande:
1- In quale regione si trova Urbino?
2- Urbino si trova sul mare o in collina?
3- In quale periodo storico la città visse il suo massimo splendore?
4- Grazie a quale personaggio Urbino divenne uno dei più importanti centri del Rinascimento Italiano?
5- Quale famoso artista italiano nacque a Urbino?
6- Dove si trova la Galleria Nazionale delle Marche?
7- Qual è il titolo di un famoso dipinto di autore sconosciuto (immagine sopra) conservato in questa Galleria?
8- Come passò la sua infanzia Raffaello?
9- A cosa servivano le rampe elicoidali fatte costruire da Federico da Montefeltro?
10- Qual è il nome di una minestra in brodo tipica di questa zona? L'hai mai assaggiata?
[post_title] => In giro per l'Italia: Urbino
[post_excerpt] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi riprendiamo il nostro giro per l'Italia: visiteremo insieme le bellezze artistiche e architettoniche della città di Urbino.
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana riprendiamo il nostro studio dei complementi indiretti, cioè quei complementi che si legano al verbo indirettamente ovvero per mezzo di una preposizione. In particolare vedremo i complementi di tempo determinato e continuato.
Buona lettura!
Prof. Anna
Il complemento di tempo serve a richiamare, a chiarire le circostanze temporali in cui i fatti si svolgono; questo significa determinare l'epoca, la data, l'ora in cui i fatti avvengono o sono avvenuti.
Questa determinazione di tempo risponde alla domanda "quando?" e prende il nome di complemento di tempo determinato.
Se invece si determina la durata dello svolgimento dei fatti la domanda sarà "per quanto tempo?" e questa determinazione prende il nome di complemento di tempo continuato.
COMPLEMENTO DI TEMPO DETERMINATO
Il rapporto di tempo determinato è solitamente espresso mediante un sostantivo con significato temporale (ora, giorno, mese, anno, minuto, epoca, secolo ecc.). Il complemento di tempo determinato può essere introdotto da: in, a, di, al tempo di ecc., talvolta non ha un elemento introduttivo.
Gli elementi che introducono il complementi di tempo determinato più frequenti sono:
• in e a che introducono un significato di precisa collocazione nel tempo: sono nato nel 1980; mi sono svegliata all'alba;
• di che introduce espressioni con valore avverbiale: di sera, di giorno, di notte, d'inverno, d'estate ecc.;
• con che introduce la circostanza di tempo in coincidenza della quale avviene il fatto di cui si parla: mi sono alzato col sole;
• al tempo di, nel periodo di, in occasione di, al tempo di: ci siamo conosciuti in occasione della laurea di suo figlio;
• circa, intorno a, presso, su che si usano per indicare circostanze di tempo approssimate: siamo arrivati intorno alle tre, finirò di lavorare intorno a mezzogiorno.
Come abbiamo detto a volte non c'è un elemento introduttivo, questo accade quando si indica una data o un tempo preciso: sono nato il 7 aprile 1980, o in caso di indicazioni temporali che indicano un'abitudine: il venerdì vado in palestra.
Ci sono poi altre determinazioni temporali che rintrano nel tempo determinato e rispondono alle seguenti domande:
• entro quanto tempo? Gli elementi introduttivi in questo caso sono: in, entro, nel giro di, nel tempo di: finirò la relazione in poco tempo;
• ogni quanto tempo? Si può esprimere in vari modi: la lezione c'è ogni sabato (il sabato-tutti i sabati); ti pagherò mensilmente (ogni mese);
• quante volte in un dato tempo? Si può esprimere in vari modi: prendo il treno due volte al giorno per andare al lavoro, vado in montagna una volta all'anno;
• quanto tempo prima o dopo? Sono partita un giorno prima di te; Marco è arrivato un'ora dopo la tua partenza;
• quanto tempo fa? Indica un fatto già avvenuto rispetto al presente, la quantificazione del tempo è seguita da fa: sono arrivati tre giorni fa.
COMPLEMENTO DI TEMPO CONTINUATO
Risponde alla domanda "per quanto tempo?" e può essere introdotto da:
• per, durante: è piovuto per tutto il giorno, mi sono addormentato durante la lezione; a volte per può essere sottinteso: restero in città (per) tre mesi;
• su, intorno a, circa, all'incirca: indicano la durata approssimativa: lavora tutti i giorni sulle otto ore; circa e all'incirca possono anche essere posposti: ho riposato due ore circa;
• il complemento di tempo continuato può essere introdotto anche da avverbi di quantità: poco, molto, tanto, parecchio, abbastanza: oggi ho studiato parecchio.
Ci sono poi altre determinazioni temporali che rintrano nel tempo continuato e rispondono alle seguenti domande:
• da quanto tempo? Esprime un fatto che dura ancora nel momento in cui si parla o nel momento in cui accade il fatto narrato, in questo caso l'elemento introduttore è da: stanno discutendo da un'ora;
• per quando? Fino a quando? Indica il punto terminale nel tempo per un'azione già iniziata o ancora da iniziare, in questo caso gli elementi introduttori sono per e fino a: farete questo tema per domani, per consegnare il lavoro hai tempo fino a domani;
• da qui a quanto tempo? Si introduce con le preposizioni tra o fra: ci vediamo fra un'ora;
• con quale progressione nel tempo? In questo caso gli elementi che introducono sono: di...in, da...all'altro: migliori di giorno in giorno, ha cambiato opinione da un giorno all'altro.
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, completiamo questa settimana il nostro approfondimento sulla scelta del verbo ausiliare nella formazione dei tempi composti.
Buona lettura!
Prof. Anna
La scorsa settimana abbiamo visto quali tipi di verbi vogliono essere come verbo ausiliare nella formazione dei tempi composti e quali invece vogliono avere (https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/04/21/approfondimento-la-scelta-dellausiliare-nei-tempi-composti-prima-parte/). Oggi vedremo quali verbi possono avere sia essere sia avere.
VERBI CHE RICHIEDONO ESSERE O AVERE
Ci sono verbi che richiedono talvolta essere e talvolta avere in base a variazione di significato o di costrutto grammaticale.
Vediamo insime quali sono e come si comportano:
• alcuni verbi di moto: alcuni verbi di moto (correre, volare, navigare, emigrare ecc.) che vogliono essere come ausiliare se è espresso il luogo di direzione o di partenza: sono corso in giardino = sono andato correndo in giardino; altrimenti vogliono avere: ho corso in giardino = ero in giardino e mi sono messo a correre. Come si sarà notato il significato delle due frasi, quella con essere e qualla con avere, è diverso, la scelta tra l'uno o l'altro verbo ausiliare dipenderà quindi da cosa vogliamo esprimere;
• i verbi impersonali tipici: i verbi tipicamente impersonali come piovere, nevicare, grandinare, tuonare ecc. preferiscono essere nei registri linguistici più formali, mentre avere è più frequente nei parlati regionali dell'Italia centrale e meridionale. L'uso di uno o dell'altro non comporta nessun mutamento di significato: è piovuto = ha piovuto.
Questi stessi verbi (piovere, nevicare, grandinare, balenare) però richiedono sempre essere nei costrutti figurati: questa occasione mi è piovuta addosso;
• i verbi servili: i verbi servili solitamente prendono l'ausiliare del verbo che li segue, che può essere avere: non ho bevuto → non ho potuto bere, oppure essere: sono parito →sono dovuto partire.
Nella lingua parlata di oggi è sempre più accentuata la tendenza a costruire con avere questi verbi: non ho potuto venire equivale a non sono potuto venire; forse questa tendenza è dovuta al fatto che i verbi servili hanno avere come ausiliare quando sono usati da soli: "perché non sei venuto?" "non ho potuto", è consigliabile però seguire la regola.
In presenza di un verbo riflessivo i verbi servili prendono come ausiliare essere se essi stessi assumono la forma riflessiva: ci siamo alzati presto → ci siamo dovuti alzare presto; se invece è l'infinito a rimanere riflessivo, il verbo servile mantiene il suo ausiliare avere: ci siamo alzati presto → abbiamo dovuto alzarci presto.
L'ausiliare è avere quando i verbi servili sono seguiti dal verbo essere o da un infinito passivo (non ho potuto essere presente, non ha voluto essere rieletto);
• verbi che possono essere costruiti sia transitivamente sia intransitivamente: ci sono alcuni verbi che possono essere costruiti sia transitivamente sia intransitivamente (finire, cominciare, crescere, migliorare, peggiorare ecc.). Questi verbi se sono costruiti transitivamente vogliono come ausiliare avere: quando hai cominciato la scuola?, se invece sono costruiti intransitivamente vogliono essere: quando è cominciata la scuola?.
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana approfondiremo un argomento molto importante ovvero la scelta del verbo ausiliare nella formazione dei tempi composti. A parte alcune regole di base, non sono pochi gli elementi che incidono sulla scelta tra essere o avere, vediamo quindi nello specifico come fare a scegliere l'ausiliare corretto.
I verbi che servono a formare i tempi composti sono essere e avere, per questa loro funzione sono detti ausiliari.
La regola di base per la scelta tra essere e avere quando si forma un tempo composto è che avere si usa nella formazione dei tempi composti di un verbo transitivo (abbiamo studiato, ho mangiato, avete visto), mentre per la costruzione della forma passiva, riflessiva e impersonale l'usiliare è essere (sono stati visti, si erano alzati, si è mangiato bene).
Il problema della scelta si pone quando c'è un verbo intransitivo: usiamo essere o avere?
Vediamo allora quando usare l'uno e quando usare l'altro.
VERBI CHE RICHIEDONO ESSERE
Essere conferisce al verbo il significato di una condizione acquisita dal soggetto, il raggiungimento di uno stato in cui il soggetto viene a trovarsi, quindi uno spostamento, reale o figurato, da una condizione o uno stato a un'altra condizione o stato.
Quindi richiedono il verbo essere come ausiliare i verbi:
• che indicano un moto, reale o figurato, verso un luogo o da un luogo (andare, arrivare, partire, giungere ecc.): siamo partiti per il mare alle sette di mattina, i miei amici sono arrivati oggi da Roma;
• che hanno il significato di venire alla luce, manifestarsi (nascere, apparire, sorgere, sbocciare, sbucare): molti fiori sono sbocciati in giardino;
• che hanno il significato di venire meno (morire, sparire, tramontare, appassire): il sole è tramontato da poco;
• che significano un mutamento, uno spostamento da una condizione all'altra: (diventare, migliorare, invecchiare, peggiorare, ingrassare, dimagrire ecc.): non sei invecchiata per niente;
• che esprimono qualcosa che accade, un fatto che si manifesta in modo più o meno improvviso (accadere, succedere, capitare, toccare ecc.): cosa è successo?, mi è toccata (capitata) la domanda più difficile;
• che sprimono la permanenza di uno stato o condizione (stare, restare, rimanere ecc.): ieri sono rimasto a casa;
• come sembrare, parere, risultare: questo libro ci è sembrato interessante;
• che esprimono un giudizio di necessità, di convenienza, di valore, di gradimento o non gradimento (bisognare, importare, convenire, bastare, volerci, costare, piacere, dispiacere): quanto è costato quell'orologio?
VERBI CHE RICHIEDONO AVERE
Avere conferisce al verbo il significato del raggiungimento di un risultato, reale o figurato.
Richiedono il verbo avere come ausiliare i verbi:
• transitivi attivi, sia che l'oggetto sia espresso sia che non sia espresso: ho mangiato, ho mangiato un gelato;
• alcuni verbi intransitivi, quelli che esprimono azioni, fatti nella loro caratteristica dinamica e non di modo di essere o condizione acquisita, questi verbi sono:
⇒ i verbi che esprimono un moto, ma senza riferimento alla meta o al luogo di partenza o arrivo (camminare, viaggiare, soggiornare, nuotare, vagare, pernottare, pellegrinare, scorrazzare, trottare, galoppare ecc.): abbiamo camminato a lungo;
⇒ i verbi che indicano manifestazioni dinamiche per lo più relative alla comunicazione, all'espressione orale e scritta (parlare, brontolare, argomentare, ridere, sorridere, piangere, tossire, anche riferito ad animali: abbaiare, miagolare, ruggire ecc. e anche: pranzare, cenare, obbedire, aspirare, agire ecc.): ho parlato con Giulia tutto il pomeriggio.
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[post_content] => Vi ricordate il significato dei modi di dire con la "gamba" che abbiamo visto insieme alcune settimana fa? Scopritelo con il seguente esercizio, se prima volete ripassarli, ecco l'articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/03/17/modi-di-dire-con-la-parola-gamba/
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[post_content] => Il prossimo esercizio è sugli aggettivi dimostrativi, per ripassare questo argomento prima di fare il testo, ecco l'articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/03/31/gli-aggettivi-dimostrativi/
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana la dedichiamo al ripasso degli ultimi argomenti trattati. Questo primo esercizio è sull'uso delle preposizioni "tra" e "fra", per un veloce ripasso prima di affrontare il test potete leggere questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/03/24/luso-delle-preposizioni-tra-e-fra/
Buon test! ;-)
Prof. Anna
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[post_excerpt] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana la dedichiamo al ripasso degli ultimi argomenti trattati. Questo primo esercizio è sull'uso delle preposizioni "tra" e "fra".
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana vedremo quali sono e come si usano gli aggettivi dimostrativi.
Buona lettura!
Prof. Anna
Gli aggettivi dimostrativi si usano per indicare l'identità di ciò di cui si parla e la sua collocazione nello spazio e nel tempo, indicano anche il rapporto di vicinanza o di lontananza rispetto a chi parla o chi ascolta.
Quasi tutti si collocano sempre prima del sostantivo con cui concordano nel genere e nel numero e non sono mai preceduti dall'articolo.
Vediamo insieme quali sono e il loro significato.
→ Questo (questa-questi-queste) indica vicinanza della cosa o della persona in questione rispetto a chi parla:
- vuoi questo libro? (il libro è vicino nello spazio a chi sta parlando);
- questa notte non ho dormito bene (vicinanza nel tempo);
- non mi piacciono questi discorsi (vicinanza nel discorso, è qualcosa di cui si è appena parlato).
Non è raro, soprattutto in registri colloquiali, trovare le forme abbreviate (dell'arcaico
esto)
sto, sta, sti, ste:
che cos'è tutto sto disordine?
Nel caso di
stamattina, stasera, stanotte, stavolta il dimostrativo si è unito al sostantivo formando questi composti avverbiali (sta+sera ecc.).
→
Quello indica lontananza della cosa o della persona in questione rispetto a chi parla e a chi ascolta:
- guarda che bello quel fiore! (il fiore è lontano nello spazio);
- quel giorno andammo insieme a fare una passeggiata (lontananza nel tempo);
- cosa significano quelle parole che hai detto prima? (lontananza nel discorso).
L'aggettivo dimostrativo
quello presenta forme diverse a seconda delle iniziali del nome che lo segue, si comporta allo stesso modo dell'articolo determinativo:
- quel nei casi in cui si userebbe il ⇒ quel ragazzo;
- quell' nei casi in cui si userebbe l' ⇒ quell'albero, quell'isola;
- quello nei casi in cui si userebbe lo ⇒ quello zaino;
- quella nei casi in cui si userebbe la ⇒ quella casa;
- quei nei casi in cui si userebbe i ⇒ quei ragazzi;
- quegli nei casi in cui si userebbe gli ⇒ quegli zaini, quegli alberi;
- quelle nei casi in cui si userebbe le ⇒ quelle case.
Quello si elide solo al singolare:
quell'amico, quell'ombra, ma
quegli animali, quelle erbe.
→
Codesto indica qualcosa situato lontano da chi parla e vicino a chi ascolta:
dammi codesto libro (detto di un libro posto lontano da me, ma vicino al mio interlocutore). Nella lingua d'uso comune, scritto e parlato,
codesto viene sostituito da
questo o
quello; al di fuori dell'uso letterario o regionale (usato soprattutto in Toscana)
codesto trova impiego nel linguaggio burocratico, per indicare l'ufficio o l'ente a cui ci si rivolge per iscritto:
per il certificato di diploma, il sottoscritto fa riferimento a quello da lui inviato a codesto Istituto.
PRECISAZIONI SUGLI AGGETTIVI DIMOSTRATIVI
→ I dimostrativi
questo e
quello, specialmente nella lingua parlata, possono venire rafforzati dagli avverbi
qui, qua, lì, là collocati dopo il sostantivo:
mi passi quel bicchiere lì?, questo regalo qui è per te;
→
Altri aggettivi dimostrativi sono:
- certo, in genere col significato (spesso dispregiativo) di "di questo genere": certe cose non si dicono (cose di questo genere non si dicono);
- tale può essere usato come dimostrativo, con il significato di questo o quello, per riferirsi a qualcosa di già detto: tali vicende (di cui si è già parlato) determinarono lo scoppio della gerra;
- stesso, medesimo hanno due impieghi: possono significare "uguale", "identico": frequentiamo la stessa palestra; oppure sono usati come rafforzativi di un nome o di un pronome: il dottore stesso era incerto sulla diagnosi; può intestare l'assegno a me medesimo;
- simile, siffatto hanno in genere valore affettivamente marcato in senso negativo: non lo avevo mai sentivo dire simili assurdità (assurdità di questo genere).
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici, nel prossimo dovrete
scegliere il modo verbale corretto e il tempo verbale corretto da inserire nella frase dipendente, per farlo correttamente è necessario fare attenzione a quale verbo regge la frase dipendente (vuole l'indicativo o il congiuntivo?), alla collocazione temporale o alla concordanza temporale. Sicuramente è una tipologia di esercizio complessa, ma si avvicina molto alla realtà della lingua parlata, in cui è possibile che capiti qualsiasi tipo di frase.
Buon test!
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[post_excerpt] => Nel prossimo esercizio bisogna scegliere il modo verbale corretto e il tempo verbale corretto delle frasi dipendenti.
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