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Buona lettura!
Prof. Anna
COSA ESPRIME
Il complemento di stato in luogo risponde alla domanda dove?: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/02/04/i-complementi-di-luogo-stato-in-luogo/ , il complemento di moto a luogo risponde alle domande verso dove? verso quale luogo? verso quale direzione?; indica il luogo reale o figurato verso cui ci si muove o verso cui è diretta un'azione.
COME SI FORMA
Dipende nella gran parte dei casi da un verbo che esprime un movimento verso un luogo (andare, venire, salire, partire, correre ecc.): vado a Bologna; ma può dipendere anche da sostantivi di significato analogo come partenza, arrivo, salita, discesa ecc. o da sostantivi che indicano un mezzo di trasporto: l'aereo per Milano; il traghetto per la Sardegna.
È introdotto dalle preposizioni: a (corro a casa); in (entro in macchina); da (vado da Marco); su (salgo sull'aereo); per (parto per il mare); tra (andare tra la gente), verso (vado verso casa) davanti a pronomi personali si aggiunge di (vengo verso di te); sopra, sotto, dentro, fuori, o dalle locuzioni preposizionali in direzione di, alla volta di, dalla parte di.
ALCUNI APPROFONDIMENTI
- a, in → esempi: torno a Roma, in senso figurato un'emozione che va dritta al cuore; vado in Italia, in senso figurato non mi viene in mente. La preposizione in implica l'ingresso in un luogo, mentre la preposizione a può indicare indifferentemente tanto l'ingresso, quanto la direzione, quindi ad esempio posso dire: vado alla biblioteca / vado in biblioteca (queste frasi indicano la direzione e l'ingresso); vado alla (e non nella) lavagna (questa frase indica solo la direzione). Se si è vicini alla porta di casa propria si può dire: vado in casa / vado a casa (ma prevale in per il suo concetto di ingresso); se si è abbastanza lontani da casa propria si potrà dire solo: vado a casa (prevale il concetto di direzione anche se c'è l'intenzione di entrare in casa);
- a, da → con il verbo passare le due preposizioni esprimono un diverso concetto di permanenza: quel giocatore è passato alla squadra avversaria (permanenza stabile); più tardi passiamo da te (permanenza breve);
- ci, vi → le particelle ci e vi prima di un verbo di moto esprimono il moto a luogo senza bisogno di nessun altro elemento: oggi vado in palestra, ci vado tutti i giorni;
- avverbi → gli avverbi che esprimono uno stato in luogo: qui, qua, lì, là, sopra, sotto, laggiù, lassù, dentro, fuori, lontano, vicino possono avere anche funzione di moto a luogo se accompagnano un verbo che esprime movimento.
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Intercultura blog, il tema del
femminile dei nomi che indicano le professioni suscita alcuni interrogativi: come si formano? sono corretti dal punto di vista grammaticale? perché non tutti li usano? Cerchiamo di fare un po' di chiarezza.
Buona lettura!
Prof. Anna
Negli ultimi anni la presenza femminile in mestieri e professioni un tempo riservate agli uomini ha creato le necessità di trovare la corrispondente forma femminile, creando spesso dubbi e imbarazzo.
Se mi riferisco a una donna è meglio usare
sindaca o va bene anche
sindaco? Si dice
avvocata o
avvocatessa? Ci sono ancora sensibilità e posizioni diverse e discordanti su questa questione e gli usi sono tuttora oscillanti. I nomi di professione al femminile spesso creano diffidenza, una domanda ricorrente è: sono grammaticalmente corretti? Proviamo a rispondere.
FORMAZIONE DEI FEMMINILI
Il femminile dei nomi di professione si forma applicando le regole già in uso in italiano:
- i nomi che al maschile terminano in -o formano il femminile attraverso la desinenza -a: il maestro / la maestra; il ballerino / la ballerina, questi casi non suscitano nessuna obiezione in quanto indicano ruoli tradizionalmente ricoperti anche da donne, ma dello stesso tipo sono: il ministro / la ministra; l'avvocato / l'avvocata; l'architetto / l'architetta; il notaio / la notaia;
- i nomi di professione che al maschile terminano in -e formano il femminile come vuole la norma in italiano, alcuni prendono la desinenza -a: infermiere / infermiera; cameriere / cameriera; ingegnere / ingegnera; alcuni aggiungono al tema il suffisso -essa: principe / principessa; studente / studentessa;
- i nomi invariabili hanno un'unica forma per il maschile e per il femminile, per indicare il genere si usa l'articolo; possono terminare in -ante: il cantante / la cantante; in-ente: il dirigente / la dirigente; in -iatra, -il pediatra / la pediatra; in -asta: il cineasta / la cineasta; in -ista: il barista / la barista; in -a: il geometra / la geometra;
- i nomi che al maschile terminano in -tore formano nella maggior parte dei casi il femminile in -trice: pittore / pittrice; attore / attrice; senatore / senatrice; direttore / direttrice; calciatore / calciatrice; dottore diventa però dottoressa; pastore, tintore e impostore prendono invece il suffisso -tora;
- i nomi che terminano in -sore formano solitamente il femminile aggiungendo -itrice al tema dell'infinito del verbo da cui derivano: possessore / posseditrice; evasore / evaditrice; uccisore /ucciditrice, ma non sono comuni nell'uso (professore diventa però professoressa), ci sono poi casi in cui la terminazione popolare -sora si affianca a quella in -itrice e possiamo quindi trovare le forme evasora, uccisora e assessora, che è la forma femminile di assessore, favorita anche dall'impossibilità, iniziando per vocale, di indicare il femminile attraverso la scelta dell'articolo;
- alcuni nomi femminili si riferiscono sia a uomini sia a donne: guida, guardia, sentinella, recluta, matricola, spia comparsa, controfigura, maschera ecc.; analogamente alcuni nomi maschili si riferiscono anche a donne: messo, mozzo, fantasma; il termine sosia invece è sia maschile sia femminile e può essere usato con entrambi gli articoli (il sosia / la sosia): Francesca sembra il sosia (o la sosia) di Anna; inoltre soprano, mezzosoprano e contralto si usano preferibilmente al maschile, benché indichino in genere cantanti di sesso femminile, soprano può avere però due plurali (i soprano, le soprano);
- anche i nomi invariabili di origine straniera possono essere femminili: la leader, la art director, la designer ecc. ma gentlemen, policeman, steward, sono solo maschili, mentre nurse, vendeuse, miss e hostess sono solo femminili;
- mantengono il loro genere anche se riferite a persone di sesso diverso le locuzioni come battitore libero, franco tiratore, portatore d'acqua, braccio destro, prima donna.
USO DEI FEMMINILI
Alcuni consigli:
- ricorrere sempre alla forma femminile in tutti i casi possibili è il primo passo per favorire un linguaggio inclusivo, senza discriminazioni di genere. Si dirà perciò: la radiologa di turno Maria R. e non il radiologo di turno Maria R; così come è preferibile dire l'ambasciatrice Clara P. a l'ambasciatore signore Clara P., l'eventuale dubbio che possa trattarsi della moglie di un ambasciatore maschio sarà chiarita dal contesto;
- a volte il suffisso -essa può avere un'intonazione ironica o addirittura spregiativa, perciò è preferibile la presidente a la presidentessa; la filosofa a la filosofessa; ma nessun problema per professoressa, studentessa, poetessa, dottoressa, ostessa (maschile: oste), duchessa, baronessa, contessa e principessa;
- poiché la lingua è sempre in evoluzione, se si hanno dei dubbi è bene consultare il vocabolario che riporta nella sezione grammaticale di ciascun lemma le indicazioni per la formazione del femminile, è importante però che il vocabolario sia aggiornato;
- se siete interessati ad affrontare l’argomento della rappresentazione dei generi nella lingua italiana, vi segnaliamo l’iniziativa Obbiettivo 10 in parità: https://www.zanichelli.it/chi-siamo/obiettivo-dieci-in-parita?fbclid=IwAR1f79ed6kTQuT7DkMyG3Pjfz_JUyL_C9AXr7Tbl67nOhadzTCDYQ0sLpE0
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complemento di stato in luogo?
Verificatelo con il prossimo esercizio e, se volete prima fare un rapido ripasso, ecco l'articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/02/04/i-complementi-di-luogo-stato-in-luogo/
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[post_content] => Nel prossimo esercizio sull'uso dei
verbi che indicano fenomeni atmosferici si deve scegliere l’ausiliare adatto, il tempo verbale è sempre il passato prossimo. In alcuni casi sono possibili entrambi gli ausiliari, se visualizzate le soluzioni ne apparirà però solo uno (l’altro è altrettanto corretto), ma se provate a inserirli entrambi (prima uno e poi l’altro, non insieme) entrambi diventeranno verdi.
Per ripassare questo argomento:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/02/11/ha-piovuto-o-e-piovuto-verbi-meteorologici-quali-sono-e-come-si-usano/
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Intercultura blog, che ne dite di
mettervi alla prova con alcuni esercizi?
Buon test!
Prof. Anna
Il primo esercizio è sui
nomi dei secoli, siete preparati su questo argomento?
Per ripassarlo potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/01/28/il-nome-dei-secoli/
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Intercultura blog,
ha piovuto o è piovuto? Ha nevicato o è nevicato? Scopriamo insieme quali sono i verbi meteorologici e come si usano.
Buona lettura!
Prof. Anna
VERBI METEOROLOGICI (O ATMOSFERICI)
Sono i verbi che esprimono fenomeni atmosferici.
Quali vi vengono in mente?
Vediamone alcuni:
- albeggiare → farsi giorno, spuntare l'alba: d'estate albeggia presto;
- annottare → farsi notte: durante l'inverno annotta presto;
- balenare → lampeggiare; in senso figurato significa apparire all'improvviso: mi balenò un sospetto;
- brinare → formarsi e depositarsi, detto della brina: per il freddo notturno è brinato sui campi;
- diluviare → piovere a dirotto: diluvia da ore;
- disgelare → sciogliersi, detto del ghiaccio: non disgela ancora;
- fioccare → nevicare: guarda come fiocca; in senso figurato significa susseguirsi in abbondanza: fioccano gli applausi;
- fulminare → cader fulmini: tuonò e fulminò tutta la notte;
- gelare → far freddo fino a produrre il gelo: qui gela tutto l'inverno;
- grandinare → cadere, venire giù, detto della grandine: stamattina grandinava, in senso figurato significa cadere violentemente e in abbondanza come la grandine: bombe e proiettili grandinavano tutt'intorno;
- lampeggiare → comparire di lampi nel cielo: prima del tramonto lampeggiò;
- nevicare → venire giù, cadere al suolo, detto della neve: nevica a larghe falde:
- nevischiare → venire giù, cadere al suolo, detto del nevischio;
- piovere → cadere, venire giù, detto della pioggia: piove a dirotto, piove a catinelle; in senso figurato significa arrivare con impeto e all'improvviso, affluire in gran numero, in quantità: piovono critiche; espressioni con piovere: piove sul bagnato: si dice quando un elemento negativo giunge a peggiorare una situazione già negativa; non ci piove: con riferimento a ciò che è assolutamente certo, su cui non si discute;
- sgelare → sciogliersi, del ghiaccio: presto sgelerà;
- spiovere → cessare di piovere: sta spiovendo;
- tempestare → infuriare, detto di tempesta: tempestava e grandinava;
- tuonare → prodursi il rumore del tuono: tuonò tutta la notte.
A questi si aggiungono anche locuzioni:
- con il verbo essere: è bel tempo, è bello, è brutto, è nuvoloso, è sereno;
- con il verbo fare seguito da un aggettivo: fa bello, fa brutto, fa caldo, fa freddo;
- con il verbo fare seguito da un sostantivo: fa notte, fa giorno, fa scuro, fa chiaro.
USI DEI VERBI METEOROLOGICI
Questi verbi sono per lo più impersonali, come tali si costruiscono impersonalmente, alla terza persona singolare, senza un soggetto:
oggi piove; tra poco diluvierà.
Tuttavia i verbi atmosferici possono avere anche un costrutto personale se il soggetto è collegato semanticamente col verbo:
piovono gocce; oppure quando vengono usati in senso figurato, metaforicamente:
mi è balenata un'idea.
SCELTA DELL'AUSILIARE
Nell'italiano contemporaneo è ammesso l'uso di entrambi gli ausiliari in qualunque livello di lingua senza particolari sfumature semantiche, quindi è possibile dire sia
ieri è nevicato sia
ieri ha nevicato.
Quando invece sono usati metaforicamente, con un soggetto grammaticale, i verbi
piovere, nevicare, grandinare, balenare, fioccare hanno come ausiliare
essere:
sono piovute critiche; mi è balenata un'idea, altri hanno come ausiliare
avere: fulminare, gelare, disgelare, sgelare, tuonare.
Nell'esercizio che segue dovete scegliere l'ausiliare adatto, il tempo verbale è segnalato tra parentesi. In alcuni casi sono possibili entrambi gli ausiliari, se visualizzate le soluzioni ne apparirà però solo uno (l'altro è altrettanto corretto), ma se provate a inserirli entrambi (prima uno e poi l'altro, non insieme) entrambi diventeranno verdi.
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Intercultura blog, oggi parliamo di uno dei complementi più ricorrenti che risponde alla domanda
dove?:
il complemento di stato in luogo.
Buona lettura
Prof. Anna
I COMPLEMENTI DI LUOGO
I complementi di luogo indicano il luogo reale o figurato in cui si volge un fatto, specificano la collocazione nello spazio di qualcuno o di qualcosa.
Si distinguono quattro diversi complementi di luogo:
- stato in luogo → vivo a Bologna;
- moto a luogo → vado a Bologna;
- moto da luogo → vengo da Bologna;
- moto per luogo → passo per Bologna.
IL COMPLEMENTO DI STATO IN LUOGO
Il complemento di stato in luogo indica il luogo reale o figurato in cui ci si trova o avviene un'azione. Dipende solitamente da verbi che esprimono uno stato come
essere, stare, restare, trovarsi, abitare, vivere, a differenza degli altri complementi di luogo che dipendono da verbi che esprimono movimento. In alcuni casi può dipendere da sostantivi come:
soggiorno, sosta, permanenza e simili:
la permanenza a Roma è durata tre giorni; il soggiorno in montagna è stato rilassante.
Il complemento di stato in luogo può essere introdotto da:
in, a, da, su, per, sopra, sotto, prima, dopo, al di là, vicino, presso o dalle locuzioni preposizionali
accanto a, vicino a, nei pressi di, nelle vicinanza di ecc.
Vediamo questi elementi nello specifico:
- in → esprime collocazione all'interno di un luogo: sono in ufficio; le chiavi sono nella borsa;
- a → può esprimere un significato di collocazione all'interno di un luogo: siamo rimasti tutto il giorno a casa, di vicinanza: Maria è a tavola, o di sovrapposizione i bambini sono a letto;
- da → si usa con i nomi di essere animati, soprattutto in presenza di un nome di persona, un nome di famiglia o di professione, un pronome personale, introduce un significato di permanenza provvisoria che prevede un distacco: abito da mia nonna; ci vediamo da Marco; sono dal dottore; mi fermo da voi. L'idea del distacco e della partenza è tipica di questa preposizione: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2015/12/03/approfondimento-uso-della-preposizione-da/;
- sono numerosi gli elementi che introducono lo stato in luogo, ad esempio: su, sopra, sotto, dopo, dietro, entro, presso (che davanti a pronomi personali possono essere seguiti da di eufonica: dopo di voi; presso di te; sotto di loro), davanti a, avanti a, dietro a, vicino a, nei pressi di, nelle vicinanze (nei paraggi) di, a fianco di, prima di, lontano da, fuori, fuori di, al di sopra di, al di sotto di, al di fuori di, all'interno di, al centro di, in mezzo a, nel mezzo di, dalla parte di, dalle parti di, di fronte a, di rimpetto a, nei dintorni di, per: lavoro nei pressi di una banca; il parcheggio è prima della stazione; i fogli sono sparsi per il pavimento.
USO DI A E IN
- a o in?: le preposizioni a (per lo più articolata) e in qualche volta si possono alternare: in - alla stazione, in - alla farmacia, in - alla biblioteca, in - alla discoteca. Qualche altra volta l'una (per lo più non articolata) esclude l'altra: a messa, a pranzo, a cena, in classe, in camera, in sala ecc. Altre volte invece l'uso dell'una o dell'altra conferisce significati diversi: essere al mare (in un luogo di mare) / essere nel mare (dentro il mare), a teatro (l'attenzione è sull'attività che si svolge all'interno del teatro, come assistere a uno spettacolo: a teatro mi diverto sempre); nel teatro (l'importanza è data alla collocazione all'interno del luogo fisico: gli attori sono nel teatro per le prove; o in senso figurato: nel teatro greco le donne non potevano recitare), Laura è a tavola (seduta accanto alla tavola), la cena è in tavola (sopra la tavola, pronta per essere consumata);
- con i nomi geografici: la preposizione a viene usata con i nomi di città: abito a Palermo e con i nomi di isole considerate piccole: mi trovo a Cipro, rimango a Malta. La preposizione in si usa di solito con con i nomi di continenti e di nazioni e di isole considerate grandi: in Italia, in Europa, in Sicilia.
CI, VI
Le particelle
ci e
vi esprimono di per se stesse uno stato luogo, senza bisogno di alcun elemento introduttivo:
non vengo con te in posta, ci sono già stata ieri.
AVVERBI
Ci sono molti avverbi di luogo che hanno funzione di stato in luogo senza bisogno di elementi introduttivi:
qui, qua, lì, là, sopra, sotto, laggiù, lassù, dentro, fuori, lontano, vicino ecc.
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[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi parliamo di uno dei complementi di luogo più ricorrenti: il complemento di stato in luogo.
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Intercultura blog, come vengono indicati in italiano i secoli? Ci sono varie possibilità. Vediamole insieme.
Buona lettura
Può capitare che alla domanda
in quale secolo siamo? veniamo colti da un improvviso dubbio. Siamo nel XXI secolo (ventunesimo secolo), ma quando ci siamo entrati? e quando finirà? Ci sono varie possibilità per nominare i secoli e alcune regole comunemente accettate per conteggiarli.
NOMIMARE I SECOLI
I secoli possono essere indicati con:
- i numerali cardinali: il numerale cardinale si usa per nominare i secoli che vanno dal 1001 al 2000 d. C., si avrà il nome del secolo scritto con l'iniziale maiuscola e preceduto dall'articolo determinativo: il Cento (usato raramente), il Duecento (va dal 1201 al 1300), il Trecento (va dal 1301 al 1400), il Quattrocento, il Cinquecento, il Seicento, il Settecento, l'Ottocento, il Novecento (che va dal 1901 al 2000). Con l'espressione gli anni Venti si intendono quelli che vanno dal 1920 al 1929, gli anni Trenta vanno dal 1930 al 1939 ecc. Quando si trascrive il numerale cardinale in cifre arabe (numeri) si omette (come quando lo scriviamo con le lettere) l'indicazione del migliaio che viene segnalato da un apostrofo: '200, '300, '400, '500, '600, '700, '800, '900, questa trascrizione si usa per indicare l'intero secolo, mentre il numerale con il migliaio indica l'anno preciso, quindi se dico o scrivo il '200 intendo il periodo che va dal 1201 al 1300, mentre se dico o scrivo il 1200 intendo l'anno dal 1° gennaio al 31 dicembre 1200; tuttavia può capitare che il nome dell'anno venga impropriamente usato per indicare l'intero secolo. Nei numerali che indicano un anno possono essere soppresse le prime due cifre: il '48; sono dell'80*, questo avviene per designare anni legati all'esperienza di chi parla ma anche per date celebri: il '68; i moti del '21 (1821);
- i numerali ordinali: i numerali ordinali sono usati per nominare i secoli dal II millennio a. C. circa fino all'età contemporanea. La trascrizione degli ordinali avviene usando le cifre romane precedute dall'articolo determinativo: il XV secolo (si legge il quindicesimo secolo) o il secolo XV (si legge il secolo quindicesimo), la parola secolo può essere abbreviata in sec.
I SECOLI AVANTI E DOPO CRISTO
La sigla a. C. (avanti Cristo) si usa sempre per specificare che si tratta di anni o secoli precedenti alla nascita di Cristo, mentre la sigla d. C. (dopo Cristo) può essere omessa, è utile invece usarla per indicare i primi secoli dopo Cristo che potrebbero confondersi con gli ultimi prima di Cristo.
Per i secoli dopo Cristo si procede in questo modo:
- dall'anno 1 al 100 è il I secolo (primo secolo); dall'anno 101 al 200 è il II secolo (secondo secolo); dall'anno 201 al 300 è il III secolo (terzo secolo); dal 301 al 400 è il IV secolo (quarto secolo) e così via.
Per i secoli avanti Cristo invece si procede a ritroso:
- dall'anno 100 all'anno 1 è il I secolo (primo secolo) a. C; dal 200 al 101 è il II secolo (secondo secolo) a. C.; dal 300 al 201 è il III secolo (terzo secolo) a. C; dal 400 al 301 è il IV secolo (quarto secolo) a. C. e così via.
I MILLENNI
Sono calcolati in questo modo:
- I millennio d. C. → dall'anno 1 all'anno 1000;
- II millennio d. C. → dal 1001 al 2000;
- III millennio d. C.→ dal 2001 al 3000;
- I millennio a. C. → dall'anno 1000 all'anno 1 a. C.;
- II millennio a. C. → dall'anno 2000 al 1000 a. C.;
- III millennio a. C. → dall'anno 3000 al 2000 a. C.
RIASSUMENDO:
→ dal 1201 al 1300 è il XIII secolo (tredicesimo secolo), il Duecento o il '200;
→ dal 1301 al 1400 è il XIV secolo (quattordicesimo secolo) , il Trecento o il '300;
→ dal 1401 al 1500 è il XV secolo (quindicesimo secolo), il Quattrocento o il '400;
→ dal 1501 al 1600 è il XVI secolo (sedicesimo secolo), il Cinquecento o il '500;
→ dal 1601 al 1700 è il XVII secolo (diciassettesimo secolo), il Seicento o il '600;
→ dal 1701 al 1800 è il XVIII secolo (diciottesimo secolo), il Settecento o il '700;
→ dal 1801 al 1900 è il XIX secolo (diciannovesimo secolo), l'Ottocento o l'800 *;
→ dal 1901 al 2000 è il XX secolo (ventesimo secolo), il Novecento o il '900;
→ dal 2001 al 2100 è il XXI secolo (ventunesimo secolo), il Duemila o il 2000.
*quando abbiamo due apostrofi consecutivi, uno si elimina, quindi
l'800, l'80 ecc.
Immagine tratta da:
https://ilquotidianoinclasse.quotidiano.net/usate-bene-il-vostro-tempo/corsa-contro-il-tempo/
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L'ultimo esercizio è sulla parola oltre. Per un rapido ripasso, leggete questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/01/14/usi-e-significati-di-oltre/
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avverbi di quantità.
Per ripassarli potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2020/12/17/gli-avverbi-di-quantita/
Formate delle frasi con gli avverbi proposti nell'esercizio. Se le scriverete nei commenti, le correggerò.
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Intercultura blog, il complemento di moto a luogo risponde alle domande
verso dove? verso quale luogo? verso quale direzione? Vediamolo nello specifico.
Buona lettura!
Prof. Anna
COSA ESPRIME
Il complemento di stato in luogo risponde alla domanda
dove?:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/02/04/i-complementi-di-luogo-stato-in-luogo/ ,
il complemento di moto a luogo risponde alle domande verso dove? verso quale luogo? verso quale direzione?; indica il luogo reale o figurato verso cui ci si muove o verso cui è diretta un'azione.
COME SI FORMA
Dipende nella gran parte dei casi da un verbo che esprime un movimento verso un luogo (andare, venire, salire, partire, correre ecc.):
vado a Bologna; ma può dipendere anche da sostantivi di significato analogo come
partenza, arrivo, salita, discesa ecc. o da sostantivi che indicano un mezzo di trasporto:
l'aereo per Milano;
il traghetto per la Sardegna.
È introdotto dalle preposizioni:
a (corro a casa);
in (entro in macchina);
da (vado da Marco);
su (salgo sull'aereo);
per (parto per il mare);
tra (andare tra la gente),
verso (vado verso casa) davanti a pronomi personali si aggiunge
di (vengo verso di te);
sopra, sotto, dentro, fuori, o dalle locuzioni preposizionali
in direzione di, alla volta di, dalla parte di.
ALCUNI APPROFONDIMENTI
- a, in → esempi: torno a Roma, in senso figurato un'emozione che va dritta al cuore; vado in Italia, in senso figurato non mi viene in mente. La preposizione in implica l'ingresso in un luogo, mentre la preposizione a può indicare indifferentemente tanto l'ingresso, quanto la direzione, quindi ad esempio posso dire: vado alla biblioteca / vado in biblioteca (queste frasi indicano la direzione e l'ingresso); vado alla (e non nella) lavagna (questa frase indica solo la direzione). Se si è vicini alla porta di casa propria si può dire: vado in casa / vado a casa (ma prevale in per il suo concetto di ingresso); se si è abbastanza lontani da casa propria si potrà dire solo: vado a casa (prevale il concetto di direzione anche se c'è l'intenzione di entrare in casa);
- a, da → con il verbo passare le due preposizioni esprimono un diverso concetto di permanenza: quel giocatore è passato alla squadra avversaria (permanenza stabile); più tardi passiamo da te (permanenza breve);
- ci, vi → le particelle ci e vi prima di un verbo di moto esprimono il moto a luogo senza bisogno di nessun altro elemento: oggi vado in palestra, ci vado tutti i giorni;
- avverbi → gli avverbi che esprimono uno stato in luogo: qui, qua, lì, là, sopra, sotto, laggiù, lassù, dentro, fuori, lontano, vicino possono avere anche funzione di moto a luogo se accompagnano un verbo che esprime movimento.
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