Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi vedremo come si posizione all’interno della frase l’aggettivo qualificativo.
Buona lettura!
Prof. Anna
Ricordiamo che un aggettivo si dice qualificativo quando specifica una qualità di un nome, può trattarsi dell’aspetto, del colore, della grandezza, della forma ecc.
POSIZIONE DELL’AGGETTIVO QUALIFICATIVO
In italiano l’aggettivo si trova di solito dopo il nome: un libro nuovo; è possibile però anche l’ordine inverso: un bel film.
In genere l’aggettivo che precede il nome ha una funzione descrittiva, mentre quello che segue il nome ha una funzione restrittiva.
Facciamo un esempio, consideriamo queste due frasi:
"andrò ad abitare nella vecchia casa dei nonni"; "andrò ad abitare per un po’ nella casa vecchia";
nella prima frase l’aggettivo vecchia indica una qualità aggiuntiva della casa, infatti togliendolo il significato della frase rimarrebbe sostanzialmente lo stesso, nella seconda si può capire che esiste anche una casa nuova e l’aggettivo vecchia serve a identificare la casa e a distinguerla dalle altre.
La collocazione dell’aggettivo prima del nome è frequente quando l’aggettivo è usato in senso figurato.
Vediamo insieme alcuni esempi nei quali la sequenza aggettivo+nome determina un senso figurato, mentre nome+aggettivo determina un significato letterale dell’aggettivo:
• alto: un alto magistrato (=importante) – un magistrato alto (=di statura);
• grosso: un grosso scrittore (=importante) – uno scrittore grosso (=di dimensioni, di peso);
• vecchio: un vecchio amico (=di vecchia data, che conosco da molto tempo) – un amico vecchio (=di età).
Ecco altri esempi in cui la diversa posizione dell’aggettivo determina un cambiamento di significato:
• bello: una bella dormita (=lunga) – una dormita bella – non si può dire-;
• buono: essere un buon avvocato (=bravo, esperto); essere un avvocato buono (in questo caso l’aggettivo buono è riferito alla persona e non alla professione);
• certo: avere certe informazioni (=alcune); avere informazioni certe (=sicure);
• diverso: leggere diversi libri (=parecchi); leggere libri diversi (=di vario genere);
• grande: ammirare un grande dipinto (=artisticamente notevole); ammirare un dipinto grande (=di notevoli dimensioni);
• nuovo: comprare un nuovo telefono (=un altro, un ulteriore); comprare un telefono nuovo (=non usato);
• povero: essere un pover’uomo (=meschino); essere un uomo povero (=non ricco);
• le espressioni alta-bassa pressione e pressione alta-bassa hanno un significato diverso a seconda della posizione dell’aggettivo: la prima si usa in senso meteorologico (sull’Italia arriverà l’alta pressione), la seconda in senso medico (ho sempre avuto la pressione bassa).
In alcune espressioni cristallizzate l’aggettivo posto prima del nome ha sviluppato un significato parzialmente diverso da quello originario:
• la bella vita = la vita comoda, agiata;
• il gentil sesso = il sesso femminile;
• le buone maniere = le maniere educate, cortesi;
• il Nuovo Mondo = il continente americano.
Nei seguenti casi l’aggettivo va collocato obbligatoriamente dopo il nome:
• quando è un alterato: una casa piccolina (non: una piccolina casa);
• quando regge un complemento: una casa piena di mobili (non: una piena casa di mobili);
• quando deriva da un participio presente o passato: una commedia esilarante, un edificio ristrutturato (ma ci sono delle eccezioni: un emozionante romanzo);
• quando sono aggettivi di relazione, ovvero aggettivi che derivano da nomi (sole-solare; estate-estivo; elettricità-elettrico) e indicano una relazione con il nome di base: un biglietto aereo (non: un aereo biglietto).
Cara prof. Ana,
sono una ragazza peruviana e grazie a Lei sto migliorando la
grammatica della bella lingua Italiana.
Saluti e grazie ancora!
Sally
Cara Sally, benvenuta su Intercultura blog!
A presto
Prof. Anna
Molto utile. Mi ci voleva questo. Grazie.
Una lezione interessante! O un’interessante lezione?
Cara Liliana, sono corrette entrambe le forme.
A presto
Prof. Anna
Cara Prof.ssa Anna,
Nonostante che non io abbia commesso nessun errore con questa lezione, trovo necessario e utile per studiarla ancora molto bene e ringrazio ancora una volta, per avermi raccomandato il sito “trecani.it” ; Questo ho salvato “tra i miei preferiti” dal mio ipad, perché ho notato di averlo necessità di più, anche in futuro mi sarà molto veramente utile ed divertente e mi L’ha fatto molto felice e contenta con questo site :).
Ho cercato alcune parole che io avessi nessecario anche per gli essercizi che siano venuti nella mia mente.
Anche mi sono ritornate più parole francese nella mia memoria, che io abbia dimenticate e le ho combinate con altre parole nel due o tre frase. Queste combinazione mi ha fatte più ricca mentale, anche se io avessi di andare una via lungo per parlarla francese, se vorrei parlarla come l’ebbi fatta quando ebbi avuto 10 anni, ma trovo inutile di piangere sulla latte versato.
Con saluti cordiali e embraici forti dal Olanda
Anita.
Attenzione a “nonostante che” o l’uno o l’altro
Salve a tutti.
Non sono molto contenta poche’ ho fatto due errori.
Cara Maria, è un buon risultato.
A presto
Prof. Anna
Senza errori. Sono contenta!
Bell’ esercizio, grazie Prof. Anna
Non sapevo che posizioni varie dell`aggettivo qualificato hanno significati importanti e relevanti. Non ho capito tutto, ma dal test ho fatto solo un errore. Grazie!
Particolatità utile per chi studia la bella lingua!
Grazie!
Molto interessante ed utile!Grazie Prof.Anna
Cara prof.ssa Anna:
Quanto sono fortunata a trovato quest blog che mi aiuta molto sopratutto sulla grammatica.
La ringrazio e ho delle domande se mi potrebbe spiegare un po’.
1)cosa vuol dire ” espressioni cristallizzate ”
2)quale è la differenza tra “bella ragazza ” e “ragazza bella”
Grazie in anticipo. : )
Cara Silla, le “espressioni cristallizzate” sono frasi o locuzioni che continuano a essere utilizzate perché rimaste nell’uso comune anche se non più in linea con l’evoluzione della lingua; l’aggettivo che precede il nome ha una funzione descrittiva mentre quello che segue il nome ha una funzione restrittiva, le due espressioni che mi scrivi però hanno un significato praticamente equivalente.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
Grazie ancora prof. Anna
Avevo solo due sbagli
scusate per i commenti stupidi hahaha comunque questo sito mi ha aiutato molto a migliorare la mia conoscenza della grammatica
Prof. Anna,
Vorrei sapere qual è la differenza tra dire:
una persona mora o una persona bruna.
Grazie mille
Amina
Cara Amina, hanno lo stesso significato.
A presto
Prof. Anna
Professoressa Anna,
Grazie mille!
Un saluto
ciao professoressa anna!
vorrei sapere l’aggettivo di colore “marrone” è variabile oppure non! si dice occhi marrone oppure occhi marroni?
GRAZIE PER IL SUO AIUTO§
Cara Anna, l’aggettivo “marrone” è variabile, quindi si dice “occhi marroni”.
A presto
Prof. Anna
Interessante ed utile.
Utile anche a me che, sebbene sia italiano, mi trovo spesso a cercare di spiegare l’italiano ad amici stranieri.
Io, comunque, alleggerirei il carico per i nostri amici stranieri: nei casi “alterato”, “deriva da un participio presente o passato” e “aggettivi di relazione”, la scelta è alcune volte stilistica, spesso derivante dall’uso massiccio quotidiano, e non è possibile stabilire una regola precisa. Ad es, a mio parere, le frasi
– Tengo un piccolissimo salvadanaio sul comodino.
– Non c’è dubbio, quella di ieri è stata davvero un’esilarante commedia.
– Ieri c’è stato un così solare pomeriggio, che siamo tutti andati al mare.
sono corrette e quotidianamente usate. In generale, i punti “alterato”, “deriva da un participio presente o passato” e “aggettivi di relazione”, che Anna ha proposto, sono da considerarsi ottime linee guida da seguire, seppur si deve tenere a mente che non sono regole rigide.
Grazie e saluti.
Caro Wizzerad, grazie per il tuo contributo.
A presto
Prof. Anna
Molto chiaro. Grazie tante! Come vedi ho usato due aggettivi. Mi auguro che l’abbia fatto bene! Un caro saluto dall’Argentina.
Caro Martin, benvenuto su Intercultura blog!
A presto
Prof. Anna
Cara Prof. Anna,
Grazie mille per questo blog! Ho voluto di trovare qualche regole sul posizione dell’aggettivo per un mese!
Ma anche ho una domanda, se Le piacerebbe, mi spiega per favore…
i verbi citati, come “alto”, “grosso”, “vecchio”, “grande”, “buono”, hanno loro i significati diversi sempre, o solo in caso di alcuni nomi?
C’è un differenze tra “il marciapiede alto” e “il alto marciapiede”? (Vorrei dire che il marciapiede è rialzato)
Grazie molte anche!
Fanli
Cara Fanli, non in tutti i casi gli aggettivi cambiano significato in base alla loro collocazione, nell’esempio che mi proponi si tratta sempre di un “marciapiede alto”, si tratta più che altro di una sfumatura di significato: se l’aggettivo è collocato prima del nome (alto marciapiede) ha una funzione descrittiva, ovvero indica una qualità aggiunta al nome che lo segue, mentre quando l’aggettivo è posto dopo il nome ha funzione restrittiva, cioè l’aggettivo serve a distinguere il nome a cui si riferisce per una determinata qualità; in alcuni casi l’aggettivo prima del nome ha un significato figurato, per esempio l’aggettivo “alto” se è seguito dal nome di una carica (magistrato, dirigente ecc.) significa “importante”, ma non assume questo significato con la parola “marciapiede”.
A presto
Prof. Anna
Mi scusi! Volevo dire “Grazie molte ancora!”
E anche “una differenza”…
Ho imparato l’italiano per solo un mese, mi perdoni se non parlo bene l’italiano!
Molto interessante????
Da Alice. ????????????????????????????????????????????????????????????????
Articolo molto utile ma ho trovato a mio parere un errore….
‘nella vecchia casa dei miei’ è vero che l’aggettivo indica una quantità aggiuntiva ma ha comunque un valore figurato:la suddetta frase significa : vado a vivere nella casa dove prima abitavano i miei.
per esprime ‘che vado a vivere nella casa dei miei, la quale è l’unica che hanno ed è anche vecchia, credo si debba riesprimere il sostantivo da aggettivare con un pronome relativo (e dovrebbe valere solo per tutti quegli aggettivi che hanno un valore sia figurato che letterale).
io direi vado a vivere nella casa dei miei, la quale è vecchia o una frase del genere.
Grazie
Caro Pascale, grazie per il tuo interessante contributo.
A presto
Prof. Anna
buona sera
ho appena letto un suo commento ad una domanda postaLe da una ragazza nel 2014.
Tema: che differenza tra la frase “una bella ragazza” e la frase “una ragazza bella” ?
Possiamo sostenere che con la prima espressione vogliamo dare sostanza all’aspetto fisico della ragazza mentre con la seconda locuzione diamo un giudizio sulle qualità personali, dell’anima della persona. In definitiva, potremmoavere che “una ragazza bella” non sia necessariamente “una bella ragazza”.
La ringrazio della Sua attenzione
Caro Carlo, la differenza tra le due espressioni è che nella prima espressione si vuole descrivere la ragazza mettendo in evidenza il suo aspetto fisico, nella seconda l’aggettivo posto dopo il nome serve a distinguere la ragazza per la sua bellezza, per qsempio “ho conosciuto una ragazza bella e intelligente”, i due aggettivi (bella e intelligente) la distinguono dalle altre ragazze e quindi la funzione dell’aggettivo in questo caso è restrittiva, ma in entrambi i casi è probabile che si parli dell’aspetto fisico, a meno che dal contesto non si evinca che l’aggettivo “bella” si riferisce ad altre qualità.
Un saluto
Prof. Anna
E un buon esercizio che mi piace
” Previo chiamate di lavoro all’ultimo , ci sarò all’appuntamento ! ” .
E’ possibile che in questo preciso contesto la parola ” previo ” assuma il significato di : ” Se riceverò chiamate importanti di lavoro , allora non sarò presente all’appuntamento ” oppure ” Se nessuno mi chiamerà prima dell’appuntamento , in tal caso sarò presente all’appuntamento ” ? . Grazie mille
Cara Luisa, l’aggettivo “previo” è usato principalmente nel linguaggio burocratico e significa “che è fatto necessariamente prima di un dato atto”, quindi non può avere il significato che ipotizzi.
Un sauto
Prof. Anna
Ok , prof . , grazie … Quindi chi mi ha risposto in quel modo , immagino abbia utilizzato scorrettamente il termine ? O quantomeno pensava di dare alla frase , con il seguente termine , un significato diverso ?
Cara Luisa, quel termine è stato utiizzato in modo scorretto.
Un saluto
Prof. Anna
” Ho una visione del mondo più elevata della sua ”
” Ho fatto più esperienze di lei ” … Sono esatte le mie frasi ?
Cara Viviana, le frasi che mi scrivi sono corrette.
A presto
Prof. Anna
chiaro
Buongiorno! Sono ucraina e studio l’italiano già da qualche anno. Dopo aver fatto l’esercizio mi è venuta in mente una domanda: ma se in una frase abbiamo, per esempio due aggettivi, in quale ordine devono stare nella frase? Quale deve essere “il numero uno” e quale “il numero due”? Se avete già fatto questo discorso La prego di riferirmi un link dove cercarlo.
Grazie in anticipo!
Cara Natalia, non c’è una regola per questo, si tratta di una scelta di chi parla o scrive.
A presto
Prof. Anna
Grazie, tutto chiaro.
Gentile prof.ssa
La mia domanda riguarda gli aggettivi qualificativi che a seconda della loro collocazione prima o dopo il nome hanno significato diverso, come grande, alto, grosso, diverso, povero, buono, ecc. Nei libri leggo che la collocazione prenominale comporta l’uso traslato, mentre la collocazione postnominale ci impone di interpretare l’aggettivo nel suo significato letterale.
La mia domanda è questa: perché tanti di questi aggettivi hanno un senso fisico anche con la collocazione prenominale, come :- grosso serpente, grande casa, grande fiume, una grande città, ecc.?
Grazie mille
Caro Nino, il fatto che la collocazione prenominale comporti un significato figurato non è una regola rigida a cui attenersi, a volte ciò può accadere e a volte no. Ad esempio l’aggettivo “grosso” può avere come significato figurato “importante”, significato che potrebbe non essere adatto al nome “serpente” e c’è da dire che in genere l’aggettivo che precede il nome ha una funzione descrittiva, indicando una qualità aggiuntiva di quel nome., sarà il contesto in cui l’aggettivo e il nome sono inseriti a suggerici il significato dell’aggettivo.
Un saluto
Prof. Anna
cosa sono gli aggettivi che hanno posizione obbligatoria e non obbligatoria?
Cara Federica, i casi in cui gli aggettivi vanno collocati obbligatoriamente dopo il nome sono: quando è un alterato: “una casa piccolina” (non: una piccolina casa); quando regge un complemento: “una casa piena di mobili” (non: una piena casa di mobili); quando deriva da un participio presente o passato: “una commedia esilarante”, “un edificio ristrutturato” (ma ci sono delle eccezioni: un emozionante romanzo); quando sono aggettivi di relazione, ovvero aggettivi che derivano da nomi (sole-solare; estate-estivo; elettricità-elettrico) e indicano una relazione con il nome di base: “un biglietto aereo” (non: un aereo biglietto). In tutti gli altri casi la posizione non è obbligatoria ma dipende da cosa si vuole esprimere.
A presto
Prof. Anna
Gentile prof. Anna,
Ho qualche dubbio rispetto all’uso del participio quando ha la funzione d’aggettivo.
• Il mio primo dubbio è quando deve usarsi il participio passato (“apprezzata” in “La mia apprezzata professoressa è molto gentile e paziente”) e quando il participio presente (“pesante” in “Non posso sollevare la borsa pesante”)?
• Esporrò il secondo dubbio con alcuni esempi. Io so che nella frase “La mia apprezzata professoressa è molto gentile e paziente”, il participio “apprezzata” ha funzione d’aggettivo e “è” è il verbo in presente. Anche che la frase “La professoressa è apprezzata dai suoi allievi” è espressa in forma passiva, credo che “è” ha funzione di verbo ausiliare e “apprezzata” ha funzione di participio, come si chiama il tempo verbale della frase? (esempio: “ha apprezzato” è passato prossimo, e “è apprezzato” qual è?). Il mio dubbio è rispetto alla frase seguente: “La professoressa è apprezzata”, qual è la funzione di “apprezzata”? è un aggettivo come in “La professoressa è gentile?” oppure è in forma passiva senza complemento d’agente?
La ringrazio anticipatamente per le sue risposte.
Cordiali saluti
Caro José, il participio passato esprime un’azione subita passivamente: “apprezzata professoressa” = “professoressa che viene apprezzata”, mentre il participio presente esprime un’azione attiva “pesante” = “che pesa”. Nella frase “la professoressa è apprezzata”, “è apprezzata” è una forma passiva, mentre ha funzione di aggettivo in una frase come: “Marco si ritiene un apprezzato professionista”.
Un saluto
Prof. Anna
i viaggiatori sono quelle persone che viaggiano tanto. E’ giusta la frase? e in più, il soggetto della frase è i viaggiatori, giusto?
i viaggiatori sono quegli individui pieni di curiosità. Giusta?
i viaggiatori sono quei signori con i cappelli in testa. Giusta? È tutto concordato esattamente in tutte le frasi? Soggetti, verbi e complementi ? E in tutte le frasi il soggetto è i viaggiatori…
Caro Luis, tutte le frasi sono corrette, il soggetto è “i viaggiatori”.
Un saluto
Prof. Anna
“NESSUNO” come rafforzativo:
non ho nessuna intenzione di perdere altro tempo con lui”
…in questo caso”nessuno” serve solo per rafforzare. Ma possiamo anche dire “non ho intenzione di perdere altro tempo (senza il “nessuno”) … Insomma, in queste costruzioni se metto il”nessuno” o no, la situazione cambia poco , vero? È solo un rafforzativo…
Caro Riccardo, in questo caso l’uso della doppia negazione serve a rafforzare il significato della frase, come hai giustamente osservato tu. Se vuoi approfondire questo argomento, ti consiglio di leggere il seguente articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2019/11/21/la-doppia-negazione/
Un saluto
Prof. Anna
Prof, ma gli aggettivi tipo ”grande”, ”invitante” etc. sono variabili, giusto? cioè hanno sia il maschile sia il femminile? però ho notato che le loro ”desinenze” sono uguali sia per il maschile sia per il femminile, e sia per il singolare sia per il plurale ( maschile e femminile singolare ”grande”; maschile e femminile plurale ”grandi”; per l’aggettivo ”invitante” è la stessa cosa). Di conseguenza, essendo aggettivi di genere variabile, allora concordano, in un predicato nominale, con il soggetto sia nel genere sia nel numero, vero?
Esempio: ”l’avversario è un grande ostacolo (tutto al maschile singolare, concordanza nel genere e nel numero fra soggetto e nome del predicato)”
”l’avversaria è una grande stratega (tutto al femminile singolare, concordanza nel genere e nel numero fra soggetto e nome del predicato)”
”gli avversari sono dei (”dei” sarebbe la forma plurale di ”un”) grandi ostacoli (tutto al maschile plurale, concordanza nel genere e nel numero fra soggetto e nome del predicato)”
”le avversarie sono delle (”delle” sarebbe la forma femminile plurale di ”una”) grandi strateghe (tutto al femminile plurale, concordanza nel genere e nel numero fra soggetto e nome del predicato)”.
Ma sarebbe altrettanto corretto scrivere:
”gli avversari sono UN GRANDE OSTACOLO (in primis perché questo tipo di nome del predicato rende altrettanto bene al singolare [un grande ostacolo]; in secondo luogo perché, reso al singolare, in una frase in cui il soggetto è al plurale [ma non è detto che il soggetto debba concordare col nome del predicato, soprattutto in certe costruzioni nelle quali il nome del predicato, reso appunto al singolare, come nella nostra frase d’esempio, dona alla frase ”un senso e una concordanza astratta e generica”], questo nome del predicato dà l’idea di un qualcosa di grande, d’astratto, di generale: come a dire che ”gli avversari”, in senso unitario, e non presi singolarmente e individualmente, sono, uniti assieme, UN GRANDE ED UNICO OSTACOLO! Qui, cioè nella nostra frase particolare, c’è da dire, v’è anche un ragionamento di tipo logico e, per metà, una sorta di concordanza logica fra il soggetto e il nome del predicato)”… Anche se io continuo a preferire la frase ”gli avversari sono DEI GRANDI OSTACOLI (frase, certamente, concordata prettamente e grammaticalmente in tutto e per tutto)”.
Nella frase ” le avversarie sono un grande ostacolo (col soggetto, invece, al femminile plurale)” il ragionamento non cambia, è il medesimo.
Spero sia tutto giusto!
Caro Massimo, gli aggettivi come ad esempio “grande” hanno due desinenze: -e per il singolare sia maschile, sia femminile; -i per il plurale sia maschile, sia femminile, quindi le tue frasi sono corrette e anche i tuoi ragionamenti.
Un saluto
Prof. Anna
Sono concordate bene le frasi?
– Gli alunni e le professoresse sono stati licenziati (l accordo è al plurale maschile)
-Le professoresse e gli alunni sono stati licenziati ( accordo al plurale maschile)
Caro Giacomo, gli accordi sono esatti.
Un saluto
Prof. Anna
grazie! monstrate buone soluzioni a una via difficilissima.
Caro Martin, grazie per il tuo commento. Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Prof. Anna
La lezione più utile che ho trovato. Grazie mille!
Cara Joanna, benvenuta! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Grazie per la esplicazione. Saluti a tutti.
Sono uno studente brasiliano di lingua italiana e solo adesso ho scoperto questo sito.
Mi piace molto la chiareza delle spiegazioni
Caro Antonio, benvenuto!
Se hai dubbi o domande non esitare a scrivermi.
Un saluto e a presto
1-”Bisogna vedere quanto è intelligente” è un’interrogativa indiretta, retta da un verbo di percezione in forma affermativa (“vedere” quindi è corretto l indicativo “è” nella subordinata indiretta); in più, il verbo “bisogna” (bisognare) seguito dall’infinito di verbi di percezione (vedere, infinito) serve solo per conferire enfasi al discorso (Dizionario di Italiano il Sabatini Coletti). Altri esempi: “bisogna sentire quello che racconta”; “bisogna vedere quante arie si dà! “.
Giusto?
Ho fatto un errore, nelle ultime due frasi “bisogna sentire quello che racconta” e “bisogna vedere quante arie si dà!”, la prima non è un’indiretta, ma una relativa; la seconda sì, è un’indiretta, in cui “quante” è un aggettivo interrogativo alla stregua di “che”: “quante arie” significa “che numero di arie”.
Ora mi sembra corretto.
Cara Laura, ora è corretto.
Il verbo “essere” alla 3a singolare, accompagnato da alcuni avverbi o da aggettivi, forma una frase impersonale, reggente di una soggettiva:
“È stato giusto che il Consiglio si fosse concentrato sul problema (anteriorità)”.
P.S. “concentrarsi”, verbo pronominale intransitivo
Caro Romano, è corretto, ma in questo caso la forma è riflessiva.
Ok, ma è un verbo riflessivo proprio (o diretto), ove il pronome riflessivo è complemento oggetto?
“È stato giusto che il Consiglio concentrasse sul problema (chi?) se stesso (si=se stesso).
Caro Romano, sì.
Si dice “essere in debito (o credito) verso/ con qualcuno”?
Per quanto riguarda il significato, “essere in debito” significa di solito nel dare o restituire qualcosa, soprattutto denaro a qualcuno; “essere in credito” invece significa aver diritto a riceverlo (il denaro), somma cui si ha diritto, pretendere dal debitore il pagamento di una somma di denaro.
Cara Marisa, è giusto.
“Qualsiasi”, come aggettivo indefinito relativo e con valore relativo indefinito, si può usare per introdurre una frase concessiva con verbo al congiuntivo (e con il senso di “qualunque”): “Qualsiasi giocatore che abbia un atteggiamento sbagliato, e che non sia pronto a lottare per lo stemma, può andarsene”
Corretto?
Caro Francesco, è corretto.
Davvero utile. Grazie.
Caro Soeli, benvenuto! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Gli aggettivi qualificativi possono assumere anche il valore avverbiale (aggettivi avverbiali). Questo caso si verifica quando un determinato aggettivo (ad esempio “fisso” con il senso di “Di sguardo, concentrato, rivolto verso una direzione precisa”), nell’ambito di una frase, si accompagna ad un determinato verbo e quindi non ad un nome o ad un pronome; e in questo modo gli aggettivi qualificativi rimangono invariati in -o. Per cui diremmo “Martina, ti guardo fisso negli occhi” se è un uomo che si rivolge ad una donna; stessa cosa se è una donna che si rivolge ad un uomo: “Filippo, ti guardo fisso negli occhi”. Anche “Loro vi guardano fisso negli occhi”, ecc…
Suppongo sia esatto…
Caro Filippo, è esatto.
Molti utili. Grazie.
Caro Jan, benvenuto su Intercultura blog! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
“Vicino” avverbio e aggettivo:
Come aggettivo “vicino” concorda nel genere e nel numero con il sostantivo a cui si riferisce:
1) Filippo dice a Silvia “Io ti sono vicino” (“vicino” concorda al singolare maschile)
2) Silvia dice a Filippo “Io ti sono vicina (“vicina” concorda al singolare femminile).
Come avverbio “vicino” rimane invariato in -o:
3)”Silvia, vieni vicino se vuoi parlarmi”.
Penso sia giusto
Caro Lucio, è giusto.
“Arricciato” è un aggettivo: “Il cane ha la propria coda arricciata”
Corretto?
Caro Lino, è il participio passato del verbo “arricciare” che può avere anche funzione di aggettivo, come nella frase che mi hai scritto.
Ho capito, quindi “arricciato” è prima participio passato del verbo “arricciare” e che può avere anche funzione di aggettivo; mentre, ad esempio, “buono” è prevalentemente aggettivo (ma anche sostantivo).
Credo sia giusto
Esatto Lino.
Genere e accordo con gli aggettivi e i pronomi indefiniti:
Prendiamo ad esempio il pronome indefinito “Qualcosa” e la locuzione “Qualche cosa” usata in funzione di pronome indefinito. “Qualcosa” non è femminile (nonostante “cosa” lo sia), ma neutro e viene usualmente concordato al maschile. Oltretutto, “Qualcosa” è la forma contratta di “Qual(che)cosa” e per il suo valore indeterminato è considerato di genere neutro, quindi maschile: “Qualcosa è stato fatto”; “Qualcosa non è andato per il verso giusto”; “Qualcosa è accaduto”. In grafia univerbata, come forma contratta di qualche cosa, è preferibile, dunque, consideralo sempre di genere maschile. Oltretutto, il pronome “Qualcosa”, in alcuni casi, può essere preceduto dall’articolo indeterminativo “un”; e quindi quando il pronome “Qualcosa” è preceduto da un articolo indeterminativo, questo deve essere, ancora una volta, maschile singolare. Di conseguenza, dopo quanto ho scritto finora, “Qualcosa” richiede la concordanza al maschile, anche con il participio passato (nonostante la presenza di “cosa” nella parola possa trarre in inganno): “Dopo la morte di suo figlio, qualcosa in lui è accaduto: ora è sempre arrabbiato”. A onor del vero, quando “Qualcosa” regge un verbo al tempo composto, il participio passato del verbo può avere la concordanza sia al maschile (preferibile) genere grammaticale del pronome, sia al femminile di cosa (meno prevalente): “Qualcosa è successo” e “Qualcosa è successa”. In definitiva, l’uno e l’altro accordo vanno bene (il femminile non è errato), ma l’accordo al maschile, in quanto sancito dalla lingua tradizionale, va meglio.Viceversa, sarà tassativamente femminile, invece, in grafia scissa, la locuzione “Qualche cosa” usata in funzione di pronome indefinito (“cosa”, infatti, è di genere femminile): “Qualche cosa è stata fatta”, “Qualche cosa non è andata per il verso giusto”. Quindi “Qualche cosa”, la cui variante è appunto “Qualcosa”, seguirà altre regole: dal momento che abbiamo il sostantivo “cosa”, eventuali aggettivi e participi passati dovranno essere concordati al femminile: “Penso che (l’articolo indeterminativo “una” potrebbe essere sottointeso) qualche cosa sia caduta nella tua camera”. Tuttavia, in caso della reggenza partitiva, l’accordo con “qualche cosa” sarà obbligatoriamente al maschile: “Qualche cosa di bello sarà successo” (e non “sarà successa” che non sarebbe del tutto errata, ma sicuramente molto antica; “di bello” è un aggettivo partitivo). In sostanza, la principale differenza tra “Qualche cosa” e “Qualcosa” sta nel fatto che “Qualche cosa” richiede l’accordo al femminile, eccetto rari casi di cui sopra (“Qualche cosa era buona”, magari sottinteso “una”), mentre “Qualcosa” si è grammaticalizzato come maschile (“Qualcosa era buono”, magari sottinteso “un”). Se, però, ad esempio, il participio precede, si usa quasi sempre il maschile: “È successo qualcosa?” e “È accaduto qualche cosa?”. Altri esempi: “(Un) qualcosa è accaduto”; “Sappiamo solo che (un) qualcosa è accaduto”; “(Una) qualche cosa è accaduta”. Per quanto riguarda invece gli aggettivi indefiniti “qualsiasi” e “qualunque” (che hanno lo stesso significato e si equivalgono nell’uso, sono dunque sostanzialmente intercambiabili) sono invariabili per cui non cambiano per il singolare e il plurale, maschile e femminile. In questi casi saranno gli articoli indeterminativo, magari sottintesi, a stabilire il genere: “(Un) qualsiasi incidente sarà successo” ma “(Una) qualsiasi storia che sia mai stata raccontata”; “(Un) qualunque movimento improvviso sarà segnala” ma “(Una) qualunque area nelle vicinanze sarà molto popolata”.
Penso sia tutto corretto
Caro Filippo Maria, è tutto corretto.
Anche in questa, professoressa…
1)”Nella mia vita c’è qualcosa che va modificato (e non “modificata”)”
…Il pronome indefinito “Qualcosa”, come precedentemente detto, e usato in funzione di pronome indefinito. Quindi “Qualcosa” non è femminile (nonostante “cosa” lo sia), ma neutro e viene usualmente concordato al maschile. Oltretutto “Qualcosa” è la forma contratta di “Qual(che)cosa” e per il suo valore indeterminato è considerato di genere neutro, quindi maschile: perciò diremo “Nella mia vita c’è qualcosa che va modificatO”. Di conseguenza, dopo quanto ho scritto finora, “Qualcosa” richiede la concordanza al maschile anche con il participio passato (nonostante la presenza di “cosa” nella parola possa trarre in inganno):”…qualcosa che va modificato”. A onor del vero, però, quando “Qualcosa” regge un verbo al tempo composto, il participio passato (il quale appunto trova la sua forma nella formazione di tempi composti tra cui il passato prossimo e il trapassato prossimo essendo accordato agli ausiliari essere ed avere) del verbo può avere la concordanza sia al maschile (preferibile) genere grammaticale del pronome, sia al femminile di “cosa” (meno prevalente): “Nella mia vita c’è qualcosa che va modificato (ma anche, seppur raramente, “modificata”)”. In definitiva, l’uno e l’altro accordo vanno bene (il femminile non è errato), ma l’accordo al maschile, in quanto sancito dalla lingua tradizionale, va meglio.
Penso sia ok anche qui…
Caro Filippo Maria, è ok.
“Reggenza partitiva con “Qualche cosa” e “Qualcosa”:
Dopo accurate ricerche, volevo completare il mio ragionamento aggiungendo che, come accennato nel mio precedente intervento, nel caso di reggenza partitiva (quindi quando regge un aggettivo partitivo), l’accordo del participio passato con “Qualcosa” (in base a quanto dice il Serianni nella sua grammatica -Italiano, Milano: «Garzanti», 2000, § VII. 154-) è obbligatoriamente al maschile: “Qualcosa di nuovo è accaduto”. Viceversa, sempre nel caso di reggenza partitiva, con “Qualche cosa”, forma separata e più antica di “Qualcosa”, l’accordo è preferibilmente al femminile (come si legge sulla Treccani, precisamente nell’articolo https://www.treccani.it/enciclopedia/pronomi-indefiniti_(La-grammatica-italiana)/): “Qualche cosa di bello è successa (ma anche “…è successo”)”. In questo caso, probabilmente, il sostantivo femminile “cosa” influisce sull’intera costruzione: e quindi diremo “…è successa”. Peraltro, per quanto riguarda l’accordo di “Qualche cosa” con la reggenza partitiva, la possibile oscillazione tra il maschile e il femminile è dovuta, probabilmente, alla differenza di genere tra l’aggettivo “qualche” (sì invariabile, quindi che non cambia per genere e per numero e che concorda però con il genere e il numero del nome a cui si riferisce, ma che tendenzialmente in questi casi di genere maschile) e il sostantivo “cosa” (di genere invece femminile), nonché all’alternanza che si nota nell’uso letterario. Ciononostante, l’accordo al maschile (sempre nel caso di reggenza partitiva) con “Qualche cosa” è altrettanto corretto e sembrerebbe più comune: “Qualche cosa di solenne si avvicina e sarebbe giunto (ma anche “giunta”) nelle ombre della notte” (Fogazzaro, Piccolo mondo antico, 26). In conclusione l’uno o l’altro accordo con la reggenza partitiva è corretto; tuttavia, in sintesi, con “Qualcosa” (sempre in riferimento alla reggenza partitiva) è obbligatorio, e comunque preferibile e più comune, l’accordo al maschile: “Qualcosa di nuovo è accaduto”; mentre con “Qualche cosa” (sempre in riferimento alla reggenza partitiva) è preferibile l’accordo al femminile (non escludendo però l’accordo al maschile):”Qualche cosa di bello è successa”. Ovviamente, anche in caso di reggenza partitiva, se il participio precede, si usa quasi sempre il maschile sia, in particolare, per “Qualcosa” che per “Qualche cosa”: “È accadutO qualcosa di nuovo (“accaduto” è il participio passato)” e “Sarà successO qualche cosa di strano (“successo” è il participio passato)”. Altri esempi: “È successO qualcosa di grave in questa regione (“successo” è il participio passato) e, esempio letterario, “…nemmen bisognati gli occhi esperti di Perpetua, per iscoprire a prima vista che gli era accadutO qualche cosa di straordinario davvero(Manzoni; “accaduto” è il participio passato)”.
Penso sia completo e corretto
Caro Filippo Maria, è corretto.
1)”Tizio avrà notato qualcosa di strano” (e non “…avrà notata..”, visto che “qualcosa” è di genere maschile).
Per quanto riguarda l’accordo col participio passato, in presenza dell’ausiliare “avere” il participio rimane di solito invariato (in -o), se l’oggetto (“qualcosa” è un pronome indefinito in funzione di complemento oggetto) è dopo il verbo solitamente non c’è concordanza. Tuttavia, come accennato in altri interventi, è possibile l’accordo col complemento oggetto. D’altra parte, nel nostro caso, “qualcosa” è neutro e viene usualmente concordato al maschile; di conseguenza, il genere del complemento oggetto “qualcosa” (che è maschile) coincide con l’invariabilità in -o del participio passato. In sintesi, accordo o meno, in questo caso il participio terminerà sempre in -o, e cioè “…avrà notato…”.
Penso sia giusto
Caro Filippo Maria, è giusto.
Stesso discorso per i prossimi esempi… e quindi diremo “Qualcosa è avanzato” e “È avanzato qualcosa”; e ancora “Qualche cosa è avanzata” e “È avanzato qualche cosa” perché, come ribadisco, la principale differenza tra “Qualche cosa” e “Qualcosa” sta nel fatto che “Qualche cosa” richiede l’accordo al femminile, eccetto rari casi, mentre “Qualcosa” si è grammaticalizzato come maschile. Se, però, ad esempio, il participio precede, si usa quasi sempre il maschile: “È successo qualcosa?” e “È accaduto qualche cosa?”.
Penso sia giusto
Caro Filippo Maria, è esatto.
Lui si rivolge a lei (o viceversa) dicendo:
1)”Non proprio vicini”
2)”Non proprio vicino”
3)”Noi non stiamo proprio vicino”
4)”Noi non stiamo proprio vicini”
…In primo luogo, nelle prime due frasi è sottinteso sia il predicato (“stiamo”) e quindi parliamo di “proposizione ellittica nel predicato” (meglio conosciuta come “frase nominale”, frase ellittica mancante del predicato, e in cui il predicato si dice «sottinteso» poiché la frase è costituita solo da nomi o da gruppi nominali. La frase nominale, come si può ben notare, è più immediata, chiara e vivace), in cui il predicato è sottinteso e lo si può immaginare dal significato generale della frase, dal tono e dal contesto della comunicazione; sia il soggetto (“noi”) e quindi parliamo di “proposizione ellittica del soggetto”. Al contrario, nelle ultime due frasi sia il predicato (verbo) “stiamo”, sia il soggetto “noi” (che comunemente per comodità è spesso sottinteso) sono espressi. In aggiunta, l’unica differenza fra la terza e la quarta frase sta nel fatto che nella terza “vicino” è utilizzato come avverbio; mentre nella quarta come aggettivo (“vicini”). Infatti, l’avverbio (come tutti gli avverbi) rimane invariato in -o e in questo caso è invariabile, quindi nella frase “Noi non stiamo proprio vicino”, “vicino” ha funzione di avverbio e non varia, anche se il soggetto, come nella terza frase, è maschile plurale. Mentre se “vicino” concorda (quarta frase) si tratta di un aggettivo che e in questo caso è variabile, cioè può diventare maschile o femminile, singolare o plurale (“vicini” in riferimento al soggetto plurale maschile “noi” della quarta frase; d’altronde se i nomi sono di genere diverso -in effetti negli esempi da me proposti abbiamo un uomo che si rivolge ad una donna, e quindi due generi diversi-l’aggettivo assume comunque la terminazione del maschile plurale). In sintesi, come aggettivo “vicino” concorda nel genere e nel numero anche con il sostantivo a cui si riferisce; come avverbio “vicino” rimane invariato in -o.
Penso sia giusto
Caro Filippo, è giusto.
“Entrambi”, con il significato di “Ambedue”, può fungere da aggettivo numerale e in quel caso sarà sempre seguito dall’articolo determinativo: “Va bene per entrambi i (articolo determinativo) giorni!”. Al contrario, come pronome numerale al plurale e col significato di “l’uno e l’altro, tutti e due”: “Va bene per entrambi (in sostituzione di “I giorni)!”.
Penso sia esatto…
Esatto.
Grazie prof. Ana per gli esercizi utili.
Hermine
Grazie a te per il tuo commento, se hai dei dubbi non esitare a scrivermi.
A presto
“Fisso”, aggettivo qualificativo:
…L’aggettivo qualificativo deve concordare in genere e numero con il nome cui si riferisce. Infatti in “Tutti gli occhi erano fissi (e non “fisso” o “fisse”) su di lui”, l’aggettivo “fissi” concorda in genere e numero (maschile plurale) con il sostantivo “gli occhi”, e cioè “Tutti gli occhi fissi erano su di lui”. Quindi per “fissi” intendiamo “Detto dello sguardo o degli occhi, esprime non solo la persistenza ma anche l’intensità con cui sono rivolti a un determinato oggetto”, “intensamente ed esclusivamente rivolto in una determinata direzione”. In finale, l’aggettivo “fissi” indica una qualità “degli occhi”.
Penso sia giusto
Cara Luisa, è giusto.
Prof, ma in frasi in cui ci sia la ripetizione dello stesso aggettivo, va la virgola? Es. “Un borghese piccolo piccolo”, “Un amore grande grande” ecc…
Caro Ivan, in questo caso la virgola non è necessaria, ripetere l’aggettivo di grado positivo (piccolo) è uno dei modi di formare il superlativo assoluto. Per approfondire: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/09/28/precisazioni-sul-superlativo-assoluto-prima-parte/
A presto
Gentile prof.Anna
quando l’aggettivo viene completato con sintagma preposizionale , alcuni aggettivi aggiungono specifici preposizione.”è indipendente dalla responsabilità.” la frase può essere “alla responsabilità”?
“è legato agli orari.” se aggettivo+”preposizione a” (legato a) c’è valore costretto, quindi non posso dire “è legato negli orari.” quindi l’unico modo per sapere che tipo di preposizione segue , bisogna consultare dizionario ?((o qualsiasi preposizioni per diversi complementi).
2)”il cane corre spaventato” aggettivo costruito da p.pass. in valore avverbiale?
3)”Da un lato, l’edificio dovrebbe essere il più innovativo possibile, cioè dotato della tecnologia più recente” l’aggettivo”dotato” è nominale, composto da sintagma preposizionale?
grazie mille
Caro Luca, 1) l’unico modo per sapere esattamente quale preposizione è necessario usare è consultare il dizionario; 2) sì, in questo caso l’aggettivo esprime il modo in cui il soggetto compie l’azione; 3) non capisco la tua domanda: in che senso “nominale”? quale è il sintagma preposizionale?
“della tecnologia…” è sintagma preposizionale,e intendevo “dotato” è aggettivo sostantivato che segue il complemento,ma è l’aggettivo che segue la preposizione specifica.(come la domanda prima, bisogna consultare dizionario)
grazie mille!
Prof, salve, ma in una frase in cui si ripeta un aggettivo, dobbiamo usare la virgola o no? Es.: “Quella macchina è bella bella!” o “Quella macchina è bella, bella!”. Io penso senza virgola…
Caro Luca, in questo caso non si usa la virgola.
“Arieggiare e arieggiato”:
“Arieggiare” in senso transitivo (quindi che ammette un complemento oggetto) può significare “dare aria a un locale”: “Bisogna arieggiare le stanze” (“stanze” è il complemento oggetto), “Ho arieggiato la camera” (“camera” è l’oggetto). Mentre “arieggiato” è il participio passato del verbo “Arieggiare”, ma può avere anche funzione di aggettivo e con il significato affine di “ventilato, bene aerato; arioso”: “Un locale arieggiato”, “Questa stanza è arieggiata”, frase in cui, oltretutto, l’aggettivo “arieggiata” funge da nome del predicato, mentre “è” è la copula e “Questa stanza” è il soggetto. Altro esempio con “arieggiato” in funzione di aggettivo: “Questa è una stanza arieggiata”.
Penso sia giusto tutto
Caro Filippo Maria, è giusto.