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[post_content] => Esercitiamoci sugli elementi di negazione, per ripassare questo argomento prima di fare l'esercizio potete leggere: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
Buon test!
Prof. Anna
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[post_content] => Il prossimo esercizio è sulla posizione dell'aggettivo qualificativo, per ripassare questo argomento: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
Buon test!
Prof. Anna
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura Blog, oggi faremo qualche esercizio per ripassare gli ultimi argomenti trattati sul blog.
Per ripassare l'uso delle preposizioni potete leggere questo articolo: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
Buon test!
Prof. Anna
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi vedremo in maniera più specifica e approfondita quali sono gli elementi che rendono una frase negativa, sicuramente conoscete già i più comuni, ma ce ne sono altri che vengono usati molto frequentemente nella lingua parlata.
Buona lettura!
Prof. Anna
Ricordiamo che qualsiasi frase può essere construita in forma negativa; la negazione può essere totale se nella frase viene negato il contenuto del predicato: "non ho passato quel difficile esame" (non ho compiuto l'azione espressa dal predicato), oppure la negazione può essere parziale se viene negato solo un elemento della frase: "ho passato quel non difficile esame".
Il segno per eccellenza della negazione è l'avverbio non che precede l'elemento che viene negato, ma possono essere presenti anche altri elementi negativi o rafforzativi della negazione.
Vediamoli insieme:
• gli indefiniti nessuno, nulla, niente che seguono il verbo: - non ho visto nessuno;
• l'indefinito alcuno che segue il verbo: - non ho ricevuto alcuna risposta;
• l'avverbio affatto (= del tutto, completamente) che di solito segue il verbo e rafforza la negazione: - non l'ho visto affatto.
É frequente trovare questo avverbio anche da solo come risposta marcatamente negativa a una domanda: "Hai capito?" "Affatto"; affatto può seguire niente che in questo modo viene rafforzato: "Hai capito?" "Niente affatto";
• l'avverbio assolutamente, viene anche usato nelle risposte negative per rafforzare il no o per sostituirlo: - non l'ho assolutamente ascoltato; "Sei stanco?" "Assolutamente (no)";
• l'avverbio mica rafforza la negazione mediante la quale chi parla vuole escludere un fatto che potrebbe venirgli attribuito come colpa o che potrebbe arreccare qualche danno, dispiacere o fastidio: "Non sono mica stato io!" (se per caso lo pensassi, non è così); spesso è accompagnato dal futuro semplice o anteriore: "Arrivederci a tutti" "Non te ne andrai mica!" (se te ne andassi mi dispiacerebbe).
Se mica precede il verbo, cosa che avviene soprattutto all'interno di un registro informale, sostituisce non: - mica sono stanco (= non sono stanco);
• gli avverbi neanche, neppure, nemmeno servono ad aggiungere a una prima frase negativa un'altra frase negativa che non ha il predicato: - alla festa non ci andrò e nemmeno Luca (ci andrà);
• la congiunzion né mette in realzioni più frasi negative: - non bevo né vino né birra;
• ci sono alcune frasi formate da no, mai, più; o anche o no, o non, o meno; più e mai sono seguiti da un participio passato: "Hai mai visto questo film?" "Mai visto"; - Marco? Più saputo niente di lui. (=non ho più avuto notizie di Marco); - hai capito o no?;
• può accadere che due negazioni nella stessa frase formino un'affermazione: -non puoi non capire queste cose (= sei assolutamente in grado di capire queste cose);
• l'espressione di forma negativa non + verbo + che ha il significato di verbo + solamente: - non mangia che pasta (mangia solamente pasta);
• una frase di forma affermativa ma di significato negativo è quella formata da figurati (figuriamoci, figurarsi) + se + verbo all'indicativo o al condizionale: - figurati se vengono ormai! (ormai non vengono più);
• le espressioni neanche per idea, neanche per sogno, non passare neanche per la testa sono tipiche di una negazione decisa: - "non avevi detto che mi avresti accompagnato al supermercato?" "Io? Neanche per sogno! (non mi è passato neanche per la testa)!";
• macché ha un valore negativo, viene usata da sola o davanti a un nome, un aggettivo o un verbo all'infinito: "Fa freddo" "Macché! (freddo)" (= non fa freddo).
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi approfondiremo il lessico della politica, giornali e televisione parlano quotidianamente di questo argomento, conoscerne i termini specifici vi aiuterà a comprenderlo meglio e magari a partecipare più attivamente alla vita politica della vostra comunità.
Buona lettura!
Prof. Anna
Vediamo insieme alcuni dei termini che ricorrrono più spesso in ambito politico:
• governo: è un organo complesso posto al vertice dell’intero apparato amministrativo dello Stato ed è composto dal Presidente del Consiglio e dai Ministri, che, a loro volta, costituiscono insieme il Consiglio dei ministri;
• ministro: membro del governo a cui è affidata la direzione di un settore dell'amministrazione statale (per esempio: ministro della sanità, ministro delle finanze ecc.);
• parlamento: assemblea politica mediante la quale il popolo, attraverso i suoi rappresentanti eletti, partecipa all'esercizio del potere per la formazione delle leggi e il controllo politico del governo;
• partito: organizzazione di persone solitamente unite dagli stessi ideali politici che ha l'obbiettivo di esercitare il potere politico;
• coalizione: alleanza di più partiti per la realizzazione di scopi comuni;
• deputato: chi è stato eletto dai cittadini a rappresentarli nel ramo del Parlamento denominato "Camera dei deuputati" o in altri organismi rappresentativi o legislativi: deputato europeo, deputato regionale;
• sindaco: capo dell'amministrazione comunale eletto direttamente dai cittadini;
• assessore: membro della giunta comunale a cui è affidata la direzione di un settore dell'amministrazione comunale, regionale o provinciale, per esempio: assessore all'educazione e all'istruzione;
• elezioni politiche: scelta, attraverso una votazione, dei membri del Parlamento o del Governo;
• elezioni amministrative: scelta, attraverso una votazione, dei membri dei consigli comunali, regionali, provinciali;
• campagna elettorale: è l'insieme delle attività di propaganda svolte in favore di candidati ad una qualsiasi carica elettiva per conquistare la fiducia degli elettori e convincerli a dare il proprio voto;
• referendum: consultazione diretta del popolo che viene chiamato a esprimere il proprio parere per approvare o respingere una specifica legge;
• sindacato: associazione di lavoratori o di datori di lavoro costituita per la tutela di interessi professionali collettivi;
• Confindustria: organizzazione che riunisce gli industriali italiani;
• indulto: provvedimento con cui viene condonata in tutto o in parte la pena inflitta a coloro che si trovano nelle condizioni stabilite.
Per approfondire l'organizzazione dello Stato e avere altre informazioni vi consiglio di leggere anche questo articolo: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi vedremo come si posizione all'interno della frase l'aggettivo qualificativo.
Buona lettura!
Prof. Anna
Ricordiamo che un aggettivo si dice qualificativo quando specifica una qualità di un nome, può trattarsi dell'aspetto, del colore, della grandezza, della forma ecc.
POSIZIONE DELL'AGGETTIVO QUALIFICATIVO
In italiano l'aggettivo si trova di solito dopo il nome: un libro nuovo; è possibile però anche l'ordine inverso: un bel film.
In genere l'aggettivo che precede il nome ha una funzione descrittiva, mentre quello che segue il nome ha una funzione restrittiva.
Facciamo un esempio, consideriamo queste due frasi:
"andrò ad abitare nella vecchia casa dei nonni"; "andrò ad abitare per un po' nella casa vecchia";
nella prima frase l'aggettivo vecchia indica una qualità aggiuntiva della casa, infatti togliendolo il significato della frase rimarrebbe sostanzialmente lo stesso, nella seconda si può capire che esiste anche una casa nuova e l'aggettivo vecchia serve a identificare la casa e a distinguerla dalle altre.
La collocazione dell'aggettivo prima del nome è frequente quando l'aggettivo è usato in senso figurato.
Vediamo insieme alcuni esempi nei quali la sequenza aggettivo+nome determina un senso figurato, mentre nome+aggettivo determina un significato letterale dell'aggettivo:
• alto: un alto magistrato (=importante) - un magistrato alto (=di statura);
• grosso: un grosso scrittore (=importante) - uno scrittore grosso (=di dimensioni, di peso);
• vecchio: un vecchio amico (=di vecchia data, che conosco da molto tempo) - un amico vecchio (=di età).
Ecco altri esempi in cui la diversa posizione dell'aggettivo determina un cambiamento di significato:
• bello: una bella dormita (=lunga) - una dormita bella - non si può dire-;
• buono: essere un buon avvocato (=bravo, esperto); essere un avvocato buono (in questo caso l'aggettivo buono è riferito alla persona e non alla professione);
• certo: avere certe informazioni (=alcune); avere informazioni certe (=sicure);
• diverso: leggere diversi libri (=parecchi); leggere libri diversi (=di vario genere);
• grande: ammirare un grande dipinto (=artisticamente notevole); ammirare un dipinto grande (=di notevoli dimensioni);
• nuovo: comprare un nuovo telefono (=un altro, un ulteriore); comprare un telefono nuovo (=non usato);
• povero: essere un pover'uomo (=meschino); essere un uomo povero (=non ricco);
• le espressioni alta-bassa pressione e pressione alta-bassa hanno un significato diverso a seconda della posizione dell'aggettivo: la prima si usa in senso meteorologico (sull'Italia arriverà l'alta pressione), la seconda in senso medico (ho sempre avuto la pressione bassa).
In alcune espressioni cristallizzate l'aggettivo posto prima del nome ha sviluppato un significato parzialmente diverso da quello originario:
• la bella vita = la vita comoda, agiata;
• il gentil sesso = il sesso femminile;
• le buone maniere = le maniere educate, cortesi;
• il Nuovo Mondo = il continente americano.
Nei seguenti casi l'aggettivo va collocato obbligatoriamente dopo il nome:
• quando è un alterato: una casa piccolina (non: una piccolina casa);
• quando regge un complemento: una casa piena di mobili (non: una piena casa di mobili);
• quando deriva da un participio presente o passato: una commedia esilarante, un edificio ristrutturato (ma ci sono delle eccezioni: un emozionante romanzo);
• quando sono aggettivi di relazione, ovvero aggettivi che derivano da nomi (sole-solare; estate-estivo; elettricità-elettrico) e indicano una relazione con il nome di base: un biglietto aereo (non: un aereo biglietto).
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi studieremo due complementi indiretti molto frequenti: il complemento di modo e il complemento di materia; poiché i complementi indiretti sono sempre introdotti da una preposizione, conoscerli aiuta molto anche nell'uso delle preposizioni.
Buona lettura!
Prof. Anna
IL COMPLEMENTO DI MODO
Il complemento di modo esprime il modo in cui avviene un'azione, risponde alla domanda "come?", "in che modo?": "oggi mi sono svegliato di ottimo umore"; è introdotto dalle preposizioni: con, a, in, di, per, su, o dalla locuzione preposizionale alla maniera di. Il complemento di modo può essere espresso anche da un avverbio.
Vediamo ora nello specifico l'uso delle diverse preposizioni che introducono questo complemento:
• la preposizione con è molto frequente per introdurre il complemento di modo e ha un significato di unione: "ho studiato con molto impegno";
• la preposizione a è anch'essa molto frequente e marca il modo come riferimento a un modello: "le campane suonavano a festa";
• la preposizione in introduce un rapporto di tipo locativo, come un "luogo" in cui è immerso il fatto descritto dall'azione: "mio figlio lascia sempre tutto in disordine";
• la preposizione di specifica una qualità dell'azione: "non mi piace quando fai le cose di nascosto";
• la preposizione per introduce un significato molto vicino allo scopo: "dicevo per scherzo!";
• altri elementi che introducono questo complemento possono essere: su, dietro, secondo, alla maniera di, a seconda di, sulla base di, in relazione a: "cambia umore a seconda del tempo", "lavoriamo solo dietro precisa richiesta";
• come si è detto, questo complemento può essere espresso anche da un avverbio: "lavoro onestamente (con onestà)".
COMPLEMENTO DI MATERIA
Il complemento di materia indica la materia di cui una cosa è fatta; è introdotto dalle preposizioni di, in, con, a:
• la preposizione di funziona come una specificazione: il tavolo è fatto di legno;
• la preposizione in si usa quando sia la materia sia l'oggetto vengono considerati pregiati o per l'aspetto economico o per quello artistico: un tavolo in legno di noce;
• la preposizione con si usa in presenza di verbi come fare, costruire, comporre, modellare ecc.: un pavimento fatto con marmo bianco;
• la preposizione a si usa quando, più che alla materia, si fa riferimento al modello al quale l'oggetto si richiama: caramelle al miele.
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, usare correttamente le preposizioni è uno degli aspetti più difficili della lingua italiana poiché spesso non ci sono regole ma ci sono tante eccezioni e usi particolari. Oggi vedremo quali sono le preposizioni più adatte da usare in alcune espressioni di tempo e di luogo.
Buona lettura!
Prof. Anna
ESPRESSIONI TEMPORALI
• davanti ai nomi o alle parti del giorno:
→ mattino o mattina: possiamo usare le preposizioni -di- e -al-: di mattino - di mattina - al mattino - alla mattina: "al mattino mi piace dormire fino a tardi" = "di mattina mi piace dormire fino a tardi", oppure -stamattina- senza preposizioni: "stamattina andiamo al mercato";
→ pomeriggio: usiamo -di-, -al- e -nel-: di pomeriggio - al pomeriggio- nel pomeriggio: "vado in palestra di pomeriggio";
→ sera: usiamo -di- e -alla-: di sera - alla sera: "di sera lavoro fino a tardi", oppure -stasera- senza preposizioni: "stasera andiamo a teatro";
→ notte: si usa -di- oppure -stanotte- senza preposizioni: "di notte si vedono le stelle", "stanotte non ho dormito bene";
• davanti ai nomi dei giorni della settimana:
→ se usiamo -al- o -di- davanti al nome del giorno vogliamo indicare un'abitudine, qualcosa che si verifica ogni settimana: "al martedì vado in piscina", "di sabato non lavoro"; lo stesso significato si ottiene usando l'articolo determinativo davanti al nome del giorno "il martedì vado in piscina" = "ogni martedì vado in piscina";
→ se invece usiamo il nome del giorno da solo, senza preposizioni, vogliamo dire che quell'azione si verificherà solo quel determinato giorno della settimana successiva: "lunedì andiamo a cena fuori" = "lunedì prossimo andiamo a cena fuori";
• davanti ai nomi dei mesi:
→ possiamo usare sia -a- sia -in-: "a marzo andrò in vacanza", "ci siamo sposati in luglio";
• davanti ai nomi delle stagioni:
→ si usa -in- oppure -di-: "in estate - d'estate", con "primavera" è meglio usare solo -in- o -a- "a primavera";
ESPRESSIONI DI LUOGO
• per esprimere la città di provenienza:
→ possiamo usare il verbo "essere" seguito dalla preposizione -di-: "sono di Berlino";
→ oppure usiamo il verbo "venire" con la preposizine -da-: "vengo da Parigi";
• per esprimere il paese di provenienza:
→ si usa il verbo "venire" e la preposizione -da- nella sua forma articolata: "vengo dalla Romania";
• il verbo "andare":
→ è seguito da -a- se la meta è una città: "vado a Roma";
→ è seguito da -in- se la meta è una nazione: "andiamo in India";
• il verbo "venire":
→ è seguito dalla preposizione -da- sia che l'origine sia una città sia che l'origine sia una nazione: "vengo da Londra", "veniamo dalla Spagna".
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[post_content] => Ripassiamo insieme l'uso dell'accento; se volete prima ripassare questo argomento leggete questo articolo: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
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[post_content] => Esercitiamoci sugli elementi di negazione, per ripassare questo argomento prima di fare l'esercizio potete leggere: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
Buon test!
Prof. Anna
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