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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana ripasseremo gli argomenti trattati di recente sul blog. Questo primo esercizio è sulle proposizioni interrogative indirette,soprattutto sulla scelta dei modi e dei tempi verbali corretti, per ripassare questo argomento: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/; www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
Buon test!
Prof. Anna
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, alcuni di voi mi hanno chiesto di ripassare un argomento che abbiamo già affrontato in passato: l'uso delle particelle ci e ne. Sono due particelle usate molto frequentemente con diversi significati, è importante quindi non conforderle, per questo oggi ve le presenterò insieme, inserite in due tabelle che ne riassumono gli usi e i significati.
Buona lettura!
Prof. Anna
CI |
• pronome riflessivo di prima persona plurale:
→ la mattina ci alziamo sempre alle sette |
• pronome personale diretto di prima persona plurale:
→ ci accompagna mia madre con la sua macchina |
• pronome personale indiretto di prima persona plurale:
→ ci ha promesso che ci manderà una cartolina |
• particella pronominale che sostituisce un complementi indiretto nella frase col significato di:
⇒ a ciò, a questa cosa:
→ "chi pensa alla spesa" "ci penso io" (= penso io a questo -alla spesa)
→ "hai creduto a quello che ti ho detto" "sì, ci ho creduto" (= ho creduto a questa cosa - a quello che mi hai detto)
→ non mi piace questo lavoro, ma mi ci abituerò (= mi abituerò a questo lavoro)
⇒ può anche sostituire una frase introdotta dalla preposizione a + un verbo all’infinito, per esempio con i verbi riuscire (a fare qualcosa), provare (a fare qualcosa):
→ riesce sempre a ottenere quello che vuole, ci riesce con facilità (= riesce con facilità a ottenere quello che vuole)
⇒ in ciò, in questa cosa:
→ "credi nella vita dopo la morte?" "no, non ci credo" (= non credo in questa cosa)
⇒ su ciò, su questa cosa, su questa persona:
→ arriverà in ritardo come sempre, ci scommetto (= scommetto su questa cosa)
→ "posso contare su di lui?" "sì, ci puoi contare" (= sì, puoi contare su di lui)
⇒ con questa cosa, con questa persona:
→ "stai bene con lui?" "sì, ci sto bene" (= sto bene con questa persona) |
• particella avverbiale di luogo significa in questo luogo, in quel luogo:
→ siamo stati bene in quel posto, ci torneremo sicuramente (= torneremo in quel posto) |
ATTENZIONE: se il verbo "credere" è riferito a una persona (credere a qualcuno) "credere a una persona" non useremo ci, ma i pronomi personali: "credi a Luca" "si, gli credo". |
NE |
• particella pronominale che sostituisce un complemento indiretto col significato di:
⇒ di ciò, di questa cosa, di queste cose, di questa persona, di queste persone, alcuni verbi a cui si può accompagnare sono: parlare (di qualcosa), discutere (di qualcosa), pensare (qualcosa di qualcuno o qualcosa), sapere (qualcosa di un dato argomento), accorgersi (di qualcosa), intendersi (di qualcosa), essere sicuro (di qualcosa), essere consapevole (di qualcosa), importare (di qualcosa), preoccuparsi (di qualcosa):
→ non concosco questo attore, ma me ne hanno parlato (= mi hanno parlato di questa persona)
→ ho comprato questi orecchini, cosa ne pensi (= cosa pensi di questi orecchini)
⇒ può sostituire una frase introdotta da di + infinito:
→ non soffrire per lui, non ne vale la pena (= non vale la pena di soffrire)
⇒ può significare da ciò, da questa cosa, da queste cose, da questa persona, da queste persone:
→ ho cominciato una nuova dieta e ne ho tratto un gran beneficio (= ho tratto beneficio dalla dieta) |
• valore partitivo, soprattutto in presenza di:
⇒ numerali: "quanti pomodori hai comprato?" "Ne ho comprati tre" (=di pomodori)
⇒ quantità: "quanto latte hai usato?" "Ne ho usato un litro" (=di latte)
⇒ pronomi indefiniti: "quanti libri hai letto?" "Ne ho letti pochi" (=di libri), "quanti libri hai letto?" "non ne ho letto nessuno" (libro) |
• avverbio di luogo
⇒ significa da lì, da quel luogo, da questo luogo e ha la funzione di complemento di moto da luogo: me ne vado (=vado via da questo luogo) |
ATTENZIONE: nei tempi composti il participio passato concorda con il nome sostituito in base alla quantità espressa: "quante persone sono arrivate?" "ne sono arrivate dieci" (=di persone), "quante persone sono arrivate?" "non ne è arrivata nessuna" (persona). |
[post_title] => Ripasso comparato delle particelle -ci- e -ne-
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Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, come è noto l'Italia possiede un ricchissimo patrimonio artistico, la sua storia e la sua cultura sono strettamente legate alla storia dell'arte e alle opere d'arte con cui gli italiani convivono ogni giorno nelle città, nei palazzi e nei musei. Ma per studiare la storia dell'arte è necessario conoscerne il lessico, per esempio: cos'è un'affresco? E una natura morta? Vediamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Le grandi opere sono conservate nei musei, nelle gallerie d'arte e nelle pinacoteche. Nei musei e nelle gallerie si trovano sculture, quadri e altre forme d'arte, mentre nelle pinacoteche si trovano solo quadri.
La parola museo deriva dal greco antico mouseion, che significa "luogo sacro alle Muse", le protrettrici delle arti secondo la mitologia greca. La parola pinacoteca è composta da due termini che significano "quadro" e "teca", cioè "ripostiglio di quadri".
Vediamo insieme alcune tipologie di dipinti:
• ritratto ⇒ tipo di quadro che si concentra sulla rappresentazione di un volto di una persona;
• autoritratto ⇒ tipo di quadro che raffigura lo stesso pittore;
• paesaggio ⇒ tipo di quadro che rappresenta un ambiente naturale o abitato;
• natura morta ⇒ tipo di quadro che rappresenta oggetti, frutta, verdura.
Vediamo quali strumenti e supporti servono per dipingere:
• tela, tavola ⇒ superfici su cui si dipingono i quadri, il termine tela si usa anche per riferirsi a un quadro: "ammiriamo questa tela di Raffaello";
• pennello ⇒ strumento usato per dipingere, solitamente formato da peli di origine animale;
• tavolozza ⇒ strumento sul quale i pittori dispongono i colori mentre dipingono;
• cornice ⇒ telaio di legno o altro materiale in cui si incastrano i quadri, serve a proteggerli ma anche a valorizzarli;
• cavalletto ⇒ supporto di solito a tre piedi che serve a sostenere la tela.
Alcune tecniche di pittura e materiali per dipingere:
• affresco ⇒ tecnica molto antica che consiste nel dipingere sull'intonaco del muro ancora fresco con colori diluiti in acqua;
• tempera ⇒ tecnica pittorica che impiega colori a colla diluiti in acqua: "dipingere a tempera"; si dice tempera anche un quadro dipinto con questa tecnica, per esempio "una tempera dell'Ottocento";
• olio ⇒ tecnica che utilizza colori preparati con olio di lino, densi e con colori brillanti: "dipingere a olio";
• acquerello ⇒ tecnica pittorica eseguita su carta o su seta con colori sotto forma di polveri solide sui quali si passa un pennello bagnato, tecnica adatta per dipingere in viaggio o all'aria aperta per la sua rapidità e la facile trasportabilità dei materiali; si dice acquerello un dipinto eseguito con questa tecnica;
• pastello ⇒ cilindretto formato da un impasto di pigmenti colorati, a volte ricoperto da una guaina in legno, usato per disegnare e dipingere; si dice anche di dipinto eseguito con i pastelli; vengono definiti pastello le tonalità di colore chiare e tenui: rosa pastello, tinta pastello;
• prospettiva ⇒ tecnica del disegno per rappresentare in piano le tre dimensioni dello spazio;
• chiaroscuro ⇒ tecnica che permette di dare risalto a una figura e suggerire la terza dimensione tramite l'uso del bianco, del nero e delle gradazioni intermedie.
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Intercultura blog, questa settimana completeremo il nostro studio sulle
interrogative indirette, vedremo insieme quali sono i modi verbali propri di queste proposizioni e come scegliere quello più opportuno.
Buona lettura!
Prof. Anna
SCELTA DEL MODO VERBALE NELLE INTERROGATIVE INDIRETTE
Nelle interrogative indirette esplicite il verbo può essere all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale. Non è facile però determinare regole precise per la scelta tra indicativo e congiuntivo, come nel caso delle soggettive e oggettive, spesso si tratta di una libera scelta del parlante, possono esserci però alcune indicazioni generali:
•
se l’interrogativa indiretta è retta da una forma affermativa del verbo dire troveremo l’indicativo: "dimmi con chi sei";
•
se è retta da un verbo di percezione in forma affermativa troveremo l’indicativo: "abbiamo visto cosa hai fatto";
•
se è retta dal presente indicativo del verbo sapere solitamente c’è l’indicativo: "so quanto ci tieni a me";
•
se il presente di sapere è alla forma negativa o se sapere è al passato possiamo avere sia l’indicativo sia il congiuntivo: "non sappiamo quanto vale" o "non sappiamo quanto valga"; "sapevo dov’era" o "sapevo dove fosse";
•
il verbo al condizionale sottolinea che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto a una condizione: "non so cosa avrei fatto se tu non fossi arrivato", "domandagli se gli farebbe piacere venire con noi".
Le interrogative indirette implicite sono introdotte dagli stessi elementi che introducono le esplicite, ma hanno il verbo all'infinito: "non so quale libro scegliere", "dimmi dove andare".
ATTENZIONE!
Nelle interrogative indirette parziali il soggetto, se è espresso, è collocato preferibilmente dopo il verbo: "non si ricordava quando fosse partito Paolo"; nelle interrogative indirette totali invece il soggetto tende a essere collocato prima del verbo: "non si ricordava se Paolo fosse partito".
CONCORDANZA DEI TEMPI NELLE INTERROGATIVE INDIRETTE
⇒ se il tempo della reggente è al presente o al futuro, nell'interrogativa indiretta avremo:
• per esprimere contemporaneità rispetto alla reggente l'indicativo presente o il congiuntivo presente:
- mi chiedo cosa fa;
- mi chiedo cosa faccia;
- gli chiederò cosa fa (faccia);
• per esprimere anteriorità rispetto alla reggente l'indicativo passato prossimo, il congiuntivo passato e meno frequentemente l'imperfetto indicativo o congiuntivo:
- mi chiedo cosa ha fatto;
- mi chiedo cosa abbia fatto;
• per esprimere posteriorità rispetto alla reggente l'indicativo futuro, l'indicativo o il congiuntivo presente o l'indicativo futuro anteriore:
- mi chiedo domani cosa farà;
- mi chiedo domani cosa fa;
- mi chiedo domani cosa faccia;
⇒ se il tempo della reggente è al passato nell'interrogativa indiretta avremo:
• per esprimere contemporaneità rispetto alla reggente l'imperfetto indicativo o congiuntivo:
- mi chiedevo cosa faceva;
- mi chiedevo cosa facesse;
• per esprimere anteriorità rispetto alla reggente l'indicativo trapassato prossimo o il congiuntivo trapassato:
- mi chiedevo cosa avevi fatto;
- mi chiedevo cosa avessi fatto;
• per esprimere posteriorità rispetto alla reggente il condizionale passato e all'interno di una lingua meno controllata anche l'indicativo imperfetto:
- mi chiedevo cosa avresti fatto.
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Le interrogative indirette esprimono una domanda o un dubbio in forma indiretta. A differenza delle interrogative dirette, che sono frasi indipendenti, le interrogative indirette dipendono da una proposizione reggente, guardiamo insieme i seguenti esempi:
•
quanti anni ha? (interrogativa diretta) →
non so quanti anni abbia (interrogativa indiretta);
•
sono arrivati? (interrogativa diretta) →
mi chiedo se siano arrivati (interrogativa indiretta).
VERBI REGGENTI
Le interrogative indirette possono dipendere da:
•
verbi che esprimono domanda:
domandare, chiedere, informarsi ecc.: "mi chiedo se sia felice";
•
verbi o locuzioni verbali che esprimono un dubbio:
dubitare, ignorare, non sapere, non capire, indovinare: "indovina chi è venuto a trovarci";
• verbi che rinviano al significato di "dire": dire, indicare, informare, raccontare, mostrare: "dimmi cosa vuoi per cena", "mi raccontò perché lo aveva fatto";
• verbi di percezione: vedere, guardare, osservare: "avete visto cosa è successo?";
• verbi che rimandano al significato di "conoscere" e "non conoscere": sapere, ricordare, sentire, ignorare, rendersi conto, capire, scoprire, notare, imparare, dimenticare: "ricordava bene quanto fosse difficile";
• verbi che rinviano al significato di "decidere": decidere, determinare, essere d'accordo: "il presidente non ha ancora deciso cosa fare";
• verbi che indicano rilevanza: importare, curarsi, essere rilevante: "non mi importa cosa pensi";
• reggono l'interrogativa indiretta anche alcuni sostantivi (domanda, ricerca, dubbio, problema, questione ecc.): "si poneva il problema se andare o no all'incontro"; e aggettivi (essere incerto, essere dubbioso, non sicuro): "non ero sicuro sul da farsi".
Tutti questi verbi possono reggere anche frasi subordinate di altro tipo, in particolare oggettive o soggettive: "so cosa pensi" (interrogativa indiretta), "so che pensi male di me" (oggettiva).
TIPI DI INTERROGATIVE INDIRETTE
Come le interrogative dirette, anche le interrogative indirette si dividono in parziali (non so chi è arrivato) e totali (non so se è arrivato qualcuno).
• le interrogative indirette parziali sono introdotte dagli stessi elementi che introducono un'interrogativa diretta parziale, cioè: chi, che, che cosa, quando, quanto, come, dove , perché, quale ecc.: "mi ha chiesto come mi chiamavo";
Quando l'interrogativa indiretta dipende da un verbo che regge una preposizione l'elemento interrogativo è preceduto dalla preposizione richiesta dal verbo: "sono incerto su quale corso scegliere", "non mi sono reso conto di cosa stavi passando".
• le interrogative indirette totali sono introdotte dalla congiunzione se: "non ho ancora deciso se venire";
• le interrogative indirette che pongono un'alternativa sono dette disgiuntive. Nelle disgiuntive il primo termine è sempre introdotto dalla congiunzione se, il secondo dalle congiunzione o, oppure: "non so se venire con voi o stare a casa". Se l'alternativa è radicale il secondo membro è rappresentato dall'avverbio di negazione no: "non so se venire oppure no".
[post_title] => La frase complessa: le interrogative indirette (prima parte)
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[post_content] => Nel prossimo esercizio è necessario scegliere
la giusta concordanza del participio passato, per ripassare questo argomento vi consiglio di leggere i seguenti articoli:
www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/;
www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/.
Buon test!
Prof. Anna
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Con prossimo esercizio ripasseremo alcune espressioni idiomatiche che contengono il verbo "andare". Per ripassare questo argomento: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
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Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana ripasseremo gli argomenti trattati di recente sul blog, se avete ancora dei dubbi vi consiglio di ripassarli prima di affrontare il test. Per ripassare l'uso della preposizione di leggete questo articolo: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
Buon test!
Prof. Anna
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Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana concluderemo il nostro studio sulla concordanza del participio passato dei tempi composti, due settimane fa abbiamo cominciato ad approfondire questo argomento (www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/) e oggi vedremo insieme altri casi in cui è necessario concordare il participio passato o non è necessario concordarlo.
Buona lettura!
Prof. Anna
• se il verbo è costruito impersonalmente senza la particella si il participio rimane invariato (in -o): "non è detto che Marta venga alla festa";
• il participio passato di andare e finire in particolari costruzioni impersonali prende la terminazione femminile -a in concordanza con il generico soggetto "la situazione": - "com'è andata (la situazione) ieri?" - "è andata bene, per fortuna";
• se c'è un verbo riflessivo apparente (www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/) e la costruzione è personale il participio può concordare in genere e in numero sia (più spesso) con il soggetto: "Marco non si è fatto la barba stamattina", sia con l'oggetto diretto "Marco non si è fatta la barba stamattina".
Se l'oggetto è rappresentato dai pronomi atoni lo, la, li, le è necessario accordare con questi il participio: - "ti sei fatto (fatta) la barba?" -"no, non me la sono fatta";
• se il verbo è un riflessivo reso intensivo dal pronome indeterminato -la (godersela, sbrigarsela, prendersela, ridersela, darsela a gambe ecc.) il participio concorda con questo pronome (in -a): "te la sei presa per quello che ti ho detto?";
PARTICIPIO PASSATO SENZA AUSILIARE
Vediamo come si comporta per quanto riguarda la concordanza il participio passato che non ha il verbo ausiliare, soprattutto in proposizioni temporali o causali:
• se si tratta di un participio di un verbo che richiederebbe l'ausiliare "avere", transitivo o intransitivo ma non seguito da oggetto diretto, resta invariato con terminazione in -o: "Lucia è uscita appena mangiato" (verbo transitivo senza oggetto diretto), "subito dopo parlato (verbo intransitivo) con me, Luca ti ha telefonato";
• se si tratta di un participio di un verbo transitivo accompagnato dal suo oggetto diretto, concorda con l'oggetto: "bevuta quella bibita gelata, si è sentito male";
• se è il participio di un verbo intransitivo che richiederebbe l'ausiliare "essere", concorda con il soggetto della frase reggente se è lo stesso della subordinata col participio: "Natalia, uscita di casa, incontrò le sue amiche"; oppure, se il soggetto non è lo stesso, il participio concorda col soggetto della frase stessa: "Diego, partiti i suoi amici, rimase solo"; se il participio è in un costrutto impersonale termina in -i: "ci si riposerà una volta arrivati".
[post_title] => Approfondimento: concordanza del participio passato dei tempi composti (seconda parte)
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Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana prenderemo in esame alcune espressioni idiomatiche formate con il verbo "andare", vedremo quali sono le più frequenti e qual è il loro significato.
Buona lettura!
Prof. Anna
• andare per → riferito all'età significa "essere prossimo a": "vado per i trenta" = "sono prossimo ai trent'anni";
• non andare giù → non piacere, non sopportare: "questa faccenda proprio non mi va giù";
• andarci di mezzo → essere coinvolto: "è una situazione molto delicata, non voglio andarci di mezzo";
• andare in vigore → essere valido: "il nuovo orario andrà in vigore domani";
• andare a ruba → essere molto richiesto: "il libro che cercavo non si trova più in libreria, mi hanno detto che è andato a ruba";
• andare a male → deteriorarsi: "questa frutta ha un cattivo odore, credo sia andata a male";
• andarci piano → comportarsi con grande cautela: "se fossi in te ci andrei piano con il vino stasera, domani devi andare al lavoro!";
• andare pazzo per qualcosa o qualcuno → amare molto qualcosa o qualcuno: "vado pazzo per il cioccolato, lo mangerei tutti i giorni";
• andare a monte / andare a rotoli → non realizzarsi, non raggiungere lo scopo, fallire: "il nostro affare è andato a monte";
• andare sul sicuro → agire basandosi su dati certi, non rischiare: "quando vengo a cena da te vado sul sicuro, so già che sei un'ottima cuoca";
• va da sé → è ovvio, è naturale, è chiaro: "va da sé che se ti metterai a dieta dimagrirai";
• andare in onda → venire trasmesso, detto di una trasmissione radiofonica o televisiva; andare in scena → essere rappresentato a teatro: "tra poco andrà in onda il telegiornale";
• andare a gonfie vele → procedere ottimamente: "sembra che il loro matrimonio vada a gonfie vele";
• "andare" unito alla particella ne significa "essere in pericolo, essere in gioco" seguito dalla preposizione di → "ne va della nostra vita" = "è in periocolo la nostra vita, è in gioco la nostra vita";
• unito a un participio può essere sinonimo di "dovere essere" → "questa tassa va pagata" = "questa tassa deve essere pagata".
[post_title] => Espressioni idiomatiche con il verbo "andare"
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di
Intercultura blog, questa settimana ripasseremo gli argomenti trattati di recente sul blog. Questo primo esercizio è sulle
proposizioni interrogative indirette,soprattutto sulla scelta dei modi e dei tempi verbali corretti, per ripassare questo argomento:
www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/;
www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
Buon test!
Prof. Anna
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