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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, questa settimana vedremo come usare le forme di cortesia in maniera corretta. Quali sono i pronomi di cortesia per il singolare e per il plurale? Come si accordano gli aggettivi e i participi passati in presenza dei pronomi di cortesia? Scopriamolo insieme.

Buona lettura!

Prof. Anna

I PRONOMI ALLOCUTIVI

Quando ci si rivolge direttamente, a voce o per iscritto, a qualcuno, si usa una particolare categoria di pronomi personali che si chiamano allocutivi.

I pronomi allocutivi si dividono in due categorie:

• confidenzialitu e voi si usano quando ci si rivolge a persone con cui si ha una buona confidenza (parenti, amici, bambini ecc.), e in situazioni non soggette a formali convenzioni sociali: ciao Mario, come stai (tu)?;

• di cortesia lei e loro si usano in contesti più formali, quando ci si rivolge a persone di riguardo o con le quali non si ha particolare familiarità: buongiorno Signore, come sta (lei)?.

PRONOMI ALLOCUTIVI DI CORTESIA

Per il singolare si usa il pronome lei. Si usa la terza persona perché, nell'usarla, è come se non ci si rivolgesse direttamente all'interlocutore interessato, ma all'"autorità" che rappresenta o può rappresentare.

Accanto al pronome di cortesia lei c'è anche Ella, che però, ormai, viene usato solo in casi di particolare ufficialità: Ella, signor Presidente, ha voluto farci l'onore di...

Per il plurale si può scegliere tra voi e loro. Loro si usa come variante più formale, mentre voi si preferisce a loro in situazioni formalmente meno marcate, per esempio:

Il pronome voi è d'obbligo quando ci si rivolge, nello stesso tempo, a persone con cui si hanno rapporti di familiarità e ad altre con cui si hanno rapporti più formali: Voi due, tu, Maria, e lei, signora Rossi, dovreste sedervi qui.

Questi pronomi di cortesia possono anche essere scritti con la lettera maiuscola in casi di particolare deferenza e rispetto.

Per quanto riguarda le forme atone utilizzate quando ci si rivolge direttamente a qualcuno in maniera formale, si userà:

⇒ per il singolare:
per il plurale:

ACCORDO CON I PRONOMI DI CORTESIA

Il verbo va concordato col pronome allocutivo usato, quindi va alla terza persona singolare quando si usa lei o Ella, alla seconda plurale quando si usa il voi e alla terza plurale quando si usa loro.

Quando si usa lei o Ella, le forme del pronome riferite all'interlocutore vanno sempre al femminile: scusi, professore, volevo chiederle una cosa.

Per quanto riguarda l'accordo con eventuali aggettivi o participi passati di solito l'accordo si fa a seconda del sesso dell'interlocutore: Lei, signor Rossi, è molto buono; Signor Rossi, lei è invitato alla cena; Signora Rossi, lei è invitata alla cena.

Se però l’allocutivo è in forma di pronome atono, il participio può accordarsi al femminile anche se ci si riferisce a un maschio: Professore, l’ho sentita parlare alla conferenza di ieri.

Nell'uso più formale e ricercato l'accordo è al femminile (è abbastanza raro): Signor Rossi, lei è invitata alla cena. Quando si usa Ella, l'accordo al femminile è obbligatorio: Ella, Signor Rossi, è invitata a cena.
                    [post_title] => Forme di cortesia
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                    [post_content] => Il prossimo esercizio è sull'uso della congiunzione ma. Abbiamo affrontato questo argomento la settimana scorsa, ma se lo volete ripassare ecco il link: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/03/16/i-diversi-significati-della-congiunzione-ma/

 
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                    [post_content] => Ricordate quali sono le espressioni che contengono la parola meno? Scopritelo facendo il prossimo esercizio.

Per ripassare questo argomento: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/03/09/espressioni-con-la-parola-meno/ 
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Il primo esercizio è sull'uso dell'avverbio presentativo ecco. Se volete rinfrescarvi la memoria, potete leggere questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/03/02/ecco-lavverbio-presentativo/

Buon test! ;-)

Prof. Anna
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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, la congiunzione ma ha un significato solo oppositivo? Si può iniziare un periodo con ma? A queste e ad altre domande cercheremo di rispondere in questo articolo.

Buona lettura!

Prof. Anna

Le congiunzioni servono  a collegare tra loro parole o proposizioni, sono invariabili e possono essere classificate in base alla forma o alla funzione sintattica.

Secondo questa classificazione la congiunzione ma viene definita generalmente avversativa, ma nell'uso comune può assumere due significati diversi:

• avversativo-oppositivo → (come le congiunzioni bensì, invece, al contrario) ma stabilisce un'opposizione netta tra due informazioni, delle quali l'una esclude l'altra: oggi non è lunedì, ma martedì (= oggi è martedì e non lunedì);

• avversativo-limitativo → (equivalente a però, tuttavia, eppure, d'altra parte) quando introduce un concetto che limita la validità di quanto affermato precedentemente o esprime un giudizio basato su un diverso punto di vista: oggi fa freddo, ma c'è il sole; Marco è carino ma antipatico.

Si può iniziare una frase con ma?

Spesso si pensa che non si possa iniziare una frase con una congiunzione, in particolare con ma. In realtà non è così. Ci sono moltissimi esempi letterari o giornalistici di frasi che iniziano con ma dopo un punto fermo: il governo ha annunciato una proposta di riforma del lavoro. Ma non è tutto.

Questo è possibile solo quando ma ha valore limitativo e non oppositivo, in quanto introduce una circostanza che limita quanto affermato in precedenza: sono stanco. Ma ho comunque voglia di vederti.

Lo stesso vale per altre congiunzioni come e, infatti, quindi ecc. : ero molto stanco. Quindi ho deciso di tornare a casa.

Ma però o ma?

Spesso si ritiene che l'uso di due congiunzioni avversative, come ma però, ma bensì, sia scorretto, perché sarebbe un'inutile ripetizione di due congiunzioni che hanno la stessa funzione.

In realtà, è possibile usare ma insieme ad altre congiunzioni avversative come elemento rafforzativo, è consigliabile evitarlo solo in testi caratterizzati da un registro particolarmente formale, ma nella lingua parlata è possibile dire ad esempio: abbiamo fatto tardi! Ma però ti aiuteremo ugualmente a preparare la cena. Non tutte le combinazioni sono accettate, per esempio non è corretto dire: tuttavia però.
                    [post_title] => I diversi significati della congiunzione "ma"
                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, la congiunzione ma ha un significato solo oppositivo? Si può iniziare un periodo con ma? A queste e ad altre domande cercheremo di rispondere in questo articolo.
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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, questa settimana  vi invito ad ampliare il vostro vocabolario con le espressioni formate dalla parola meno. Sicuramente alcune di queste le avete già sentite o usate, ma vediamo insieme quali sono e i loro significati.

Buona lettura!

Prof. Anna

La parola meno può avere funzione di avverbio col significato di in minore quantità, in minore misura, di preposizione col significato di eccetto, tranne, di aggettivo e può avere anche valore di sostantivo col signifcato di la minor cosa.  Da questi significati si formano le seguenti espressioni:

• più o meno → significa quasi, circa, pressappoco: i due appartamenti che abbiamo visitato hanno più o meno lo stesso prezzo (=hanno circa lo spesso prezzo);

• tanto meno → si usa dopo una frase negativa e significa a maggior ragione, ancora meno: non mi piace il mare, tanto meno in agosto quando c'è tanta gente;

• quanto meno o quantomeno → significa almeno, perlomeno, come minimo: se pensavi di non venire a cena, avresti potuto quanto meno avvertirmi;

• né più né meno → significa proprio, per l'appunto, esattamente: abbiamo speso né più né meno quello che ci aspettavamo;

• men che meno → esprime una forte negazione col significato di  ancora meno: non conosco il francese, men che meno il tedesco;

• meno male, meno male che (anche menomale) → esprime una certa soddisfazione e significa per fortuna che: sta cominciado a piovere, meno male che ho preso l'ombrello!;fare a meno di qualcosa o di qualcuno privarsene, farne senza, astenersene: se vuoi dimagrire, devi fare a meno dei dolci; seguito da frase con il verbo all'infinito significa evitare: non ho potuto fare a meno di dirglielo farne volentieri a meno (= non averne nessuna voglia);

• a meno che (non) o con grafia unita ammenoché, amenoché (non) → significa salvo che, eccetto che introduce una proposizione eccettuativa col verbo al congiuntivo: non riuscirò a finire questo lavoro entro oggi a meno che tu non mi aiuti;

• in men che non si dica → significa molto rapidamente: aspettatemi, arriverò in men che non si dica;

• parlare del più e del meno → significa parlare di cose poco importanti passando da un argomento all'altro senza impegno: ho passato il pomeriggio tra amiche a parlare del più e del meno.
                    [post_title] => Espressioni con la parola "meno"
                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, questa settimana  vi invito ad ampliare il vostro vocabolario con le espressioni formate dalla parola meno. Sicuramente alcune di queste le avete già sentite o usate, ma vediamo insieme quali sono e i loro significati.
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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, eccoci di nuovo insieme questa settimana per approfondire l'uso dell'unico avverbio che ha la funzione di annunciare, mostrare, presentare fatti, persone o cose e che per questo prende il nome di avverbio presentativo, ovvero ecco.

Buona lettura!

Prof. Anna

Come si è detto ecco è l'unico avverbio che si può dire presentativo, è una forma molto espressiva e assai frequente soprattutto nella lingua parlata. Ha generalmente la funzione di richiamare l'attenzione, è situato spesso all'inizio della frase e ha la caratteristica di potersi collegare con i pronomi mi, ti, ci, vo, lo, li, le, ne: eccomi, eccoci, eccoti qui.

Vediamo alcuni usi di ecco:

• sottolinea l'improvvisa apparizione di qualcuno o di qualcosa o si usa per presentare qualcuno o qualcosa: ecco il treno! Sta arrivando; ecco a voi il nostro nuovo progetto;

• preceduto da quando (quand'ecco) significa l'improvviso sopraggiungere di qualcuno o qualcosa, indica la quasi-simultaneità di due azioni: stavo uscendo, quand'ecco che sei arrivata tu;

• sottolinea un dato di fatto, spesso in modo polemico o ironico: ecco i bei risultati del tuo comportamento!;si usa per rispondere a un richiamo o a una esortazione, ha la funzione di rassicurare l'interlocutore del proprio arrivo o della propria presenza: "Marco, dove sei?" "Eccomi!" ( = sono qui oppure sto arrivando);

• può riferirsi a un discorso che segue o che precede per introdurlo o concluderlo: ecco, adesso ti spiego il mio punto di vista; siamo andati a cena poi al cinema, ecco cosa abbiamo fatto ieri sera;

• seguito dal participio passato, ecco presenta il compimento di un'azione, in particolare nell'espressione ecco fatto: tra un attimo ho finito, ecco fatto!, ecco servita la cena!;può essere accompagnato da mi, ti, ci,lo, la, vi, li, le, ne con funzione intensiva, per esprimere stupore, soddisfazione, dispiacere: eccovi! Finalmente siete arrivati;

• con le stesse funzioni può essere seguito da indicatori di luogo come: ecco qui, ecco qua, ecco lì, ecco là: ecco qui (o anche eccolo qui) il libro che cercavo, finalmente l'ho trovato;può reggere un'intera proposizione dichiarativa o esplicativa introdotta da che: ecco che arriva tuo fratello; può essere seguito anche da un infinito: ecco arrivare tuo fratello;

• può assumere altri valori, si usa:

– per manifestare esitazione: io...ecco...avrei un favore da chiederti;

– per rafforzare un'espressione caratterizzata emotivamente: no, non lo farò mai, ecco!;

– per sollecitare l'interlocutore: ecco, bravo, continua così!;

– alla fine della frase, ecco si usa per segnalare una brusca interruzione, spesso nella locuzione ecco tutto: un giorno se n'è andato e non è più tornato, ecco tutto.

Alcune forma verbali imperative come vedi, senti, guarda hanno spesso una funzione presentativa simile a quella di ecco: guarda chi arriva!, Senti chi parla!

 

 
                    [post_title] => "Ecco": l'avverbio presentativo
                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, eccoci di nuovo insieme questa settimana per approfondire l'uso dell'unico avverbio che ha la funzione di annunciare, mostrare, presentare fatti, persone o cose, ovvero "ecco".
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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, tempo fa abbiamo visto qual è il modo giusto per cercare una parola sul vocabolario: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/11/10/uso-del-vocabolario-come-cercare-e-cosa-cercare/.

Questa settimana scopriremo quali sono le informazioni che il vocabolario ci fornisce su una parola, sia essa un sostantivo, un verbo, un aggettivo ecc. Vi consiglio quindi di leggere questo articolo con un vocabolario a portata di mano.

Buona lettura!

Prof. Anna

Nel vocabolario non troviamo solo il significato di un termine, ma molte altre informazioni utili, vediamo quali sono e come sono organizzate.

Quando cerchiamo il significato di una parola sul vocabolario vedremo che ogni singola voce è seguita da una serie di informazioni, l'ordine e la forma di queste informazioni può cambiare a seconda dei vocabolari, ma generalmente troveremo: la trascrizione fonematica, indicazioni sulla pronuncia; le varianti di forma; l'etimologia; indicazione della categoria grammaticale; indicazioni morfologiche, l'indicazione del registro linguistico; la definizione; le reggenze; i sinonimi e i contrari; gli alterati e i sottolemmi.

Come abbiamo detto, la struttura dei diversi vocabolari non è identica, quindi è sempre utile consultare le avvertenze per la consultazione che solitamente sono riportate nella parte iniziale e anche l'elenco delle abbreviazioni usate nel vocabolario, queste indicazioni ci permettono una consultazione più veloce ed efficace.

Vediamo insieme le informazioni contenute in ogni singola sezione.

• Trascrizione fonematica: la trascrizione fonematica ci dà informazioni su come una parola deve essere pronunciata. Questa indicazione è presente nei seguenti casi: latinismi la cui pronuncia non è desumibile dalla grafia o forestierismi, la trascrizione è preceduta dalla lingua d'origine.


 Indicazioni sulla pronuncia: la pronuncia è indicata dall'accento, l'accento grave indica pronuncia aperta (bèlla, fòrza), quello acuto indica pronuncia chiusa (méla, róssa), è indicata anche la pronuncia sorda o sonora delle consonanti s, z, la pronuncia della velare di g davanti a li, la pronuncia disgiunta del nesso grafico sc.

• Varianti di forma: la variante di forma è una parola che presenta, rispetto a un’altra più comune, differenze fonetiche o grafiche, ma ha la stessa base etimologica e gli stessi significati, ad esempio il vocabolo redina è una variante di forma di redine ed è quindi segnalato dopo quest’ultima parola.

• Etimologia: l'indicazione dell'etimologia è di solito racchiusa tra parentesi quadre. Troveremo quindi molte parole che derivano dal latino oppure da una lingua straniera, in questo caso verrà indicata la lingua d'origine.Indicazione della categoria grammaticale: viene indicata la funzione che la parola assolve nel discorso (sostantivo, verbo, aggettivo ecc.), questa indicazione è solitamente abbreviata, la stessa parola può presentare più di una qualifica grammaticale.

• Indicazioni morfologiche: questa sezione ci fornisce informazioni sulla declinazione dei nomi e degli aggettivi, indicazione del femminile, del plurale, informazioni sulla coniugazione dei verbi e sugli ausiliari.

• Indicazione del registro linguistico: nel vocabolario viene indicato anche l'ambito o il registro d'uso di un termine, possiamo trovare informazioni sul settore disciplinare di appartenenza e anche sul tono e sul registro espressivo propri di un determinato vocabolo.

• Definizione: in questa parte si illustra il significato o i significati delle parole, i diversi significati di una parola sono generalmente preceduti da numeri progressivi scritti in grassetto. Le definizioni sono seguite da frasi esemplificative o da citazioni di autori della letteratura italiana. Sono riportate anche le sfumature di significato e le locuzioni idiomatiche in cui il termine è coinvolto.

• Reggenze: spesso il vocabolario indica quali sono le costruzioni proprie di un verbo, per esempio indicando quale preposizione regge più frequentemente.

• Sinonimi e contrari: per aiutare a comprendere meglio il significato di una parola spesso vengono riportati anche i sinonimi e i contrari.

• Alterati e sottolemmi: in questa sezione vengono riportate le forma alterate dei sostantivi e degli aggettivi; per gli aggettivi vengono riportati gli avverbi con suffisso -mente; il participio presente e il participio passato, quando siano usati con funzione d'aggettivo o di sostantivo, senza avere tuttavia un'autonomia semantica e d'uso che ne richieda una registrazione autonoma.

Per verificare direttamente la presenza di queste informazioni, provate a cercare sul vocabolario termini appartenenti a diverse categorie grammaticali: un sostantivo, un verbo, un aggettivo, un pronome ecc. e controllate quali delle indicazioni riportate nell'articolo trovate. Se avete dei dubbi, non esitate a scrivermi.

 
                    [post_title] => Uso del vocabolario: quali informazioni troviamo?
                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, quando consultiamo un vocabolario non troviamo solo il significato di un termine, ma molte altre informazioni utili, vediamo quali sono e come sono organizzate.
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                    [post_content] => Preposizione semplice o articolata? Scegliete quella giusta nel prossimo esercizio.

Per un ripasso: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/02/02/preposizione-semplice-o-articolata-prima-parte/

https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/02/09/preposizione-semplice-o-articolata-seconda-parte/

 
                    [post_title] => Test 47- Preposizione semplice o articolata?
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            [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, questa settimana vedremo come usare le forme di cortesia in maniera corretta. Quali sono i pronomi di cortesia per il singolare e per il plurale? Come si accordano gli aggettivi e i participi passati in presenza dei pronomi di cortesia? Scopriamolo insieme.

Buona lettura!

Prof. Anna

I PRONOMI ALLOCUTIVI

Quando ci si rivolge direttamente, a voce o per iscritto, a qualcuno, si usa una particolare categoria di pronomi personali che si chiamano allocutivi.

I pronomi allocutivi si dividono in due categorie:

• confidenzialitu e voi si usano quando ci si rivolge a persone con cui si ha una buona confidenza (parenti, amici, bambini ecc.), e in situazioni non soggette a formali convenzioni sociali: ciao Mario, come stai (tu)?;

• di cortesia lei e loro si usano in contesti più formali, quando ci si rivolge a persone di riguardo o con le quali non si ha particolare familiarità: buongiorno Signore, come sta (lei)?.

PRONOMI ALLOCUTIVI DI CORTESIA

Per il singolare si usa il pronome lei. Si usa la terza persona perché, nell'usarla, è come se non ci si rivolgesse direttamente all'interlocutore interessato, ma all'"autorità" che rappresenta o può rappresentare.

Accanto al pronome di cortesia lei c'è anche Ella, che però, ormai, viene usato solo in casi di particolare ufficialità: Ella, signor Presidente, ha voluto farci l'onore di...

Per il plurale si può scegliere tra voi e loro. Loro si usa come variante più formale, mentre voi si preferisce a loro in situazioni formalmente meno marcate, per esempio:

Il pronome voi è d'obbligo quando ci si rivolge, nello stesso tempo, a persone con cui si hanno rapporti di familiarità e ad altre con cui si hanno rapporti più formali: Voi due, tu, Maria, e lei, signora Rossi, dovreste sedervi qui.

Questi pronomi di cortesia possono anche essere scritti con la lettera maiuscola in casi di particolare deferenza e rispetto.

Per quanto riguarda le forme atone utilizzate quando ci si rivolge direttamente a qualcuno in maniera formale, si userà:

⇒ per il singolare:
per il plurale:

ACCORDO CON I PRONOMI DI CORTESIA

Il verbo va concordato col pronome allocutivo usato, quindi va alla terza persona singolare quando si usa lei o Ella, alla seconda plurale quando si usa il voi e alla terza plurale quando si usa loro.

Quando si usa lei o Ella, le forme del pronome riferite all'interlocutore vanno sempre al femminile: scusi, professore, volevo chiederle una cosa.

Per quanto riguarda l'accordo con eventuali aggettivi o participi passati di solito l'accordo si fa a seconda del sesso dell'interlocutore: Lei, signor Rossi, è molto buono; Signor Rossi, lei è invitato alla cena; Signora Rossi, lei è invitata alla cena.

Se però l’allocutivo è in forma di pronome atono, il participio può accordarsi al femminile anche se ci si riferisce a un maschio: Professore, l’ho sentita parlare alla conferenza di ieri.

Nell'uso più formale e ricercato l'accordo è al femminile (è abbastanza raro): Signor Rossi, lei è invitata alla cena. Quando si usa Ella, l'accordo al femminile è obbligatorio: Ella, Signor Rossi, è invitata a cena.
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