Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, come state? Ho richiamato la vostra attenzione per mezzo del complemento di vocazione. Vediamo insieme come si presenta e cosa esprime.
Buona lettura!
Prof. Anna
Il complemento di vocazione svolge la funzione di appello o di richiamo di attenzione della persona (o entità animale o personificata) a cui ci si rivolge individuandola per nome o mediante un appellativo che la distingue. Indica quindi la persona, l’animale o la cosa a cui ci si rivolge in un discorso diretto.
Il vocativo può essere costituito:
- dal nome dell’interpellato: Carlo, come stai?;
- dal termine che individua il tipo di relazione sociale, spesso seguito dal cognome o dal nome: signora, signore, dottore, professor ecc.;
- dal pronome di seconda persona singolare o plurale , familiare o di cortesia: tu, voi, lei, loro;
- da un appellativo affettivo: caro, tesoro, amore, dolcezza ecc.
Il complemento di vocazione è un complemento indiretto ma non è introdotto da alcuna preposizione, dal punto di vista strutturale è isolato dal resto della frase. Tale isolamento è segnato nel parlato con una particolare modulazione della voce (fra esclamazione e domanda); nello scritto invece per mezzo della punteggiatura.
Se il complemento di vocazione si trova:
- all’inizio o alla fine della frase, è isolato per mezzo di una virgola, posta rispettivamente prima o dopo: Prego, signora!, Quanto mi manchi, amore mio!;
- all’interno della frase, è isolato per mezzo di due virgole: Ciao, Francesca, come stai?; Allora, professore, come sono andata?
Alcune precisazioni:
- il complemento di vocazione può essere preceduto da interiezioni o espressioni di richiamo di attenzione dell’interlocutore, come: o ,ehi, ehilà, ohè (non propriamente cortesi), (mi) scusi, senta, per favore, per cortesia, abbi (abbia) pazienza; questi elementi sono presenti per la vera e propria funzione di appello: quando ancora la persona a cui si rivolge la parola non è parte della situazione comunicativa in cui si vuole introdurla;
- il complemento di vocazione può essere accompagnato da un aggettivo possessivo che generalmente segue il vocativo: amico mio, figlioli miei, Dio mio. Se però il possessivo è con un altro aggettivo è per lo più anteposto: mio caro amico, miei bravi scolari;
- nel linguaggio letterario il complementi di vocazione è molto comune ed è alla base della figura retorica dell’apostrofe, che consiste nel rivolgere il discorso in tono concitato a persona o cosa personificata: Ahi Pisa, vituperio de le genti (Dante Inf. XXXIII, 79).
Tremolante, ma ho risposto bene a tutto, dopo un bel po’ di tempo.
In “Pensi di tornarci presto?” il “ci” significa “lì, in questo o in quel posto”: e cioè “pensi di tornare presto lì?
Mi pare giusto
Caro Michele, è giusto.