Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, il tema del femminile dei nomi che indicano le professioni suscita alcuni interrogativi: come si formano? sono corretti dal punto di vista grammaticale? perché non tutti li usano? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
Buona lettura!
Prof. Anna
Negli ultimi anni la presenza femminile in mestieri e professioni un tempo riservate agli uomini ha creato le necessità di trovare la corrispondente forma femminile, creando spesso dubbi e imbarazzo.
Se mi riferisco a una donna è meglio usare sindaca o va bene anche sindaco? Si dice avvocata o avvocatessa? Ci sono ancora sensibilità e posizioni diverse e discordanti su questa questione e gli usi sono tuttora oscillanti. I nomi di professione al femminile spesso creano diffidenza, una domanda ricorrente è: sono grammaticalmente corretti? Proviamo a rispondere.
FORMAZIONE DEI FEMMINILI
Il femminile dei nomi di professione si forma applicando le regole già in uso in italiano:
- i nomi che al maschile terminano in -o formano il femminile attraverso la desinenza -a: il maestro / la maestra; il ballerino / la ballerina, questi casi non suscitano nessuna obiezione in quanto indicano ruoli tradizionalmente ricoperti anche da donne, ma dello stesso tipo sono: il ministro / la ministra; l’avvocato / l’avvocata; l’architetto / l’architetta; il notaio / la notaia;
- i nomi di professione che al maschile terminano in -e formano il femminile come vuole la norma in italiano, alcuni prendono la desinenza -a: infermiere / infermiera; cameriere / cameriera; ingegnere / ingegnera; alcuni aggiungono al tema il suffisso -essa: principe / principessa; studente / studentessa;
- i nomi invariabili hanno un’unica forma per il maschile e per il femminile, per indicare il genere si usa l’articolo; possono terminare in -ante: il cantante / la cantante; in-ente: il dirigente / la dirigente; in -iatra, -il pediatra / la pediatra; in -asta: il cineasta / la cineasta; in -ista: il barista / la barista; in -a: il geometra / la geometra;
- i nomi che al maschile terminano in -tore formano nella maggior parte dei casi il femminile in -trice: pittore / pittrice; attore / attrice; senatore / senatrice; direttore / direttrice; calciatore / calciatrice; dottore diventa però dottoressa; pastore, tintore e impostore prendono invece il suffisso -tora;
- i nomi che terminano in -sore formano solitamente il femminile aggiungendo -itrice al tema dell’infinito del verbo da cui derivano: possessore / posseditrice; evasore / evaditrice; uccisore /ucciditrice, ma non sono comuni nell’uso (professore diventa però professoressa), ci sono poi casi in cui la terminazione popolare –sora si affianca a quella in –itrice e possiamo quindi trovare le forme evasora, uccisora e assessora, che è la forma femminile di assessore, favorita anche dall’impossibilità, iniziando per vocale, di indicare il femminile attraverso la scelta dell’articolo;
- alcuni nomi femminili si riferiscono sia a uomini sia a donne: guida, guardia, sentinella, recluta, matricola, spia comparsa, controfigura, maschera ecc.; analogamente alcuni nomi maschili si riferiscono anche a donne: messo, mozzo, fantasma; il termine sosia invece è sia maschile sia femminile e può essere usato con entrambi gli articoli (il sosia / la sosia): Francesca sembra il sosia (o la sosia) di Anna; inoltre soprano, mezzosoprano e contralto si usano preferibilmente al maschile, benché indichino in genere cantanti di sesso femminile, soprano può avere però due plurali (i soprano, le soprano);
- anche i nomi invariabili di origine straniera possono essere femminili: la leader, la art director, la designer ecc. ma gentlemen, policeman, steward, sono solo maschili, mentre nurse, vendeuse, miss e hostess sono solo femminili;
- mantengono il loro genere anche se riferite a persone di sesso diverso le locuzioni come battitore libero, franco tiratore, portatore d’acqua, braccio destro, prima donna.
USO DEI FEMMINILI
Alcuni consigli:
- ricorrere sempre alla forma femminile in tutti i casi possibili è il primo passo per favorire un linguaggio inclusivo, senza discriminazioni di genere. Si dirà perciò: la radiologa di turno Maria R. e non il radiologo di turno Maria R; così come è preferibile dire l’ambasciatrice Clara P. a l’ambasciatore signore Clara P., l’eventuale dubbio che possa trattarsi della moglie di un ambasciatore maschio sarà chiarita dal contesto;
- a volte il suffisso -essa può avere un’intonazione ironica o addirittura spregiativa, perciò è preferibile la presidente a la presidentessa; la filosofa a la filosofessa; ma nessun problema per professoressa, studentessa, poetessa, dottoressa, ostessa (maschile: oste), duchessa, baronessa, contessa e principessa;
- poiché la lingua è sempre in evoluzione, se si hanno dei dubbi è bene consultare il vocabolario che riporta nella sezione grammaticale di ciascun lemma le indicazioni per la formazione del femminile, è importante però che il vocabolario sia aggiornato;
- se siete interessati ad affrontare l’argomento della rappresentazione dei generi nella lingua italiana, vi segnaliamo l’iniziativa Obbiettivo 10 in parità: https://www.zanichelli.it/chi-siamo/obiettivo-dieci-in-parita?fbclid=IwAR1f79ed6kTQuT7DkMyG3Pjfz_JUyL_C9AXr7Tbl67nOhadzTCDYQ0sLpE0
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Il pittore – la pittrice?
Cara Anna Maria, il femminile di “il pittore” è “la pittrice”.
A presto
Il femminile? tutto errato per aver iniziato con la prima lettera maiuscola, mah!
Ho sempre saputo avvocatessa;
Caro Rino, è più adatto “avvocata”.
Un saluto e a presto
Cara prof. Anna,
Allora, si sono incorporate definitivamente nel vocabolario le forme femminili per avvocato (avvocata) e architetto (architetta)? Si può usarle tranquillamente? Grazie infinite.
Car Marcos, sì, si trovano nei vocabolari aggiornati e si possono tranquillamente utilizzare, ma in caso di dubbi è sempre bene controllare.
Un saluto e a presto
Le sono grato! Un caro saluto dal Brasile.
marinaio, al femminile? E mozzo rimane così, ma diventa LA mozzo? tremendo…Grazie
Cara Eleonora, il femminile di “marinaio” è “marinaia”; è inusuale trovare “mozzo” al femminile, in tono scherzoso “mozza”.
Un saluto