Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, si dice Mario e Maria si amano l’un l’altro o Mario e Maria si amano l’un l’altra? E cosa succederebbe se il nome femminile venisse prima di quello maschile? Proviamo a fare chiarezza.
Buona lettura!
Prof. Anna
Uno e altro sono due pronomi indefiniti.
UNO
Il pronome uno e i suoi composti (ciascuno, nessuno ecc.) non sono mai soggetti a troncamento tranne che davanti ad altro (nessun altro, qualcun altro).
ALTRO
Il pronome altro indica l’alterità, ossia la diversa identità di una persona o di una cosa rispetto a un termine di riferimento espresso o sottinteso: mangio un’altra fetta di torta (oltre a quella, o a quelle, che ho già mangiato); non ho altro da dire (ulteriori cose, in aggiunta a quelle che ho già detto).
Uno e altro danno vita a diversi nessi correlativi: l’uno suonava, l’altro cantava; gli uni arrivavano, gli altri partivano. In frasi affermative, il singolare uno può anche non avere l’articolo determinativo: uno cucinava, l’altro apparecchiava.
L’UN L’ALTRO
L’uno e l’altro possono indicare reciprocità, significando reciprocamente, a vicenda: Mario e Luca si aiutano l’un l’altro = Mario e Luca si aiutano a vicenda.
Nel caso uno dei due soggetti sia femminile, il pronome concorda al nome a cui si riferisce: Mario e Lucia si amano l’un l’altra; quel ragazzo e quella ragazza si amano l’un l’altra.
E quando il nome femminile precede quello maschile? Possiamo dire Maria e Mario si amano l’una l’altro? In questo casi si consiglia di invertire i nomi cui i pronomi si riferiscono, per mantenere la forma l’un l’altro/a, quindi Mario e Maria si amano l’un l’altra; quel ragazzo e quella ragazza si amano l’un l’altra. Lo stesso vale per le forme plurali, facendo precedere le forme maschili (gli uni, le altre).
È sempre necessario, anche con le preposizioni, accordare i pronomi di reciprocità al genere dei soggetti di cui si parla, useremo, ad esempio, l’uno con l’altro se ci si riferisce a due nomi maschili (Marco e Luca si aiutano l’uno con l’altro), nel caso invece di un maschile e un femminile useremo l’uno con l’altra (Marco e Lia si aiutano l’uno con l’altra).
In presenza di preposizioni entrambi i pronomi possono essere femminili se si riferiscono a due nomi femminili: Marta e Lucia sono sincere l’una con l’altra e il nome femminile può precedere il maschile Marta e Luca sono sinceri l’una con l’altro; anche tutte le altre flessioni del pronome si mantengono in presenza di preposizioni: gli uni degli altri; gli uni per gli altri; le une con le altre ecc.
Grazie. E` stato utile.
Sul genere delle lettere dell’alfabeto e dei numeri:
È intanto opportuna una distinzione tra le lettere dell’alfabeto (grafemi) e i numeri perché la scelta del genere da attribuire ai rispettivi nomi dipende dal sostantivo che si sottintende: lettera, quindi femminile, e suono o segno, quindi maschile, per i grafemi e numero soltanto, per i numeri. Le lettere dell’alfabeto sono solitamente di genere femminile, tendenza confermata anche da alcuni usi idiomatici come dalla a alla z, ma proprio la possibilità di variare il sostantivo sottinteso, considerando anche suono o segno, produce oscillazioni con il genere maschile, di cui si hanno attestazioni antiche (“il B e il D” in Bembo, sottintendendo “il suono della B, della C…”). Le uniche lettere che non conoscono oscillazioni di genere sono la zeta e la acca in quanto facilmente inseribili nella serie dei femminili in -a, ma questo non vale per il/la cappa/kappa che, nonostante presenti la stessa terminazione in -a. Al plurale i nomi delle lettere, anche di quelle appartenenti ad alfabeti diversi da quello italiano, restano invariati, per cui, ad esempio le zeta, le acca, i/le cappa, i delta, le/gli omega; le a, le bi, le effe, ecc. I numeri invece non pongono problemi in quanto il sostantivo sottostante è sempre numero (perciò il genere è perlopiù maschile): il numero uno (ma l’uno), il due (il numero due), il tre (il numero tre).
Corretto?
Caro Leonardo, è corretto.
Prof Anna –
Le faccio una domanda:
Perché è addirittura necessario l’uso di “l’un l’altro” con un verbo riflessivo? Cioé, il senso di reciprocità non è gia contenuto lì? Forse è un modo di rafforzare un’ azione reciproca?
Cara Susanna, con i verbi che indicano reciprocità non è obbligatorio l’uso di “l’un l’altro”, ma, come dici tu, è un modo per rafforzare l’idea della reciprocità.
Un saluto e a presto
10/10 BINGO!!!
Ottimo risultato!
“Vedersi”: può essere un riflessivo reciproco (quando la particella pronominale indica un’azione che viene compiuta e allo stesso tempo subita da due o più soggetti all’interno della frase) con il significato di “incontrarsi, trovarsi”:
“Ci siamo visti l’anno scorso”
Penso sia corretto
Caro Arturo, è corretto.
Posizione particelle pronominali nei riflessivi:
Il pronome riflessivo, in linea generale, precede il verbo coniugato in tutti i tempi e modi; tuttavia, nell’infinito il pronome riflessivo sostituisce la terminazione -si, mentre negli altri casi si attacca al verbo. Poi con i verbi potere, dovere e volere e nell’imperativo negativo informale, il pronome riflessivo può precedere o seguire il verbo :
1″Mi sono riparato dalla pioggia” (“mi” precede il verbo)
2″Decisi di ripararmi dalla pioggia” (“mi” sostituisce la terminazione “-si” nell’infinito)
3″Mi voglio riparare dalla pioggia” (“mi” precede il verbo ed è presente il modale “voglio”)
4″Voglio ripararmi dalla pioggia” (“mi” segue il verbo ed è presente il modale “voglio”)
5″Riparandomi dalla pioggia, non mi bagnai” (“mi” si attacca al gerundio “riparando”)
6″Non ripararti dalla pioggia” (“ti” segue l’imperativo negativo)
7″Non ti riparare dalla pioggia” (“ti” precede l’imperativo negativo)
…Ah, nei tempi composti i verbi riflessivi utilizzano sempre l’ausiliare essere (frase numero 1); e il verbo è il riflessivo diretto (la particella è come oggetto) “ripararsi”: es. “Io mi riparo dalla pioggia”=”Io riparo me stesso dalla pioggia”.
Penso sia tutto corretto
Sì, è tutto corretto.
1)”La gente non si merita nulla”
…”Meritarsi” è un verbo riflessivo apparente, con valore intensivo di “meritare”, e la particella “si” è sia parte integrante del verbo e funge anche da complemento indiretto (a sé) o di vantaggio (per sé); di conseguenza “nulla” è il complemento oggetto. È come se dicessimo “La gente non merita nulla per sé”.
Penso sia giusto
Esatto.