Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi riprendiamo il nostro approfondimento sui diversi tipi di proposizioni. Le temporali esprimono una relazione di tempo tra subordinata e reggente. Vediamone insieme le caratteristiche.
Buona lettura!
Prof. Anna
Le proposizioni temporali indicano le circostanze di tempo in cui si svolgono i fatti espressi nella proposizione principale.
Si distinguono tre categorie di rapporti temporali:
• contemporaneità: gli eventi della reggente e della subordinata sono contemporanei;
• posteriorità: l’evento della reggente è posteriore a quello della subordinata;
• anteriorità: l’evento della reggente è anteriore rispetto a quello della subordinata.
Oggi vedremo le temporali che hanno un rapporto di contemporaneità con la reggente.
Le temporali possono essere esplicite o implicite.
FORMA ESPLICITA
Le temporali esplicite possono avere l’indicativo, il congiuntivo o il condizionale a seconda degli specifici significati: realtà, ipotesi, eventualità.
Le temporali che esprimono contemporaneità rispetto alla reggente possono essere introdotte da: quando, come, appena, non appena, mentre, nel momento che, intanto che, tanto che, al tempo che (in cui), nell’istante che (in cui) ecc.
Il verbo è per lo più all’indicativo perché solitamente si indicano circostanze reali, la collocazione della temporale è in genere prima della reggente: mentre mangio, guardo la televisione; quando lo vedrò, glielo dirò. In quest’ultimo esempio non c’è vera e propria contemporaneità, tuttavia i fatti sono in così rapida successione da sembrare contemporanei.
Si usa il congiuntivo se la circostanza temporale collocata nel futuro si presenta con valore ipotetico o concessivo, soprattutto con appena e non appena, meno frequente con quando: glielo dirò non appena tu lo voglia.
Vediamo nello specifico gli elementi che introducono le temporali che esprimono un rapporto di contemporaneità:
• quando: è la congiunzione temporale per eccellenza, può introdurre rapporti di contemporaneità, anteriorità e posteriorità. Per più specifiche determinazioni temporali può essere anche preceduta da una preposizione: di, a, per, da (da quando, a quando): quando sei pronto, andiamo; non la sento da quando è partita. La congiunzione quando può essere rafforzata da ecco, per sottolineare la concomitanza tra le azioni espresse dalla reggente e dalla subordinata: stavo iniziando a mangiare, quand’ecco che squilla il telefono, è possibile avere anche una subordinata implicita con infinito: quand’ecco squillare il telefono;
• che: la congiunzione che può introdurre significati temporali, la temporale introdotta da che segue sempre la reggente: sono arrivata che (=mentre) stavate uscendo;
• mentre: la congiunzione mentre sottolinea la durata dell’azione contemporanea al fatto della proposizione reggente e per questo non ammette i tempi perfettivi (come il passato prossimo o il passato remoto). La collocazione rispetto alla reggente può variare: mentre studia ascolta la radio; ascolta la radio mentre studia;
• come, appena, non appena: la rapidità della successione che queste congiunzioni sottolineano è tale che i fatti, pur essendo anteriori, appaiano contemporanei a quelli della reggente: appena lo vide, lo riconobbe; come lo guardavo, arrossiva.
FORMA IMPLICITA
Le temporali implicite possono avere:
• l’infinito preceduto dalle preposizioni articolate:
→ nel: richiede lo stesso soggetto nella temporale e nella reggente ed è come se collocasse il fatto di quest’ultima all’interno della circostanza temporale, che solitamente si antepone: nel salutarti, mi sono commosso;
→ al: richiede generalmente un soggetto diverso e indica vicinanza tra i fatti della temporale e della reggente: al calar del sole rientrammo a casa;
→ col: indica che i fatti della reggente e della subordinata si corrispondono in fatto di durata ne tempo: questo vino migliora coll’invecchiarsi;
→sul: indica che l’azione della reggente e quella della subordinata sono contemporanee solo in modo approssimativo: arrivò sul far della sera (l’arrivo e la sera non coincidono perfettamente);
• l’infinito preceduto dalle locuzioni prepositive: nel momento di, all’atto di, prima di, nel punto di ecc.: prima di partire ti chiamo;
• il gerundio presente: cucinando (= mentre cucino) ascolto la radio.
Buon pomeriggio Prof. Anna
Bela lezione. Grazie. Ho la fatto con 2 errori
Saluto
Ana
Cara Ana, è un ottimo risultato!
A presto
Prof. Anna
Eccellente. Ho imparato molto. Ho perso 2 risposte. Ho bisogno di esercitarmi di più
Molto bene Otto!
A presto
Prof. Anna
Grazie Prof. Ana
Sono figlio de italiani. Mi padre ha nato a Rivelo e mi mama a Costanza, Calabria.
Abracci,
Otto Crocomo
Cara Prof.ssa Anna,
Durante la mattina ho studiata la lezione e non ho commesso un errore e so da usare la stoffa o un gran parte da cui, che mi piace quando l’aiuta domesticale vienera a lunedì. Mi piacerà a farla in pratica e esecire con questa materia.
Nel frattempo ho portati i miei occhiali e sono andata dal ottico alle 4 di pomeriggio, quando la tempesta era bassate per la migliora parte. Questo tempo pericoloso ha dannato in tutta l’Europa e ho avuto un paura anche nella casa mia, perché è più alta delle altre case e il vento è il più forte laggiù, ma niente è passato fortunamente.
Ma ero stato orribile. Con i miei occhiali vedo tutte le cose più chiare che ho mai visto, anche i più piccoli testi, anche i sottotitoli in tv. Solo devo abituarmi al pespettivo nuovo a causa il mio astigmatismo, ma non è così di grave che io abbia pensato.
Saluti cordiali dalla Olanda a tutti
Anita
Brava Anita, ottimo risultato!
A presto
Prof. Anna
Cara Prof.ssa Anna,
Questa lezione mi piace molto e molto e ho scritto seguente frase sulla stoffa del lessico e spero che non mi sia sbagliata.
Camminando nella stazione disse Enrico:” Corriamo, il treno sta per partire”. Nella pendenza il suo equilibrio, l’ho preso nei miei bracci per evitare la sua cadenza e intanto che era negli miei bracci lui veniva innamorato di me. Nonostante avevamo il treno ancora e sedendo in treno m’ha raccontato e magari, magari, veneremo un certo giorno una coppola 😉 chi sa? Con questo scherzo Lei e i tutti lettori do i miei saluti cordiali dalla Olanda dove questa tempesta violenta si ha rilasciato perché sia stata molto molto stanca
Anita
Cara Anita, è corretto scrivere: “camminando in stazione Enrico disse: “corriamo, il treno sta per partire!”. Mentre stava perdendo l’equilibrio, l’ho preso tra le mia braccia per evitare che cadesse e mentre era tra le mie braccia lui si è innamorato di me”.
Un saluto
Prof. Anna
Cara Prof.ssa Anna,
Lei ringrazio dal mio cuore per le sue correzione. Ne ho scritto e ho fatto una storia corrente, che mi piace e trovo un esercizio utile e importante, perché se succederá in reale si deve riuscire raccontare al improviso e poi non ho queste notizie con me nella borsetta. Se scrivo queste cose alcune volte, ho on esercizio estra; c’è un aiuto per mamtererlo nella memoria mia. Anche mi sono accorgo, che l’italiano ha più sininomi di l’olandese. Per essempio con i miei occhiali nuovi vedo le cose più nitide di mai e questo coltello è più affilato. In ollandese usiamo le stesse parole “scherp”= “affilato” e “nitido” in italiano. “Sharp” in inglese e “scharf” in tedesco. Anche piccante in senso “questa salca è piccante” va parte alla stessa parola. Se le gente usano questa parola, sappiamo direttamente in quel sento n’è detto. Uso spesso il onlinedizionario “Woxicon” in combinazione della online tradizioni di “Google” è così ho coperto queste cose. Come ho coperto che devo scrivere che “veda le cose più nitide di mai ho viste con i miei occhiali nuovi” e “mi sono tagliato nella dita; che affilato è questo coltello”. Con questo Lei do i miei saluti dal mio cuore dalla Olanda, dove abbiamo un record nuovo della temperatura più caldo di mai d’avanti: 11 gradi celsius
Anita
Cara Anita, grazie per l’interessante contributo. T faccio qualche correzione, si dice: “con i miei occhiali nuovi vedo le cose così nitide come non le ho mai viste” e “mi sono tagliato le dita perché questo coltello è affilato è”.
Un saluto
Prof. Anna
Buongiorno Prof. Anna
Grazie per questo exercício.
Um buon fine settimana
Ana
Grazie mille Prof. Anna. Abbraccio.
Buonasera, Prof. Anna, volevo sottoporle un mio dubbio: nell’ultima strofa della poesia che riporto sotto, ho usato il passato remoto “poté” anziché il congiuntivo imperfetto “potesse”. Lo ritiene corretto o comunque preferibile?
Grazie
“…Forse tutti quanti, però,
abbiamo escluso o non abbiamo mai desiderato
che Gesù, violento nel riempire di se stesso
ma delicato nel doversi vergognare del seme di Giuseppe,
a braccia aperte sulla croce,
non poté piangere il dolore per quelli che restavano”
Caro Alessandro, in questo caso è necessario usare il congiuntivo.
A presto
Pro.f Anna
Grazie mille, Prof. Anna
Alla prossima
Alessandro
Grazie mille Pro.Anna
9/10.
La quinta mi ha confuso.
Mi pare di aver ascoltato in tv da un noto conduttore:
Se lei fosse non dia…
Non mi pare che si fosse espresso nella manierea più corretta vero?
Caro Rino, il periodo non sembra corretto, ma così, fuori da ogni contesto, non è facile giudicare.
Un saluto
Prof. Anna
Salve Prof. An.a! È un esercizio molto interessante . Tante grazie .Anch’io devo esercitarmi sul serio con quelle paroline che cambiano tutto
(nel -al) . Forse la mia difficoltà riguarda che non riesco a trovare la traduzione.
Saluto
Buongiorno, Prof. Anna, è corretto scrivere “se parlo di una o più persone” anziché “se parlo di una o di più persone” omettendo la seconda preposizione “di”? Potrebbe dirmi se c’è una regola a cui rifarsi?
Saluti
Grazie, Alessandro
Caro Alessandro, la frase che mi scrivi è corretta. Se si tratta di una preposizione articolata, è necessario ripeterla, concordandola nel genere e nel numero con il nome che la segue, se invece si tratta di una preposizione semplice è possibile non ripeterla.
A presto
Prof. Anna
Egregia Professoressa,
si scrive ministro dell’interno o ministro degli interni e in ogni caso,si può scrivere ministro degli interni?
Cordiali saluti
P.s. possibilmente spiegando le ragioni grammaticali
Caro Lorenzo, è corretto dire sia “ministro dell’Interno” sia “ministro degli Interni” (sottintendendo “Affari”).
Un saluto
Prof. Anna
9/10.
La sesta mi ha ingannato.
Quasi botto: bottino:-)
CHE SOGGETTO O COMPLEMENTO OGGETTO :
– la bambina che ci saluta è mia sorella ( Chi è che saluta ? La bambina [ CHE , SOGGETTO ] )
– la bambina che hai visto è mia sorella ( Chi è che ha visto ? Tu – soggetto sottointeso – Che cosa / chi hai visto ? la bambina [ complemento oggetto ] ) .
giusto ?
Caro Mauroclaudio, le tue ipotesi sono corrette.
A presto
Prof. Anna
Gentile prof. Anna,
Ho un dubbio, le congiunzioni temporali “mentre” e “finché” sono sinonimi quando significano “intanto che” o “il perdurare di una cosa per tutto il tempo in cui dura un’altra cosa”? Per esempio: si può dire “Mentre c’è vita c’è speranza” e “Finché c’è vita c’è speranza”, oppure “Mentre dorme è meglio non fare chiasso” e “Finché dorme è meglio non fare chiasso”. Se le due forme sono corrette, qual è la più usata?
La ringrazio anticipatamente per le sue risposte.
Cordiali saluti
Caro José, la congiunzione “mentre” comunemente significa “nel momento in cui, nel tempo in cui, quando ” quindi la frase “mentre dorme è meglio non fare chiasso” significa “quando dorme è meglio non fare chiasso”; diverso è il significato di “finché” che vuol dire “fino a quando”: “finché (fino a quando) c’è vita c’è speranza”, è corretto anche dire “finché dorme è meglio non fare chiasso” ma significa “fino a quando dorme non fare chiasso” e non “quando dorme non fare chiasso”. “Mentre” in alcuni casi può significare “finché”, ma questo uso poco comune.
Un saluto
Prof. Anna
Gentile prof. Anna,
Molte grazie per le sue risposte, ma ancora mi rimane un dubbio leggendo la definizione di “finché” nella Enciclopedia Treccani (http://www.treccani.it/vocabolario/finche/). C’è due accezioni. È la prima di esse quella che mi genera il dubbio, si legge: «finché… indica il perdurare di una cosa o di un fatto per tutto il tempo in cui dura un’altra cosa o un altro fatto…». Mi sembra che questa accezione equivalga alla definizione di “mentre” «nel tempo in cui», cioè: “una cosa perdura per tutto il tempo in cui dura un’altra cosa” = “una cosa perdura nel tempo in cui dura un’altra cosa”. La seconda accezione che appare nel Treccani è «… indica invece che una cosa non può o non deve accadere fino al momento in cui non se ne verifica un’altra…». Vorrei sapere in che cosa mi sbaglio.
La ringrazio anticipatamente per la sua spiegazione.
Cordiali saluti
Caro José, “finché” significa “il perdurare di una cosa” ma in particolare “per tutto il tempo in cui dura un’altra cosa o un altro fatto o non se ne verifica uno nuovo”, cioè viene posto un termine all’azione, esempio di Treccani: “restate finché volete” (finché dura la vostra azione di volere), all’azione introdotta da “mentre” non viene posto un termine, ma viene considerata in tutta la sua durata (nel tempo in cui): “mentre dormivo, hanno bussato alla porta”. Spero di aver chiarito il tuo dubbio.
A presto
Prof. Anna
Grazie mille, Prof. Anna, questa volta ho capito tutto, Lei ha molta pacienza con noi. Io apprezzo tantissimo il vostro lavoro, è veramente importante per noi.
Caro José, sono felice di averti aiutato a chiarire questo dubbio.
A presto
Prof. Anna
Preferisco quando le si vede il viso;
il “quando” introduce una proposizione temporale esplicita che esprime, assieme alla reggente, contemporaneità al presente. Il verbo della temporale è all’indicativo perché sto indicano una circostanza reale, seppur stia esprimendo un’aspettavia, una preferenza.
Potrebbe essere corretto?
Caro Elio, le tue considerazioni sono corrette.
Ciao, ho un dubbio, nelle espressioni “non voglio che” “non vorrei che” “non penso” “non credo che” etc, ci vuole sempre il congiuntivo? Quella negazione davanti è come se annullasse l incertezza (infatti si può dire “dico che sei bravo”, ma “non dico che tu sia bravo”) Oppure per queste espressione il congiuntivo rimane?
Caro Mario, ci vuole il congiuntivo.
Ok, quindi anche “non preferisco che”, “non è raro che (come poi la sua forma affermativa “è raro che”) etc? sempre il congiuntivo?
Caro Mario, esatto.
“Mi ha detto che quando sarei cresciuto, mi avrebbe sposato”;
…”quando sarei cresciuto” introduce una subordinata temporale esplicita che esprime posteriorità al passato rispetto alla principale “mi ha detto”, anch’essa al passato.
Se invece scrivessi “Mi ha detto che quando fossi cresciuto, mi avrebbe sposato”, a mio avviso potrebbe essere corretta.
La prima frase appunto è una forma del futuro nel passato, che si esprime con il condizionale composto, e indica un evento proiettato nel tempo. La seconda, quella col congiuntivo trapassato, è ipotetica (non era detto che sarei cresciuto etc.). Insomma, credo che si tratti di due frasi entrambe possibili e corrette, nelle quali la scelta tra il congiuntivo e il condizionale nella subordinata introdotta dalla congiunzione temporale “quando” è legata a due valori differenti che si intende assegnare (seppur complesse, soprattutto al congiuntivo). L’uso del congiuntivo conferisce una sfumatura di eventualità, attribuisce margini di incertezza al realizzarsi dell’evento; mentre l’uso del condizionale passato risponde a quel caratteristico impiego chiamato “futuro nel passato”. E si noti che in questo caso l’uso caratteristico del condizionale, che potrebbe implicare un senso di eventualità o incertezza (ma non per forza), mette in relazione l’accadere dell’evento futuro con l’azione nel passato.
Che ne pensa, prof?
Caro Riccardo, il tuo ragionamento è corretto.
“Ti ricordi quando ti chiesi cosa stessi mangiando”
“Ti ricordi”, principale; “quando ti chiesi”, subordinata temporale di primo grado; “cosa stessi mangiando”, subordinata interrogativa indiretta di secondo grado al congiuntivo, retta dal verbo “chiedere” della reggente “quando ti chiesi”.
Esatto?
Caro Giacomo, è esatto.
E quest’altra “Ti ricordi quando mi tagliasti i capelli”, “Ti ricordi”, principale; “quando mi tagliasti i capelli”, subordinata temporale di primo grado. Ah, in questo periodo il “quando” (che intorduce una proposizione temporale e che funge da congiunzione) equivale a “Nel tempo in cui, nel momento in cui”.
Corretto?
Caro Giacomo, è corretto, ma “quando” in questo caso significa “il momento in cui”.
Ok, però è sempre una temporale con il significato di “il momento in cui”, giusto?
Giusto.
“Non amo quando mi danno degli ordini”
…il “quando” funziona da congiunzione con valore iterativo, seguito da verbo all’indicativo, e con il senso di “ogni volta che, tutte le volte che”: “Non amo tutte le volte che (quando) mi danno degli ordini”.
Esatto?
Caro Riccardo, è corretto.
Salve, anche in questa frase:
“Potrete modificare la schermata tutte le volte che (e cioè “quando”) volete” (ma anche “vorrete”).
… il “quando” ha valore di congiunzione e con valore iterativo, seguito da verbo all’indicativo (il futuro semplice fa parte del modo indicativo), “tutte le volte che”…
Immagino sia esatto
Caro Riccardo, è esatto.
1)”È da un po’ che ci penso”
2)”Sono giorni che mi risponde tardivamente”
3)”È la prima volta che naviga”
Allora, nelle prime due frasi il “che”, come congiunzione, introduce delle frasi temporali con il significato di “da quando”: “È da un po’ da quando (che) ci penso” e “Sono giorni da quando (che) mi risponde tardivamente”. Mentre nella terza frase il “che”, come forma popolare, funziona da pronome relativo e significa “in cui”: “È la prima volta in cui (che) naviga”.
Penso sia corretto
Caro Filippo Maria, è corretto.