Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, spesso ricevo domande sulla corretta concordanza dei tempi tra proposizione reggente e proposizione subordinata. Alcune indicazioni principali erano già state date sul blog, esistono però altre possibili combinazioni di tempi verbali, oltre a quelle che abbiamo già visto, e sono proprio queste che creano la maggior parte delle perplessità. Questa settimana cercheremo di chiarire ogni dubbio su questo argomento.
Buona lettura!
Prof. Anna
Il tempo verbale della reggente condiziona il tempo della subordinata a seconda che si voglia esprimere un rapporto di contemporaneità, anteriorità o posteriorità.
La tabella che segue prende in considerazione tutte le possibili combinazioni di tempi verbali che servono a esprimere i tre rapporti temporali tra reggente e subordinata, quando il verbo della reggente non richiede il congiuntivo.
Quando nella proposizione reggente il verbo è:
- presente indicativo: dico
- imperativo: di’
- condizionale: direi
- congiuntivo: dica
⇒per esprimere contemporaneità useremo:
- presente indicativo: che sbaglia
⇒per esprimere anteriorità possiamo usare:
- imperfetto: che sbagliava
- passato remoto: che sbagliò
- passato prossimo: che ha sbagliato
- trapassato prossimo: che aveva sbagliato
⇒per esprimere posteriorità useremo:
- futuro: che sbaglierà
Quando il verbo della reggente è:
- imperfetto: dicevo
- passato remoto: dissi
- passato prossimo: ho detto
- trapassato prossimo: avevo detto
- condizionale passato: avrei detto
- congiuntivo trapassato: avessi detto
⇒per esprimere contemporaneità possiamo usare:
- indicativo presente: che sbaglia
- indicativo imperfetto: che sbagliava
⇒per esprimere anteriorità possiamo usare:
- passato prossimo: che ha sbagliato
- trapassato prossimo: che aveva sbagliato
⇒per esprimere posteriorità possiamo usare:
- futuro: che sbaglierà
- condizionale passato: che avrebbe sbagliato
Quando il tempo della reggente è:
- futuro: dirò
⇒per esprimere contemporaneità possiamo usare:
- indicativo presente: che sbaglia
- futuro: che sbaglierà
⇒per esprimere anteriorità possiamo usare:
- imperfetto: che sbagliava
- passato remoto: che sbagliò
- passato prossimo: che ha sbagliato
- trapassato prossimo: che aveva sbagliato
⇒per esprimere posteriorità usiamo:
- futuro: che sbaglierà
Non tutte le relazioni presentate hanno la stessa frequenza d’uso e, d’altra parte, ce ne possono essere delle altre:
- nella lingua parlata è piuttosto comune usare il presente invece del futuro in frasi in cui l’idea di posteriorità è deducibile dal contesto oppure è espressa da un avverbio temporale: so che arriva domani;
- possiamo trovare il futuro in relazioni di contemporaneità o di anteriorità con valore ipotetico-eventuale: penso che sarai stanco.
Seleziona la risposta corretta fra le opzioni disponibili. Al termine premi il pulsante "Correggi esercizio": vedrai le risposte giuste evidenziate in verde e quelle sbagliate in rosso.
Certamente dovrebbe essere: “Sapevo che tua madre ERA all’ospedale.”
Caro Tom, è possibile trovare anche l’indicativo presente.
A presto
Prof. Anna
Ciao
Vorrei una definition della parola proposizione regente che significa regente in f
Caro Mhamed, la proposizione reggente è quella, che all’interno di un periodo, ha senso compiuto: può stare da sola (quindi la possiamo isolare dal periodo), è autonoma, indipendente, analizziamo questo periodo: “Marco beve perché ha sete”: “Marco ha sete” può stare da sola mantenendo un significato compiuto e quindi è la reggente, “perché ha sete” dipende dal punto di vista del significato e dal punto di vista grammaticale dalla reggente, non è autonoma e quindi è la dipendente (o subordinata).
A presto
Prof. Anna
Grazie Prof. Anna, ha portato il pezzo che mancava risolvendomi un dubbio che avevo, cioè il rapporto di contemporaneità con una reggente all’ imperfetto indicativo attenuante e con una dependente al presente o futuro indicativo .
Cara Prof.ssa Anna,
Questa volta ho risposto di nuova tutte le domande giuste, mentre solo ho lesso la lesione solo due volte, che mi piace.
Anche mi piace che riscio ancora guidare la mia bella machina rossa, perché vedo nella lontananza molto bene. Solo non vedo bene contra il sole, ma indossando i miei occhiali dal sole, ne va anche bene e fortunamente anche ho vetri fumé e così riscio guidare in molti casi senza occhiali dal sole, perché i poliziotti in Olanda stanno attenti sugli automobilisti guidando con questi casi sui nasi; ne trovano sospetti e per questo sono fermata da una figura così ed ho dovuto leggere i targhi dal lontano ed ho superato il suo test. Immediamente gli ho chiesto come stanno i suoi occhi e sul sua contra domanda gliel’ho detto, perché parla in prima persona plurale ed anche, se non si vede com’è nessecario, rischia ancora fare un poliziotto. 🙂 🙂
Anche qui abbiamo i scherzi sugli poliziotti. La commediante in me è anche svegliata e alzata in italiano credo io e con questa conferenza piccola do i miei saluti dal cuore mio a tutti
Anita dalla Olanda
Cara Anita, sono contenta che tu stia bene e che tu possa guidare. Anche in Italia abbiamo molte barzellette sui poliziotti, ma credo che tutti i Paesi ne abbiano!
Un saluto e a presto
Prof. Anna
Cara Prof.ssa Anna,
Da quando ho sentito parlato i poliziotti dalle altre paese, sono convinto, che tutte le paese devono avere le barzellette sugli poliziotti, perché ne ho sentito l’uno e l’alto e ho risato con un belgo parlante il flamengo. Ne sembra l’olandese, solo questa lingua ha l’altro parole di l’olandese ed un’accento che suona comico e riscio immitarlo. A volta ne faccio per fare le barzellette più comiche. Ma anche queste gente mi sono simpatiche. Perciò è il mio favorito parlando filamento con il suo accento, quando faccio un conferenza sugli poliziotti, poi le gente risano di più. Credo l’effetto dev’essere anche così, quando un commediante italiano farlo spesso in un dialetto. Anche ne sia il caso in ollandese. Nel frattempo so da raccontare su molte cose diverse, perché le mie esperimenti nella vita mia sono variabile e se so le terminologie in italiano, ne scriverò. Poi riscio dire che la colomnista in me anche si sveglia e alzarsi e mi piacerà.
Con saluti dal mio cuore dal Olanda
Anita
Cara Anita, allora aspetto i tuoi racconti.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
Salve, Prof. Anna. (Io) mi ritengo un fervente lettore dei sui articoli. Mi piacciono un mondo, moltissimo. Peró debbo dire che non ne ho visto uno che parli sui suffissi, i sui usi, modi, errori, ecc.
Mi piaccerebbe che ne scriva uno. Grazie in anticipo!.
Caro Gabriel, grazie per il suggerimento, lo terrò sicuramente in considerazione.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
Buon giorno, Prof. Anna.
Sono brasiliana e ho studiato l’idioma italiano che considero così tanto bello! Tutte le sue lezioni sono molto importanti per me! Non soltanto per me ma per tutti quelli che vogliano imparare sempre di più! Le sue lezioni sono fatte in un modo che ci fa capire molto rapidamente tutti i concetti. Sono sempre molto “chiare”, non so se si può usare questa espressione in italiano. In portoghese possiamo dire che un discorso è chiaro. Ho già imparato tanto con le sue lezioni!Sono molto grata a lei. Angela.
Cara Maria Angela, benvenuta su Intercultura blog! Sono contenta che queste lezioni ti siano utili e che siano chiare (si può usare questa espressione anche in italiano), se hai dubbi o domande non esitare a scrivermi.
A presto
Prof. Anna
Buonasera. Con il congiuntivo è corretto usare:
-a meno che/a meno che non…
-finché/finché non..
Grazie!
Cara Viola, dopo “a meno che (non)” è necessario usare il congiuntivo, mentre dopo “finché”, che introduce una proposizione temporale, è possibile usare l’indicativo o il congiuntivo a seconda che si voglia esprimere un fatto reale o un fatto considerato probabile, non sicuro.
Un saluto
Prof. Anna
Grazie! Quindi sono corrette entrambe le forme, con e senza il “non”? Mi chiedevo anche quale sia la forma giusta tra:
-meglio che non te lo dica
-meglio se non te lo dico
Le ho sentite entrambe nel parlato. Come anche:
-era meglio se non me lo dicevi…
Cara Viola, le frasi che mi scrivi sono tutte corrette.
A presto
Prof. Anna
Non sono una studente così assidua come dovrebbe però è sempre molto importante tornare sulla coniugazione.
GRAZIE Prof.Anna
E’ stato un bel ripasso quello della concordanza dei tempi verbali riguardo le frasi reggenti e quelle delle subordinate. Sono riuscita a fare bene gli esercizi. Tante grazie, Profssa. Ana. Sra. Bardi
Molto bene Maria Cristina!
A presto
Prof. Anna
Benissima maniera d’ imparare!!
Cara Silvia, benvenuta su Intercultura blog! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Prof. Anna
Prof!
Non ricordo se quando una frase incomincia con NON, s’introduce il congiuntivo.
Grazie.
Caro Rino, non necessariamente è così. Se il verbo della principale esprime incertezza reggerà il congiuntivo: “non sono sicuro che sia arrivata”, “non sappiamo chi sia” (in quest’ultimo caso è corretto anche l’indicativo).
Un saluto
Prof. Anna
Non sappiamo chi sia: Comunque si tratta di congiuntivo vero?
Grazie Prof. Buon lavoro!
P.s.
-L’esecizio sulla concordanza, mi ha preso due risposte; Causa anteriorità con l’imperfetto;
2 e 5.
Sì Rino, si tratta di congiuntivo.
A presto
Prof. Anna
Anche se non studio tanto; Questa estate le lezioni mi sono mancate molto.
Anita un salutone anche da parte mia.
Ho piacere che stai meglio.
Ciao!!!
entusiasta di Z. Bravi e buon lavoro.
Caro Giuseppe, grazie per il tuo commento.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
La sua corrispondenza emana sicurezza e voglia di apprendere.
presente indicativo: dico:…
poi…
poi…
poi…
Quanti tempi potrei utilizzare, so che l’ha indicato benissimo, ma non mi è molto chiaro:
Grazie!
Caro Rino, non ho capito bene la tua domanda.
Prova a riscrivermela.
A presto
Prof. Anna
Prof.
Provo così:
Reggente presente: Io dico, si ramifica in altri tempi;
Imperfetto, passato prossimo, passato remoto, i trapassati e futuri.
Io dico che correva,
Io dico che corre,
io dico che ha o è corso…i vari abbinamenti riportati nelle sue lezioni di concordanza dei tempi…
Grazie! che confusione sarà…
Caro Rino, la scelta del tempo della subordinata dipende dal rapporto temporale che intercorre tra principale e subordinata, se voglio esprimere contemporaneità (ovvero l’azione espressa nella reggente e quella espressa nella subordinata sono contemporanee) userò il presente (se il verbo della reggente è al presente): “dico che corre”; se voglio esprimere anteriorità (ovvero l’azione espressa nella subordinata è anteriore rispetto a quella espressa nella reggente) userò l’imperfetto, il passato prossimo, il passato remoto o il trapassato prossimo: “dico che correva”, “dico che ha corso”, “dico che corse”, “dico che aveva corso”; se voglio esprimere posteriorità (ovvero l’azione espressa nella subordinata è posteriore rispetto a quella espressa nella reggente) userò il futuro: “dico che correrà”.
A presto
Prof. Anna
Prof. è molto chiaro Grazie!
Nell’esercizio i tempi gli ho tutti azzeccati.
10/10.
Molto bene Rino!
A presto
Prof. Anna
A distanza di tempo ho rieletto l’esercizio sui tempi…9/10, l’anteriorità, nel generico l’ho capito, ma…
Mi ritrovo a essere incerto ponendomi la domanda: E se tra le parentesi non ci fosse stato la temporanietà, (l’aiutino) ci avrei azzeccato?
Forse no!
Buona Domenica!
Gentilissima Prof Anna,
dopo aver ripassato concordanza dei tempi indicativo sia sul vostro sito che nei altri libri di grammatica ,mi sono venuti dei dubbi.Nel senso che se il tempo della principale è passato,la frase secondaria non si può usare indicativo presente per esprimere contemporaneità,Non si può usare passato prossimo per esprimere anteriorita,non si può usare futuro semplice per esprimere posteriorita.Sono queste regole differenti che ho trovato nei libri. vorrei aver un Suo parere ,grazie mille
Cara Simona, quando il verbo della reggente è al passato è più proprio della lingua parlata l’uso del presente per la contemporaneità, del passato prossimo per l’anteriorità e del futuro per la posteriorità; mentre è più conforme alle regole della concordanza dei tempi l’uso rispettivamente dell’imperfetto, del trapassato prossimo e del condizionale passato.
A presto
Prof. Anna
Grazie Prof Anna
Sto iniziando. Grazie.
Cara Eneida, benvenuta su Intercultura blog! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Prof. Anna
Cara Anna, ti espongo questo discorso:”Sarebbe intetessante sapere se I membri del Gran Consiglio avevano, o meno, il diritto di votare la destituzione di Mussolini. Se costoro avessero avuto tale diritto, la drammatica decisione presa da Mussolini FU o SAREBBE STATA arbitraria. ” Il “fu” e’ certamente esatto, perche’ c’e’ contemporaneita’ fra la decisine che venne presa e il suo essere arbitraria”. Qualche perplessita’ la nutro su quel “sarebbe stata”. Non puo’ essere considerato un futuro nel passato in dipendenza dalla “decisione che fu presa” perche’ le due situazioni sono contemporanee. Potrebbe essere un passato del presente, qualora io mi ponga non nell’ ottica di Mussolini quando prese la decisione ma nella mia e quindi nell’ ottica del pesente. Allora si’ che posso riferirmi al passato usando il condizionale passato(es.” affermo che non avresti dovuto dire cio’. “). Non so se questo cambio di direzione, dall’ ottica di Mussolini e quindi del passato, alla mia, sia
sintatticamente possibile. Vorrei un parere sulla correttezza,o meno, di quel “sarebbe stata”. Grazie.Adriano
Caro Adriano, la frase con il verbo al condizionale passato è l’apodosi di un periodo ipotetico dell’irrealtà, che è formato da un’apodosi con il verbo al condizionale passato che esprime una conseguenza non realizzata nel passato e una protasi con il verbo al congiuntivo trapassato ( se costoro avessero avuto) che esprime un’ipotesi non realizzata nel passato.
A presto
Prof. Anna
Gent.ma Prof. parlando con n’amica laureata, io sostenevo che a ieri andava espresso il tempo passato prossimo, non il passato remoto, è corretto?es. ieri a cena mangiai le mele.
Grazie mille.
Caro Rino, ciò che determina la scelta tra passato remoto e passato prossimo non è la distanza temporale, ma quella psicologica: useremo il passato remoto se il fatto è percepito come distante dall’esperienza presente, mentre useremo il passato prossimo se il fatto è percepito come vicino a noi, perché ne conserviamo un ricordo piacevole o perché i suoi effetti perdurano nel presente.
Un saluto
Prof. Anna