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Aula di Lingue

Approfondimento: la concordanza dei tempi con l’indicativo

Prof. Anna
Grammatica,   La lingua italiana,   Verbi

Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, spesso ricevo domande sulla corretta concordanza dei tempi tra proposizione reggente e proposizione subordinata. Alcune indicazioni principali erano già state date sul blog, esistono però altre possibili combinazioni di tempi verbali, oltre a quelle che abbiamo già visto, e sono proprio queste che creano la maggior parte delle perplessità. Questa settimana cercheremo di chiarire ogni dubbio su questo argomento.

Buona lettura!

Prof. Anna

Il tempo verbale della reggente condiziona il tempo della subordinata a seconda che si voglia esprimere un rapporto di contemporaneità, anteriorità o posteriorità.

La tabella che segue prende in considerazione tutte le possibili combinazioni di tempi verbali che servono a esprimere i tre rapporti temporali tra reggente e subordinata, quando il verbo della reggente non richiede il congiuntivo.

Quando nella proposizione reggente il verbo è:

  • presente indicativo: dico
  • imperativo: di’
  • condizionale: direi
  • congiuntivo: dica

⇒per esprimere contemporaneità useremo:

  • presente indicativo: che sbaglia

⇒per esprimere anteriorità possiamo usare:

  • imperfetto: che sbagliava
  • passato remoto: che sbagliò
  • passato prossimo: che ha sbagliato
  • trapassato prossimo: che aveva sbagliato

⇒per esprimere posteriorità useremo:

  • futuro: che sbaglierà

Quando il verbo della reggente è:

  • imperfetto: dicevo
  • passato remoto: dissi
  • passato prossimo: ho detto
  • trapassato prossimo: avevo detto
  • condizionale passato: avrei detto
  • congiuntivo trapassato: avessi detto

⇒per esprimere contemporaneità possiamo usare:

  • indicativo presente: che sbaglia
  • indicativo imperfetto: che sbagliava

⇒per esprimere anteriorità possiamo usare:

  • passato prossimo: che ha sbagliato
  • trapassato prossimo: che aveva sbagliato

⇒per esprimere posteriorità possiamo usare:

  • futuro: che sbaglierà
  • condizionale passato: che avrebbe sbagliato

Quando il tempo della reggente è:

  • futuro: dirò

⇒per esprimere contemporaneità possiamo usare:

  • indicativo presente: che sbaglia
  • futuro: che sbaglierà

⇒per esprimere anteriorità possiamo usare:

  • imperfetto: che sbagliava
  • passato remoto: che sbagliò
  • passato prossimo: che ha sbagliato
  • trapassato prossimo: che aveva sbagliato

⇒per esprimere posteriorità usiamo:

  • futuro: che sbaglierà

Non tutte le relazioni presentate hanno la stessa frequenza d’uso e, d’altra parte, ce ne possono essere delle altre:

  • nella lingua parlata è piuttosto comune usare il presente invece del futuro in frasi in cui l’idea di posteriorità è deducibile dal contesto oppure è espressa da un avverbio temporale: so che arriva domani;
  • possiamo trovare il futuro in relazioni di contemporaneità o di anteriorità con valore ipotetico-eventuale: penso che sarai stanco.

Seleziona la risposta corretta fra le opzioni disponibili. Al termine premi il pulsante "Correggi esercizio": vedrai le risposte giuste evidenziate in verde e quelle sbagliate in rosso.

1- Sono certo che domani (posteriorità) strada. 2- Giurai che (anteriorità) la verità. 3- Mi sono accorta che (contemporaneità) . 4- Le dirò che nei prossimi mesi mi (posteriorità) . 5- Ci avrei scommesso che (anteriorità) tu. 6- Ricordati che domani (posteriorità-lingua parlata) scuola! 7- Ci ha promesso che (posteriorità) . 8- Avete notato che Laura (contemporaneità) a dirotto? 9- Se me lo chiedessero, risponderei che non (contemporaneità) niente. 10- Sapevo che tua madre (contemporaneità) all'ospedale.

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Commenti [91]

Rispondi a Anita Annulla risposta

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  1. Certamente dovrebbe essere: “Sapevo che tua madre ERA all’ospedale.”

    • Zanichelli Avatar

      Caro Tom, è possibile trovare anche l’indicativo presente.
      A presto
      Prof. Anna

  2. M hamed scrive:

    Ciao
    Vorrei una definition della parola proposizione regente che significa regente in f

    • Zanichelli Avatar

      Caro Mhamed, la proposizione reggente è quella, che all’interno di un periodo, ha senso compiuto: può stare da sola (quindi la possiamo isolare dal periodo), è autonoma, indipendente, analizziamo questo periodo: “Marco beve perché ha sete”: “Marco ha sete” può stare da sola mantenendo un significato compiuto e quindi è la reggente, “perché ha sete” dipende dal punto di vista del significato e dal punto di vista grammaticale dalla reggente, non è autonoma e quindi è la dipendente (o subordinata).
      A presto
      Prof. Anna

  3. TIDIANE scrive:

    Grazie Prof. Anna, ha portato il pezzo che mancava risolvendomi un dubbio che avevo, cioè il rapporto di contemporaneità con una reggente all’ imperfetto indicativo attenuante e con una dependente al presente o futuro indicativo .

  4. Anita scrive:

    Cara Prof.ssa Anna,
    Questa volta ho risposto di nuova tutte le domande giuste, mentre solo ho lesso la lesione solo due volte, che mi piace.
    Anche mi piace che riscio ancora guidare la mia bella machina rossa, perché vedo nella lontananza molto bene. Solo non vedo bene contra il sole, ma indossando i miei occhiali dal sole, ne va anche bene e fortunamente anche ho vetri fumé e così riscio guidare in molti casi senza occhiali dal sole, perché i poliziotti in Olanda stanno attenti sugli automobilisti guidando con questi casi sui nasi; ne trovano sospetti e per questo sono fermata da una figura così ed ho dovuto leggere i targhi dal lontano ed ho superato il suo test. Immediamente gli ho chiesto come stanno i suoi occhi e sul sua contra domanda gliel’ho detto, perché parla in prima persona plurale ed anche, se non si vede com’è nessecario, rischia ancora fare un poliziotto. 🙂 🙂
    Anche qui abbiamo i scherzi sugli poliziotti. La commediante in me è anche svegliata e alzata in italiano credo io e con questa conferenza piccola do i miei saluti dal cuore mio a tutti
    Anita dalla Olanda

    • Zanichelli Avatar

      Cara Anita, sono contenta che tu stia bene e che tu possa guidare. Anche in Italia abbiamo molte barzellette sui poliziotti, ma credo che tutti i Paesi ne abbiano!
      Un saluto e a presto
      Prof. Anna

      • Anita scrive:

        Cara Prof.ssa Anna,
        Da quando ho sentito parlato i poliziotti dalle altre paese, sono convinto, che tutte le paese devono avere le barzellette sugli poliziotti, perché ne ho sentito l’uno e l’alto e ho risato con un belgo parlante il flamengo. Ne sembra l’olandese, solo questa lingua ha l’altro parole di l’olandese ed un’accento che suona comico e riscio immitarlo. A volta ne faccio per fare le barzellette più comiche. Ma anche queste gente mi sono simpatiche. Perciò è il mio favorito parlando filamento con il suo accento, quando faccio un conferenza sugli poliziotti, poi le gente risano di più. Credo l’effetto dev’essere anche così, quando un commediante italiano farlo spesso in un dialetto. Anche ne sia il caso in ollandese. Nel frattempo so da raccontare su molte cose diverse, perché le mie esperimenti nella vita mia sono variabile e se so le terminologie in italiano, ne scriverò. Poi riscio dire che la colomnista in me anche si sveglia e alzarsi e mi piacerà.
        Con saluti dal mio cuore dal Olanda
        Anita

        • Zanichelli Avatar

          Cara Anita, allora aspetto i tuoi racconti.
          Un saluto e a presto
          Prof. Anna

  5. Salve, Prof. Anna. (Io) mi ritengo un fervente lettore dei sui articoli. Mi piacciono un mondo, moltissimo. Peró debbo dire che non ne ho visto uno che parli sui suffissi, i sui usi, modi, errori, ecc.
    Mi piaccerebbe che ne scriva uno. Grazie in anticipo!.

    • Zanichelli Avatar

      Caro Gabriel, grazie per il suggerimento, lo terrò sicuramente in considerazione.
      Un saluto e a presto
      Prof. Anna

  6. Buon giorno, Prof. Anna.
    Sono brasiliana e ho studiato l’idioma italiano che considero così tanto bello! Tutte le sue lezioni sono molto importanti per me! Non soltanto per me ma per tutti quelli che vogliano imparare sempre di più! Le sue lezioni sono fatte in un modo che ci fa capire molto rapidamente tutti i concetti. Sono sempre molto “chiare”, non so se si può usare questa espressione in italiano. In portoghese possiamo dire che un discorso è chiaro. Ho già imparato tanto con le sue lezioni!Sono molto grata a lei. Angela.

    • Zanichelli Avatar

      Cara Maria Angela, benvenuta su Intercultura blog! Sono contenta che queste lezioni ti siano utili e che siano chiare (si può usare questa espressione anche in italiano), se hai dubbi o domande non esitare a scrivermi.
      A presto
      Prof. Anna

  7. Viola scrive:

    Buonasera. Con il congiuntivo è corretto usare:
    -a meno che/a meno che non…
    -finché/finché non..
    Grazie!

    • Zanichelli Avatar

      Cara Viola, dopo “a meno che (non)” è necessario usare il congiuntivo, mentre dopo “finché”, che introduce una proposizione temporale, è possibile usare l’indicativo o il congiuntivo a seconda che si voglia esprimere un fatto reale o un fatto considerato probabile, non sicuro.
      Un saluto
      Prof. Anna

      • Viola scrive:

        Grazie! Quindi sono corrette entrambe le forme, con e senza il “non”? Mi chiedevo anche quale sia la forma giusta tra:
        -meglio che non te lo dica
        -meglio se non te lo dico
        Le ho sentite entrambe nel parlato. Come anche:
        -era meglio se non me lo dicevi…

        • Zanichelli Avatar

          Cara Viola, le frasi che mi scrivi sono tutte corrette.
          A presto
          Prof. Anna

  8. Non sono una studente così assidua come dovrebbe però è sempre molto importante tornare sulla coniugazione.
    GRAZIE Prof.Anna

  9. E’ stato un bel ripasso quello della concordanza dei tempi verbali riguardo le frasi reggenti e quelle delle subordinate. Sono riuscita a fare bene gli esercizi. Tante grazie, Profssa. Ana. Sra. Bardi

    • Zanichelli Avatar

      Molto bene Maria Cristina!
      A presto
      Prof. Anna

  10. Benissima maniera d’ imparare!!

    • Zanichelli Avatar

      Cara Silvia, benvenuta su Intercultura blog! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
      A presto
      Prof. Anna

  11. Rino scrive:

    Prof!
    Non ricordo se quando una frase incomincia con NON, s’introduce il congiuntivo.
    Grazie.

    • Zanichelli Avatar

      Caro Rino, non necessariamente è così. Se il verbo della principale esprime incertezza reggerà il congiuntivo: “non sono sicuro che sia arrivata”, “non sappiamo chi sia” (in quest’ultimo caso è corretto anche l’indicativo).
      Un saluto
      Prof. Anna

      • Rino scrive:

        Non sappiamo chi sia: Comunque si tratta di congiuntivo vero?
        Grazie Prof. Buon lavoro!
        P.s.
        -L’esecizio sulla concordanza, mi ha preso due risposte; Causa anteriorità con l’imperfetto;
        2 e 5.

        • Zanichelli Avatar

          Sì Rino, si tratta di congiuntivo.
          A presto
          Prof. Anna

  12. Rino scrive:

    Anche se non studio tanto; Questa estate le lezioni mi sono mancate molto.

  13. Rino scrive:

    Anita un salutone anche da parte mia.
    Ho piacere che stai meglio.
    Ciao!!!

  14. entusiasta di Z. Bravi e buon lavoro.

    • Zanichelli Avatar

      Caro Giuseppe, grazie per il tuo commento.
      Un saluto e a presto
      Prof. Anna

  15. Rino scrive:

    La sua corrispondenza emana sicurezza e voglia di apprendere.

  16. Rino scrive:

    presente indicativo: dico:…
    poi…
    poi…
    poi…
    Quanti tempi potrei utilizzare, so che l’ha indicato benissimo, ma non mi è molto chiaro:
    Grazie!

    • Zanichelli Avatar

      Caro Rino, non ho capito bene la tua domanda.
      Prova a riscrivermela.
      A presto
      Prof. Anna

      • Rino scrive:

        Prof.
        Provo così:
        Reggente presente: Io dico, si ramifica in altri tempi;
        Imperfetto, passato prossimo, passato remoto, i trapassati e futuri.
        Io dico che correva,
        Io dico che corre,
        io dico che ha o è corso…i vari abbinamenti riportati nelle sue lezioni di concordanza dei tempi…
        Grazie! che confusione sarà…

        • Zanichelli Avatar

          Caro Rino, la scelta del tempo della subordinata dipende dal rapporto temporale che intercorre tra principale e subordinata, se voglio esprimere contemporaneità (ovvero l’azione espressa nella reggente e quella espressa nella subordinata sono contemporanee) userò il presente (se il verbo della reggente è al presente): “dico che corre”; se voglio esprimere anteriorità (ovvero l’azione espressa nella subordinata è anteriore rispetto a quella espressa nella reggente) userò l’imperfetto, il passato prossimo, il passato remoto o il trapassato prossimo: “dico che correva”, “dico che ha corso”, “dico che corse”, “dico che aveva corso”; se voglio esprimere posteriorità (ovvero l’azione espressa nella subordinata è posteriore rispetto a quella espressa nella reggente) userò il futuro: “dico che correrà”.
          A presto
          Prof. Anna

          • Rino scrive:

            Prof. è molto chiaro Grazie!

  17. Rino scrive:

    Nell’esercizio i tempi gli ho tutti azzeccati.
    10/10.

  18. Rino scrive:

    A distanza di tempo ho rieletto l’esercizio sui tempi…9/10, l’anteriorità, nel generico l’ho capito, ma…
    Mi ritrovo a essere incerto ponendomi la domanda: E se tra le parentesi non ci fosse stato la temporanietà, (l’aiutino) ci avrei azzeccato?
    Forse no!
    Buona Domenica!

  19. simona scrive:

    Gentilissima Prof Anna,
    dopo aver ripassato concordanza dei tempi indicativo sia sul vostro sito che nei altri libri di grammatica ,mi sono venuti dei dubbi.Nel senso che se il tempo della principale è passato,la frase secondaria non si può usare indicativo presente per esprimere contemporaneità,Non si può usare passato prossimo per esprimere anteriorita,non si può usare futuro semplice per esprimere posteriorita.Sono queste regole differenti che ho trovato nei libri. vorrei aver un Suo parere ,grazie mille

    • Zanichelli Avatar

      Cara Simona, quando il verbo della reggente è al passato è più proprio della lingua parlata l’uso del presente per la contemporaneità, del passato prossimo per l’anteriorità e del futuro per la posteriorità; mentre è più conforme alle regole della concordanza dei tempi l’uso rispettivamente dell’imperfetto, del trapassato prossimo e del condizionale passato.
      A presto
      Prof. Anna

  20. Sto iniziando. Grazie.

    • Zanichelli Avatar

      Cara Eneida, benvenuta su Intercultura blog! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
      A presto
      Prof. Anna

  21. Adriano scrive:

    Cara Anna, ti espongo questo discorso:”Sarebbe intetessante sapere se I membri del Gran Consiglio avevano, o meno, il diritto di votare la destituzione di Mussolini. Se costoro avessero avuto tale diritto, la drammatica decisione presa da Mussolini FU o SAREBBE STATA arbitraria. ” Il “fu” e’ certamente esatto, perche’ c’e’ contemporaneita’ fra la decisine che venne presa e il suo essere arbitraria”. Qualche perplessita’ la nutro su quel “sarebbe stata”. Non puo’ essere considerato un futuro nel passato in dipendenza dalla “decisione che fu presa” perche’ le due situazioni sono contemporanee. Potrebbe essere un passato del presente, qualora io mi ponga non nell’ ottica di Mussolini quando prese la decisione ma nella mia e quindi nell’ ottica del pesente. Allora si’ che posso riferirmi al passato usando il condizionale passato(es.” affermo che non avresti dovuto dire cio’. “). Non so se questo cambio di direzione, dall’ ottica di Mussolini e quindi del passato, alla mia, sia
    sintatticamente possibile. Vorrei un parere sulla correttezza,o meno, di quel “sarebbe stata”. Grazie.Adriano

    • Zanichelli Avatar

      Caro Adriano, la frase con il verbo al condizionale passato è l’apodosi di un periodo ipotetico dell’irrealtà, che è formato da un’apodosi con il verbo al condizionale passato che esprime una conseguenza non realizzata nel passato e una protasi con il verbo al congiuntivo trapassato ( se costoro avessero avuto) che esprime un’ipotesi non realizzata nel passato.
      A presto
      Prof. Anna

  22. Rino scrive:

    Gent.ma Prof. parlando con n’amica laureata, io sostenevo che a ieri andava espresso il tempo passato prossimo, non il passato remoto, è corretto?es. ieri a cena mangiai le mele.
    Grazie mille.

    • Zanichelli Avatar

      Caro Rino, ciò che determina la scelta tra passato remoto e passato prossimo non è la distanza temporale, ma quella psicologica: useremo il passato remoto se il fatto è percepito come distante dall’esperienza presente, mentre useremo il passato prossimo se il fatto è percepito come vicino a noi, perché ne conserviamo un ricordo piacevole o perché i suoi effetti perdurano nel presente.
      Un saluto
      Prof. Anna

  23. Giulio scrive:

    Salve, che tipo di rapporto temporale c’è nelle seguenti frasi (sto studiando la concordanza dei tempi) e quali sono le frasi principali (reggente) e quali le subordinate? Tenterò di dare una risposta…

    1. Laura ci ha detto che ieri HA DORMITO tutto il giorno perché era molto stanca.
    1. Quando il verbo della reggente/principale è al passato prossimo (ha detto), per esprimere ANTERIORITA’ possiamo usare il passato prossimo (ha dormito); mentre il verbo ‘’era’’ (imperfetto indicativo) esprime contemporaneità rispetto a ‘’ha dormito’’, quindi è giusto usare l’imperfetto indicativo ‘’era’’ (‘’stanca’’ è un aggettivo da non confondere con il participio passato ‘’stancata’’)

    2. Dopo che Laura mi HA RACCONTATO come ERANO ANDATE veramente le cose, ho capito il motivo della sua reazione.
    2. Quando il verbo della reggente/principale è al passato prossimo (ho capito), per esprimere ANTERIORITA’ possiamo usare il passato prossimo (ha raccontato); mentre ‘’erano andate’’ esprime sempre anteriorità rispetto a ‘’ha raccontato’’.

    3. Si rendeva conto che i figli SENTIVANO la sua mancanza, ma non POTEVA farci niente.
    3. Quando il verbo della reggente/principale è all’imperfetto indicativo (rendeva), per esprimere CONTEMPORANEITA’ possiamo usare l’imperfetto indicativo (sentivano, poteva; entrambi i verbi sono contemporanei a ‘’rendeva’’).

    4. Hanno risposto che non AVEVANO tempo.
    4. Quando il verbo della reggente/principale è al passato prossimo (hanno capito), per esprimere CONTEMPORANEITA’ possiamo usare l’imperfetto indicativo (avevano).

    5. Sapevo bene che non ERA il caso di dirgli come STAVANO veramente le cose.
    5. Quando il verbo della reggente/principale è all’imperfetto indicativo (sapevo), per esprimere CONTEMPORANEITA’ possiamo usare l’imperfetto indicativo (era, stavano; entrambi i verbi sono contemporanei a ‘’sapevo’’).

    6. Laura non SI ERA ACCORTA che piangevi, altrimenti avrebbe cambiato discorso.
    6. Quando il verbo della reggente/principale è al trapassato prossimo (si era accorta), per esprimere CONTEMPORANEITA’ possiamo usare l’imperfetto indicativo (piangevi).

    7. Staremo a vedere che cosa SUCCEDERÀ.
    7. Quando il tempo della reggente/principale è al futuro semplice (staremo), per esprimere POSTERIORITA’ possiamo usare il futuro semplice (succederà).

    8. Non avevamo capito che DOVEVA venire.
    8. Quando il verbo della reggente/principale è al trapassato prossimo (avevamo capito), per esprimere CONTEMPORANEITA’ possiamo usare l’imperfetto indicativo (doveva).

    9. Stefania ha detto che SI SENTIVA stanca e che PREFERIVA andare subito a letto.
    9. Quando il verbo della reggente/principale è al passato prossimo (ha detto), per esprimere CONTEMPORANEITA’ possiamo usare l’imperfetto indicativo (si sentiva, preferiva; entrambi i verbi sono contemporanei a ‘’ha detto’’).

    Ecco, se c’è qualche errore, La prego di farmelo sapere; saluti!

    • Zanichelli Avatar

      Caro Giulio:
      1. ok; 2. ok; 3. ok; 4. ok; 5. ok; 6. ok; 7. ok; 8. ok; 9. ok.
      Un saluto

      • Giulio scrive:

        Grazie prof, sono contento sia tutto giusto, tuttavia avrei altre frasi. Spero che sia corretta la concordanza verbale nelle seguenti frasi (ho seguito come al solito gli schermi della concordanza):

        1 (In passato) Mentre lui moriva, i soccorritori arrivavano sul posto (In passato) CONTEMPORANEITÀ NEL PASSATO.
        1 Quando nella reggente il verbo è all’indicativo imperfetto (moriva), per esprimere contemporaneità possiamo usare l’indicativo imperfetto (arrivavano).

        2 (In passato) Mentre lui stava morendo, i soccorritori stavano arrivando (In passato)
        CONTEMPORANEITÀ NEL PASSATO.
        2 Quando nella reggente il verbo è all’indicativo imperfetto progressivo (ma comunque sempre di imperfetto indicativo parliamo; stava morendo), per esprimere contemporaneità possiamo usare l’indicativo imperfetto progressivo (stavano arrivando).

        3 (In passato) Mentre lui moriva, i soccorritori arrivarono (In passato)
        CONTEMPORANEITÀ NEL PASSATO.
        3 Quando nella reggente il verbo è all’indicativo imperfetto (moriva), per esprimere contemporaneità possiamo usare il passato remoto (arrivarono).

        4 (In passato) Mentre lui stava morendo, i soccorritori arrivavano (In passato)
        CONTEMPORANEITÀ NEL PASSATO
        4 Quando nella reggente il verbo è all’indicativo imperfetto progressivo (ma comunque sempre di imperfetto indicativo parliamo; stava morendo), per esprimere contemporaneità possiamo usare l’imperfetto indicativo (arrivavano).

        Nonostante alcune delle nostre frasi funzionino più delle altre, sono entrambe corrette dal punto di vista della concordanza?

        • Zanichelli Avatar

          Caro Giulio, tutte le concordanze sono corrette.
          Un saluto

  24. Andrea scrive:

    È concordata bene la frase?

    “Dicesti (nel passato) che (sempre nel passato) era una bella idea (stiamo esprimendo contemporaneità nel passato)”.

  25. Alessia scrive:

    Prof, non mi è chiara una cosa: nell articolo si legge “Quando il verbo della reggente è:

    imperfetto: dicevo
    passato remoto: dissi
    passato prossimo: ho detto
    trapassato prossimo: avevo detto
    condizionale passato: avrei detto
    congiuntivo trapassato: avessi detto

    …per esprimere contemporaneità possiamo usare: indicativo presente: che sbaglia
    indicativo imperfetto: che sbagliava”.

    Perché l’indicativo presente “che sbaglia” nella subordinata in relazione ad un tempo, di quelli elencati qui sopra, passato nella principale “ho detto che sbaglia”; come potremmo esprimere contemporaneità se i due tempi non concordano?

    • Zanichelli Avatar

      Cara Alessia, le combinazioni dei tempi verbali sono molteplici e dipendono anche dal livello e dal contesto linguistico.
      Un saluto

      • Alessia scrive:

        Ok, mi sembrava particolare la frase “ho detto (passato) che sbaglia (presente)”; piuttosto direi, rispettandone correttamente la concordanza, “ho detto che sbagliava (esprimendo contemporaneità nel passato: ho detto, ieri, che, sempre ieri, sbagliava)”.

        Non crede?

        • Zanichelli Avatar

          Cara Alessia, la frase non esprimerebbe la stessa cosa, in un contesto non particolarmente controllato il periodo “ho detto che sbaglia” è accettabile.

  26. Eleonora scrive:

    Mi ricordo (oggi) che voi veniste (in passato) a cena e feci (in passato) vedere a tuo padre il tizio che gli somigliava (al padre)

    è corretta? sto esprimendo anteriorità nel passato.

    • Zanichelli Avatar

      Cara Eleonora, tutto corretto.
      Un saluto

  27. Filippo scrive:

    “Pensavo (ieri) che (un momento ancora prima) lo avesse trovato qui e che (nello stesso istante, rispetto al congiuntivo trapassato) lo volesse portare a casa”.

    Quando il verbo della reggente/principale è all indicativo imperfetto (pensavo), per esprimere ANTERIORITA’ possiamo usare il trapassato congiuntivo (avesse trovato); mentre il verbo ‘’volesse’’ (congiuntivo imperfetto) esprime CONTEMPORANEITÀ rispetto ad “avesse trovato’’.

    Giusto?

  28. Davide B. scrive:

    1-‘’Penso (oggi) che (ieri) sia stato giusto che (in un momento ancora più passato o comunque prima di ieri) Luca fosse venuto’’.
    2- ‘’Penso (oggi) che (ieri) sia stato giusto che (sempre ieri) Luca venisse’’.
    3-‘’Penso (oggi) che (sempre oggi) sia giusto che (ieri) Luca sia venuto’’.
    4-‘’Credo (oggi) che (sempre oggi) sia impossibile che (sempre oggi) Marco non sappia la verità’’.
    5-‘’Credo (oggi) che (sempre oggi) sia meglio che (sempre oggi) lui venga’’.
    6-‘’Credo (oggi) che (sempre oggi) sia giusto che (sempre oggi) sappia’’.
    7-‘’Credo (oggi) che (sempre oggi) sia giusto e sia utile che (sempre oggi) venga’’.

    Prima di analizzare le frasi, vorrei far chiarezza. Intanto ci sono alcune categorie di verbi, o espressioni, che necessariamente devono essere seguiti dal congiuntivo; e poi, in particolar modo nelle nostre frasi che hanno una struttura più o meno complessa, i tempi verbali devono far riferimento al rapporto che intercorre tra la principale e la subordinata di primo grado, e, come nelle nostre sette frasi, tra la subordinata di primo grado e quella di secondo grado, etc.
    Insomma, per orientarci nella scelta dei tempi verbali (e dei modi), dobbiamo capire, ad esempio, se una subordinata dipenda solo ed esclusivamente dalla principale oppure se dipende da un’altra subordinata, etc.

    Mi spiego meglio con le sette frasi…

    Dunque, nella prima frase l’analisi è la seguente: ’’Penso’’, principale-reggente; ‘’che sia stato giusto ‘’, subordinata oggettiva di primo grado esplicita, che esprime anteriorità rispetto alla principale; ‘’che Luca fosse venuto’’, subordinata soggettiva di secondo grado esplicita, che esprime anch’essa anteriorità al passato, ma rispetto alla subordinata di primo grado (e non rispetto alla principale, etc). D’altra parte, per comprendere meglio il rapporto fra le due subordinate, e saper scegliere correttamente il modo ed il tempo verbale, è come se scrivessimo, ed escludendo momentaneamente la principale, ‘’(Ieri) E’ stato giusto (od ‘’Era giusto’’) che Luca (in un momento ancora più passato o comunque prima di ieri) fosse venuto’’.

    Nella seconda: ’’Penso’’, principale-reggente; ‘’che sia stato giusto ‘’, subordinata oggettiva di primo grado esplicita, che esprime anteriorità rispetto alla principale; ‘’che Luca venisse’’, subordinata soggettiva di secondo grado esplicita, che esprime contemporaneità al passato, ma rispetto alla subordinata di primo grado (e non rispetto alla principale, etc). D’altra parte anche qui, per comprendere meglio il rapporto fra le due subordinate, e saper scegliere correttamente il modo ed il tempo verbale, è come se scrivessimo, ed escludendo momentaneamente la principale, ‘’(Ieri) E’ stato giusto (od ‘’Era giusto’’) che Luca (sempre ieri) venisse’’.

    Nella terza: ’’Penso’’, principale-reggente; ‘’che sia giusto ‘’, subordinata oggettiva di primo grado esplicita, che esprime contemporaneità rispetto alla principale; ‘’che Luca sia venuto’’, subordinata soggettiva di secondo grado esplicita, che esprime anteriorità, ma rispetto alla subordinata di primo grado (e non rispetto alla principale, etc). D’altra parte anche qui, per comprendere meglio il rapporto fra le due subordinate, e saper scegliere correttamente il modo ed il tempo verbale, è come se scrivessimo, ed escludendo momentaneamente la principale, ‘’(Oggi) E’ giusto che Luca (ieri) sia venuto’’.

    Nella quarta, quinta, sesta e settima: ‘’Credo’’, principale-reggente; ‘’che sia impossibile/meglio/giusto/giusto e utile‘’, subordinate oggettive di primo grado esplicite, che esprimono contemporaneità rispetto alla principale; ‘’che Marco non sappia la verità/che lui venga/che sappia/ che venga’’, subordinata soggettive di secondo grado esplicite, che esprimono contemporaneità, ma rispetto alle subordinate di primo grado (e non rispetto alle principali, etc). D’altra parte anche qui, per comprendere meglio il rapporto fra le subordinate, e saper scegliere correttamente il modo ed il tempo verbale, è come se scrivessimo, ed escludendo momentaneamente la principale, ‘’(Oggi) E’ impossibile/è meglio/è giusto/è giusto e utile che (sempre oggi) Marco non sappia la verità/che lui venga/che sappia/ che venga’’.

    Mi sembra tutto corretto; spero di non aver fatto confusione…

  29. Giorgio scrive:

    “Non so (principale) se sapessero (interrogativa indiretta di primo grado esplicita) che cosa avrebbero rubato (interrogativa indiretta di secondo grado esplicita)”.

    …Se il tempo della reggente è al presente (“Non so”), nell’interrogativa indiretta di primo grado avremo per esprimere anteriorità rispetto alla reggente l’imperfetto congiuntivo (“sapessero”); di seguito, quando il verbo della reggente è al congiuntivo imperfetto (“sapessero”), nell’interrogativa indiretta di secondo grado avremo per esprimere posteriorità rispetto alla reggente il condizionale passato (“avrebbero rubato”).

    “Non so (oggi) se sapessero (ieri) che cosa (sempre ieri ma in un momento successivo rispetto all’azione espressa nella reggente)
    avrebbero rubato”.

    Giusto?

  30. Alfredo scrive:

    “Siamo infatti abituati a pensare che “quando un essere umano vomita, ha qualche problema” (è una frase che ho trovato in rete)”.

    Credo che non sia corretta: dovremmo scrivere “…pensare che abbia (e non “ha”) qualche problema” (prima del “che” c’è il verbo pensare:

    “Siamo infatti abituati a pensare che, quando un essere umano vomita, abbia (e non “ha) qualche problema”

    • Zanichelli Avatar

      Caro Alfredo, il congiuntivo è corretto.

  31. Emilio scrive:

    “Ero certo che andavi a dormire”
    “Ero certo che andassi dormire”
    “Ero certo che saresti andato a dormire (infatti alla fine sei andato a dormire)”

    Nelle frasi dipendenti si usa l’indicativo (andavi) se esprimiamo certezza ed il congiuntivo (andassi) se esprimiamo dubbio o relatività dell’affermazione; quindi “Ero sicuro che” vuole l’indicativo (prima frase), ma se subito dopo smentiamo questa sicurezza (controfattualità) dobbiamo usare il congiuntivo (seconda frase). Oppure (terza frase) quando il verbo della reggente esprime certezza (essere certi), ed è all’imperfetto (ero), per esprimere posteriorità useremo il condizionale passato (saresti andato; infatti sei andato a dormire alla fine). In sintesi, nella prima uso l indicativo imperfetto nella subordinata perché sapevo che sarebbe andato a dormire (ne ero già certo in passato, ed è successo); nella seconda, come ho scritto in precedenza, uso il congiuntivo perché la mia certezza è stata smentita (ero sicuro che andassi a dormire, ma alla fine sei rimasto sveglio). Nella terza, rispetto al contesto del mio esempio, so che è andato a dormire; ma potremmo anche pensare, con la stessa costruzione al condizionale passato, che alla fine non ci sia andato: “Ero certo che saresti andato a dormire (ma alla fine, come per il congiuntivo, e quindi controfattualità, sei rimasto sveglio)”.

    Corretto?

    • Zanichelli Avatar

      Caro Emilio, è corretto.

      • Emilio scrive:

        È possibile esprimere controfattualità anche esprimendo anteriorità al passato (e quindi non solo esprimendo contemporaneità al passato): “Ero certo che fossi andato a dormire” (ma in realtà hai fatto altro).

        Penso sia corretto

  32. Riccardo scrive:

    “Chi l’avesse mai detto che…” o “Chi l’avrebbe mai detto che…” credo siano entrambe corrette; ma con diversi significati:

    1) Chi l’avesse mai detto che l’avrebbero ricoverato
    2) Chi l’avrebbe mai detto che l’avrebbero ricoverato

    …Con il condizionale passato nella principale c’è meno eventualità e più concretezza, e il fatto nella subordinata esprime posteriorità al passato ed è proiettato nel futuro: “Chi l’avrebbe mai detto (in passato) che (sempre in passato ma in un momento successivo rispetto all’azione espressa nella reggente) l’avrebbero ricoverato”. Mentre con il congiuntivo trapassato nella prima frase, anche se meno comune come costruzione, intendiamo un evento passato, ma dato con una certa dose di ipoteticità (con il congiuntivo nella principale non si è sicuri che il fatto sia accaduto; c’è una sfumatura di eventualità). Naturalmente la costruzione della seconda frase è molto più frequente rispetto alla prima e perciò la seconda costruzione sintattica (con il condizionale) è anch’essa più frequente.

    Corretto?

    • Zanichelli Avatar

      Caro Riccardo, in questo caso solo il periodo con il condizionale passato è corretto.

      • Riccardo scrive:

        Come immaginavo; ma quindi, con questo tipo di costruzione, il primo periodo non è proprio corretto in generale, giusto? solo la seconda (Chi l’avrebbe mai detto che l’avrebbero ricoverato) è corretta

  33. Filippo scrive:

    Posteriorità all’indicativo e al passato:

    1)”Ti ho detto (in passato) che (sempre in passato ma in un momento successivo rispetto all’azione espressa nella reggente) mi sarei fatto da parte, se non mi avessi perdonato (questa invece è la protasi, condizione, che avrei potuto anche sottointendere). Analisi: “Ti ho detto”, principale; “che mi sarei fatto da parte”, subordinata oggettiva; “se non mi avessi perdonato”, proposizione condizionale.

    Corretto?

  34. “Mi sono accorta che stai male”>>> non la capisco.
    Contemporaneità e abbiamo PASSATO + PRESENTE??
    Io per contemporaneità, avrei scritto: “Mi sono accorta che stavi male/sei stata male”.
    Saluti

    • Zanichelli Avatar

      Cara Maria, quando il verbo della reggente è al passato, per esprimere contemporaneità, è possibile trovare anche un tempo presente, soprattutto con espressioni come “mi sono accorta” che, pur essendo una forma verbale passata, si riferiscono a un momento presente o molto vicino al presente, perché il senso è “in questo momento ho capito (mi sono accorto) che stai male”. Spero di aver chiarito il tuo dubbio.
      Un saluto

  35. Molto interessante

  36. Simona scrive:

    Salve Prof. Anna. E’ sbagliato dire: sapevo (ieri) che tua madre era (ieri) all’ospedale? E’ contemporaneità al passato.
    Si può dire: sapevo che tua madre è stata all’ospedale?
    Grazie in anticipo.
    A presto

  37. Gianmarco scrive:

    Se l’oggetto precede il verbo ed è costituito da un pronome atono diverso da quelli del punto precedente il participio può concordare o rimanere invariato:

    Filippo dice a Chiara: “Ti ho sempre amato (invariato)”; ma anche “Ti ho sempre amata (concorda al femminile)”. Mentre Chiara può dire a Filippo solo: “Ti ho sempre amato (invariato)”.

    Corretto?

  38. Stefano scrive:

    “Sapranno tutti che li avranno finiti”

    …Quando il tempo della reggente è al futuro semplice, per esprimere contemporaneità e posteriorità possiamo usare il futuro semplice.

    Esatto?

  39. Marco scrive:

    Predicato nominale:

    1)”Il problema, come tanti dicono, non sono gli stipendi…”

    Quando il soggetto è plurale (“gli stipendi”) e il nome del predicato è singolare (“il problema”), il verbo (la copula “essere”) difficilmente va al singolare, bensì al plurale (“sono”); quindi, favorendo l’accordo col soggetto: “Il problema (nome del predicato), come dicono tanti, non sono (copula) gli stipendi (soggetto)”. Comunque, per capirne meglio la costruzione, potremmo, senza che il senso generale della frase cambi, scrivere anche: “Non sono, come tanti dicono, gli stipendi il problema”; oppure: “Gli stipendi, come tanti dicono, non sono il problema”.

    Penso sia esatto…

  40. marwa scrive:

    Grazie mille prof. per questi attività sono importantissimi per il nostro compito educativo

    • Zanichelli Avatar

      Cara Marwa, benvenuta! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
      Un saluto