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Prof. Anna continua la sua attività nella sezione Spazio L2 su Aula di Lingue
Cara Maria, ti consiglio di leggere questo articolo sulle funzioni di -che-: http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=5583; se dopo averlo letto hai ancora dei dubbi non esitare a scrivermi.
Un saluto
Prof. Anna
Cara prof.ssa Anna,
Questa volta ho scelto le frase 3 e 5 scorrette e ho dovuto riguardarla ancora di più e nonostante trovo necessario stare di studiare più lungo. Quale cose fanno da se e altre cose fanno difficile. C’è la vita, ma ne supererò! A volte dobbiamo dare il meglio di noi, altrimenti non verrano sul destinazione e vorrei andare d’avanti, dunque ne studierò ancore molto bene.
Con saluti cordiali dal’Olanda
Anita
Cara prof.ssa Anna,
Ora ho studiato bene sul questo oggetto e nonostante solo ho scelto la frase 5 scorretta e immediatamente ho visto mio errore; ho dovuto scegliere per il aggettivo interrogativo invece per il pronome interrogativo, perché non è possibile di dire:”che cosa ora è”? Che ha un suono strano, ma ho calpestato nella trappola. Sbagliandando impariamo tutti. Spero di avere il prossimo pubblicato sotto controllo.
Con saluti cordiali dal Olanda
Anita
Cara Anita, non nella frase “che ora è?” “che” è un aggettivo che si accompagna a “ora” e non un pronome, per questo non è possibile dire “che cosa ora è?”, infatti “che cosa” funge da pronome.
Un saluto
Prof. Anna
Salve, professoressa, una conferma… Ho letto che “…un nome proprio non può essere seguito da una relativa limitativa…”. Allora ho fatto questo ragionamento per cui vorrei avere una conferma positiva. Partiamo dal fatto che una relativa limitativa svolge il compito di identificare il referente cui si fa riferimento. Ora, prendo ad esempio la seguente frase “Parlai alla moglie di Marco che dormiva”: il nome proprio “Marco” non può essere seguito da una relativa limitativa (come in questo caso), perché lo stesso, e cioè il nome proprio “Marco”, è perfettamente identificativo di un individuo, senza che debba essere aggiunto altro, prerogativa, invece, di una relativa limitativa che fornirebbe un’indicazione indispensabile per precisare il significato dell’antecedente, un significato, però, che, nell’esempio, è già precisato, identificato. Quindi la stessa frase andrebbe scritta così, diventando una relativa esplicativa con l’aggiunta della virgola: “Parlai alla moglie di Marco, che dormiva”; così facendo la frase esplicativa modificherebbe il nome proprio “Marco” che non necessita di una caratterizzazione, tipica di una relativa limitativa, ma gli viene fornita un’informazione aggiuntiva, non essenziale per il significato dell’antecedente. In più, dato che in questo costrutto l’antecedente è rappresentato da un nome proprio (e cioè “Marco”), e dunque da un referente pienamente identificato, è pressoché esclusa un’interpretazione limitativa. Infatti ben più frequente è invece la tendenza a considerare la sua funzione (e cioè quella del nome proprio) rispetto all’antecedente analoga a quella delle esplicative. In finale, un nome proprio è seguito nella stragrande maggioranza dei casi da una relativa esplicativa.
Dimenticavo, chiedendole anche qui una conferma, che l’antecedente (e cioè quell’elemento che si trova in una reggente rispetto ad una relativa) di una frase relativa non può essere indeterminato, ma è necessariamente accompagnato o da un articolo (determinativo o indeterminativo) o dimostrativo (penso, io, aggettivo), a meno che non si tratti di un nome proprio: “Mi sono recata in una casa / nella casa (e non *in casa) che mi ha segnalato l’assistente sociale”, “Mi sono recata in quella casa che mi ha segnalato l’assistente sociale”, “Mario che conosci tu non è la persona di cui sto parlando”. E, in aggiunta, le frasi esplicative modificano in genere i nomi propri che non necessitano di una caratterizzazione (per il discorso sovrascritto nell’intervento precedente); però se il nome proprio (es. Mario) è preceduto da articolo (es. Il), anche una limitativa può modificarlo: “il Mario che conosci tu non è la persona di cui sto parlando”.
Se queste esercirsi si ripetesse, potrei capire meglio la funzione del che la cuale trovo un tanto difficile.
mi sono due volte sbagliata con pronome relativo e congiunzione. Non e ciaro per me. Puo aiutarmi di capire Prof. Anna?
un saluto caloroso, maria
Cara Maria, ti consiglio di leggere questo articolo sulle funzioni di -che-: http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=5583; se dopo averlo letto hai ancora dei dubbi non esitare a scrivermi.
Un saluto
Prof. Anna
Cara prof.ssa Anna,
Questa volta ho scelto le frase 3 e 5 scorrette e ho dovuto riguardarla ancora di più e nonostante trovo necessario stare di studiare più lungo. Quale cose fanno da se e altre cose fanno difficile. C’è la vita, ma ne supererò! A volte dobbiamo dare il meglio di noi, altrimenti non verrano sul destinazione e vorrei andare d’avanti, dunque ne studierò ancore molto bene.
Con saluti cordiali dal’Olanda
Anita
Cara prof.ssa Anna,
Ora ho studiato bene sul questo oggetto e nonostante solo ho scelto la frase 5 scorretta e immediatamente ho visto mio errore; ho dovuto scegliere per il aggettivo interrogativo invece per il pronome interrogativo, perché non è possibile di dire:”che cosa ora è”? Che ha un suono strano, ma ho calpestato nella trappola. Sbagliandando impariamo tutti. Spero di avere il prossimo pubblicato sotto controllo.
Con saluti cordiali dal Olanda
Anita
Cara Anita, non nella frase “che ora è?” “che” è un aggettivo che si accompagna a “ora” e non un pronome, per questo non è possibile dire “che cosa ora è?”, infatti “che cosa” funge da pronome.
Un saluto
Prof. Anna
molto facile
Svolto esercizio.
Svolto esercizio.
Molto bene Filippo.
A presto
Prof. Anna
svolto.
Sono abbastanza interessanti gli esercizi e in più se questi esercizi sono nelle verifica mi aiuterebbe molto
Interessanti
Cara Valeria, benvenuta su Intercultura blog.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
Molto carino e divertente
Cara Matilda, benvenuta su Intercultura blog!
Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Prof. Anna
Bello
ho svolto l’esercizio
Molto bene Matilde. Come è andato?
bene
sono degli esercizi molto utili anche solo per ripassare
no
molto utile eserciziono
ciao sono jack
Ciao Giacomo, benvenuto! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
Un saluto e a presto
Questo test mi ha fatto ripassare i tipi di CHE
Cara Ayele, se hai dei dubbi, scrivimi pure.
A presto
non è stato molto facile, ma nemmeno impossibile
Caro Marc, se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
non è stato molto facile ma nemmeno impossibile
Salve, professoressa, una conferma… Ho letto che “…un nome proprio non può essere seguito da una relativa limitativa…”. Allora ho fatto questo ragionamento per cui vorrei avere una conferma positiva. Partiamo dal fatto che una relativa limitativa svolge il compito di identificare il referente cui si fa riferimento. Ora, prendo ad esempio la seguente frase “Parlai alla moglie di Marco che dormiva”: il nome proprio “Marco” non può essere seguito da una relativa limitativa (come in questo caso), perché lo stesso, e cioè il nome proprio “Marco”, è perfettamente identificativo di un individuo, senza che debba essere aggiunto altro, prerogativa, invece, di una relativa limitativa che fornirebbe un’indicazione indispensabile per precisare il significato dell’antecedente, un significato, però, che, nell’esempio, è già precisato, identificato. Quindi la stessa frase andrebbe scritta così, diventando una relativa esplicativa con l’aggiunta della virgola: “Parlai alla moglie di Marco, che dormiva”; così facendo la frase esplicativa modificherebbe il nome proprio “Marco” che non necessita di una caratterizzazione, tipica di una relativa limitativa, ma gli viene fornita un’informazione aggiuntiva, non essenziale per il significato dell’antecedente. In più, dato che in questo costrutto l’antecedente è rappresentato da un nome proprio (e cioè “Marco”), e dunque da un referente pienamente identificato, è pressoché esclusa un’interpretazione limitativa. Infatti ben più frequente è invece la tendenza a considerare la sua funzione (e cioè quella del nome proprio) rispetto all’antecedente analoga a quella delle esplicative. In finale, un nome proprio è seguito nella stragrande maggioranza dei casi da una relativa esplicativa.
È corretto, professoressa?
Dimenticavo, chiedendole anche qui una conferma, che l’antecedente (e cioè quell’elemento che si trova in una reggente rispetto ad una relativa) di una frase relativa non può essere indeterminato, ma è necessariamente accompagnato o da un articolo (determinativo o indeterminativo) o dimostrativo (penso, io, aggettivo), a meno che non si tratti di un nome proprio: “Mi sono recata in una casa / nella casa (e non *in casa) che mi ha segnalato l’assistente sociale”, “Mi sono recata in quella casa che mi ha segnalato l’assistente sociale”, “Mario che conosci tu non è la persona di cui sto parlando”. E, in aggiunta, le frasi esplicative modificano in genere i nomi propri che non necessitano di una caratterizzazione (per il discorso sovrascritto nell’intervento precedente); però se il nome proprio (es. Mario) è preceduto da articolo (es. Il), anche una limitativa può modificarlo: “il Mario che conosci tu non è la persona di cui sto parlando”.
È corretto, professoressa? immagino di sì
Giusto.
Cara Beatrice, è giusto.