Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, l’argomento di oggi è un po’ complesso, ma ho ho deciso di approfondirlo dopo aver ricevuto da voi lettori molte domande in proposito. Oggi quindi vedremo quali sono i casi in cui nelle frasi relative è meglio usare il congiuntivo.
Buona lettura!
Prof. Anna
Le proposizioni relative sono frasi dipendenti introdotte da un pronome relativo (che, cui, il quale, di cui, in cui, ecc.).
Normalmente le proposizioni relative hanno il verbo all’indicativo: ho visto un film che non mi è piaciuto → il verbo della relativa è all’indicativo quando il fatto viene presentato come reale. Facciamo qualche altro esempio:
– Ho comprato il libro che mi hai consigliato.
– Gli ho restituito gli appunti che mi aveva prestato.
Il congiuntivo nelle frasi relative attribusce alla frase una sfumatura finale, limitativa o consecutiva. Inoltre si usa il congiuntivo se la fase precedente alla relativa contiene un superlativo relativo o un pronome indefinito negativo.
• Valore finale
In questo caso la frase relativa ha una sfumatura finale, cioè indica un fine, uno scopo:
– cerco qualcuno che mi dia lezioni di inglese → cerco qualcuno affinché mi dia lezioni di inglese;
– prendo un taxi che mi porti alla stazione → chiamo un taxi affinché mi porti alla stazione.
• Valore limitativo
In questo genere di frasi il congiuntivo esprime un requisito o una limitazione relativamente all’oggetto desiderato.
Immaginiamo una frase nella quale il soggetto desideri qualcosa; se l’oggetto del desiderio è chiaro e il soggetto è sicuro di volerlo, la frase relativa avrà il modo indicativo e l’oggetto potrà essere preceduto da un articolo determinativo:
– Voglio comprare il vestito che ho visto ieri in quel negozio.
– Cerco il libro che stavi leggendo l’altro giorno.
Se invece il soggetto della frase desidera qualcosa, ma pone delle limitazioni, dei requisiti o delle condizioni, troveremo facilmente il congiuntivo. Se l’oggetto desiderato è un sostantivo spesso è preceduto dall’articolo indeterminativo:
– Voglio comprare un vestito che sia economico.
– Cerco un libro che sia avvincente e divertente allo stesso tempo.
In queste frasi il soggetto desidera qualcosa ma pone delle condizioni, delle limitazioni. Vediamo altri esempi:
– Possono iscriversi al primo anno tutti coloro che abbiano passato l’esame di ammissione (→ la condizione è quella di avere passato l’esame di ammissione).
– Cerchiamo giovani laureati che sappiano usare bene il computer (→ la condizione è sapere usare bene il computer).
• Valore consecutivo
In questo caso la frase relativa esprime una conseguenza:
– Questo non è un vestito che tu possa indossare (…fatto in modo tale che tu lo possa indossare).
– Non c’è gara che tu non possa vincere (…tale che tu non la possa vincere).
• Se nella frase precedente alla relativa c’è un superlativo relativo, la frase relativa avrà il congiuntivo:
– Marco è il ragazzo più simpatico che io conosca.
– Questa è la canzone più triste che io abbia mai sentito.
• Se nella frase precedente alla relativa c’è un pronome indefinito negativo (per esempio: niente, nessuno) la frase relativa avrà il congiuntivo:
-Tra i miei amici non c’è nessuno che si sia sposato;
– Non c’è niente che tu possa fare.
• Se la frase precedente introduce un paragone completato nella frase relativa:
– Sembra un bambino a cui abbiano tolto il gioco preferito;
• Se la frase relativa esprime un’ipotesi troveremo il congiuntivo imperfetto:
– C’è ancora del vino, per chi ne volesse.
Seleziona la risposta corretta fra le opzioni disponibili. Al termine premi il pulsante "Correggi esercizio": vedrai le risposte giuste evidenziate in verde e quelle sbagliate in rosso.
Ho sbagliato solo una ma devo studiare di più.
Anche io ho fatto un errore – la seconda frase. Mi sembra che nella seconda frase non sia il dubbio.????
Cara Helena, nella seconda frase c’è una condizione: “che abbiano compito 18 anni”.
Un saluto
Prof. Anna
Ho fatto tutto!!!
Ho fatto tutto!!! Grazie!
Grazie per -come sempre- l’ottima sintesi!
N°2 sbagliato,ma dopo un’oltra attenta lettura delle spiegazioni
si capisce perché.
ho fatto tutto bene!!!!!
ehehehe e ancora non lho visto con il mio professore!
benissimo!
Ottimo ripasso però manca l’esempio su cui io ho dei dubbi: a me viene da dire Pensavo che fosse il libro che lo interessasse di più. E’ sbagliato? non riesco a capire quale modo ci vada.
Caro Claudio, la frase che mi scrivi è corretta, in questo caso il congiuntivo conferisce una sfumatura ipotetica alla frase relativa.
Un saluto
Prof. Anna
Cara prof.ssa Anna,
Quwste volta ho scelte tutte le frase corette. Ho studiato lungo sul questo artocolo e come sempre trovo utile e mi piace e anche il mio dubbio su cui e ciò non esiste ancora di più.
Ha la parola “cioè” nella frase “In questo caso la frase relativo ha una sfumata, cioè indica” ecc. da fare con la paroula “ciò”? Io credo diu sdsi, ma come?
Con cordiali salutti dal Ollanda
Anita.
Cara Anita, la congiunzione “cioè” è formata da “ciò” + il verbo “è”.
Un saluto
Prof. Anna
Questo è il tipo di esercizi con cui si impara molto, cosi ho sbagliato una. Magari una prossima volta le faro tutti.
Grazie.
Caro Luis, fare solo un errore è già un ottimo risultato, complimenti!
A presto
Prof. Anna
E’ corretto dire: Pensavo che i libri che preferisse fossero quelli che parlassero di politica?
Cara Laura, in entrambe le frasi che mi scrivi è meglio usare l’imperfetto “preferiva”.
Un saluto
Prof. Anna
Gentilissima Professoressa Anna, vorrei segnalarLe un errore, certamente di battitura: “Le preposizioni relative sono frasi dipendenti introdotte da un pronome relativo (che, cui, il quale, di cui, in cui, ecc.). Normalmente le preposizioni relative hanno il verbo all’indicativo: ho visto un film che non mi è piaciuto…”
Un cordiale saluto.
Pavlina Todorova
Cara Pavlina, grazie per la segnalazione.
Un saluto
Prof. Anna
Cara prof.ssa Anna,
Volentieri Lei ringrazio per la sua risposta come sempre con salutti cordiali dal Ollanda
Anita
Cara prof.ssa Anna,
Imparo l’italiano e il suo sito mi è stato molto utile. Vorrei studiare di più su questo argometno, ma non ho riusito a trovere alcuni libri con spiegazioni ed esempi di questo tipo. Mi potrebbe Lei cosigliare qualche? La ringrazio molto.
Un cordiale saluto dalla Croazia
Nina
Cara prof.ssa. Anna,
Usando il congiuntivo in questa frase “Gianni è il solo che riesca a farmi ridere quando sono giù” ho capito che dalla norma grammaticale l’ho adoperato a causa del “superlativo relativo”. Se io l’avesse adoperata usando il presente indicativo (riesce) penso che si riuscirebbe a capirla meglio, però come possiamo capirla nel congiuntivo? Grazie ancora della gentilezza.
Caro Marcos, nella frase che mi scrivi non c’è un superlativo relativo, in questo caso infatti si può usare l’indicativo.
Un saluto
Prof. Anna
Dopo aver capito la regola l’esercizio in se riesco a svolgerlo bene !! Ma come faccio a renderle mie le regole e usarle nel mio modo di parlare? Mi sembra di ricordare sempre l’ultima regola imparata!!!!!
Cara Tiziana, vedrai che con l’esercizio e l’uso attivo della lingua, quindi con la conversazione, riuscirai a interiorizzare le regole, ci vuole un po’ di pazienza.
Un saluto
Prof. Anna
Gentile Professoressa,
non capisco perchè numero 5 vuole il congiuntivo.
È un fatto,” nessuno c’è in classe che ha studiato”.
Grazie per una risposta.
Edeltraud
Gentile Professoressa,
ho trovato la soluzione! Ho riletto più attentamente le regole.
“nessuno c’è e non c’è niente” vuole il congiuntivo.
Un caro saluto,
Edeltraud
Esatto cara Edeltraud, la regola è proprio così.
A presto
Prof. Anna
Gentilissima Professoressa, ho seguito il suo consiglio e ho letto attentamente questo interessante articolo.
Le chiedo, come sempre, di aiutarmi a risolvere i miei dubbi.
La frase “sembra un bambino a cui abbiano tolto il gioco preferito” è corretta, ma se io introduco il verbo essere, le frasi che seguono sono corrette?
A) Sembra sia un bambino a cui abbiano tolto il gioco preferito
B) Sembra sia un bambino a cui hanno tolto il gioco preferito
C) Sembra sia un ragazzo che sappia il fatto suo
D) Sembra sia un ragazzo che sa il fatto suo
Grazieeee!
Buona giornata
Viv
Cara Viv, non è necessario il congiuntivo nelle frasi relative che mi scrivi.
Un saluto
Prof. Anna
buon giorno professoressa
il mio dubbio è nella frase “loro non sono persone che AMINO calcare grandi palcoscenici, in generale lavorano più volentieri dietro le quinte” l’uso del congiuntivo è corretto? E se no perché?
Grazie mille
Cara Pamela, il conguntivo in questo caso conferisce all’azione una sfumatura eventuale; sarebbe corretto però anche l’indicativo.
Un saluto
Prof. Anna
Salve di nuovo prof. Anna
un altro dubio.
Abbiamo lo frase “Ho tutto quello che un uome della mia eta possa desiderare”.
Perche bisogna usare il congiutivo?
Grazie tante!
Caro Nikos, l’uso del congiuntivo in questa frase ne sottolinea il valore eventuale, sarebbe corretto anche l’uso dell’indicativo “che un uomo della mia età può desiderare”.
Un saluto
Prof. Anna
Gentilissima Professoressa, mi sono imbattuta in una frase che mi ha generato confusione. Chiedo cortesemente il suo aiuto.
A) Se perdessi il portafogli non troverei nessuno che me lo restituirebbe/restituisca/restituisce.
B) Se perdessi il portafogli troverei qualcuno che me lo restituirebbe/restituisca/restituisce
Quali sono i modi verbali corretti?
Grazie mille e buona giornata.
Viv
Cara Viv, è corretto il condizionale.
A presto
Prof. Anna
Gentile Professoressa,
vorrei sapere la Sua opinione su queste due frasi apparentemente simili. 1)Perchè io debba soffrire così tanto? 2) Perchè anche loro debbano soffrire così?
Secondo Lei è giusto usare il congiuntivo in entrambi i casi? E per quale motivo?
La ringrazio anticipatamente!
Caro Giuseppe, non capisco in queste frasi l’uso del congiuntivo, userei invece l’indicativo: “perché devo soffrire così tanto?”; “perché loro devono soffrire così tanto”.
Un saluto
Prof. Anna
“in quanto condivido il tuo pensiero, mi sorprende trovare chi abbia compreso che sia come suddetto ! L’autore non avrebbe dovuto esprimersi con “ha compreso” al posto di “abbia compreso”? Non è una limitativa quel “abbia compreso”, per cui, secondo me, è sbagliata. Mi faccia luce.
Distinti saluti
RIco
Caro Rico, in realtà il congiuntivo non è scorretto, infatti diciamo che la caratteristica limitante, la condizione è il fatto di “aver compreso”, ma sarebbe corretto anche l’indicativo.
A presto
Prof. Anna
Zero errori!Grazie prof. Anna
“Da quando si è cominciato a leggerlo non c’è stata un’ epoca che/in cui non si sia confrontata con Il Principe”.
Dopo “epoca” non è più corretto il pronome relativo “in cui”? Si potrebbe utilizzare l’uno o l’altro senza commettere errore?
“non si sia confrontata”, il congiuntivo, in questo caso, esprime un valore consecutivo?
Distinti saluti
Rico
Caro Rico, dipende qual è il termine del confronto, visto che il participio è femminile ,”confrontata”, forse è riferito a “epoca” e quindi è “l’epoca che è stata confrontata”, in questo caso “che” è corretto.
Un saluto
Prof. Anna
“Da quando si è cominciato a leggerlo non c’è stata un’ epoca che/in cui non si sia confrontata con Il Principe”.
Dopo “epoca” non è più corretto il pronome relativo “in cui”? Si potrebbe utilizzare l’uno o l’altro senza commettere errore?
“non si sia confrontata”, il congiuntivo, in questo caso, esprime un valore consecutivo?
La sua risposta “Caro Rico, dipende qual è il termine del confronto, visto che il participio è femminile ,”confrontata”, forse è riferito a “epoca” e quindi è “l’epoca che è stata confrontata”, in questo caso “che” è corretto.”
Professoressa, come faccio a capire quando il pronome relativo “che” (al posto di “in cui”), come il caso di sopra, può seguire un valore temporale, come “epoca” (nella frase suesposta)?
“Epoca in cui non si sia confrontata”, il congiuntivo che valore ha?
Distinti saluti
Rico
Caro Rico, -che- in questa frase non ha un valore temporale, ma funge da complemento oggetto: non c’è stata epoca che (che sostiusce “epoca”) non sia stata confrontata (sia stata confrontata-cosa?- l’epoca); in questa frase relativa il congiuntivo ha un valore consecutivo: http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=4895
Un saluto
Prof. Anna
‘Odio i cani che abbaiano’
Non sarebbe corretto usare il congiuntivo visto che è posta una limitazione-condizione? GRAZIE
Cara Anna, di solito si tratta di frasi in cui il soggetto vuole, desidera o cerca qualcosa: voglio un vestito che mi stia bene.
Un saluto
Prof. Anna
Gentilissima Professoressa,
chiedo il suo aiuto per sciogliere i dubbi riguardo alle seguenti frasi:
A) Spero di trovare qualcuno che sappia svolgere questo compito
B) Spero di trovare qualcuno che sa svolgere questo compito
L’indicativo “sa” della frase B ritengo sia scorretto, ma vorrei cortesemente il suo parere.
C)Sono contenta di sapere che sei guarita
D)Sono contenta di sapere che tu sia guarita
In questo caso C e D sono entrambe corrette o il verbo sapere esclude l’uso del congiuntivo?
Grazie mille della sua disponibilità.
Buon pomeriggio
Viv
Cara Viv, è corretto l’uso del congiuntivo nella frase A, l’indicativo è sicuramente meno indicato ma la frase non si può dire del tutto scorretta, C e D sono entrambe corrette, anche in questo caso non abbiamo regole precise per l’uso del congiuntivo, nel senso che in questa frase non è obbligatorio, ma se chi parla per motivi stilistici o per una propria sensibilità sente di volerlo usare non è scorretto.
Un saluto
Prof. Anna
Gentile professoressa è corretta la frase:
Dicono che in ogni uomo, fin dalla nascita, c’è una parte femminile
Non è esatto, ne ha due
La ringrazio per il suo aiuto e le auguro una serena giornata
Caro Michele, si potrebbe usare il congiuntivo: “ci sia una parte femminile”.
Un saluto
Prof. Anna
gentie professoressa, volevo sapere che differenza passa tra queste 2 frasi: ” é i dolce piu buono che io abbia mai assaggiato ” e ” é il dolce piu buono che io non abbia mai asaggiato” quel mai e quel non cosa significano, non riesco a capire.. puo farmi degli esempi? grazie!
Cara Lisa, la frase con la negazione non ha senso, si dice: “è il dolce piu buono che io abbia mai assaggiato”.
Un saluto
Prof. Anna
gentile professoressa, si dice “Credo che abbia un fratello che lavora in banca” o “che lavori in banca”? E se sostituissi alla parola fratello la parola padre, come dovrei dire? Il dubbio è se considerare un fratello/padre reale oppure generico con caratteristica. Tipo “Non ho una penna che funzioni”; “Credo che abbia una penna che funzioni”; non riesco a capire. Grazie.
Cara Elisa, non è necessario usare il congiuntivo per il verbo “lavorare”, infatti il verbo “credere” regge il verbo “avere” (che giustamente è al congiuntivo), mentre “lavora” è il predicato della proposizione relativa introdotta da -che- e non è direttamente retto da “credere” (anche se ci fosse -padre-).
Un saluto
Prof. Anna
Buonasera Professoressa.
Gentilmente potrebbe indicarmi qual è l’uso corretto del congiuntivo nelle seguenti frasi?
A) Vorrei che un’amica mi dicesse la verità
B) Vorrei che un’amica mi dica la verità
C) Vorrei un’amica che mi dicesse la verità
D) Vorrei un’amica che mi dica la verità
Grazie mille
Viv
Cara Viv, sono corrette le frasi con il congiuntivo imperfetto.
Un saluto
Prof. Anna
Buongiorno, cara Anna!
È corretta la frase:
Esiste la gente che sappia coniugare i verbi al passato remoto.
Oppure è meglio dire:
Esiste qualche (una) gente che sappia coniugare i verbi al passato remoto.
Caro Sergio, io non metterei l’articolo davanti a “gente”: “esiste gente che…”, la seconda frase non è corretta.
A presto
Prof. Anna
Cara Anna, grazie mille per tutte le sue risposte!
Oh! A proposito, scusi cara Anna: perché in questo caso “gente” va senz’articolo?
Caro Sergio, l’articolo può essere omesso perché si parla di “gente” in senso generico, sarebbe come dire “esistono persone che sappiano coniugare i verbi”.
Un saluto
Prof. Anna
Salve Prof. Anna, oggi ho dei dubbi riguardanti questa frase: quando la frequantavo ho sempre pensato fosse strano che non mi avesse telefonato in una particolare occasione. dando per scontato che la principale è ho sempre pensato, vorrei che mi spiegasse che tipo di subordinate sono quelle successive alla principale e che cosa rapprensenta il quando la frequentavo. Che non mi avesse telefonato potrebbe essere la relativa alla principale? che fosse strano non riesco a capire che tipo di subordinata sia. Infine, vorrei proporle la medesima frase in altri due periodi: negli anni successivi ho continuato a pensare che fosse o fosse stato strano che non mi avesse chiamato in quella precisa occasione? Adesso penso ancora che fosse o fosse stato strano che non mi avesse chiamato in quell’occasione? uso sempre cong imperfetto o trapassato xkè mi riferisco ad un passato piuttosto remoto sennò direi penso sempre o ho sempre pensato che sia o che sia stato strano che non mi abbia chiamato quella volta? insomma, credo di essere migliorato, e forse dovrei affidarmi solamente ai suoi preziosi consigli, ma la confusione regna sempre sovrana nella mia mente!!.. Saluti!!!
Caro Stefano: -quando la frequentavo- (subordinata temporale di primo grado), -ho sempre pensato- (principale), – (che) fosse strano- (subordinata oggettiva di primo grado), -che non mi avesse telefonato in una particolare occasione- (subordinata soggettiva di secondo grado). Per quanto riguarda i tempi le subordinate sono tutte contemporanee (nel passato) alla principale (nel passato) tranne “che non mi avesse telefonato” che è anteriore, anche nel secondo caso “negli anni successivi ho continuato a pensare che fosse strano che non mi avesse chiamato”; nell’ultimo caso invece il tempo della reggente cambia e diventa presente (adesso penso) e quindi le subordinate saranno tutte anteriori rispetto a essa: “adesso penso che sia stato strano che non mi abbia chiamato quella volta”.
A presto
Prof. Anna
Vorrei sapere se è corretta una frase di questo tipo: se non avessi lei che mi difendesse e sostenesse, non so cosa farei.
Grazie
Cara Barbara, meglio scrivere: “se non avessi lei che mi difende e che mi sostiene, non so cosa farei”.
Un saluto
Prof. Anna
Buonasera Prof Anna, oggi vorrei sottoporre alla sua cortese attenzione il verbo vorrei, abbinato ad un verbo all’infinito, xkè ho dubbi riguardanti il congiuntivo da abbinare alla relativa Vorrei trovare una persona che mi capisca o che mi capisse? Vorrei vedere un film che parlasse o che parli di certe tematiche? Vorrei trovare una squadra che partecipi/partecipasse al campionato amatoriale. Vorrei conoscere delle persone che mi dicano/dicessero sempre la verità. Vorrei sentire che dica/dicesse che abbiamo ragione. Avrei bisogno di capire meglio quando usare uno o l’altro congiuntivo, magari basandomi sul discorso di un’ipotesi remota o plausibile, oppure se devo invece usare sempre il medesimo. trovo assai complicato capire questo discorso. La ringrazio e arrivederci.
Caro Stefano, in questi casi è corretto il congiuntivo presente, non è necessario il congiuntivo imperfetto perché il verbo al congiuntivo non è retto direttamente da “vorrei” (di solito il verbo che segue “vorrei che” è al congiuntivo imprefetto o trapassato) che invece in queste frasi regge l’infinito che lo segue. Spero di aver chiarito il tuo dubbio.
Un saluto
Prof. Anna
Molte grazie e molto chiaro, saluti!!
Buonasera Prof. Anna, stasera vorrei sottoporle una questione che non riesco proprio a capire perché sento sempre pareri discordanti… credo sia uno che dice o che dica la verita? credo sia uno che possa o può giocare meglio? non credo sia uno che possa o può fare tanti gol? insomma, frasi di questo tipo. La ringrazio e la saluto.
Caro Stefano, sono corrette sia le relative con l’indicativo, sia le relative con il congiuntivo, se usiamo il congiuntivo diamo una sfumatura di eventualità alla frase relativa, l’uso del congiuntivo non è tuttavia obbligatorio, come nel caso del verbo retto direttamente da “credere”.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
Molte grazie e mi scusi se a volte mi ripeto con certe domande…Buona serata.
Mi scusi, dimenticavo: lo stesso discorso vale se invece di credo sia uno che etc etc dico credevo fosse uno che etc etc. Insomma va bene sia indicativo che congiuntiv? Saluti.
Caro Stefano, non userei il congiuntivo se non è necessario, quindi prediligerei in questo caso l’indicativo se non c’è l’esigenza di dare sfumature particolari (per esempio ipotetiche) alla frase.
A presto
Prof. Anna
Buonasera Prof Anna, grazie per le risposte sempre precisi e puntuali. Le chiedo solamente, per oggi, se c’è una regola precisa, magari dell’Accademia della Crusca, che regolamenta queste frasi. Insomma, al di là di sfumature etc etc. stando solamente al regolamento, tecnicamente è più corretto dire credo sia uno che dice o dica la verità? E, ancora, credo sia uno che lavora o lavori per il governo? La saluto e le auguro buona serata.
Caro Stefano, di norma in questo caso il congiuntivo non è necessario. Nelle proposizioni relative è possibile usarlo nei casi che sono elencati in questo articolo.
Un saluto
Prof. Anna
Molte grazie per i consigli e comunque io dico sempre credevo fosse uno che giocava bene o che avrebbe giocato bene se mi riferisco a un qualcosa che deve ancora accadere. Però faccio bene a usare il congiuntivo se dico: credevo ci fosse uno che giocasse bene o credevo ci fosse uno che mi spiasse, ovvero se non mi riferisco a nessuno come nel caso precedente? Arrivederci e grazie.
Caro Stefano, se il congiuntivo non è necessario, è meglio usare l’indicativo.
Un saluto
Prof. Anna
Buonasera a tutti chiedo una delucidazione : ma la frase ”chissà chi oltre me ora ti pensa ! ” è corretta o necessita del congiuntivo trasformando la frase in ” chissà chi oltre me ora ti pensi ! ” ? non riesco a capirlo da solo … Grazie .
Caro Franco, in questo caso il congiuntivo non è necessario.
A presto
Prof. Anna
Buonasera Prof Anna, nelle ultime risposta inerente al discorso sulle relative mi pare di aver capito che sia meglio utilizzare l’indicativo, tranne in certi casi che sono elencati in un articolo che si deve essere dimenticata di inserire nell’ultima risposta che mi aveva scritto. Oggi vorrei sapere solo questo: come mi ha detto, in certi casi di norma il congiuntivo nelle relative non è necessario, ma se lo utilizzo, dicendo ad es. credo sia uno che lavori per il governo o credo sia uno che dica bugie, è totalmente errato o ci può comunque stare,tenendo presente il fatto di voler dare alla frase una sfumatura totale di incertezza? La ringrazio per i consigli la costante attenzione e le auguro buona serata.
Caro Stefano, no, non è totalmente errato. Il congiuntivo nelle relative si usa nei casi elencati nell’articolo sotto cui stiamo scrivendo.
Un saluto
Prof. Anna
Grazie per la risposta e non avevo capito che si riferissse alla pagina dove siamo!!… Io comunque mi riferisco sempre a relative dopo principale e subordinata oggettiva o soggettiva che sia, tipo credevo fosse uno che avesse o aveva mentito. Comunque ho capito che vanno bene entrambi, grazie e buona serata.
Salve Prof.Anna, sarebbe possibile sapere se ci può stare il congiuntivo se dico non ricordo quando avesse deciso di fare quella cosa scellerata? Mi riferisco ad un qualcosa di molto remoto, e vorrei sapere se anche riferendomi ad un qualcosa di 20 anni fa, ci può stare dire non ricordo quando abbia deciso di fare quella cosa scellerata. insomma, possono andare bene antrambe indifferentemente o è meglio una dell’altra o una o entrambe sono totalmente errate e ci va solo l’indicativo? Grazie e buona serata.
Caro Stefano, la frase introdotta da “quando” è un’interrogativa indiretta, per esprimere anteriorità rispetto alla reggente, che è al presente (non ricordo), è necessario usare il congiuntivo passato (abbia deciso). Per ripassare la concordanza dei tempi nelle interrogative indirette, ti consiglio questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2015/11/05/la-frase-complessa-le-interrogative-indirette-seconda-parte/
A presto
Prof. Anna
Secondo lei quale frase è più corretta: a)per non aver dimenticato che l’equilibrio di chi sta accanto al malato vale almeno metà della cura professionale e attenta offerta ai suoi pazienti, oppure b) per non aver dimenticato che l’equilibrio di chi sta accanto al malato valga almeno metà della cura professionale e attenta offerta ai suoi pazienti.
Cara Rosy, è corretta la prima frase che mi scrivi.
A presto
Prof. Anna
Grazie mille professoressa Anna
Ho un dubbio riguardo una frase: “nonostante la vita sia difficile, c’è sempre qualcosa che tu possa fare”. A me sembra sbagliata, a una mia amica no. Stando ai casi che Lei ha elencato nel post, questa frase dovrebbe rientrare tra quelle in cui il che ha un valore consecutivo (c’è sempre qualcosa tale che tu la possa fare), però a me suona comunque sbagliata. Inoltre ho notato che entrambi gli esempi presenti sono frasi negative (questo NON è un vestito che tu possa indossare; NON c’è gara che tu non possa vincere), e se traslate in frasi affermative, almeno a me, suonano sbagliate (questo è un vestito che tu possa indossare). C’entra qualcosa il fatto che “qualcosa” è un pronome indefinito?
Dopo aver scomodato varie altre terze persone non siamo giunti a una conclusione che ci soddisfi pienamente, confidiamo nel suo parere da esperta 🙂
Caro Fulvio, nella frase che mi scrivi il congiuntivo non è necessario, perché non si tratta di una consecutiva e il pronome indefinito non è negativo (in questo caso il congiuntivo sarebbe corretto), quindi sarebbe corretto usare l’indicativo.
Un saluto
Prof. Anna
Gentile professoressa,
Ho un dubbio sulla seguente frase: “Pensavo ci fosse una differenza per chi disponesse/disponeva…”
È corretto usare l’indicativo o il congiuntivo? Può spiegarmi anche il perché?
Grazie per l’attenzione.
Caro Ragazzo, entrambi i modi sono corretti, se si usa il congiuntivo però si vuole dare un valore ipotetico alla frase.
Un saluto
Prof. Anna
Salve Prof.Anna, tempo fa mi disse che con non ricordo quando che riferito ad un passato anche molto remoto è meglio usare il congiuntivo passato. Lo stesso vale se dico non ricordo se tanto tempo fa abbia giocato bene o male? Pure io trovo più logico dire così. Se dicendo non ricordo se tanto tempo fa avesse giocato bene o male è totalmente scorretto o comunque accettabile. Inoltre, vorrei sapere se è più corretto non ricordo perché non voleva o non abbia voluto che parlassi? La ringrazio e la saluto.
Caro Stefano, dobbiamo sempre riferirci alle regole sulla concordanza dei tempi: abbiamo una principale con verbo al presente (non ricordo) e la subordinata esprime un’azione anteriore rispetto alla principale, in questo caso il verbo della subordinata deve essere coniugato al congiuntivo passato (abbia giocato) oppure se l’azione ha un valore durativo è possibile usare il congiuntivo imperfetto (giocasse), ma non è corretto il congiuntivo trapassato (avesse giocato). La frase introdotta da “perché” è un’interrogativa indiretta retta da “non ricordo” queste frasi possono avere sia l’indicativo sia il congiuntivo, quindi sono corrette entrambe: “non ricordo perché non voleva (o anche “ha voluto”) che parlassi”, “non ricordo perché non abbia voluto che parlassi”.
Un saluto
Prof. Anna
Saluti Prof. Anna, ho letto le sue spiegazioni sulle interrogative indirette andando anche sul sito che mi ha consigliato e solo ora ho chiaro cosa sia una interrogativa indiretta, ovvero una frase che è introdotta da come, dove, quando, etc. Vediamo ora, se ho capito, finalmente… se dico non ricordo quando, devo sempre usare il congiuntivo passato, anche se mi riferisco a un tempo molto remoto. Non ricordo quando abbia fatto quella cosa. Il problema che mi pongo, e che vorrei mi sciogliesse, è se mi riferisco a un periodo ulteriormente antecendente e dato che non si possono usare cong.imperfetto e trapassato non trovo altro che utilizzare sempre lo stesso cong. passato: Non ricordo quando abbia fatto quella cosa in quel determinato periodo e non ricordo quando abbia fatto quell’altra cosa nel periodo appena precedente. Per quanto riguarda invece non so se è più corretto non se se lui abbia fatto bene, ma è lecito pure dire non so se facesse bene, giusto? E anche qui riferendomi a un periodo ulteriormente antecedente dovrei dire ad es: mentre parlavamo quella sera non so se abbia fatto bene o se facesse bene a dire certe cose e non so se abbia fatto bene o se avesse fatto bene a dire quelle altre cose la sera precedente. Mi scuso se mi son dilungato espero di essermi spiegato decentemente. Cordiali saluti e grazie per i consigli.
Caro Stefano, premesso che è corretto usare anche l’indicativo, se dici “non ricordo” hai una reggente al presente, se vuoi che la dipendente esprima anteriorità rispetto alla reggente, dovrai usare o il congiuntivo passato o al limite il congiuntivo imperfetto se l’azione ha un aspetto durativo, stessa cosa vale per la frase retta da “non so” in quanto è una reggente al presente, non è corretto invece usare il congiuntivo trapassato. Puoi trovare tutte le informazioni sulla scelta del modo e del tempo verbale giusto nelle interrogative indirette in questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it
/benvenuti/2015/11/05/la-frase-complessa-le-interrogative-indirette-seconda-parte/
Vorrei precisare che le interrogative indirette non sono semplicemente frasi introdotte da “come, dove, quando”, ma devono dipendere da verbi che esprimono dubbio, incertezza, da verbi che esprimono una domanda, perché la funzione di questo tipo di frasi è esprimere una domanda o un dubbio in forma indiretta.
Un saluto
Prof. Anna
Grazie per i consigli e i suggerimenti. A presto.
Mi scusi, ma in quali casi si usa il congiuntivo trapassato? Mi vengono in mente due casi, ma sul secondo mi dovrebbe dare conferma o smentita : anche se fosse stato presente poco avrebbe potuto fare; aldilà che fosse stato presente o meno nulla sarebbe cambiato. Buona serata.
Caro Stefano, il congiuntivo trapassato si usa quando nella reggente c’è un tempo al passato e la dipendente esprime anteriorità: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2015/11/05/la-frase-complessa-le-interrogative-indirette-seconda-parte/.
Un saluto
prof. Anna
Mi scusi Prof. Anna, già che ci sono vorrei che mi illuminasse su queste due frasi: non ricordo un periodo in cui abbia potuto fare tardi la sera. In questo caso ci starebbe anche dire in cui potessi fare tardi la sera? Non rimpiango il fatto che riuscivo sempre a cavarmela ma rimpiango il fatto che riuscivo sempre a mantenere serenità. In questo casi, invece ho il dubbio perchè mi riferisco a un qualc osa di certo, ma essendoci il fatto che non saprei se sia melgio indicativo o congiuntivo. Grazie ancora, buona serata e ai prossimi dubbi!!!
Caro Stefano, può essere corretto anche il congiuntivo imperfetto ma è possibile usare anche l’indicativo, mentre dopo l’espressione “il fatto che” non è obbligatorio usare il congiuntivo, ma è possibile usare anche l’indicativo, la scelta dipende soprattutto dal verbo della reggente, quindi in questo caso l’indicativo è corretto.
Un saluto
Prof. Anna
Grazie per le risposte sempre precise e puntuali, solo che spesso ho difficoltà a fare capire quello che in realtà intendo. Saluti.
Gent.ma Prof. Anna.
Le chiedo un aiuto per dipanare dubbi circa il seguente periodo:
“I ricchi sono differenti da te e me – è una famosa osservazione presumibilmente fatta da F. S. Fitzgerald ad H. Hemingway, sebbene ciò che l’ha resa famosa o almeno ha reso famoso Hemingway per averla ripetuta, non sia stata l’osservazione in sè, ma la risposta di Hemingway.”
Mi corregga se sbaglio:
Il verbo della concessiva, introdotto da “sebbene”, dovrebbe essere “non sia stata”, mentre “ciò che l’ha reso famoso” dovrebbe essere il verbo della relativa.
Credo dunque che il primo vada al congiuntivo mentre il secondo all’indicativo.
Potebbe darmi conferma e soprattutto, nel caso fosse necessario, una alternativa migliore?
La ringrazio anticipatamente per il suo interessamento e La saluto cordialmente.
Micaela
Cara Micaela, la tua analisi è corretta, cambierei solo la punteggiatura (eliminado una virgola) e inserirei una parentesi per non rendere il periodo troppo pesante: “i ricchi sono differenti da te e me – è una famosa osservazione presumibilmente fatta da F. S. Fitzgerald ad H. Hemingway, sebbene ciò che l’ha resa famosa (o almeno ha reso famoso Hemingway per averla ripetuta) non sia stata l’osservazione in sè, ma la risposta di Hemingway”.
Un saluto
Prof. Anna
buongiorno!la proposta è giusta o la congiuntivo non è necessario grazie mille
Gentile prof.ssa Anna
Grazie per le sue lezioni , sono molto chiare ed aiutano molto a comprendere come funziona la lingua italiana, mi chiedevo se Lei abbia scritto un libro di grammatica italiana con esercizi e risposte che possiamo comprare?
Non sono italiana e sono autodidatta e cerco il suo metodo da tanti anni, mi può consigliare dove posso fare lezioni o dei libri che spiegano come fa Lei?
Grazie mille
Alba.
Cara Alba, posso consigliarti un libro molto chiaro e utile: zanichelli.it/ricerca/prodotti/grammatica-italiana-di-base-con-esercizi-di-autoverifica-ed-esercizi-online-di-ripasso.
A presto
Prof. Anna
Anche io ho sbagliato una, l’ultima frase
Illustrissima prof. Può,gentilmente controllare i congiuntivi in questa frase ho il dubbio su …dicano/dicono ….
la ringrazio in anticipo .
Spero abbiate trascorso un buon ferragosto…. pubblico in ritardo una mia considerazione sulla settimana appena passata ma che in verità abbraccia un pò tutte le settimane precedenti ed è questa :
Per via del mio problema alla gamba mi sono ritrovato spesso seduto in milonga ragion per cui ho ossevato con più attenzione alcune dinamiche. Ho notato che alla fine della tanda, le coppie si dicano qualcosa,ebbene sì ho “spiato” aguzzando le orecchie e ho sentito frasi del genere….
Prima situazione: “ma come sei bravo/a, si sente che balli da tanto tempo, sei un ballerino/a eccezionale”e così via….
Seconda situazione (la più rara): “stato piacevole ballare con te, mi è piaciuto, mi hai fatto sognare etc etc” . In entrambi i casi è chiaro che l’intento è quello di esprimere un compliment, ma io preferisco di gran lunga una delle due situazioni . Buona settimana ….
Caro Domenico, in questo caso è corretto l’indicativo “dicono”.
A presto
Prof. Anna
Profssa.Ana, gli esercizi riguardanti il congiuntivo nelle frasi relative, sono dei piu’ difficili. Stanno ben pensati per noi studenti. Sono compl.essi. Mi piaciono molto. Mille grazie per considerarmi in questo spazio. Sto leggendo di continuo ed eseguendo i dubbi di miei compagni. Sra. Bardi.
Divertente. Ho sbagliato solo la seconda frase.
Salve, vorrei un chiarimento.
Ascoltando una canzone mi è sorto un grandissimo dubbio: è corretto dire “so che ci conosciamo da poco, ma mi sembra che ti conosco da sempre”? Io avrei usato il congiuntivo ( […] Mi sembra che ti conosca da sempre).
Grazie
Cara Virgilia, infatti sarebbe necessario il congiuntivo, oppure l’infinito (essendoci identità di soggetto tra principale e subordinata) “mi sembra di conoscerti”.
Un saluto
Prof. Anna
UTILE.
Gentile professoressa,
ogni tanto quando si parla di congiuntivi mi attanagliano i dubbi e, in questo caso, ho pensato che chiedere a un’esperta fosse la soluzione migliore.
Tra le due, è preferibile: “Ero lì e ancora non sapevo con cosa avevo a che fare” oppure “Ero lì e ancora non sapevo con cosa avessi a che fare”?
Io, d’istinto, favorirei la prima; ma più cerco sostegno nella regola grammaticale meno mi sembra di trovare conferme.
La ringrazio in anticipo!
Cara C, sono corrette entrambe le soluzioni. Nelle interrogative indirette esplicite il verbo può essere all’indicativo, al congiuntivo. Per approfondire questo argomento, ti consiglio di leggere questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2015/11/05/la-frase-complessa-le-interrogative-indirette-seconda-parte/.
A presto
Prof. Anna
Buongiorno, ho un dubbio su questa frase: “Marco viene da me tutte le volte che io ho bisogno” o “Marco viene da me tutte le volte che che io abbia bisogno. ” Grazie!
Cara Lia, è corretto il primo periodo che mi scrivi.
A presto
Prof. Anna
cara prof Anna
ringrazio per la precedente cortese risposta.
Ho un’altro dubbio.
La frase :”allora capivo cosa significasse vivere su quell’isola…” è corretta?
oppure è meglio.” allora capivo cosa significava vivere …”
Grazie e cordiali saluti
Caro Gaincarlo, puoi usare l’indicativo.
Un saluto
Prof. Anna
Sono riuscita a fare l’esercizio senza alcun errore nonostante io sia rumena e soprattutto senza aver mai studiato l’italiano
Molto bene Gianina, ottimo risultato!
Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
Un saluto e a presto
Prof. Anna
La ringrazio professoressa,certo non esiterò,un saluto anche a lei!
Buongiorno. Dall’inizio facevo 10-7 gli errori. Ieri ho fatto 6. Stamattina sono 2.
Vorrei imparare il congiuntivo. Per me, è un bel modo per capire il suo uso.
Grazie
Molto bene Anna, facendo esercizio si migliora sempre di più!
A presto
Prof. Anna
Teniamo a sottolineare come, proprio in ragione del robusto incremento della esposizione di firma, proprietà e dirigenza “hanno” ritenuto doveroso analizzare e stimare in modo ancora più meticoloso e approfondito le possibilità aziendali.
Cara Professoressa, il mio “hanno” è stato sostituito dal congiuntivo “abbiano”.
Le due forme sono a mio parere entrambe corrette, ma l’indicativo mi sembra più “forte” visto che la decisione è stata già presa.
Potrei conoscere il suo pensiero?
Grazie mille
Caro Ugo Cesare, la tua ipotesi è corretta, è corretto sia usare l’indicativo sia usare il congiuntivo. La scelta tra indicativo e congiunvo (nei casi in cui entrambi sono corretti) dipende anche dal contesto: si tende a usare il congiuntivo in situazioni formali, l’indicativo in situazioni informali.
A presto
Prof. Anna
Mi sembra di non aver sbagliato niente! Vero?
Cara Antonietta, se tutte le risposte sono diventate verdi, non hai sbagliato niente.
A presto
Prof. Anna
Buonasera,
dire ” te li sto inviando per avere una copia nel caso non avessi a disposizione il pc” è corretto.
Grazie
Laura
È corretto?
Cara Laura, il periodo che mi scrivi è corretto.
A presto
Prof. Anna
Dovevo ragionare, malgrado la scarsa lucidità mi rendesse le cose più complicate.
Uscire dal buco nero nel quale stavo precipitando.
Avevano indirizzato i loro volti, privi di tratti somatici, dalla nostra parte.
Cerca di prendere il bus, se continuasse a piovere.
E se lo avessi capito sin da subito mi sarei risparmiata di scappare.
Dal momento che sarei rimasta chiusa nella stanza, il tempo sarebbe scorso.
Cara prof. Anna spero di non aver fatto degli errori in queste frasi.
Attendo sua risposta.Grazie
Cara Tonia, ecco le mie correzioni: “se continua a piovere, cerca di prendere il bus”, “il tempo sarebbe trascorso”.
Un saluto
Prof. Anna
Cara prof.Anna ho alcuni dubbi:
Quelle parole bastarono per farmi ritornare le lacrime agli occhi o a farmi ritornare…
Era un uomo del quale innamorarsi.
Se stavolta l’avessi/l’avrei davvero deluso?
Mi chiedevo quale condanna gli fosse/sarebbe toccata.
Lo avrebbero condannato con la stessa accusa che avrebbero dato a suo padre.
Nessuno avrebbe taciuto sulla/ alla violenza di un cane.
Ebbi la sensazione che ero /fossi arrivata in ritardo.
Restò in piedi, ciondolante, per mezzo secondo durante il quale la faccia gli si rigava di lacrime.
Mi ero abbandonata alle cure dispensate dalle sue doti mediche.
La supervisione sotto la quale ero vissuta…
Stavo per scagliarmici direttamente contro.
Saluti.
Susy.
Cara Susy, ecco le tue frasi corrette: “quelle parole bastarono per farmi ritornare le lacrime agli occhi”; “era un uomo del quale (di cui) innamorarsi”; “se stavolta l’avessi davvero deluso?”; “mi chiedevo quale condanna gli fosse/sarebbe toccata (corrette entrambe, il congiuntivo imperfetto esprime contemporaneità, il condizionale passato esprime posteriorità); “lo avrebbero condannato con la stessa accusa che avrebbero dato a suo padre”; “nessuno avrebbe taciuto sulla violenza di un cane”; “ebbi la sensazione di essere arrivata in ritardo; “restò in piedi, ciondolante, per mezzo secondo, durante il quale la faccia gli si rigò di lacrime; “mi ero abbandonata alle cure dispensate dalle sue doti mediche; “la supervisione sotto la quale ero vissuta”; “stavo per scagliarmici direttamente contro”.
Un saluto
Prof. Anna
Salve prof.ssa Anna!
Nella seguente frase qual è la forma giusta?
“Quest’avventura sembra un film la cui fine non arriva/i mai.” Arriva o arrivi, oppure entrambi? E perché?
Grazie!
Caro Doxos, è corretta la frase con l’indicativo.
Un saluto
Prof. Anna
È corretto dire: “È la situazione più imbarazzante che ABBIA VISSUTO” ?
O dovrei dire: ” ABBIA mai VISSUTO”?
Cara Caterina, sono corrette entrambe le possibilità.
Un saluto
Grazie mille!!!!!!
Professoressa, “non ho visto che” o “non vedo che” possono reggere il congiuntivo? “non ho visto che marchio fosse”; “non vedo che problema ci sia”; è vero che richiedono l’indicativo i verbi che esprimono giudizio o percezione, tra cui “vedere”; ma in questo caso la negazione davanti al verbo “vedere” è come se annullasse tale percezione e desse invece un senso di dubbio, di insicurezza, di distorsione e di fraintendimento visivo (o comunque di annullamento visivo, relativo chiaramente al senso grammaticale delle nostre frasi).
È giusto?
Cara Sofia, non si tratta di oggettive, ma di interrogative indirette, quindi è possibile usare l’indicativo, il congiuntivo e il condizionale.
Un saluto
Quindi anche “Non ho visto che marchio era (indicativo)”? oppure “Non vedo che problema ci sarebbe (condizionale)”?
Esatto Sofia.
Salve, nelle frasi “Mi faccia vedere il documento che attesta la sua identità”, “Mi faccia vedere un documento che attesti la sua identità e “Mi faccia vedere un documento che attesta la sua identità”, credo siano corrette entrambe rispetto a ciò che vogliamo esprimere. Nella prima abbiamo l indicativo nella relativa in quanto il fatto viene presentato come reale e poi perché l’oggetto del desiderio è chiaro e il soggetto è sicuro di volerlo (cioè quel preciso documento e non un altro); in più, ma non è sempre certo, la frase relativa avrà e può avere il modo indicativo se l’oggetto del “desiderio” o della “richiesta” è preceduto da un articolo determinativo (il, nel nostro caso). Oltretutto Il soggetto sa già esattamente cosa vuole (diciamo che sa dove procurarsi questo oggetto, lo ha sicuramente già visto, etc). L’oggetto è insomma chiaro, è proprio quello, e spesso è indicato, appunto, da un sostantivo con articolo determinativo; e si tratta solo di andarlo a prendere. In questo caso la frase relativa avrà un verbo all’indicativo: “…che attesta la sua identità (non sto ponendo condizioni, non sto illustrando caratteristiche del documento, ma sto dicendo che documento voglio). Nella seconda invece abbiamo il congiuntivo nella relativa in quanto stiamo attribuendo alla frase una sfumatura limitativa: in questo genere di frasi il congiuntivo esprime un requisito o una limitazione relativamente all’oggetto desiderato. Nel nostro caso il soggetto della frase desidera qualcosa (un documento, appunto), ma pone delle limitazioni, dei requisiti o delle condizioni (che attesti la sua identità; la condizione è quella di attestare la sua identità), troveremo facilmente il congiuntivo. Se l’oggetto desiderato è un sostantivo spesso (ma non è sempre certo) è preceduto dall’articolo indeterminativo (un, nel nostro caso). Il soggetto ha delle idee su quello che vuole, ma non ha ancora scelto; pone delle condizioni o delle limitazioni (che attesti la sua identità, quel tipo di caratteristica): queste condizioni o limitazioni possono essere assolute (o così o niente!) o anche solo espressione di una certa preferenza (vorrei così, eventualmente, se possibile). E quindi nella seconda frase al congiuntivo, non so che documento preciso voglio o mi daranno, ma il criterio che seguo nella scelta è quello di considerare se attesti o no la sua identità. In questa frase non si dice se questa condizione è irrinunciabile o è solo una preferenza. Il congiuntivo in sé non esprime decisione o incertezza, ma solo la mia partecipazione emotiva alla scelta. Nella terza infine usiamo l indicato come a dire “non ricordo che tipo di documento sia, ma so che è quello che attesta la sua identità, e penso proprio che voglio quello”.
Tutto giusto?
Caro Alessandro, i tuoi ragionamenti sono corretti.
Un saluto
Salve, grazie mille; avrei altre due frasi da proporle, rispetto a ciò che ho scritto sopra…
“Non ti sto dicendo di conquistare tutte le ragazze che passano”;
“Non ti sto dicendo che tu debba conquistare tutte le ragazze che passano”.
Allora, entrambe hanno l’indicativo nella relativa in quanto il fatto viene presentato come reale (cioè quelle precise ragazze e non altre); in più, ma non è sempre certo, la frase relativa può avere il modo indicativo se l’oggetto del “desiderio”, della “richiesta” o in questione è preceduto da un articolo determinativo (le, nel nostro caso). In questo caso le frasi relative avranno il verbo all’indicativo: “…che passano (non sto ponendo condizioni, non sto illustrando caratteristiche, ma sto indicando chiaramente le ragazze di cui parlo: quelle “che passano” e non altre). L’unica differenza fra le due frasi è la scelta del modo infinito nella subordinata: il soggetto della frase principale e il soggetto della frase dipendente sono uguali, allora preferisco utilizzare l’ infinito, preceduto da «di».
Corretto?
Caro Alessandro, è corretto.
“Non ho mai sentito uno che…” la relativa introdotta dal “che” regge il congiuntivo rispetto al verbo della principale che esprime incertezza ( “sentire” nella sua forma affermativa richiede l indicativo; ma nella sua forma negativa richiederebbe il congiuntivo):
“non ho mai sentito uno che avesse la mia tipologia di attrazione”; “non sento mai uno che dica le cose come stanno” etc…
Giusto?
Cara Ludo, giusto.
…in forma affermativa scriveremmo così: “ho sentito uno che aveva la mia tipologia di attrazione”; “sento uno che dice le cose come stanno”; la relativa introdotta dal “che” regge l indicativo rispetto al verbo della principale che esprime certezza ”ho sentito”, ”sento”. Entrambe le subordinate delle due frasi esprimono contemporaneità: una al al presente (sento), una al passato (ho sentito)
Ora è completo.
Cara Ludo, è corretto.
“Dare per scontato che” vuole il congiuntivo? grazie
Caro Michele, è così.
Non ho sbagliato nulla!
Molto bene Emiliana, ottimo risultato!
A presto
“Per chi fosse interessato”
“Per chi se lo fosse perso”…
Se la frase relativa esprime un’ipotesi al presente, troveremo il congiuntivo imperfetto; al passato il trapassato congiuntivo (“fosse perso”, “perdersi”, verbo intransitivo pronominale); infatti il “chi”, di “per chi”, è un pronome relativo indefinito, che funge, appunto, da pronome relativo, e insieme da indefinito quando significa, con valore ipotetico, «se uno, se qualcuno»: chi volesse Salir di notte, fora elli impedito …? (Dante). I nostri esempi: “Per chi fosse interessato (se qualcuno fosse interessato…)”; “Per chi se lo fosse perso (se qualcuno se lo fosse perso…)”.
Va bene?
Cara Cosetta, è corretto.
Dimenticavo, anche in questa il ragionamento è lo stesso: “Per chi non lo sapesse…” e cioè “Se uno, qualcuno non lo sapesse…”
Esatto.
“Avrai bisogno di qualcuno che ti protegga le spalle” o “Avrai bisogno di qualcuno che ti protegge le spalle”?
Credo che siano entrambe corrette, ma con due sfumature di significato diverso. Il congiuntivo nella relativa della prima frase attribuirebbe alla frase una sfumatura finale; cioè indicherebbe un fine: “Avrai bisogno di qualcuno affinché ti protegga le spalle”.
Certo il congiuntivo nelle frasi relative, com’è scritto nel post, si userebbe, ad esempio, se nella fase precedente alla relativa ci fosse un pronome indefinito negativo (“qualcuno” è sì un pronome indefinito, ma non negativo).
D’altronde, però, “qualcuno” ha il significato di “uno”, “uno qualsiasi”, “una persona a caso”, e perciò se sostituissimo “qualcuno” con uno di questi sinonimi, gli stessi sarebbero preceduti da un articolo indeterminativo, che allora renderebbero “l’ oggetto del desiderio” indefinito.
In sintesi, nella prima frase col congiuntivo nella relativa, il soggetto della frase desidera qualcuno, ma pone dei requisiti (affinché ti protegga le spalle, affinché sia in grado di svolgere quel compito), e perciò troveremmo facilmente il congiuntivo; e spesso l’oggetto del desiderio è preceduto dall’articolo indeterminativo: “Avrai bisogno di qualcuno/uno/uno qualsiasi/una persona a caso che ti protegga le spalle”.
Diversamente nella seconda frase il verbo della relativa è all’indicativo, perché il fatto viene presentato come reale, come se fosse già pronta e presente la persona in grado di proteggere le spalle a qualcuno etc. L’ indicativo sembrerebbe meno indicato, ma la frase non si può dire del tutto scorretta.
Corretto?
Caro Claudio, è corretto.
Se nella frase precedente alla relativa c’è un pronome indefinito negativo (per esempio: niente, nessuno) la frase relativa avrà il congiuntivo:
“Non c’è niente che ti interessi?”
Corretto?
Caro Domenico, è corretto.
“Non ci sono immagini, le quali lo ritraggono”
…in questa frase credo sia corretto l indicativo nella relativa, perché stiamo esprimendo un dato di fatto: e cioè che effettivamente “non esistono da nessuna parte delle immagini che rappresentano quella determinata persona”.
Caro Filippo Maria, esatto.
Grazie; in questa “Non capisco perché si festeggi/festeggia in Italia” ci troviamo di fronte ad una interrogativa indiretta dove sono corrette entrambe le scelte (indicativo e congiuntivo). Tuttavia, l’indicativo esprime la certezza del fatto: e cioè anche in Italia si festeggia, è una cosa che l’interrogante sa, ma con cui forse non è d’accordo; d’altronde il congiuntivo sottolinea invece il dubbio (mi chiedo perché si dovrebbe festeggiare quel tipo di evento…) o altrimenti l ignoranza (”non so proprio perché”, “sono ignorante in materia”). Soggettivamente preferisco il congiuntivo dopo ”non capisco”, appunto perché chi domanda non sa o è in dubbio.
Caro Filippo Maria, il tuo ragionamento è esatto.
“Lascia perdere che” regge il congiuntivo o l indicativo?
Es, Lascia perdere che ti abbia/ha lasciato
Caro Domenico, si può usare l’indicativo.
“uno dei critici più arroganti e supponenti che ci potesse capitare”
…Se nella frase precedente alla relativa (che ci potesse capitare) c’è un superlativo relativo (più arroganti e supponenti), la frase relativa avrà il congiuntivo (“potesse capitare”, e non “poteva capitare”).
Giusto?
Cara Antonietta, è giusto.
Buon pomeriggio, la relativa al congiuntivo di questa frase esprime un valore consecutivo:
“Non c’è serie televisiva che valga quella che ho appena visto”; in questo caso la frase relativa esprime una conseguenza: “Non c’è serie televisiva tale che valga quella che ho appena visto”.
Corretto?
Caro Mauro, è corretto.
“cerchiamo una piscina che permetta di accogliere mio padre in acqua”
“cerchiamo una piscina che abbia degli ausili che permettano di accogliere mio padre in acqua”
…prof, al di là del senso delle frasi, le volevo chiedere se nella seconda frase (il congiuntivo nella relativa della prima frase è corretto per via del valore limitativo) sia corretto il congiuntivo nella relativa di secondo grado (che permettano di accogliere)? io credo di sì, perché la relativa di secondo grado esprime, come per la relativa di primo grado (che abbia), un requisito o una limitazione relativamente all’oggetto desiderato.
Corretto?
Caro Giulio, è corretto.
Con valore consecutivo la frase relativa esprime una conseguenza (quindi il congiuntivo si usa):
“Non c’è una partita nella quale non si facciano gol” (significa che nelle partite si segna sempre)
Va bene?
Caro Alfredo, è giusto.
Anche in questa: “Non c’è una volta in cui mi vada bene”; anche questa relativa ha valore consecutivo
Mi chiedevo se fosse corretta anche questa: “Non c’è una volta in cui mi vada bene”; anche questa relativa ha valore consecutivo
Caro Alfredo, la frase è corretta.
“hai delle prove che mi possano incriminare?”
“hai delle prove che mi incriminino?”
…Il congiuntivo in queste due relative credo sia esatto, intanto perché non ci sono, per il momento, delle prove che possono incriminarmi (sono incerte), e poi perché stiamo esprimendo un valore penso consecutivo (una conseguenza):
“hai delle prove TALI che mi possano incriminare?”
“hai delle prove TALI che mi incriminino?”
corretto?
Caro Giorgio, è corretto.
“Non è che” come espressione impersonale regge il congiuntivo:
1″Non è che non abbia fame, anzi…”
2″Non è che non parino i portieri”
3″Non è che sia molto intelligente”
4″Non è che fosse interessante” (congiuntivo imperfetto con valore durativo rispetto alla principale)
5″Non è che fosse italiano” (valore durativo)
…al passato:
1″Il problema non era che lei fosse una guaritrice”
2″Non era che non avessi sentito per mesi nulla di lui”
3″Non era che non li volessi”
Caro Enrico, è esatto.
Caro Enrico, i periodi sono corretti.
“Cerco dei ragazzi cui piace la musica classica”
“Cerco dei ragazzi cui piaccia la musica classica”
…entrambe corrette; nella prima l’ oggetto del desiderio è chiaro e il soggetto è sicuro di volerlo, la frase relativa avrà il modo indicativo; viceversa nella seconda il congiuntivo esprime un requisito o una limitazione relativamente all’oggetto desiderato (valore limitativo).
Giusto?
Caro Massimo, è giusto.
“Non ditemi quello che devo fare”
“Non ditemi quello che io debba fare”
…Entrambe sono corrette, ma chiaramente con delle sfumature di significato differenti. Nella prima frase usiamo l indicativo perché il fatto viene presentato come reale: e cioè “c’è effettivamente qualcosa da fare, ma non voglio che qualcuno me lo dica, che me lo ordini in questo senso; so che qualcosa devo fare, ma nessuno deve dirmelo”. Per quanto riguarda la seconda (anche se in questo caso sarebbe meglio utilizzare l indicativo), non parlerei di sfumature o valori (finali, limitativi o consecutivi), ma di incertezza: “non è sicuro che io debba fare una determinata cosa (può darsi che io non voglia farla, ma può darsi anche che qualcosa da fare non ci sia proprio, ecc), nonostante voi me lo diciate od ordiniate”. In finale, entrambe corrette, ma la prima (all indicativo) più comune.
Penso sia corretto.
Caro Mario, è corretto.
Valore consecutivo: in questo caso la frase relativa esprime una conseguenza:
“Non c’è storia che tenga”
Va bene?
Caro Mario, è corretto.
“Cosa c’è di vero che non si trovi già in Aristotele?”
…Prof, se non sbaglio il “che” introduce una relativa al congiuntivo con valore consecutivo? “Cosa c’è di vero tale che non si possa trovare in Aristotele?”
Potrebbe essere corretto?
Caro Filippo Maria, è corretto.
Se nella frase precedente alla relativa c’è un superlativo relativo, la frase relativa avrà il congiuntivo: “È la peggior malattia che possa esserci” (peggiore è un superlativo relativo).
Caro Antonio, è esatto.
“È una delle peggiori squadre che abbia mai visto”, stesso ragionamento: e cioè che se nella frase precedente alla relativa (che abbia mai visto) c’è un superlativo relativo (de [le] peggiori squadre), la frase relativa avrà il congiuntivo (infatti la preposizione articolata “delle” è formata dalla preposizione semplice “di”+ “le”, articolo determinativo; e quindi è come se intendessimo “le peggiori [superlativo relativo irregolare] squadre”).
Mi sembra corretto.
Caro Antonio, è corretto.
Stesso discorso queste frasi “È una delle peggiori che ti possa capitare (presente)” e
“Era una delle peggiori che ti potesse capitare (passato)”
Esatto.
“Devi comprare un giocatore che non sia italiano”
“Devi comprare un giocatore che sia un’icona”
…in entrambe il congiuntivo nelle relative è corretto e con valore limitativo (in questo genere di frasi il congiuntivo esprime un requisito o una limitazione relativamente all’oggetto desiderato). L’unica differenza è che nella prima c’è la negazione e nella seconda no, ma il valore suddetto è lo stesso. D’altronde nella prima, con la negazione, è sottinteso che il giocatore deve avere una nazionalità diversa da quella italiana (o comunque non deve essere italiano), quindi la caratteristica relativa al valore limitativo è evidente.
Spero sia corretto.
Caro Renato, è corretto.
Stessa cosa (e quindi stesso discorso) al passato (con l’imperfetto indicativo nella reggente, esempio “dovevi”) con valore limitativo nella relativa:
1)“Dovevi comprare un giocatore che non fosse italiano”
2)“Dovevi comprare un giocatore che fosse un’icona”
Penso sia giusto
Caro Renato, è corretto.
Se nella frase precedente alla relativa c’è un superlativo relativo, la frase relativa avrà il congiuntivo:
“È la cosa più bella che mi possa capitare”
“È la cosa più bella che mi sia capitata”
“È la cosa più bella che mi potesse capitare (valore durativo)”
“Era la cosa più bella che mi potesse capitare”.
Giusto?
Cara Patrizia, è giusto.
Se la frase precedente introduce un paragone completato nella frase realativa:
“Sembri un senzatetto cui abbiano fatto appena la doccia”
…e poi “Quella a cui hanno toccato il lato b” (a chi hanno toccato il lato b? a quella [complemento di termine]).
Corretto?
Cara Patrizia, è corretto.
1) “Impuntare” e “Impuntarsi”: Allora, “Impuntare”, come verbo intransitivo (con l’ausiliare “avere”), può signficare “Urtare, inciampare con la punta (del piede)”: “Salendo di corsa, ho impuntato nello scalino”; ma anche di oggetti, strumenti di lavoro e simili, “Urtare contro una sporgenza della superficie su cui si muovono o vengono strisciati”: “La pedana della carrozzella ha impuntato nel marciapiede”. Mentre “Impuntarsi”, come verbo intransitivo pronominale, con il significato di “Sbattere in un ostacolo, urtare, cozzare (+ contro o + in )”: “Il battello s’impuntò contro (o in) uno scoglio”; “La pedana della carrozzella si è impuntata contro il marciapiede”. Ma anche “Puntare i piedi rifiutando di procedere, di bambini o animali”: “Il ragazzo si impuntò, e bisognò trascinarlo con la forza” (Chiaramente più gli altri significati che, per pigrizia, ometto).
2) “Non erano attività che sfociavano/sfociassero per forza in attività criminali”. Il “che” introduce una relativa, la quale, rispetto al significato che vogliamo dare alla frase, può reggere o l’indicativo (tempo più comune nelle relative e quando il fatto viene presentato come reale) o il congiuntivo (se vogliamo attribuire alla relativa una sfumature finale, limitativa o consecutiva, se vogliamo conferire una sfumatura ipotetica; o più semplicemente se vogliamo conferire incertezza alla relativa stessa). Ragion per cui, per quanto concerne la nostra frase, credo che entrambi i tempi siano corretti, ma con una leggera preferenza per l’indicativo, “sfociavano”, in quanto nell’intero periodo si ammette implicitamente “l’onestà” delle attività che venivano svolte. Per contro, userei il congiuntivo, se volessi intanto adottare una tra le varie sfumature che ho elencato (finale, limitativa, consecutiva, ipotetica, incerta), e poi se volessi attendere la negazione nella principale, anche se, come ben sappiamo, la relativa, per certi versi, è slegata dalla consecutio temporum.
Spero sia tutto corretto.
Caro Filippo Maria, è tutto corretto.
Se nella frase precedente alla relativa c’è un superlativo relativo, la frase relativa avrà il congiuntivo:
1)”L’amico migliore che io abbia mai avuto”;
2)”È la cosa migliore che si possa sentire”.
…Infatti “migliore”, preceduto dall’articolo determinativo (nella prima infatti sarebbe “IL migliore amico…”; mentre nella seconda “LA miglior cosa…”), ha valore di superlativo relativo.
Dovrebbe esser corretto.
Caro Filippo, è corretto.
Se la frase precedente introduce un paragone completato nella frase relativa (quindi nella frase precedente, più o meno, troveremo verbi del tipo “apparire, sembrare, figurare, assomigliare, avere l’apparenza, ecc”):
1) Sembrava un cane a cui avessero tolto il guinzaglio.
2) Pare un ragazzino che abbia rubato la marmellata.
3) Sembro uno che non abbia mai giocato a questo gioco.
4) Assomiglio ad un senzatetto che se ne stia per i fatti suoi.
5) Per quanto era felice, sembrava un bambino cui avessero regalato le caramelle.
Mi auguro che sia tutto corretto
Caro Carlo, sono corrette.
“Per partecipare all’evento, dovrai includere giocatori che rispettano/rispettino le condizioni specificate”.
In questa frase credo che sia più appropriato l’uso del congiuntivo nella relativa (ma non dico che sia scorretto l’indicativo, che invece presenterebbe il fatto nella relativa come reale), dando una sfumatura, un valore limitativo (in questo genere di frasi il congiuntivo esprime un requisito o una limitazione; e cioè in queste frasi il soggetto desidera qualcosa ma pone delle condizioni, delle limitazioni: la condizione è saper rispettare le condizioni specificate) alla relativa stessa. Insomma, entrambi i tempi (indicativo e congiuntivo) sono corretti rispetto a ciò che vogliamo esprimere.
Penso sia corretto.
Caro Fernando, è corretto.
La band cerca un frontman che rimpiazzi il vecchio leader (frase al presente)
La band si mise a cercare un frontman che rimpiazzasse il vecchio leader (frase al passato)
il congiuntivo nella relativa ha valore finale.
Esatto?
Cara Luisa, è esatto.
Se nella frase precedente alla relativa c’è un pronome indefinito negativo (per esempio: niente, nessuno) la frase relativa avrà il congiuntivo:
“Nessuno che dica la verità? (anche in forma diretta).
“Non c’è nessuno che dica la verità”.
Caro Riccardo, è corretto.
“C’è una regola che vieti questa cosa?” in questa relativa il congiuntivo credo abbia valore consecutivo (“…tale che vieti…”).
Esatto.
Gentile Prof.ssa,
mi è capitato di ascoltare questa frase: “Vorrei svegliarmi con milioni di persone che mi seguono sui social”.
In questo caso l’indicativo è errato?
La ringrazio molto. Cordialità
Caro Luca, in questo caso l’indicativo è corretto.
Un saluto
ELLISSI VERBALE:
Buongiorno, nella frase “Uomini che si mostrino al pubblico?” credo che il congiuntivo sia corretto proprio perché è come se scrivessimo, elidendo il verbo della principale, “(Cerco) uomini che si mostrino al pubblico”, sottoforma di domanda, oppure “(Ci sono) uomini che si mostrino al pubblico?”, ecc. Chiaramente il congiuntivo, in questo caso, ha valore limitativo, sottoforma però di richiesta, domanda, come nell’esempio…
Sono sicuro che è corretto.
Caro Filippo, è corretto.
Prof, le scrivo qui perché non trovo più il mio commento:
1 -“Vorrei che ci fosse qualcuno che mi aiuti”
2-“Avrei voluto che ci fosse qualcuno che mi aiutasse”
…Entrambe sono corrette; d’altro canto il congiuntivo nella relativa è svincolato dalla consecutio temporum: e cioè non segue il tempo della principale, bensì solo quello cronologico (nel senso che non potremmo mai usare un tempo passato rispetto ad un evento presente).E a riprova di ciò, nella prima frase, il condizionale presente nella principale fa riferimento ad un tempo presente; di conseguenza nella subordinata relativa avremmo il congiuntivo presente, quindi un tempo presente; e in aggiunta il congiuntivo nella relativa, in questo caso, ha un valore finale. Viceversa, nella seconda, abbiamo un tempo passato nella principale, e perciò nella relativa troviamo il congiuntivo imperfetto, quindi un tempo passato; e, anche in quest’altro caso, il congiuntivo ha un valore finale.
Va bene?
Caro Filippo, è giusto.
Prof, anche questa segue il suddetto ragionamento…
“Vorrei che tizio finisse con qualcuno che se ne prenda cura amorevolmente”
Il primo “che” introduce un’oggettiva al congiuntivo imperfetto (e non presente) perché nella principale c’è un verbo esprimente “volontà, desiderio, ecc”; il secondo “che” introduce una relativa al congiuntivo presente con valore finale: in questo caso la frase relativa ha una sfumatura finale, cioè indica un fine, uno scopo. Ovviamente nella relativa usiamo il congiuntivo presente in quanto, come ho detto in altri post, il congiuntivo nella relativa è svincolato dalla consecutio temporum: e cioè non segue il tempo della principale (“Vorrei”), bensì solo quello cronologico (nel senso che non potremmo mai usare un tempo passato, ad esempio “prendesse”, rispetto ad un evento presente). E a riprova di ciò, il condizionale presente nella principale “Vorrei”, che fa riferimento ad un tempo presente, implica che l’evento della subordinata sia presente o futuro: data appunto dal condizionale presente, attuale, del momento; di conseguenza nella subordinata relativa avremmo il congiuntivo presente, quindi un tempo presente.
Penso sia corretto…
Caro Filippo Maria, è esatto.
Salve, stesso discorso per questa “Vorrei che ci fosse qualcuno che dica (e non “dicesse”) la verità”.
Penso sia giusto
Giusto.
Volevo aggiungere, per completezza, alcune cose… Nella frase “Vorrei che ci fosse qualcuno che dica (e non “dicesse”) la verità”, il primo “che” introduce un’oggettiva al congiuntivo imperfetto (e non presente) perché nella principale c’è un verbo esprimente “volontà, desiderio, ecc”, quindi “Vorrei che ci fosse…”; il secondo “che” introduce una relativa al congiuntivo presente con valore finale: in questo caso la frase relativa ha una sfumatura finale, cioè indica un fine, uno scopo, attuabile nel presente (“…qualcuno che dica la verità in questo momento, al momento dell’enunciazione, al presente”). Ovviamente nella relativa usiamo il congiuntivo presente in quanto, come ho detto in altri post, il congiuntivo nella relativa è svincolato dalla consecutio temporum: e cioè non segue il tempo della principale “Vorrei” (il cui tempo, però, viene seguito dalla subordinata oggettiva al congiuntivo imperfetto “fosse”, per via, come accennato in precedenza, del verbo al condizionale presente nella principale-reggente [“Vorrei”] esprimente “volontà, desiderio, ecc.), bensì solo quello cronologico (nel senso che non potremmo mai usare un tempo passato, ad esempio “dicesse”, rispetto ad un evento presente, dettato anche da “Vorrei”). E a riprova di ciò, il condizionale presente “Vorrei” nella principale, che fa riferimento ad un tempo presente, implica che l’evento della subordinata relativa (anche la subordinata oggettiva al congiuntivo imperfetto è proiettata al presente; ma usiamo l’imperfetto congiuntivo, come dicevo, perché nella principale c’è un verbo che esprime volontà o desiderio coniugato al condizionale presente) sia presente o futuro: data appunto dal condizionale presente, attuale, del momento; di conseguenza nella subordinata relativa avremmo il congiuntivo presente, quindi un tempo presente.
Penso sia corretto…
Caro Filippo Maria, è corretto.
CONGIUNTIVO NELLA RELATIVA:
“(Che) ci sia una volta in cui mi dia ragione (presente)”
“(Che) ci fosse una volta in cui tu mi dessi ragione (passato)”
…Il congiuntivo in queste relative, sia al presente che al passato, e introdotte da “in cui”, hanno una sfumatura consecutiva. In aggiunta, volevo dire che prima della relativa c’è, sempre sia al passato che al presente, un congiuntivo desiderativo. Ah, il “che” si può omettere, come tra parentesi.
Caro Luca, è esatto.
“Ho bisogno di una persona di cui io possa fidarmi ciecamente”… È corretto il congiuntivo nella relativa introdotta da “di cui”; in questa relativa abbiamo una sfumatura di valore finale, se non sbaglio…
Caro Luca, il congiuntivo in questo caso è corretto.
Quindi è corretto anche il mio ragionamento?
In che senso?
1-Se avessi una figlia che subisca delle violenze, mi farei giustizia da solo (presente)
2-Se avessi avuto una figlia che subisse delle violenze, mi sarei fatto giustizia da solo (passato)
…il congiuntivo in queste relative ha valore consecutivo (la prima al presente, la seconda al passato).
Corretto?
Caro Filippo Maria, io userei l’indicativo in queste relative.
Lo riterrei necessario anch’io l’indicativo; però penso che, se volessimo dare alla relativa un valore consecutivo, sarebbe altrettanto corretto…
Per lei il mio secondo intervento crede sia corretto? “…Lo riterrei necessario anch’io l’indicativo; però penso che, se volessimo dare alla relativa un valore consecutivo, sarebbe altrettanto corretto…”
Caro Filippo Maria, non userei il congiuntivo in questo caso.
1) “Penso che l’italianità sia qualcosa che vada apprezzata”
…Usiamo il congiuntivo sia nella subordinata oggettiva di primo grado che nella relativa di secondo grado introdotta dal “che”, in quanto, nel primo caso (subordinata oggettiva), nella principale c’è il verbo “pensare”; nel secondo caso (relativa) usiamo il congiuntivo perché il “che” ha valore consecutivo.
2) “Vorrei avere un padre a cui importi di me”
…In quest’altra frase è corretto l’uso del congiuntivo presente nella relativa introdotta da “a cui”, e non il congiuntivo imperfetto “importasse” (che è una forma che ricalca il periodo ipotetico del secondo tipo [infatti è come se dicessimo ‘’se importassi a mio padre, lo vorrei’’] ma che, rimanendo nel costrutto della proposizione relativa, indica che la qualità del padre [e cioè avere a cuore il proprio figlio] riguarda il passato, e ciò sarebbe è un po’ bizzarro, rispetto alla reggente, che è al condizionale presente), in quanto, come scrissi in un altro post, il congiuntivo nella relativa è svincolato dalla consecutio temporum: e cioè non segue il tempo della principale, bensì solo quello cronologico (nel senso che non potremmo mai usare un tempo passato rispetto ad un evento presente). E a riprova di ciò, nella frase in questione, il condizionale presente nella principale fa riferimento ad un tempo presente; di conseguenza nella subordinata relativa avremo il congiuntivo presente, quindi un tempo presente; in più, il congiuntivo nella relativa della frase ha valore limitativo.
Tutto corretto mi sembra…
Caro Filippo, l’uso dei tempi verbali è corretto, ma nel primo periodo è necessario concordare al maschile “qualcosa che vada apprezzato”.
Un saluto
Si, è vero sul maschile, mi sono confuso. Diciamo “apprezzatO” perché ci riferiamo a “qualcosa” (un qualcosa) che si concorda al maschile. Per il resto, i miei ragionamenti sono corretti?
Il resto è tutto corretto.
Salve di nuovo, anche le frasi “Vorrei qualcuno che voglia (e non “volesse”) far parte di una famiglia” e “Vorrei qualcuno che si prenda (e non “prendesse”) cura dei nativi” seguono lo stesso ragionamento: e cioè “…che è corretto l’uso del congiuntivo presente (“voglia” e “prenda”) nelle relative introdotte da “che”, e non il congiuntivo imperfetto “volesse” e “prendesse” (che è una forma che ricalca il periodo ipotetico del secondo tipo, ma che, rimanendo nel costrutto della proposizione relativa, indica che le qualità di un “qualcuno” [e cioè “voler far parte di una famiglia” e “prendersi cura dei nativi”] riguarda il passato, e ciò sarebbe è un po’ bizzarro, rispetto alla reggente, che è al condizionale presente), in quanto, come scrissi in un altro post, il congiuntivo nella relativa è svincolato dalla consecutio temporum: e cioè non segue il tempo della principale, bensì solo quello cronologico (nel senso che non potremmo mai usare un tempo passato rispetto ad un evento presente). E a riprova di ciò, nella frase in questione, il condizionale presente nella principale fa riferimento ad un tempo presente (infatti “vorrei qualcuno…” indica il desiderio di aver qualcuno, con certe caratteristiche, in questo dato momento); di conseguenza nella subordinata relativa avremo il congiuntivo presente, quindi un tempo presente; in più, il congiuntivo, nelle due relative delle frasi, ha, anche qui, valore limitativo.
Ora è completo e penso sia giusto.
Caro Filippo, è corretto.
Salve, prof; le scrivo anche questa frase, che segue gli stessi ragionamenti iniziali: “Vorrei avere una persona che lo faccia al posto mio”.
Caro Filippo, la frase è corretta.
Prof, è corretto dire che il congiuntivo nelle relative ammette, se richiesto, solo il congiuntivo presente (per il presente) e il congiuntivo imperfetto (con valore durativo) o il congiuntivo passato (per indicare un evento ben preciso e terminato) per il passato? e non il congiuntivo trapassato? Le faccio degli esempi, alcuni tratti dal suo articolo, uno inventato da me:
1) Con il congiuntivo presente per indicare un evento presente e per attribuire alla frase relativa una sfumatura, in questo esempio, limitativa: “Voglio comprare un vestito che sia economico (il soggetto della frase desidera qualcosa, ma pone delle limitazioni nel presente; il congiuntivo presente quindi esprime un requisito o una limitazione relativamente all’oggetto desiderato in quell’istante del presente)”.
2) Con il congiuntivo imperfetto per indicare un evento passato, ma con valore durativo, e per attribuire alla frase relativa una sfumatura, anche in questo esempio al passato, limitativa: “Tizio preferiva circondarsi di uomini che fossero leali (anche qui il soggetto della frase desiderava qualcosa o qualcuno, ma poneva delle limitazioni nel passato; il congiuntivo imperfetto quindi esprimeva un requisito o una limitazione relativamente all’oggetto desiderato in quel momento, con valore durativo, del passato)”.
3) Con il congiuntivo passato per indicare un evento passato ben preciso e terminato, e per attribuire alla frase una sfumatura, anche in questo esempio al passato, limitativa: “Possono iscriversi al primo anno tutti coloro che abbiano passato l’esame di ammissione (anche qui il soggetto della frase desiderava qualcosa o qualcuno, ma poneva delle limitazioni nel passato; il congiuntivo passato quindi esprimeva un requisito o una limitazione relativamente all’oggetto desiderato in quel momento, ben preciso e terminato, del passato; e quindi la condizione era quella di avere passato l’esame di ammissione)”.
…Per quanto riguarda l’uso del congiuntivo trapassato, in riferimento chiaramente ad un evento passato, è da ritenersi scorretto.
P.s. Troveremo il congiuntivo imperfetto non solo in una condizione di valore durativo, ma anche se la frase relativa esprime un’ipotesi.
Tutto giusto?
Caro Filippo Maria, l’uso del congiuntivo è possibile quando la relativa esprime un’ipotesi nel passato.
Per il resto è corretto?
…cioè nel senso che, se ho ben capito, in riferimento al passato, nella relativa, o usiamo il congiuntivo imperfetto o il congiuntivo passato, ma non il congiuntivo trapassato, in nessun caso…
…e più precisamente, useremmo il congiuntivo passato nella relativa (che, come avevo accennato in un altro post, è indipendente dalla consecutio temporum, in riferimento al tempo di una proposizione principale, ma che risponde comunque benissimo alla necessità di rispettarla), se retta da un tempo presente, ad esempio l’indicativo presente, nella principale e reggente (come nel terzo esempio): “Possono (oggi) iscriversi al primo anno tutti coloro che abbiano passato (ieri) l’esame di ammissione”. Invece, useremmo il congiuntivo imperfetto nella relativa (stesso discorso sopra, relativamente alla consecutio temporum), se retta da un tempo passato, ad esempio l’indicativo imperfetto, nella principale e reggente (come nel secondo esempio): “Tizio preferiva (ieri) circondarsi di uomini che fossero (sempre ieri) leali”. Di conseguenza, il congiuntivo trapassato è da ritenersi scorretto nel secondo esempio, e a maggior ragione nel terzo esempio.
Mi sembra tutto giusto.
Per quanto riguarda gli esempi che mi fai, l’uso dei tempi è corretto e non sarebbe corretto il congiuntivo trapassato.
Caro Filippo Maria, è possibile usare anche il congiuntivo trapassato.
Scusi, ma in quali casi, nella relativa, allora sarebbe
corretto il congiuntivo trapassato?
Professoressa, credo d’aver capito l’uso dei tempi e dei modi nelle proposizioni relative.
Allora, partiamo dal presupposto che le proposizioni relative, a differenza delle altre subordinate, non si riferiscono all’intera proposizione reggente, ma ad un solo elemento, detto antecedente; e che, come avevo accennato in un altro post, le relative sono indipendenti dalla consecutio temporum, in riferimento al tempo di una proposizione principale, ma che rispondono comunque benissimo alla necessità di rispettarla (e questo è bene tenerlo a mente).
Intanto le relative hanno il verbo all’indicativo quando indicano un fatto certo, al congiuntivo o al condizionale quando indicano un fatto possibile.
Comunque, partendo dal congiuntivo trapassato (che io ritenevo sbagliato nelle relative, ma che, d’altronde, è invece corretto come gli altri tempi e modi verbali), le faccio alcuni esempi:
1) Congiuntivo trapassato nella relativa: “Cercavo (ieri) qualcuno che avesse insegnato (prima di ieri) l’inglese (uso il congiuntivo trapassato “avesse insegnato” nella relativa, con valore direi limitativo, per indicare che desideravo qualcosa o qualcuno in passato, ma ponevo delle condizioni, delle limitazioni: la persona che cercavo doveva aver insegnato l’inglese in passato; in più, usiamo il congiuntivo trapassato nella relativa, perché la stessa è retta da un tempo passato nella principale e reggente [l’indicativo imperfetto “cercavo”]. Non avremmo mai potuto usare il congiuntivo trapassato nella relativa, rispetto, ad esempio, ad un tempo presente, tipo l’indicativo presente “cerco”, nella reggente: in quel caso, nella relativa, avremmo usato il congiuntivo passato “abbia insegnato”)”;
2) Indicativo presente nella relativa: “Cerco (oggi) qualcuno che mi insegna (sempre oggi) l’inglese (uso il presente l’indicativo “insegna” nella relativa perché so che qualcuno che insegna l’inglese c’è, è reale; in più, usiamo l’indicativo presente nella relativa perché la stessa è retta da un tempo presente nella principale e reggente [l’indicativo presente “cerco”])”;
3) Congiuntivo presente nella relativa: “Cerco (oggi) qualcuno che mi insegni (sempre oggi) l’inglese (uso il congiuntivo presente “insegni” nella relativa con valore finale per indicare uno scopo e per indicare un fatto possibile; in più, usiamo l’indicativo presente nella relativa perché la stessa è retta da un tempo presente nella principale e reggente [l’indicativo presente “cerco”])”;
4) Congiuntivo imperfetto nella relativa: “Cercavo (ieri) qualcuno che mi insegnasse (sempre ieri) l’inglese (uso il congiuntivo imperfetto “insegnasse” nella relativa, sempre con valore finale, per indicare uno scopo possibile nel passato; in più, usiamo il congiuntivo imperfetto nella relativa perché la stessa è retta da un tempo passato nella principale e reggente [l’indicativo imperfetto “cercavo”]. In aggiunta, ho usato il congiuntivo imperfetto anche per dare, se vogliamo, un pizzico di valore durativo in passato)”;
5) Congiuntivo passato nella relativa: “Cerco (oggi) qualcuno che abbia insegnato (ieri) l’inglese (uso il congiuntivo passato “abbia insegnato” nella relativa, con valore direi limitativo, per indicare che desidero qualcosa ma pongo delle condizioni, delle limitazioni: la persona che cerco deve aver insegnato l’inglese in passato; in più, usiamo il congiuntivo passato nella relativa perché la stessa è retta da un tempo presente nella principale e reggente [l’indicativo presente “cerco”])”;
6) Indicativo passato prossimo nella relativa: “Cerco (oggi) qualcuno che ha insegnato (ieri) l’inglese (uso l’indicativo passato prossimo “ha insegnato” nella relativa perché so che qualcuno che ha insegnato l’inglese c’è stato e continua ad esserci, è reale; in più, usiamo l’indicativo passato prossimo nella relativa perché la stessa è retta da un tempo presente nella principale e reggente [l’indicativo presente “cerco”])”.
7) Condizionale presente e passato nella relativa: “Cerco (oggi) qualcuno che mi insegnerebbe (oggi) l’inglese (sottinteso “qualora lo trovassi”)” e “Cercavo (ieri) qualcuno che mi avrebbe insegnato (sempre ieri) l’inglese (sottinteso, “qualora lo avessi trovato”)”, usiamo il condizionale (presente e passato) per presentare il fatto come ipotetico. Chiaramente, al condizionale presente preferirei il congiuntivo presente…
Credo che ora sia tutto corretto.
Caro Filippo Maria, il tuo ragionamento è corretto.
A presto
Se nella frase precedente alla relativa (“a cui” introduce la relativa) c’è un superlativo relativo (il migliore), la frase relativa avrà il congiuntivo (abbia giocato):
1) È il miglior gioco cui abbia mai giocato
Corretto?
Caro Claudio, è corretto.
Anche in questa usiamo il congiuntivo: “Qual è il miglior consiglio che tu abbia mai dato?” Se nella frase precedente alla relativa c’è un superlativo relativo (il migliore), la frase relativa avrà il congiuntivo…
Penso sia corretto
Caro Claudio, è corretto.
“Non c’è un panino che si dimentichi”, nella relativa introdotta dal “che” abbiamo il congiuntivo con valore consecutivo (“Non c’è un panino fatto in modo tale che si dimentichi”).
Corretto?
Cara Luisa, è corretto.
Congiuntivo relativa:
1) “C’è qualcuno che ha trovato il mio libro?”
2) “C’è qualcuno che abbia trovato il mio libro?”
…Sono entrambe corrette: nella prima il verbo della relativa è all’indicativo perché il fatto viene presentato come reale (probabilmente qualcuno che ha trovato il mio libro c’è). Nella seconda il verbo della relativa è al congiuntivo perché abbiamo un valore limitativo.
Giusto?
Caro Filippo, è giusto.
“Se ci fosse un qualcuno che investa su quel gioco…”; nella relativa usiamo il congiuntivo presente “investa” perché la relativa fa riferimento al presente. Se invece volessimo usare il congiuntivo imperfetto “investisse”, lo useremmo, in un relativa, in riferimento al passato: “Se ci fosse stato qualcuno che investisse su quel gioco…”
Penso sia corretto
Caro Filippo Maria, userei l’indicativo: “Se ci fosse un qualcuno che investe su quel gioco…”.
Capito… Per cui se usiamo l’indicativo presente “investe” al presente, al passato usiamo indicativo imperfetto “investiva”? “Se ci fosse stato qualcuno che investiva su quel gioco…”. Poi da quello che ho capito usiamo l’indicativo nella relativa, in quanto l’ipoteticità dell’intero periodo è già presente nella protasi del periodo ipotetico, quindi non è necessario, di conseguenza, il congiuntivo nella relativa, stessa.
Corretto?
Esatto.
Congiuntivo nella relativa:
1) Se c’è una persona di cui tu possa fidarti, quella persona sono io
…Sarebbe altrettanto corretto l’uso del l’indicativo nella relativa (…di cui tu puoi fidarti) qualora il fatto venisse presentato come reale; altrimenti il congiuntivo, se lo usassi nella relativa, per dare un valore consecutivo (come nell’esempio).
Corretto?
Cara Michela, è corretto.
Congiuntivo nella relativa:
…La relativa esplicita ha il verbo all’indicativo quando il fatto viene presentato come reale e al congiuntivo quando viene considerato come possibile o desiderato; e il congiuntivo nelle frasi relative attribusce alla frase una sfumatura finale, limitativa o consecutiva. Inoltre si usa il congiuntivo se la fase precedente alla relativa contiene un superlativo relativo o un pronome indefinito negativo. Esempi:
1)”Ho bisogno di una persona di cui io possa fidarmi ciecamente”
…È corretto il congiuntivo nella relativa introdotta da “di cui” (pronome relativo, cui) perché in questa relativa abbiamo una sfumatura di valore limitativo.
2)”Non c’è mai nessuno con cui io possa parlare”
…Se nella frase precedente alla relativa, nel nostro caso introdotta da “con cui” (pronome relativo, cui), c’è un pronome indefinito negativo (“nessuno”) la frase relativa avrà il congiuntivo (come la frase numero 2).
3)”C’è qualcosa di cui tu vuoi/voglia parlarmi?”
…Normalmente in una frase di questo tipo l’indicativo nella relativa, introdotta da “di cui” (pronome relativo, cui), è la scelta più comune; quindi se il fatto viene presentato come reale, useremo “vuoi”: difatti, usando l’indicativo “vuoi”, è come se il nostro interlocutore, cui stiamo rivolgendo la domanda, fosse certo di “parlarci di qualcosa”; oppure è come se percepissimo che il nostro interlocutore voglia “parlarci di qualcosa”. Altrimenti, se il fatto viene considerato come possibile o desiderato, ed è questo il caso, il congiuntivo risulterebbe essere la scelta migliore. D’altronde, usando il congiuntivo “voglia”, è come se il nostro interlocutore, cui stiamo rivolgendo la domanda, avesse il desiderio di “parlarci di qualcosa”.
Penso sia tutto corretto
Cara Michela è tutto corretto.
Congiuntivo nella relativa:
Allora, ripartiamo dal presupposto che le proposizioni relative, a differenza delle altre subordinate, non si riferiscono all’intera proposizione reggente, ma ad un solo elemento, detto antecedente; e che, come avevo accennato in un altro post, le relative sono indipendenti dalla consecutio temporum, in riferimento al tempo di una proposizione principale, ma che rispondono comunque benissimo alla necessità di rispettarla (e questo è bene tenerlo a mente).
In aggiunta, come accennato sempre in un altro post, nelle relative è corretto e possibile l’uso di tutti tempi e modi verbali.
Esempi:
1)”Non voglio persone che siano pregiudicate”.
2)”Non voglio persone che siano state pregiudicate”.
3)”Non volevo persone che fossero pregiudicate”.
…Per iniziare, tutte e tre le relative hanno il congiuntivo (presente, passato ed imperfetto) con valore limitativo. Poi, la prima relativa si riferisce ad un tempo e ad una condizione presente (il requisito, o la condizione, è quello di non avere, nel presente, pene a proprio carico, praticamente); in più, usiamo il congiuntivo presente “siano” nella relativa perché la stessa è retta da un tempo presente nella principale e reggente [l’indicativo presente “voglio”]; la seconda relativa si riferisce ad un tempo e ad una condizione ormai passata e compiuta (il requisito, o la condizione, è quello di non avere avuto, in passato, pene a proprio carico, praticamente); in più, usiamo il congiuntivo passato “siano state” nella relativa perché la stessa è retta da un tempo presente nella principale e reggente [l’indicativo presente “voglio”])”; mentre la terza relativa, sempre passata e compiuta, ad un tempo e ad una condizione passata (anche qui il requisito, o la condizione, è quello di non avere avuto pene a proprio carico, praticamente); in più, usiamo il congiuntivo imperfetto nella relativa perché la stessa è retta da un tempo passato nella principale e reggente [l’indicativo imperfetto “volevo”].
Dovrebbe essere corretto.
Caro Filippo Maria, è corretto.
1 Ringrazia che ti hanno pagato
2 Ringrazia che ti abbiano pagato
Io scriverei senza dubbio la 2, ma potrebbe essere corretta anche la prima, considerato che il soggetto è stato pagato (quindi la condizione è avvenuta)?
Grazie mille in anticipo per il chiarimento.
Caro Nicola, sceglierei comunque l’indicativo.
1)”Avremmo bisogno di una persona che controlli il parco”
…Come scrissi in un altro post, il congiuntivo nella relativa è svincolato dalla consecutio temporum: e cioè non segue il tempo della principale, bensì solo quello cronologico (nel senso che non potremmo mai usare un tempo passato, ad esempio il congiuntivo imperfetto “controllasse”, rispetto ad un evento presente). E a riprova di ciò, nella frase in questione, il condizionale presente nella principale fa riferimento ad un tempo presente; di conseguenza nella subordinata relativa avremo il congiuntivo presente, quindi un tempo presente.
Penso sia corretto…
Caro Filippo, è corretto.
Congiuntivo nella relativa:
“Vorrei qualcuno che si prenda (e non “prendesse”) cura dei Nativi Americani nelle riserve del Montana”.
In questi casi è corretto il congiuntivo presente (“prenda) in quanto, come scrissi in un altro post, il congiuntivo nella relativa è svincolato dalla consecutio temporum: e cioè non segue il tempo della proposizione principale (nel nostro esempio “Vorrei”), bensì solo quello cronologico; nel senso che non potremmo mai usare un tempo passato, ad esempio il congiuntivo imperfetto “prendesse” (che è una forma che ricalca il periodo ipotetico del secondo tipo [infatti è come se dicessimo ‘’Se qualcuno si prendesse cura dei Nativi Americani nelle riserve del Montana, lo vorrei, mi piacerebbe”], ma che, rimanendo nel costrutto della proposizione relativa, indica che la qualità di qualcuno [e cioè “prendersi cura dei Nativi Americani nelle riserve del Montana”] riguarda il passato, e ciò sarebbe un po’ bizzarro rispetto alla reggente che è al condizionale presente), rispetto ad un evento presente. E a riprova di ciò, nella frase in questione, il verbo nella principale “Vorrei” al condizionale presente (nonostante rientri nella categoria dei verbi indicanti volontà e desiderio, e che quindi richiederebbero o il congiuntivo imperfetto o il trapassato, ma non in una relativa, bensì, ad esempio, in una subordinata oggettiva) fa riferimento ad un tempo presente; di conseguenza nella subordinata relativa avremo il congiuntivo presente, quindi un tempo presente. Infatti “Vorrei qualcuno che…” indica il desiderio di aver qualcuno, con certe caratteristiche, in questo dato momento; di conseguenza nella subordinata relativa avremo il congiuntivo presente, quindi un tempo presente.
Penso sia corretto
Dimenticavo, se il “che”, preceduto da “vorrei” (quindi al condizionale semplice) avesse avuto valore di congiunzione, e avesse introdotto una subordinata oggettiva, allora avremmo usato, magari per esprimere contemporaneità, il congiuntivo imperfetto “prendesse” e non il congiuntivo presente “prenda”; infatti ci sarebbe stato un verbo esprimente volontà o desiderio (volere, desiderare, preferire ecc.) coniugato al condizionale.
Ora è completo…
e quindi avremmo scritto “Vorrei che qualcuno si prendesse cura dei Nativi Americani nelle riserve del Montana”…
Sì, è esatto.
Caro Filippo Maria, è giusto.
“Dove” come avverbio relativo (Gli avverbi relativi possono essere usati per introdurre una proposizione relativa, quindi fungono da congiunzione) e congiunzione:
…Il “dove”, in proposizioni relative, indica o ‘Il luogo in cui’ o ‘nel luogo in cui’; posposto a un sostantivo, invece, sostituisce il pronome relativo “in cui”:
1)ecco dove (il luogo in cui) ci siamo incontrati
2) vado dove (nel luogo in cui) mi pare
3)questa è la casa dove (in cui) sono nato
…Per quanto riguarda, anche qui, il congiuntivo in una relativa, la stessa attribiusce alla frase una sfumatura finale, limitativa o consecutiva:
4) Voglio vivere in un luogo dove (in cui) non ci sia cattiveria (valore limitativo)
Con il condizionale semplice nella principale (ad esempio “vorrei”), useremmo nella relativa sempre il congiuntivo presente, in quanto, come dicevo in altri post, il congiuntivo nella relativa è svincolato dalla consecutio temporum: e cioè non segue il tempo della proposizione principale (nel nostro esempio a seguire “Vorrei”), bensì solo quello cronologico; nel senso che non potremmo mai usare un tempo passato, ad esempio il congiuntivo imperfetto “fosse” (che è una forma che ricalca il periodo ipotetico del secondo tipo [infatti è come se dicessimo ‘’Se non ci fosse cattiveria in quel luogo, allora vorrei vivere lì”], ma che, rimanendo nel costrutto della proposizione relativa, indica che la qualità del “posto” [e cioè “Un posto senza cattiveria, dove non ci sia cattiveria”] riguarda il passato, e ciò sarebbe un po’ bizzarro, rispetto alla reggente, che è al condizionale presente), rispetto ad un evento presente. E a riprova di ciò, nella frase in questione, il verbo nella principale “Vorrei” al condizionale presente (nonostante rientri nella categoria dei verbi indicanti volontà e desiderio, e che quindi richiederebbero o il congiuntivo imperfetto o il trapassato, ma non in una relativa, bensì, ad esempio, in una subordinata oggettiva) fa riferimento ad un tempo presente; di conseguenza nella subordinata relativa avremo il congiuntivo presente, quindi un tempo presente. Infatti “Vorrei vivere in un luogo dove (in cui)…” indica il desiderio di aver un luogo, con certe caratteristiche, in questo dato momento; di conseguenza nella subordinata relativa avremo il congiuntivo presente, quindi un tempo presente.
Penso sia corretto…
Caro Filippo Maria, è corretto.
Scusi, nella numero 4, invece di usare “voglio”, che è comunque altrettanto corretto, volevo mettere “vorrei” (come poi ho spiegato nel mio ragionamento): “Vorrei vivere in un luogo dove (in cui) non ci sia cattiveria (valore limitativo)”.
Ora è ok 🙂
Corretto, professoressa?
Sì, è corretto.
Se nella frase precedente alla relativa c’è un pronome indefinito negativo (per esempio: niente, nessuno) la frase relativa avrà il congiuntivo:
“Non c’è nessuno che debba dirmi quello che devo fare”
Corretto?
Cara Olga, è corretto.
Congiuntivo relative:
1) Voglio qualcuno che dica la verità
2) Volevo qualcuno che dicesse la verità
3) Vorrei qualcuno che dica la verità
Per iniziare, tutte e tre le relative hanno il congiuntivo (la prima al congiuntivo presente, la seconda all’imperfetto congiuntivo e la terza sempre al congiuntivo presente) con valore limitativo. Poi, la prima relativa si riferisce ad un tempo e ad una condizione presente (il requisito, o la condizione, è quello di trovare qualcuno che dica la verità, nel presente); in più, usiamo il congiuntivo presente “dica” nella relativa perché la stessa è retta da un tempo presente nella principale e reggente [l’indicativo presente “voglio”]; la seconda relativa si riferisce ad un tempo e ad una condizione ormai passata ma abituale nel tempo (il requisito, o la condizione, era quello di trovare qualcuno che dicesse la verità in passato); in più, usiamo il congiuntivo imperfetto “dicesse” nella relativa perché la stessa è retta da un tempo passato nella principale e reggente [l’indicativo imperfetto “volevo”])”; mentre la terza relativa, che sempre si riferisce ad un tempo e ad una condizione presente (anche qui il requisito, o la condizione, è quello di trovare qualcuno che dica la verità nel presente); in più, usiamo il congiuntivo presente nella relativa perché la stessa è retta da un tempo presente, e cioè il condizionale presente, nella principale e reggente [il condizionale presente “vorrei”]. Per quanto riguarda l’ultima, quella col condizionale presente nella reggente, come ho già detto tante volte, il
congiuntivo nella relativa è svincolato dalla consecutio temporum: e cioè non segue il tempo della proposizione principale (nel nostro esempio a seguire “Vorrei”), bensì solo quello cronologico; nel senso che non potremmo mai usare un tempo passato, ad esempio il congiuntivo imperfetto “dicesse” (che è una forma che ricalca il periodo ipotetico del secondo tipo [infatti è come se dicessimo ‘’Se qualcuno dicesse la verità, allora vorrei averlo in questo momento ”], ma che, rimanendo nel costrutto della proposizione relativa, indica che la qualità di “qualcuno” [e cioè “Qualcuno che dica la verità ”] riguarda il passato, e ciò sarebbe un po’ bizzarro, rispetto alla reggente, che è al condizionale presente), rispetto ad un evento presente.
Penso sia ok!
Caro Filippo Maria, è corretto.
Congiuntivo relative:
1)”Mai uscito con uno che si chiamasse Carlo”
…Il “che” relativo ha valore consecutivo: “Mai uscito con uno tale che si chiamasse Carlo”. Ovviamente è altrettanto corretto l’indicativo “chiamava”; dipende dalla sfumatura che vogliamo dare alla frase.
Corretto tutto?
Caro Leonardo, è corretto.
Se nella frase precedente alla relativa c’è un superlativo relativo, la frase relativa avrà il congiuntivo:
1)Tizio è il più grande mimo che il destino non abbia mai voluto concederci
Corretto?
Cara Marina, è corretto.
Anche in questa:”Era la scuola la più importante che ci fosse (e non c’era)” perché Se nella frase precedente alla relativa c’è un superlativo relativo, la frase relativa avrà il congiuntivo.
Giusto?
Cara Marina, hai usato un articolo di troppo: “Era la scuola più importante che ci fosse”.
Un saluto
Errore di battitura! Comunque è corretto, esatto?
Esatto.
Congiuntivo relativa:
1)Preferiresti una ragazza che dica la verità o che parli poco?
Allora, i due “che” introducono una relativa (al congiuntivo presente e con valore consecutivo) che si riferisce ad un tempo e ad una condizione presente (“…tale che dica la verità o tale che parli poco…”); in più, usiamo il congiuntivo presente nella relativa perché la stessa è retta da un tempo presente, e cioè il condizionale presente nella principale e reggente (il condizionale presente “preferiresti ”). E come ho già detto tante volte, il
congiuntivo nella relativa è svincolato dalla consecutio temporum: e cioè non segue il tempo della proposizione principale (nel nostro esempio “preferiresti”), bensì solo quello cronologico; nel senso che non potremmo mai usare un tempo passato, ad esempio il congiuntivo imperfetto “dicesse” e “parlasse” (che è una forma che ricalca il periodo ipotetico del secondo tipo; infatti è come se dicessimo: ‘’Se una ragazza dicesse la verità o parlasse poco, allora la preferiresti?”; ma che, rimanendo nel costrutto della proposizione relativa, indica che le qualità di “una ragazza” [e cioè “una ragazza che dica la verità o che parli poco”] riguardano il passato, e ciò sarebbe un po’ bizzarro, rispetto alla reggente, che è al condizionale presente), rispetto ad un evento presente (“Preferiresti, ora, adesso, nell’immediato, una ragazza che dica la verità o che parli poco?”)
Penso sia giusto…
Caro Filippo Maria, è giusto.
Se nella frase precedente alla relativa c’è un superlativo relativo, la frase relativa avrà il congiuntivo:
1“È la cosa più bella che mi possa capitare”
2“È la cosa più bella che mi sia capitata”
3“È la cosa più bella che mi potesse capitare (valore durativo)”
4“Era la cosa più bella che mi potesse capitare”.
…La prima relativa si riferisce ad un tempo e ad una condizione presente e usiamo il congiuntivo presente “possa” nella relativa perché la stessa è retta, in senso cronologico, da un tempo presente nella principale e reggente l’indicativo presente “è”; la seconda relativa si riferisce ad una condizione passata e usiamo il congiuntivo passato “sia capitata” nella relativa perché la stessa è retta (sempre in senso cronologico) da un tempo presente nella principale e reggente l’indicativo presente “è”. La terza relativa si riferisce sempre ad una condizione ormai passata, ma abituale nel tempo (valore durativo) e usiamo il congiuntivo imperfetto “potesse” nella relativa perché la stessa è retta da un tempo presente nella principale e reggente l’indicativo presente “è”; mentre la quarta relativa si riferisce ad un tempo e ad una condizione passata e usiamo il congiuntivo imperfetto “potesse” nella relativa perché la stessa è retta da un tempo passato nella principale e reggente l’indicativo imperfetto “era”. In ultima analisi, come già detto in altri post, il congiuntivo nella relativa è svincolato dalla consecutio temporum: e cioè non segue il tempo della proposizione principale, bensì solo quello cronologico; e a maggior ragione non potremmo mai usare un tempo presente nella relativa rispetto ad un evento passato nella sua reggente: e cioè, per intenderci, non potremmo mai scrivere, ad esempio, “Era la cosa più bella che mi possa capitare”, ecc…
Penso sia tutto corretto
Caro Filippo Maria, è tutto corretto.
“Non era la reazione che io mi aspettassi”
il che introduce una relativa e il congiuntivo ha valore consecutivo. Ah, il verbo della relativa è “aspettarsi”, verbo pronominale transitivo
Corretto?
Cara Marisa, in questo caso userei l’indicativo “che mi aspettavo”.
Ottimo, però il congiuntivo non è totalmente sbagliato immagino
In questo caso non è corretto.
Credo quindi che sia corretto l indicativo in questa subordinata relativa in quantoil fatto viene presentato come reale: e cioè “Non mi aspettavo quella determinata reazione rispetto ad una cosa concreta (ecco l’indicativo) che è accaduta…
Penso sia così
Cara Marisa, è così.
“Non passa giorno in cui non veda quel sorriso”
“Non passa giorno che non le dedichi un pensiero”
…Sia il “che” sia “in cui” introducono una subordinata relativa al congiuntivo con valore consecutivo:”Non passa giorno tale in cui non veda quel sorriso” e “Non passa giorno tale che non le dedichi un pensiero”.
Penso sia ok…
Caro Filippo Maria, è esatto.
Gentile prof.Anna
Ho un piccolo dubbio
“Il libro che ho letto ieri sera,il quale mi ha profondamente colpito,narra una storia avvincente.” “Prendi la penna,la quale è sul tavolo.” In due frase:(il quale…E la quale) introducono una proposizione coordinata invece relativa?
E la frase”non dirò nulla sul perché della tua scelta.”
“Il perché”è sostantivo che combina all’insieme con preposizione”su”, introduce un complemento di modo?
Grazie mille
Caro Luca, quando il pronome relativo ha funzione di soggetto (come nelle tue frasi) o complemento oggetto usiamo “che”, quando invece ha la funzione di un complemento indiretto usiamo “il quale” insieme alle preposizioni semplici “di, a, su, in, da” che, unite all’articolo determinativo, si trasformano in preposizioni articolate (del quale, sul quale, nella quale ecc.), quindi ti consiglio di scrivere: “il libro che ho letto ieri sera e che mi ha particolarmente colpito narra una storia avvincente” oppure “il libro che ho letto ieri sera mi ha particolarmente colpito, narra una storia avvincente” e “prendi la penna che è sul tavolo”; per ripassare l’uso dei pronomi relativi ti consiglio questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2011/04/28/pronomi-relativi/. In questo caso “perché” (il perché) è un sostantivo che significa “motivo, causa”, la preposizione articolata “sul” in questo caso introduce un complemento di argomento (https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/12/07/complemento-di-denominazione-e-complemento-di-argomento/).
A presto
Ok, grazie prof
Quindi il pronome relativo svolge la funzione di soggetto che introduce anche una proposizione relativa.
Dopo aver ripassato, mi vedo un punto differenziale dal libro”il quale (….), viene usato come soggetto e, preceduto da preposizione,per tutti i complimenti indiretti,ma NON come complemento oggetto”
Es:”ti presento i nuovi vicini,i quali verranno a stabilirsi qui fra un mese.” I quali=i vicini- soggetto
blog:
“Ancora più formale è l’uso di questo pronome in funzione di complemento oggetto: le ho prestato un manuale, il quale io stesso ho più volte consultato.”
1)”Pensavo che fosse tizio che dicesse (ma anche “diceva”) quelle cose”.
…Il primo “che” funge da congiunzione e introduce una subordinata oggettiva al congiuntivo in quanto nella principale c’è ll verbo “pensare”; mentre il secondo “che” funge da pronome relativo e introduce una subordinata relativa al congiuntivo (“dicesse”) se vogliamo dare un valore limitativo alla relativa oppure se il fatto viene considerato come possibile o desiderato; altrimenti il verbo della relativa è all’indicativo quando il fatto viene presentato come reale (“diceva”). In sostanza dipende anche da quello che vogliamo dire.
Penso sia corretto
Caro Riccardo, è corretto.
Congiuntivo relativa:
“Troppe volte mi è capitato di litigare con una persona a cui tenevo (ma anche “tenessi”)”
…“a cui” introduce la relativa in cui è corretto l’indicativo perché il fatto è presentato come reale (“…in passato tenevo ad una persona”); ma possiamo usare anche il congiuntivo nella relativa con valore limitativo.
Penso sia ok…
Caro Arturo, è ok.
L’ellissi è l’omissione di qualche elemento che resta sottinteso in una frase e risulta ricavabile dal contesto. Solitamente, oltre al soggetto, anche il verbo può essere omesso. Esempio: “Nessuno che dica la verità?”: in questa frase è omesso il verbo “essere”: “(non c’è) Nessuno che dica la verità?” In più, usiamo il congiuntivo “dica” perché nella frase precedente alla relativa (introdotta dal “che”) c’è un pronome indefinito negativo (“nessuno”).
Suppongo che sia corretto
Cari Andrea, è corretto.
Stesso discorso per questa frase: “Nessuno che mi ricambi il mi piace!”… sia per quanto riguarda l’ellissi verbale che il congiuntivo nella relativa per via dell’indefinito negativo…
Penso sia corretto
Caro Andrea, è corretto.
Professoressa, dopo “Va bene che” si usa il congiuntivo immagino? “Va bene che diciate la verità”.
Penso sia giusto
Sì, quando significa “è giusto”.
uhuuuu grazie mille per la spiegazione e gli esercizi.
Prof. Anna
Sarebbe così gentile ad aiutarmi con questa frase, qual è la costruzione giusta?
“Non possiamo dare per scontato che ci sia un domani” oppure “Non possiamo dare per scontato che c’è un domani”
“Ho dato per scontato che le sue intenzioni erano buone” oppure fossero buone.
Grazie in anticipo
Caro Ale, dopo l’espressione “dare per scontato” è necessario usare il congiuntivo.
Un saluto e a presto