Cara Fatima, questo test è un ripasso della forma impersonale che è stata spiegata nell’articolo precedente, ti consiglio di leggere prima l’articolo che spiega l’uso della forma impersonale e poi provare di nuovo a fare il test e vedrai che sarà più facile, se hai qualche dubbio non esitare a scrivermi.
a presto
Prof. Anna
Signora, vorrei chiedere q.sa sul congiuntivo. Ho visto q.sta frase in un libro di grammatica: Ho finito in modo che posso andarmene, possiamo dire anche: Ho finito in modo che loro possono andarsene?
Inoltre, ho visto: Ho scritto q.sto esempio in modo che tutti capiscano. Perche? non possiamo usare condizionale, cioe?: Ho scritto q.sto esempio in modo che tutti capiscono?
Cara Kiki, in questo caso io userei il congiuntivo perchè le frasi subordinata (in modo che possa andarmene; in modo che loro possano andarsene) sono delle subordinate consecutive che esprimono una possibilità o un’eventualità; di solito le consecutive vogliono l’indicativo (ero così stanca che sono andata a letto), ma richiedono il congiuntivo nel caso in cui esprimano una possibilità o un eventualità, lo stesso vale anche per l’altra frase (ho scritto questo esempio in modo che tutti capiscano).
un saluto
Prof. Anna
Caro Jacopo, in realtà si tratta di un “si” passivante perché è presente un complemento oggetto (l’italiano). L’esercizio è sbagliato, lo correggo subito rendendolo impersonale.
A presto
Salve, non ho capito una cosa… Ma nelle espressioni “è scritto che” o “era scritto che” perché nelle subordinate al passato si usa il congiuntivo, mentre nelle subordiante al presente l indicativo?
Esempi:
“È scritto che il Signore corregge quelli che Egli ama”; “È scritto che tu devi essere mio” etc;
mentre…
“Era scritto che ieri sera dovessimo essere insieme”; “Era scritto che distruggessi i nemici e non che ti unissi a loro”;
Se ho ben capito, l’espressione “È scritto che” o “Era scritto che” è formata dal verbo essere + l’aggettivo “scritto”, e solitamente queste espressioni richiedono il congiuntivo; certo, c’è da dire che l’aggettivo “scritto”, nel nostro caso, esprime un qualcosa di “destinato”, “deciso”, quindi concreto, certo ed oggettivo, ragion per cui l uso del indicativo non sarebbe errato. Ho letto anche però che “In senso proprio, “è scritto”, “sta scritto” sono espressioni con cui si introduce o si conclude una testimonianza autorevole: “è scritto nel Vangelo che…” e simili. In sintesi, probabilmente, e rispetto a ciò che vogliamo esprimere, il parlante può adottare l’indicativo o il congiuntivo (anche perché, un altro esempio al passato, dove però viene utilizzato l indicativo nella subordinata, “Era scritto che in quest’epoca doveva accadere”; forse la scelta dell indicativo o del congiuntivo dipende, come ho scritto sopra, dall’autorevolezza o dell’incertezza di ciò che il parlante vuole esprimere).
Caro Gerry, l’espressione “è scritto” può significare “è attestato, tramandato da un testo autorevole” (È scritto che il Signore corregge quelli che Egli ama) oppure “decretato, stabilito, predestinato” (Era scritto che ieri sera dovessimo essere insieme), in quest’ultimo caso è più frequente trovare il congiuntivo, ma si può usare anche l’indicativo.
Un saluto
Perfetto; quindi sostanzialmente l’espressione “È scritto (era scritto)”, rispetto alla sua autorevolezza, oggettività etc, richiederebbe perlopiù l’indicativo che non, anche se si usa ed è comunque attestato, il congiuntivo.
Perciò potremmo scrivere:
“È scritto che il Signore corregge quelli che Egli ama”; “È scritto che tu devi essere mio”; “Era scritto che ieri sera dovevamo essere insieme (per esprimere contemporaneità al passato è corretto l indicativo imperfetto); “Era scritto che avresti distrutto i nemici e non che ti saresti unito a loro (per esprimere posteriorità al passato usiamo il condizionale passato)”; oppure per esprimere contemporaneità al passato: “Era scritto che distruggevi i nemici e non che ti univi a loro”. E in più, per le seguenti espressioni, “è stabilito”, “è destino” il ragionamento non è proprio lo stesso (almeno per “È destino”). “È destino” richiede perlopiù il congiuntivo perché è un’espressione che esprime sì qualcosa che probabilmente dovrà accadere, ma ha una sfumatura di eventualità, cioè che può ugualmente verificarsi o non verificarsi, secondo gli eventi, quindi in parte incerto, casuale; e quindi l’insieme imponderabile delle cause che si pensa abbiano determinato (o siano per determinare) gli eventi della vita: “È destino che sia capitato qui per la meditazione”; “È destino che io riesca a trovarlo qui”; “Era destino che arrivassi più lontano di tutti noi”. Mentre “È stabilito”‘ segue il ragionamento di “È scritto (quindi può presentare sia l indicativo sia il congiuntivo)”: Fissato, deciso precedentemente, istituito e saldo…”È stabilito che promuove lo sviluppo di possibilità creative”; “È stabilito che nelle carpe l’olfatto è più sviluppato che in un cane”; “Era stabilito che le donne non giocassero a nord (ma anche “Era stabilito che le donne non giocavano a nord”, e anche “Era stabilito che le donne non avrebbero giocato a nord”); “Era stabilito che Marco fosse destinato a questa carica (ma anche “Era stabilito che Marco era destinato a questa carica”, stiamo esprimendo contemporaneità al passato col verbo al passivo). In finale, “È stabilito che nella seconda parte del Tempo delle interrogazioni a ciascun Commissario sia assegnata mezz’ora di tempo per rispondere (ma anche “È stabilito che nella seconda parte del Tempo delle interrogazioni a ciascun Commissario sarà assegnata mezz’ora di tempo per rispondere); in quest’ultima frase il congiuntivo, o il futuro anteriore, sono indicati rispetto ad un indicativo presente perché la frase fa riferimento ad un qualcosa appunto proiettato al futuro, e se vogliamo con un pizzico di incertezza.
ciao,per me questo test sembra un po difficele per certi persone cercate di fare qualcosa un po facile da capire….
Cara Fatima, questo test è un ripasso della forma impersonale che è stata spiegata nell’articolo precedente, ti consiglio di leggere prima l’articolo che spiega l’uso della forma impersonale e poi provare di nuovo a fare il test e vedrai che sarà più facile, se hai qualche dubbio non esitare a scrivermi.
a presto
Prof. Anna
Signora, vorrei chiedere q.sa sul congiuntivo. Ho visto q.sta frase in un libro di grammatica: Ho finito in modo che posso andarmene, possiamo dire anche: Ho finito in modo che loro possono andarsene?
Inoltre, ho visto: Ho scritto q.sto esempio in modo che tutti capiscano. Perche? non possiamo usare condizionale, cioe?: Ho scritto q.sto esempio in modo che tutti capiscono?
Grazie tanto.
Cara Kiki, in questo caso io userei il congiuntivo perchè le frasi subordinata (in modo che possa andarmene; in modo che loro possano andarsene) sono delle subordinate consecutive che esprimono una possibilità o un’eventualità; di solito le consecutive vogliono l’indicativo (ero così stanca che sono andata a letto), ma richiedono il congiuntivo nel caso in cui esprimano una possibilità o un eventualità, lo stesso vale anche per l’altra frase (ho scritto questo esempio in modo che tutti capiscano).
un saluto
Prof. Anna
Signora grazie tantissimo!!!
SIGNORA GRAZIE PER TUTTO…VORREI CAPIRE TANTE COSE QUE VOI SCRIVONO GRAZIE MIL
bello mi ha aiutato con i compiti per la scuola
A me piace molto questi esercizi.
Prof. Anna, Aspetto la risp alle mie domande!!!. Grazie
Buonasera,
nella frase 4 ” In questa scuola si studia l’italiano” , il si viene classificato come impersonale. E’ corretto?
Caro Jacopo, in realtà si tratta di un “si” passivante perché è presente un complemento oggetto (l’italiano). L’esercizio è sbagliato, lo correggo subito rendendolo impersonale.
A presto
Salve, non ho capito una cosa… Ma nelle espressioni “è scritto che” o “era scritto che” perché nelle subordinate al passato si usa il congiuntivo, mentre nelle subordiante al presente l indicativo?
Esempi:
“È scritto che il Signore corregge quelli che Egli ama”; “È scritto che tu devi essere mio” etc;
mentre…
“Era scritto che ieri sera dovessimo essere insieme”; “Era scritto che distruggessi i nemici e non che ti unissi a loro”;
Se ho ben capito, l’espressione “È scritto che” o “Era scritto che” è formata dal verbo essere + l’aggettivo “scritto”, e solitamente queste espressioni richiedono il congiuntivo; certo, c’è da dire che l’aggettivo “scritto”, nel nostro caso, esprime un qualcosa di “destinato”, “deciso”, quindi concreto, certo ed oggettivo, ragion per cui l uso del indicativo non sarebbe errato. Ho letto anche però che “In senso proprio, “è scritto”, “sta scritto” sono espressioni con cui si introduce o si conclude una testimonianza autorevole: “è scritto nel Vangelo che…” e simili. In sintesi, probabilmente, e rispetto a ciò che vogliamo esprimere, il parlante può adottare l’indicativo o il congiuntivo (anche perché, un altro esempio al passato, dove però viene utilizzato l indicativo nella subordinata, “Era scritto che in quest’epoca doveva accadere”; forse la scelta dell indicativo o del congiuntivo dipende, come ho scritto sopra, dall’autorevolezza o dell’incertezza di ciò che il parlante vuole esprimere).
Cosa ne pensa?
Caro Gerry, l’espressione “è scritto” può significare “è attestato, tramandato da un testo autorevole” (È scritto che il Signore corregge quelli che Egli ama) oppure “decretato, stabilito, predestinato” (Era scritto che ieri sera dovessimo essere insieme), in quest’ultimo caso è più frequente trovare il congiuntivo, ma si può usare anche l’indicativo.
Un saluto
Perfetto; quindi sostanzialmente l’espressione “È scritto (era scritto)”, rispetto alla sua autorevolezza, oggettività etc, richiederebbe perlopiù l’indicativo che non, anche se si usa ed è comunque attestato, il congiuntivo.
Perciò potremmo scrivere:
“È scritto che il Signore corregge quelli che Egli ama”; “È scritto che tu devi essere mio”; “Era scritto che ieri sera dovevamo essere insieme (per esprimere contemporaneità al passato è corretto l indicativo imperfetto); “Era scritto che avresti distrutto i nemici e non che ti saresti unito a loro (per esprimere posteriorità al passato usiamo il condizionale passato)”; oppure per esprimere contemporaneità al passato: “Era scritto che distruggevi i nemici e non che ti univi a loro”. E in più, per le seguenti espressioni, “è stabilito”, “è destino” il ragionamento non è proprio lo stesso (almeno per “È destino”). “È destino” richiede perlopiù il congiuntivo perché è un’espressione che esprime sì qualcosa che probabilmente dovrà accadere, ma ha una sfumatura di eventualità, cioè che può ugualmente verificarsi o non verificarsi, secondo gli eventi, quindi in parte incerto, casuale; e quindi l’insieme imponderabile delle cause che si pensa abbiano determinato (o siano per determinare) gli eventi della vita: “È destino che sia capitato qui per la meditazione”; “È destino che io riesca a trovarlo qui”; “Era destino che arrivassi più lontano di tutti noi”. Mentre “È stabilito”‘ segue il ragionamento di “È scritto (quindi può presentare sia l indicativo sia il congiuntivo)”: Fissato, deciso precedentemente, istituito e saldo…”È stabilito che promuove lo sviluppo di possibilità creative”; “È stabilito che nelle carpe l’olfatto è più sviluppato che in un cane”; “Era stabilito che le donne non giocassero a nord (ma anche “Era stabilito che le donne non giocavano a nord”, e anche “Era stabilito che le donne non avrebbero giocato a nord”); “Era stabilito che Marco fosse destinato a questa carica (ma anche “Era stabilito che Marco era destinato a questa carica”, stiamo esprimendo contemporaneità al passato col verbo al passivo). In finale, “È stabilito che nella seconda parte del Tempo delle interrogazioni a ciascun Commissario sia assegnata mezz’ora di tempo per rispondere (ma anche “È stabilito che nella seconda parte del Tempo delle interrogazioni a ciascun Commissario sarà assegnata mezz’ora di tempo per rispondere); in quest’ultima frase il congiuntivo, o il futuro anteriore, sono indicati rispetto ad un indicativo presente perché la frase fa riferimento ad un qualcosa appunto proiettato al futuro, e se vogliamo con un pizzico di incertezza.
Va bene?
Caro Gerry, è esatto.