Da ottobre 2024 Intercultura Blog rimane disponibile come archivio di contenuti. I commenti rimangono in modalità di lettura.
Prof. Anna continua la sua attività nella sezione Spazio L2 su Aula di Lingue
Cara Fatima, questo test è un ripasso della forma impersonale che è stata spiegata nell’articolo precedente, ti consiglio di leggere prima l’articolo che spiega l’uso della forma impersonale e poi provare di nuovo a fare il test e vedrai che sarà più facile, se hai qualche dubbio non esitare a scrivermi.
a presto
Prof. Anna
Signora, vorrei chiedere q.sa sul congiuntivo. Ho visto q.sta frase in un libro di grammatica: Ho finito in modo che posso andarmene, possiamo dire anche: Ho finito in modo che loro possono andarsene?
Inoltre, ho visto: Ho scritto q.sto esempio in modo che tutti capiscano. Perche? non possiamo usare condizionale, cioe?: Ho scritto q.sto esempio in modo che tutti capiscono?
Cara Kiki, in questo caso io userei il congiuntivo perchè le frasi subordinata (in modo che possa andarmene; in modo che loro possano andarsene) sono delle subordinate consecutive che esprimono una possibilità o un’eventualità; di solito le consecutive vogliono l’indicativo (ero così stanca che sono andata a letto), ma richiedono il congiuntivo nel caso in cui esprimano una possibilità o un eventualità, lo stesso vale anche per l’altra frase (ho scritto questo esempio in modo che tutti capiscano).
un saluto
Prof. Anna
Caro Jacopo, in realtà si tratta di un “si” passivante perché è presente un complemento oggetto (l’italiano). L’esercizio è sbagliato, lo correggo subito rendendolo impersonale.
A presto
Salve, non ho capito una cosa… Ma nelle espressioni “è scritto che” o “era scritto che” perché nelle subordinate al passato si usa il congiuntivo, mentre nelle subordiante al presente l indicativo?
Esempi:
“È scritto che il Signore corregge quelli che Egli ama”; “È scritto che tu devi essere mio” etc;
mentre…
“Era scritto che ieri sera dovessimo essere insieme”; “Era scritto che distruggessi i nemici e non che ti unissi a loro”;
Se ho ben capito, l’espressione “È scritto che” o “Era scritto che” è formata dal verbo essere + l’aggettivo “scritto”, e solitamente queste espressioni richiedono il congiuntivo; certo, c’è da dire che l’aggettivo “scritto”, nel nostro caso, esprime un qualcosa di “destinato”, “deciso”, quindi concreto, certo ed oggettivo, ragion per cui l uso del indicativo non sarebbe errato. Ho letto anche però che “In senso proprio, “è scritto”, “sta scritto” sono espressioni con cui si introduce o si conclude una testimonianza autorevole: “è scritto nel Vangelo che…” e simili. In sintesi, probabilmente, e rispetto a ciò che vogliamo esprimere, il parlante può adottare l’indicativo o il congiuntivo (anche perché, un altro esempio al passato, dove però viene utilizzato l indicativo nella subordinata, “Era scritto che in quest’epoca doveva accadere”; forse la scelta dell indicativo o del congiuntivo dipende, come ho scritto sopra, dall’autorevolezza o dell’incertezza di ciò che il parlante vuole esprimere).
Caro Gerry, l’espressione “è scritto” può significare “è attestato, tramandato da un testo autorevole” (È scritto che il Signore corregge quelli che Egli ama) oppure “decretato, stabilito, predestinato” (Era scritto che ieri sera dovessimo essere insieme), in quest’ultimo caso è più frequente trovare il congiuntivo, ma si può usare anche l’indicativo.
Un saluto
Perfetto; quindi sostanzialmente l’espressione “È scritto (era scritto)”, rispetto alla sua autorevolezza, oggettività etc, richiederebbe perlopiù l’indicativo che non, anche se si usa ed è comunque attestato, il congiuntivo.
Perciò potremmo scrivere:
“È scritto che il Signore corregge quelli che Egli ama”; “È scritto che tu devi essere mio”; “Era scritto che ieri sera dovevamo essere insieme (per esprimere contemporaneità al passato è corretto l indicativo imperfetto); “Era scritto che avresti distrutto i nemici e non che ti saresti unito a loro (per esprimere posteriorità al passato usiamo il condizionale passato)”; oppure per esprimere contemporaneità al passato: “Era scritto che distruggevi i nemici e non che ti univi a loro”. E in più, per le seguenti espressioni, “è stabilito”, “è destino” il ragionamento non è proprio lo stesso (almeno per “È destino”). “È destino” richiede perlopiù il congiuntivo perché è un’espressione che esprime sì qualcosa che probabilmente dovrà accadere, ma ha una sfumatura di eventualità, cioè che può ugualmente verificarsi o non verificarsi, secondo gli eventi, quindi in parte incerto, casuale; e quindi l’insieme imponderabile delle cause che si pensa abbiano determinato (o siano per determinare) gli eventi della vita: “È destino che sia capitato qui per la meditazione”; “È destino che io riesca a trovarlo qui”; “Era destino che arrivassi più lontano di tutti noi”. Mentre “È stabilito”‘ segue il ragionamento di “È scritto (quindi può presentare sia l indicativo sia il congiuntivo)”: Fissato, deciso precedentemente, istituito e saldo…”È stabilito che promuove lo sviluppo di possibilità creative”; “È stabilito che nelle carpe l’olfatto è più sviluppato che in un cane”; “Era stabilito che le donne non giocassero a nord (ma anche “Era stabilito che le donne non giocavano a nord”, e anche “Era stabilito che le donne non avrebbero giocato a nord”); “Era stabilito che Marco fosse destinato a questa carica (ma anche “Era stabilito che Marco era destinato a questa carica”, stiamo esprimendo contemporaneità al passato col verbo al passivo). In finale, “È stabilito che nella seconda parte del Tempo delle interrogazioni a ciascun Commissario sia assegnata mezz’ora di tempo per rispondere (ma anche “È stabilito che nella seconda parte del Tempo delle interrogazioni a ciascun Commissario sarà assegnata mezz’ora di tempo per rispondere); in quest’ultima frase il congiuntivo, o il futuro anteriore, sono indicati rispetto ad un indicativo presente perché la frase fa riferimento ad un qualcosa appunto proiettato al futuro, e se vogliamo con un pizzico di incertezza.
‘’Calcolare che’’ con il significato di ‘’Considerare, tenere conto di qualcosa’’ regge l’indicativo: “Calcola che Francesco arriva prima delle sei”; ‘’Calcolando che questo autografo vale/Calcola che questo autografo vale… (‘’Considerando che questo autografo vale…’’)’’. Mentre si usa il congiuntivo con il verbo usato in forma impersonale: ‘’Si calcola che ne siano affette circa un miliardo di persone ogni anno (con il significato di ‘’si stima che’’, ‘’si suppone che’’)’’.
‘’Stimare che’’ con il significato di ‘’Valutare in modo approssimativo’’, ‘’reputare’’, ‘’credere’’, ‘’pensare’’, ‘’si suppone che’’ regge il congiuntivo: ‘’Quest’anno si stima che il fuoco abbia bruciato 108.000 ettari di bosco.
‘’Valutare che’’ con il significato di ‘’Stimare o calcolare approssimativamente’’ regge il congiuntivo: ‘’si valutava che i nemici avessero in campo duecentomila uomini’’.
”Si dice che si giocasse i soldi che guadagnava (congiuntivo imperfetto, valore durativo)”
”Si dice che si sia giocato i soldi che ha guadagnato (congiuntivo passato, evento concluso)”.
P.S. Nelle frasi è stato utilizzato il verbo pronominale transitivo ”giocarsi (verbo pronominale transitivo che ha forma simile al riflessivo, ma in cui il pronome personale, ”si”, che ha la stessa referenza del soggetto, rappresenta il complemento di termine anziché l’oggetto, espresso da un sostantivo che non si riferisce al soggetto
“Tanto vale che” come espressione può reggere sia l indicativo sia il congiuntivo.
Intanto “Tanto vale” significa “è lo stesso”, o “è la stessa cosa”. Poi se “Tanto vale che” ha il significato di “Conviene che” troveremo il congiuntivo: “Tanto vale che tu ti metta in gioco (“Conviene che tu ti metta in gioco”)”; se invece ha il significato di “Allora” potremmo trovare l indicativo: “Se devo sognare, tanto vale che sogno il massimo (“Se devo sognare, allora sogno il massimo”)”.
“Non se ne parla (che poi sarebbe “non si parla di quello”)”; il “si” è impersonale, e il verbo è alla terza persona singolare, non ha un soggetto determinato, ma è generico ed indefinito; e il “si equivale all’indefinito “uno, tutti noi, tutti voi, tutti, nessuno, etc”:
“Non se ne parla”→ “Nessuno ne parla”; “La gente non ne parla”; “Non ne parliamo tutti noi” etc.
P.S. il “si” viene sostituito da “se” davanti alla particella “ne”.
“È successo” può richiedere o il congiuntivo o l indicativo, dipende dal contesto.
Sarà preferibile l’indicativo, se veramente si parla di qualcosa che succede (o che è successo); e non che si ipotizza, o spera, o immagina.
Viceversa la locuzione “succede che” si può usare anche con una sfumatura molto vicina a “può succedere che”, e allora ha senso usare il congiuntivo.
Nel primo caso (ipotesi, probabilità, incertezza o anche per esprimere un opinione non necessariamente condivisa da tutti), è corretto il congiuntivo: “Fermando una lista di sospettati succede a volte che sia possibile arrestare il vero colpevole”.
Nel secondo (certezza inconfutabile, fatti già avvenuti e noti), è corretto l indicativo: “Sulla Terra, lanciando un oggetto dall’alto, succedde che tale oggetto cade a causa della gravità”.
Congiuntivo: “Succede (ma è del tutto aleatorio) che le persone sbaglino”.
Indicativo” “È successo che Marco gli ha dato uno schiaffo”.
…la subordinata oggettiva di primo grado “che era importante” è all indicativo perché retta dalla principale con un verbo del dire (disse); mentre la subordinata soggettiva di secondo grado “che salisse sul palco” è al congiuntivo perché retta dalla reggente in forma impersonale (era importante; che richiede il congiuntivo).
“Basta che” regge il congiuntivo: “Basta che tu mi avverta, ok?”; “Basta che tu mi avverta il giorno prima e sarò lì, ok?”; “Basta che diciate la verità”, ecc.
Quando stiamo applicando la costruzione impersonale ad un verbo riflessivo, dobbiamo sostituire uno dei due “si” con “ci”. Per esempio, se voglio dire che le persone si divertono molto in discoteca, per applicare la costruzione impersonale dobbiamo coniugare il verbo alla terza persona singolare (si diverte) e poi aggiungere il “si”. Così il risultato sarebbe “in discoteca si si diverte molto”. Questo in italiano non funziona, perciò sostituiamo il primo “si” con “ci” e diciamo: “In discoteca ci si diverte molto” che starebbe a significare “In discoteca la gente (ci) si diverte molto”. Ricapitolando, nel “si” impersonale la particella pronominale “si” ha la funzione di soggetto indefinito (il soggetto vero e proprio della frase), e con il senso di “tutti noi, tutti voi, tutti, nessuno, la gente, le persone, qualcuno, uno”.
Salve, si dice “Affittasi locale” (ma anche “Si affitta locale”) perché equivale ad “Il locale è/viene affittato”. Al contrario diremmo “Affittansi locali” (ma anche “Si affittano locali”) perché equivale ad “I locali sono/vengono affittati”. In più, il “si” degli esempi è passivante (quindi ha lo scopo di trasformare in passive le frasi) perché abbiamo il “si” seguito da un verbo transitivo con il suo complemento oggetto espresso (locale/locali).
Il “si” è passivante in quanto il verbo “assaggiare” è transitivo con il suo complemento oggetto espresso che in questo caso è un complemento oggetto partitivo
Di nuovo, mentre in quest’altra frase il “si” è impersonale per il semplice fatto che il verbo “parlare” è in questo caso intransitivo (i verbi intransitivi non possono prendere parte alla funzione del “si” passivante che si usa al contrario solo con i transitivi): “Si sta parlando di un mio problema”, e cioè “Noi stiamo parlando, parliamo di un mio problema”.
Prof, un dubbio; ma nella frase “Tizio non vuole che si fumi in casa”, frase nella quale “fumare” (fumi) è un verbo transitivo usato in senso assoluto (quindi con il complemento oggetto sottinteso), il “si” va considerato impersonale oppure passivo? visto che il complemento oggetto è sottointeso, e quindi è come se fosse espresso? Io penso sia impersonale in quanto l’oggetto sarà anche sottointeso (es. le sigarette), ma non è comunque espresso… Quindi sarebbe “Tizio non vuole che la gente (si) fumi in casa”…
ciao,per me questo test sembra un po difficele per certi persone cercate di fare qualcosa un po facile da capire….
Cara Fatima, questo test è un ripasso della forma impersonale che è stata spiegata nell’articolo precedente, ti consiglio di leggere prima l’articolo che spiega l’uso della forma impersonale e poi provare di nuovo a fare il test e vedrai che sarà più facile, se hai qualche dubbio non esitare a scrivermi.
a presto
Prof. Anna
Signora, vorrei chiedere q.sa sul congiuntivo. Ho visto q.sta frase in un libro di grammatica: Ho finito in modo che posso andarmene, possiamo dire anche: Ho finito in modo che loro possono andarsene?
Inoltre, ho visto: Ho scritto q.sto esempio in modo che tutti capiscano. Perche? non possiamo usare condizionale, cioe?: Ho scritto q.sto esempio in modo che tutti capiscono?
Grazie tanto.
Cara Kiki, in questo caso io userei il congiuntivo perchè le frasi subordinata (in modo che possa andarmene; in modo che loro possano andarsene) sono delle subordinate consecutive che esprimono una possibilità o un’eventualità; di solito le consecutive vogliono l’indicativo (ero così stanca che sono andata a letto), ma richiedono il congiuntivo nel caso in cui esprimano una possibilità o un eventualità, lo stesso vale anche per l’altra frase (ho scritto questo esempio in modo che tutti capiscano).
un saluto
Prof. Anna
Signora grazie tantissimo!!!
SIGNORA GRAZIE PER TUTTO…VORREI CAPIRE TANTE COSE QUE VOI SCRIVONO GRAZIE MIL
bello mi ha aiutato con i compiti per la scuola
A me piace molto questi esercizi.
Prof. Anna, Aspetto la risp alle mie domande!!!. Grazie
Buonasera,
nella frase 4 ” In questa scuola si studia l’italiano” , il si viene classificato come impersonale. E’ corretto?
Caro Jacopo, in realtà si tratta di un “si” passivante perché è presente un complemento oggetto (l’italiano). L’esercizio è sbagliato, lo correggo subito rendendolo impersonale.
A presto
Salve, non ho capito una cosa… Ma nelle espressioni “è scritto che” o “era scritto che” perché nelle subordinate al passato si usa il congiuntivo, mentre nelle subordiante al presente l indicativo?
Esempi:
“È scritto che il Signore corregge quelli che Egli ama”; “È scritto che tu devi essere mio” etc;
mentre…
“Era scritto che ieri sera dovessimo essere insieme”; “Era scritto che distruggessi i nemici e non che ti unissi a loro”;
Se ho ben capito, l’espressione “È scritto che” o “Era scritto che” è formata dal verbo essere + l’aggettivo “scritto”, e solitamente queste espressioni richiedono il congiuntivo; certo, c’è da dire che l’aggettivo “scritto”, nel nostro caso, esprime un qualcosa di “destinato”, “deciso”, quindi concreto, certo ed oggettivo, ragion per cui l uso del indicativo non sarebbe errato. Ho letto anche però che “In senso proprio, “è scritto”, “sta scritto” sono espressioni con cui si introduce o si conclude una testimonianza autorevole: “è scritto nel Vangelo che…” e simili. In sintesi, probabilmente, e rispetto a ciò che vogliamo esprimere, il parlante può adottare l’indicativo o il congiuntivo (anche perché, un altro esempio al passato, dove però viene utilizzato l indicativo nella subordinata, “Era scritto che in quest’epoca doveva accadere”; forse la scelta dell indicativo o del congiuntivo dipende, come ho scritto sopra, dall’autorevolezza o dell’incertezza di ciò che il parlante vuole esprimere).
Cosa ne pensa?
Caro Gerry, l’espressione “è scritto” può significare “è attestato, tramandato da un testo autorevole” (È scritto che il Signore corregge quelli che Egli ama) oppure “decretato, stabilito, predestinato” (Era scritto che ieri sera dovessimo essere insieme), in quest’ultimo caso è più frequente trovare il congiuntivo, ma si può usare anche l’indicativo.
Un saluto
Perfetto; quindi sostanzialmente l’espressione “È scritto (era scritto)”, rispetto alla sua autorevolezza, oggettività etc, richiederebbe perlopiù l’indicativo che non, anche se si usa ed è comunque attestato, il congiuntivo.
Perciò potremmo scrivere:
“È scritto che il Signore corregge quelli che Egli ama”; “È scritto che tu devi essere mio”; “Era scritto che ieri sera dovevamo essere insieme (per esprimere contemporaneità al passato è corretto l indicativo imperfetto); “Era scritto che avresti distrutto i nemici e non che ti saresti unito a loro (per esprimere posteriorità al passato usiamo il condizionale passato)”; oppure per esprimere contemporaneità al passato: “Era scritto che distruggevi i nemici e non che ti univi a loro”. E in più, per le seguenti espressioni, “è stabilito”, “è destino” il ragionamento non è proprio lo stesso (almeno per “È destino”). “È destino” richiede perlopiù il congiuntivo perché è un’espressione che esprime sì qualcosa che probabilmente dovrà accadere, ma ha una sfumatura di eventualità, cioè che può ugualmente verificarsi o non verificarsi, secondo gli eventi, quindi in parte incerto, casuale; e quindi l’insieme imponderabile delle cause che si pensa abbiano determinato (o siano per determinare) gli eventi della vita: “È destino che sia capitato qui per la meditazione”; “È destino che io riesca a trovarlo qui”; “Era destino che arrivassi più lontano di tutti noi”. Mentre “È stabilito”‘ segue il ragionamento di “È scritto (quindi può presentare sia l indicativo sia il congiuntivo)”: Fissato, deciso precedentemente, istituito e saldo…”È stabilito che promuove lo sviluppo di possibilità creative”; “È stabilito che nelle carpe l’olfatto è più sviluppato che in un cane”; “Era stabilito che le donne non giocassero a nord (ma anche “Era stabilito che le donne non giocavano a nord”, e anche “Era stabilito che le donne non avrebbero giocato a nord”); “Era stabilito che Marco fosse destinato a questa carica (ma anche “Era stabilito che Marco era destinato a questa carica”, stiamo esprimendo contemporaneità al passato col verbo al passivo). In finale, “È stabilito che nella seconda parte del Tempo delle interrogazioni a ciascun Commissario sia assegnata mezz’ora di tempo per rispondere (ma anche “È stabilito che nella seconda parte del Tempo delle interrogazioni a ciascun Commissario sarà assegnata mezz’ora di tempo per rispondere); in quest’ultima frase il congiuntivo, o il futuro anteriore, sono indicati rispetto ad un indicativo presente perché la frase fa riferimento ad un qualcosa appunto proiettato al futuro, e se vogliamo con un pizzico di incertezza.
Va bene?
Caro Gerry, è esatto.
‘’Calcolare che’’ con il significato di ‘’Considerare, tenere conto di qualcosa’’ regge l’indicativo: “Calcola che Francesco arriva prima delle sei”; ‘’Calcolando che questo autografo vale/Calcola che questo autografo vale… (‘’Considerando che questo autografo vale…’’)’’. Mentre si usa il congiuntivo con il verbo usato in forma impersonale: ‘’Si calcola che ne siano affette circa un miliardo di persone ogni anno (con il significato di ‘’si stima che’’, ‘’si suppone che’’)’’.
‘’Stimare che’’ con il significato di ‘’Valutare in modo approssimativo’’, ‘’reputare’’, ‘’credere’’, ‘’pensare’’, ‘’si suppone che’’ regge il congiuntivo: ‘’Quest’anno si stima che il fuoco abbia bruciato 108.000 ettari di bosco.
‘’Valutare che’’ con il significato di ‘’Stimare o calcolare approssimativamente’’ regge il congiuntivo: ‘’si valutava che i nemici avessero in campo duecentomila uomini’’.
Corretto?
Caro Jacopo, è corretto.
”Si dice che si giocasse i soldi che guadagnava (congiuntivo imperfetto, valore durativo)”
”Si dice che si sia giocato i soldi che ha guadagnato (congiuntivo passato, evento concluso)”.
P.S. Nelle frasi è stato utilizzato il verbo pronominale transitivo ”giocarsi (verbo pronominale transitivo che ha forma simile al riflessivo, ma in cui il pronome personale, ”si”, che ha la stessa referenza del soggetto, rappresenta il complemento di termine anziché l’oggetto, espresso da un sostantivo che non si riferisce al soggetto
Giusto?
Caro Gianni, giusto.
“Tanto vale che” come espressione può reggere sia l indicativo sia il congiuntivo.
Intanto “Tanto vale” significa “è lo stesso”, o “è la stessa cosa”. Poi se “Tanto vale che” ha il significato di “Conviene che” troveremo il congiuntivo: “Tanto vale che tu ti metta in gioco (“Conviene che tu ti metta in gioco”)”; se invece ha il significato di “Allora” potremmo trovare l indicativo: “Se devo sognare, tanto vale che sogno il massimo (“Se devo sognare, allora sogno il massimo”)”.
Giusto?
Caro Carlo, userei in ogni caso il congiuntivo.
“Non se ne parla (che poi sarebbe “non si parla di quello”)”; il “si” è impersonale, e il verbo è alla terza persona singolare, non ha un soggetto determinato, ma è generico ed indefinito; e il “si equivale all’indefinito “uno, tutti noi, tutti voi, tutti, nessuno, etc”:
“Non se ne parla”→ “Nessuno ne parla”; “La gente non ne parla”; “Non ne parliamo tutti noi” etc.
P.S. il “si” viene sostituito da “se” davanti alla particella “ne”.
Pensa sia corretto?
Cara Elisabetta, è corretto.
“È successo” può richiedere o il congiuntivo o l indicativo, dipende dal contesto.
Sarà preferibile l’indicativo, se veramente si parla di qualcosa che succede (o che è successo); e non che si ipotizza, o spera, o immagina.
Viceversa la locuzione “succede che” si può usare anche con una sfumatura molto vicina a “può succedere che”, e allora ha senso usare il congiuntivo.
Nel primo caso (ipotesi, probabilità, incertezza o anche per esprimere un opinione non necessariamente condivisa da tutti), è corretto il congiuntivo: “Fermando una lista di sospettati succede a volte che sia possibile arrestare il vero colpevole”.
Nel secondo (certezza inconfutabile, fatti già avvenuti e noti), è corretto l indicativo: “Sulla Terra, lanciando un oggetto dall’alto, succedde che tale oggetto cade a causa della gravità”.
Congiuntivo: “Succede (ma è del tutto aleatorio) che le persone sbaglino”.
Indicativo” “È successo che Marco gli ha dato uno schiaffo”.
Ci può stare?
Caro Nicola, il tuo ragionamento è corretto.
“c’è possibilità che possiate spostarmi la mattina”
“non c’è possibilità che possiate spostarmi la mattina”
c’è possibilità che e non c’è possibilità che reggono il congiuntivo
Cara Pamela, è esatto.
“Disse che era importante che salisse sul palco”
…la subordinata oggettiva di primo grado “che era importante” è all indicativo perché retta dalla principale con un verbo del dire (disse); mentre la subordinata soggettiva di secondo grado “che salisse sul palco” è al congiuntivo perché retta dalla reggente in forma impersonale (era importante; che richiede il congiuntivo).
Mi sembra corretto.
Caro Giordano, è corretto.
“Basta che” regge il congiuntivo: “Basta che tu mi avverta, ok?”; “Basta che tu mi avverta il giorno prima e sarò lì, ok?”; “Basta che diciate la verità”, ecc.
Esatto?
Caro Emanuele, è esatto.
1) “Ma sembra che a questo qui gli piacciate”
… dopo il verbo “sembrare” solitamente abbiamo il congiuntivo nella subordinata; in questo caso “piacciate”.
È esatto?
Caro Riccardo, è esatto.
“Si” impersonale con verbo riflessivo:
Quando stiamo applicando la costruzione impersonale ad un verbo riflessivo, dobbiamo sostituire uno dei due “si” con “ci”. Per esempio, se voglio dire che le persone si divertono molto in discoteca, per applicare la costruzione impersonale dobbiamo coniugare il verbo alla terza persona singolare (si diverte) e poi aggiungere il “si”. Così il risultato sarebbe “in discoteca si si diverte molto”. Questo in italiano non funziona, perciò sostituiamo il primo “si” con “ci” e diciamo: “In discoteca ci si diverte molto” che starebbe a significare “In discoteca la gente (ci) si diverte molto”. Ricapitolando, nel “si” impersonale la particella pronominale “si” ha la funzione di soggetto indefinito (il soggetto vero e proprio della frase), e con il senso di “tutti noi, tutti voi, tutti, nessuno, la gente, le persone, qualcuno, uno”.
Corretto?
Caro Giorgio, è corretto.
Salve, si dice “Affittasi locale” (ma anche “Si affitta locale”) perché equivale ad “Il locale è/viene affittato”. Al contrario diremmo “Affittansi locali” (ma anche “Si affittano locali”) perché equivale ad “I locali sono/vengono affittati”. In più, il “si” degli esempi è passivante (quindi ha lo scopo di trasformare in passive le frasi) perché abbiamo il “si” seguito da un verbo transitivo con il suo complemento oggetto espresso (locale/locali).
Penso sia corretto
Caro Filippo Maria, è corretto (immagino tu volessi dire “al plurale”).
Chiaramente “affittasi locale” (o si affitta locale) richiama il singolare; “affittansi locali” (o si affittano locali) richiama il plurale.
Penso sia completo
Sì.
“Si assaggiano dei tagliolini”
Il “si” è passivante in quanto il verbo “assaggiare” è transitivo con il suo complemento oggetto espresso che in questo caso è un complemento oggetto partitivo
Penso sia corretto
Sì, è corretto.
Di nuovo, mentre in quest’altra frase il “si” è impersonale per il semplice fatto che il verbo “parlare” è in questo caso intransitivo (i verbi intransitivi non possono prendere parte alla funzione del “si” passivante che si usa al contrario solo con i transitivi): “Si sta parlando di un mio problema”, e cioè “Noi stiamo parlando, parliamo di un mio problema”.
Penso sia ok…
Caro Marco, è esatto.
Prof, un dubbio; ma nella frase “Tizio non vuole che si fumi in casa”, frase nella quale “fumare” (fumi) è un verbo transitivo usato in senso assoluto (quindi con il complemento oggetto sottinteso), il “si” va considerato impersonale oppure passivo? visto che il complemento oggetto è sottointeso, e quindi è come se fosse espresso? Io penso sia impersonale in quanto l’oggetto sarà anche sottointeso (es. le sigarette), ma non è comunque espresso… Quindi sarebbe “Tizio non vuole che la gente (si) fumi in casa”…
Caro Luca, la costruzione è impersonale.
Suppongo quindi che il mio ragionamento sia corretto?
Sì, è corretto.