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[post_content] => Il prossimo esercizio è sul genere dei nomi, in particolare sui maschili in -a, i femminili in -o e i nomi di origine straniera.
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[post_content] => Ripassiamo con il seguente esercizio i concetti di coordinazione, subordinazione, frasi implicite ed esplicite; se non li ricordate rileggete l'articolo: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
Buon test!
Prof. Anna
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi ripassiamo gli ultimi argomenti trattati sul blog; se non li ricordate bene, rileggete i relativi articoli prima di affrontare il test!
Buon test!
Prof. Anna
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi studieremo un elemento molto importante della frase: il complemento.
Buona lettura!
Prof. Anna
Sappiamo già che la frase semplice è formata da un soggetto, che indica chi o che cosa compie l'azione, e da un predicato (verbo), che indica l'azione, per esempio: Marta (soggetto) mangia (predicato); i complementi si aggiungono al soggetto e al predicato per completare il significato della frase. Si distinguono in complementi diretti e complementi indiretti.
I complementi diretti sono chiamati così perché si legano direttamente al verbo, cioè senza l'ausilio di una preposizione.
I complementi indiretti sono chiamati così perché si legano indirettamente al verbo, cioè per mezzo di una preposizione.
Conoscere questa distinzione è molto importante, per esempio per l'uso delle preposizioni, oppure quando bisogna scegliere se usare un pronome diretto o indiretto.
I complementi diretti sono:
• il complemento oggetto
• il complemento predicativo del soggetto
• il complemento predicativo dell'oggetto
Vediamoli insieme nello specifico.
IL COMPLEMENTO OGGETTO
Il complemento oggetto si usa solo con i verbi transitivi attivi e si unisce direttamente al verbo senza preposizione, risponde alla domanda "che cosa?": Marco legge (→che cosa?) un libro; o "chi?": Lucia ha incontrato (→chi?) i suoi amici.
Sappiamo che invece i verbi intransitivi non possono avere un complemento oggetto, ma solo complementi indiretti, se non siamo sicuri se un verbo è transitivo o intransitivo basta controllare sul dizionario; non c'è infatti una regola, i verbi sono per loro stessa natura transitivi o intransitivi.
Può capitare che alcuni verbi intransitivi abbiano come complemento oggetto un sostantivo che ha la stessa base del verbo o presenta significato affine a quello del verbo, per esempio: vivere una vita lunga; dormire sonni tranquilli, "vivere" e "dormire" sono verbi intransitivi, ma in questo caso ammettono un complemento oggetto, in questo caso si parla di complemento oggetto interno.
Il complemento oggetto può essere introdotto da una delle forme dell'articolo partitivo o dalle espressioni un po' di, alcuni, qualche, si parla di complemento oggetto partitivo: ho comprato del caffè; ho trovato alcune informazioni; dammi un po' d'acqua; prestami qualche libro.
I COMPLEMENTI PREDICATIVI
Il complemento predicativo del soggetto è un nome o un aggettivo che si riferisce al soggetto e completa il significato del verbo. Sia il nome sia l'aggettivo sono concordati nel genere e nel numero con il soggetto.
Il complemento predicativo del soggetto è introdotto da:
• verbi copulativi: come sembrare, parere, diventare, apparire, rimanere, riuscire, risultare, nascere, morire ecc.: il tuo amico sembra simpatico; la tua amica sembra simpatica; Luca è rimasto impassibile; le verifiche risultano difficili;
• le seguenti categorie di verbi passivi: appellativi (essere chiamato, essere detto, essere soprannominato ecc.), elettivi (essere eletto, essere nominato, essere proclamato ecc.) estimativi (essere stimato, essere giudicato, essere ritenuto) effettivi (essere fatto, essere reso): Mario è stato eletto sindaco; Linda è considerata onesta; Alessandro è chiamato da tutti "Sandro".
Il complemento predicativo dell'oggetto è un aggettivo o un sostantivo che completa il significato del verbo e si riferisce al complemento oggetto. Le stesse categorie di verbi che al passivo reggono il complemento predicativo del soggetto (appellativi, elettivi, estimativi, effettivi) nella forma attiva reggono il complemento predicativo dell'oggetto: hanno eletto Mario sindaco; molti considerano Linda onesta; tutti chiamano Alessandro "Sandro".
ATTENZIONE!
I complementi predicativi, oltre a essere legati direttamente al verbo, possono essere introdotti da preposizioni, avverbi o locuzioni preposizionali (a, da, in, per, come, quale, in qualità di ecc.): hanno assunto Luca in qualità di responsabile; Alessandro è conosciuto da tutti come "Sandro".
[post_title] => I complementi: i complementi diretti
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, riprendiamo oggi il tema del genere dei nomi; nella maggior parte dei casi, come sappiamo, i nomi italiani in -o sono di genere maschile e i nomi in -a di genere femminile. Ci sono però numerose eccezioni, in generale la presenza di una desinenza "anomala" si può spiegare in due modi: o si tratta di parole prese in prestito da altre lingue (moderne o classiche), oppure la parola in questione è il risultato di un'abbreviazione che sottintende un genere maschile. Vediamo insieme i casi più comuni.
Cogliete l'occasione per ampliare il vostro vocabolario, utilizzate il dizionario online: basta cliccare due volte sulla parola e si aprirà una finestra, cliccando una volta su questa finestra verrà visualizzato il significato della parola in questione.
Buona lettura!
Prof. Anna
NOMI MASCHILI IN -A
Sono maschili:
⇒ un certo numero di nomi in -a, che per la maggior parte derivano dal greco o da lingue esotiche:
- il clima; - il dilemma; - il diploma; - il dramma; - l'emblema; - l'enigma; - il magma; - il paradigma; - il pianeta; - il pigiama; - il poema; - lo schema; - il sistema; - lo stemma; - il tema; - il teorema; - il trauma;
⇒ alcuni nomi di animali:
- il boa; - il cobra; - il gorilla; - il koala; - il panda; - il puma;
⇒ alcuni nomi derivati e composti realizzati con elementi greci terminanti in -gramma e in -oma:
- l'elettrocardiogramma; - l'organigramma; - il telegramma; - l'assioma; - l'automa; - il genoma;
⇒ un gruppo di nomi che terminano in -a accentata:
- il sofà; - il baccalà; - il babà;
⇒ alcuni termini che sottintendono un nome maschile:
- il (vino) marsala; - il (cioccolato) gianduia; - il (formaggio) gorgonzola; - i (pantaloni) bermuda (usato solo al plurale).
NOMI FEMMINILI IN -O
Sono femminili:
⇒ alcune abbreviazioni:
- l'auto (da automobile); - l'expo ( da esposizione); - la flebo (da fleboclisi); - la foto (da fotografia); - la metro (da metropolitana); - la moto (da motociletta);
⇒ parole di origine greca o latina:
- l'eco; - la dinamo; - la libido;
⇒ termini che sottintendono un nome femminile:
- la biro (la penna biro); - la neuro (la clinica neurologica); - la sdraio (la sedia a sdraio);
⇒ i seguenti nomi:
- la mano; - la radio; - la polo (tipo di maglia con colletto e bottoni).
GENERE DEI NOMI DI ORIGINE STRANIERA
Nel passaggio da una lingua all'altra l'attribuzione del genere può essere complicata dal fatto che alcune lingue, come l'inglese, non hanno la distinzione tra nomi maschili e nomi femminili, altre, come il tedesco, possiedono tre generi grammaticali (maschile, femminile e neutro) invece di due. Esiste una regola generale: i nomi stranieri che terminano in consonante sono di genere maschile; ma, come molte regole grammaticali, anche questa conosce molte eccezioni. Vediamo le più comuni.
• Prestiti dall'inglese
A volte il genere è attribuito sulla base di un'associazione stabilita per vicinanza di forma o di significato con parole della lingua ospite, per esempio la band, "gruppo musicale" è femminile perché è stato accostato all'italiano banda, stesso vale per la card, "tessera magnetica", accostata a carta.
Ecco alcuni dei termini più comuni:
- la gang; - la holding; - la convention; - l'escalation; - la leadership; - le news (solo al plurale nel significato di "ultime notizie"); - la reception; - la fiction; - la gag; - l'e-mail.
I nomi composti prendono di solito il genere del secondo elemento: quindi si ha il top ma la top model (per influsso di modella), il check-up ma la check list (per influsso di lista).
Qualche esempio:
- la beauty farm; - la business class; - la chat line; - la candid camera; - la disco music; - la work station.
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, vi piace fare sport? Oggi parleremo dello sport in Italia e impareremo un po' di lessico relativo ai vari sport.
Buona lettura!
Prof. Anna
LO SPORT IN ITALIA
Nella società italiana lo sport è abbastanza praticato, soprattutto tra i giovani. In altri Paesi la formazione sportiva avviene soprattutto a scuola, in Italia invece vengono dedicate solo due ore settimanali all'educazione fisica.
Lo sport quindi viene principalmente praticato fuori dalla scuola, nel tempo lilbero; di solito sono associazioni sportive private che si occupano dell'allenamento dei ragazzi.
Lo sport più seguito e praticato da adulti e ragazzi in Italia è il calcio, che riceve anche la maggiore attenzione da parte della televisione e dei giornali.
Di solito le ragazze non amano il calcio come i loro compagni, molte di loro praticano fin dall'infanzia la danza e la ginnastica.
Uno sport amato e praticato da tutti è il nuoto, sono molto diffusi anche il ciclismo, il tennis, la pallavolo, la pallacanestro, l'atletica, e le arti marziali come il karate o il judo.
Durante la stagione invernale molti frequentano località di montagna dove poter praticare lo sci.
In età più adulta molti italiani si iscrivono in palestra, a partire dagli anni Ottanta si sono diffusi club sportivi dove si svolge attività fisica in un luogo chiuso; spesso questi posti offrono anche piscina, massaggi, sauna e altre attività finalizzate al relax e al benessere.
UN PO' DI LESSICO
• fare sport → praticare uno sport
• sport di squadra → uno sport che si pratic a squadre, come il calcio
• sport individuale → uno sport che si pratica non in squadra, come lo sci
• allenatore → a seconda dello sport ha nomi diversi: il maestro di sci, di nuoto, di tennis; allenatore di altetica; mister di squadre di calcio, istruttore di palestra
• amatore → chi pratica sport a livello non agonistico
• professionista → chi pratica sport a livello agonistico
• tenere per → tifare per una squadra o un atleta
• salire sul podio → arrivare in uno dei primi tre posti in una gara
• fare gol → segnare un punto per la propria squadra in una partita di calcio
• derby → partita tra due squadre della stessa città
• fuoriclasse → persona che eccelle in uno sport
• schiappa → modo scherzoso per indicare una persona non portata per uno sport
• fare una vasca → percorrere una volta la piscina nel senso della lunghezza
• stili di nuoto → ci sono vari stili di nuoto: lo stile libero; la rana; il dorso; il delfino
• la corsa → corsa di velocità (dai 100 ai 400 metri); corsa di mezzofondo e fondo (fino a 10 000 metri); maratona (corsa di 42 kilometri)
Testo tratto da: Anna Ferrari e Cinzia Medaglia, Il bel paese. Corso di civiltà italiana, Zanichelli, Bologna, 2011.
Ora prova a rispondere alla seguenti domande
1. Nelle scuole italiane viene dedicato molto tempo allo sport?
2. Qual è lo sport più seguito in Italia?
3. Durante l'inverno quale sport praticano gli italiani?
4. Che cosa si intende per "sport individuale"? Fai qualche esempio di sport individuale.
5. Che cos'è una maratona?
6. Cosa significa "salire sul podio"? Sei mai salito sul podio?
7. Che cos'è un derby?
8. Prova a fare una frase con l'espressione "tenere per".
9. Ti consideri "una schiappa" in qualche sport?
10. Pratichi regolarmente uno sport?
11. Qual è il tuo sport preferito e perché?
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[post_content] => Il prossimo esercizio riguarda i pronomi diretti quando sono seguiti da un passato prossimo; i pronomi diretti di terza persona singolare e plurale (lo-la-li-le) prima di un passato prossimo seguono alcune regole che riguardano sia i pronomi stessi sia il participio passato del verbo al passato prossimo. Potete ripassarle leggendo questo articolo: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/ prima di fare il test.
Le indicazioni per svolgere l'esercizio sono le stesse riportate nell'articolo: bisogna rispondere correttamente alle domande utilizzando i pronomi diretti.
Tra parentesi troverete alcune indicazioni, rispondete come nei seguenti esempi:
Avete visto la nuova casa?
- (risposta positiva) Sì, l’abbiamo vista.
- (risposta negativa) No, non l’abbiamo vista.
Per le domande che cominciano con "chi", tra parentesi è indicata la persona (o il pronome personale soggetto) che ha compiuto l’azione:
- Chi ha chiuso la porta? (risposta: io) L’ho chiusa io.
- Chi ha portato il dolce? (risposta: Marco e Anna) L’hanno portato Marco e Anna.
Fate attenzione alla punteggiatura mentre fate l’esercizio (virgole e punti) in modo che la vostra risposta risulti corretta.
Buon test!
Prof. Anna
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[post_content] => Il precedente esercizio riguardava solo i pronomi diretti di terza persona singolare (lo-la) e plurale (li-le). Nel prossimo esercizio invece troverete le altre persone: mi; ti; ci; vi.
Per svolgere l'esercizio dovete rispondere alle domande usando il pronome adatto, per esempio:
Come ti chiami? → Mi chiamo Alex.
Fate attenzione alle maiuscole, se non le usate la vostra risposta risulterà scorretta.
Buon test!
Prof. Anna
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi ripasseremo i pronomi diretti; conoscere questi pronomoni è fondamentale per poter comunicare, quindi se non ve li ricordate bene vi consiglio di ripassarli leggendo questo articolo prima di affrontare il test.
www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
Buon test!
Prof. Anna
Nel seguente esercizio dovete sostituire il complemento oggetto (il complemento diretto) con il pronome adatto, come in questo esempio:
Studio il francese → lo studio da alcuni anni.
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[post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi cominciamo a studiare la frase complessa. È molto importante infatti capire quale rapporto grammaticale e di significato intercorre tra proposizioni diverse ma collegate tra di loro, questo ci dà la possibilità di comprenderne meglio il significato e di utilizzare i modi e i tempi giusti a seconda dei casi quando siamo noi a dover formulare delle frasi complesse.
Buona lettura!
Prof. Anna
Che cos'è una frase complessa?
Una frase composta da più proposizioni si dice frase complessa; queste proposizioni possono essere collegate tra di loro da rapporti di coordinazione o di subordinazione.
• Coordinazione: abbiamo un rapporto di coordinazione quando le proposizioni sono collegate tra di loro in modo da rimanere concettualmente sullo stesso piano:
→ ho mangiato una pizza e ho bevuto una birra.
Le proposizioni coordinate sono collegate tra di loro attraverso congiunzioni coordinative e, a seconda della congiunzione usata, si hanno diversi tipi di coordinazione, come abbiamo studiato nell'articolo dedicato alle congiunzioni coordinative: www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/
Per esempio: sono stanca, ma non ho sonno → abbiamo la congiunzione avversativa -ma- che introduce una coordinata avversativa.
Possono essere coordinate sia due frasi indipendenti:
→ Marco legge e Silvia scrive (principali coordinate tra di loro);
sia due proposizioni subordinate:
→ stasera non vengo (principale) perché sono stanco e devo studiare (subordinate coordinate tra di loro).
• Subordinazione: si ha invece un rapporto di subordinazione quando le proposizioni sono collegate tra di loro in modo tale che ci sia una proposizione principale (detta anche reggente o indipendente) che ha un significato autonomo e compiuto, da cui dipende una (o più di una) proposizione secondaria (detta anche subordinata o dipendente).
La secondaria può precedere o seguire la principale:
→ non mangio (principale), perché non ho fame (secondaria);
→ quando sarai pronto (secondaria), usciremo (principale).
Le subordinate che dipendono direttamente dalla principale sono dette di primo grado:
→ sono tornata a casa (principale), dopo aver salutato gli amici (subordinata di I grado);
- quelle che dipendono da una subordinata di primo grado sono dette di secondo grado e così via:
→ sono tornata a casa (principale), dopo aver salutato gli amici (subordinata di I grado), con cui ero stata a cena (subordinata di II grado).
Le proposizioni subordinate si distinguono in esplicite e implicite:
• Le subordinate esplicite hanno il verbo di modo finito (indicativo, congiuntivo, condizionale):
→ penso che uscirò.
• Le subordinate implicite hanno il verbo di modo indefinito (infinito, gerundio, participio):
→ penso di uscire.
ATTENZIONE!
Nella maggior parte dei casi, per avere una subordinata implicita è necessario che il soggetto della reggente e il soggetto della dipendente coincidano.
Per esempio la frase → (io) penso che (io) gli dirò la verità (soggetto uguale)
può essere trasformata in → penso di dirgli tutto.
Al contrario la frase → penso (io) che (tu) gli dirai tutto (soggetto diverso)
non può essere trasformata nello stesso modo.
Quindi la trasformazione di una subordinata implicita in esplicita è sempre possibile, mentre non è sempre possibile la trasformazione inversa.
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