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                    [post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana continuiamo il nostro approfondimento sull'uso delle preposizioni, vediamo insieme quando usare le preposizioni tra e fra, quando scegliere l'una e quando invece l'altra e quali complementi introducono.

Buona lettura!

Prof. Anna

Le preposizioni tra e fra significano "in mezzo", indicano una posizione intermedia tra due elementi, che possono essere persone, animali o cose.

Il significato del rapporto da esse stabilito può essere riferito:

• allo spazio reale o figurato: il fiume scorre tra due rive (reale); fra cane e gatto non corre buon sangue (figurato);

• allo spazio configurato come tempo: arriverò tra le dieci e le undici di mattina;

• allo spazio configurato come modalità: passo le mie giornate tra lavoro e famiglia.

Quindi i complementi introdotti da tra e fra sono:

• complemento di stato in luogo (con il significato di "in mezzo"): tra i due monti si estende una vallata;

• moto per luogo (attraverso un luogo): camminavo tra i cespugli, il pallone è passato tra i pali della porta;

• complemento di distanza: tra dieci chilometri c'è un ponte molto alto;

• complemento di tempo (indica il limite di tempo entro il quale si svolgerà un'azione oppure l'intervallo di tempo che può intercorrere per portare a compimento un'azione): sarò da te tra due ore, sarò da te tra le sette e le otto;

• complemento di relazione (indica relazione, contrasto, solidarietà, reciprocità): siamo molto amici fra di noi, i fratelli spesso discutono tra loro;

• complemento di compagnia: amo molto stare fra amici;

• complemento partitivo: sei il migliore tra i miei amici;

• complemento di modo o maniera: è sempre vissuto tra gli stenti;

• complemento di causa: fra una cosa e l'altra sono sempre occupato.

ALCUNE PRECISAZIONI

• Le preposizioni tra e fra hanno lo stesso significato , la scelta tra le due dipende esclusivamente da ragioni eufoniche, in genere si preferisce evitare di ripetere lo stesso suono nella parola successiva, quindi per esempio le espressioni tra tre giorni o fra fratelli saranno sostituite da fra tre giorni e tra fratelli.

• Davanti a un pronome personale tra e fra possono essere seguite da di: fra di noi, tra di loro.

• Con la ripetizione di me e , tra e fra intensificano l'espressione: parlavo tra me e me.

• In alcune espressioni tra e fra possono indicare approssimazione: avrà tra i dieci e i quindici anni.

•Può indicare esitazione o scelta: ero indeciso tra il sì e il no.

• Può indicare la somma di diversi elementi che concorrono a un risultato: tra aperitivo, cena e cinema, ho speso cinquanta euro.

• Ricorre nella formazione di alcune locuzioni avverbiali con valore temporale: tra poco, tra breve, tra non molto.

• Forma l'espressione tra l'altro, che significa inoltre, oltretutto, per di più: il dolce non mi va, tra l'altro sono a dieta.

                    [post_title] => L'uso delle preposizioni "tra" e "fra"
                    [post_excerpt] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, questa settimana approfondiamo l'uso delle preposizioni "tra" e "fra".
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                    [post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, sappiamo già che le parole che indicano le varie parti del corpo si prestano molto bene a formare modi di dire di uso comune, spesso non è facile però capirne il significato. Oggi vediamo insieme alcune espressioni formate con la parola "gamba" e il loro significato.

Buona lettura!

Prof. Anna

I seguenti modi di dire sono usati solitamente nella lingua parlata, vi è mai capitato di sentirli? Ne avevate colto il significato?

Ora vediamoli insieme:

• essere in gamba → avere buone capacità, avere iniziativa, svolgere bene il proprio lavoro: è un tipo in gamba; Laura è una ragazza in gamba: appena laureata ha già trovato un buon lavoro, anche come augurio: in gamba!, sta' in gamba!; si può usare anche al superlativo: in gambissima;prendere qualcosa sotto gamba → sottovalutarla, prenderla alla leggera: non stai studiando abbastanza, credo che tu abbia preso sotto gamba questo esame;fare il passo più lungo della gamba → azzardare, fare qualcosa oltre le proprie possibilità: Luca ha fatto il passo più lungo della gamba comprandosi quella macchina costosa, in realtà non se la potrebbe permettere;

• darsela a gambe → fuggire precipitosamente: la situazione si mette male, meglio darsela a gambe!;

• scappare, andarsene a gambe levate → ardarsene velocemente: appena ha capito che avrebbe dovuto lavorare duramente tutto il giorno, è scappato a gambe levate;

• andare a gambe all'aria → cadere, in senso figurato anche → andare in rovina: la ditta è andata a gambe all'aria;

• andarsene con la coda tra le gambe → andarsene mortificato, avvilito: dopo essere stato rimproverato da tutti, se ne è andato con la coda tra le gambe;

• camminare con le proprie gambe → essere autonomo, capace di decidere: Marco ormai non è più un bambino, deve imparare a camminare con le proprie gambe;

• gambe in spalla→ invito a avviarsi procedendo di buon passo, di solito sapendo di dover affrontare un lungo cammino, usato come esortazione: gambe in spalla!;

• tagliare le gambe  ostacolare qualcuno in modo da impedirgli di concludere qualcosa, detto anche di vino o liquore che fa sentire le gambe pesanti: il mio capo ha deciso di tagliarmi le gambe, non mi darà mai quella promozione.
                    [post_title] => Modi di dire con la parola "gamba"
                    [post_excerpt] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi vedremo insieme alcuni modi dire formati con la parola "gamba".
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                    [post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi ripassiamo alcuni argomenti trattati di recente sul blog. Il primo esercizio è sui verbi transitivi e intransitivi, per ripassare questo argomento vi consiglio di leggere i seguenti articoli: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/02/04/verbi-transitivi-e-verbi-intransitivi/, https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/02/18/verbi-transitivi-e-verbi-intransitivi-seconda-parte/

Buon test!

Prof. Anna

 
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                    [post_excerpt] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi ripassiamo alcuni argomenti trattati di recente sul blog.
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                    [post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi scopriremo che anche gli avverbi, così come gli aggettivi, possono avere il comparativo e il superlativo e possono anche venire alterati mediante un suffisso. Approfondiamo insieme questo argomento.

Buona lettura!

Prof. Anna

I GRADI DELL'AVVERBIO

La maggior parte degli avverbi (tranne quelli in -oni) possono avere i gradi comparativo e superlativo: dovresti parlare più lentamente; abito lontanissimo da qui.

• Il comparativo di maggioranza e di minoranza si forma mettendo davanti all'avverbio al grado positivo più o meno:

→ è tardi, cammina più velocemente;

→ ci vediamo meno spesso del solito.

Il secondo termine di paragone, se è espresso, può essere preceduto da di o da che, come per gli aggettivi qualificativi:

→ abbiamo camminato più velocemente di voi;

→ oggi ho lavorato meno volentieri di (che) ieri.

• Il superlativo assoluto si forma aggiungendoil suffisso -issimo alla radice del termine, oppure ripetendo la parola  o premettendo gli avverbi molto, assai, tanto, troppo, proprio, veramente:

→ sto benissimo

→ questa mattina mi sono alzato presto presto;

→ questa mattina mi sono alzato molto presto.

Per gli avverbi che terminano in -mente il superlativo con -issimo si forma da quello femminile dell'aggettivo:

→ brevemente (avverbio) ⇒ breve (aggettivo) ⇒ brevissima (superlativo femminile dell'aggettivo) ⇒ brevissimamente (superlativo dell'avverbio);

→ rapida ⇒ rapidissima ⇒ rapidissimamente.

Alcuni avverbi, come gli aggettivi corrispondenti, hanno forme particolari per il comparativo e per il superlativo assoluto:
GRADO POSITIVO COMPARATIVO SUPERLATIVO ASSOLUTO
bene meglio ottimamente o benissimo
male peggio pessimamente o malissimo
molto più moltissimo
poco meno pochissimo
grandemente maggiormente massimamente
  IL GRADO NELLE LOCUZIONI AVVERBIALI Anche alcune locuzioni avverbiali possono avere il comparativo e il superlativo: → per tempo ⇒ più per tempo ⇒ per tempissimo; → a posto ⇒ più a posto ⇒ a postissimo; → a modo ⇒ più a modo ⇒ a modissimo; → in fretta ⇒ più in fretta, meno in fretta ⇒ in frettissima. LE ALTERAZIONI DELL'AVVERBIO Alcuni avverbi possono venire alterati aggiungendo loro i suffissi del diminutivo (-ino), dell'accrescitivo (-one), del peggiorativo (-accio), del vezzeggiativo (-etto, -uccio), come per gli aggettivi. I più comuni sono: • bene ⇒ benino ⇒ benone • male ⇒ malino ⇒ maluccio o malaccio • poco ⇒ pochino ⇒ pochetto o pochettino • tanto ⇒ tantino • presto ⇒ prestino • tardi ⇒ tardino • forte ⇒ fortino • piano ⇒ pianino → "Come va?" "Benino". Anche alcune locuzioni possono essere alterate: a modo ⇒ a modino; per bene ⇒ per benino; a puntino (significa: con la massima precisione, con grande esatezza); a caso ⇒ a casaccio. [post_title] => I gradi e le alterazioni dell'avverbio [post_excerpt] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, anche gli avverbi possono avere il comparativo e il superlativo, possono anche essere alterati. Approfondiamo insieme questo argomento. 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Prof. Anna • abitare: → uso transitivo: (ausiliare: avere) questo verbo quando è usato transitivamente significa "avere come dimora, avere un luogo come propria sede": le popolazioni che abitavano questa regione si chiamavano Etruschi; → uso intransitivo: (ausiliare: avere) ha il significato di "vivere in un luogo, risiedere stabilmente in un luogo", in questo caso il verbo è seguito da un complemento introdotto da preposizione: abitare in campagna, abitare vicino al mare; • avanzare: → uso transitivo: (ausiliare: avere) ha il significato di "spostare in avanti" ma anche "presentare": avanzare una domanda, una proposta; → uso intransitivo: (ausiliare: essere) ha il significato di "andare avanti, procedere": l'esercito avanza faticosamente; anche col significato di "essere in più, in sovrabbondanza": è avanzato del pane. • combattere: → uso transitivo: (ausilare: avere) è transitivo quando ha il significato di "affrontare qualcuno in battaglia, contrastare qualcosa": combattere una guerra, ma anche combattere una malattia; → uso intransitivo: (ausiliare: avere) in questo caso ha il significato di "prendere parte a un combattimento", può essere usato in modo assoluto l'esercito combatte valorosamente, spesso è invece accompagnato da complementi introdotti o dalla preposizione per con il significato di "lottare con impegno per il raggiungimento di uno scopo": combattere per la libertà,  o dalla preposizione contro con il significato di "opporsi, contrastare": combattere contro le difficoltà; • crescere: → uso transitivo: (ausiliare: avere) col significato di "allevare, educare": crescere un figlio; → uso intransitivo: (ausiliare: essere) in questo caso assume il significato di "diventare grande, essere allevato, migliorare, evolversi": i figli crescono, ma anche i capelli crescono; • dominare: → uso transitivo: (ausiliare: avere) col significato di "soggiogare, tenere soggette persone o cose alla propria autorità": dominare il popolo, ma anche col significato di "conoscere bene qualcosa": dominare una lingua, oppure detto di costruzione alte, monti o colline, può avere il significato di "sovrastare": il castello domina la città; → uso intransitivo: (ausiliare: avere) in questo caso significa: "esercitare il propio potere su qualcuno o qualcosa, essere padrone assoluto" seguito dalle preposizioni su o in: dominare sulla nazione, dominare in casa propria; • lavorare: → usato transitivamente: (ausiliare: avere) significa "manipolare un dato materiale, agire su una materia": lavorare il ferro; → usato intransitivamente: (ausiliare: avere) col significato di "esercitare un mestiere, una professione, un'attività", è solitamente seguito da un complemento che specifica il luogo di lavoro o la durata del lavoro: lavorare in banca, lavorare da molti anni; • mirare: → uso transitivo: (ausiliare: avere) col significato di "guardare attentamente, con interesse" è usato soprattutto nell'italiano letterario: mirare la bellezza di un quadro; → uso intransitivo: (ausiliare: avere) in questo caso significa "puntare (un'arma) verso un determinato bersaglio, prendere la mira, tendere a un obbiettivo": mirare alle gambe, mirare al successo; • pensare: un discorso più approfondito deve essere fatto per questo verbo, in particolare per quanto riguarda l'uso dei pronomi atoni: → uso transitivo: (ausiliare: avere) in questo caso significa "esaminare col pensiero, raffigurare con la mente": "come puoi pensare queste cose, le pensi spesso?"; → uso intransitivo: (ausiliare: avere) nella forma intransitiva significa "avere il pensiero rivolto a qualcuno o qualcosa" ed è seguito da un complemento retto dalla preposizione a che però non è un complemento di termine, ma un complemento che indica il luogo, reale o figurato, verso cui è rivolto il pensiero, quindi se vogliamo trasfomare la forma "penso a lei" in una forma atona dobbiamo usare la particella ci anche quando l'oggetto del pensiero è una persona, proprio perché si tratta di un complemento di luogo: "penso spesso a lei" →  "ci penso spesso"; • servire: → uso transitivo: (ausiliare: avere) detto di negozianti o commercianti significa "fornire ciò che occorre al cliente": vi servo subito, oppure col significato di "presentare il cibo in tavola": non ci hanno ancora servito il dolce; → uso intransitivo: (ausiliare: essere) "essere necessario, occorrere": mi serve questo libro (= questo libro serve a me). [post_title] => Verbi transitivi e verbi intransitivi - seconda parte - [post_excerpt] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, ci sono alcuni verbi che possono essere sia transitivi sia intransitivi a seconda del significato, vediamo insieme quali sono. 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Se volete approfondire il significato di alcune parole, potete usare il dizionario online, cliccando due volte sulla parola si aprirà una piccola finestra, cliccando una volta su questa finestra vi apparirà il significato. Buona lettura! Prof. Anna Alla domanda "che tempo fa?" possiamo rispondere in molti modi, usando nomi, aggettivi e verbi che descrivono la situazione metereologica in modo più o meno approfondito. GLI AGGETTIVI DEL TEMPO Vediamo come possiamo rispondere usando il verbo essere e un aggettivo: Oggi il tempo: → è sereno = non ci sono nuvole; → è nuvoloso, il cielo è coperto = ci sono molte nuvole; → è variabile = a tratti non ci sono nuvole e a tratti ci sono nuvole, è sereno con probabilità che diventi nuvoloso; → è soleggiato = c'è molto sole; → è piovoso = con pioggia; → è ventoso = c'è molto vento; → è umido = c'è umidità; → è secco = senza umidità; → è afoso = con molta afa. Oppure molto semplicemente si può dire: → (il tempo) è bello = c'è il sole; (il tempo) è brutto = non c'è il sole. LE PAROLE DEL TEMPO Ci sono poi molti sostantivi che identificano fenomeni atmosferici ben precisi. Sicuramente avrete ascoltato le previsioni del tempo in televisione o alla radio, spesso si parla di precipitazioni, ovvero acqua che precipita sulla terra sotto forma di pioggia, neve o grandine, ovvero chicchi di ghiaccio. La pioggia però può manifestarsi in molti modi diversi: possono esserci deboli pioggie oppure temporali, ovvero pioggia accompagnata da lampi, fulmini e tuoni. Una tempesta invece si manifesta con forti raffiche di vento e pioggia, se la pioggia è battente, cioè insistente, e molto abbondante possiamo usare la parola diluvio. La neve invece può manifestarsi con una nevicata di media intensità o forte intensità, come nel caso di una bufera o una tormenta di neve. Tuttavia i fenomeni atmosferici non sono solo legati alle precipitazioni, in alcune zone e in particolari orari della giornata può presentarsi la nebbia o i banchi di nebbia (o nebbia a banchi) cioè fitti strati di nebbia. Meno fitta della nebbia è la foschia che crea un leggero offuscamento dell'aria. Può tirare vento o possono esserci raffiche di vento, ovvero violenti e improvvisi colpi di vento. D'estate le giornate sono spesso afose, cioè piene di afa, aria calda e soffocante. I VERBI DEL TEMPO Esistono verbi specifici per indicare le precipitazioni: piove, nevica, grandina; questi verbi possono formare i tempi composti sia con l'ausiliare essere sia con l'ausiliare avere: è piovuto tutto il giorno / ha piovuto tutto il giorno. Per parlare del tempo si usano di solito verbi alla forma impersonale alla terza persona singolare: fa caldo, fa freddo, è umido, è nuvoloso. [post_title] => Che tempo fa? 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Sapere se un verbo è transitivo, se è intransitivo, se regge un oggetto indiretto o se regge sia un oggetto diretto sia un oggetto indiretto è indispensabile per usare in modo corretto i pronomi.  Cerchiamo quindi di fare chiarezza. Buona lettura! Prof. Anna Un verbo che ammette un complemento oggetto (espresso o sottinteso) diretto, senza il tramite di una preposizione, si dice transitivo. Un verbo che non ammette un complemento oggetto diretto si dice intransitivo. Ma cerchiamo di capire meglio, osserviamo insieme queste frasi: 1- Marta mangia (che cosa?)→ un'arancia; 2- Karim saluta (chi?) →Natalia; 3- Lucapasseggia←; 4- Annadorme←. Negli esempi 1 e 2 l'azione (mangia, saluta) compiuta dal soggetto (Marta, Karim) ha come completamento di significato un oggetto su cui l'azione passa, transita (da qui: transitivo) in maniera diretta (cioè senza il tramite di una preposizione). Negli esempi 3 e 4 il verbo (passeggia, dorme) esprime un'azione che coinvolge solo il soggetto (Luca, Anna), l'azione si esaurisce sul soggetto e non si estende su nessun oggetto esterno. Approfondiamo ulteriormente l'argomento: • transitivi senza oggetto diretto: qualunque verbo transitivo può essere usato senza l'oggetto diretto espresso, ma non perde per questo la sua natura transitiva: Alessandro scrive (che cosa?) una lettera (oggetto espresso); Alessandro scrive (che cosa?), oggetto non espresso ma è logicamente incluso nell'azione dello scrivere; • transitivi indiretti: in molti verbi intransitivi l'azione termina su un complemento indiretto (complemento di termine), cioè su un oggetto collegato mediante la preposizione -a-: noi parliamo agli amici; esistono verbi che, senza cambiare significato, si possono costruire con l'oggetto diretto o indiretto: io obbedisco la mamma (transitivo); io obbedisco alla mamma (intransitivo); • oggetto interno: alcuni verbi intransitivi possono avere un oggetto diretto chiamato complemento dell'oggetto interno, questo oggetto ha la stessa radice del verbo o ne condivide il significato: vivere una bella vita; piangere lacrime amare; • oggetto diretto e indiretto: molti verbi transitivi possono avere insieme il complemento oggetto diretto e quello indiretto (di termine): ho scritto (che cosa?) una lettera (a chi?) alla mia ragazza. USO DEI PRONOMI CON VERBI TRANSITIVI E INTRANSITIVIi pronomi diretti: posso essere retti solo da verbi transitivi: incontro i miei amici al bar li incontro al bar; • i pronomi indiretti: sono retti da verbi transitivi indiretti o verbi transitivi che possono avere un complemento di termine: telefonerò a Maria più tardile telefonerò più tardi; scriverò a Luigi quando avrò tempo → gli scriverò quando avrò tempo; • quando un verbo regge sia un complemento diretto sia un complemento di termine posso usare un pronome combinato: domani scriverò una lettera (complemento diretto) a Marco (complemento di termine) → domani gliela scriverò; dico a voi questa cosa → ve la dico. Se avete dubbi su un verbo, il modo migliore per sapere se è transitivo o intransitivo è consultare un buon dizionario.   [post_title] => Verbi transitivi e verbi intransitivi [post_excerpt] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, quando un verbo è transitivo e quando è intransitivo? Oggi faremo un po' di chiarezza su questo argomento. [post_status] => publish [comment_status] => closed [ping_status] => closed [post_password] => [post_name] => verbi-transitivi-e-verbi-intransitivi [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2024-09-26 10:09:16 [post_modified_gmt] => 2024-09-26 08:09:16 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/?post_type=benvenuti&p=9748 [menu_order] => 0 [post_type] => benvenuti [post_mime_type] => [comment_count] => 90 [filter] => raw ) [9] => WP_Post Object ( [ID] => 9725 [post_author] => 3 [post_date] => 2016-01-28 11:52:23 [post_date_gmt] => 2016-01-28 10:52:23 [post_content] => Ora esercitiamoci su elisione e troncamento, quando va usato l'apostrofo e quando non va usato? Per ripassare questo argomento potete leggere il seguente articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2016/01/12/approfondimento-su-elisione-e-troncamento/ Buon test! Prof. Anna [post_title] => Test 40 - elisione e troncamento: approfondimento sull'uso dell'apostrofo - [post_excerpt] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi ripasseremo alcuni argomenti affrontati di recente. 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Buona lettura! Prof. Anna Le preposizioni tra e fra significano "in mezzo", indicano una posizione intermedia tra due elementi, che possono essere persone, animali o cose. Il significato del rapporto da esse stabilito può essere riferito: • allo spazio reale o figurato: il fiume scorre tra due rive (reale); fra cane e gatto non corre buon sangue (figurato); • allo spazio configurato come tempo: arriverò tra le dieci e le undici di mattina; • allo spazio configurato come modalità: passo le mie giornate tra lavoro e famiglia. Quindi i complementi introdotti da tra e fra sono: • complemento di stato in luogo (con il significato di "in mezzo"): tra i due monti si estende una vallata; • moto per luogo (attraverso un luogo): camminavo tra i cespugli, il pallone è passato tra i pali della porta; • complemento di distanza: tra dieci chilometri c'è un ponte molto alto; • complemento di tempo (indica il limite di tempo entro il quale si svolgerà un'azione oppure l'intervallo di tempo che può intercorrere per portare a compimento un'azione): sarò da te tra due ore, sarò da te tra le sette e le otto; • complemento di relazione (indica relazione, contrasto, solidarietà, reciprocità): siamo molto amici fra di noi, i fratelli spesso discutono tra loro; • complemento di compagnia: amo molto stare fra amici; • complemento partitivo: sei il migliore tra i miei amici; • complemento di modo o maniera: è sempre vissuto tra gli stenti; • complemento di causa: fra una cosa e l'altra sono sempre occupato. ALCUNE PRECISAZIONI • Le preposizioni tra e fra hanno lo stesso significato , la scelta tra le due dipende esclusivamente da ragioni eufoniche, in genere si preferisce evitare di ripetere lo stesso suono nella parola successiva, quindi per esempio le espressioni tra tre giorni o fra fratelli saranno sostituite da fra tre giorni e tra fratelli. • Davanti a un pronome personale tra e fra possono essere seguite da di: fra di noi, tra di loro. • Con la ripetizione di me e , tra e fra intensificano l'espressione: parlavo tra me e me. • In alcune espressioni tra e fra possono indicare approssimazione: avrà tra i dieci e i quindici anni. •Può indicare esitazione o scelta: ero indeciso tra il sì e il no. • Può indicare la somma di diversi elementi che concorrono a un risultato: tra aperitivo, cena e cinema, ho speso cinquanta euro. • Ricorre nella formazione di alcune locuzioni avverbiali con valore temporale: tra poco, tra breve, tra non molto. • Forma l'espressione tra l'altro, che significa inoltre, oltretutto, per di più: il dolce non mi va, tra l'altro sono a dieta. 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