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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, questa settimana vedremo quali sono i casi, e non sono infrequenti, in cui il verbo della proposizione reggente è al condizionale.
Buona lettura!
Prof. Anna
Sappiamo che il condizionale segnala che la realizzazione dell'azione espressa dal verbo è condizionata da altri fatti: verrei al cinema (se avessi tempo). Si usa sia in proposizioni indipendenti sia in quelle subordinate. Oggi vediamo l'uso del condizionale nelle frasi indipendenti.
USO DEL CONDIZIONALE NELLA REGGENTE
Per quanto riguarda ciò che questo modo verbale esprime nelle reggenti, si può usare, sia al presente che al passato, per:
• attenuare una richiesta (condizionale di cortesia): vorrei un caffè;
• prendere le distanze e sottolineare che quello che si sta per dire non è certo (condizionale di dissociazione): secondo le testimonianze il criminale sarebbe scappato subito dopo l'arrivo della polizia;
• esprimere un desiderio o un augurio (condizionale ottativo): sarebbe divertente andarci tutti insieme!;
• nella proposizione principale di un periodo ipotetico (apodosi): al presente: cucinerei io, se fossi capace; o al passato: avrei cucinato io, se fossi stato capace.
CONCORDANZA DEI TEMPI QUANDO NELLA REGGENTE C'È IL CONDIZIONALE
Ma vediamo ora come si comportano i verbi che sono retti dal condizionale, quali tempi e modi sono necessari.
La concordanza dei tempi quando il verbo della reggente è al condizionale (presente o passato), è la stessa che abbiamo quando il verbo è all'indicativo (presente o passato), quindi il condizionale, ai fini della dipendenza, si comporta come l'indicativo per esprimere anteriorità, contemporaneità, posteriorità.
Distinguiamo i casi in cui nella subordinata abbiamo un verbo all'indicativo o un verbo al congiuntivo:
• SE LA PROPOSIZIONE SUBORDINATA HA IL VERBO ALL'INDICATIVO
→ per esprimere contemporaneità:
PRESENTE |
REGGENTE: affermerei |
SUBORDINATA AL PRESENTE: che hai ragione |
PASSATO |
REGGENTE: avrei affermato |
SUBORDINATA ALL'IMPERFETTO: che avevi ragione |
→
per esprimere anteriorità:
PRESENTE |
REGGENTE: affermerei |
SUBORDINATA ALL'IMPERFETTO: che avevi ragione
AL PASSATO REMOTO: che avesti ragione
AL PASSATO PROSSIMO: che hai avuto ragione
AL TRAPASSATO PROSSIMO: che avevi avuto ragione |
PASSATO |
REGGENTE: avrei affermato |
SUBORDINATA AL TRAPASSATO PROSSIMO: che avevi avuto ragione |
→
per esprimere posteriorità:
PRESENTE |
REGGENTE: affermerei |
SUBORDINATA AL FUTURO: che avrai ragione |
PASSATO |
REGGENTE: avrei affermato |
SUBORDINATA AL CONDIZIONALE PASSATO: che avresti avuto ragione |
•
SE LA PROPOSIZIONE SUBORDINATA HA IL VERBO AL CONGIUNTIVO
→
per esprimere contemporaneità:
PRESENTE |
REGGENTE: crederei |
SUBORDINATA AL PRESENTE: che tu abbia ragione |
PASSATO |
REGGENTE: avrei creduto |
SUBORDINATA ALL'IMPERFETTO: che tu avessi ragione |
→
per esprimere anteriorità:
PRESENTE |
REGGENTE: crederei |
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ALL'IMPERFETTO: che tu avessi ragione
AL TRAPASSATO: che tu avessi avuto ragione |
PASSATO |
REGGENTE: avrei creduto |
SUBORDINATA ALL'IMPERFETTO: che avessi ragione
AL TRAPASSATO: che avessi avuto ragione |
→
per esprimere posteriorità:
PRESENTE |
REGGENTE: crederei |
SUBORDINATA AL CONDIZIONALE PASSATO: che avresti avuto ragione |
PASSATO |
REGGENTE: avrei creduto |
SUBORDINATA AL CONDIZIONALE PASSATO: che avresti avuto ragione |
•
CONCORDANZA CON I VERBI CHE ESPRIMONO VOLONTÀ O DESIDERIO AL CONDIZIONALE
Le regole sulla concordanza dei tempi appena illustrate non valgono quando nella reggente c'è un verbo che esprime volontà o desiderio (
volere, desiderare, preferire ecc.) coniugato al condizionale. In questi casi per indicare un rapporto di contemporaneità o posteriorità si usa il congiuntivo imperfetto e per indicare un rapporto di anteriorità si usa il congiuntivo trapassato:
→
vorrei che tu venissi con me (contemporaneità e posteriorità);
→
vorrei che tu fossi venuto con me (anteriorità);
→
avrei voluto che tu venissi con me (contemporaneità e posteriorità);
→
avrei voluto che tu fossi venuto con me (anteriorità).
[post_title] => Il condizionale nelle frasi indipendenti
[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, questa settimana vedremo quali sono i casi, e non sono infrequenti, in cui il verbo della proposizione reggente è al condizionale.
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Intercultura blog, questa settimana amplieremo il nostro vocabolario con le numerose
espressioni formate con la parola "punto", forse alcune le avete già sentite e altre vi risulteranno nuove, ma sono tutte espressioni molto comuni.
Buona lettura!
Prof. Anna
Vediamo insieme alcune espressioni che contengono la parola "punto", il loro significato e alcuni esempi sull'uso.
•
di punto in bianco→ all'improvviso, a un tratto, inaspettatamente:
stavamo cenando e, di punto in bianco, Marco si è alzato da tavola e se n'è andato;
•
di tutto punto → completamente, con molta cura, in modo impeccabile:
la tavola era apparecchiata di tutto punto;
•
a buon punto → in fase avanzata:
i lavori di ristrutturazione della nostra casa sono a buon punto, tra non molto potremo trasferirci;
•
essere sul punto di fare qualcosa→ essere in procinto di fare qualcosa, stare per fare qualcosa:
questo film è talmente noioso che sono sul punto di addormentarmi;
•
punto e basta! → esclamazione che si usa per metter fine a una discussione, imponendo con forza la propria opinione:
non voglio più vederti, punto e basta!;
•
fare il punto (della situazione) → definire, chiarire i vari aspetti di una situazione, analizzarla per stabilire in che fase si trova o quali conclusioni si possono trarre:
ormai sono mesi che lavoriamo a questo progetto, è ora di fare il punto della situazione;
•
venire, arrivare al punto → affrontare l'essenziale, evitando giri di parole:
coraggio signori, arriviamo al punto, sono ore che discutiamo e ormai non c'è più tempo;
•
questo è il punto → questo è l'aspetto più importante:
io e te non andiamo più d'accordo, questo è il punto!
•
dare dei punti a qualcuno → superarlo di molto in qualcosa per merito e capacità:
in matematica quel ragazzo dà dei punti a tutti i suoi compagni;
•
fino a un certo punto → parzialmente, non completamente, entro certi limiti:
sono d'accordo con te fino a un certo punto;
•
trovarsi, essere, arrivare a un punto morto → trovarsi in una situazione da cui non si vede possibilità di uscita, essere in una fase di stasi:
la discussione è arrivata a un punto morto, forse dovremmo fare una pausa e riaggiornarci più tardi.
[post_title] => Espressioni con la parola "punto"
[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, questa settimana amplieremo il nostro vocabolario con le numerose espressioni formate con la parola "punto", forse alcune le avete già sentite e altre vi risulteranno nuove, ma sono tutte espressioni molto comuni.
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[post_content] => Nel prossimo esercizio dovrete individuare il
corretto genere di alcuni nomi, sono maschili o femminili? Per fare ciò, vi chiedo di riscrivere il nome preceduto dall'articolo determinativo singolare corretto, per esempio: fiume: il fiume.
Per ripassare questo argomento, consultate i seguenti articoli:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2009/11/12/il-nome/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2014/02/06/il-genere-dei-nomi-3-maschili-in-a-e-femminili-in-o/
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[post_content] => Dopo aver ripassato i plurali irregolari, ecco un esercizio sulla
formazione del plurale dei nomi composti.
Per ripassare questo argomento vi consiglio di leggere i seguenti articoli:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/10/17/la-formazione-del-plurale-4-il-plurale-dei-nomi-composti-prima-parte/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/12/05/la-formazione-del-plurale-4-il-plurale-dei-nomi-composti-seconda-parte/
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di
Intercultura blog, questa settimana la dedichiamo al ripasso di alcune caratteristiche di una parte molto importante del discorso:
il nome. Ci eserciteremo
sul plurale e sul genere dei nomi (maschile e femminile), in questo modo potrete capire il vostro livello di conoscenza di questi argomenti così fondamentali.
Il primo esercizio è sui
plurali irregolari, spesso questi sostantivi possono creare problemi perché non seguono le normali regole della formazione del plurale, alcuni presentano dei cambi di genere (da maschile a femminile e viceversa), alcuni hanno più di un plurale a seconda del significato e altri ancora hanno il plurale uguale al singolare.
Per ripassare questo argomento vi consiglio questi articoli:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/03/21/la-formazione-del-plurale-1-approfondimento/;
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/05/02/la-formazione-del-plurale-2-approfondimento/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/06/13/la-formazione-del-plurale-3-approfondimento/
Buon test!
Prof. Anna
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Intercultura blog, oggi vedremo
come consultare in maniera efficace il vocabolario, lo scopo è quello di essere in grado di reperire tutte le informazioni che ci servono quando cerchiamo una parola, quindi vi consiglio di procurarvi un vocabolario e utilizzarlo mentre leggete questo articolo, per verificare di persona le indicazioni che vi vengono fornite e prendere così confidenza con questo prezioso strumento.
Buona lettura e buona ricerca!
Prof. Anna
Il vocabolario è uno strumento fondamentale quando si studia una lingua straniera e anche quando si vuole approfondire la conoscenza della propria. Di solito lo consultiamo per conoscere il significato di una parola, ma è importante sapere che ci può fornire anche una serie di informazioni molto utili, come la corretta grafia di una parola, la pronuncia esatta, le caratteristiche grammaticali, l’etimologia, inoltre, dal vocabolario si apprendono anche le eventuali espressioni idiomatiche in cui un termine è coinvolto.
Vediamo insieme come sfruttare al meglio tutte le potenzialità di questo strumento.
COME CERCARE
Tutti i vocaboli presenti in un vocabolario sono elencati in ordine alfabetico, secondo la normale sequenza (abcdefghijklmnopqrstuvwxyz). Nell'ordinamento alfabetico sono trascurati gli accenti, i trattini, gli spazi, le parentesi e ogni altro segno che non sia una delle ventisei lettere dell'alfabeto.
Per facilitare la ricerca troviamo sugli angoli superiori delle pagine delle parole, sono le
parole - guida che ci aiutano a trovare più velocemente la parola che stiamo cercando: la prima parola indica il primo vocabolo in quella pagina, la seconda parola indica l'ultimo vocabolo in quella pagina. Leggendo le due parole - guida possiamo capire subito se il vocabolo che stiamo cercando si trova in queste pagine.
Ci sono vocaboli che non seguono l'ordine alfabetico, ma si trovano nel testo che segue il vocabolo base da cui sono formati, questi sono:
→
gli alterati: gli alterati sono inseriti nella parte di testo che segue il corrispondente sostantivo non alterato, quindi se vogliamo sapere quali alterati possiede un determinato sostantivo, dobbiamo cercare quel sostantivo e scorrere il testo finché in fondo non troveremo in grassetto le forme alterate seguite dalla qualifica alterativa: dim. (diminutivo); acr. (accrescitivo); vezz. (vezzeggiativo); pegg. (peggiorativo);
→
gli avverbi in -mente: se cerchiamo questo tipo di avverbi dobbiamo individuare l'aggettivo corrispondente da cui deriva l'avverbio, per esempio se vogliamo conoscere il significato dell'avverbio
lentamente dovremo cercare l'aggettivo
lento e in fondo, di solito in grassetto, troveremo
lentamente e il suo significato;
→
varianti di forma: la variante di forma è una parola che presenta, rispetto a un'altra più comune, differenze fonetiche o grafiche, ma ha la stessa base etimologica e gli stessi significati, ad esempio il vocabolo
redina è una variante di forma di
redine ed è quindi segnalato dopo quest'ultima parola.
COSA CERCARE
I vocaboli sono registrati nella forma che per convenzione è considerata fondamentale:
•
per i sostantivi: la forma singolare per i sostantivi di genere fisso, quindi se vogliamo avere informazioni sulla parola
fiori dobbiamo cercare il singolare
fiore; allo stesso modo non troveremo il vocabolo
farfalle ma troveremo
farfalla, così come non troveremo
libri ma
libro; il singolare maschile per quelli di genere mobile
, non troveremo
cugine ma
cugino;
•
per gli aggettivi: il maschile singolare al grado positivo, quindi se vogliamo conoscere il significato dell'aggettivo
gustose dovremo cercare
gustoso; così come per
felicissimo dovremo cercare
felice;
•
per i verbi: l'infinito presente, per
canteranno dobbiamo cercare l'infinito
cantare, per
vado cercheremo
andare, per
capiscono troveremo
capire;
•
per gli avverbi in -mente: si deve cercare l'aggettivo corrispondente;
•
per le forme alterate: cercheremo la forma non alterata, ma attenzione ai falsi alterati, per esempio
lampone non è l'accrescitivo di
lampo, ma è il nome di un frutto ed ha un significato autonomo e quindi lo troverete sul vocabolario.
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[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi vedremo come consultare in maniera efficace il vocabolario. Quindi, con un vocabolario a portata di mano, cominciamo la ricerca!
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Intercultura blog, oggi concludiamo lo studio delle
locuzioni polirematiche prendendo in esame quelle che hanno la funzione di aggettivi, avverbi, verbi e alcune altre categorie.
Come per l'articolo precedente delle polirematiche il cui significato è meno deducibile riporterò il significato tra parentesi, se ci sono altre espressioni che non capite, chiedetemene il significato o utilizzate un buon dizionario.
Buona lettura!
Prof. Anna
•
Aggettivi polirematici
I più numerosi sono quelli formati da una preposizione seguita da un altro elemento:
→ preposizione (semplice o articolata) + nome o aggettivo:
in bianco, fuori stagione, alla mano (si dice di qualcosa che è pronto da usare o da esibire:
documenti alla mano; si dice di qualcuno semplice, cordiale:
una persona alla mano);
→ aggettivo + congiunzione:
vero e proprio (rispondente a realtà, si usa per marcare il significato del sostantivo a cui è riferito:
questa è una vera e propria vergogna);
→ nome + congiunzione + nome:
acqua e sapone (si dice di donna, di ragazza di aspetto semplice, naturale: bellezza acqua e sapone);
→ verbo + congiunzione:
usa e getta;
→ preposizione + nome + congiunzione + nome:
senza arte né parte (
essere senza arte né parte = non saper fare nulla; essere privo di un ruolo definito).
•
Avverbi polirematici
→ preposizione + nome o aggettivo:
a caldo (immediatamente, senza riflettere:
agire a caldo),
a rate, sulla carta (= in teoria),
al verde (essere al verde =
essere senza soldi) ;
→ di...in / da...a, indicano un passaggio:
di male in peggio;
dalla padella alla brace (= passare da una situazione grave o negativa a una peggiore);
→ due nomi uguali uniti da una preposizione:
giorno per giorno; porta a porta (=vicino:
abitare porta a porta);
→ avverbio + preposizione + avverbio:
su per giù (
si usa per indicare numero o quantità approssimativa:
pressappoco, più o meno, all'incirca);
→ avverbio + congiunzione + avverbio:
più o meno, avanti e indietro;
→ nome + congiunzione + nome:
anima e corpo (=completamente:
buttarsi anima e corpo in qualcosa; legarsi anima e corpo a qualcuno),
giorno e notte;
→ preposizione + nome + congiunzione + preposizione + nome:
per filo e per segno (=in modo estremamente dettagliato; accuratamente).
•
Verbi polirematici
→ verbi seguiti da una particella, di solito un avverbio, che può essere locativo:
buttare via (= disfarsi di qualcosa)
, buttare giù, mettere via, portare avanti; può essere temporale:
fare tardi, fare presto, fare prima; può essere di modo:
volere bene, parlare chiaro, andare male; o di quantità:
venire meno (=mancare, svenire, morire),
mancarci poco (si dice di fatto negativo che è stato evitato per pochissimo:
c’è mancato poco che qualcuno scoprisse la cosa) ;
→ verbi seguiti da preposizione:
mettere in moto (avviare il motore: mettere in moto la macchina);
essere di guardia;
→ verbo seguito da un nome:
prendere coraggio, fare buio.
•
Altre categorie
Oltre alle categorie che abbiamo preso in considerazione, si possono trovare locuzioni polirematiche anche all'interno di altre categorie:
•
pronomi polirematici:
noi altri o noialtri (=
noi, con valore rafforzativo o limitativo o per sottolineare una contrapposizione con altre persone),
qualche cosa,
chissà cosa,
lo stesso,
il tal dei tali (si usa per indicare una persona di cui non si ricorda il nome o che è superfluo nominare perché ben nota:
me l’ha detto il tal dei tali)
;
•
congiunzioni polirematiche:
prima che,
nonostante che,
dal momento che,
fermo restando che (=stabilito che),
nella misura in cui,
in quanto;
•
interiezioni polirematiche:
santo cielo,
mamma mia,
buonanotte al secchio (
questa esclamazione viene tipicamente usata per indicare il fallimento di un'azione,
l'impossibilità di completare un'opera, significa: non c'è più niente da fare), per carità (esclamazione usata per esprimere rifiuto ironico o impazienza:
per carità, non fare un simile gesto!),
in bocca al lupo,
ben detto,
apriti cielo (per indicare il verificarsi di un fatto straordinario o che può scatenare una forte reazione:
se viene a saperlo, apriti cielo!).
[post_title] => Le locuzioni polirematiche (seconda parte)
[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi concludiamo lo studio delle locuzioni polirematiche prendendo in esame quelle che hanno la funzione di aggettivi, avverbi, verbi e alcune altre categorie.
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di
Intercultura blog, sono certa che avete incontrato spesso le locuzioni polirematiche, infatti sono usate molto frequentemente e si comportano come se fossero un'unica parola. Oggi vedremo insieme cosa sono esattamente questi elementi lessicali e come si comportano. Prendere confidenza con queste espressioni e cercare di inserirle nel proprio vocabolario è importante per migliorare la comprensione e la comunicazione.
Delle polirematiche il cui significato è meno deducibile riporterò il significato tra parentesi, se ci sono altre espressioni che non capite, chiedetemene il significato o utilizzate un buon dizionario.
Buona lettura!
Prof. Anna
Le locuzioni polirematiche sono elementi lessicali formati da più di una parola, hanno un significato unitario che non è completamente deducibile da quello delle parole che le compongono. Le varie parole che compongono una locuzione di questo tipo, pur conservando ciascuna la propria forma, il proprio significato e la propria funzione, formano insieme un unico significato.
Ci sono polirematiche molto più trasparenti dal punto di vista semantico, come per esempio:
carta di credito; occhiali da sole, letto a castello, mulino a vento, carta da lettera, tavolo da cucina; per altre invece il significato è meno deducibile come
luna di miele (il viaggio fatto da una coppia appena sposata per celebrare il proprio matrimonio),
terzo mondo (
è un termine che indica globalmente i paesi in via di sviluppo), viaggio lampo (viaggio di breve durata),
perle ai porci (
dare perle ai porci significa dare qualcosa di prezioso, d'importante, di bello, a chi non ne è degno o non è in grado di apprezzarlo),
resa dei conti (il rendere conto del proprio operato).
PROPRIETÀ DELLE POLIREMATICHE
• Non è possibile sostituire le parole che le costituiscono, nemmeno con sinonimi, la loro composizione è fissa,
carta da lettera ma non
foglio da lettera. Non è ammesso cambiare il numero (singolare plurale) in alcuni casi di un solo elemento:
camicia da notte, ma non
camicia da notti, in alcuni casi di entrambi gli elementi:
alte sfere (ambienti socialmente elevati ed esclusivi), ma non
alta sfera, altre volte invece è possibile cambiarli entrambi:
scala mobile-scale mobili.
• Non è possibile inserire al loro interno altre parole: non sarebbe corretto quindi dire:
una macchina vecchia da scrivere oppure
la macchina di Marco da scrivere, l'aggettivo (vecchia) dovrebbe stare prima o dopo l'unità e il complemento di specificazione (di Marco) dopo:
una vecchia macchina da scrivere, la macchina da scrivere di Marco.
• Non è possibile cambiare l'ordine delle parole che le compongono: per esempio sarebbe scorretto dire:
quel permesso è di soggiorno, invece si dovrà dire:
quello è un permesso di soggiorno.
TIPI DI POLIREMATICHE
Le polirematiche possono appartenere a diverse categorie lessicali, cioè possono avere la funzione di nome, di verbo, di aggettivo e di avverbio.
Oggi vedremo i nomi polirematici.
•
Nomi polirematici.
I principali tipi di nomi polirematici sono formati nei seguenti modi:
→
nome + aggettivo:
scala mobile, carta telefonica,
casa editrice,
anno accademico.
Questo tipo di polirematiche è più numeroso rispetto al tipo aggettivo + nome, seguendo in ciò la tendenza della sintassi dell’italiano a collocare l’aggettivo dopo il nome;
→
aggettivo + nome:
prima serata (fascia oraria della programmazione televisiva compresa indicativamente tra le 21:00 e le 23:00),
alte sfere,
doppio senso (frase che si presta a due interpretazioni),
terzo mondo;
→
nome + sintagma preposizionale:
resa dei conti, gatto delle nevi (è un veicolo a motore strutturato per muoversi sulla neve),
punto di vista (idea, criterio, principio in base al quale si giudica qualcosa),
carta di credito,
mulino ad acqua.
Il tipo di elemento retto dalla preposizione: può essere un nome (
borsa di studio) o un infinito verbale (
macchina da cucire); le preposizioni più usate sono
di,
a e
da; anche
in e
per sono talvolta usate, meno usate sono
su e
con.
Vediamo alcuni esempi con queste preposizioni:
• nome + di + nome:
casa di cura, resa dei conti, avvocato del diavolo (
fare l'avvocato del diavolo significa smontare le dichiarazioni o le idee altrui per dimostrarne l'inconsistenza);
• nome + a + nome:
giacca a vento, camera a gas, testa a testa (contendendere la vittoria a un altro concorrente nelle fasi finali di una competizione),
cartina al tornasole (in senso figurato è la prova decisiva o irrefutabile di qualcosa);
• nome + da + nome:
ferro da stiro, camera da letto, carta da parati, manna dal cielo (cosa utile, vantaggiosa, giunta gradita e inaspettata);
• nome + in + nome:
presa in giro (beffa, canzonatura),
festa in maschera.
Seguono esempi di polirematiche costituite da nome + preposizione + infinito verbale:
• nome +
da + infinito vebale:
macchina da scrivere;
• nome + di + infinito verbale:
modo di dire;
• nome + per + infinito verbale:
gomma per cancellare;
• nome + a + infinito verbale:
vuoto a rendere (contenitore,
specialmente di vetro, che deve essere restituito);
→
nome + nome:
punto vendita (ciascuna delle sedi di distribuzione commerciale dei prodotti di una data marca; negozio),
treno merci, cane poliziotto, viaggio lampo.
Le combinazioni nome + nome potrebbero costituire il punto di incontro tra le parole polirematiche e i composti veri e propri.
[post_title] => Le locuzioni polirematiche (prima parte)
[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi studieremo insieme le locuzioni polirematiche. Prendere confidenza con queste espressioni e cercare di inserirle nel proprio vocabolario è importante per migliorare la comprensione e la comunicazione.
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Intercultura blog, il nostro post viene pubblicato oggi in via eccezionale perché proprio oggi si svolge
la quarta edizione della Giornata ProGrammatica.
La Giornata ProGrammatica è un progetto rivolto a tutti gli studenti di lingua italiana (in Italia e all’estero) e agli Istituti di cultura italiana nel mondo per valorizzare la conoscenza della nostra lingua. L'evento è realizzato da Radio3 - La Lingua Batte,
il programma tutto dedicato alla lingua italiana in onda la domenica alle 10.45 su Radio3, insieme al Ministero dell'Istruzione (MIUR) in collaborazione con il Ministero degli Esteri (MAECI), l'Accademia della Crusca, l'Associazione per la Storia della Lingua Italiana (ASLI).
La data della Giornata ProGrammatica anche quest’anno è stata scelta all'interno della "Settimana della lingua italiana nel mondo" promossa dal Maeci e dall'Accademia della Crusca che si terrà dal 17 al 23 ottobre 2016: il tema è "L'italiano e la creatività: marchi e costumi, moda e design".
Potete ascoltare il programma su Radio3:
http://www.radio3.rai.it/dl/portaleRadio/Page-a92d14c3-2fa3-4df6-8b7d-f1c15eefdc0d.html#slider-1-1
Ai partner istituzionali si aggiunge quest’anno il portale
skuola.net che darà ampio spazio all’iniziativa stilando, tra l’altro,
la classifica aggiornata degli errori di grammatica più diffusi tra gli studenti italiani.
Vediamo allora insieme l'elenco degli "orrori" grammaticali commentato da Valeria Della Valle, docente di linguistica italiana all’università La Sapienza di Roma, in questo articolo tratto da Avvenire.it.
Se ci sono parole che non conoscete, vi consiglio di usare il
dizionario online: cliccando due volte sulla parola sconosciuta si aprirà una piccola finestra, cliccando una volta su questa finestra apparirà il significato.
Buona lettura e buona Giornata ProGrammatica!
Prof. Anna
"Per carità, non chiamatele parole fashion. Al massimo parole alla moda. Troppo alla moda.
Cool, feedback, know how o appunto fashion appartengono a quella serie di vocaboli
che piacciono. Anche in maniera eccessiva. Tutti li usano e vengono considerati trendy
(tanto per ricorrere a un aggettivo molto popolare). «Eppure affidarci a questi anglicismi
di cui la nostra lingua non sente l’esigenza è un po’ come vestirsi tutti allo stesso modo: si
rischia l’omologazione e l’effetto è un livellamento verso il basso», sostiene Valeria Della
Valle, già docente di linguistica italiana all’università La Sapienza di Roma.
La studiosa sarà una delle ospiti della Giornata Pro Grammatica che mercoledì 19 ottobre va in onda su Rai Radio 3 (con l’hashtag #giornataprogrammatica). Al centro della maratona radiofonica a sostegno del bell’italiano – realizzata dal programma
La lingua batte assieme al ministero dell’Istruzione e in collaborazione con la Farnesina, l’Accademia della Crusca e l’Associazione per la storia della lingua italiana – il tema della Settimana della lingua italiana nel mondo (17-23 ottobre): “l’italiano e la creatività” fra marchi, costumi, moda e design.
Ecco allora che è possibile stilare una sorta di classifica delle parole (e degli errori) alla moda ma anche di quelle fuori moda.
Partiamo dagli strafalcioni più di “tendenza” fra gli studenti della Penisola. Secondo il portale
skuola.net che ha interrogato 6mila ragazzi delle medie, delle superiori e delle università,
il primo “orrore grammaticale” – come viene definito dal sito – è aereoporto: il 57% non sa che si scrive aeroporto. Poi c’è qualcun’altro con l’apostrofo (che invece non ci vuole) in cui scivola il 41% dei giovani e, sempre a proposito di apostrofi sbagliati, qual’è che inganna il 25% degli intervistati. Altrettanto diffusi sufficente senza la “i” (23%), un pò con l’accento (21%), sono stato studiato (21%), dasse per indicare il congiuntivo del verbo “dare” (20%). «Grazie al cielo – osserva il direttore del sito, Daniele Grassucci, che anticipa i risultati dell’indagine promossa per la Giornata Pro Grammatica – ci sono anche questioni su cui quasi tutti non hanno dubbi: il 98% dei ragazzi sa benissimo che non si dice
a me mi piace. Inoltre a molti sta a cuore che qualche neologismo entri nei vocabolari: al primo posto c’è
spoilerare, dall’inglese “spoil” che vuol dire rovinare nel senso di anticipare il finale di un film o un libro. Quindi piacciono
petaloso, apericena, whatsappare e
ciaone».
Occhio, però, a non esagerare con i termini di stampo anglosassone. «La loro forza di suggestione non accenna a diminuire – sottolinea Della Valle –.
Ma parlerei di abuso quando una parola inglese ha il corrispettivo italiano: penso a look o manager. Abbiamo la possibilità di usare “aspetto” o “dirigente”». Poi la docente cita un altro caso.
«Un vocabolo molto in voga ma utilizzato a sproposito è problematica al posto di “problema”. Anche un intoppo nel traffico diventa una problematica. Il ricorso a parole altolocate nasconde la volontà di apparire più colti. Invece la semplicità è una grande virtù».
E impazza anche il piuttosto che impiegato alla stregua della congiunzione disgiuntiva “o”. «È di gran moda, ma è un errore – avverte la linguista –. Come se questo svarione rendesse il discorso più elegante e raffinato».
Fanno da contraltare le parole fuori moda (saranno presentate anche su Radio 3 con l’hashtag #parolefuorimoda). Lapalissiano (che sta per evidente),
pleonastico (ridondante),
bislacco (chi si comporta in modo strano) compongono quel dizionario che rischia di essere dimenticato. «Quando ai miei studenti dicevo di aver fatto loro un
fervorino – racconta Della Valle – mi guardavano con circospezione perché non sapevano che cosa fosse. Non si tratta di essere nostalgici. Serve piuttosto un guizzo di maggiore originalità che passa anche dalle parole con cui conversiamo e scriviamo»."
Articolo tratto da:
http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/I-dieci-orrori-grammaticali-piu-diffusi-fra-gli-studenti-italiani.aspx
Dopo aver letto questo articolo credo possa essere interessante confrontarci sui contenuti di quest'ultimo, per esempio: cosa pensate degli errori più comuni commessi dagli studenti? Sono errori che fate spesso anche voi? Quali sono gli errori che commettete più di frequente? Nella vostra lingua di origine sono state accolte molte parole straniere?
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[post_content] => Nel prossimo esercizio dovrete inserire le preposizioni "con" o "su", ma attenzione, possono anche essere articolate.
Per un ripasso:
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Intercultura blog, questa settimana vedremo quali sono i casi, e non sono infrequenti, in cui il verbo della proposizione reggente è al condizionale.
Buona lettura!
Prof. Anna
Sappiamo che il condizionale segnala che la realizzazione dell'azione espressa dal verbo è condizionata da altri fatti:
verrei al cinema (
se avessi tempo). Si usa sia in proposizioni indipendenti sia in quelle subordinate. Oggi vediamo l'uso del condizionale nelle frasi indipendenti.
USO DEL CONDIZIONALE NELLA REGGENTE
Per quanto riguarda ciò che questo modo verbale esprime nelle reggenti, si può usare, sia al presente che al passato, per:
• attenuare una richiesta (
condizionale di cortesia):
vorrei un caffè;
• prendere le distanze e sottolineare che quello che si sta per dire non è certo (
condizionale di dissociazione):
secondo le testimonianze il criminale sarebbe scappato subito dopo l'arrivo della polizia;
• esprimere un desiderio o un augurio (
condizionale ottativo):
sarebbe divertente andarci tutti insieme!;
• nella proposizione principale di un periodo ipotetico (
apodosi): al presente:
cucinerei io, se fossi capace; o al passato:
avrei cucinato io, se fossi stato capace.
CONCORDANZA DEI TEMPI QUANDO NELLA REGGENTE C'È IL CONDIZIONALE
Ma vediamo ora come si comportano i verbi che sono retti dal condizionale, quali tempi e modi sono necessari.
La concordanza dei tempi quando il verbo della reggente è al condizionale (presente o passato), è la stessa che abbiamo quando il verbo è all'indicativo (presente o passato), quindi il condizionale, ai fini della dipendenza, si comporta come l'indicativo per esprimere anteriorità, contemporaneità, posteriorità.
Distinguiamo i casi in cui nella subordinata abbiamo un verbo all'indicativo o un verbo al congiuntivo:
•
SE LA PROPOSIZIONE SUBORDINATA HA IL VERBO ALL'INDICATIVO
→
per esprimere contemporaneità:
PRESENTE |
REGGENTE: affermerei |
SUBORDINATA AL PRESENTE: che hai ragione |
PASSATO |
REGGENTE: avrei affermato |
SUBORDINATA ALL'IMPERFETTO: che avevi ragione |
→
per esprimere anteriorità:
PRESENTE |
REGGENTE: affermerei |
SUBORDINATA ALL'IMPERFETTO: che avevi ragione
AL PASSATO REMOTO: che avesti ragione
AL PASSATO PROSSIMO: che hai avuto ragione
AL TRAPASSATO PROSSIMO: che avevi avuto ragione |
PASSATO |
REGGENTE: avrei affermato |
SUBORDINATA AL TRAPASSATO PROSSIMO: che avevi avuto ragione |
→
per esprimere posteriorità:
PRESENTE |
REGGENTE: affermerei |
SUBORDINATA AL FUTURO: che avrai ragione |
PASSATO |
REGGENTE: avrei affermato |
SUBORDINATA AL CONDIZIONALE PASSATO: che avresti avuto ragione |
•
SE LA PROPOSIZIONE SUBORDINATA HA IL VERBO AL CONGIUNTIVO
→
per esprimere contemporaneità:
PRESENTE |
REGGENTE: crederei |
SUBORDINATA AL PRESENTE: che tu abbia ragione |
PASSATO |
REGGENTE: avrei creduto |
SUBORDINATA ALL'IMPERFETTO: che tu avessi ragione |
→
per esprimere anteriorità:
PRESENTE |
REGGENTE: crederei |
SUBORDINATA AL PASSATO: che tu abbia avuto ragione
ALL'IMPERFETTO: che tu avessi ragione
AL TRAPASSATO: che tu avessi avuto ragione |
PASSATO |
REGGENTE: avrei creduto |
SUBORDINATA ALL'IMPERFETTO: che avessi ragione
AL TRAPASSATO: che avessi avuto ragione |
→
per esprimere posteriorità:
PRESENTE |
REGGENTE: crederei |
SUBORDINATA AL CONDIZIONALE PASSATO: che avresti avuto ragione |
PASSATO |
REGGENTE: avrei creduto |
SUBORDINATA AL CONDIZIONALE PASSATO: che avresti avuto ragione |
•
CONCORDANZA CON I VERBI CHE ESPRIMONO VOLONTÀ O DESIDERIO AL CONDIZIONALE
Le regole sulla concordanza dei tempi appena illustrate non valgono quando nella reggente c'è un verbo che esprime volontà o desiderio (
volere, desiderare, preferire ecc.) coniugato al condizionale. In questi casi per indicare un rapporto di contemporaneità o posteriorità si usa il congiuntivo imperfetto e per indicare un rapporto di anteriorità si usa il congiuntivo trapassato:
→
vorrei che tu venissi con me (contemporaneità e posteriorità);
→
vorrei che tu fossi venuto con me (anteriorità);
→
avrei voluto che tu venissi con me (contemporaneità e posteriorità);
→
avrei voluto che tu fossi venuto con me (anteriorità).
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