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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, questa settimana ci dedichiamo al ripasso degli ultimi argomenti trattati sul blog.
Cominciamo con un esercizio sull'uso di no e non.
Per ripassare questo argomento prima di fare il test, potete leggere questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/01/11/no-o-non/
Buon test! ;-)
Provate a inserire no o non nelle seguenti frasi.
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Cominciamo con un esercizio sull'uso di "no" e "non".
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, questa settimana continuiamo il nostro studio delle proposizioni temporali. Come si costruiscono in caso di posteriorità della reggente rispetto alla subordinata? Vediamolo insieme.
Buna lettura!
Prof. Anna
Nelle precedenti settimane abbiamo studiato le temporali in caso di contemporaneità della reggente: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/01/18/la-frase-complessa-le-proposizioni-temporali-1/
e in caso di anteriorità della reggente: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/02/01/la-frase-complessa-le-proposizioni-temporali-2/
oggi vedremo le caratteristiche delle proposizioni temporali in caso di posteriorità della reggente.
FORMA ESPLICITA
In caso di posteriorità della reggente, la temporale esplicita può essere introdotta da:
⇒ dopo che, una volta che solitamente con il verbo all'indicativo: mi sentirò più tranquillo dopo che avrò finito questo lavoro; una volta che sarai arrivato, telefonami;
⇒ le congiunzioni quando, come e la locuzione (non) appena sono impiegate per indicare una rapida successione tra i due avvenimenti: quando lo vedrò, glielo dirò; come lo riconobbi, lo abbracciai.
Quando la circostanza temporale è nel futuro e da chi parla o scrive è sentita come ipotetica, si può avere il congiuntivo passato se nella reggente c'è un futuro (o un presente): questa seconda casa, una volta che tu l'abbia comprata, potrà (può) farti comodo, o trapassato se nella reggente c'è un condizionale passato o un indicativo imperfetto: mi assicurò che questa seconda casa, una volta che l'avessi comprata, avrebbe potuto (poteva) farmi comodo.
Normalmente il rapporto di anteriorità della proposizione temporale viene messo in evidenza dai tempi verbali usati:
- passato rispetto al presente: ti chiamo dopo che sono arrivato;
- trapassato rispetto al passato: ti chiamai dopo che fui arrivato;
- futuro anteriore rispetto al futuro semplice: ti chiamerò dopo che sarò arrivato.
Tuttavia con
quando e
appena si può sentire la necessità di usare lo stesso tempo della reggente per sottolineare la rapida successione dei fatti:
quando arriverò, vi telefonerò.
FORMA IMPLICITA
Il costrutto implicito si costruisce con:
⇒ l'infinito passato preceduto da
dopo:
dopo aver mangiato, faremo una passeggiata;
⇒ il participio passato, anche preceduto da
una volta, dopo, subito dopo, appena: finiti i compiti, usciremo a giocare; una volta presa la laurea, che farai?; usciremo dopo mangiato.
[post_title] => La frase complessa: le proposizioni temporali (posteriorità)
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di
Intercultura blog, attraverso il processo di suffissazione si possono formare
nomi che derivano da verbi. Quali sono i suffissi che hanno questa funzione?
Buona lettura!
Prof. Anna
Vediamo insieme quali sono i suffissi che servono a formare nomi da verbi e qual è il loro uso specifico:
• -
aggio⇒
lav-are → lav-aggio, abbordare → abbordaggio;
• -
ante, -
ente⇒
cantare→cantante, supplire→supplente;
• -
ato, -
ito, -
ata, -
uta ⇒ la parola derivata assume la forma del participio passato, maschile o femminile:
ulul-are→ulul-ato, ruggire→ruggito, bere→bevuta;
• -
mento⇒ serve a esprimere un'idea verbale:
cambi-are→cambia-mento, nutrire→nutrimento;
• -
tore (maschile), -
trice (femminile)⇒ servono per lo più a formare nomi di persone in relazione a una loro particolare attività:
danz-are→danza-tore, danza-trice, giocare→giocatore, giocatrice;
• -
zione, -
sione ⇒ servono a formare nomi femminili che esprimono l'effetto dell'azione da cui derivano:
operare→operazione, in alcuni casi e nel caso dei derivati in -
sione, la base è costituita dal participio passato:
dividere→diviso→divisione oppure da una forma colta:
accensione deriva dal latino tardo
accensionem, a sua volta derivato dal verbo latino
accendere;
• -
ura ⇒ si aggiunge al tema del participio passato del verbo dal quale derivano e di cui indicano il risultato:
chiudere→chiuso→chiusura, leggere→letto→lettura;
• -
toio, -
soio: in genere servono a formare nomi indicanti luoghi con particolari destinazioni, oppure strumenti:
essiccare→essiccatoio, rasare→rasoio;
• -
ino⇒ in genere serve a formare nomi di mestieri:
imbiancare→imbianchino, arrotare→arrotino;
• -
torio⇒ in genere serve a formare nomi indicanti luoghi:
consultare→consultorio;
• -
erìa⇒ serve a formare nomi di luoghi dove si svolge un'attività:
fondere→fonderia;
•-
ìo ⇒ indica un'azione continuata:
calpestare→calpestio,
cigolare→cigolio.
Se avete dubbi o incertezze nel completare l'esercizio che segue, vi consiglio di utilizzare il vocabolario.
[post_title] => La formazione delle parole: i suffissi (nomi da verbi)
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Intercultura blog, questa settimana vedremo come si comportano le proposizioni temporali quando l'evento della reggente è anteriore a quello della subordinata.
Buona lettura!
Prof. Anna
Due settimane fa abbiamo studiato le proposizioni temporali che hanno un rapporto di contemporaneità con la reggente:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/01/18/la-frase-complessa-le-proposizioni-temporali-1/
Vediamo ora quali sono gli elementi che introducono questo tipo di temporali e quali modi verbali è necessario utilizzare quando l'evento della reggente è anteriore.
FORMA ESPLICITA
La proposizione temporale esplicita può essere introdotta da:
•
prima che, avanti che (poco comune). Il verbo è al congiuntivo presente o imperfetto:
andiamo a casa prima che faccia buio, si ha l'indicativo quando
prima che significa
appena: ti chiamo prima che posso;
•
finché, sinché, fino a che, sino a che, fin quando, fino a quando, al momento in cui. In questi casi viene messo in evidenza il punto nel tempo in cui , sopraggiungendo il fatto della reggente, la circostanza temporale ha termine.
Il modo verbale può essere l'indicativo o il congiuntivo se la circostanza ha valore ipotetico:
lo aspetteremo finché arriverà, lo aspetteremo finché arrivi. L'indicativo se la circostanza è reale:
lo ho aspettato finché è arrivato, o il condizionale se la circostanza è virtuale:
decisi che lo avrei aspettato fin quando non sarebbe arrivato.
IL NON INTENSIVO
Le congiunzioni
finché, sinché, fino a che, sino a che, fin quando, fino a quando possono essere accompagnate da
non (finché non, fino a quando non ecc.) che dà un valore intensivo:
lo aspetteremo finché non arriverà, lo ho aspettato fino a quando non è arrivato.
Il
non intensivo non si può utilizzare se
finché ha il significato di
per tutto il tempo che:
potete stare fuori finché c'è il sole .
Naturalmente il
non è necessario quando la reggente è negativa:
non ci andrò finché non mi chiameranno.
FORMA IMPLICITA
La forma implicita può avere l'infinito presente o passato preceduto da
prima di:
prima di partire verrò a salutarti.
La forma implicita può essere introdotta da
fino a con infinito, in questo caso si aggiunge al valore temporale una sfumatura consecutiva:
mangiò fino a star male.
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Intercultura blog, spesso ci sono dei dubbi sulla preposizione da far seguire a "grazie". Si dice "grazie di" o "grazie per"? "Grazie" può reggere una frase? Una frase come "grazie di aiutarmi" è corretta?
Scopriamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Grazie è una parola che può sintetizzare un'intera frase. Proviene dall'espressione verbale
rendere grazie a qualcuno.
Si usa per ringraziare, per esprimere la propria gratitudine:
tante grazie!, mille grazie!, grazie di cuore!.
Grazie di o grazie per?
Grazie regge un complemento indiretto che può essere introdotto sia dalla preposizione
di sia dalla preposizione
per:
grazie dell'aiuto; grazie per l'aiuto. Entrambi i costrutti sono corretti. Nell'espressione
grazie di tutto è corretto usare
di, mentre si usa
per se la frase continua
: grazie per tutto ciò che hai fatto per me.
Se la parola
grazie è seguita dalla preposizione
a significa
per merito di, con l'aiuto di:
tutto è andato bene grazie a te, ha ottenuto quel lavoro grazie a una raccomandazione.
Grazie può reggere una frase?
Grazie può anche essere l'elemento che regge una proposizione subordinata causale con il verbo all'infinito introdotta da
di: grazie di essere venuto, o da
per: grazie per essere venuto. Notiamo che in queste frasi il tempo verbale è l'infinito passato, questo perché ci si riferisce a un evento passato e quindi si esprime la propria gratitudine per qualcosa che è già avvenuto.
Capita però, soprattutto in contesti di lavoro o burocratico-amministrativi, di incontrare frasi come:
grazie di inviarmi i documenti, in questo caso la parola
grazie è seguita da un infinto presente, la frase si riferisce a un evento futuro, che non è ancora avvenuto (
vi ringrazio se mi invierete documenti). È corretto questo costrutto?
Le frasi costruite con
grazie + infinito presente, che si riferiscono quindi a un evento che deve ancora accadere, in italiano non sono corrette, vengono (erroneamente) utilizzate per comunicare qualcosa rapidamente e in maniera concisa. Questo tipo di frasi possono essere sostituite da proposizioni ipotetiche:
grazie per inviarmi i documenti può diventare:
vi ringrazio anticipatamente se vorrete inviarmi i documenti oppure
vi sarò grato se mi invierete i documenti.
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Intercultura blog, oggi riprendiamo il nostro approfondimento sui diversi tipi di proposizioni. Le temporali esprimono una relazione di tempo tra subordinata e reggente. Vediamone insieme le caratteristiche.
Buona lettura!
Prof. Anna
Le proposizioni temporali indicano le circostanze di tempo in cui si svolgono i fatti espressi nella proposizione principale.
Si distinguono tre categorie di rapporti temporali:
• contemporaneità: gli eventi della reggente e della subordinata sono contemporanei;
• posteriorità: l'evento della reggente è posteriore a quello della subordinata;
• anteriorità: l'evento della reggente è anteriore rispetto a quello della subordinata.
Oggi vedremo le temporali che hanno un rapporto di contemporaneità con la reggente.
Le temporali possono essere esplicite o implicite.
FORMA ESPLICITA
Le temporali esplicite possono avere l'indicativo, il congiuntivo o il condizionale a seconda degli specifici significati: realtà, ipotesi, eventualità.
Le temporali che esprimono contemporaneità rispetto alla reggente possono essere introdotte da:
quando, come, appena, non appena, mentre, nel momento che, intanto che, tanto che, al tempo che (in cui), nell'istante che (in cui) ecc.
Il verbo è per lo più all'indicativo perché solitamente si indicano circostanze reali, la collocazione della temporale è in genere prima della reggente:
mentre mangio, guardo la televisione; quando lo vedrò, glielo dirò. In quest'ultimo esempio non c'è vera e propria contemporaneità, tuttavia i fatti sono in così rapida successione da sembrare contemporanei.
Si usa il congiuntivo se la circostanza temporale collocata nel futuro si presenta con valore ipotetico o concessivo, soprattutto con
appena e non appena, meno frequente con
quando:
glielo dirò non appena tu lo voglia.
Vediamo nello specifico gli elementi che introducono le temporali che esprimono un rapporto di contemporaneità:
•
quando: è la congiunzione temporale per eccellenza, può introdurre rapporti di contemporaneità, anteriorità e posteriorità. Per più specifiche determinazioni temporali può essere anche preceduta da una preposizione:
di, a, per, da (da quando, a quando):
quando sei pronto, andiamo; non la sento da quando è partita. La congiunzione
quando può essere rafforzata da
ecco, per sottolineare la concomitanza tra le azioni espresse dalla reggente e dalla subordinata:
stavo iniziando a mangiare, quand'ecco che squilla il telefono, è possibile avere anche una subordinata implicita con infinito:
quand'ecco squillare il telefono;
•
che: la congiunzione
che può introdurre significati temporali, la temporale introdotta da
che segue sempre la reggente:
sono arrivata che (=mentre) stavate uscendo;
•
mentre: la congiunzione
mentre sottolinea la durata dell'azione contemporanea al fatto della proposizione reggente e per questo non ammette i tempi perfettivi (come il passato prossimo o il passato remoto). La collocazione rispetto alla reggente può variare:
mentre studia ascolta la radio; ascolta la radio mentre studia;
•
come, appena, non appena: la rapidità della successione che queste congiunzioni sottolineano è tale che i fatti, pur essendo anteriori, appaiano contemporanei a quelli della reggente:
appena lo vide, lo riconobbe; come lo guardavo, arrossiva.
FORMA IMPLICITA
Le temporali implicite possono avere:
• l'infinito preceduto dalle preposizioni articolate:
→
nel: richiede lo stesso soggetto nella temporale e nella reggente ed è come se collocasse il fatto di quest'ultima all'interno della circostanza temporale, che solitamente si antepone:
nel salutarti, mi sono commosso;
→
al: richiede generalmente un soggetto diverso e indica vicinanza tra i fatti della temporale e della reggente:
al calar del sole rientrammo a casa;
→
col: indica che i fatti della reggente e della subordinata si corrispondono in fatto di durata ne tempo:
questo vino migliora coll'invecchiarsi;
→
sul: indica che l'azione della reggente e quella della subordinata sono contemporanee solo in modo approssimativo:
arrivò sul far della sera (l'arrivo e la sera non coincidono perfettamente);
• l'infinito preceduto dalle locuzioni prepositive:
nel momento di, all'atto di, prima di, nel punto di ecc.:
prima di partire ti chiamo;
• il gerundio presente:
cucinando (=
mentre cucino)
ascolto la radio.
[post_title] => La frase complessa: le proposizioni temporali (contemporaneità)
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Intercultura blog, oggi vedremo quando usare
non e quando usare
no. Conoscete la differenza tra questi due avverbi o no?
Buona lettura!
Prof. Anna
Sia
non sia
no sono avverbi di negazione, ma si usano in maniera diversa.
Ti piace o non ti piace? Ti piace o no? No, non mi piace.
NO
Nella frase
ti piace o no? l'avverbio
no non solo ha la funzione di negazione, ma sostituisce un'intera frase negativa, in questo caso è usato al posto della frase
non ti piace? (ti piace o no? = ti piace o non ti piace?). L'uso di
no evita la ripetizione del verbo preceduto da negazione.
L'avverbio
no può sostituire non solo una frase (e quindi un verbo), ma anche un sostantivo (o un aggettivo o un participio), nella frase
le lezioni sono aperte a studenti e no l'avverbio
no sostituisce
non studenti, nella frase
entrarono tutti, invitati e no, il
no sostituisce
non invitati.
NON
L'avverbio
non non ha questa funzione riassuntiva, ovvero non può sostituire né una frase né un sostantivo né un aggettivo, ma la sua funzione è quella di trasformare in negativa una frase affermativa o di negare un termine. Il
non è sempre anteposto al verbo.
Quando si risponde a una interrogativa totale come ad esempio
ti piace? abbiamo più possibilità: o rispondiamo per esteso usando il
non e ripetendo il verbo (
non mi piace) o usiamo la negazione
no che equivale a una proposizione negativa, oppure
, per conferire più forza alla negazione, è possibile usarli entrambi:
ti piace? No, non mi piace.
Provate a inserire
no o
non nelle seguenti frasi.
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di
Intercultura blog, il verbo
stare ha un significato molto ampio e per questo si presta bene a formare un gran numero di espressioni e modi di dire.
Buona lettura!
Il verbo
stare è molto versatile, può avere diversi significati a seconda del contesto in cui si trova e delle locuzioni in cui è inserito.
Vediamo quali sono le espressioni di uso più frequente formate con questo verbo.
•
sta sulle sue ⇒ è molto riservato, scostante, non dà confidenza:
conoscerti a fondo non è facile, stai sempre sulle tue;
•
stare addosso a qualcuno ⇒ assillarlo, incalzarlo, opprimerlo:
il mio capo mi sta sempre addosso, crede che io sia uno scansafatiche;
•
non sta né in cielo né in terra ⇒ detto di cosa assurda, priva di senso:
Luca se n'è andato senza salutare nessuno, è un comportamento che non sta né in cielo né in terra;
•
stare a cuore ⇒ importare molto:
sono preoccupato per te, la tua salute mi sta molto a cuore;
•
stare sulle spine ⇒ essere in ansia, in apprensione, in agitazione:
sono sulle spine, oggi mi comunicheranno i risultati dell'esame di inglese;
•
sta in me, sta in te ecc. ⇒ dipende da me, da te ecc.; toccare, spettare (+a
sta a me, +in
sta in me):
sta in voi se accettare o no queste condizioni;
•
tutto sta ⇒ l'essenziale è (+ a, +in seguiti da infinito, + che seguito da congiuntivo):
tutto sta nel convincerlo (= l'essenziale è convincerlo);
•
fatto sta che, sta di fatto che ⇒ si usa per appoggiare, rafforzare un'affermazione:
puoi dire quello che vuoi, ma sta di fatto che la situazione peggiora;
•
stare allo scherzo ⇒ accettare uno scherzo senza risentirsene:
Maria è molto permalosa, non sa stare agli scherzi;
•
starci ⇒ (+a seguito da infinito) accettare, acconsentire (si usa in un registro colloquiale):
ci state a fare una gita tutti insieme?;
•
ci sta che ⇒ è possibile, è accettabile, è verosimile che (usato in un registro colloquiale):
dopo quello che le hai detto, ci sta che se la sia presa.
[post_title] => Espressioni con il verbo "stare"
[post_excerpt] => Il verbo "stare" è molto versatile, può avere diversi significati a seconda del contesto in cui si trova e delle locuzioni in cui è inserito. Vediamo quali sono queste espressioni.
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[post_content] => Con il prossimo esercizio ripassiamo
i suffissi che servono a formare nomi da altri nomi. Se avete dei dubbi sul significato di una parola, vi consiglio di consultare il vocabolario.
Per ripassare questo argomento potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/11/30/la-formazione-delle-parole-i-suffissi-seconda-parte/
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[post_content] => Nel prossimo esercizio dovrete inserire l'
articolo determinativo singolare
corretto (tutto minuscolo)
davanti ai nomi stranieri. Per ripassare questo argomento prima di affrontare il test:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/11/16/la-scelta-dellarticolo-con-i-nomi-stranieri/.
[post_title] => Test 52- La scelta dell'articolo con i nomi stranieri
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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di
Intercultura blog, questa settimana ci dedichiamo al ripasso degli ultimi argomenti trattati sul blog.
Cominciamo con un esercizio sull'uso di
no e
non.
Per ripassare questo argomento prima di fare il test, potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/01/11/no-o-non/
Buon test! ;-)
Provate a inserire
no o
non nelle seguenti frasi.
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[post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, questa settimana ci dedichiamo al ripasso degli ultimi argomenti trattati sul blog.
Cominciamo con un esercizio sull'uso di "no" e "non".
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