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Buon test! Prof. Anna Nell'esercizio che segue dovrete scegliere quale articolo usare, quale preposizione usare e se quest'ultima deve essere semplice o articolata. Nel caso in cui l'articolo non sia necessario, bisogna scrivere nessun articolo nello spazio vuoto. Per ripassare questo argomento prima di fare il test: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2019/01/31/uso-dellarticolo-davanti-alle-date-alle-ore-ai-giorni/ [post_title] => Test 60- Uso dell'articolo davanti alle date, alle ore, ai giorni [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, se avete ancora dei dubbi sugli argomenti trattati di recente sul blog, questa è l'occasione giusta per ripassarli. 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LA FRONTE Il sostantivo femminile la fronte significa parte della testa tra le sopracciglia e l'attaccatura dei capelli: fronte ampia, fronte spaziosa, fronte alta, fronte bassa, fronte rugosa. Vediamo alcune espressioni formate con questa parola: • di fronte, di fronte a → di faccia, davanti: me lo sono trovato di fronte quando meno me lo aspettavo; davanti a: mettiti di fronte a me; in presenza di: non devi scoraggiarti di fronte a un problema; • a fronte di → in relazione a, in rapporto a, come conseguenza di: a fronte di questa situazione sono stati presi provvedimenti definitivi; • a fronte alta, andare a fronte alta, tenere alta la fronte → con fierezza, non avere nulla di cui vergognarsi, avere la coscienza tranquilla, ostentare coraggio o spavalderia (come : andare a testa alta): puoi portare il tuo cognome a fronte alta; • a fronte bassa → con vergogna, rassegnazione: se ne andò a fronte bassa; • chinare la fronte → cedere, sottomettersi, umiliarsi davanti a qualcuno: non intendo chinare la fronte davanti a nessuno; • avere qualcosa scritto in fronte → lasciar trapelare le proprie emozioni: si vede che sei innamorato di lei, ce l'hai scritto in fronte!; • leggere in fronte a qualcuno → indovinarne lo stato d'animo, il pensiero: gli si legge tutto in fronte, non sa nascondere nulla. IL FRONTE Il sostantivo maschile il fronte significa, nel linguaggio militare, la linea lungo la quale le forze belligeranti contrapposte si fronteggiano o sono a contatto: fronte occidentale; fronte orientale; andare al fronte; cambiamento di fronte. Può significare anche coalizione, alleanza di partiti o movimenti politici in vista del raggiungimento di un fine comune: fronte democratico; fronte popolare; fronte di liberazione nazionale. Vediamo alcune espressioni formate con questa parola: • sul fronte di → relativamente a un dato settore: nuove misure sul fronte dell'occupazione; • su due fronti → in due diversi settori: essere impegnato su due fronti; • far fronte a qualcuno /a qualcosa → fronteggiare, contrastare un avversario, tenere testa, affrontare una situazione, un impegno, un imprevisto; far fronte a una spesa: affrontarla; far fronte a un impegno: mantenerlo; far fronte a un bisogno: provvedervi con i mezzi opportuni; • fare fronte comune → unirsi strettamente per una lotta comune, per la difesa di comuni ideali o interessi: non si può più tacere di fronte a questa ingiustizia, bisogna fare fronte comune!. [post_title] => "A fronte", "di fronte", "sul fronte". Espressioni con la parola "fronte" [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, qual è la differenza tra "a fronte", "di fronte", "sul fronte"? 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Prof. Anna Spesso sono i verbi con una coniugazione irregolare a creare problemi. Nell'apprendere una lingua si è naturalmente portati a regolarizzare ciò che non rientra nelle regole: può accadere al bambino quando apprende la lingua materna e all'adulto quando apprende una seconda lingua. Un'altra categoria di verbi che mette in difficolta è quella dei verbi difettivi, cioè quei verbi che mancano di alcuni tempi, modi e persone verbali. Ecco alcuni verbi che possono creare difficoltà: • accedere → è un composto del verbo cedere e quindi la sua coniugazione è come quella del verbo di partenza. Il passato prossimo è io ho acceduto, ma questo verbo è poco usato nei tempi composti. Alcune persone del passato remoto hanno due forme, entrambe corrette: io accedei/accedetti, tu accedesti, egli accedé/accedette, noi accedemmo, voi accedeste, essi accederono/accedettero; • aprire → qual è il passato remoto di questo verbo? Aprii o apersi? In passato le due forme venivano usate con uguale frequenza, oggi invece la forma più comune è io aprii, egli aprì, essi aprirono; • benedire → il verbo benedire è un composto del verbo dire, i composti del verbo dire (benedire, maledire, contraddire, disdire, predire, ridire) seguono la coniugazione del verbo dire, quindi io benedicevo, io benedissi. Fa eccezione la seconda persona dell'imperativo, che nel verbo dire è di', mentre nei composti è -dici: benedici, maledici; • convenire → il passato remoto è convenne o convenì? E qual è il passato remoto dei verbi composti con il verbo venire (avvenire, contravvenire, convenire, divenire, intervenire, pervenire, prevenire, provenire, rinvenire, rivenire, sconvenire, sopravvenire, sovvenire, svenire)? Questi verbi si coniugano come venire, il verbo base. Poiché il passato remoto di venire è venni, venisti, venne, venimmo, veniste, vennero, il passato remoto di un suo composto, come convenire, sarà: convenni, convenisti, convenne, convenimmo, conveniste, convennero; • coprire → il passato remoto è coprii o copersi? Come per il passato remoto di aprire, anticamente venivano usate tutt'e due le forme; oggi è molto più comune il tipo io coprii, egli coprì. Questo vale anche per i suoi composti: ricoprire, riscoprire e scoprire; • cuocere → il passato remoto di cuocere è cossi, cuocesti, cosse, cuocemmo, coceste, cossero. Il participio passato è cotto, in passato si usava la forma cociuto. Fonti: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/verbi-difficili [post_title] => Coniugazione dei verbi: gli errori più comuni 1 [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, quante volte capita di sbagliare la coniugazione di un verbo o avere dei dubbi al riguardo? 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Prof. Anna CON LE DATE • con gli anni si usa l'articolo determinativo: l'anno è sempre preceduto dall'articolo: il 1970, nel 1700; l'ottanta (o l'80); • le indicazioni temporali che comprendono mese e giorno sono introdotte da un articolo maschile singolare: il 15 maggio; la lezione del 3 febbraio. Nel caso di una data come 11/12/1980, si userà l'articolo l' seguendo la pronuncia della data: l'undici dicembre millenovecentoottanta. Si segue la pronuncia anche con le date che cominciano con 1: il 1/12/1980 (il primo dicembre millenovecentoottanta). In molti documenti ufficiali viene usato li: Roma, li 25 ottobre. Si tratta di una variante arcaica dell'articolo determinativo maschile i/gli, originariamente la formula era: Roma, li 25 giorni di ottobre. Se nell'indicazione temporale è indicato solo il mese senza il giorno o l'anno, l'articolo non si usa: una sera di agosto (ma una sera dell'agosto 1989, nell'ottobre del 2000). CON I GIORNI • con i nomi dei giorni non si usa l'articolo quando vogliamo dire che quell’azione si verificherà solo quel determinato giorno della settimana successiva: ci vediamo lunedì (questo lunedì, lunedì prossimo); è partito giovedì (questo giovedì, giovedì scorso); • con i nomi dei giorni si usa l'articolo determinativo quando vogliamo indicare un’abitudine, qualcosa che si verifica ogni settimana: il mercoledì e il venerdì vado in palestra (= ogni mercoledì e ogni venerdì vado in palestra); • se i nomi dei giorni sono accompagnati dagli aggettivi scorso o prossimo ci sono due possibilità: si usa l'articolo se l'aggettivo precede il nome: lo scorso lunedì, il prossimo sabato; non si usa l'articolo se l'aggettivo è posto dopo il nome: lunedì scorso, sabato prossimo. CON LE ORE • per indicare l'ora si usa l'articolo femminile plurale le (che sottintende ore), tranne per l'una (sottinteso: ora) che può alternarsi con le una. [post_title] => Uso dell'articolo davanti alle date, alle ore, ai giorni [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, uno dei dubbi più frequenti rispetto all'uso l'articolo è quale scegliere davanti alle date, alle ore e ai nomi dei giorni. Facciamo un po' di chiarezza. 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Cominciamo con le proposizioni causali, se prima però volete rinfrescarvi le idee potete leggere questi articoli: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/11/29/la-frase-complessa-le-proposizioni-causali-prima-parte/ https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/12/13/la-frase-complessa-le-proposizioni-causali-seconda-parte/ [post_title] => Test 59 - Le proposizioni causali [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, che ne dite di un piccolo ripasso? Cominciamo con un esercizio sulle proposizioni causali. 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Prof. Anna I pronomi possessivi differiscono dagli aggettivi possessivi solo per il fatto che, invece di stare accanto a un nome, lo sostituiscono facendone le veci: → hai telefonato a tua (aggettivo possessivo) moglie? Anch'io devo telefonare alla mia (pronome possessivo). In alcuni casi il pronome possessivo sottintende un sostantivo, assume cioè il significato del nome al posto del quale molto frequentemente si trova. Vediamo quali significati può avere. Al maschile singolare può indicare: • il denaro, la proprietà: nell'impresa ho investito del mio; oppure ciò che spetta: a ciascuno il suo; • un aspetto naturale e spontaneo: avrai anche studiato molto, però devi ammettere che sei brava di tuo a ballare; • il solo pronome di prima persona plurale (nostro) nell'uso letterario indica l'autore o il personaggio di cui si sta parlando. Al maschile plurale: • i familiari, e in particolare i genitori: abito con i miei; • gli amici, i compagni, gli alleati: sei dei nostri?. Al femminile singolare può indicare: • una lettera (è uso caratteristico dello stile epistolare, sia privato sia commerciale): faccio seguito alla mia dello scorso 10 giugno per confermare la prenotazione; • un'idea, un'opinione (soprattutto con i verbi dire, esprimere ecc.): anch'io ho diritto di dire la mia su questo argomento; • la salute (con la preposizione alla): brindiamo alla nostra!; • le espressioni dalla mia, dalla tua, dalla sua ecc., usate con i verbi essere, stare, schierarsi, sottintendono parte: la legge è dalla sua. Al femminile plurale: • le espressioni una delle mie, una delle tue, una delle sue, usate con i verbi fare, combinare, dire, sottintendono marachelle, malefatte, battute di spirito, sciocchezze: Marco ne ha combinata una delle sue; • l'espressione stare sulle sue significa non dare confidenza. Nell'esercizio che segue dovrete scrivere nel riquadro il significato del pronome possessivo presente nella frase. [post_title] => Uso sostantivato dei pronomi possessivi [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, buon anno a tutti! Spero che abbiate cominciato al meglio questo 2019. Il blog oggi riprende le sue attività con un articolo dedicato a un uso particolare dei pronomi possessivi, molto frequente nella lingua parlata. Scopriamo insieme qual è. 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Qualche settimana fa ne abbiamo visti alcuni: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2018/11/29/la-frase-complessa-le-proposizioni-causali-prima-parte/, oggi ne vediamo altri: • siccome (=così come) è sempre più frequente nell'uso comune, ha origine comparativa, come a mettere in evidenza che quello che avviene nella proposizione dipendente e nella sua reggente sono consequenzialmente proporzionali. Di solito la causale così introdotta è anteriore alla reggente: siccome non l'ho visto, non l'ho salutato; • che (anche accentato ché) è (insieme a perché) il funzionale causale più ricorrente nel parlato e nello scritto; presenta la causa come una semplice spiegazione che segue la reggente: fate presto che (ché) perdiamo il treno; • in quanto (che), inquantoché presentano la causa come proporzionale al suo effetto: non ti hanno promosso, in quanto non hai studiato; • tanto più che serve a rafforzare il contenuto della reggente (con un significato esplicativo del tipo anche perché); il costrutto di solito segue la reggente: non ho voglia di venire, tanto più che ho anche mal di testa; • per il fatto che, per la ragione che, per il motivo che, per via che, grazie al fatto che introducono una proposizione causale di preferenza posposta alla reggente: mi è venuto il raffreddore per il fatto che l'altra sera ho preso freddo; • quando può introdurre una proposizione temporale con funzione causale col significato di visto che, giacché, dal momento che: quando ti dico che non lo so, non lo so davvero!; • come interposto: il costrutto predicativo formato da aggettivo o sostantivo o avverbio o participio passato + come + verbo ha un valore causale: pauroso com'è (=poiché è pauroso) non ci andrà; • un altro costrutto causale è quello formato da: da + predicativo (spesso rafforzato da quello) + che + essere: Marco, da quel furbacchione che è ( =poiché è un furbacchione), riesce sempre a cavarsela. PRECISAZIONI SUI MODI VERBALI • Il gerundio passato è tipico di questo costrutto quando è implicito: non avendolo visto, pensammo che non sarebbe venuto. • L'infinito presente preceduto da per tende più al valore finale che a quello causale, occorre fare attenzione al significato generale del costrutto: Per i valori causali è più usato l'infinito passato preceduto da per: - infinito presente causale: per essere tuo padre, ho il dovere di consigliarti (=poiché sono tuo padre… ); - infinito presente finale: sono qui per parlare con te (sono qui con il fine, con l'intenzione di parlare con te); - infinito passato causale: sono soddisfatto per avergli finalmente detto la verità. • causa reale e causa non reale: quando sono presenti due cause oggettivamente possibili e chi parla ritiene una reale (perché) e l'altra non reale (non perché) , quest'ultima ha il verbo al congiuntivo: ti sto ascoltando non perché io non abbia di meglio da fare, ma perché mi interessa quello che dici; è possibile anche usare il condizionale se c'è una sfumatura eventuale-ipotetica: non ci vado, non perché non mi piacerebbe, ma perché non ho tempo. [post_title] => La frase complessa: le proposizioni causali (seconda parte) [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, oggi completiamo lo studio delle proposizioni causali iniziato un paio di settimane fa. 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Questa espressione è usata per significare che una persona, un oggetto, un mezzo, un argomento sono proprio quelli adatti al caso: ho trovato la persona ad hoc per questo lavoro; questo vestito è stato fatto ad hoc (appositamente) per la cerimonia di stasera; • alter ego = l'altro me stesso. Significa sostituto o in genere persona che fa le veci di un’altra e ha facoltà di decidere in suo nome: il direttore è partito e ha lasciato qui il suo alter ego. Può indicare un altro sé, una seconda personalità all'interno di una stessa persona, con caratteristiche nettamente distinte dalla prima. In letteratura, oltre ad esempi celebri come il dottor Jekyll e il suo alter ego signor Hyde, il termine si usa per qualificare un personaggio di un'opera che è psicologicamente analogo all'autore e le cui azioni o pensieri rappresentano quelli dell'autore stesso. A volte con lo stesso termine si qualifica anche il migliore amico di un altro personaggio, spesso del protagonista; • aula magna = questa espressione si traduce con aula grande e viene utilizzata per indicare le stanze più grandi di un edificio (solitamente di un'università o di un edificio pubblico), dove generalmente vengono svolte le riunioni più importanti: la conferenza si terrà nell'Aula Magna; • ergo = significa quindi, per ciò, si usa per concludere un ragionamento: non ha mantenuto la parola: ergo è un bugiardo; • errata còrrige = si traduce con correggi le cose sbagliate, questa espressione si usa per indicare l’elenco delle imprecisioni, delle sviste e degli errori contenuti in un testo.Nella lista si specifica l'errore che si è commesso e la pagina, riportandone la sua correzione. Generalmente appare alla fine del libro in una delle ultime pagine: è stato necessario aggiungere un errata corrige; • forma mentis = si traduce con forma della mente e viene usato infatti per indicare la struttura mentale che determina il modo di considerare e interpretare la realtà e che si forma nell’individuo per indole, educazione, cultura e influenze esterne: la mia forma mentis non mi permette di comportarmi in questo modo; • habitat = deriva dalla terza persona singolare del presente del verbo habitare che si traduce con (egli) abita. Questa parola viene usata per indicare il luogo in cui determinate condizioni fisiche e ambientali permettono a una specie di sopravvivere, in senso figurato indica un ambiente congeniale alle proprie inclinazioni o ai propri gusti: sono un'attrice, il palcoscenico è il mio habitat naturale; • idem = significa la stessa cosa, il medesimo elemento, ugualmente, allo stesso modo, pure: io sono stato uno sciocco, e tu idem (=e tu pure); • in calce = nel calcagno. L'espressione significa in fondo, a piè di pagina, al termine di un testo: è necessario porre l’indirizzo in calce alla domanda; • in extremis = nel momento estremo. Questa espressione inizialmente veniva usata col significato: in punto di morte. Oggi significa all'ultimo momento, poco prima della scadenza: il provvedimento è stato firmato in extremis; • in flagrante (crimine) = l’espressione deriva dal latino flagrans –antis, participio presente del verbo flagrare che significa ardere: mentre (il delitto) brucia ancora. Viene usata nel linguaggio giuridico per indicare un atto commesso nel momento in cui viene scoperto: cogliere in furto flagrante; viene poi usato a livello figurativo per indicare una azione evidente e manifesta: in flagrante contraddizione; cogliere qualcuno in flagrante (=cogliere qualcuno mentre commette il fatto). Tratto da: https://libreriamo.it/scuola/lingua-italiana/10-espressioni-latine-usiamo-ancora-oggi/ https://nuovoeutile.it/latino/ Se volete conoscere altre espressioni latine in uso nella lingua italiana, vi consiglio di leggere anche questo articolo, pubblicato tempo fa sul blog: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2014/04/24/espressioni-latine-di-uso-corrente/ [post_title] => Espressioni latine di uso corrente 2 [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, alcune espressioni provenienti dalla lingua latina sopravvivono in italiano e sono usate nella lingua di tutti i giorni. Vediamole insieme. 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Prof. Anna Nell'esercizio che segue dovrete scegliere quale articolo usare, quale preposizione usare e se quest'ultima deve essere semplice o articolata. Nel caso in cui l'articolo non sia necessario, bisogna scrivere nessun articolo nello spazio vuoto. Per ripassare questo argomento prima di fare il test: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2019/01/31/uso-dellarticolo-davanti-alle-date-alle-ore-ai-giorni/ [post_title] => Test 60- Uso dell'articolo davanti alle date, alle ore, ai giorni [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, se avete ancora dei dubbi sugli argomenti trattati di recente sul blog, questa è l'occasione giusta per ripassarli. 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