Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, mettetevi comodi che parliamo del che polivalente.
Buona lettura!
Prof. Anna
Tra tutte le congiunzioni che è quella più usata in tutti i registri scritti e parlati, anzi è in assoluto una delle parole più in uso della lingua italiana, introduce infatti molte subordinate: le oggettive (sostengo che è colpa sua); le soggettive (è giusto che tu dica la verità); le dichiarative (non ammetto questo: che tu ti comporti così); e le relative quando l’antecedente del pronome relativo è un soggetto o un complemento oggetto (la donna che vedi è mia sorella; la donna che hai incontrato è mia sorella).
Nella lingua parlata odierna e nell’italiano di uso medio è diffusa la tendenza a usare che con significato generico per introdurre vari tipi di subordinate che, in italiano standard, verrebbero introdotte da altre congiunzioni, la sua funzione specifica risulterà dal significato di insieme; è in questi casi che si parla di che polivalente.
Il che polivalente compare nell’italiano di registro colloquiale antico e moderno, con tantissime attestazioni anche letterarie.
Il che polivalente si usa per introdurre frasi:
- di significato esplicativo – consecutivo → mettetevi comodi che parliamo;
- di significato esplicativo – limitavo → Luca è guarito, che io sappia;
- causali → vado a mangiare che ho fame;
- temporali → lei è arrivata che (quando) tu eri appena andato via;
- relative temporali → non scorderò mai il giorno che (=in cui) ti ho conosciuto;
- finali → comprali che ce li mangiamo;
- frasi in cui che ha valore enfatizzante – esclamativo → che bello che sei!
Si può parlare di che polivalente anche quando che si usa in modo generico nelle frasi relative in sostituzione di un pronome relativo cui o il quale preceduti da una proposizione:
- Bologna è una città che (in cui) ci si vive bene;
- Maria è una che (di cui) ci si può fidare;
- quello è l’uomo che (a cui) gli hanno rubato il portafoglio;
- prenderesti la scatola che (su cui) c’è disegnato un cuore?
Il che polivalente è attestato in letteratura già in italiano antico, ci sono poi molti esempi in epoca più recente; il suo uso sottolinea una scelta stilistica di tipo popolare, è presente infatti in testi di canzoni, in Ragazzo fortunato di Jovanotti: sono fortunato perché non c’è niente che (di cui) ho bisogno oppure in Fiore di Maggio di Fabio Concato: tu che sei nata dove c’è sempre il sole, sopra uno scoglio che (da cui) ci si può tuffare o in titoli di film, come Maledetto il giorno che ti ho incontrato di Carlo Verdone.
L’accettabilità di questo uso di che oscilla, non solo in base a livello di lingua adoperato (sorvegliato o non sorvegliato), ma dipende anche dal tipo di costrutti: il che temporale è appropriato anche in contesti formali ed è anzi l’unica possibilità in frasi che indicano la durata di un’azione in rapporto a una data unità di tempo (ora, giorno, anno): è un’ora che ti aspetto; erano dieci anni che andava avanti questa storia.
09/10; L’ultima mi ha fatto ricredere che tutto sia stato facile.
Ero indeciso, infatti l’ho errata.
Prof grazie di tutto e buon preparativi natalizi.
Caro Rino, è comunque un ottimo risultato!
A presto
Congiuntivo nelle relative:
1Cerco una persona con cui io possa dialogare
2Metti le chiavi in un posto dove (o in cui) tu possa ricordartele
…Credo che il congiuntivo in queste due relative sia corretto. Nella prima daremo un valore finale. Nella seconda un valore consecutivo.
È esatto?
Caro Luca, è esatto.