Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, a volte, soprattutto nei contesti informali, l’imperfetto è usato non per determinare l’azione come passata, ma per sottolineare particolari sfumature modali. Vediamo quali.
Buona lettura!
Prof. Anna
L’imperfetto esprime un’azione incompiuta nel passato; come tempo del passato si usa per azioni che vengono presentate come non concluse (imperfetto = non finito, non concluso).
È il tempo tipico per delle descrizioni, delle azioni ripetute col carattere dell’abitudine, delle situazione contemporanee ad altre già concluse (perfette) o non ancora concluse (imperfette), dei fatti sul punto di iniziare (e dunque imperfetti):
- descrizione → era una notte buia e tempestosa;
- abitudine → da bambina portavo le trecce;
- relazione tra due azioni contemporanee imperfette → mentre camminava, ascoltava la musica;
- relazione tra due azioni contemporanee di cui una conclusa → mentre camminava, le ha telefonato.
A volte, soprattutto nei contesti informali, l’imperfetto è usato non per determinare l’azione come passata, ma per sottolineare una particolare sfumatura modale.
Perciò si può usare:
- al posto del presente indicativo o condizionale, per fare una richiesta in modo garbato o per affrontare situazioni con un certo imbarazzo (imperfetto attenuativo), come se chi parla volesse dire volevo questo, ma, se non è possibile, non importa; è molto frequente nel parlato, e si usa prevalentemente con i verbi volere, desiderare, preferire: volevo sapere il prezzo di questo articolo, il verbo all’indicativo renderebbe la richiesta troppo brusca (voglio sapere il prezzo) e se invece voglio adoperare un registro più formale mantenendo la stessa sfumatura attenuativa posso usare il condizionale presente (vorrei sapere il prezzo); si usa anche per disporsi all’ascolto, ad esempio entrando in un negozio, il commesso potrebbe dire: desiderava? per dire cosa desidera?; si usa anche per affrontare le situazioni in cui ci sentiamo in imbarazzo: buongiorno, cercavo il Signor Rossi; questa modalità dell’imperfetto esprime non solo una richiesta in maniera attenuata ma anche l’intenzione, il proposito;
- al posto del condizionale passato nel parlato informale per esprimere una condizione irreale: era meglio se non venivi (sarebbe stato meglio se non fossi venuto), oppure un’eventualità che avrebbe potuto verificarsi nel passato: se sapevo che non venivi, non ti aspettavo (se sapevo che non saresti venuto, non ti avrei aspettato);
- al posto del condizionale passato con i verbi dovere, volere, potere e credere in senso negativo per esprimere una potenzialità nel passato: dovevi dirmelo (avresti dovuto dirmelo), non credevo (non avrei creduto) che ce la faceva (ce l’avrebbe fatta);
- al posto del condizionale passato per esprimere il futuro nel passato (imperfetto prospettivo): Luca ha detto che veniva (che sarebbe venuto);
- al posto del passato prossimo o remoto per narrare azioni sentite con una certa intensità psicologica (imperfetto narrativo, storico o cronistico), si usa in determinati momenti in cui si narrano i fatti della storia o della cronaca con particolare intensità emotiva, è frequente nella linguaggio giornalistico, nei testi di storia, nei verbali di polizia o nelle commemorazioni: il 5 maggio 1821 moriva (invece di morì) Napoleone Bonaparte;
- per esprimere un’azione che sta per iniziare, ma che non ha avuto luogo: quasi quasi cadevo!;
- nel parlato è diffuso l’imperfetto di pianificazione che esprime l’intenzione di compiere qualcosa nel futuro, intenzione ancora negoziabile: “Cosa fai stasera?” “Stasera andavo al cinema, se c’è qualche film interessante”;
- l’imperfetto ludico è frequente nell’interazione e nei giochi tra bambini, nelle messe in scene e nell’assegnazione di ruoli dei partecipanti a un gioco: “Ci stavi se giocavamo a guardia e ladri? Tu eri la guardia e io ero il ladro”.
Fonti:
Pietro Trifone, Massimo Palermo, Grammatica italiana di base, Zanichelli, 2020;
Luca Serianni, Grammatica italiana, Italiano comune e lingua letteraria, UTET, 1989;
Giovanni Battista Moretti, L’italiano come prima o seconda lingua nelle sue varietà scritte e parlate, Guerra Edizioni, 2006.
Bisogna sapere proprio bene-bene tutti i tempi verbali prima che conosciamo l’imperfetto nella profondita`.
Grazie. E` stato da leggere molto interessante. 🙂
Grazie per la Sua creativita`!
Cara Lucia, l’imperfetto è un tempo complesso proprio per le numerose sfumature di significato che può avere, è oltretutto un tempo molto utilizzato quindi è importante imparare ad usarlo. Se vuoi ripassare altri tempi verbali, troverai articoli ed esercizi su questo blog, fai una ricerca inserendo nel riquadro “cerca” il nome dell’argomento che ti interessa. Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Gentile Professoressa,
concordo con Lucia.
Grazie, lezione molto interessante.
Un caro saluto
Andrée
Sono madrelingua italiana e ho commesso un errore. Manco sapevo che l’imperfetto aveva tutte queste sfumature (che uso abitualmente).
Auguri a tutti gli studenti che si sono imbarcati in questa avventura…
Ciao Giorgio, non si finisce mai di scoprire la propria lingua.
Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Grazie mille dell’elenco addirittura esaustivo!
Prof, ci sara’ un elenco simile all’uso dei verbi modali/servili nell’imperfetto? Ho visto sull’internet che li si usa per esprimere azioni con un esiti incerti, ma poi nel manuale “Il Nuovo Affresco Italiano” c’e’ questo esempio: Ho acceso la TV perche’ volevo ascoltare le notizie. Quindi in questo caso, l’esito non e’ incerto visto che il parlante ha acceso la TV.
Aiuto per piacere e grazie mille!
Cara Kris, in questo articolo già ne se parla: “(l’imperfetto si usa) al posto del condizionale passato con i verbi dovere, volere, potere e credere in senso negativo per esprimere una potenzialità nel passato: dovevi dirmelo (avresti dovuto dirmelo), non credevo (non avrei creduto) che ce la faceva (ce l’avrebbe fatta)”. Se hai dubbi o domande non esitare a scrivermi.
A presto
Buonasera dalle Filippine, Prof. Anna! Ho capito la sua risposta.
Oltre all’uso dell’imperfetto al posto del condizionale, vorrei anche sapere cio’ che pensa della regola che ho menzionato nella mia domanda, cioe’ l’uso dell’imperfetto per segnalare esiti incerti e il passato prossimo per esiti certi. Oppure si usa l’imperfetto dei verbi modali solamente per l’uso a cui lei ha accennato?
Grazie mille!
Cara Kris, come si dice nell’articolo l’imperfetto può essere usato al posto del condizionale passato nel parlato informale per esprimere una condizione irreale: era meglio se non venivi (sarebbe stato meglio se non fossi venuto), oppure un’eventualità che avrebbe potuto verificarsi nel passato: se sapevo che non venivi, non ti aspettavo (se sapevo che non saresti venuto, non ti avrei aspettato), oppure può esprimere l’intenzione di compiere qualcosa nel futuro, intenzione ancora negoziabile: “Cosa fai stasera?” “Stasera andavo al cinema, se c’è qualche film interessante”; ma non direi che l’imperfetto esprime esiti incerti e il passato prossimo esiti certi. Verrà presto pubblicato un articolo sulla differenza di uso tra passato prossimo e imperfetto e se nel frattempo hai altre domande, scrivimi pure.
A presto
Grazie mille, Prof!
Grazie mille, Prof! Mi ha aiutato molto!
A presto Kris.
Mai sentito “Stasera andavo al cinema, se c’è qualche film interessante”.
E’ una varietà di italiano regionale?
Cara Fulvia, non è una varietà regionale di italiano, è un uso dell’imperfetto.
Un saluto
1)”È già tanto che tu mi abbia risposto in quel modo”
…Nella reggente c’è un verbo impersonale, e quindi nella subordinata possiamo trovare il congiuntivo.
2)”Avrebbe dovuto essere qui già da quel dì”
…Se il servile è seguito dal verbo “essere”, l’ausiliare sarà sempre “avere”.
Esatto?
Caro Gregorio, è corretto.
1)”Qualcuno ci ha colpito”
Con l’ausiliare “avere” se l’oggetto precede il verbo ed è costituito da un pronome atono diverso da quelli del punto precedente il participio può concordare (accordo con il complemento oggetto “ci” che significa “noi”: e cioè “Qualcuno ci ha colpiti”) o rimanere invariato (in -o), in riferimento a “Qualcuno” .
2)”Ti avevo solo chiesto che ore fossero”
Il “che” aggettivo interrogativo introduce un’interrogativa al congiuntivo imperfetto “fossero”. E se il tempo della reggente è al trapassato prossimo nell’interrogativa indiretta avremo, per esprimere contemporaneità, il congiuntivo imperfetto “fossero” (ma anche “erano”, indicativo imperfetto).
3)”Gli ho chiesto se lo (ma anche “farà”) farebbe”
Il “Se” introduce un’interrogativa indiretta al condizionale per sottolineare che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto a una condizione (anche sottintesa; es. “Qualora glielo proponessi”); e, in un contesto non particolarmente controllato, quando il verbo della reggente è al passato possiamo (Ho chiesto), nell’interrogativa indiretta avremo, per esprimere contemporaneità, l’indicativo futuro semplice (“farà”), ma, appunto per sottolineare che quanto espresso nell’interrogativa indiretta è soggetto a una condizione anche sottintesa, altresì il condizionale (“farebbe”).
4)”Gli ho chiesto se mi dava/desse dolore”
Il “Se” introduce un’interrogativa indiretta e in questo caso possiamo usare o il congiuntivo imperfetto “desse” o “dava”; se il tempo della reggente è al passato (ho chiesto, passato prossimo) nell’interrogativa indiretta avremo, per esprimere contemporaneità rispetto alla reggente, l’imperfetto indicativo (dava) o congiuntivo (desse)
5)”Si torna con le gare”
Il “si” è impersonale e significa “Noi tutti” in quanto è possibile usare la costruzione impersonale con qualsiasi verbo intransitivo o transitivo attivo alla terza persona singolare ma senza un oggetto espresso.
6)”Nulla, di quello che è successo, è stato (ma anche “è stata) colpa tua”
Quando il verbo “essere” (è stato) è usato in funzione di copula, è possibile sia l’accordo con il soggetto (“Nulla è stato colpa tua”; difatti il pronome indefinito “nulla”, che è il soggetto della frase, è solo maschile singolare), sia l’accordo con il nome del predicato (“Nulla è stata colpa tua”; il nome del predicato “colpa” è femminile); quindi le frasi sono entrambe corrette.
Penso sia corretto
Caro Filippo Maria, è tutto corretto.