Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, la congiunzione ma ha un significato solo oppositivo? Si può iniziare un periodo con ma? A queste e ad altre domande cercheremo di rispondere in questo articolo.
Buona lettura!
Prof. Anna
Le congiunzioni servono a collegare tra loro parole o proposizioni, sono invariabili e possono essere classificate in base alla forma o alla funzione sintattica.
Secondo questa classificazione la congiunzione ma viene definita generalmente avversativa, ma nell’uso comune può assumere due significati diversi:
• avversativo-oppositivo → (come le congiunzioni bensì, invece, al contrario) ma stabilisce un’opposizione netta tra due informazioni, delle quali l’una esclude l’altra: oggi non è lunedì, ma martedì (= oggi è martedì e non lunedì);
• avversativo-limitativo → (equivalente a però, tuttavia, eppure, d’altra parte) quando introduce un concetto che limita la validità di quanto affermato precedentemente o esprime un giudizio basato su un diverso punto di vista: oggi fa freddo, ma c’è il sole; Marco è carino ma antipatico.
Si può iniziare una frase con ma?
Spesso si pensa che non si possa iniziare una frase con una congiunzione, in particolare con ma. In realtà non è così. Ci sono moltissimi esempi letterari o giornalistici di frasi che iniziano con ma dopo un punto fermo: il governo ha annunciato una proposta di riforma del lavoro. Ma non è tutto.
Questo è possibile solo quando ma ha valore limitativo e non oppositivo, in quanto introduce una circostanza che limita quanto affermato in precedenza: sono stanco. Ma ho comunque voglia di vederti.
Lo stesso vale per altre congiunzioni come e, infatti, quindi ecc. : ero molto stanco. Quindi ho deciso di tornare a casa.
Ma però o ma?
Spesso si ritiene che l’uso di due congiunzioni avversative, come ma però, ma bensì, sia scorretto, perché sarebbe un’inutile ripetizione di due congiunzioni che hanno la stessa funzione.
In realtà, è possibile usare ma insieme ad altre congiunzioni avversative come elemento rafforzativo, è consigliabile evitarlo solo in testi caratterizzati da un registro particolarmente formale, ma nella lingua parlata è possibile dire ad esempio: abbiamo fatto tardi! Ma però ti aiuteremo ugualmente a preparare la cena. Non tutte le combinazioni sono accettate, per esempio non è corretto dire: tuttavia però.
Buongiorno, Prof Anna! Sono gli argomenti che interessano a tutti noi appassionati della lingua italiana. Tante grazie! Elena Autieri. Curitiba – Brasile.
Ciao Elena, benvenuta su Intercultura blog! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Prof. Anna
HO SBAGLIATO LA 5^ e L’8^.
8/10
COME MI SUONA MALE quel: Ma PERO’:-)
Forse avrei fatto meglio a studiare musica:-) (per il buon udito).
Ciao Prof. Anna
Mi chiamo Nestor, sono de Buenos Aires, Argentina, sto imparando Italiano e leggo sempre i sui articoli.
Una domanda nel articolo dice:
• avversativo-oppositivo → (come le congiunzioni bensì, invece, al contrario) ma stabilisce un’opposizione netta tra due informazioni, delle quali l’una esclude l’altra: oggi non è lunedì, ma martedì (= oggi è lunedì e non martedì);
Non dobbrebe dire (=oggi è martedì e non lunedì)
Un saluto
Caro Nestor, certo, hai ragione. Grazie per la segnalazione.
A presto
Prof. Anna
Scusi Prof, non ho capito la finezza del Sig. Nestor.
Potrebbe delucidarmi?
Grazie.
Caro Rino, la frase “oggi non è lunedì, ma martedì” può essere anche espressa così: “oggi è martedì e non lunedì”.
Un saluto
Prof. Anna
Cara Prof.ssa Anna,
Secondo me si possa anche dire: É martedi, invece lunedi, oppure: É martedi invece lunedi”, ma voglio essere sicura sul caso. Con saluti cordiali dalla Olanda
Anita
Cara Anita, la soluzione che proponi non è corretta, le possibilità sono: “oggi è martedì, non lunedì”, “oggi non è lunedì, bensì martedì”, “oggi non è lunedì, ma martedì”.
Un saluto
Prof. Anna
Tropo errori. Bisohna praticare. Concordo con Elena
Grazie Prof, Anna
Cara Prof.ssa Anna,
Dopo aver pensato lungo sulla 3º frase, perciò l’ho lasciato lungo aperto, prima ne ho risposto, improvvisamente, ho visto, come è giusta. Perciò sono venute tutte le risposte in verde. Mi piace le sue trappole, anche i miei risultati. In ollandese c’è un espressione per queste cose, ma non so la significazione in italiano. Quando ho visto questa frase per la prima volta, non ho saputo, oppure si possa essere sicura sulla questione. Anche si possa dire sulle persone dubbiose, come : sta attenta per lui/lei, perché non è da fidare, perché ne sento”. Detto in tedesco, si dica:” Ich habe sie/ er durch”. Ho cercato alla traduzione in italiano, ma non l’ho trovato. Letteralmente è la traduzione: Lui/La ho traverso, ma credo che sia scorretta. Meglio detto è “vedo traverso questa persona”‘ ma forse Lei sa spiegarne?
Con saluti cordiali dal Olanda, dove abbiamo finalmente le temperature bene, anche se il tempo non è stabile ancora, quindi dobbiamo stare attenti, come ci vestiamo, prima usciamo dalle case
Anita
Cara Anita, grazie per il tuo interessante contributo, in italiano “guardare qualcuno di traverso” significa “guardare qualcuno con diffidenza e sospetto” ma anche “con ostilità, con antipatia”.
Un saluto
Prof. Anna
A me piace molto questa lezione
Cara Adama, benvenuta su Intercultura blog! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Prof. Anna
molto utile , perché mi ha insegnato molto (anche se le sapevo già fare ) e il vostro sito a me piace tanto
CaraLaura, benvenuta su Intercultura blog. Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Prof. Anna
Gentile Prof.ssa Anna,
esprimo una lode per queste lezioni ed esercizi. Riscopro così volentieri il fascino della nostra lingua. Un ringraziamento per il suo impegno. Gli esercizi mi affascinano molto. Continui così! Saluto. Salvatore
Caro Salvatore, benvenuto su Intercultura blog! Se hai dubbi o domande, non esitare a scrivermi.
A presto
Prof. Anna
Troppo radicato in me l’uso alternativo di “ma” e “però”, infatti non riesco a combinarli se non forzatamente; né le concessive o le avversative mi suggeriscono spontaneamente un uso diverso da sebbene o bensì-invece.
Che fare?
Caro Silvio, non c’è nulla di sbagliato, segui la tua sensibilità. Se questo è il tuo stile, puoi certamente mantenerlo.
Un saluto
Prof. Anna
Ottima la scoperta dell’accettabiità del “ma però”
9/10, ma l’ottava mi ha ingannata.
E´ stato un buon esercizio. Tante grazie, professoressa Ana. Non capisto il perché i miei dati siano contrassegnati. Sono li stessi da sempre. Sra. Bardi. Pero’ non me ne importa. Quello importante e’ stata la Sua buona volonta’ con la mia persona.
Cara Maria Cristina, in che senso “sono stati contrassegnati”?
A presto
Prof. Anna
Ma perché mai la congiunzione ma si potrebbe collocare a inizio frase “solo quando ma ha valore limitativo e non oppositivo”?
La congiunzione avversativa ma non solo ammette, ma preferisce la collocazione ad inizio frase. Di tutte le parole della lingua italiana è forse quella che più spesso tende a collocarsi ad inizio frase. Da Dante ai giorni nostri.
Ho qui l’Inferno di Dante. Sto cercando un canto dove non appaia almeno una volta il Ma a inizio frase. Ma fatico molto a trovarlo.
Le segnalo un link:
https://books.google.it/books?id=RYOODAAAQBAJ&pg=PT104&lpg=PT104&dq=%22ma+dopo+il+punto%22&source=bl&ots=U141LLmjlk&sig=hQUVeIkKZs8sWnSLjP2YIi7Fnng&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwi946-tpZnaAhXBCuwKHeP3CrkQ6AEIQjAD#v=onepage&q=%22ma%20dopo%20il%20punto%22&f=false
Cordiali saluti.
Caro Stefano, ti giro questo testo scritto da Francesco Sabatini, membro onorario dell’Accademia della Crusca, che chiarisce molti dubbi sull’uso della congiunzione “ma” a inizio frase:
“Molti insegnanti mi hanno espresso, varie volte, il dubbio sulla liceità dell’uso della congiunzione ma “a inizio di frase”: un uso che, dicono, “non si riesce a sradicare” dalle abitudini degli alunni e che “contrasta palesemente con un’elementare regola di grammatica”, secondo cui ogni congiunzione deve congiungere due frasi, nessuna delle quali può quindi mancare.
Meraviglia, intanto, che chi solleva questo dubbio non si sia accorto che tale uso è frequentissimo nei testi di ogni epoca, dalle origini ad oggi, e di autori anche sommi: tutti scrittori scorretti e trascurati? Senza dire che lo stesso uso si trova con mais francese, con but inglese, con pero spagnolo, con aber o doch tedesco, con sed latino … Non deve però bastare questa constatazione, che può far mettere l’animo in pace ma manda in soffitta ogni intenzione di far grammatica. Bisogna arrivare a capire come nasce e quale funzione ha quest’uso, che ben possiamo dire universale.
Prima di fornire questa spiegazione, occorre una precisazione che è fondamentale e pregiudiziale per ragionare su qualsiasi fatto di lingua: la “grammatica”, anche se correttamente impostata, ci descrive come funziona il meccanismo generale della lingua in quanto “sistema virtuale”, cioè al di fuori della comunicazione effettiva; in questa entrano in gioco le attività mentali degli interlocutori, le quali consentono o addirittura esigono attuazioni particolari, apparentemente violazioni, di quel sistema.
In termini più espliciti si tratta di questo: nella comunicazione linguistica tra individui si instaura una collaborazione tra emittente e ricevente, per effetto della quale è possibile o addirittura più appropriato isolare o anche saltare dei passaggi della struttura grammaticale, poiché la mente del ricevente è abituata a riaccostarli o integrarli. Questi processi sono regolati dai principi, propri della comunicazione e connessi tra loro, dell’economia e dell’efficacia: quando la mente del ricevente è indotta a ricongiungere dei passaggi o a integrarli se sottintesi diventa più attiva nell’elaborare per proprio conto il significato del messaggio.
Per comprendere il funzionamento della lingua dobbiamo dunque tener presenti due prospettive, distinte ma da collegare nel modo giusto: la prospettiva grammaticale e quella comunicativa, detta anche “pragmatica” o “testuale”.
Applichiamo ora questi principi al caso, davvero esemplare, del ma iniziale.
Cominciamo col distinguere, anzitutto, i due valori grammaticali ben diversi del ma italiano: quello avversativooppositivo e quello avversativolimitativo (distinzione che molte grammatiche e molti vocabolari ignorano del tutto o sottovalutano!). Con il valore oppositivo il nostro ma vale “bensì” e serve a contraddire quanto è detto in una frase precedente, la quale è sempre negativa e non può mai mancare; ecco un esempio:
oggi non è lunedì, ma [‘bensì’] martedì.
Con il valore limitativo il ma vale “però, tuttavia” e mette semplicemente a confronto dati riferibili a due diversi punti di vista, entrambi validi, ma solitamente sottintesi, come in quest’altro esempio:
oggi è freddo, ma [‘tuttavia’] è una bellissima giornata.
Com’è evidente, in questo secondo esempio la seconda frase non nega il contenuto della prima, perché l’intero enunciato afferma che “(dal punto di vista della temperatura) oggi è freddo, mentre (dal punto di vista della luminosità) è una bellissima giornata”. La seconda frase è appunto una limitativa: essa limita l’aspetto negativo della giornata al dato climatico.
Chiarita la natura della limitativa, passiamo al modo con cui essa, nella grande varietà di effetti che può produrre, può presentarsi e venire isolata, nello scritto, mediante la punteggiatura o anche spazi grafici. Si possono verificare tre situazioni.
1) Si possono trovare affiancate due sole frasi (come nel nostro esempio), e in tal caso possiamo scegliere di separare la prima dalla seconda mediante una semplice virgola, ma anche, se vogliamo dare molto risalto a ognuna delle due affermazioni, mediante una pausa più forte, indicata da un punto e virgola o da un punto fermo.
2) Quando però la frase limitativa è preceduta da una serie di più frasi che espongono il primo “punto di vista”, diventa addirittura indispensabile il punto fermo, perché dobbiamo far capire che quella limitativa si riferisce all’intera serie di altre affermazioni precedenti. Talora questo stacco è segnato perfino da un accapo: cercate in testi di prosa quanti capoversi cominciano con Ma e in testi poetici quante volte una nuova strofa o una nuova sequenza metrica comincia con Ma.
3) Si può avere infine un uso ancora più drastico. Se il contenuto della prima affermazione (o di una serie di affermazioni) è già nella mente degli interlocutori (per tornare al nostro esempio: se si sa già che in quei giorni sta facendo molto freddo), la prima frase può mancare del tutto e il discorso si può aprire direttamente con la limitativa: Ma è una bellissima giornata, così potrebbe suonare (magari esclamativamente) un nostro annuncio dato al primo aprire delle imposte. Quest’uso è frequentissimo nella comunicazione parlata e dialogata, nella quale molti presupposti sono normalmente presenti nella mente degli interlocutori, ma non mancano saggi, racconti e componimenti poetici (e titoli e articoli di giornale a volontà) che si aprono con Ma. Ricordiamo almeno l’attacco di una poesia di Carducci: Ma ci fu dunque un giorno / su questa terra il sole? Per quanto riguarda i dialoghi in testi scritti, fate caso a quante battute nella Commedia dantesca cominciano con Ma.
Riassumiamo: il ma limitativo può essere preceduto da un punto fermo, può aprire un nuovo blocco di testo e può aprire addirittura l’intero testo.
Resta però da dare ancora un avvertimento, molto importante. Questi usi del ma che si distaccano dall’uso puramente “grammaticale” sono variamente accettabili nei diversi tipi di testo. Il primo e il secondo uso sono del tutto normali in quei tipi di testo (saggio critico di qualsiasi materia, articolo di giornale, lettera privata, racconto, componimento poetico) nei quali è pienamente funzionale che il lettore faccia quelle operazioni mentali di saldatura o integrazione dei passaggi grammaticali; il terzo uso, ancora più marcato, si addice propriamente ai testi che si avvicinano molto allo scambio comunicativo del parlato o vogliono indurre il lettore a un’intensa riflessione sul “non detto”. Nel loro insieme gli usi in questione sono dunque liberamente ammessi nei tipi di testo che possiamo definire “elastici” (quando più, quando meno), un tratto che serve a stimolare la mente del ricevente. Tutti e tre questi usi non sono invece accettabili in quei tipi di testo che possiamo definire “rigidi”, nei quali non ci dev’essere alcun margine per libere integrazioni della mente del lettore, e tali sono i testi normativi ufficiali (leggi, contratti e simili) e i testi scientifici e tecnici di estrema precisione. Testi importanti anche questi, naturalmente, dei quali dobbiamo far conoscere agli alunni le caratteristiche, anche se ne produciamo o leggiamo in minor numero.”
A presto
Prof. Anna
Grazie!
Sono contenta, non ho sbagliato nemmeno una questa volta.
Ottimo risultato Juliana!
Un saluto e a presto