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Aula di Lingue

I complementi indiretti: il complemento di termine e il complemento di specificazione

Prof. Anna
Analisi logica,   Complementi,   Grammatica,   La lingua italiana

Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi continuiamo il nostro studio degli elementi della frase: dopo i complementi diretti, oggi vedremo cos’è un complemento indiretto e ne studieremo due in particolare.

Buona lettura!

Prof. Anna

I complementi indiretti sono chiamati così perché si legano al verbo indirettamente, cioè per mezzo di una preposizione, anche per questo è molto utile conoscerli, per capire meglio le funzioni e gli usi delle preposizioni.

Sono indiretti tutti i complementi a eccezione del complemento oggetto e dei complementi predicativi (www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/).

IL COMPLEMENTO DI TERMINE

→ Stasera telefonerò a Luca.

→ Non abbiamo partecipato a quella riunione.

Il complemento di termine è introdotto dalla preposizione –a– e indica il destinatario dell’azione espressa dal verbo.

Nella maggior parte dei casi dipende da un verbo: ho scritto una lettera a un amico, ma può dipendere anche da aggettivi come piacevole, utile, inutile, favorevole, contrario, obbediente, ecc.: sono favore alle elezioni.

L’oggetto diretto (il complemento oggetto) può stare solo con verbi transitivi, mentre l’oggetto indiretto (complemento di termine) può stare sia con verbi transitivi sia con verbi intransitivi:

→ ho riferito (verbo transitivo) la notizia (complemento oggetto) a Marta (complemento di termine);

→ ho parlato (verbo intransitivo) a Natalia (complemento di termine).

I pronomi indiretti mi (me), ti (te), ci (ce), vi (ve), si (se), gli (glie), le, loro e il pronome relativo cui hanno funzione di complemento indiretto di per se stessi, senza bisogno della preposizione -a- e, tranne loro, occupano il posto immediatamente prima del verbo:

→ Alex mi (complemento di termine) ha regalato un fiore. Me (complemento di termine) lo (complemento oggetto) ha regalato per il mio compleanno.

→ Sono andato da Lucia e Marco e ho raccontato loro (complemento di termine) tutto.

Solitamente quindi il complemento di termine si colloca dopo il verbo; tuttavia nel parlato più familiare e spontaneo si colloca spesso allinizio della frase per metterlo in rilievo, e a volte si fa seguire anche dal pronome corrispondente (anche se è una ripetizione)a Luca (complemento di termine) gli (ripetizione del complemento di termine) avevo detto di non andarci, ma lui ci è andato lo stesso.

COMPLEMENTO DI SPECIFICAZIONE

→ Questo è il libro di Giulia.

→ Vorrei partire con il treno delle otto.

Il complemento di specificazione è introdotto dalla preposizione –di– e illustra, chiarisce, specifica il significato del termine a cui si riferisce.

Può indicare:

•  un’appartenenza generica: il nonno di Andrea, la porta di casa;

• un rapporto di proprietà: la macchina di Laura, la giacca di Marco;

• l’autore di qualcosa: le sculture di Michelangelo, le imprese di Napoleone.

Nella maggior parte dei casi il complemento di specificazione dipende da un nome, ma può anche dipendere:

da un aggettivo: una libreria piena di libri; è un giovane desideroso di gloria;

da un verbo: si è ricordato di me; disponiamo di tutti i modelli che vede nel catalogo.

È possibile che più di un complemento di specificazione si riferisca allo stesso elemento della frase: la tasca del cappotto di papà.

Seleziona la risposta corretta fra quelle disponibili. Se rispondi bene, vedrai lo sfondo diventare di colore verde.

  1. Da quale preposizione è introdotto il complemento di termine?
    • di
    • a
  2. Il complemento di termine dipende solo da verbo intransitivi.
    • vero
    • falso
  3. Nella seguente frase "ho dato a Marco un passaggio a casa" il complemento di termine è:
    • a casa
    • a Marco
  4. I pronomi indiretti hanno la funzione di complementi di termine.
    • vero
    • falso
  5. Nella seguente frase "ci piace molto andare a teatro" il complemento di termine è:
    • a teatro
    • ci
  6. Nella seguente frase "questo regalo me lo ha portato Luca ieri sera" il complemento di termine è:
    • me
    • lo
  7. Il complemento di specificazione è introdotto dalla preposizione:
    • da
    • di
  8. Nella frase "la sorella di Paola è più giovane di te" il complemento di specificazione è:
    • di Paola
    • di te
  9. Il complemento di specificazione, oltre che da un nome, può dipendere anche da un aggettivo o un verbo:
    • vero
    • falso
  10. Nella frase "quest'anno mi sono ricordato del compleanno di mia madre":
    • c'è un complemento di specificazione
    • ci sono due complementi di specificazione

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Commenti [103]

Rispondi a marco Annulla risposta

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  1. Rico scrive:

    “Chiesi al giudice che la mia dichiarazione fosse messa a verbale”. Chiedere, in questo caso, è un verbo transitivo. Giusto?
    Per cui, è sbagliato “al giudice” (a chi? complemento di termine…). Non sarebbe stato giusto mettere “il giudice”, anche se suona male?

    “Chiedere a qualcuno che cosa fare”, non è lo stesso caso di sopra?

    Distinti saluti

    Rico

    • Zanichelli Avatar

      Caro Rico, “chiedere” è un verbo transitivo ed è corretto usarlo con il complemento di termine, la costruzione è: chiedere qualcosa (complemento oggetto) a qualcuno (complemento di termine).
      Un saluto
      Prof. Anna

  2. Spiegazione chiarissima ed esercizi rivelatori della conoscenza.
    Eccellente il lavoro di avvicinare argomenti e di approfittarsi di questi nuovi mezzi!!
    Ringrazio vivamente!

    • Zanichelli Avatar

      Cara Ines, grazie a te per il gentile commento.
      A presto
      Prof. Anna

  3. Anita scrive:

    Cara Prof.ssa Anna,
    Questa volta non ho commesso alcun errori, mentre Lei mi ha fatto studiare profondamente su questa tema, che mi piace, anche perché questa lezione è utile e interessante. Dappertutto perché ho dovuto studiarla così duramente. Ho avuto di crepare un dado duro. (Cioè un’espressione tedesca, quando qualcosa era stato un lavoro difficile). Sono fiero che l’ho cavarsela. Lei ringraziando, do i saluti cordiali dal Olanda
    Anita

  4. Rico scrive:

    Il transitivo non si dovrebbe adoperare con il complemento oggetto, e non con quello di termine? La Grammatica, è contraddittoria!

    Ho chiesto a Francesco… (verbo transitivo + complemento di termine)

    Ho telefonato a Francesco… (verbo intransitivo + complemento di termine)

    In queste due frasi non c’è alcuna differenza fra il verbo transitivo e quello intransitivo.

    Ci sono altri verbi transitivi che richiedono il complemento di termine?

    Cordiali saluti

    Rico

    • Zanichelli Avatar

      Caro Rico, come scritto anche nell’articolo, il complemento di termine può esserci sia con i verbi transitivi sia con i verbi intransitivi, e, se il verbo è transitivo, può avere sia il complemento oggetto (chi? che cosa?) che quello di termine (a chi? a che cosa?): ho chiesto (verbo transitivo) un consiglio (complemento oggetto) a Francesco (complemento di termine). Spero di aver chiarito il tuo dubbio.
      A presto
      Prof. Anna

  5. Gentile Professoressa Anna,
    ho fatto un errore (numero 3).
    Devo domandare “a chi ho dato ….?
    e la soluzione si chiama “a Marco”

    • Zanichelli Avatar

      Cara Edeltraud, la tua risposta è corretta.
      A presto
      Prof. Anna

  6. Rico scrive:

    Mi par di capire, che, il verbo transitivo, può avere, nella costruzione della frase, anche il complemento di termine, per cui non sarebbe errore, se mi esprimessi così.

    “Finalmente è nato il figlio di Anna e Filippo”. Costruzione intransitiva. In questo caso “il figlio…” risponderebbe alla domanda (chi? che cosa?), quindi, perché è intransitiva la frase e non transitiva?

    Cordiali saluti

    Rico

    • Zanichelli Avatar

      Caro Rico, in questa frase “il figlio” è il soggetto e non il complemento oggetto, il verbo “nascere” è comunque intransitivo.
      A presto
      Prof. Anna

  7. Rico scrive:

    Potrebbe rispondere al quesito postole, il 26 marzo?

    Distinti saluti

    Rico

  8. Rico scrive:

    Grazie.

    Distinti saluti

    Rico

  9. dino scrive:

    il pronome dimostrativo “ci” (cio’ – a questa cosa) puo’ essere usato come complemento di termine (a che cosa?) nella seguente frase: ho comprato la macchina e ci ho messo le ruote….. o e’ meglio scrivere…. ho comprato la macchina e le (pronome personale ) ho messo le ruote….. grazie

    • Zanichelli Avatar

      Caro Dino, la particella ci può avere la funzione di pronome dimostrativo sostituendo nella frase un complemento introdotto anche dalla reposizione A – a questo; a ciò, quindi la frase è corretta, per ripassare le funzioni di ci ti consiglio di leggere questo articolo: http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=1903
      Un saluto
      Prof. Anna

  10. Pamela scrive:

    Ciao Prof!
    Perchè in questi casi si usa la prep semplice DI:
    “… è intesa come idea di spazio.”
    “… è intesa come idea di spazi aperti.”
    “… è intesa come idea di spazi che ruotano intorno a…”
    Ma qui si deve mettere DEGLI
    “… è intesa come idea degli spazi.”

    Grazie

    • Zanichelli Avatar

      Cara Pamela, purtroppo non c’è una regola precisa, sarebbe stato corretto anche usare la preposizione semplice.
      Un saluto
      Prof. Anna

  11. paola scrive:

    Buonasera Prof.,

    È corretto scrivere “ho chiesto ad Anna”? Oppure si scrive “ho chiesto a Anna”?
    Grazie infinite.

    • Zanichelli Avatar

      Cara Paola, in questo caso abbiamo due vocali uguali che si incontrano (-a-) e quindi è meglio scrivere “ad Anna”.
      A presto
      Prof. Anna

  12. acci scrive:

    Cara Professoressa sono in un dilemma: come faccio a riconoscere nella forma di cortesia si scrive “le” e quando “la” ? C’è qualche domandina che può aiutarmi e servirmi come regola ?
    Esempio: Signorina “la” invito a casa mia.
    Signorina “le” posso offrire un caffè?
    La ringrazio molto

    • Zanichelli Avatar

      Cara Acci, nel primo caso (la invito) si tratta di un pronome personale diretto, che ha cioè la funzione di complemento oggetto (invitare qualcuno), mentre nel secondo caso si tratta di un pronome indiretto, che ha la funzione di complemento indiretto,cioè introdotto da una preposizione (offrire qualcosa a qualcuno), quandi “le” = “a Lei”: “posso offrire in caffé a Lei?”. Spero di aver chiarito il tuo dubbio.
      A presto
      Prof. Anna

  13. BWV542 scrive:

    Nella frase “è a lui che verrà assegnato il premio” il pronome relativo ‘che’ si può dire che funga da complemento di termine della seconda proposizione (nonostante non sia nella forma obliqua “cui”)?
    Grazie

    • Zanichelli Avatar

      Caro BWV542, l’esempio che mi proponi è un esempio di frase scissa, questo tipo di frase è il risultato della divisione di una frase semplice, ed è formata da una proposizione reggente, con il verbo “essere” in funzione di copula che mette in rilievo il dato nuovo, e da una proposizione subordinata introdotta da “che” con la funzione di pronome relativo o di congiunzione, per fornire il dato già noto, in queste frasi “che” collega un dato appena introdotto alla frase successiva e quindi ha funzione pronominale, ma ha una forma fissa (che) e non si modifica secondo la funzione sintattica: “è a lui che verrà assegnato” = “è lui a cui verrà assegnato”, quindi ha il valore di complemento di termine.
      Un saluto
      Prof. Anna

      • BWV542 scrive:

        Grazie mille dell’esaustiva risposta.

  14. Utilissimo strumento didattico.

    • Zanichelli Avatar

      Caro Gilberto, benvenuto su Intercultura blog!
      A presto
      Prof. Anna

  15. marco scrive:

    Scusate! Nella frase “L’hanno iscritto ad un corso d’inglese”, ad un corso è un complemento di moto a luogo, mentre d’inglese è un complemento di argomento? Grazie mille per l’aiuto!

    • Zanichelli Avatar

      Caro Marco, la tua ipotesi è corretta: “d’inglese” è complemento di specificazione.
      Un saluto
      Prof. Anna

  16. marco scrive:

    O forse “d’inglese” è un complemento di specificazione? Grazieancora!

  17. Il complemento di specificazione può essere rappresentato da un verbo? Per esempio: Il cane era sicuro di non venire abbandonato dal suo padrone. Di non venire abbandonato è un complemento di specificazione o è un predicato verbale?

    • Zanichelli Avatar

      Cara Margherita, in questo caso la preposizione “di” introduce una proposizione (e non un complemento) oggettiva implicita.
      Un saluto
      Prof. Anna

  18. Oggi ho la testa da un’altra parte. Ho fatto tutto al contrario. Purtroppo non è difficile. Riproverò domani mattina.
    Grazie Prof.

    • Zanichelli Avatar

      Cara Norma, vedrai che andrà meglio.
      A presto
      Prof. Anna

  19. Pino scrive:

    Cara Professoressa Anna, hai voglia e a voglia hanno lo stesso significato quando vengono utilizzati come locuzioni avverbiali e sono locuzioni avverbiali?

    • Zanichelli Avatar

      Caro Pino, non sono locuzioni avverbiali, ma locuzioni cristallizzate, nel parlato, la pronuncia veloce di “hai voglia” traforma questa locuzione in “avoglia”.
      Un saluto
      Prof. Anna

  20. Gentile Prof… se i “complementi diretti” sono tali, perché sono collegati direttamente al verbo… ovvero: non sono introdotti dalle preposizioni (per es: ho mangiata “una mela”))… è corretto affermare che, la prassi di introdurre, spesso, anche i “complementi indiretti” (“la mattina” faccio colazione), benché considerata, dalla Grammatica e dalla Linguistica, corretta… non sia altro che la resa della orto-prassi ad una etero-prassi che, da un certo momento in poi, si è diffusa in modo irresistibile?? O, forse, quella orto-prassi non è mai esistita… e la incongruenza tra teoria e pratica, tra ideale e reale si è prodotta sin dall’alba della storia della produzione di testi nella lingua italiana/fiorentina/latina??

    • Zanichelli Avatar

      Caro Alessandro, nella frase che mi scrivi troviamo un complemento di tempo non introdotto da preposizione, questo accade quando si indica una data o un tempo preciso: “sono nato il 3 maggio 1997″, o in caso di indicazioni temporali che indicano un’abitudine:”la mattina faccio colazione”.
      Un saluto
      Prof. Anna

  21. Riccardo scrive:

    GLI O LE?… Farei alcuni esempi :
    1) “Mauro somiglia alla madre”, cioè “Lui LE somiglia” che significherebbe : “Mauro somiglia (a chi?) alla madre” (cioè, a lei, LE, complimento di termine)

    2) “La madre somiglia a Mauro”, cioè “Lei GLI somiglia” che significherebbe : “La madre somiglia (a chi?) a Mauro” (cioè, a lui, GLI, complimento di termine)

    Se il mio ragionamento fosse giusto, potrei dire, ovviamente in un contesto informale , “Le somiglia” (senza il “lui” iniziale) e “Gli somiglia” (senza il “lei” iniziale) con riferimento a persone già nominate (Mauro e la madre) ? Spero sia giusto… Lei cosa ne penserebbe?

    • Zanichelli Avatar

      Caro Riccardo, tutte le frasi che mi scrivi sono corrette.
      A presto
      Prof. Anna

  22. Giusy scrive:

    Impossessare e impadronire :

    1)Mi sono impadronito (di che cosa?) della poltrona (complemento di specificazione).
    Il verbo di questa frase è intransitivo.

    2)Marco si è impossessato (di chi?) di Lucia (complemento di specificazione).
    Il verbo di questa frase è intransitivo.

    In generale la differenza tra i verbi transitivi è quelli intransitivi è la seguente :

    Il verbo si dice transitivo quando l’azione passa direttamente dal soggetto che la compie all’oggetto (persona, animale o cosa) che la riceve o subisce. Pertanto, i verbi transitivi ammettono il complemento oggetto (chi o che cosa), il complemento oggetto partitivo, ecc…

    Il verbo si dice intransitivo quando invece l’azione non passa direttamente dal soggetto all’oggetto, ma si esaurisce nel soggetto che la compie o passa a un altro elemento della frase, costituito da un complemento indiretto. Pertanto, i verbi intransitivi non ammettono il complemento oggetto, ma ammettono (spesso) i complementi indiretti ( di specificazione, di termine, ecc..)

    In più, se non sbaglio, i verbi transitivi si collegano direttamente al soggetto senza l’uso delle preposizioni. I verbi intransitivi, al contrario, fanno uso delle preposizioni (semplici o articolate)… È giusto?

    • Zanichelli Avatar

      Cara Giusy, le tue considerazioni sono corrette. Una precisazione, i verbi transitivi si collegano direttamente all’oggetto (non al soggetto) senza l’uso delle preposizioni.
      A presto
      Prof. Anna

  23. Lezione chiara, utilissima.

  24. Salve gentile Anna! Vorrei chiederle una cosa: nella frase “Vidi delle rime lo spegnersi ne’ tuoi occhi”, “lo spegnersi” è complemento oggetto e “delle rime” di specificazione (almeno credo). L’inversione dell’ordine dei due complementi costringe a un inciso (“Vidi, delle rime, lo spegnersi ne’ tuoi occhi”), o anche invertendo l’ordine dei complementi, e quindi del segmento discorsivo che lo regge, non c’è comunque bisogno delle virgole? La ringrazio anticipatamente.

    • Zanichelli Avatar

      Caro David, la virgola non è obbligatoria, ma aiuta sicuramente a comprendere meglio la struttura della frase.
      Un saluto
      Prof. Anna

  25. Albena scrive:

    Gentile Prof.ssa Anna,
    Ho un dubbio per quanto riguarda il verbo pensare. Regge solo il complemento di termine o anche quello di argomento? Esempio: Ormai penso alle vacanze. In questo caso è argomento, vero?
    Grazie mille!
    Albena

    • Zanichelli Avatar

      Cara Albena, anche in questo caso si tratta di un complemento di termine.
      Un saluto
      Prof. Anna

  26. Giuliana scrive:

    “Sono entrato nell’appartamento in cui / dove vado a prendere il cane .”

    Tra le due , qual è l’opzione esatta ? Forse “Dove” ? Potrebbe essere : ” Vado a prendere il cane ( Dove ? Nell’appartamento ) .

    • Zanichelli Avatar

      Cara Giuliana, sono corrette entrambe le possibilità, quando introduce un complemento di luogo il pronome relativo può essere sostituito da “dove”.
      Un saluto
      Prof. Anna

  27. Aliaa scrive:

    grazie mille

  28. Luisa scrive:

    Da tempo mi astengo da commenti personali. Secondo lei da commenti personali che complemento è. Una collega sostiene che si tratta di un complemento di causa efficiente. È possibile

    • Zanichelli Avatar

      Cara Luisa, il complemento di causa efficiente indica l’essere inanimato da cui è compiuta l’azione espressa dal verbo passivo, quindi non mi sembra questo il caso. Quello che mi proponi potrebbe essere un complemento di separazione. Questo complemento indica essere o cosa da cui ci si libera, ci si separa, ci si distingue, anche in senso morale.
      Un saluto
      Prof. Anna
      Prof. Anna

  29. Mounia scrive:

    Gentile professoressa buonasera,da molto tempo che volevo scriverle,sono marocchina e studio la letteratura italiana all’università in Marocco.impazzisco per la lingua italiana e soprattutto la grammatica e la sintassi italiane e mentre sfogliavo i fogli di un libro di sintassi, ho trovato l’analisi di questa frase “Mario risponde a Gianni”
    Mario:soggetto
    risponde:verbo
    a Gianni:oggetto indiretto
    ma,io ho pensato che “a Gianni”fosse complemento di termine
    Non solo professoressa un’altra frase di cui non ho capito l’analisi logica :
    Maria mangia una torta di mela
    C’è scritto che di mela è un circostante però io ho pensato che fosse complemento di specificazione.
    Finalmente vorrei ringraziarla per la sua disponibilità e la sua gentilezza di cuore da Lei ho imparato tante cose e sempre scarico le sue lezioni che Lei mette a disposizione dello studente della lingua italiana veramente grazie di cuore ❤❤❤

    • Zanichelli Avatar

      Cara Mounia, “oggetto indiretto” è un altro modo di chiamare il complemento di termine e “circostanti” è il nome con cui, in grammatica strutturale e generativa, vengono indicati i complementi, costituiti da un sintagma preposizionale o da un avverbio, i quali indicano le circostanze (locali, temporali, modali, ecc.) nelle quali un’azione si svolge, in grammatica tradizionale “di mela” è un complemento di specificazione.
      Ti ringrazio per il tuo gentile commento e ti faccio i complimenti per il tuo buon italiano.
      Un saluto e a presto
      Prof. Anna

  30. Matteo scrive:

    Lui era uno a cui piaceva mangiare (piaceva mangiare, a chi? a uno, cioè lui)
    Lui è uno a cui piace la pésca (piace la pesca, a chi? a uno, cioè lui)

    Sono corrette?

    …Per semplificare avrei potuto scrivere “Lui ama mangiare”, “Lui ama pescare”… Ciononostante, le prime frasi con il complemento di termine, e il relativo ragionamento, sono giuste?

  31. Ludovico scrive:

    ”A LORO O LORO”:

    Secondo me, come complemento di termine, per lo più senza la preposizione ”a”, soprattutto se ”loro” è posto dopo il verbo: ”Se li vedete, dite loro (ma nel linguaggio famigliare, specialmente se non c’è ambiguità, ditegli)”; o con ”a” pleonastico: ”Se li vedete, dite a loro”; ”Chi glielo dice a loro?”. Al contrario se ”loro” è preposto al verbo, preferisco l’utilizzo della preposizione ”a”: ”A loro fate i complimenti”; ”A loro ho detto la verità (ma, ripeto, se posto dopo il verbo: ”Ho detto loro la verità”, ma anche con ”a” pleonastico ”Ho detto a loro la verità”.

    Corretto?

    • Ludovico scrive:

      Dimenticavo un esempio, chiaramente rispetto ai ragionamenti suddetti: ”Avevamo prestato loro il condizionatore d’aria”; ”Avevamo prestato a loro il condizionatore d’aria”, ma anche ”A loro avevamo presto il condizionatore d’aria”. Tutte corrette.

    • Zanichelli Avatar

      Caro Ludovico, sono corrette entrambe le costruzioni.

      • Ludovico scrive:

        E anche questa, prof: “hai fatto bene a rispondere loro (colloquialamente anche “hai fatto bene a rispondergli [intendendo “a loro”])”; oppure al presente “fai bene a rispondere loro”. In questi casi preferisco anteporre “a loro” prima del verbo: “A loro hai fatto bene a rispondere”; “A loro fai bene a rispondere”

        • Zanichelli Avatar

          Caro Ludovico, tutte le costruzioni che mi proponi sono corrette.

  32. Riccardo scrive:

    “Tizio fa delle battute a cui ridono soltanto gli stranieri”, significa “soltanto gli stranieri ridono (a che cosa?) alle battute (quindi abbiamo un complemento di termine)”.

    È giusto?

    • Zanichelli Avatar

      Caro Riccardo, in questo caso la preposizione a introduce un complemento di causa.

      • Riccardo scrive:

        Il complemento di causa indica la ragione, il motivo per cui si verifica l’effetto espresso nel predicato. Può essere introdotta da “a” e presenta la causa come l’elemento di fronte al quale, per reazione, si verifica il fatto narrato:

        “Soltanto gli stranieri ridono a ( a causa di) alle battute fatte Tizio”= “Alle battute fatte da Tizio, soltanto gli stranieri ridono (cioè a causa di quelle battute gli stranieri ridono)”.

        È cosi?

        • Riccardo scrive:

          E secondo le grammatiche scolastiche, il complemento di causa risponde alle domande “A causa di cosa?”, “Per quale motivo?”; e appartiene alla categoria dei complementi indiretti:

          “Soltanto gli stranieri ridono (a causa di che?) alle battute fatte da Tizio”

          • Zanichelli Avatar

            Caro Riccardo, è giusto.

        • Zanichelli Avatar

          Caro Riccardo, è così.

  33. Filippo scrive:

    Salve, nella frase “Come se non le piacesse” vorrei utilizzare, e ho notato che è una forma arcaica e poetica, “le” sì come completamento di termine, ma al plurale e con il senso di  “a esse”, “a loro”: “Come se non le (a esse, esempio a quelle ragazze) piacesse”. Infatti è raro, per il complemento di termine, per il plurale femminile (loro, a loro), che si incontra raramente negli autori moderni, e non viene più usato nella lingua parlata: “Non avevano trovato nessuno, nemmeno un ragazzo che le offrisse il caffè” (Arpino). Altrimenti scriveremmo, sempre con valore di complemento di termine, “a loro”: “Come se a loro non piacesse”; oppure senza “a”: “Come se non piacesse loro”, chiaramente in riferimento al femminile.

    • Zanichelli Avatar

      Caro Filippo, non è più in uso.

      • Filippo scrive:

        Ok, quindi non ci rimane che scrivere, sempre in riferimento al femminile plurale, e sempre con valore di complemento di termine, “a loro”: “Come se a loro (quindi ad esse) non piacesse”; oppure senza “a”: “Come se non piacesse loro”, chiaramente in riferimento al femminile.

  34. Complemento di termine:

    “Parlo con una persona a cui tengo”. Significa “io tengo a chi?”, “a chi tengo?” ad una persona…

    Corretto?

    • Zanichelli Avatar

      Caro Filippo Maria, “tenere a qualcuno, a qualcosa” significa “attribuire grande importanza a qualcuno o a qualcosa”.

      • Esatto; le volevo chiedere se il complemento di termine rispondesse correttamente alla domanda “a chi?”, “a che cosa?”, questo intendevo, professoressa…

        • Zanichelli Avatar

          Sì, è così.
          A presto

          • “Contornati di gente cui vuoi bene”.
            “Contornati di gente di cui ti fidi”.

            …Le riporto altri esempi. Nel primo è un complemento di termine che risponde alla domanda “a chi?”; nella secondo caso c’è un complemento di specificazione che risponde alla domanda “di chi?”. Quindi, nella prima frase, è come se dicessimo: “Vuoi bene a chi?”, “alla gente”. Nella seconda frase invece: “Ti fidi di chi?”, “della gente”.

            Corretto?

          • Zanichelli Avatar

            Caro Filippo Maria, è corretto.

  35. Luca scrive:

    “Cui”: pronome relativo invariabile, come complemento di specificazione, preceduto da articolo determinativo o preposizione articolata e seguito da sostantivo, è usato come complemento di specificazione, appunto, e con il senso di “Del quale, dei quali, della quale, delle quali”: “La signora, grazie alla cui testimonianza…”, significa “La signora grazie alla testimonianza della quale…”

    Corretto il ragionamento e l’esempio?

  36. Filippo scrive:

    “Come si chiama la parrucchiera dalla quale va nostra madre?

    …È giusto usare “dalla quale”? Io penso di sì perché “dalla quale” è un pronome relativo, ed è come se dicessimo “da chi va nostra madre? dalla parrucchiera”… E se non erro “dalla quale” indica, come pronome relativo “indiretto”, un complemento d’origine o provenienza. Infatti la forma “dalla quale” indica un complemento indiretto perché e accompagnato dalla preposizione articolata “dalla”.

    Corretto?

    • Zanichelli Avatar

      Caro Filippo, è corretto usare “dalla quale” che in questo caso è un complemento di moto a luogo.
      Un saluto

  37. Giulio scrive:

    “Quello, a cui faresti la rapina, potrebbe scoprirti!

    …la proposizione relativa esplicita (“a cui faresti la rapina”) introdotta dal pronome relativo “cui” (preceduto dalla preposizione “a” e con funzione di complemento di termine) ha il verbo al condizionale per indicare un fatto possibile (come nell’esempio).

    Giusto?

  38. Claudio scrive:

    “Come si chiamava quella ragazza a cui tirarono una bottiglia in pieno viso?”

    …il pronome relativo “cui”, che sostituisce il nome “ragazza”, ha funzione di complemento indiretto; e quindi, rispondendo alla domanda “a chi?”, “a che cosa?”, possiamo domandarci: “a chi tirarono una bottiglia in pieno viso? a quella ragazza, a lei”

    Corretto?

  39. Marina scrive:

    “Questa è tutta frutta a cui sono allergico”

    …”a cui” introduce un complemento indiretto e risponde alla domanda “a che cosa?” e cioè “Io sono allergico a che cosa?”, “a tutta frutta”. Penso sia tutto corretto, ma le volevo chiedere solo che tipo di complemento indiretto era…

  40. Graziano scrive:

    “Raccontateci tutto!”

    …il “ci” come complemento di termine significa “a noi”: “Raccontate tutto a noi!”.

    Penso che sia giusto

  41. Luca scrive:

    Gentile prof.Anna

    Una introduzione che ho trovato nel libro grammaticale Inglese:”i verbi di modo irregolari.” Se questa frase è corretta e quindi il complemento concorda con soggetto? (Credo è un errore)

    Grazie mille

    • Zanichelli Avatar

      Caro Luca, non so se ho capito bene il tuo dubbio, ma “irregolari” concorda con “i verbi”.
      A presto

      • Luca scrive:

        Quindi la forma è grammaticalmente corretta?
        Perché non si dice:”i verbi irregolari di modo.” O “i verbi di modi irregolari.”?

        Grazie mille

        • Zanichelli Avatar

          Caro Luca, si dice “i verbi di modo irregolari” oppure “i verbi irregolari di modo”.

  42. Marina scrive:

    1)”Domani porto a spasso i due classici cani oltre ai quali aggiungeremo quest’altro”

    IL COMPLEMENTO AGGIUNTIVO O Complemento di Aggiunzione
    indica oltre a chi o a che cosa si verifica un altro evento.

    Risponde alle domande oltre a chi?, oltre a che cosa?, insieme a chi? insieme a che cosa? ed è introdotto: da locuzioni prepositive come: oltre a, insieme a, in aggiunta a, con l’aggiunta di, eccetto, fuori di, al di là di, ecc.; e verbi quali: aggiungere, aggrecare, completare, mancare, unire/rsi, ecc.

    Penso sia corretto il ragionamento e l’esempio

  43. Paolo scrive:

    1)”Non puoi avvicinartici!”

    …Il verbo è il pronominale “avvicinarsi” e significa “portarsi accanto a qualcuno o vicino a qualcosa”; il “ci”, invece, significa, di uso popolare o dialettale, “a lui, a lei, a loro”: e cioè “Non puoi avvicinarti a lui”. Ovviamente il “ci” può essere anche pleonastico (e cioè di “Espressione linguistica caratterizzata dalla presenza di una o più parole -anche particelle- grammaticalmente o concettualmente non necessarie): “A me non (ci) pensi?” e nella nostra frase: “Non ti (ci) puoi avvicinare!”. Anche con il complemento indiretto espresso o sottointeso: “Non ti puoi avvicinare a lui!” e “Non ti puoi avvicinare (a lui)!”.

    Penso sia ok…

  44. Simone scrive:

    1″Che belle scarpe! ma devo cambiare (a) loro i lacci”
    2″Che bella mattonella! ma le devo cambiare il colore”
    3″Che bel vestito! ma gli devo cambiare la cucitura”
    4″Che begli pneumatici! ma devo cambiare (a) loro i cerchioni”

    Nella prima “loro”, preceduto o meno da “a”, e con il significato di “ad esse”, significa “…ma devo cambiare ad esse (e cioè “alle scarpe”) i lacci”; nella lingua parlata si può usare “gli” per intendere “a loro, a essi, a esse” = “…ma gli devo (a loro, ad esse) cambiare i lacci”. Nella seconda “le” significa “ad essa”: “…ma devo cambiare ad essa (e cioè “alla mattonella”) il colore”. Nella terza “gli”, propriamente a suo agio, significa “ad esso”: “…ma devo cambiare ad esso (e cioè “al vestito”) la cucitura”. Nella quarta “loro”, anche qui preceduto o meno da “a”, ma con il significato di “ad essi”, significa “…ma devo cambiare ad essi (e cioè “agli pneumatici”) i cerchioni”; nella lingua parlata, anche in questo caso, si può usare “gli” per intendere “a loro, a essi, a esse” = “…ma gli devo (a loro, ad essi) cambiare i cerchioni”.

    Penso sia corretto