Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, come forse saprete, oggi si festeggia il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia; a questo proposito mi è sembrato utile e interessante ripercorrere insieme a voi alcune tappe che hanno portato alla nascita della lingua italiana così come la conosciamo oggi.
Se non conoscete alcune parole, potete usare il dizionario online, basta cliccare sulla parola e apparirà una finestra con il suo significato.
Buona lettura!
Prof. Anna
DAL LATINO PARLATO AI DIALETTI REGIONALI
Quando l’impero romano d’Occidente cadde (476 d. C.), l’Italia fu sconvolta dall’arrivo di nuove popolazioni.
Ogni regione cominciò a vivere una vita per conto proprio, perdendo per lunghi periodi i contatti con le regioni vicine; la popolazione si riuniva allora nei posti che riteneva più sicuri, in particolare sui monti e nelle vallate più isolate. Si formarono così tante piccole comunità isolate, in questa situazione anche la lingua usata dal popolo si frantumò in tante parlate diverse e da queste nacquero i dialetti italiani.
UNITÀ POLITICA E UNITÀ LINGUISTICA
Dal XVI secolo al XIX il fiorentino si impose sempre più come lingua unitaria, usato soprattutto come mezzo di comunicazione da scrittori e scienziati, ma non era usata per la comunicazione quotidiana come lingua parlata. Solo in Toscana si parlava quella che diventerà la lingua italiana, in tutte le altre regoni le persone di ogni condizione sociale parlavano in dialetto.
L’esigenza di una lingua comune si manifestò nei primi decenni dell’Ottocento quando iniziò a diffondersi l’idea di un’Italia unita, infatti una delle conseguenze del movimento che portò nel 1861 all’unificazione politica fu l’unità linguistica.
"Fatta l’Italia ora bisogna fare gli italiani", questa frase esprime molto bene la difficoltà di fare degli italiani, così diversi per abitudini e modi di pensare, un unico popolo.
Grande merito ebbe la scuola, grazie allo studio obbligatorio dell’italiano, l’uso della lingua si diffuse in tutto il territorio, anche se bisogna sottolineare come questo uso fosse limitato alla lingua scritta, la lingua parlata rimase il dialetto locale.
La diffusione nel Novecento dei mezzi di comunicazione di massa ha permesso all’italiano parlato di diventare patrimonio comune.
Il cinema, la radio e la televisione nell’immediato dopoguerra consentirono alla lingua italiana di diventare il codice linguistico usato dalla maggior parte della popolazione e di debellare l’analfabetismo esistente in Italia. Sarebbe un errore pensare che il dialetto sia un fenomeno nato da culture ritenute inferiori, il dialetto rimane anche oggi un segno distintivo, di appartenenza a un gruppo, senza diventare un mezzo di esclusione.
Grazie all’influenza dell’unificazione politica, la penetrazione nella lingua scritta e parlata di parole dialettali è più forte che nei periodi precedenti.
Alcune parole che appartenevano ai diversi dialetti entrarono a far parte della lingua italiana, per esempio proviene dal dialetto la parola forse più usata dagli italiani:
ciao → deriva dal dialetto veneto "s’ciào" che significa "schiavo", salutare con un "ciao" corrisponderebbe a "servo vostro" ovvero "sono tuo schiavo; sono al tuo servizio".
Fonti:
M. Martignon: "Sull’origine della lingua italiana"; www.insegnareitaliano.it
http://www.corriereweb.net/cultura/storia/3916-dallunita-ditalia-allunita-linguistica.html
B. Migliorini: "Storia della lingua italiana", Bompiani.
Ora prova a rispondere alle seguenti domande:
1– Nasce prima l’italiano o i dialetti?
2– Il dialetto era usato come lingua scritta o come lingua parlata?
3– Inizialmente l’italiano veniva usato da tutta la popolazione come lingua parlata?
4– Quali furono gli strumenti che nel Novecento permisero alla lingua italiana di essere usata dalla maggior parte della gente?
5– L’italiano e i dialetti possono convivere?
Se non siete sicuri della correttezza delle vostre risposte, inviatemele come commento a questo articolo.
ciao! è la parole sconvolto negativo? “Quando l’impero romano d’Occidente cadde (476 d. C.), l’Italia fu SCONVOLTA dall’arrivo di nuove popolazioni.” Vuoi dire che i nuovi immigranti ha causato piu danni che benefici?
Caro lettore, il verbo “sconvolgere” significa: mettere in disordine, in agitazione; devastare, turbare profondamente; quindi sì, possiamo dire che ha una significato negativo.
A presto
Prof. Anna
Salve, avrei una curiosità. I dialetti possono considerarsi parte integrale dell’italiano in quanto lingua? O vanno considerati come parte fondamentale della cultura popolare?
Car Francesca, i dialetti sono lingue con una propria autonomia, sono sicuramente parte fondamentale della cultura popolare.
A presto
Prof. Anna
Quindi se ho ben capito sicuramente dal 476 d.c. nelle varie zone d’Italia si parlavano lingue diverse con culture diverse (seppur derivanti tutte dal latino). A partire dal 1500 gli intellettuali utilizzavano tra loro la lingua italiana (creata dalla modifica della lingua fiorentina con innesti delle varie lingue locali) ma la gente comune continuava a parlare la propria lingua fino al 1900. Se è così la lingua italiana è “un’invenzione” per creare uno spirito unitario e nazionalista, mentre le vere lingue “madri” sono quelle che a scuola ci hanno sempre spacciato per volgari (in senso dispregiativo)dialetti, giusto?
Caro Cristian, i dialetti non sono fenomeni nati da ambienti culturali inferiori e quindi non si possono considerare “volgari” (in senso dipregiativo), sono semplicemente qualcosa di diverso rispetto all’italiano che rispondeva a un’esigenza di lingua comune; l’importante è essere consapevoli dei contesti in cui è opportuno usare o non usare il dialetto.
Un saluto
Prof. Anna
In sostanza l’italiano è quindi una lingua nata ad hoc per “esigenze” di comunicazione tra intellettuali, poi diffusa e migliorata allo scopo di contribuire alla creazione di una nazione: l’Italia(un processo inverso rispetto a quello avvenuto per altre lingue).
Una lingua creata ad hoc per unire popoli con differenti lingue e culture preesistenti: i Toscani, i Veneti, i Siciliani, i Sardi…
E’ come se qualcuno oggi ci insegnasse a scuola una lingua unica Europea,di pari passo alla creazione di uno stato europeo.
Credo quindi sia opportuno e giusto continuare a parlare (dove possibile)la propria lingua (quella dei propri avi)andandone fieri, imparando al tempo stesso l’italiano per condividere l’appartenenza allo stato italiano, ma senza dimenticare le proprie radici culturali.
Caro Cristian, i dialetti sono certamente una ricchezza e come dici tu è importante non dimenticare le proprie radici e continuare a parlare il proprio dialetto nelle situazioni oppurtune (in famiglia, tra amici); è altrettanto importante conoscere bene l’italiano, la lingua che ha permesso a comunità e culture differenti di comunicare tra loro e sentirsi parte dello stesso popolo.
A presto
Prof. Anna
credo che, in merito a ciò, troverà molto interessante questo articolo: http://www.homolaicus.com/linguaggi/lingue_italiane.htm
Saluti
Caro Cristian, grazie di aver condiviso con noi questo interessante articolo.
A presto
Prof. Anna
A chi di dovere.
Se dico che la lingua Italiana non e da considerarsi con il termine lingua, ma bensì da considerarsi con il termine “DIALETTO FORTUITO”, entrerei in errore cosi dicendo?
Poi se mi posso permette, i parlanti Italofoni non parlavano dialetti, ma bensì la cosiddetta lingua.Con questa affermazione Intendo dire che le lingue utilizzate in quel periodo (1800), non erano da considerarsi dialetti, ma bensì lingua; Potrei fare come esempio Belli che da colto illuminista utilizza VARIE LINGUE, come il: – Latino,
-il milanese
– il francese.
Mentre oggi giorno noi per via dell’unificazione territoriale e linguistica, riconosciamo come lingue.
Caro Alessandro, non esistono criteri scientifici o universalmente accettati per discriminare casi in cui due varietà linguistiche debbano considerarsi due “lingue” diverse o due “dialetti”, sicuramente i “dialetti” avevano (e hanno) una complessità tale da poter essere definiti “lingue”, ma anche se esistono alcuni criteri discriminatori, questi danno spesso risultati contraddittori a seconda di quale paradigma teorico si tenga in considerazione. La distinzione esatta è pertanto soggettiva, e dipende dal proprio sistema di riferimento.
Un saluto
Prof. Anna
non so come rispondere alla domanda l’italiano e i dialetti possono convivere
Cara Alessia, l’italiano e i dialetti possono convivere e convivono, l’importante è usarli nei registri opportuni, il dialetti si usano in contesti familiari e informali, mentre è meglio evitarli in contesti più controllati e formali.
Un saluto