WP_Query Object
(
[query] => Array
(
[post_type] => benvenuti
[post__not_in] => Array
(
[0] => 21511
)
[post_status] => publish
[orderby] => date
[order] => DESC
[monthnum] => 0
[year] => 0
[paged] => 79
)
[query_vars] => Array
(
[post_type] => benvenuti
[post__not_in] => Array
(
[0] => 21511
)
[post_status] => publish
[orderby] => date
[order] => DESC
[monthnum] => 0
[year] => 0
[paged] => 79
[error] =>
[m] =>
[p] => 0
[post_parent] =>
[subpost] =>
[subpost_id] =>
[attachment] =>
[attachment_id] => 0
[name] =>
[pagename] =>
[page_id] => 0
[second] =>
[minute] =>
[hour] =>
[day] => 0
[w] => 0
[category_name] =>
[tag] =>
[cat] =>
[tag_id] =>
[author] =>
[author_name] =>
[feed] =>
[tb] =>
[meta_key] =>
[meta_value] =>
[preview] =>
[s] =>
[sentence] =>
[title] =>
[fields] =>
[menu_order] =>
[embed] =>
[category__in] => Array
(
)
[category__not_in] => Array
(
)
[category__and] => Array
(
)
[post__in] => Array
(
)
[post_name__in] => Array
(
)
[tag__in] => Array
(
)
[tag__not_in] => Array
(
)
[tag__and] => Array
(
)
[tag_slug__in] => Array
(
)
[tag_slug__and] => Array
(
)
[post_parent__in] => Array
(
)
[post_parent__not_in] => Array
(
)
[author__in] => Array
(
)
[author__not_in] => Array
(
)
[ignore_sticky_posts] =>
[suppress_filters] =>
[cache_results] => 1
[update_post_term_cache] => 1
[lazy_load_term_meta] => 1
[update_post_meta_cache] => 1
[posts_per_page] => 10
[nopaging] =>
[comments_per_page] => 200
[no_found_rows] =>
)
[tax_query] => WP_Tax_Query Object
(
[queries] => Array
(
)
[relation] => AND
[table_aliases:protected] => Array
(
)
[queried_terms] => Array
(
)
[primary_table] => ali_posts
[primary_id_column] => ID
)
[meta_query] => WP_Meta_Query Object
(
[queries] => Array
(
)
[relation] =>
[meta_table] =>
[meta_id_column] =>
[primary_table] =>
[primary_id_column] =>
[table_aliases:protected] => Array
(
)
[clauses:protected] => Array
(
)
[has_or_relation:protected] =>
)
[date_query] =>
[request] => SELECT SQL_CALC_FOUND_ROWS ali_posts.ID FROM ali_posts WHERE 1=1 AND ali_posts.ID NOT IN (21511) AND ali_posts.post_type = 'benvenuti' AND ((ali_posts.post_status = 'publish')) ORDER BY ali_posts.post_date DESC LIMIT 780, 10
[posts] => Array
(
[0] => WP_Post Object
(
[ID] => 599
[post_author] => 3
[post_date] => 2010-02-04 17:06:15
[post_date_gmt] => 2010-02-04 15:06:15
[post_content] => Buongiorno a tutti lettori e lettrici di Intercultura blog, la preposizione di ha una grande varietà di usi particolari, vediamoli uno per uno.
Buona lettura!
Prof. Anna
La preposizione di nella grammatica tradizionale è indicata come la preposizione che introduce un complemento di specificazione.
1- si usa per indicare una caratteristica specifica di una persona o di una cosa.
Questa caratteristica può riguardare:
a- l'origine o l'appartenenza:
La mia famiglia è di Napoli. (origine)
Il quaderno è di Silvia. (appartenenza)
b- il materiale di cui è fatta una cosa:
Questo tavolo è di legno.
Il mio maglione è di lana.
c- la misura o la quantità:
Abito in un palazzo di dieci piani.
Alex è un ragazzo di tredici anni.
d- la qualità:
Genova è una città di mare.
Questo è uno scherzo di cattivo gusto.
e- il nome:
La città di Milano.
Il mese di Aprile.
2- La preposizione di può avere anche un valore di moto da luogo:
Esco di casa tra cinque minuti. (ma attenzione: esco dall'ufficio; esco dal negozio; esco dal cinema)
Insieme alla preposizione in:
Per le vacanze girerò l'Italia di città in città.
Luca non ha passato l'esame di storia, va di male in peggio.
3- Di può anche specificare un argomento, delimitandolo rispetto agli altri:
Io e i miei amici parliamo spesso di calcio.
oppure può specificare una caratteristica, delimitandola rispetto alle altre:
Natalia è una ragazza piena di talento.
Prova a costruire delle frasi usando alcune delle seguenti espressioni:
borsa di studio; carta d'identità; colpo di stato; dato di fatto; piano di lavoro; punto di vista; gruppo di lavoro; parola d'ordine; titolo di studio; unità di misura.
4- La preposizione di può avere valore partitivo, ovvero indicare una parte del tutto:
La maggior parte di voi parla italiano.
Luca è il più alto di tutti i miei amici.
5- Può avere valore temporale, in particolare con i nomi dei mesi, delle stagioni e dei giorni:
D'estate mi piace andare al mare.
Lavoro solo di mattina.
Di domenica non si lavora.
6- Può avere un valore causale, ovvero specificare la causa:
Laura piange di gioia. (si può anche dire: piangere dalla gioia)
Carlo è diventato rosso di vergogna. (si può anche dire: rosso dalla vergogna)
7- Di si usa spesso dopo sopra, sotto, su, dopo, dietro, senza quando sono seguiti da un pronome personale:
Loro abitano sopra di noi.
Non so niente su di lui.
Anna è arrivata dopo di noi.
Non posso vivere senza di te.
8- La preposizione di si usa anche con alcuni verbi:
avere voglia di qualcosa; decidere di fare qualcosa; discutere di qualcosa; fidarsi di qualcuno; innamorarsi di qualcuno o qualcosa; occuparsi di qualcuno o qualcosa; lamentarsi di qualcuno o qualcosa; ricordarsi/dimenticarsi di qualcuno o qualcosa; ridere di qualcuno; soffrire di qualcosa; rendersi conto di qualcosa; essere in grado di fare qualcosa.
Prova a costruire delle frasi con alcune di queste espressioni.
ATTENZIONE!
Di si può elidere (ma non è obbligatorio) davanti alle parole che iniziano con la i: d'impulso; d'istinto; l'elisione è invece obbligatoria in alcune espressioni: d'amore; d'estate; d'inverno; d'un tratto; d'accordo; pelle d'oca ecc.
Esercizio:
Scegli la risposta. Quella corretta diventerà verde.
[post_title] => La preposizione DI
[post_excerpt] =>
[post_status] => publish
[comment_status] => closed
[ping_status] => closed
[post_password] =>
[post_name] => la-preposizione-di
[to_ping] =>
[pinged] =>
[post_modified] => 2024-09-26 09:57:37
[post_modified_gmt] => 2024-09-26 07:57:37
[post_content_filtered] =>
[post_parent] => 0
[guid] => http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=599
[menu_order] => 0
[post_type] => benvenuti
[post_mime_type] =>
[comment_count] => 143
[filter] => raw
)
[1] => WP_Post Object
(
[ID] => 585
[post_author] => 3
[post_date] => 2010-01-28 16:32:03
[post_date_gmt] => 2010-01-28 14:32:03
[post_content] => Cari lettori e lettrici, di solito l'uso dei verbi riflessivi risulta un po' complicato per chi studia l'italiano, oggi vedremo quando si usano e come si coniugano.
Buon Intercultura blog!
Prof. Anna
Prova a leggere il seguente testo facendo attenzione all'uso dei verbi riflessivi.
LA GIORNATA DI CLARA
La mattina mi sveglio alle 7:00, mi lavo, mi vesto e mi preparo la colazione, il mio gatto si sveglia insieme a me, fa colazione anche lui e poi si addormenta di nuovo. Arrivo al lavoro alle 8:30 e mi siedo davanti al computer, lavoro per un paio d'ore e verso le 10:30 mi alzo per andare a prendere un caffè e scambiare quattro chiacchiere con i miei colleghi. Alle 13:00 vado a pranzo, mi mangio un panino, mi fumo una sigaretta e poi torno al lavoro fino alle 18:00. Ogni tanto passo una serata con gli amici. Io e i miei amici ci incontriamo in un pub in centro, beviamo qualcosa e a volte andiamo al cinema o in discoteca, mi diverto molto insieme a loro. A fine serata io e i miei amici ci salutiamo e io torno a casa e, anche se sono stanca, non mi pento della bella serata passata in compagnia.
FORMA RIFLESSIVA
I verbi riflessivi sono verbi che per diversi motivi sono accompagnati da un pronome rilessivo (mi, ti, si, ci, vi, si) che concorda con il soggetto, vengono generalmente usati per indicare che l'azione espressa dal verbo riguarda direttamente il soggetto che la esegue. Tuttavia esistono tipi diversi di verbi riflessivi che si differenziano a seconda della funzione del pronome.
1- I verbi riflessivi possono essere verbi transitivi (ovvero che hanno un complemento oggetto), come per esempio lavare o vestire. Questi verbi possono essere usati sia in maniera transitiva: io lavo una mela; io vesto un bambino; sia in maniera riflessiva: io mi lavo, io mi vesto. In questo caso l'azione espressa dal verbo si riflette direttamente sul soggetto. Qualche esempio: mi cambio, mi pettino, mi diverto, ecc.
A volte la particella pronominale non svolge la funzione di oggetto ma quella di complemento di termine: "Paolo si lava le mani" = "Paolo lava le mani a sé", "Andrea si taglia la barba" = "Andrea taglia la barba a sé". In questi casi si parla di forma riflessiva apparente.
2- Alcuni verbi riflessivi possono avere un valore reciproco, per esempio l'espressione: "ci vediamo domani!" indica che domani io vedrò te e tu vedrai me. Alcuni esempi: salutarsi, incontrarsi, abbracciarsi, baciarsi, dividersi, separarsi.
3- Molto spesso può capitare che gli italiani trasformino verbi che non sono riflessivi in verbi riflessivi, per esempio: "mi mangio un panino e mi fumo una sigaretta"; l'uso del pronome in questo caso sottolinea il soggetto che compie l'azione, in questo modo rendiamo l'informazione che viene data (mangio un panino e fumo una sigaretta) meno distaccata e quindi più personale.
FORMA PRONOMINALE
Ci sono poi i verbi pronominali: dal punto di vista formale questa coniugazione è identica a quella riflessiva poiché questi verbi sono costantemente accompagnati dalle particelle pronominali (mi, ti, si, ci,vi), ma, a differenza di quanto accade nei verbi riflessivi, in questo caso il pronome non svolge alcun ruolo sintattico, cioè non è né complemento oggetto né complemento di termine.
Fanno parte dei verbi di forma pronominale:
- un gruppo di verbi intransitivi che vengono usati prevalentemente in questa forma: accorgersi, arrabbiarsi, pentirsi, ribellarsi, vergognarsi;
- un gruppo di verbi transitivi (abbandonare, alzare, commuovere, decidere) che, accompagnati dalla particella pronominale, cambiano significato e assumono valore intransitivo (abbandonarsi, commuoversi, decidersi, alzarsi);
- un gruppo di verbi intransitivi (affacciare, approfittare, sedere) che esistono solo nella forma pronominale senza differenze di significato (approfittare di qualcuno o approfittarsi di qualcuno) o con una leggera differenza di significato (sedere=stare seduti; sedersi= mettersi a sedere).
Vediamo ora come si coniugano i verbi riflessivi. Prendiamo come esempio il verbo chiamare nella sua forma intransitiva pronominale chiamarsi.
io
|
mi chiamo
|
tu
|
ti chiami |
lui - lei |
si chiama |
noi |
ci chiamiamo |
voi
|
vi chiamate |
loro |
si chiamano |
ATTENZIONE!
Per formare l'infinito di un verbo riflessivo si unisce il pronome riflessivo all'infinito del verbo: lavare - lavarsi; incontrare - incontrarsi.
Con i verbi che reggono l'infinito, l'infinito dei verbi riflessivi si forma unendo il pronome possessivo relativo al soggetto all'infinito del verbo:
Devo alzarmi presto.
Devi alzarti presto.
Con i verbi modali (dovere, potere, volere) il pronome riflessivo si può trovare prima del verbo:
Mi devo alzare presto.
Ti devi alzare presto.
Esercizio:
[post_title] => I verbi riflessivi e pronominali
[post_excerpt] =>
[post_status] => publish
[comment_status] => closed
[ping_status] => closed
[post_password] =>
[post_name] => i-verbi-riflessivi
[to_ping] =>
[pinged] =>
[post_modified] => 2024-09-26 09:57:37
[post_modified_gmt] => 2024-09-26 07:57:37
[post_content_filtered] =>
[post_parent] => 0
[guid] => http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=585
[menu_order] => 0
[post_type] => benvenuti
[post_mime_type] =>
[comment_count] => 729
[filter] => raw
)
[2] => WP_Post Object
(
[ID] => 576
[post_author] => 3
[post_date] => 2010-01-21 15:05:36
[post_date_gmt] => 2010-01-21 13:05:36
[post_content] =>
Cari lettori e lettrici di Intercultura blog, oggi vi parlo di un argomento importante per potersi muovere con facilità sul territorio italiano, sapere quali sono i mezzi di trasporto più usati in Italia vi permetterà non solo di conoscere le abitudini di vita degli italiani ma anche di scegliere quello più adatto per le vostre esigenze.
Buona lettura e buon viaggio!
Prof. Anna
Gli italiani trascorrono una buona parte della loro giornata sui mezzi di trasporto,
quasi la metà degli italiani dichiara di passare un tempo superiore ai quindici minuti sui mezzi di trasporto per gli spostamenti da casa al luogo di lavoro o di studio. La maggior parte delle persone usa i mezzi di trasporto motorizzati e solo una minima parte si sposta a piedi o in bicicletta.
Il mezzo di trasporto >quotidiano più usato dagli italiani è l'automobile, mentre meno utilizzati sono i mezzi di trasporto pubblici urbani e extraurbani. Per gli spostamenti urbani, oltre l'automobile, il mezzo più diffuso è l'autobus e nelle grandi città, come Roma e Milano, la metropolitana. Molti italiani, per evitare il traffico cittadino, si muovono con lo scooter, ma per apprezzare le bellezze naturali e artistiche dell'Italia, la cosa migliore è spostarsi per le viuzze del centro storico in bicicletta.
Per i viaggi extraurbani gli italiani utilizzano frequentemente il treno sia per gli spostamenti di lavoro quotidiani dei pendolari di solito verso le grandi città, sia per viaggi di piacere tra i centri abitati.
Esistono vari tipi di treni, con diverse caratteristiche e prezzi. I treni Eurostar Italia Alta Velocità (AV) sono una categoria di treni molto veloci, le caratteristiche principali di questi treni sono l'elevata velocità (300 km/h) e l'alto livello di comfort offerto a bordo. La prenotazione del posto è obbligatoria e si deve fare prima di salire sul treno. Per questa categoria di treni la tariffa è una delle più elevate. Anche i treni Eurostar Italia (ES) sono molto veloci e fanno poche fermate, collegano le principali città italiane, anche per questi treni la prenotazione è obbligatoria. I treni Intercity (IC) fanno più fermate rispetto all'Eurostar, sono abbastanza veloci e collegano città anche molto lontane tra loro, la prenotazione è obbligatoria. Il treno regionale (R) è il più economico ma anche il più lento e collega solo città vicine tra di loro.
L'aereo è usato sempre più frequentemente per rapidi spostamenti anche all'interno dei confini nazionali, oltre che per viaggi molto lunghi sia per lavoro che per turismo.
Poichè l'Italia è un paese marittimo, navi, traghetti e imbarcazioni private vengono utilizzate per spostarsi nelle città costiere e nelle grandi e piccole isole. A Venezia ci si muove attraverso i canali, i corsi d'acqua che attraversano la città, con il motoscafo, il traghetto e la famosa gondola.
mezzi di trasporto: veicoli che permettono di muoversi da un luogo all'altro.
dichiarare: dire, affermare.
motorizzato: che funziona a motore.
a piedi: camminando.
quotidiano: di tutti i giorni.
pubblico: accessibile a tutti, che tutti possono utilizzare.
urbano: della città, in città.
extraurbano: al di fuori di una città.
spostamento: trasferimento da un luogo all'altro.
diffuso: frequente, comune.
cittadino: della città.
apprezzare: stimare, valutare positivamente.
viuzza: via stretta e corta.
pendolare: persona che si sposta abitualmente dalla propria casa al luogo di lavoro.
viaggio di piacere: trasferimento da un luogo all'altro che si fa per turismo, per piacere.
centro abitato: città, paese.
categoria: insieme di cose o di persone raggruppate in base a caratteristiche comuni.
elevato: alto.
comfort: insieme di comodità che rende confortevole un'abitazione o un mezzo di trasporto.
bordo: spazio interno di qualunque mezzo di trasporto.
tariffa: costo, prezzo stabilito.
fermata: interruzione della corsa di un mezzo di trasporto pubblico per lasciare salire e scendere i viaggiatori.
rapido: veloce.
marittimo: di mare.
nave: mezzo di trasporto sull'acqua caratterizzato da grandi dimensioni.
traghetto: nave attrezzata per il trasporto di passeggeri e veicoli.
imbarcazione: mezzo di trasporto sull'acqua di piccole dimensioni.
privato: personale.
costiero: della costa, la zona che costituisce il limite tra la terra e il mare.
motoscafo: imbarcazione a motore molto veloce di piccole e medie dimensioni.
gondola: barca lunga e sottile tipica della laguna veneta.
Ora rispondi alle seguenti domande:
1- Qual è il mezzo di trasporto più usato dagli italiani?
2- Qual è il mezzo di trasporto che usi di più e perché?
3- Come si spostano gli italiani in città?
4- Per quali categorie di treni è necessaria la prenotazione?
5- Quali mezzi di trasporto vengono usati nelle città di mare?
6- Quali sono i mezzi di trasporto più usati nel tuo paese di origine?
[post_title] => I mezzi di trasporto in Italia
[post_excerpt] =>
[post_status] => publish
[comment_status] => closed
[ping_status] => closed
[post_password] =>
[post_name] => i-mezzi-di-trasporto-in-italia
[to_ping] =>
[pinged] =>
[post_modified] => 2024-09-26 09:57:37
[post_modified_gmt] => 2024-09-26 07:57:37
[post_content_filtered] =>
[post_parent] => 0
[guid] => http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=576
[menu_order] => 0
[post_type] => benvenuti
[post_mime_type] =>
[comment_count] => 11
[filter] => raw
)
[3] => WP_Post Object
(
[ID] => 559
[post_author] => 3
[post_date] => 2010-01-14 15:25:31
[post_date_gmt] => 2010-01-14 13:25:31
[post_content] =>
Ciao a tutti lettori e lettrici di Intercultura blog, oggi vi propongo un argomento molto importante per poter comunicare con gli altri, ovvero gli aggettivi e gli avverbi interrogativi; è fondamentale conoscere bene questi elementi della frase per poter formulare correttamente delle domande.
Buona lettura
Prof. Anna
GLI AGGETTIVI E I PRONOMI INTERROGATIVI
Gli aggettivi interrogativi possono avere anche il valore di pronomi. Gli aggettivi precedono sempre un nome e concordano con esso nel genere (maschile-femminile) e nel numero ( plurale-singolare), per esempio: quanti anni hai?. I pronomi, invece, sostituiscono il nome, per esempio: chi è quel ragazzo?.
Gli aggettivi e i pronomi interrogativi servono a fare una domanda, diretta o indiretta, sulla qualità, la quantità o l'identità del nome a cui si riferiscono.
Osservate la seguente tabella:
SINGOLARE PLURALE
|
maschile |
femminile |
maschile |
femminile |
qualità-identità |
che |
che |
che |
che |
qualità- identità |
quale |
quale |
quali |
quali |
quantità |
quanto |
quanta |
quanti |
quante
|
identità |
chi |
chi |
chi |
chi |
I primi tre (che, quale, quanto) hanno funzione sia di aggettivo sia di pronome; chi ha solo la funzione di pronome. Vediamoli uno per uno:
CHE: non cambia nel genere (maschile-femminile) e nel numero (plurale-singolare). Come aggettivo equivale a quale, ma è più comune nella lingua parlata, per esempio: che ora è?; non so che libro leggere; come pronome si usa solo in riferimento a cose (per le persone si usa chi) per esempio: che fai?; che dici?: a che pensi?.
Per esprimere il pronome interrogativo riferito a cose, l'italiano ha a disposizione tre possibilità equivalenti tra di loro: che; che cosa; cosa.
Per esempio:
Che è successo?
Che cosa è successo?
Cosa è successo?
QUALE: si usa per formulare domande sulla qualità (quali progetti hai?); o sull'identità (in quale negozio vuoi andare?), è uguale per il maschile e il femminile, ma cambia nel plurale (quali); nella lingua scitta è meglio usare quale e non che. È possibile trovare la forma qual davanti a vocale (qual è?) e a volte anche davanti a consonante (qual buon vento).
QUANTO: serve a fare domande relative alla quantità, varia nel genere e nel numero, per esempio: quanta neve è caduta?; quante persone ci sono?; quanto zucchero vuoi nel caffè?; quanti giorni avete di vacanza?.
CHI: si usa esclusivamente per indicare persone o esseri animati,
è uguale per il maschile e femminile e anche per il singolare e il plurale. Può essere usato come soggetto (chi ha parlato?), complemento oggetto (dimmi chi hai incontrato) o complemento indiretto (con chi vai al cinema?).
ATTENZIONE!
Tutti gli aggettivi e i pronomi interrogativi possono essere usati anche con valore esclamativo, per esempio: che bello!; quanta gente!; quale onore! a chi lo dici!
AVVERBI INTERROGATIVI
Gli avverbi sono parti invariabili del discorso, non cambiano nel genere (maschile-femminile) e nel numero (singolare-plurale) e servono a modificare il significato delle parole a cui si affiancano.
Come gli aggettivi e i pronomi interrogativi, gli avverbi interrogativi servono a introdurre una domanda relativa al modo; luogo; tempo; misura o valore; causa.
Osserva la tabella:
modo |
come |
luogo |
dove |
tempo |
quando |
misura o valore |
quanto |
causa |
perché - come mai |
Vengono usati sia nelle domande dirette: come ti chiami?; dove vai?; quando torni?; quanto costa?; perché piangi?; come mai sei in ritardo?, ma anche nelle domande indirette: non so come si chiama; dimmi dove abiti; non so perché non è venuto; dimmi come mai non hai studiato; non so quando torna.
Di solito come e dove davanti ad alcune forme del verbo essere subiscono elisione:
Com'era tuo fratello da piccolo?
Dov'è la mia borsa?
ATTENZIONE!
Alcuni avverbi interrogativi si usano anche nelle frasi esclamative: quanto ti amo! come sto male!
Esercizio:
Scegli la risposta. Quella corretta diventerà verde.
[post_title] => Gli interrogativi
[post_excerpt] =>
[post_status] => publish
[comment_status] => closed
[ping_status] => closed
[post_password] =>
[post_name] => gli-interrogativi
[to_ping] =>
[pinged] =>
[post_modified] => 2024-09-26 09:57:38
[post_modified_gmt] => 2024-09-26 07:57:38
[post_content_filtered] =>
[post_parent] => 0
[guid] => http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=559
[menu_order] => 0
[post_type] => benvenuti
[post_mime_type] =>
[comment_count] => 101
[filter] => raw
)
[4] => WP_Post Object
(
[ID] => 544
[post_author] => 3
[post_date] => 2010-01-07 15:29:10
[post_date_gmt] => 2010-01-07 13:29:10
[post_content] =>
Cari lettori e lettrici ben tornati su Intercultura blog e soprattutto buon 2010!
Spero che abbiate passato delle vacanze divertenti e riposanti e che siate pronti ad affrontare insieme nuovi argomenti.
Buona lettura!
Prof. Anna
LA PREPOSIZIONE DA
L'uso di questa preposizione è abbastanza complesso, quindi oggi ci concentriamo solo sugli usi più frequenti.
Questa preposizione ha principalmente un significato di movimento a partire da un punto reale o immaginario.
1- Può esprimere origine e provenienza da un luogo:
Arrivo stasera da Roma.
Vengo da casa.
Torno da scuola.
2- Può esprimere unione, in particolare esprime il moto verso una persona o stato in luogo e si usa i presenza di un nome di persona, un nome di famiglia o di professione o di un pronome:
Vado a studiare da Marta.
Sono da Marco.
Sono dal dottore.
Siamo stati a pranzo dai Bianchi.
Mi fa male un dente, devo andare da un dentista.
Passo da te dopo la scuola.
La preposizione da si usa anche con il nome di alcuni negozi, quando questi nomi si riferiscono direttamente alla persona che lavora in quel negozio. Per esempio:
dal giornalaio (in edicola); dal tabaccaio (in tabaccheria); dal panettiere (in panetteria); dal macellaio (in macelleria); dal meccanico (in officina); dal benzinaio (al distributore di benzina); dal carrozziere (in carrozzeria).
3- Può esprimere separazione da qualcosa o da qualcuno, allontanamento da un luogo:
Sono andato via da Milano perché c'era troppo traffico.
Marco si è separato da sua moglie.
La scuola è molto lontana da casa mia.
4- La preposizione da può avere anche un valore temporale e si riferisce a un punto di partenza o di origine nel tempo:
Abito a Bologna da due anni.
Da domani comincio ad andare in piscina tutti i giorni.
Da quanto tempo studi l'italiano?
Questa preposizione si usa anche per indicare un momento particolare della vita passata o futura, per esempio: da giovane, da piccolo, da bambino, da grande, da vecchio.
Da piccolo mi piaceva giocare all'aperto.
Che lavoro vuoi fare da grande?
5- Oltre a essere usata con i verbi di movimento per indicare la provenienza (vengo da Roma) o il moto verso una persona (vado da mia zia), la preposizione da si usa anche con alcuni verbi:
difendersi da qualcuno o qualcosa; ripararsi da qualcosa; pretendere qualcosa da qualcuno;
dipendere da qualcuno o qualcosa; escludere da qualcosa; tradurre da una lingua in un'altra.
6- Molto frequente è la costruzione indefinito (qualcosa, qualcuno, nessuno, niente, ecc.) + da + verbo all'infinito:
Non c'è niente da mangiare.
Volete qualcosa da bere?
Stasera non c'è niente da fare.
Il professore cerca qualcuno da interrogare.
[post_title] => La preposizione DA
[post_excerpt] =>
[post_status] => publish
[comment_status] => closed
[ping_status] => closed
[post_password] =>
[post_name] => la-preposizione-da
[to_ping] =>
[pinged] =>
[post_modified] => 2024-09-26 09:57:38
[post_modified_gmt] => 2024-09-26 07:57:38
[post_content_filtered] =>
[post_parent] => 0
[guid] => http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=544
[menu_order] => 0
[post_type] => benvenuti
[post_mime_type] =>
[comment_count] => 144
[filter] => raw
)
[5] => WP_Post Object
(
[ID] => 520
[post_author] => 3
[post_date] => 2009-12-17 16:13:48
[post_date_gmt] => 2009-12-17 14:13:48
[post_content] =>
Cari lettori e lettrici di Intercultura blog, è ormai alle porte e le città italiane in questo periodo si trasformano, per le strade si respira aria di festa: ci sono le luci colorate che illuminano le vie del centro, la gente che corre da un negozio all'altro per comprare gli ultimi regali e i tradizionali mercatini di Natale che diffondono nell'aria deliziosi profumi di dolci e dove si possono comprare giochi per bambini e decorazioni natalizie di ogni tipo.
il Natale è sicuramente la festa più sentita dagli italiani e numerose sono le tradizioni legate a questo evento. Uno degli aspetti più caratteristici del Natale italiano è senza dubbio il presepe, la cui nascita risalirebbe addirittura a San Francesco, in alcuni paesi italiani in questo periodo si possono ammirare i presepi giganti e i suggestivi presepi viventi, in cui i personaggi del presepe vengono interpretati da attori.
Per quanto riguarda le abitudini gastronomiche, in Italia la tradizione vuole che la cena della vigilia sia a base di pesce e non di carne, riservando le ricette più ricche, che sono diverse da regione a regione,
per il pranzo di Natale. I dolci più caratteristici della tradizione natalizia sono sicuramente il pandoro e il panettone, gli italiani si dividono tra chi preferisce l'uno e chi invece preferisce l'altro! Voi quale preferite?
A questo proposito vorrei raccontarvi una delle tante storie riguardo all'origine del panettone.
Molte sono le leggende che raccontano la nascita di questo dolce di origine milanese, fra le tante versioni c'è un elemento che le unisce tutte o quasi: l'origine del nome. Inventore o proprietario della pasticceria dove fu inventato il panettone era un certo Toni, infatti il termine panettone deriva proprio dal pane di Toni, chiamato popolarmente "Pan del Toni" (panettone).
La storia si svolge nella Milano di Ludovico Sforza detto il Moro (1452-1508).
C'era una volta un cavaliere milanese di nome Ugo, falconiere di Ludovico il Moro, che si innamorò di Adalgisa, bella e giovane figlia di un pasticcere di nome Toni. Il giovane, ostacolato dalla sua famiglia che considerava la ragazza troppo umile, per stare vicino alla sua amata si fece assumere da Toni come garzone.
Nonostante il duro lavoro del giovane, gli affari del negozio non andavano bene. Un giorno Ugo rubò una coppia di falchi di Ludovico il Moro e li vendette per comprare del burro e durante la notte, mentre impastava i soliti ingredienti, aggiunse anche il burro acquistato. Il giorno successivo il negozio era pieno di gente e tutti volevano il "pane speciale" del Toni. Ugo poi aggiunse all'impasto anche uova, frutta candita e uva sultanina e tutta Milano in quei giorni prima di Natale impazziva per il "pangrande" (pane grande) o "pan del Toni" (da qui il termine panettone) che da quel momento venne servito in tavola il giorno di Natale. Toni diventò ricco e Ugo e Adalgisa si sposarono e vissero felici e contenti.
In questa storia ci sono delle parole che forse non conoscete anche perché non sono frequenti nella lingua parlata di oggi, vi consiglio comunque di cercarle sul dizionario, perché possono avere significati diversi a seconda del contesto.
C'era una volta: tipica espressione usata per introdurre una favola, una storia di fantasia, una leggenda.
cavaliere: membro della cavalleria medievale; soldato a cavallo.
falconiere:
colui che era addetto all'ammaestramento e alla custodia dei falchi.
umile: povero, modesto.
ostacolato: participio passato di ostacolare.
ostacolare: rendere difficile, contrastare, impedire.
garzone: giovane aiutante; giovane lavoratore.
falco: uccello predatore dal becco ricurvo e grandi unghie.
impastare: mescolare, unire gli ingredienti fino a formare una pasta omogenea (impasto).
Ora rispondi alle seguenti domande:
Perché il giovane Ugo diventa il garzone di Toni?
Che ingredienti aggiunge Ugo al normale impasto?
Qual è la festa religiosa più sentita nel tuo Paese?
Come si festeggia la festa più importante del tuo Paese e quali sono le tradizioni legate a questo evento?
Sei mai stato in un Paese dove si festeggia il Natale?
Se ci sei stato, quali sono le tue impressioni? Che cosa ti ha colpito di più?
Il Natale è un'occasione per stare insieme alle persone che amiamo ed è anche un'occasione per dedicare un pensiero (e non solo) a chi è meno fortunato di noi,
questo è lo spirito natalizio che dovrebbe accompagnarci tutto l'anno e che ci insegna che la solidarietà e l'altruismo sono valori universali e condivisibili da ognuno di noi, in ogni parte del mondo, per poter convivere in pace nel rispetto di tutti.
Auguro a tutti voi un felice Natale!
Prof. Anna
[post_title] => Tradizioni di Natale
[post_excerpt] =>
[post_status] => publish
[comment_status] => closed
[ping_status] => closed
[post_password] =>
[post_name] => tradizioni-di-natale
[to_ping] =>
[pinged] =>
[post_modified] => 2024-09-26 09:57:38
[post_modified_gmt] => 2024-09-26 07:57:38
[post_content_filtered] =>
[post_parent] => 0
[guid] => http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=520
[menu_order] => 0
[post_type] => benvenuti
[post_mime_type] =>
[comment_count] => 3
[filter] => raw
)
[6] => WP_Post Object
(
[ID] => 503
[post_author] => 3
[post_date] => 2009-12-10 15:05:08
[post_date_gmt] => 2009-12-10 13:05:08
[post_content] =>
Cari lettori e lettrici, in queste ultime lezioni abbiamo affrontato insieme alcuni argomenti fondamentali per costruire le basi di una buona conoscenza dell'italiano, quindi credo che possa essere utile per voi ripassarli e valutare se sono stati ben assimilati, il risultato del test vi aiuterà a capire dove incontrate ancora difficoltà.
Buon test a tutti!
Prof. Anna
IL NOME E L'AGGETTIVO
Scegli la risposta. Quella corretta diventerà verde.
ARTICOLI DETERMINATIVI
Scegli la risposta. Quella corretta diventerà verde.
Le preposizioni A e IN
Scegli la risposta. Quella corretta diventerà verde.
Che ora è?
Scegli la risposta. Quella corretta diventerà verde.
[post_title] => Test 2
[post_excerpt] =>
[post_status] => publish
[comment_status] => closed
[ping_status] => closed
[post_password] =>
[post_name] => test-2
[to_ping] =>
[pinged] =>
[post_modified] => 2024-09-26 09:57:38
[post_modified_gmt] => 2024-09-26 07:57:38
[post_content_filtered] =>
[post_parent] => 0
[guid] => http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=503
[menu_order] => 0
[post_type] => benvenuti
[post_mime_type] =>
[comment_count] => 8
[filter] => raw
)
[7] => WP_Post Object
(
[ID] => 467
[post_author] => 3
[post_date] => 2009-12-03 16:53:20
[post_date_gmt] => 2009-12-03 14:53:20
[post_content] =>
Cari lettori e lettrici di Intercultura blog, che ora è?
Per rispondere in modo corretto a questa domanda o per dare un appuntamento a un amico bisogna imparare a leggere l'orologio,
preparatevi per cui ad un viaggio tra le lancette delle ore e dei minuti!
Buona lettura!
Prof. Anna
Nei seguenti dialoghi due persone chiedono l'ora:
DIALOGO 1 (informale)
Lyn: Ciao Marco, sai dirmi che ora è?
Marco: Ciao Lyn, sono le quattro e un quarto.
Lyn: Avevo un appuntamento con Natalia alle quattro in punto, ma come al solito è in ritardo!
Marco: Mi dispiace, se vuoi ti faccio compagnia.
Lyn: Sì, volentieri, ma aspetto fino alle quattro e mezzo poi me ne vado!
DIALOGO 2 (formale)
Samir: Buongiorno, mi scusi, mi potrebbe dire che ore sono?
Passante: Certo, è l'una meno un quarto.
Samir: La ringrazio molto e sa dirmi quando passa il prossimo autobus?
Passante: Dovrebbe passare tra dieci minuti, di solito è puntuale.
Samir: Grazie, arrivederci.
LE ORE
Per chiedere l'ora si può usare indistintamente sia il singolare (che ora è?) che il plurale (che ore sono?).
Per dire l'ora in genere si usa il plurale. Per esempio: sono le cinque, sono le dieci.
Si usa il singolare solo in tre casi:
è l'una, è mezzogiorno, è mezzanotte.
È L'UNA |
 |
È MEZZOGIORNO |
 |
È MEZZANOTTE |
 |
Con questi orari si usa sempre il singolare anche se dopo l'ora ci sono dei minuti: è l'una e venti, è mezzogiorno e un quarto, è mezzanotte meno dieci.
Bisogna sempre mettere l'articolo determinativo prima del numero che indica l'ora: sono le otto, sono le sei.
L'articolo è sempre femminile e plurale in quanto si riferisce alle ore, tranne in un caso: è l'una.
In questo esempio l'articolo è femminile ma singolare.
Solo con mezzogiorno e mezzanotte non si usa l'articolo: è mezzogiorno, è mezzanotte.
Per indicare le ore del pomeriggio è possibile continuare la numerazione dopo le dodici (12:00) se si vogliono evitare equivoci.
Per esempio: sono le tredici, sono le quattordici, ecc.
I MINUTI
I minuti vanno indicati dopo l'ora: sono le due e cinque, sono le nove e venti.
Quando i minuti sono 15 si può dire: sono le nove e un quarto.
Quando i minuti sono 30, si può dire: sono le dieci e mezzo, oppure sono le dieci e mezza.
Quando i minuti arrivano a 40, è possibile dire: sono le cinque e quaranta, oppure indicare quanti minuti mancano all'ora successiva: sono le sei meno venti.
Esempio: sono le dieci e cinquantacinque oppure sono le undici meno cinque.
Quando i minuti sono 45 è possibile dire: sono le sei e quarantacinque, oppure sono le sei e tre quarti, oppure sono le sette meno un quarto.
Quando non ci sono i minuti, per esempio le13:00, si può dire: è l'una in punto.
Vediamo qualche esempio:
Sono le due (in punto) |
 |
Sono le due e cinque |
 |
Sono le quattro e un quarto |
 |
Sono le sette e mezzo
Sono le sette e mezza |
 |
Sono le cinque e quarantacinque
Sono le cinque e tre quarti
Sono le sei meno un quarto |
 |
Sono le dieci e cinquanta
Sono le undici meno dieci |
 |
Quando dobbiamo dare un appuntamento a qualcuno o indicare a che ora si svolge un evento, usiamo la preposizione articolata all'(femminile singolare), oppure alle (femminile plurale) davanti al numero che indica l'ora.
Esempio 1:
A: A che ora ci vediamo?
B: Ci vediamo all'una e mezza.
Esempio 2:
A: A che ora comincia il film?
B: Il film comincia alle nove.
Vediamo alcune espressioni utili:
in ritardo: Luca è in ritardo,
il treno parte in ritardo.
in orario: l'autobus arriva in orario, Natalia non è in orario.
puntuale: i miei amici sono sempre puntuali, Marta non arriva mai puntuale agli appuntamenti.
Esercizio: Scegli la frase che esprime correttamente l'orario riportato nella domanda.
Scegli la risposta. Quella corretta diventerà verde.
[post_title] => Che ora è?
[post_excerpt] =>
[post_status] => publish
[comment_status] => closed
[ping_status] => closed
[post_password] =>
[post_name] => che-ora-e
[to_ping] =>
[pinged] =>
[post_modified] => 2024-09-26 09:57:38
[post_modified_gmt] => 2024-09-26 07:57:38
[post_content_filtered] =>
[post_parent] => 0
[guid] => http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=467
[menu_order] => 0
[post_type] => benvenuti
[post_mime_type] =>
[comment_count] => 75
[filter] => raw
)
[8] => WP_Post Object
(
[ID] => 449
[post_author] => 3
[post_date] => 2009-11-26 15:39:08
[post_date_gmt] => 2009-11-26 13:39:08
[post_content] =>
Cari lettori e lettrici, oggi vi propongo di ripassare attentamente le forme e gli usi dell'articolo determinativo.
Buon Intercultura blog a tutti!
Prof. Anna
L'articolo determinativo precede il nome che di solito è già conosciuto da chi ascolta,
concordandosi nel genere e nel numero.
ARTICOLO DETERMINATIVO MASCHILE
singolare |
plurale |
uso |
il libro |
i libri |
davanti a consonante |
lo studente |
gli studenti |
davanti a gn, ps, pn, z, x, y, s + consonante |
l'amico |
gli amici |
davanti a vocale |
ARTICOLO DETERMINATIVO FEMMINILE
singolare |
plurale |
uso |
la sedia |
le sedie |
davanti a consonante |
l'amica |
le amiche |
davanti a vocale |
L'articolo determinativo si usa:
- per indicare oggetti o persone specifici:
Questa è la macchina che ho comprato.
- con gli aggettivi e i pronomi possessivi:
Il mio lavoro mi piace.
- con i nomi astratti o di significato generale, compresi i colori:
L'amore non ha età.
Mi piace il bianco.
-
con le parti del corpo e i vestiti:
Mi lavo i capelli quasi tutti i giorni.
Mettiti la giacca!
- con le date, se non sono precedute dal giorno della settimana:
Oggi è il 26 Novembre.
Oggi è giovedì 26 Novembre.
- con valore temporale:
Sono le quattro e un quarto.
La mattina vado a scuola.
- con i giorni della settimana per indicare azioni ripetute e abituali:
Il martedì e il giovedì vado in palestra.
- nelle descrizioni fisiche, con il verbo avere:
Marco ha i capelli neri.
- con i titoli di rango o professioni seguiti da un nome:
La regina Maria Antonietta morì nel 1793.
Il Dottor Rossi è un ottimo chirurgo.
- con la maggior parte dei nomi geografici (ma NON con i nomi di città), tranne quando -in- o -di- precedono nomi geografici femminili singolari:
L'Italia è una penisola.
Vado a vivere in Italia.
- con i nomi di lingue, può NON essere usato dopo i verbi parlare, insegnare, studiare e dopo -in- o -di-.
Capisco lo spagnolo, ma non l'italiano.
Alex parla italiano abbastanza bene.
Non so scrivere in inglese.
- a volte con i nomi di persone famose:
Il Botticelli dipinse la Nascita di Venere.
- può essere usato davanti ai nomi propri femminili, soprattutto nel lessico familiare-affettivo:
La Laura viene con noi stasera.
L'articolo determinativo NON si usa:
- con gli aggettivi possessivi davanti a nomi di parentela singolari, non modificati (sorellina, fratellino, cuginetto etc.):
Mia sorella ha 20 anni.
La mia sorellina ha 20 anni.
- nelle descrizioni e nelle numerazioni:
In città ci sono negozi, bar, ristoranti, teatri e cinema.
- con i nomi di città, salvo alcune eccezioni come La Spezia, L' Aquila, L'Avana, Il Cairo, L'Aia, La Mecca:
Roma è una città molto antica.
[post_title] => Uso dell'articolo determinativo
[post_excerpt] =>
[post_status] => publish
[comment_status] => closed
[ping_status] => closed
[post_password] =>
[post_name] => uso-dellarticolo-determinativo
[to_ping] =>
[pinged] =>
[post_modified] => 2024-09-26 09:57:38
[post_modified_gmt] => 2024-09-26 07:57:38
[post_content_filtered] =>
[post_parent] => 0
[guid] => http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=449
[menu_order] => 0
[post_type] => benvenuti
[post_mime_type] =>
[comment_count] => 379
[filter] => raw
)
[9] => WP_Post Object
(
[ID] => 431
[post_author] => 3
[post_date] => 2009-11-19 13:32:50
[post_date_gmt] => 2009-11-19 11:32:50
[post_content] =>
Cari lettori e lettrici di Intercultura blog, oggi vedremo come chiedere informazioni passeggiando per le vie della città.
Buona lettura!
Prof. Anna
DIALOGO 1 (formale)
Alex: Buongiorno, mi scusi, per andare in piazza Maggiore?
Passante: Vada sempre dritto per via Ariosto fino al secondo semaforo. All'incrocio con via Roma giri a sinistra e continui sempre dritto, in fondo alla via sulla destra c'è una grande fontana e dietro alla fontana c'è la piazza.
Alex: È molto lontana?
Passante: No, sono circa dieci minuti a piedi.
Alex: Grazie e arrivederci.
Passante: Arrivederci.
DIALOGO 2 (informale)
Irina: Ciao, scusa, puoi indicarmi il supermercato più vicino?
Passante: Certo, vai dritto fino al secondo incrocio e poi gira a destra su un grande viale, circa a metà del viale sulla sinistra trovi una strada abbastanza stretta, alla fine di questo vicolo, sulla sinistra, trovi il supermercato.
Irina: Ti ringrazio molto! Ciao.
Passante: Di niente, ciao.
Ci sono alcune parole che è importante conoscere per girare in città, vediamone alcune:
strada, via: tratto di terreno che permette di raggiungere più luoghi.
viale: strada cittadina ampia e spesso con alberi.
corso: grande strada cittadina.
vicolo: strada piccola e stretta.
piazza: luogo a forma circolare o quadrata, spesso con antichi monumenti.
centro: luogo centrale della città con antichi monumenti.
incrocio: punto di incontro di più strade.
largo: allargamento di una strada che forma uno spiazzo.
periferia: luogo lontano dal centro della città.
semaforo: apparecchio di segnalazione luminosa che serve a disciplinare il traffico.
fontana: costruzione ornamentale destinata a raccogliere e distribuire l'acqua.
Ci sono anche alcuni verbi che vengono usati per dare indicazioni stradali:
andare (dritto), girare o svoltare (a sinistra, a destra),
tornare (indietro), prendere (la prima strada a destra),
superare (il semaforo),
attraversare (la strada).
Osserviamo ora questa frase: prendi la seconda strada a destra e in fondo trovi una grande piazza.
In italiano è necessario concordare l'aggettivo (grande) o il numero ordinale (seconda) nel numero e nel genere del nome a cui si riferiscono.
Guardiamo con attenzione la seguente tabella:
Nomi e aggettivi in O, A, E
maschile singolare |
o |
Il vicolo stretto |
maschile
plurale |
i |
I vicoli stretti |
|
e |
Il viale alberato |
|
i |
I viali alberati |
femminile
singolare |
a |
La via trafficata |
femminile
plurale |
e |
Le vie trafficate |
|
e |
La stazione centrale |
|
i |
Le stazioni centrali |
Abbiamo aggettivi in O, A.
Il corso largo - i corsi larghi.
La strada larga - le strade larghe.
Abbiamo aggettivi in E.
Il corso grande - i corsi grandi.
La strada grande - le strade grandi.
I numeri ordinali si comportano come gli aggettivi.
La prima strada - le prime strade.
Il primo incrocio - i primi incroci.
1° primo |
6° sesto |
11° undicesimo |
16° sedicesimo |
2° secondo |
7° settimo |
12° dodicesimo |
17° diciassettesimo |
3° terzo |
8° ottavo |
13° tredicesimo |
18° diciottesimo |
4° quarto |
9° nono |
14° quattordicesimo |
19° diciannovesimo |
5° quinto |
10° decimo |
15° quindicesimo |
20° ventesimo |
Esercizio:
Scegli la risposta. Quella corretta diventerà verde.
[post_title] => Chiedere informazioni
[post_excerpt] =>
[post_status] => publish
[comment_status] => closed
[ping_status] => closed
[post_password] =>
[post_name] => chiedere-informazioni
[to_ping] =>
[pinged] =>
[post_modified] => 2024-09-26 09:57:38
[post_modified_gmt] => 2024-09-26 07:57:38
[post_content_filtered] =>
[post_parent] => 0
[guid] => http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=431
[menu_order] => 0
[post_type] => benvenuti
[post_mime_type] =>
[comment_count] => 31
[filter] => raw
)
)
[post_count] => 10
[current_post] => -1
[in_the_loop] =>
[post] => WP_Post Object
(
[ID] => 599
[post_author] => 3
[post_date] => 2010-02-04 17:06:15
[post_date_gmt] => 2010-02-04 15:06:15
[post_content] =>
Buongiorno a tutti lettori e lettrici di Intercultura blog, la preposizione di ha una grande varietà di usi particolari, vediamoli uno per uno.
Buona lettura!
Prof. Anna
La preposizione di nella grammatica tradizionale è indicata come la preposizione che introduce un complemento di specificazione.
1- si usa per indicare una caratteristica specifica di una persona o di una cosa.
Questa caratteristica può riguardare:
a- l'origine o l'appartenenza:
La mia famiglia è di Napoli. (origine)
Il quaderno è di Silvia. (appartenenza)
b- il materiale di cui è fatta una cosa:
Questo tavolo è di legno.
Il mio maglione è di lana.
c- la misura o la quantità:
Abito in un palazzo di dieci piani.
Alex è un ragazzo di tredici anni.
d- la qualità:
Genova è una città di mare.
Questo è uno scherzo di cattivo gusto.
e- il nome:
La città di Milano.
Il mese di Aprile.
2- La preposizione di può avere anche un valore di moto da luogo:
Esco di casa tra cinque minuti. (ma attenzione: esco dall'ufficio; esco dal negozio; esco dal cinema)
Insieme alla preposizione in:
Per le vacanze girerò l'Italia di città in città.
Luca non ha passato l'esame di storia, va di male in peggio.
3- Di può anche specificare un argomento, delimitandolo rispetto agli altri:
Io e i miei amici parliamo spesso di calcio.
oppure può specificare una caratteristica, delimitandola rispetto alle altre:
Natalia è una ragazza piena di talento.
Prova a costruire delle frasi usando alcune delle seguenti espressioni:
borsa di studio; carta d'identità; colpo di stato; dato di fatto; piano di lavoro; punto di vista; gruppo di lavoro; parola d'ordine; titolo di studio; unità di misura.
4- La preposizione di può avere valore partitivo, ovvero indicare una parte del tutto:
La maggior parte di voi parla italiano.
Luca è il più alto di tutti i miei amici.
5- Può avere valore temporale, in particolare con i nomi dei mesi, delle stagioni e dei giorni:
D'estate mi piace andare al mare.
Lavoro solo di mattina.
Di domenica non si lavora.
6- Può avere un valore causale, ovvero specificare la causa:
Laura piange di gioia. (si può anche dire: piangere dalla gioia)
Carlo è diventato rosso di vergogna. (si può anche dire: rosso dalla vergogna)
7- Di si usa spesso dopo sopra, sotto, su, dopo, dietro, senza quando sono seguiti da un pronome personale:
Loro abitano sopra di noi.
Non so niente su di lui.
Anna è arrivata dopo di noi.
Non posso vivere senza di te.
8- La preposizione di si usa anche con alcuni verbi:
avere voglia di qualcosa; decidere di fare qualcosa; discutere di qualcosa; fidarsi di qualcuno; innamorarsi di qualcuno o qualcosa; occuparsi di qualcuno o qualcosa; lamentarsi di qualcuno o qualcosa; ricordarsi/dimenticarsi di qualcuno o qualcosa; ridere di qualcuno; soffrire di qualcosa; rendersi conto di qualcosa; essere in grado di fare qualcosa.
Prova a costruire delle frasi con alcune di queste espressioni.
ATTENZIONE!
Di si può elidere (ma non è obbligatorio) davanti alle parole che iniziano con la i: d'impulso; d'istinto; l'elisione è invece obbligatoria in alcune espressioni: d'amore; d'estate; d'inverno; d'un tratto; d'accordo; pelle d'oca ecc.
Esercizio:
Scegli la risposta. Quella corretta diventerà verde.
[post_title] => La preposizione DI
[post_excerpt] =>
[post_status] => publish
[comment_status] => closed
[ping_status] => closed
[post_password] =>
[post_name] => la-preposizione-di
[to_ping] =>
[pinged] =>
[post_modified] => 2024-09-26 09:57:37
[post_modified_gmt] => 2024-09-26 07:57:37
[post_content_filtered] =>
[post_parent] => 0
[guid] => http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=599
[menu_order] => 0
[post_type] => benvenuti
[post_mime_type] =>
[comment_count] => 143
[filter] => raw
)
[comment_count] => 0
[current_comment] => -1
[found_posts] => 868
[max_num_pages] => 87
[max_num_comment_pages] => 0
[is_single] =>
[is_preview] =>
[is_page] =>
[is_archive] => 1
[is_date] =>
[is_year] =>
[is_month] =>
[is_day] =>
[is_time] =>
[is_author] =>
[is_category] =>
[is_tag] =>
[is_tax] =>
[is_search] =>
[is_feed] =>
[is_comment_feed] =>
[is_trackback] =>
[is_home] =>
[is_privacy_policy] =>
[is_404] =>
[is_embed] =>
[is_paged] => 1
[is_admin] =>
[is_attachment] =>
[is_singular] =>
[is_robots] =>
[is_favicon] =>
[is_posts_page] =>
[is_post_type_archive] => 1
[query_vars_hash:WP_Query:private] => 2efdf31d1dedeee8a28aef8a9f0422ab
[query_vars_changed:WP_Query:private] =>
[thumbnails_cached] =>
[stopwords:WP_Query:private] =>
[compat_fields:WP_Query:private] => Array
(
[0] => query_vars_hash
[1] => query_vars_changed
)
[compat_methods:WP_Query:private] => Array
(
[0] => init_query_flags
[1] => parse_tax_query
)
)