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Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi vedremo quali sono i criteri generali per scegliere se scrivere una parola con la lettera maiuscola o con la lettera minuscola.

Buona lettura!

Prof. Anna

Principi generali

Ogni discorso si inizia sempre con la lettera maiuscola, la lettera maiuscola va sempre usata dopo il punto fermo, dopo un punto esclamativo e interrogativo.

All'inizio di un discorso diretto si usa la lettera maiuscola: il giovane si alzò e disse: "Mi chiamo Marco".

• Si scrivono con l'iniziale maiuscola tutti i nomi propri di persona, animale o cosasi scrivono con la minuscola tutti i nomi comuni.

A volte però i nomi comuni diventano propri e viceversa; per esempio prendiamo le parole "novecento" e "bilancia"; è giusto scrivere "novecento euro" e "con la bilancia peso la pasta", ma dobbiamo scrivere "l'arte del Novecento" e "il segno zodiacale della Bilancia", infatti questi due nomi, che inizialmente erano comuni, in queste ultime due frasi sono diventati nomi propri, nel primo caso nome proprio di un secolo, nel secondo caso nome proprio di un segno zodiacale.

Un altro caso del genere che spesso si può presentare riguarda le parole "Sole, Terra e Luna", che sono nomi propri quando indicano i corpi celesti, la grammatica raccomanda però di scriverli con la minuscola quando vengono usati fuori dal linguaggio scientifico, quindi: "la Terra gira intorno al Sole e ha come satellite la Luna", ma "il sole tramontava mentre già sorgeva la luna".

Usi specifici

Toponimi (nomi di luoghi)

I toponimi vanno scritti con la maiuscola (Asia, Europa, America); nei toponimi composti andrà con la minuscola il nome comune e con la maiuscola il nome proprio: mar Mediterraneo; piazza Dante; tranne nel caso in cui il nome comune sia parte integrante del nome proprio, in questo caso gli elementi che cotituiscono ciascuna denominazione non sono separabili l’uno dall’altro e il loro insieme costituisce il nome proprio: Mar Rosso, Monte Bianco, Palazzo Madama; Teatro alla Scala, Anfiteatro Flavio.

I nomi composti di entità geopolitiche vedono l'utilizzo della maiuscola per tutti i nomi, sostantivi e aggettivi: Gran Bretagna; Stati Uniti d'America, ma Unione europea.

Storia

Sono considerati nomi propri i nomi di epoche, avvenimenti di grande importanza, secoli (se scritti in lettere), movimenti letterari, artistici o filosofici: Novecento; Medioevo; Umanesimo.

I nomi di popoli vanno in maiuscolo se si tratta di popoli antichi (Etruschi; Longobardi), mentre i nomi che indicano nazionalità sono minuscoli (inglesi, cinesi). La lettera maiuscola distingue nomi di popoli antichi da popolazioni omonime che li continuano nell'epoca contemporanea ("Romani", "romani", "Greci", "greci").

Mesi e giorni della settimana

I mesi vanno scritti con la lettera minuscola e anche i giorni della settimana.

Festività

I nomi delle festività civili o religiose vanno scritte con la lettera maiuscola: Natale, Capodanno, Primo Maggio.

Sigle a acronimi

Le sigle e gli acronimi generalmente vanno scritti tutti maiuscoli, senza punti di separazione: FAO; USA; ONU; FIAT.

Le parole di sigle e acronimi sciolte conservano la maiuscola: l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU); Banca Nazionale del Lavoro (BNL).

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Nicola: Perché non andiamo al cinema? Ci sono tanti film interessanti da vedere. Laura: Sì, buona idea, è da un po' che non ci vado. Guardiamo sul giornale o su internet per vedere quali film danno oggi in città. Nicola: Va bene, ma che genere di film preferisci: una commedia, un film drammatico o un film d'azione? Laura: Un bel film drammatico, che ne dici di questo? Nicola: Non so, qual è la trama? Proviamo a leggere la recensione. Laura: La recensione dice che questo film è tratto da un romanzo e il regista è lo stesso di quel film che abbiamo visto l'anno scorso in seconda visione e che ci era piaciuto. Nicola: Non so, forse preferirei una commedia; è uscito un film inglese che sembra divertente, il protagonista è molto bravo e il film ha una bellissima colonna sonora. Laura: Potremmo anche vederlo in lingua originale, sottotitolato in italiano, così facciamo pratica con l'inglese. 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Vediamo insieme il significato di alcuni termini legati al cinema: Possono esserci vari generi di film, vediamone alcuni: - commediala commedia è un genere cinematografico la cui caratteristica essenziale è la predominanza dell’elemento comico o umoristico e della narrazione di vicende che presentano un aspetto ironico; - drammatico: il genere drammatico racchiude un’immensa quantità e varietà di film, accomunate da uno stile e da temi più "seri" rispetto al genere opposto della commedia e dall’approfondimento della personalità e delle emozioni dei personaggi; - film d'azione: i film d'azione sono un genere di pellicole dove le sequenze d’azione, come combattimenti, scontri fra automobili o esplosioni, occupano buona parte del film. Di solito al centro della narrazione ci sono le peripezie di un cosiddetto "eroe". Spesso in questo genere di film vengono usate delle controfigure, cioè attori che eseguono le scene più pericolose o acrobatiche in sostituzione di un attore principale. 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Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi continuiamo il nostro studio sui tipi di avverbi, vedremo altre categorie di avverbi, approfondendone l'uso e il significato.

Buona lettura!

Prof. Anna

Vediamo insieme altri tipi di avverbi classificati a seconda della loro funzione.

AVVERBI DI TEMPO

Servono a determinare il tempo di svolgimento di un'azione: Luca arriverà domani; ti sei alzato tardi.

Principali avverbi di tempo: adesso, allora, ancora, appena, dapprima, domani, domattina, dopo, dopodomani, entro, fino, finora, già, ieri, mai, oggi, oggigiorno, ora, ormai, presto, prima, poi, quando, sempre, sino, spesso, stamani, stamattina, stanotte, stasera, stavolta, subito, talora, talvolta, tardi, tuttora.

Principali locuzioni avverbiali di tempo: un giorno, di quando in quando, d'un tratto, di botto, tutt'a un tratto (queste ultime tre espressioni significano: all'improvviso), nel frattempo, non appena, di buon ora (=presto), in tempo, per tempo, in men che non si dica (=molto velocemente).

Ieri, oggi e domani: l'italiano ha a disposizione una serie di avverbi che servono a collocare nel tempo un'azione prendendo come punto di riferimento l'oggi: per il passato: ieri, l'altro ieri (il giorno prima di ieri), tre giorni fa, quattro giorni fa, una settimana fa, ecc.; per il futuro: domani, dopodomani (il giorno dopo domani), fra tre giorni, fra quattro giorni, fra una settimana, ecc.

Altri valori di mai e già: l'avverbio mai è a volte usato con il significato di "qualche volta": "hai mai fatto questa torta?"; "se mai ti capitasse di trovare questo libro, compralo". Nelle frasi negative, mai serve a rafforzare la negazione: "non ha mai fatto quello che le chiedevo". A volte può essere usato senza negazione, in frasi ellittiche (frasi cioè in cui mancano il soggetto o il predicato o entrambi, ma questi elementi si possono ricavare dal contesto) "conosci questa canzone?" "Mai sentita". Può essere usato anche da solo, in risposte negative, e in questo caso ha un significato più forte del semplice no: "cambieresti lavoro?" "Mai". Mai può inoltre essere usato nelle interrrogative per dare rilievo alla frase: "chi l'avrebbe mai detto?", "perché mai dovrei fare quello che dice lui?".

L'avverbio già può talvolta equivalere a ormai: "è già tardi, bisogna tornare a casa". In frasi esclamative o interrogative esprime sorpresa, gioia o rammarico: "sei già tornato?", "sono già finite le vacanze!", "volete già andare via?". Usato da solo, nelle risposte, equivale a: "hai avuto una giornata pesante?" "Già".

AVVERBI DI GIUDIZIO

Gli avverbi di giudizio servono per affermare, negare o esprimere un parere sulla probabilità di un evento.

Principali avverbi di giudizio:

avverbi di affermazione: appunto, certamente, certo, proprio, sicuramente, sicuro;

avverbi di negazione: neppure, non, nemmeno, neanche;

avverbi di dubbio: eventualmente, forse, probabilmente.

Principali locuzioni avverbiali di giudizio: di sicuro, di certo, per l'appunto, neanche per idea, senza dubbio.

ATTENZIONE!

Gli avverbi neanche, nemmeno, neppure sono accompagnati dalla negazione non quando seguono il verbo: "non mi ascolta nemmeno"; mentre si usano da soli quando lo precedono: "che maleducato! Nemmeno mi ascolta".

Sì e no e no, pur essendo classificati come avverbi, non hanno la funzione di determinare il significato di un'altra parola, ma servono a sostiutire un'intera frase, e quindi svolgono una funzione analoga a quella dei pronomi: "hai comprato il pane?" "Sì (=ho comprato il pane)", "sei andato a scuola?"  "No (=non sono andato a scuola)".

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Il prossimo esercizio è sugli  avverbi.

In bocca al lupo!

Prof. Anna

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Di seguito un esercizio sul plurale.

Buon test!

Prof. Anna

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Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi ci eserciteremo sugli argomenti trattati di recente; per essere preparati al meglio vi consiglio di ripassarli. Il primo esercizio è sul participio presente e passato.

Buon test!

Prof. Anna

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Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, tempo fa abbiamo studiato la formazione degli avverbi e quale è la loro posizione all'interno della frase. Oggi vedremo nello specifico i vari tipi di avverbi, quali sono e quale funzione svolgono.

Buona lettura!
Prof. Anna

L'avverbio serve a modificare il significato di altri componenti del discorso. Gli avverbi sono invariabili e possono essere classificati in base alla loro formazione o in base al loro significato, oggi li studieremo secondo quest'ultima classificazione.

AVVERBI DI MODO

Gli avverbi di modo indicano il modo in cui si svolge l'azione espressa dal verbo: parlava lentamente.

Sono avverbi di modo:

⇒ la maggior parte degli avverbi in -mente e tutti quelli in -oni;

alcuni avverbi semplici: adagioapposta; assiemeinsiemebene; cosìinvano; maleperbene;

parole e locuzioni di origine latina o straniera: à gogo (= in abbondanza); by night (= di notte); gratis (= senza alcuna spesa); part-time (lavorare part-time = lavorare mezza giornata).

Principali locuzioni avverbiali di modo: all'impazzata (= furiosamente, sfrenatamente); a più non posso (= indica una quantità enorme: mangiare a più non posso = mangiare moltissimo); di buon grado (= volentieri, con piacere); di corsa; in fretta; di solito; in un batter d'occhio (= molto velocemente) ecc.

ATTENZIONE!

A volte può svolgere la funzione di avverbio di modo un aggettivo qualificativo posto dopo un verbo, usato invariabilmente nella forma del maschile singolare: parlare chiaro; andare forte; vedere giusto ecc.

AVVERBI DI LUOGO

Gli avverbi di luogo specificano la posizione di qualcosa o qualcuno rispetto a chi parla o chi ascolta, indicano il luogo in cui si svolge un'azione o danno una generica indicazione di luogo: metti il tuo piatto; esci fuori; ci sono mosche dappertutto.

Principali avverbi di luogo: accanto, addosso, altrove, appresso, attorno, attraverso, avanti, ci, davanti, dentro, dietro, dinanzi, dintorno, dovunque, fuori, giù, indietro, innanzi, intorno, laggiù, lassù, lì, lontano, ne, oltre, ove, ovunque, quaggiù, quassù, qui, sopra, sotto, su, vi, vicino.

Principali locuzioni avverbiali di luogo: di fronte, di fuori, di dietro, di qua, di là, di sopra, di sotto, in su, in giù, per di qua, per di là.

ATTENZIONE!

Le particelle ci, vi, ne, oltre che con valore pronominale, possono essere usate come avverbi di luogo: ci e vi significano "in questo, in quel luogo"; ne significa "da questo, da quel luogo". Per esempio: "Conosci Roma?" "Sì, ci sono stato tante volte"; "Sei stato al cinema?" "Ne sto uscendo proprio ora".

Sopra, sotto, davanti, dietro, fuori, dentro, vicino, lontano ecc. possono avere più di una funzione:

sono avverbi di luogo quando modificano un verbo: i miei genitori abitano lontano; vieni dentro!;

sono preposizioni quando precedono un nome e lo collegano ad altri elementi della frase: sotto il letto c'è molta polvere; la penna è caduta dietro il divano;

sono locuzioni prepositive quando si accompagnano a una preposizione: sotto di noi abita un pittore; lontano da te non so stare.

 

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Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi continuiamo il nostro approfondimento sulla formazione del plurale.

Buona lettura!

Prof. Anna

Come sapete, il plurale di un nome dipende dalla vocale o dalla sillaba con cui finisce.

Vediamo ora come formano il plurale:

i nomi in -e → i nomi che al singolare terminano in -e al plurale prendono la desinenza -i, sia se sono maschili sia se sono femminili: l'ape - le api; il fiore - i fiori; in questo caso è l'articolo che ci svela il genere (maschile o femminile) del nome.

Attenzione: il plurale di il bue è i buoi.

Nomi invariabili

In italiano esitono anche alcuni nomi invariabili, ovvero nomi che non cambiano al plurale.

Alcuni nomi invariabili maschili in -a

il boa - i boa; il cinema - i cinema; il delta - i delta; il gorilla - i gorilla; il sosia - i sosia; il vaglia - i vaglia.

Alcuni nomi invariabili femminili in -o:

l'auto - le auto; la biro - le biro; la foto - le foto; la metro - le metro; la moto - le moto; la radio - le radio.

Attenzione: "l'auto, la foto, la metro e la moto" nella dicitura per esteso "l'automobile, la fotografia, la metropolitana, la motocicletta" sono invece variabili al plurale "le automobili, le fotografie, le metropolitane, le motociclette".

Alcuni nomi invariabili in -i:

l'analisi - le analisi; il bisturi - i bisturi; il brindisi - i brindisi; la diagnosi - le diagnosi; la diocesi - le diocesi; l'ipotesi - le ipotesi; la metropoli - le metropoli; l'oasi - le oasi.

Alcuni nomi invariabili in -ie, tutti femminili:

la specie - le specie; la serie - le serie; la barbarie - le barbarie; la progenie - le progenie.

Attenzione: "la moglie, la superficie, l'effigie" sono invece variabili e al plurale fanno "le mogli, le superfici, le effigi".

Nomi invariabili formati da una sola sillaba:

il re - i re; la gru - le gru.

Nomi invariabili terminanti con vocale accentata:

la città - le città; l'età - le età; la libertà - le libertà; la necessità - le necessità; l'università - le università; il caffè - i caffè; il colibrì - i colibrì; il falò - i falò; il ragù - i ragù; il tabù - i tabù; il tè - i tè.

Nomi, generalmente di origine straniera, terminanti in consonante:

il bar - i bar; il computer - i computer; lo sport - gli sport; il film - i film; il gas - i gas; il tram - i tram; lo spot - gli spot; il quiz - i quiz; il monitor - i monitor; il foulard - i foulard; il bunker - i bunker.

Il plurale dei nomi stranieri

Come comportarsi con i plurali dei nomi stranieri? Prevale la tendenza a lasciare invariati i nomi usati più comunemente, in particolare quelli di origine inglese e francese: i film, i computer, le brioche, gli chalet. Nelle parole di origine spagnola o portoghese la s del plurale viene conservata più spesso (i conquistadores, i desaparesidos, i vigilantes, le batidas), a volte, accanto al plurale originario, si è sviluppato un plurale italianizzato: la telenovela ⇒le telenovelas o le telenovele. I vocaboli entrati da poco in italiano o riservati a un uso specialistico, di qualsiasi provenienza, tendono a formare il plurale secondo la lingua d'origine: il broker ⇒i brokers; la chicane ⇒le chicanes.

[post_title] => La formazione del plurale 2- approfondimento [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => closed [ping_status] => closed [post_password] => [post_name] => la-formazione-del-plurale-2-approfondimento [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2024-09-26 09:57:21 [post_modified_gmt] => 2024-09-26 07:57:21 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=5187 [menu_order] => 0 [post_type] => benvenuti [post_mime_type] => [comment_count] => 17 [filter] => raw ) [8] => WP_Post Object ( [ID] => 5136 [post_author] => 3 [post_date] => 2013-04-25 12:45:43 [post_date_gmt] => 2013-04-25 10:45:43 [post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi è il 25 Aprile e in Italia si festeggia l'anniversario della liberazione dal nazifascismo e per questo rappresenta un evento di fondamentale importanza per la storia d'Italia. Oggi quindi mi sembra opportuno ricordare alcuni avvenimenti di quel periodo storico. Buona lettura e buona Festa della Liberazione! Prof. Anna   Il 25 Aprile è festa nazionale, si festeggia la  Festa della Liberazione, anche detta Anniversario della Resistenza; convenzionalmente fu scelta questa data perché il 25 Aprile 1945 fu il giorno della liberazione di Milano e Torino, in realtà la liberazione delle città del nord Italia erano cominciate già da alcuni giorni. La Liberazione mette così fine a venti anni di dittatura fascista ed a cinque anni di guerra; simbolicamente rappresenta l'inizio di un percorso storico che porterà al referendum del 2 giugno 1946 per la scelta fra monarchia e repubblica, quindi alla nascita della Repubblica Italiana, fino alla stesura definitiva della Costituzione. Ma cosa si intende esattamente con la parola "Resistenza"? La Resistenza italiana, comunemente chiamata Resistenza, anche detta Resistenza partigiana, fu l'insieme di movimenti politici e militari che si opposero al nazifascismo. In Italia importanti azioni di resistenza si svolsero a partire dal 1943. Vediamo il contesto storico in cui nacque la Resistenza. Nel Luglio del 1943 gli angloamericani sbarcarono in Sicilia, determinando il crollo del regime fascista (25 Luglio); Mussolini fu arrestato per ordine del re e il governo venne affidato al generale Badoglio; nell'Italia settentrionale, occupata dai tedeschi, Mussolini, da essi liberato, diede vita il 23 settembre a un regime neofascista repubblicano (Repubblica Sociale Italiana) con sede a Salò, mentre nell'Italia occupata dagli alleati fu formato il "regno del sud" che dichiarò guerra alla Germania.  Nell'Italia dominata dai nazifascisti, che misero in atto sanguinose repressioni, venne formato il Comitato di Liberazione Nazionale, un organismo clandestino formato a Roma il 9 settembre 1943, che riuniva i partiti antifascisti. Forte dell'alleanza tra il governo Badoglio e gli angloamericani e di un crescente consenso popolare alla lotta contro i tedeschi e le forze fasciste repubblicane, la Resistenza nell'Italia settentrionale e in parte nell'Italia centrale reclutò i suoi membri in tutte le forze politiche e in tutti gli strati sociali, configurandosi sempre più nettamente come un movimento di ribellione popolare interclassista diffuso sia nelle campagne (dove era più numeroso) sia nelle città. L'unità militare di base era la brigata, composta da 100-300 uomini e di solito connotata in base all'affiliazione politica. Anche le donne rappresentarono una componente fondamentale per la Resistenza, esse lasciarono i loro ruoli di mogli e di madri e lottarono per riconquistare la libertà e la giustizia del proprio paese ricoprendo funzioni di primaria importanza. Nella primavera del 1945 l'offensiva partigiana si affiancò all'ultima offensiva alleata, contribuendo notevolmente alla sconfitta dei nazifascisti e liberando la maggioranza delle grandi città del nord prima dell'arrivo degli Alleati. La Resistenza fu comunque un fenomeno europeo che offrì ovunque agli eserciti Alleati un appoggio essenziale dietro le linee del nemico. In Francia, in Grecia, in Iugoslavia, in Italia e, in misura minore, in diversi altri paesi europei, la Resistenza contribuì quindi militarmente alla sconfitta degli eserciti di occupazione nazifascisti.

La Resistenza  dimostrò che i popoli europei non sopportavano l’occupazione tedesca e fascista, che lo spirito di libertà e indipendenza era ancora vivo. In particolare in Italia, dopo il ventennio fascista, essa rappresentò un importante segnale di riscatto al fine di ricostruire una credibilità democratica del nostro paese nel contesto internazionale. La Resistenza costituì una importante esperienza di lotta e partecipazione politica dal basso.

          [post_title] => Il 25 Aprile: Festa della Liberazione [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => closed [ping_status] => closed [post_password] => [post_name] => il-25-aprile-festa-della-liberazione [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2024-09-26 09:57:21 [post_modified_gmt] => 2024-09-26 07:57:21 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=5136 [menu_order] => 0 [post_type] => benvenuti [post_mime_type] => [comment_count] => 19 [filter] => raw ) [9] => WP_Post Object ( [ID] => 5112 [post_author] => 3 [post_date] => 2013-04-18 11:58:07 [post_date_gmt] => 2013-04-18 09:58:07 [post_content] =>

Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, un paio di mesi fa abbiamo visto alcune espressioni idiomatiche che contengono la parola "acqua", ma, come potete ben immaginare, sono tante le espressioni che contengono questa parola; oggi quindi ne vedremo alcune altre. Vi consiglio, se non l'avete già fatto, di ripassare il precedente articolo su questo argomento.

Buona lettura!

Prof. Anna

Vediamo insieme alcune espressioni idiomatiche e il loro significato.

All'acqua di rose → si riferisce a qualcosa di debole effetto, per esempio "un farmaco all'acqua di rose" cioè un farmaco dall'effetto blando, poco efficace; si può dire anche per una situazione che non presenta particolari difficoltà.

Confondere le acque creare un clima d'incertezza, di confusione, in modo che una data situazione risulti difficilmente comprensibile o visibile; infatti nell'acqua torbida o molto mossa i contorni delle cose si confondono e gli oggetti risultano praticamente invisibili: "con tutti quei discorsi vuole solo confondere le acque".

Navigare in cattive acque → (anche: essere in cattive acque; trovarsi in cattive acque; nuotare in cattive acque) essere in difficoltà, trovarsi in una situazione difficile, spesso riferito a problemi economici. Esempio: "da quando ha perso il lavoro, Marco naviga in cattive acque".

Gettare acqua sul fuoco → "gettare acqua sul fuoco per spegnere l'incendio", significa cercare di risolvere una situazione tesa o drammatica, alleviare uno stato di tensione, fare il possibile per sedare una lite.

Lasciar passare l'acqua sotto i ponti → (anche: far passare acqua sotto i ponti) lasciare passare del tempo prima di fare qualcosa, di intraprendere un'iniziativa, aspettare il momento opportuno; viene usato spesso anche al passato "ne è passata di acqua sotto i ponti": "ne è passato di tempo, ne sono successe di cose".

Calmare le acque → rendere una situazione tesa più tranquilla; "fare calmare le acque": aspettare che una situazione si risolva, che le cose si calmino.

Facile come bere un bicchier d'acqua → indica come una certa azione sia o si ritenga molto facile da fare.

Avere l'acquolina in boccaletteralmente si riferisce alla salivazione che in modo incontrollabile si scatena alla vista o al pensiero di un cibo particolarmente goloso, viene usato per indicare le sensazione che si prova alla prospettiva di ottenere una cosa vivamente desiderata.

Somigliarsi come due gocce d'acqua → (anche assomigliarsi come due gocce d'acqua; uguali come due gocce d'acqua) si dice di cose o persone che si somigliano moltissimo.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso → anche se in quesa espressione non è presente la parola "acqua", abbiamo comunque la parola "goccia" che si riferisce all'acqua. Letteralmente significa che quando il vaso è pieno basta poco, una goccia appunto, per farlo traboccare; metaforicamente si riferisce a un'azione che fa precipitare una situazione già molto critica.

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Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi vedremo quali sono i criteri generali per scegliere se scrivere una parola con la lettera maiuscola o con la lettera minuscola.

Buona lettura!

Prof. Anna

Principi generali

Ogni discorso si inizia sempre con la lettera maiuscola, la lettera maiuscola va sempre usata dopo il punto fermo, dopo un punto esclamativo e interrogativo.

All'inizio di un discorso diretto si usa la lettera maiuscola: il giovane si alzò e disse: "Mi chiamo Marco".

• Si scrivono con l'iniziale maiuscola tutti i nomi propri di persona, animale o cosasi scrivono con la minuscola tutti i nomi comuni.

A volte però i nomi comuni diventano propri e viceversa; per esempio prendiamo le parole "novecento" e "bilancia"; è giusto scrivere "novecento euro" e "con la bilancia peso la pasta", ma dobbiamo scrivere "l'arte del Novecento" e "il segno zodiacale della Bilancia", infatti questi due nomi, che inizialmente erano comuni, in queste ultime due frasi sono diventati nomi propri, nel primo caso nome proprio di un secolo, nel secondo caso nome proprio di un segno zodiacale.

Un altro caso del genere che spesso si può presentare riguarda le parole "Sole, Terra e Luna", che sono nomi propri quando indicano i corpi celesti, la grammatica raccomanda però di scriverli con la minuscola quando vengono usati fuori dal linguaggio scientifico, quindi: "la Terra gira intorno al Sole e ha come satellite la Luna", ma "il sole tramontava mentre già sorgeva la luna".

Usi specifici

Toponimi (nomi di luoghi)

I toponimi vanno scritti con la maiuscola (Asia, Europa, America); nei toponimi composti andrà con la minuscola il nome comune e con la maiuscola il nome proprio: mar Mediterraneo; piazza Dante; tranne nel caso in cui il nome comune sia parte integrante del nome proprio, in questo caso gli elementi che cotituiscono ciascuna denominazione non sono separabili l’uno dall’altro e il loro insieme costituisce il nome proprio: Mar Rosso, Monte Bianco, Palazzo Madama; Teatro alla Scala, Anfiteatro Flavio.

I nomi composti di entità geopolitiche vedono l'utilizzo della maiuscola per tutti i nomi, sostantivi e aggettivi: Gran Bretagna; Stati Uniti d'America, ma Unione europea.

Storia

Sono considerati nomi propri i nomi di epoche, avvenimenti di grande importanza, secoli (se scritti in lettere), movimenti letterari, artistici o filosofici: Novecento; Medioevo; Umanesimo.

I nomi di popoli vanno in maiuscolo se si tratta di popoli antichi (Etruschi; Longobardi), mentre i nomi che indicano nazionalità sono minuscoli (inglesi, cinesi). La lettera maiuscola distingue nomi di popoli antichi da popolazioni omonime che li continuano nell'epoca contemporanea ("Romani", "romani", "Greci", "greci").

Mesi e giorni della settimana

I mesi vanno scritti con la lettera minuscola e anche i giorni della settimana.

Festività

I nomi delle festività civili o religiose vanno scritte con la lettera maiuscola: Natale, Capodanno, Primo Maggio.

Sigle a acronimi

Le sigle e gli acronimi generalmente vanno scritti tutti maiuscoli, senza punti di separazione: FAO; USA; ONU; FIAT.

Le parole di sigle e acronimi sciolte conservano la maiuscola: l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU); Banca Nazionale del Lavoro (BNL).

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