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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, è arrivato il momento di ripassare gli argomenti trattati nelle ultime settimane.

Cominciamo con un esercizio sull'uso di magari. 

Se prima di fare il test volete rinfrescarvi le idee, potete leggere questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2019/03/07/usi-e-significati-di-magari/

Buon test!

Prof. Anna

Nel prossimo esercizio dovrete scegliere il significato corretto di magari tra quelli proposti.
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                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, è arrivato il momento di ripassare gli argomenti trattati nelle ultime settimane.
Cominciamo con un esercizio sull'uso di "magari". 
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                    [post_content] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, sono molte le espressioni che contengono la parola punto. Vediamole insieme.

Buona lettura!

Prof. Anna

La parola punto ha diversi significati, per questo si presta così bene a formare espressioni e modi dire.

Scopriamone il significato:

• di punto in bianco → a un tratto, all'improvviso, inaspettatamente, senza preavviso: non riesco a decidere di punto in bianco, ho bisogno di un po' di tempo. Questa espressione deriva dal linguaggio militare, nell'artiglieria antica con l'espressione tiro di punto in bianco si indicava un tiro senza elevazione, con la linea di mira orizzontale che non richiedeva particolare preparazione;

• essere / arrivare / trovarsi a un punto morto → essere in una situazione da cui non si vede la possibilità di uscita: la loro storia è arrivata a un punto morto, credo che si separeranno;

• fare il punto (della situazione) → stabilire con esattezza i termini di una situazione, individuarne gli aspetti fondamentali: nella riunione di domani faremo il punto della situazione per poi decidere il da farsi; mettere i puntini sulle i → chiarire, precisare bene: mettiamo i puntini sulle i: io non c'entro con questa storia;

• essere sul punto di → stare per: siete sul punto di partire?;

• (essere) in punto di morte → vicino a morire: non vorrei pentirmi, in punto di morte (=nel momento in cui sto per morire), di aver fatto questa scelta;

• fino a un certo punto → parzialmente, entro certi limiti, solo in parte, non completamente: sono d'accordo con te, ma solo fino a un certo punto;

• di tutto punto → completamente, con estrema cura: si vestì di tutto punto;

• a buon punto → ben avviato, che progredisce in modo soddisfacente, verso la conclusione di un lavoro: il lavoro è a buon punto;

• nelle locuzioni al punto di, al punto da, al punto che → al limite estremo oltre il quale si fa o avviene qualcosa (introducono una proposizione consecutiva implicita o esplicita): è di carattere debole, al punto di rinunciare alle prime difficoltà;

• punto di non ritorno → punto raggiunto il quale un processo diventa irreversibile, condizione a partire dalla quale non si riesce più a tornare alla stato iniziale: la crisi dell’azienda ha raggiunto un punto di non ritorno; in volo o in navigazione, punto oltre il quale il carburante rimasto non è sufficiente per il rientro alla base di partenza;

• dare dei punti a qualcuno → superarlo di molto in qualcosa: in italiano dà dei punti a tutti i suoi compagni. L'espressione deriva dai giochi di carte, quando all'inizio della partita un giocatore concede a un avversario più debole dei punti di vantaggio;

• punto debole → punto di maggiore vulnerabilità, aspetto meno valido o criticabile di qualcuno, ambito, aspetto o materia particolarmente manchevole o insufficiente: il mio punto debole è che sono troppo sensibile; la matematica è il vostro punto debole;

• punto di forza → elemento particolarmente valido, efficiente: la bellezza delle immagini è il punto di forza del film;

• punto nevralgico → luogo o fase più delicati, più difficili: quell'incrocio è un punto nevralgico del traffico cittadino;

• punto e basta! → esclamazione usata per metter fine a una discussione, imponendo con forza la propria opinione: ti ripeto che si fa così, punto e basta!

Dopo aver eseguito l'esercizio, provate a formare delle frasi con queste espressioni.
                    [post_title] => Espressioni con la parola "punto"
                    [post_excerpt] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, sono molte le espressioni che contengono la parola "punto". Vediamole insieme.
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                    [post_content] => Ecco infine un esercizio sul plurale dei nomi che finiscono in -e; in -i e dei nomi invariabili.

Per ripassarli, leggete questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/05/02/la-formazione-del-plurale-2-approfondimento/

 
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Il prossimo esercizio vi aiuterà a verificare la vostra conoscenza di questo argomento.

Se volete rinfrescarvi le idee: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/03/21/la-formazione-del-plurale-1-approfondimento/

 
                    [post_title] => Test di ripasso- Il plurale dei nomi in -o
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Buon test!

Prof. Anna

Con il prossimo esercizio ripasseremo la formazione del plurale dei nomi in -a; in -ca, -ga; in -cia, -gia.

Per ripassare questo argomento prima di affrontare il test, potete leggere il seguente articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2013/03/21/la-formazione-del-plurale-1-approfondimento/
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                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, per formare il plurale di un nome è necessario conoscere alcune regole, ma ci sono anche molte eccezioni. Questa settimana potrete mettervi alla prova con una serie di esercizi su questo argomento.
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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, è ancora lunga la lista di verbi che possono farci sbagliare! Vediamo insieme quali sono e come si coniugano.

Buona lettura!

Prof. Anna

Per evitare dubbi ed errori nella coniugazioni dei verbi (principalmente di verbi irregolari e difettivi), proseguiamo lo studio, iniziato alcune settimane fa ( https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2019/02/14/coniugazione-dei-verbi-gli-errori-piu-comuni-prima-parte/ ), dei casi più significativi.

Se ci sono verbi che non conoscete, utilizzate il dizionario on line, basta cliccare due volte sulla parola e si aprirà una finestra, cliccando una volta su questa finestra verrà visualizzato il significato della parola.

• cuocere → il passato remoto di questo verbo è: io cossi; tu cuocesti (o cocesti), egli cosse, noi cuocemmo (o cocemmo), voi cuoceste (o coceste,) essi cossero. Per il participio passato un tempo si usava anche la forma cociuto, oggi sopravvive solo cotto;

• dare → le forme dell'indicativo presente do , dai, danno non richiedono l'accento, mentre la terza persona singolare  va sempre accentata. Nell'imperativo la forma da' ha l'apostrofo in quanto troncamento di dai (si tratta di uno dei casi di troncamento con apostrofo); questa forma può assumere, in unione con particelle pronominali, le forme dammi, dagli, dalle, dacci, danne, dammene, dagliene, daccene ecc.  Datti è l'imperativo della forma riflessiva darsi (datti una regolata); dattela è l'imperativo della forma intensiva darsela (dattela a gambe). Il passato remoto è io diedi o io detti, ma la forma più comunemente usata è la prima;

• dirimere → la coniugazione di questo verbo prevede per alcune persone due alternative, entrambe corrette:  io dirimei / dirimetti, tu dirimesti, egli dirimé / dirimette, noi dirimemmo, voi dirimeste, essi dirimerono / dirimettero. Questo verbo è difettivo del participio passato e quindi dei tempi composti;

• dovere →  è più corretto devo o debbo? devono o debbono? deva o debba? devano o debbano? Tutte queste forme sono corrette, le forme devo, devono, deva, devano sono più diffuse rispetto alle altre, mentre il congiuntivo debba è più frequente rispetto a deva;

• esigere → il passato remoto  del verbo esigere è io esigetti o esigei, tu esigesti; il participio passato è esatto, con questo valore verbale, esatto si usa solo nel linguaggio burocratico, col significato di "riscosso";

• espellere → l'indicativo presente del verbo espellere è io espello, tu espelli, egli espelle, noi espelliamo, voi espellete, essi espellono; il passato remoto io espulsi, tu espellesti, egli espulse, noi espellemmo, voi espelleste, essi espulsero; il congiuntivo presente che io espella, che tu espella, che egli espella, che noi espelliamo, che voi espelliate, che essi espellano; il participio passato è espulso;

• incutere → il passato remoto è io incussi, tu incutesti, il participio passato è incusso.

Fonti: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/verbi-difficili
                    [post_title] => Coniugazione dei verbi: gli errori più comuni 2
                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, è ancora lunga la lista di verbi che possono farci sbagliare! Vediamo insieme quali sono e come si coniugano.
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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blogla frase scissa è una costruzione usata con una certa frequenza nel parlato, è per questo che è importante sapere come si usa.

Vediamolo insieme.

Buona lettura!

Prof. Anna

PERCHÈ SI USA

Nella lingua parlata si fa spesso ricorso alle frasi segmentate, così chiamate perché sono il risultato di una trasformazione che suddivide l'informazione di un'unica frase in due parti.

Dal punto di vista comunicativo, questo tipo di costruzioni serve a concentrare l'attenzione dell'ascoltatore su un particolare elemento, isolandolo e mettendolo in evidenza rispetto al resto della frase. Al principio della frase si colloca l'informazione "nuova", che si vuole evidenziare, isolandola dall'informazione "nota", che è collocata nel secondo segmento:  è lui (informazione nuova) che mi ha portato il libro (informazione nota).

COME SI USA

La frase scissa è il risultato della suddivisione di una frase semplice in due frasi.

È possibile mettere in evidenza i diversi elementi della frase:

• il soggetto: Marco canta (frase semplice) → è Marco che canta (frase scissa);

• il complemento oggetto: Lucia vuole il gelatoè il gelato che vuole Lucia;

• un complemento indiretto: stavamo parlando di politica era di politica che stavamo parlando;

• un avverbio: ci dobbiamo vedere domani → è domani che ci dobbiamo vedere;

• una subordinata: non mi piace parlare in pubblico → è parlare in pubblico che non mi piace.

Il soggetto, il complemento oggetto, un altro complemento indiretto o anche una frase sono "estratti" dalla loro posizione e, accompagnati dal verbo essere in funzione di copula, formano una proposizione a sé (è Marco), mentre il resto della frase, introdotta da che, costituisce una seconda proposizione (che canta).

Il verbo essere della prima frase concorda con la persona e il numero del soggetto della subordinata: Giovanni e Luca saranno interrogati → sono Giovanni e Luca che saranno interrogati.

Con il pronome personale di prima e seconda persona la concordanza c'è solo se il pronome ha funzione di soggetto: tu hai ragione → sei tu che hai ragione.

Quando il pronome ha la funzione di complemento oggetto la concordanza non c'è e il verbo essere è alla terza persona singolare: stanno chiamando te  → è te che stanno chiamando.

La frase scissa ha anche una costruzione implicita, ma solo nei casi in cui l'elemento da evidenziare sia il soggetto. Il secondo elemento è introdotto dalla preposizione a e il verbo è all'infinito: Elena suonerà il violino → sarà Elena a suonare il violino; Francesca ha vinto → è Francesca ad aver vinto / è stata Francesca a vincere.

CASI PARTICOLARI

Un caso particolare è costituito dalle frasi scisse cosiddette temporali, in cui nella posizione di elemento scisso si trova un sintagma nominale che indica una durata: è un anno che non ti vedo. La frase semplice di partenza in questo caso è: non lo vedo da un anno, e la corrispondente frase scissa è: è da un anno che non lo vedo; ma la particolarità di questo costrutto è che l'espressione di tempo che contiene una preposizione (da un anno) , può perderla: è un anno che non lo vedo. Quindi una frase come: non dormo da due giorni può essere trasformata in due modi: è da due giorni che non dormo; sono due giorni che non dormo.

 

Nell'esercizio che segue troverete delle frasi semplici, partendo da queste dovrete formare la frase scissa corrispondente. L'elemento da mettere in evidenza (quello che si troverà nel primo segmento della frase) è scritto in corsivo: il gatto miagola → è il gatto che miagola. In questo esercizio le frasi scisse cominciano con la minuscola. La costruzione è esplicita a meno che non sia richiesta quella implicita. Nel caso in cui ci siano due possibilità per formare la frase scissa, sceglietene una.

 
                    [post_title] => La frase scissa
                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog,  la frase scissa è una costruzione usata con una certa frequenza nel parlato, è per questo che è importante sapere come si usa. Vediamolo insieme.
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                    [post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, magari fosse facile imparare una lingua straniera! Di sicuro non lo è, ma oggi impareremo come si usa  e cosa significa la parola magari.

Buona lettura!
Prof. Anna

È interessante sapere che la parola magari deriva dal greco makàrie che significa "o beato", vocativo di makàrios "beato", infatti in italiano spesso si usa per esprimere un forte desiderio, un auspicio, una speranza. Può avere diverse funzioni grammaticali e altrettanti significati.

Magari può avere funzione di:

• interiezione, in questo caso esprime desiderio, adesione entusiastica o rimpianto. Si può tradurre con le esclamazioni sarebbe bello!, lo spero!, me lo auguro!, in questo caso si usa da solo come risposta a una domanda per manifestare appunto un desiderio: vuoi venire con noi? Magari! (sarebbe bello!),  o un rimpianto: hai superato l'esame? Magari! (sarebbe stato bello, ma non l'ho superato); con tono meno enfatico, nel senso di sì, se possibile:  "Prenoto anche per te?” “Eh, magari"; congiunzione, in questo caso può significare:

→ volesse il cielo che, sarebbe bello che, oh se e introduce una proposizione col verbo al congiuntivo: magari potessi venire anch'io, ma devo lavorare; magari fosse vero!;anche se, quandanche e introduce una proposizione concessiva con il verbo al congiuntivo: lo farò, dovessi magari impiegarci anni (=anche se dovessi impiegarci anni); avverbio con il significato di:

→ forse, probabilmente, eventualmente, semmai: è in ritardo, magari non verrà; (forse non verrà); hai fame? Magari ti preparo qualcosa da mangiare (eventualmente ti preparo qualcosa da mangiare);

→ anche, persino, addirittura: sarebbe magari capace di negare tutto.

 
                    [post_title] => Usi e significati di "magari"
                    [post_excerpt] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, magari fosse facile imparare una lingua straniera! Di sicuro non lo è, ma oggi impareremo come si usa  e cosa significa la parola "magari".
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                    [post_content] => Con il prossimo esercizio ripassiamo le espressioni e i modi di dire formati con la parola fronte.

Per ripassarli, vi consiglio di leggere questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2019/02/21/a-fronte-di-fronte-sul-fronte-espressioni-con-la-parola-fronte/
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                    [post_content] => È sempre utile ripassare la coniugazione dei verbi, tanto più se si tratta di verbi non regolari.

Per ripassarli prima del test: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2019/02/14/coniugazione-dei-verbi-gli-errori-piu-comuni-prima-parte/
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Cominciamo con un esercizio sull'uso di magari. 

Se prima di fare il test volete rinfrescarvi le idee, potete leggere questo articolo: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2019/03/07/usi-e-significati-di-magari/

Buon test!

Prof. Anna

Nel prossimo esercizio dovrete scegliere il significato corretto di magari tra quelli proposti.
            [post_title] => Test 61- Usi e significati di "magari"
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Cominciamo con un esercizio sull'uso di "magari". 
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