Con il prossimo esercizio ripassiamo due tipi di periodo ipotetico: il perido ipotetico della realtà e della possibilità.
Prima di fare il test potete leggere gli articoli dedicati a questo argomento: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2012/03/15/il-periodo-ipotetico-della-realta-e-il-periodo-ipotetico-della-possibilita/
Nell’esercizio che segue dovrete coniugare il verbo tra parentesi a seconda del tipo di periodo ipotetico richiesto. Per formare il periodo ipotetico della realtà usiamo in questo esercizio solo l’indicativo presente o futuro.
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il test è andato molto bene
Molto bene Sofia!
A presto
il test è andato benissimo
questo test è stato facile
Bello
Bello e semplice
Prof, ma la frase ”Se mi dici cosa c’è per pranzo, vengo”, immagino sia un periodo ipotetico della realtà? Però ho un dubbio… il ”cosa” potrebbe introdurre, allo stesso tempo, un’interrogativa indiretta, insieme al periodo ipotetico? e quindi scrivere addirittura, qualora ci fosse traccia di un’interrogativa indiretta, ”Se mi dici cosa CI SIA per pranzo, vengo”. Oppure è solo un periodo ipotetico e ”cosa” non introduce un’interrogativa indiretta?
Caro Massi, “se mi dici, vengo” è un periodo ipotetico della realtà, “cosa c’è per pranzo” è un’interrogativa indiretta.
Ok, allora è corretto il mio ragionamento? Ma il ”ci sia”, all’interno dell’interrogativa indiretta, potrebbe starci? o è troppo formale?
Caro Massi, quando l’interrogativa indiretta è retta dal verbo “dire” ha il verbo all’indicativo.
In questo periodo ipotetico ”Se perdessi il portafogli, troveri qualcuno che me lo restituirebbe” il ragionamento da fare credo sia questo… ”Se perdessi il portafogli, troveri qualcuno” è un periodo ipotetico della possibilità; ”che me lo restituirebbe” è una relativa esplicita al condizionale (nel caso della possibilità) retta da ”troveri qualcuno”; quindi ”Se perdessi (adesso) il portafoglio, troveri (sempre adesso) qualcuno che (sempre adesso) me lo restituirebbe (stiamo esprimendo contemporaneità). Che poi sarebbe: ”Troverei qualcuno che mi restituirebbe il portafogli, qualora lo perdessi”. In finale, la struttura della frase è la seguente: ”Se perdessi il portafogli (proposizione subordinata condizionale, detta protasi), troveri qualcuno (reggente, detta apodosi) che me lo restituirebbe (relativa esplicita al condizionale)”.
Giusto?
che me lo restituirebbe’
Cara Sofia, il condizionale è corretto, così come lo è l’indicativo (che me lo restituisce).
Ok, ma il mio ragionamento, con l’analisi del periodo, è corretto?
Cara Sofia, è corretto.
Dimenticavo, perché andrebbe bene anche l’indicativo?
Cara Sofia, sarebbe corretto l’indicativo nella relativa “che me lo restituisce”.
“Seppure”:
“Se anche’’, ‘‘se ancora’’, con valore condizionale e concessivo.
“seppure costasse un patrimonio, lo comprerei”
“seppure fosse costato un patrimonio, lo avrei comprato”
…Potremmo anche scrivere “Se costasse un patrimonio, lo comprerei” o “Se fosse costato un patrimonio, lo avrei comprato”.
La proposizione condizionale (che è una subordinata che indica la condizione, cioè l’ipotesi, da cui dipende l’avverarsi di ciò che si afferma nella proposizione reggente) può essere esplicita o implicita. La condizionale è esplicita quando viene introdotta dalle congiunzioni e dalle locuzioni condizionali: se, purché, qualora, ove, a condizione che, a patto che, SEPPURE. Tradizionalmente, la proposizione condizionale o ipotetica viene detta pròtasi, quella principale apòdosi: Le due frasi insieme formano il periodo ipotetico.
Esatto?
Cara Lina, è esatto.
Prof, ma le stesse frasi, sempre con valore condizionale e concessivo, e con il senso di “ammesso che”, possono reggere anche il congiuntivo presente e anche il passato oppure solo il congiuntivo imperfetto e trapassato (in rete il congiuntivo presente e passato sono utilizzati come l imperfetto e il trapassato congiuntivo):
“seppure costi un patrimonio, lo comprerei (sottintesa magari una condizione)”
“seppure sia costato un patrimonio, lo avrei comprato”
…forse se usiamo l imperfetto congiuntivo e trapassato, ci avviciniamo più all idea del periodo ipotetico…
Cara Lina, è necessario usare il congiuntivo imperfetto o trapassato.
Un saluto
Quindi “Seppure” funziona un po’ come “Come se”, è regge o l imperfetto congiuntivo o il trapassato congiuntivo
Esatto.
“Se lo sapevo, non stavo qui a chiacchierare con te”; nella lingua parlata è molto comune l’uso dell’imperfetto indicativo sia nella protasi, sia nell’apodosi del periodo ipotetico dell’irrealtà nel passato, al posto di congiuntivo imperfetto e condizionale. Formalmente scriveremmo “Se lo avessi saputo, non sarei stato qui a chiacchierare con te”; oppure un periodo ipotetico misto (che esprime un’ipotesi del passato che non si è verificata; ma, se si fosse verificata, avrebbe avuto una certa conseguenza nel presente): “Se lo avessi saputo, ora non starei qui a chiacchierare con te”.
Credo sia giusto.
Caro Lodovico, è giusto.
“Si apra un canale su youtube, così farebbe tanti soldi (sottinteso qualora aprisse il canale)”; frase che potrebbe equivalere, con un senso di eventualità, e con meno esortazione, a “Se lei aprisse un canale su youtube, farebbe tanti soldi”. Insomma, nella prima frase c’è un congiuntivo esortativo, un invito (“Lei si apra…”); nella seconda c’è un’eventualità, tipica del periodo ipotetico della possibilità (“Se lei aprisse…”).
Caro Ruggero, è corretto.
“Se vuoi che una cosa riesca, devi farla tu stesso”.
Analisi: “Se vuoi, devi farla tu stesso”, periodo ipotetico della realtà; “che una cosa riesca” subordinata oggettiva al congiuntivo per via del verbo “volere” nella protasi “Se vuoi”.
Giusto?
Caro Samuel, è giusto.
“In caso/nel caso”:
…come locuzione avverbiale, e con il significato di “eventualmente”, credo possa reggere il condizionale (magari sottoforma di domanda): “In caso/nel caso (e cioè “eventualmente”) servirebbe un’altra persona per quel lavoro?”.
Diversamente, “in caso/nel caso”, come locuzione congiuntiva, e con il significato di “qualora” o “se”, regge il congiuntivo: “In caso/ nel caso tu parta, avvertimi (usiamo il congiuntivo presente)”; ma anche (con il congiuntivo imperfetto): “In caso/nel caso tu arrivassi prima al ristorante, ordina anche per me. In questi esempi “in caso/nel caso” possono essere sostituiti da “se” o “qualora”, richiamando un periodo ipotetico: “Se (in caso/nel caso) tu arrivassi prima al ristorante, ordina anche per me” e “Qualora (in caso/ nel caso) tu parta, avvertimi (quest’ultimo esempio, sottoforma di periodo ipotetico, ricalcherebbe il periodo ipotetico greco dell’eventualità; ecco perché l’uso del congiuntivo presente)”.
Mi sembra corretto
Caro Filippo, è corretto.
“Nel caso in cui”, congiuntivo presente o imperfetto?:
Da quello che ho inteso, tutte le volte che l’espressione “nel caso in cui” ha valore di congiunzione e introduce un periodo ipotetico (cioè equivale a “se” o “ove”) va usato il congiuntivo imperfetto, perché questa espressione introduce un’idea di possibilità. Se usiamo il congiuntivo presente, invece, è uno dei moduli coi quali si tende a tradurre in italiano la protasi del periodo ipotetico dell’eventualità greco (sí, il greco antico aveva quattro tipi di periodo ipotetico, non tre), e rappresenta una possibilità «[un po’] piú concreta». Quindi dopo la locuzione “nel caso in cui” sono accettabili entrambi i tempi verbali: presente e imperfetto del congiuntivo.
1) “Nel caso in cui (qualora) decidiate di venire, fatemelo sapere” (congiuntivo presente, periodo ipotetico dell’eventualità)
2) “Nel caso in cui (se) decideste di venire, fatemelo sapere” (congiuntivo imperfetto, periodo ipotetico della possibilità)
Penso sia esatto.
Caro Massimo, è esatto.
1)È meglio se lo fai
2)Meglio se lo fai
3)Se lo fai, è meglio
…Prof, se non sbaglio queste tre frasi rappresentano la stessa cosa: e cioè un periodo ipotetico della realtà; nella seconda il verbo essere prima di “meglio” è sottointeso.
Caro Filippo Maria, è esatto.
1)Mi ci sono arrabbiato
2)Mi dica se può (ma anche “possa”) andare bene o meno
Nella prima frase il verbo è arrabbiarsi e il “ci” significa “con lui”: “Mi sono arrabbiato con lui. Nella seconda il “se” non introduce un’interrogativa indiretta bensì la protasi di un periodo ipotetico della possibilità, infatti, quando l’ipotesi è reale o molto probabile, nella protasi il verbo è all’indicativo (“può”), ma anche, come nell’esempio e più raramente, al congiuntivo presente (“possa”) che è uno dei moduli coi quali si tende a tradurre in italiano la protasi del periodo ipotetico dell’eventualità greco, e rappresenta una possibilità (un po’) piú concreta. Mentre nell’apodosi il verbo è all’indicativo o all’imperativo (“dica”). D’altronde per facilitare la comprensione del tutto, potremmo anche scrivere (capovolgendo le frasi): “Se può (ma anche “possa”) andare bene o meno, me lo dica”.
Penso sia tutto corretto
Caro Filippo Maria, è un’interrogativa indiretta.
Salve, infatti immaginavo fosse indiretta. In aggiunta è una interrogativa indiretta totali perché introdotta dalla congiunzione “se”. E le interrogative indirette possono dipendere da verbi, come nell’esempio, che rinviano al significato di “dire”; e se l’interrogativa indiretta è retta da una forma affermativa del verbo dire troveremo l’indicativo (anche se non escluderei del tutto il congiuntivo):”Mi dica se può (ma anche “possa”) andare bene o meno”.
Ora penso sia corretto
Caro Filippo Maria, è corretto.
“Ogni volta che” e “Ogniqualvolta (che)”:
Intanto sono sinonimi; e poi introducono una frase temporale con il verbo all’indicativo, ma anche condizionale, o temporale-ipotetica con il verbo al congiuntivo (presente o imperfetto). Il condizionale composto si adopera per esprimere il futuro del passato: “Ogni volta che (Ogniqualvolta che) mi avrebbe guardato, avrebbe pensato a quanto sono cambiato”. Anche col condizionale semplice (magari con un’ipotesi sottointesa): “Ogni volta che (Ogniqualvolta che) mi guarderebbe, penserebbe a quanto sono cambiato (…qualora, se gli/le capitasse)”, che che equivale alla formulazione “Ogni volta che (Ogniqualvolta che) mi guarderà, penserà a quanto sono cambiato”. All’indicativo se il fatto di cui parliamo è reale e ripetuto (proprio come il ripetersi di una condizione o di un’azione che la congiunzione “Ogni volta che”, o “Ogniqualvolta che, indica):”Ogni volta che (Ogniqualvolta che) si incontrano, litigano”. Oltre alla sua funzione di futuro del passato, il condizionale semplice può essere impiegato per tradurre un desiderio (con quei verbi, tipo “volere, in cui questa nozione possa essere ínsita): “Ogni volta che vorrei vederlo, lui/lei non può” e “Ogni volta che lo incontrerei (volentieri), lui/lei non può”. Al contrario, nella frase “Non vorrei che mi guardasse perché, ogni volta che (Ogniqualvolta che) mi guardasse, penserebbe a quanto sono cambiato”, siamo quindi in una frase temporale ipotetica, che, correttamente, abbisogna di un congiuntivo imperfetto: infatti la frase potrebbe formularsi cosí: “Non vorrei che mi guardasse perché, se mi guardasse, penserebbe, ogni volta, a quanto sono cambiato”, ecc… In finale, anche col congiuntivo presente se la frase temporale-ipotetica, che abbia in sé un’ipotesi, una possibilità più concreta, somigliasse al periodo ipotetico dell’eventualità greco, che rappresenterebbe una possibilità un po’ piú concreta: “Ogni volta che (Ogniqualvolta che) ti capiti di venire in città, passami a trovare” che equivale a “Qualora ti capiti di venire in città, passami a trovare”.
Penso sia giusto
Caro Luciano, è corretto.