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Prof. Anna continua la sua attività nella sezione Spazio L2 su Aula di Lingue

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Aula di Lingue

Tipi di avverbi 2

Prof. Anna
Grammatica,   La lingua italiana,   Lessico

Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi continuiamo il nostro studio sui tipi di avverbi, vedremo altre categorie di avverbi, approfondendone l’uso e il significato.

Buona lettura!

Prof. Anna

Vediamo insieme altri tipi di avverbi classificati a seconda della loro funzione.

AVVERBI DI TEMPO

Servono a determinare il tempo di svolgimento di un’azione: Luca arriverà domani; ti sei alzato tardi.

Principali avverbi di tempo: adesso, allora, ancora, appena, dapprima, domani, domattina, dopo, dopodomani, entro, fino, finora, già, ieri, mai, oggi, oggigiorno, ora, ormai, presto, prima, poi, quando, sempre, sino, spesso, stamani, stamattina, stanotte, stasera, stavolta, subito, talora, talvolta, tardi, tuttora.

Principali locuzioni avverbiali di tempo: un giorno, di quando in quando, d’un tratto, di botto, tutt’a un tratto (queste ultime tre espressioni significano: all’improvviso), nel frattempo, non appena, di buon ora (=presto), in tempo, per tempo, in men che non si dica (=molto velocemente).

Ieri, oggi e domani: l’italiano ha a disposizione una serie di avverbi che servono a collocare nel tempo un’azione prendendo come punto di riferimento l’oggi: per il passato: ieri, l’altro ieri (il giorno prima di ieri), tre giorni fa, quattro giorni fa, una settimana fa, ecc.; per il futuro: domani, dopodomani (il giorno dopo domani), fra tre giorni, fra quattro giorni, fra una settimana, ecc.

Altri valori di mai e già: l’avverbio mai è a volte usato con il significato di "qualche volta": "hai mai fatto questa torta?"; "se mai ti capitasse di trovare questo libro, compralo". Nelle frasi negative, mai serve a rafforzare la negazione: "non ha mai fatto quello che le chiedevo". A volte può essere usato senza negazione, in frasi ellittiche (frasi cioè in cui mancano il soggetto o il predicato o entrambi, ma questi elementi si possono ricavare dal contesto) "conosci questa canzone?" "Mai sentita". Può essere usato anche da solo, in risposte negative, e in questo caso ha un significato più forte del semplice no: "cambieresti lavoro?" "Mai". Mai può inoltre essere usato nelle interrrogative per dare rilievo alla frase: "chi l’avrebbe mai detto?", "perché mai dovrei fare quello che dice lui?".

L’avverbio già può talvolta equivalere a ormai: "è già tardi, bisogna tornare a casa". In frasi esclamative o interrogative esprime sorpresa, gioia o rammarico: "sei già tornato?", "sono già finite le vacanze!", "volete già andare via?". Usato da solo, nelle risposte, equivale a: "hai avuto una giornata pesante?" "Già".

AVVERBI DI GIUDIZIO

Gli avverbi di giudizio servono per affermare, negare o esprimere un parere sulla probabilità di un evento.

Principali avverbi di giudizio:

avverbi di affermazione: appunto, certamente, certo, proprio, sicuramente, sicuro;

avverbi di negazione: neppure, non, nemmeno, neanche;

avverbi di dubbio: eventualmente, forse, probabilmente.

Principali locuzioni avverbiali di giudizio: di sicuro, di certo, per l’appunto, neanche per idea, senza dubbio.

ATTENZIONE!

Gli avverbi neanche, nemmeno, neppure sono accompagnati dalla negazione non quando seguono il verbo: "non mi ascolta nemmeno"; mentre si usano da soli quando lo precedono: "che maleducato! Nemmeno mi ascolta".

Sì e no e no, pur essendo classificati come avverbi, non hanno la funzione di determinare il significato di un’altra parola, ma servono a sostiutire un’intera frase, e quindi svolgono una funzione analoga a quella dei pronomi: "hai comprato il pane?" "Sì (=ho comprato il pane)", "sei andato a scuola?"  "No (=non sono andato a scuola)".

Seleziona la risposta corretta fra quelle disponibili. Se rispondi bene, vedrai lo sfondo diventare di colore verde.

  1. Per indicare un tempo passato, diciamo:
    • fra un anno
    • un anno fa
  2. "Talvolta" è un avverbio:
    • di tempo
    • di modo
  3. Nelle frasi negative "mai":
    • rafforza la negazione
    • significa "qualche volta"
  4. "Già", usato da solo, nelle risposte, significa:
    • forse
  5. "In men che non si dica" significa:
    • presto
    • molto velocemente
  6. Per indicare il giorno prima di ieri, diciamo:
    • ieri fa
    • l'altro ieri
  7. Scegli la frase corretta:
    • Non mi piace nemmeno
    • Non nemmeno mi piace
  8. "Mai" è a volte usato con il significato di:
    • ormai
    • qualche volta
  9. Per indicare un tempo futuro, diciamo:
    • due settimane fra
    • fra due settimane
  10. "Appunto" è un avverbio:
    • di affermazione
    • di dubbio

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Commenti [35]

  1. Mirela scrive:

    Credo che.ho risposto bene

  2. Helena scrive:

    Ho fatto un errore ma solo per la distrazione. Vorrei sapere quando si usa la locuzione *in men che non si dica* Mi può scrivere la locuzione nel contesto? Grazie mille.

    • Zanichelli Avatar

      Cara Helena, qualche esempio: “arriverò da te in men che non si dica”; “non ti preoccupare, guarirai in men che non si dica”.
      A presto
      Prof. Anna

  3. LUIS scrive:

    Ci sono tanti che ho bisogno d’esercitare di più.
    Alcuni fanno confusione.

    Grazie.

  4. Svetlana scrive:

    Buon giorno. “Un anno prima e un anno fa” quando si usa “prima” e quando si usa “fa”? Grazie.

    • Zanichelli Avatar

      Cara Svetlana, usiamo “un anno prima” quando c’è un riferimento, un paragone, per esempio: “mia figlia ha cominciato la scuola un anno prima” significa “un anno prima del normale”, oppure “mi sono diplomata un anno prima di te”. Spero di aver chiarito il tuo dubbio.
      Un saluto
      Prof. Anna

  5. andree scrive:

    Gentilissima prof.essa Anna,
    Grazie mille per le vostre lezioni sempre molte utili.
    Questo esercizio sembra facile. Ho sbagliato tuttavia
    no 2 + 8.
    Cordiali saluti e buon fin settimana a tutti(e).

  6. maria scrive:

    Primo bene letto la spiegazione e poi fatto l’esercizio senza errori! Grazie Prof Anna era molto chiaro!
    Buon fine settimana, Maria

  7. Anita scrive:

    Cara prof.ssa Anna,
    Questa volta ho studiato lungo su questa lezione e solo ho risposto la terza frase scorretta. Questa volta ne ho trovato più.difficile di usuale, ma a volta altre cosa vanno anche a volte così; ma sono contenta con la risulta e questo lesione trovo perciò molto utile. Grazia mille.
    Con saluti cordiali dal Olanda
    Anita

  8. È sempre di grande aiuto le lezione sul blog.Tipi di avverbi 2, mi hanno chiarito abbastanza certe dubbie con rifferimento ai avverbi.
    Grazie

  9. Svetlana scrive:

    Gentilissima professoressa Anna, mille grazie.
    Abbastanza chiaro.

  10. aurora scrive:

    Qual’e’ un avverbio di sorpresa

    • Zanichelli Avatar

      Cara Aurora “di sopresa” è una locuzione avverbiale.
      A presto
      Prof. Anna

  11. Gent.ma Prof. Anna, le invio un commento sul Cinema:
    Si, mi piace andare al Cinema ed ho visto tanti film italiani e tedeschi.
    Mi piace vedere i film per distrarmi, ma anche per conoscere ed apprendere cose nuove e vivere alcune emozioni.
    A me piacciono tutte le diversità di film: commedie, drammatici e film d’azione, basta che siano ben fatti ed abbiano un contenuto significativo.
    Non andrei mai a vedere un film di orrore, oppure quei film di fantascienza, che non mi dicono niente.
    Di film e di registi preferiti ce ne ho alcuni: La vita è bella di Roberto Benigni; il Piccolo Budda di Bernardo Bertolucci; il film Chocolat, con Juliette Binoche e Jonny Depp; l’ultimo Samurai con Tom Cruise.
    Non so dire qual’è il mio film o il mio regista preferito, perchè ce ne stanno diversi. Certe volte mi piacciono anche dei film e dei registi poco noti. L’importante per me è che il contenuto, la trama del film sia interessante. Altresi importante è che nel film ci sia un po’ di emozione.
    Distinti saluti
    Rino R. Cecconi

    • Zanichelli Avatar

      Caro Rino, hai scritto un ottimo testo, ti faccio solo qualche correzione: “A me piacciono tutti i generi di film”; “film dell’orrore”; “Di film e di registi preferiti ne ho alcuni”; “qual è”; “ce ne sono diversi” “L’importante per me è che il contenuto, la trama del film, sia interessante”; “altresì”.
      Un saluto e a presto
      Prof. Anna

  12. Vania scrive:

    Gentilissima Professoressa Anna,
    qual è la differenza tra sempre e per sempre nelle frasi al futuro?
    Es.: Ti amerò sempre; Ti amerò per sempre.
    Cosa significa letteralmente ”per sempre”?

    • Zanichelli Avatar

      Cara Vania, il significato è lo stesso, “per sempre” rafforza il significato di “sempre” e significa “per tutto il tempo, per l’eternità”.
      Un saluto
      Prof. Anna

  13. José scrive:

    Gentile prof. Anna,
    Io capisco l’avverbio “appena”, ma non riesco a capire la locuzione avverbiale “non appena”; non mi sembra che sia il contrario di “appena”. Per esempio nelle frasi:
    “appena ha smesso di lavorare,…” e “non appena ha smesso di lavorare,…”
    l’avverbio “non” della seconda frase non mi sembra che indicasse che sia la negazione della prima frase.
    Potrebbe, per favore, spiegarme il senso della locuzione “non appena”?, qual è la differenza tra “appena” e “non appena”?
    Ho un’altra domanda, qual è l’origine della locuzione avverbiale “in men che…”?, la quale non mi sembra italiana (men).
    La ringrazio anticipatamente per le sue risposte.
    Cordiali saluti

    • Zanichelli Avatar

      Caro José, “appena” e “non appena” hanno lo stesso significato, in “non appena” il “non” ha perso il suo specifico valore di negazione ed è utilizzato in maniera pleonastica (cioè è logicamente e sintatticamente superfluo, ma è usato con valore rafforzativo o per denotare un particolare registro espressivo), quindi è possibile utilizzare indifferentemente “appena” e “non appena”, ma, cito da un articolo dall’Accademia della Crusca, “con l’accortezza di considerare che il “non” premesso ad “appena” attribuisce al significato complessivo del periodo una vivacità sensibilmente maggiore, dovuta all’apparente diminuzione dell’arco temporale che separa l’azione della frase secondaria rispetto a quella espressa nella reggente”. Per quanto riguarda “in men che”, quel “men” sta per “meno”: “in meno che”.
      Un saluto
      Prof. Anna

      • José scrive:

        Grazie mille prof. Anna, come sempre lei è la migliore!

  14. LoraSweet scrive:

    Gentile Prof. Anna,
    la locuzione ”per sempre” indica eternità o per tutto il tempo. Cosa si intende per ”per tutto il tempo”?
    E poi, quando incontriamo questa locuzione, come facciamo a capire se indica eternità o altro? Per esempio:
    Dio esisterà per sempre. Qui è chiaro che indica un tempo eterno.
    Ma in espressioni come ”restare giovani per sempre, ti amerò per sempre, sarà ricordato per sempre….”?

    • Zanichelli Avatar

      Cara Lora, indica entrambe le cose, possiamo capirlo dal contesto, in una frase come “Dio esisterà per sempre” si intende “per l’eternità”, mentre in frasi tipo “ti amerò per sempre” si intende “per tutta la vita”, “per tutto il tempo della mia vita”, è il contesto quindi che ci aiuta a capire il significato di questa espressione.
      Un saluto
      Prof. Anna

  15. buongiorno prof, vorrei avere una risposta chiara per la differenza tra le preposizioni articolate e quelle simplici
    cioè quando mettiamo l’articolo? e quando non lo mettiamo? già è difficile trovare la preposizione opportuna
    grazie in anticipo
    e senza dimenticare di ringraziarLa per la sua bravura di pubblicarci corsi cosi dettagliati ed interessanti

    • Zanichelli Avatar

      Cara Tyna, questo è sempre un argomento complesso per chi impara l’italiano e non sempre ci sono regole precise, ma vediamo qualche indicazione generale: con i nomi di famiglia (eccetto mamma e papà), non si usa l’articolo davanti agli aggettivi possessivi mio/a, tuo/a, suo/a, nostro/a e vostro/a e quindi si userà una preposizione semplice: “devi telefonare a tuo padre” ma “devi telefonare al tuo papà”, se il nome di parentela è alterato o accompagnato da aggettivo si usa l’articolo e quindi la preposizione articolata: “devi telefonare al tuo vecchio padre”; con le forme plurali degli aggettivi possessivi si usa l’articolo e quindi le preposizioni articolate: “devi telefonare ai tuoi nonni”. Le preposizioni “a” e “in” non prendono l’articolo in alcune espressioni di luogo come “a casa”, “a scuola”, “a teatro”, “in ufficio”, “in casa”, ma quando il nome è seguito da aggettivo o da un complemento di specificazione si usa la preposizione articolata: “lo spettacolo andrà in scena al teatro Comunale”, “sono nell’ufficio del mio capo”; in questo articolo troverai alcuni esempi relativi all’uso delle preposizioni articolate: https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2010/09/23/le-preposizioni-articolate/. Presto verrà pubblicato un approfondimento su questo argomento.
      A presto
      Prof. Anna

  16. Salve!
    Mi chiedevo: in analisi logica, gli avverbi di modo diventano complementi avverbiali di modo, quelli di tempo diventano complementi avverbiali di tempo (determinato o continuato) e in modo simile si comportano gli avverbi di luogo. Gli avverbi di quantità, invece, diventano i vari avverbi di quantità a seconda del contesto.

    Ma gli avverbi di giudizio o valutazione, in analisi logica, cosa diventano? Si comportano tutti come gli avverbi di negazione che si considerano insieme agli elementi che modificano senza acquisire una particolare funzione logica di complemento?

    E gli avverbi definiti da alcune grammatiche (tra cui una di quelle della Zanichelli, credo) “testuali”?

    • Zanichelli Avatar

      Caro Bernardo, gli avverbi di giudizio in analisi logica sono analizzati come avverbi in base alla loro funzione, ad esempio “forse” = avverbio di dubbio oppure “certamente”= avverbio di affermazione. Gli avverbi testuali dal punto di vista sintattico collegano due frasi.
      Un saluto
      Prof. Anna

  17. José scrive:

    Gentile prof. Anna,
    Ho due dubbi rispetto all’uso degli avverbi:
    1.- La preposizione “da”, quando ha un valore temporale e si riferisce a un punto di partenza o di origine nel tempo passato, può essere sostituita per l’avverbio “fa”?. Ad esempio: “Abito a Bologna da due anni” – “Abito a Bologna due anni fa”.
    2.- Invece, se la frase è al futuro, la preposizione “da” non può essere sostituita per l’avverbio “fra”?. Ad esempio: “Da una settimana comincio ad andare in piscina” (frase sbagliata, sarebbe “Da lunedì…”?) – “Fra una settimana comincio ad andare in piscina”.
    Per contro, le frasi seguenti sarebbero corrette?: “Da domani comincio ad andare in piscina” – “Fra un giorno comincio ad andare in piscina”.
    La ringrazio anticipatamente per le sue risposte.
    Cordiali saluti

    • Zanichelli Avatar

      Caro José, l’evverbio “fa” e la preposizione “da” non sono intercambiabili. Si usa “da” per azioni iniziate nel passato ma che continuano nel presente, il verbo è infatti solitamente al presente: “abito a Bologna da due anni”, mentre l’avverbio “fa” si usa per indicare il momento nel passato in cui un’azione è cominciata, il verbo è infatti al passato: “mi sono trasferito a Bologna due anni fa”. L’espressione “da domani” significa “tra un giorno” perché l’indicazione del futuro è già implicita nella parola “domani” e anche “da+ il nome del giorno” (da lunedì) può significare “il prossimo lunedì”, mentre “da una settimana” non può significare “tra una settimana”, ma “da una settimana” si riferisce solo a un’azione cominciata nel passato (abito a bologna da una settimana). Quindi sono corrette le frasi: “fra una settimana comincio ad andare in piscina”; “da domani comincio ad andare in piscina”, “fra un giorno comincio ad andare in piscina”, “da lunedì comincio ad andare inpiscina”.
      Un saluto
      Prof. Anna

  18. Federica scrive:

    Gentile Prof.essa,
    la ringrazio anticipatamente per la cortese risposta. Trovo analizzato l’avverbio improvvisamente talvolta come avverbio di tempo e talvolta di modo. Anche i dizionari riportano definizioni differenti…come considerarlo?
    Grazie ancora

    • Zanichelli Avatar

      Cara Federica, “improvvisamente” significa “in modo imprevedibile, inaspettato”, “di sorpresa”, “inaspettatamente”, quindi lo qualificherei come avverbio di modo.
      A presto
      Prof. Anna

  19. Prof. Anna,
    esiste una scheda che spieghi quando usare “successivo” o “prossimo”?
    Grazie Carlo

    • Zanichelli Avatar

      Caro Carlo, no, non c’è in questo blog. Potrebbe essere un argomento interessante da affrontare prossimamente.
      A presto
      Prof. Anna

  20. Donia scrive:

    grazie mille

  21. Filippo scrive:

    “Troppo” aggettivo e avverbio:

    Come aggettivo “troppo”, che può significare “Che eccede la giusta misura o quantità”, concorda in genere e in numero con il soggetto o il nome cui fa riferimento: “Loro avrebbero avuto troppa paura”, frase in cui “troppa” concorda in genere (femminile) e numero (singolare) con il nome “paura”, femminile singolare. Come avverbio rimane sempre invariato in-o nonostante il genere e il numero di un nome: “Questa birra è troppo (non “troppa”) fredda” e “Questi pranzi sono troppo (non “troppi”) abbondanti”.

    Penso sia giusto

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