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Aula di Lingue

Tipi particolari di interrogative dirette

Prof. Anna
Grammatica,   La lingua italiana

Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, oggi continuiamo e concludiamo lo studio delle frasi interrogative dirette prendendo in esame tipi particolari di interrogative, che possiamo considerare "domande non domande", vediamo insieme come sono costruite e cosa esprimono.

Buona lettura!

Prof. Anna

Non tutte le frasi interrogative sono domande vere e proprie, cioè richieste di informazioni, a volte chi parla si serve di espressioni sotto forma di domanda per coinvolgere, spronare la persona con cui sta parlando o manifestare il proprio stato di incertezza o perplessità; in questi casi abbiamo le interrogative volitive, retoriche e dubitative.

Interrogative volitive→ contengono, in forma di domanda, un consiglio, un divieto, un’esortazione, un invito; le varietà di questo tipo di domande sono numerose, sono espresse in forma negativa (con non):

→ "perché non cominci a fare sport?" (consiglio); 

→ "non dovresti lavorare adesso?"; "e se ti mettessi a lavorare?"; "vuoi metterti a lavorare?" (esortazione);

→ "perché non vieni al cinema con noi?" (invito);

→ "non ti metterai mica a guardare la TV?" (divieto).

Interrogative retoriche→ sono frasi che, anche se sono in forma di domanda, sono vere e proprie affermazioni; queste frasi sono espresse in forma negativa e si presume e si vuole che si risponda in maniera positiva:

→ "non sono troppo stretti questi pantaloni?" (cioè chi parla pensa che i pantaloni siano troppo stretti); "non credi che Maria abbia esagerato?" (chi parla crede che Maria abbia esagerato); "non fa caldo?" (chi parla afferma e crede che faccia caldo).

In assenza della negazione non, possono essere anche contrassegnate da –vero– o –non è vero-:

→ "ti sei annoiato, vero?";

→ "è molto noioso questo libro, non è vero?".

Un tipo di interrogativa retorica in forma negativa è quello che chi parla rivolge a chi ascolta per ricordargli fatti o propositi che quest’ultimo sembra aver dimenticato, spesso come rafforzativo si usa –ma– come elemento introduttivo:

→ "ma non dovevamo andare al cinema stasera?" (Sì, me ne sono dimenticato);

→ "non dovevi venirmi a prendere da scuola?" (Sì, me ne sono dimenticato).

Interrogative dubitative→ questo tipo di interrogativa esprime un dubbio o una supposizione, un sentimento di meraviglia; di solito non richiede una risposta.

Se è introdotta da che vuole il congiuntivo:

→ "vedo qualcuno che arriva in bicicletta. Che sia Andrea?";

→ "ho visto qualcuno che arrivava in bicicletta. Che fosse Andrea?".

Se è introdotta da -(e) se- può avere il congiuntivo (imperfetto o trapassato) o l’indicativo:

→ "non prendo l’ombrello" "E se piovesse-piove-pioverà?".

Il valore dubitativo può essere espresso anche dall’indicativo futuro:

→ "che ore saranno?";

→ "come si dirà in inglese questa frase?".

Per esprimere incertezza su quello che va fatto si può avere anche l’infinito:

→ "Che fare? Dove andare?"

 

Seleziona la risposta corretta fra quelle disponibili. Se rispondi bene, vedrai lo sfondo diventare di colore verde.

  1. La frase: "non è troppo salata questa pasta?" è:
    • un'interrogativa volitiva
    • un'interrogativa dubitativa
    • un'interrogativa retorica
  2. La frase della domanda precedente significa:
    • che la pasta è troppo salata
    • che la pasta è poco salata
  3. La frase: "perché non venite a cena da me sabato sera?" espime:
    • invito
    • un divieto
  4. Scegli la frase corretta:
    • Sento dei passi nella stanza accanto. Che sono i ladri?
    • Sento dei passi nella stanza accanto. Che siano i ladri?
    • Sento dei passi nella stanza accanto: Che fossero i ladri?
  5. La frase della domanda precedente esprime:
    • volontà
    • sorpresa
    • dubbio
  6. La frase: "non ti vergogni?" significa:
    • ti dovresti vergognare
    • non ti dovresti vergognare
  7. La frase: "ma non doveva fare Marco la spesa oggi?" significa:
    • che Marco ha fatto la spesa
    • che Marco non ha fatto la spesa
  8. La frase: "non è bellissimo questo bambino?" significa:
    • che il bambino non è bellissimo
    • che il bambino è bellissimo
  9. La frase: "volete smettere di fare rumore?" è:
    • un'interrogativa volitiva
    • un'interrogativa dubitativa
    • un'interrogativa retorica
  10. La frase: "cosa starà facendo Marco in questo momento?" è:
    • un'interrogativa volitiva
    • un'interrogativa dubitativa
    • un'interrogativa retorica

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Commenti [63]

Rispondi a Schmitt M. Christine Annulla risposta

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  1. Perfetto! Grazie mille!

  2. Ewunia scrive:

    Molto utile, tante grazie!

  3. Profesoressa, ti ringrazio

  4. duli scrive:

    ‘e magnifico. Tante grazie

  5. Katalin scrive:

    Scusatemi, ma non trovo un buon posto su questo blog per chiedere:
    quando si usa “meglio” e quando si usa “di piú”.

    Sono ungherese e come sto pensando nella mia lingua, non capisco bene la differenza.

    Stavo cercando sull’internet, ma non trovo niente di utile. Nemmeno nei miei libri… Sono sicura che in italiano non é un argomento interessante, ma per me sí.

    Potete aiutarmi, per favore?

    Aspetto speranzosamente e vi ringrazio la risposta in anticipo.
    A presto.
    Katalin

    • Zanichelli Avatar

      Caro Katalin, i due termini hanno significati diversi: l’avverbio “meglio” significa “in modo migliore” con riferimento alla qualità: “in questo ristorante si mangia meglio” = “in questo ristorante si mangia in maniera più soddisfacente (il cibo è più buono), mentre “di più” significa in maggiore quantità, in maggior misura (si riferisce alla quantità e non alla qualità) “in questo ristorante si mangia di più” = “si mangia in maggiore quantità, una quantità maggiore di cibo”. Spero di aver chiarito il tuo dubbio.
      A presto
      Prof. Anna

  6. Yolanda scrive:

    Grazie

  7. Rino scrive:

    Non so dov’è andato.

    Si potrebbe utilizzare il congiuntivo “sia” in quanto la frase è incerta?
    Grazie
    Un caro saluto.

    • Zanichelli Avatar

      Caro Rino, la tua ipotesi è corretta, nelle interrogative indirette è possibile usare anche il congiuntivo.
      Un saluto
      Prof. Anna

  8. Rino scrive:

    Peccato!
    Un errore.

  9. Rino scrive:

    Rivolta a una donna: Non ti ho riconosciuta, è corretto?
    Mi sa che la Professoressa in italiano mi boccia:-)

    • Zanichelli Avatar

      Caro Rino, la frase è corretta ma sarebbe corretto anche dire: “non ti ho riconosciuto”; l’accordo con il participio passato è facoltativo con i pronomi atoni non di terza persona, per ripassare questo argomento ti consiglio questo articolo: http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=3388
      Un saluto
      Prof. Anna

  10. Kate scrive:

    Faccio sempre fatica a capire quando si mette ‘di’ dopo la parola sembrare. Pensavo che quando ‘sembrare’ fosse seguito da un infinito, tipo, “mi sembra di capire,” allora si inserisce la preposizione. Però, nella sua spiegazione che cito sotto, dice “sembra aver dimenticato…” Può chiarire un po’ per me? La ringrazio.

    Un tipo di interrogativa retorica in forma negativa è quello che chi parla rivolge a chi ascolta per ricordargli fatti o propositi che quest’ultimo sembra aver dimenticato, spesso come rafforzativo si usa -ma- come elemento introduttivo:

    • Zanichelli Avatar

      Cara Kate, quando “sembrare” è usato in modo “personale” se il soggetto è lo stesso per la reggente e la subordinata possiamo omettere -di- prima dell’infinito: “Luca sembra essere in ritardo”, in questo caso il soggetto è sempre “Luca” (Luca sembra; Luca è in ritardo); mentre se “sembra” viene usato in modo impersonale dobbiamo mettere -di- prima dell’infinito: “mi sembra di avere la febbre”. Spero di aver chiarito il tuo dubbio.
      A presto
      Prof. Anna

  11. Anita scrive:

    Cara Prof.ssa Anna,
    Grazia mille per la lezione molto utile interessante e istruttiva da cui ho imparato molto, anche questa volta e non ho commesso un sbaglio, ma ho dovuto riflettere una volta, che non trovo mica male.
    Mi godo ancora i commenti della scorsa lezione
    Con saluti cordiali a tutti dal Olanda
    Anita

  12. molto interessante.Grazie

  13. Anita scrive:

    Cara Prof.ssa Anna,
    Perché ho guardato questa lezione ancora di più, mi è dato la seguente frase nell’occhio:”cosa starà facendo Marco in questo momento?” Mi sono accorgo che si possa congiungere il gerundio in quasi tutte le forme grammaticale, invece solo in indicativo presente ed imperfetto, ma anche in quasi tutte le forme. Come ” Cosa starebbe facendo Marco in questo momento ?” “Mi chiedo che stesse cercando i poliziotti nel parco ieri sera così tardo” eccetera. Se può spiegarmi, oppure io avrai ragione, ho imparato di più di questa tema. Se io avrei ragione, ho imparato molte cose in italiano che mi fa molto orgogliosa. Credo che scoprirò di più in questo modo e ho salvato tutte queste cose come notozie negli bookmarks dello mio iPad e Lei ringrazio in anticipio per la sua spiegazione con saluti cordiali dal Olanda
    Anita

    • Zanichelli Avatar

      Cara Anita, nelle frasi che mi scrivi c’è la forma “stare+gerundio”, quindi è il verbo “stare” che può essere coniugato a piacere e non il gerundio. Quando parliamo di un’azione che è in corso di svolgimento, possiamo usare il verbo stare + gerundio, per esempio: io e Marco stiamo studiando matematica; prima stavo mangiando, ora sto studiando.
      Un saluto
      Prof. Anna

  14. Anita scrive:

    Cara Prof.ssa Anna,
    La sua spiegazione mi è chiare, ma mia domanda è la causa dalla 10º frase:” Cosa starà facendo Marco in questo momento”?
    Mi sembrava anche un gerundio con un coniugato dal verbo “stare” nel futuro semplice, oppure mi devo sbagliare di nuovo.
    Coincidentalmente ho trovato un sito olandese del instituito linguese, chi ha sul sito 7 video di provera e sono gratuiti di vedere ed si trattano sui dialoghi italiani in combinazione di un giro turistico nella città di Bologna ed anche sono toccata positivamente da una canzona cha abbia suonato mentre il dialogo su cuocere. Che vorrei condividere con voi tutti. Se clicca sul seguendo, voi lo trovarete http://ntracademie.nl/cursussen/cursuspagina/10-stappencursus-italiaans/stap/7.html
    Anche ho trovato il canzone: “Romagna mia, Romagna in fiore” in cui trovo il testo nella prima parte della canzone molto bello edi più l’ho cantato, di più l’ho capito ed ora lo canto dalla mia memoria che mi piace.
    Con saluti cordiali a tutti
    Anita dal Olanda

    • Zanichelli Avatar

      Cara Anita, mi fa piacere condividere questa pagina, oltretutto Bologna è la mia città e credo valga la pena di visitarla e conoscerla.
      Un saluto
      Prof. Anna

  15. Anita scrive:

    Cara Prof.ssa Anna,

  16. Anita scrive:

    Cara Prof.ssa Anna,
    Nel frattempo ho visto molti video che hanno dimostrato la molto bella rossa e credo di scrivere un’espressione conosciuto per Lei. Ogni volta che visito i siti che trattano su questa città bellissima, mi godo enorme. I Bolognesi mi sembrano anche veramente simpatici. Salire la torra degli Asinelli dev’essere molto fatica, ma ne vale anche la pena. Se vengo in Italia, volo per Bologna, perché sono toccata positivamente. Il canto “Romagna mia”, sta sul una degli video alla destra del sito che ho lasciato nel mio commento, sopra di questo. Come ho scritto già, ho fatto un download della canzone ed anche ho il testo e la canto dalla memoria mia. Spero di visitare Bologna, ma mia sanità è purtroppo così male, che ne sia Infatto impossibile, ma sempre dico che i miracoli succedono ancora e spero di farcela ancora. Con saluti cordiali a tutti
    Anita dal Olanda

    • Zanichelli Avatar

      Cara Anita, spero che tu possa al più persto visitare Bologna!
      Un saluto
      Prof. Anna

  17. Zoi scrive:

    Buonasera
    vorrei chiedere qual e la differenza tra “inoltre” e “per di piu”.possiamo usarli tutti i due all inizio di una frase?Mi faccia un esempio?

    • Zanichelli Avatar

      Caro Zoi, “inoltre” e “per di più” sono sinonimi, eviterei di utilizzarli all’inizio di una frase dopo un punto fermo in quanto hanno il significato di “oltre a ciò” e collegano due frasi con un riferimento diretto a qualcosa detto precedentemente, nella frase che li precede.
      Un saluto
      Prof. Anna

  18. Viktoria scrive:

    Cara Prof.ssa Anna,
    sto studiando l’italiano e ho un problema. Non capisco la differenza tra il verbo c’è e ce.Vorrei sapere quando e in qualle situazioni spesso usiamo.
    Grazie.

    • Zanichelli Avatar

      Cara Viktoria, “c’è” è formato dalla particella -ci- + la terza persona singolare del verbo “essere” e significa “essere ed esprime presenza, esistenza: “non c’è problema” (=non è presente nessun problema); mentre -ce- non è un verbo ma è la particella -ci- che, davanti a un altro pronome, si trasforma in -ce-, per approfondire ti consiglio questo articolo: http://www.zanichellibenvenuti.it/wordpress/?p=2144
      A presto
      Prof. Anna

  19. Katalin scrive:

    Cara prof.ssa Anna,
    La ringrazio dell’aiuto. La Sua risposta era chiarissima.
    Peró devo ancora pensarci su, cercare molti esempi per non soltontano sapere, ma anche sentire (come sento la mia lingua materna) la differenza tra migliore e di piú.

    A presto:
    Katalin

    P.S.: sono una donna… :-), ma il mio nome, scritto in italiano non é cvidente.

  20. Fausto scrive:

    Ho piacevolmente fatto un passo indietro ai tempi delle scuole medie!
    …non credete che questa lezione sia molto utile? …avanti, dite che tipo di interrogativa è!!!
    ahahah!
    grazie
    PS: aiutiamo la lingua italiana a difendersi dagli stupri del “piuttosto che” usato in senso di “oppure”, dal mefitico “attenzionare” o dall’americanizzazione del latino “plus” che i dilaganti ignoranti leggono “plas”!!!

  21. Marco scrive:

    Ho da tempo questo dubbio che riguarda la frase interrogativa rivolta a se stessi. Deve essere trattata come una normale frase interrogativa e quindi scritto con le virgolette del discorso diretto (ad esempio; “Dove devo andare domani?” si domandò Giovanni mentre meditava fra sé….), oppure è consentito considerarla uno dei tanti pensieri che può avere in testa il personaggio e quindi omettere le virgolette? In questo caso il punto interrogativo va messo subito dopo la domanda (Dove devo andare donami?, si chiese Giovanni…) oppure alla fine della frase (Dove devo andare domani, si chiese Giovanni meditando fra sé?)?
    Grazie.

    • Zanichelli Avatar

      Caro Marco, puoi usare le virgolette oppure ometterle, in questo caso è una scelta stilistica, ma il punto interrogativo va messo subito dopo la domanda.
      A presto
      Prof. Anna

  22. “Non so chi tu sia”
    “Non so chi tu sei”

    Nelle interrogative indirette esplicite il verbo può essere all’indicativo, al congiuntivo o al condizionale. In più, se l interrogativa è retta dal presente indicativo del verbo sapere solitamente c’è l’indicativo: “so quanto ci tieni a me”; mentre se il presente di sapere è alla forma negativa o se sapere è al passato (specialmente al negativo) possiamo avere sia l’indicativo sia il congiuntivo: “non so chi (tu) sei” o “non so chi tu sia”; “Non sapevo chi tu fossi” o “Non sapevo chi (tu) eri”.

    • Zanichelli Avatar

      Caro Massimiliano, il tuo ragionamento è corretto.
      Un saluto

      • Buongiorno, anche “non dico che” vuole il congiuntivo “non dico che tu sia incapace”, verosimilmente al ragionamento che ho fatto per “non sapere”. L’unica differenza è che “non dico che tu sia incapace” non è un’interrogativa indiretta, ma un’oggettiva. Se invece avessi scritto “Non dico quanto fosse cattivo” allora avremmo avuto un’interrogativa indiretta, introdotta da “quanto”, e avremmo potuto utilizzare anche l indicativo “era”.

        Corretto?

  23. Filippo scrive:

    1″non so se fossero…”
    2″non so se, quando non lavoravo qui al supermercato, ci fossero stati o meno quei prodotti…”
    3″non so se siano…”
    4″non so se siano stati…”
    5″non so se erano…”
    6″bisogna vedere quanto siano bravi”
    7″ricorda chi fosse?”

    …le prime cinque frasi sono delle interrogative indirette introdotte dal “se”: la prima al congiuntivo imperfetto per esprimere anteriorità rispetto ad un presente, perché il fatto potenziale del passato ha valore durativo; la seconda, sempre per esprimere anteriorità, al congiuntivo trapassato, perché il fatto potenziale si iscrive in un passato anteriore ad un altro nel contesto (chiaramente la prima funziona meglio, ma comunque la seconda esprime sempre anteriorità); la terza al congiuntivo presente per esprimere contemporaneità rispetto ad un presente; la quarta al congiuntivo passato per esprimere anteriorità, e la quinta all indicativo imperfetto per esprimere sempre anteriorità.

    Mentre per quanto rigurda la sesta e la settima ho dei dubbi. Allora, la sesta potrebbe essere o sempre un’interrogativa indiretta con un verbo di percezione come “vedere” nella reggente e l’interrogativa indiretta introdotta dalla congiunzione “quanto” (seguito dal congiuntivo); oppure una proposizione subordinata soggettiva che svolge, per così dire, la funzione di soggetto della proposizione reggente impersonale (bisogna) con il “quanto” che funge da avverbio. Per quanto riguarda la settima ho un forte dubbio… Che sia un’interrogativa diretta con il “chi” pronome interrogativo (quale persona), per chiedere l’identità di qualcuno, e con il verbo al congiuntivo imperfetto (anche qui un congiuntivo imperfetto che esprime un valore durativo rispetto al presente “ricorda”)per esprimere eventualità?

    Insomma, per quanto riguarda le prime cinque sono sicuro che sono corrette; ma per le ultime due non sono sicuro…

    • Zanichelli Avatar

      Caro Filippo, i tuoi ragionamenti sono esatti; la frase 6 è un’interrogativa indiretta è retta da un verbo di percezione in forma affermativa, in questo caso è più comune trovare l’indicativo (bisogna vedere quanto sono bravi), l’ultima è un’interrogativa diretta.
      Un saluto

      • Filippo scrive:

        Allora, quindi la sesta è un’interrogativa indiretta con un verbo di percezione come “vedere” nella reggente e l’interrogativa indiretta introdotta dalla congiunzione “quanto” (seguito dall indicativo, ma se ho ben capito il congiuntivo non è proprio da scartare); mentre, mi permetto di dire, se trovassi una negazione davanti alla frase ” NON bisogna vedere quanto sono/siano bravi”, il congiuntivo si potrebbe utilizzare quanto l indicativo (considerando poi che l’ uso dell’indicativo e del congiuntivo nelle interrogative indirette di solito non risponde all’alternanza indicativo = oggettività, congiuntivo = soggettività; ma potrebbe dipendere invece per lo più da fattori stilistici). La settima frase invece è un’interrogativa diretta con il “chi” pronome interrogativo (quale persona), per chiedere l’identità di qualcuno, e con il verbo al congiuntivo imperfetto (anche qui con il congiuntivo imperfetto, quando il fatto del passato ha un valore durativo, ovvero esprime una situazione in corso nel passato o abituale nel passato; e quindi che esprime un valore durativo nel passato, ma rispetto al presente “ricorda”) per esprimere eventualità.

        Mi sembra di aver ricapitolando correttamente.

        Grazie mille e buona giornata, prof.

        • Zanichelli Avatar

          Caro Filippo, sì, si potrebbe usare il congiuntivo, ma è più comune l’indicativo in questo caso.
          A presto

          • Filippo scrive:

            Ricorda chi fosse/era?

            Prof, di nuovo; a proposito di interrogative DIRETTE, avrei dei dubbi… Fuorché alcune regole generali, la scelta tra l indicativo e il congiuntivo (ma anche il condizionale) può dipendere anche dal verbo della principale? Nella stessa frase “Ricorda chi fosse?” se dovessimo riferirci al verbo “ricordare”, useremmo l indicativo (Ricorda chi era?), perché il verbo esprime giudizio o percezione; ma se volessimo dare alla frase una sfumatura dubitativa, allora useremmo il congiuntivo (Ricorda chi fosse?): Il congiuntivo dubitativo esprime un dubbio, un’incertezza, e si usa nelle proposizioni interrogative dirette, soprattutto con il verbo essere…In più, la nostra interrogativa diretta dovrebbe essere parziale, in quanto la domanda investe solo uno degli elementi della frase, e la risposta riguarda solo l’elemento non noto: Nella domanda “Ricorda chi fosse? voglio sapere chi era, e non altro… Ritornando alla scelta del tempo nell interrogativa diretta, solitamente si usa l indicativo (nell esempio sovrascritto credo sia accettabile). E come ho detto nella risposta precedente “Ricorda chi fosse” è un’interrogativa diretta con il “chi” pronome interrogativo (quale persona), per chiedere l’identità di qualcuno, e con il verbo al congiuntivo imperfetto (se vogliamo dare una sfumatura dubitativa alla domanda; altrimenti userei l indicativo “era”) anche qui un congiuntivo imperfetto che esprime un valore durativo rispetto al presente “ricorda”).

            P.s la frase “Possiamo vedere che uomo fosse” è un’interrogativa indiretta, perché abbiamo un verbo di percezione, come vedere, guardare, osservare; e poi il “che” è un aggettivo interrogativo (usato in forma indiretta).

            È corretto?

          • Zanichelli Avatar

            Caro Filippo, è corretto.

  24. Alberto scrive:

    Non ricordavo che tizio fosse qui (Proposizione oggettiva, che oltretutto esprime contemporaneità al passato rispetto alla verbo della principale);

    Non ricordavo che strada fosse (Interrogativa indiretta con aggettivo interrogativo);

    Non ricordavo che (o “che cosa”, “cosa”) avesse detto tizio (Interrogativa indiretta con pronome interrogativo)

    Sono corrette le mie analisi?

  25. Romeo scrive:

    “Sei sicuro che ci siano?”
    “se sicuro?” interrogativa diretta; “che ci siano” subordinata oggettiva esplicita al congiuntivo retta da “sei sicuro (proposizione indipendente principale)”… Tuttavia, se ho ben capito, le interrogative dirette, essendo indipendenti, non dipendendo da nessun’altra proposizione; sono appunto completamente indipendenti, sia dal punto di vista sintattico sia dal punto di vista del significato. Però questo non significa che altre frasi non possano dipendere dalle interrogative dirette, credo; nel senso che, nel nostro caso, la subordinata “che ci siano” dipende, in quanto subordinata, dall interrogativa diretta, la quale invece, essendo indipendente e principale, non dipende da nessun’altra frase…

    Spero di aver detto giusto

    • Zanichelli Avatar

      Caro Romeo, è corretto.

      • Romeo scrive:

        Dimenticavo di dire che nella diretta “Sei sicuro che ci siano?” usiamo il congiuntivo perché si vuole esprimere un dubbio, una perplessità, un’esitazione; ma potremmo usare anche l indicativo che è il tempo che si usa di solito nelle dirette (soprattutto se presente un’espressione che esprime certezza come “Sei sicuro”, ecc). Quindi potremmo scrivere “Sei sicuro che ci sono?”. Stesso ragionamento in questa frase “Sei sicura che non stiano (o “sono”) lì?”

        • Zanichelli Avatar

          Caro Romeo, è esatto.

          • Romeo scrive:

            Salve, prof; anche in queste “Ti pare che non mangi?” o “Ti pare che mi piaccia quel tipo?” farò l analisi: “Ti pare?”, interrogativa diretta; “che non mangi” e “che mi piaccia quel tipo”, subordinate soggettive al congiuntivo perché rette dal verbo “parere” nelle principali-reggenti (e che sono anche indipendenti come interrogative dirette).

            Corretto?

          • Zanichelli Avatar

            Caro Rome, è corretto.

  26. Cristina scrive:

    “non ricordo cosa volesse dire” è un’interrogativa indiretta con il verbo al congiuntivo imperfetto per esprimere un’azione passata con valore durativo; potremmo scrivere anche “non ricordo cosa abbia voluto dire”, ma a differenza della frase con il congiuntivo imperfetto, qui esprimeremmo un’azione, un evento ben definito e concluso nel tempo (senza valori durativi).

    corretto?

  27. ”Dove pensi che stia?”; ”Dove vuoi che sia?”:

    ”Dove pensi?”, ”Dove vuoi?”, interrogative dirette; ”che stia”, ”che sia”, subordinate oggettive esplicite al congiuntivo, rette da ”vuoi” e ”pensi”, verbi che richiedono il congiuntivo?

    Trovo che sia corretto.

    • Zanichelli Avatar

      Caro Filippo Maria, è corretto.

      • Anche in questa il ragionamento è lo stesso: “Com’è possibile che faccia così male?”; “Com’è possibile?”, interrogativa diretta; “che faccia così male”, subordinata soggettiva al congiuntivo, retta da “Com’è possibile” (nella interrogativa indipendente-principale), espressione impersonale che appunto richiede il congiuntivo nella subordinata.

        Corretto?

  28. Carlo scrive:

    “Voglio vedere come parano i rigori”

    …è un’interrogativa indiretta con il verbo “vedere” in forma affermativa nella principale; quindi nell’ indiretta troveremo facilmente l indicativo.

  29. Rinaldo scrive:

    “Mi descriverebbe che tipo di rapporto ci fosse tra voi?”

    …Le proposizioni interrogative dirette possono essere costruite con diversi modi verbali: di solito sono all’indicativo; ma quando si vuole esprimere un dubbio, una perplessità, un’esitazione, è possibile usare anche il condizionale o il congiuntivo (come nell’esempio iniziale). Nella stessa frase avrmemo potuto utilizzare anche l’indicativo “era”. Ah, la medesima frase potrebbe funzionare anche, levando il punto interrogativo, da interrogative indiretta (allora la scelta tra l’indicativo e il congiuntivo sarebbe ancor più libera): “Mi descriverebbe che tipo di rapporto ci fosse tra voi (il “che” fungerebbe da aggettivo interrogativo)”.

    Tutto corretto?

  30. Nicola scrive:

    1)”Speriamo che tu non ti addormenti”

    il verbo sperare nella principale regge il congiuntivo presente nella subordinata “addormenti”.

    2)”Cosa vorresti che io facessi?”

    ….Analisi: “Cosa vorresti?”, interrogativa diretta; “che io facessi”, subordinata oggettiva di primo grado (al congiuntivo imperfetto), perché nella principale c’è un verbo che esprime volontà o desiderio coniugato al condizionale presente. Tuttavia, le interrogative dirette, essendo indipendenti, non dipendendo da nessun’altra proposizione; sono appunto completamente indipendenti, sia dal punto di vista sintattico sia dal punto di vista del significato. Ciononostante questo non significa che altre frasi non possano dipendere dalle interrogative dirette: nel senso che, nel nostro caso, la subordinata “che io facessi ” dipende, in quanto subordinata, dall’interrogativa diretta “Cosa vorresti?”, la quale, invece, essendo indipendente e principale.

    3)”Sostenere”, congiuntivo o indicativo?

    …Di base il verbo “Sostenere” regge l’indicativo: “Sostengo che tizio ha ragione”. “Sostenere” rientra tra i verbi della “realtà”, quelli che reggono l’indicativo, ma ci può essere un’alternanza tra i due modi, e le differenze sono spesso minute: “Lui sostiene che la verità è un’altra”, ma “Lui sostiene che Sabrina sia molto simpatica”. Nella prima frase, la “verità” sostenuta può essere oggettiva ( sì / no), nella seconda non esiste una verità oggettiva (non c’è una legge che definisca chi è simpatico e chi no).Quindi si usa l’indicativo con un’affermazione certa, sicura; si usa il congiuntivo per lasciare la possibilità del dubbio.

    Penso sia corretto

  31. Francesco scrive:

    1)”Ma che (cosa) ne sapeva tizio che la chiesa fosse gialla?”

    …In questa frase il “che” è un pronome interrogativo e significa “quale cosa” (usato in proposizioni interrogative dirette e indirette, spesso seguito da “cosa” il quale, nel linguaggio corrente, si adopera anche al posto di “che”). E come interrogativa diretta, possiamo usare il congiuntivo perché stiamo esprimendo un dubbio, una perplessità, un’esitazione; ma anche l’indicativo che è il modo più usato nelle dirette. Quindi sarebbe corretto anche “era”: “Ma che (cosa) ne sapeva tizio che la chiesa era gialla?”.

    Penso sia ok