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[post_content] => Care lettrici e cari lettori di Intercultura blog, sono molte le espressioni formate con l'avverbio fuori. Vediamole insieme.
Buona lettura!
La parola fuori ha diverse funzioni, può essere una preposizione, un avverbio e un sostantivo. Come avverbio, in unione con alcuni verbi, forma espressioni di uso comune. Eccone alcune:
Può essere rafforzato da altri avverbi o accompagnato da preposizioni:
Per approfondire:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/09/28/espressioni-con-la-preposizione-fuori/
Nell'esercizio che segue, è necessario inserire solo il verbo (o il sostantivo) e l'avverbio corrispondenti alla definizione data.
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Buona lettura!
Prof. Anna
GLI AVVERBI FOCALIZZATORI
Alcuni avverbi, che vengono assimilati a quelli di valutazione, hanno in realtà una funzione più precisa: servono a puntare l'attenzione ed enfatizzare un dato elemento della frase, mettendolo così a fuoco e per questo sono chiamati focalizzatori. Questi avverbi sottolineano un elemento della frase, che può essere un verbo, un aggettivo o un avverbio.
I più comuni sono:
- addirittura → ero così stanco che mi sono addirittura addormentato sul divano (riferito al verbo);
- anche, pure → ho mangiato anche troppo! (riferito all'avverbio);
- soprattutto, particolarmente, specialmente → amo i dolci, soprattutto il cioccolato (riferito al nome);
- perfino → lo capisce perfino un bambino;
- davvero, proprio → sei davvero simpatico!; è proprio freddo oggi;
- almeno → costerà almeno cinquecento euro!;
- solo, soltanto → a pranzo bevo solo acqua;
- talmente → è un musicista talmente bravo!
⇒ Uso di affatto
L'avverbio
affatto in origine significava
del tutto, interamente→ è affatto diverso = è del tutto diverso, con il tempo questo valore rafforzativo ha cominciato a essere usato soprattutto in frasi negative→
non sono affatto stanca, tanto che oggi gli si attribuisce, erroneamente, il significato di
per niente, per nulla ma di per sé non ha un valore negativo; proprio a causa del valore esclusivamente negativo che ormai ha assunto viene usato in maniera assoluta in risposte come:
"Hai freddo?" "Affatto!" (= per niente, no), ma in questi casi, per evitare fraintendimenti, sarebbe meglio rispondere
"per niente" oppure
"nient'affatto".
⇒
Uso di assolutamente
L'avverbio
assolutamente significa
in maniera assoluta, senza limitazione o restrizione oppure, più comunemente,
in ogni modo, decisamente, ad ogni costo, soprattutto per dare alla frase un tono imperativo e categorico →
non voglio assolutamente dare il mio consenso!. Quando è unito ad aggettivi significa
del tutto, completamente →
sono assolutamente sicuro. Nelle risposte è comune usare
assolutamente da solo, in questi casi è il contesto ad attribuire all'avverbio un significato negativo o positivo →
"Sei stanco?" "Assolutamente" ("No, per niente");
"Ne sei convinta?" "Assolutamente" ("Senza dubbio", " "Certamente"), ma è preferibile, per non generare equivoci, usarlo sempre in unione con
sì o
no e solo quando è veramente necessario, negli ultimi anni infatti c'è stato un abuso di questo avverbio, sia da solo, sia in unione con
sì è
no.
⇒
Uso di ecco
L'avverbio
ecco ha la funzione di presentare e introdurre persone, fatti, oggetti→
ecco qui il tuo libro!, ecco come sono andati i fatti. Può unirsi alle particelle pronominali
mi, ti, ci, vi, lo, la, li, ne→ Eccomi!; può indicare una conclusione→
ho la febbre, ecco perché non mi sento bene, e può anche essere un'esclamazione→
Ecco! Ho finito. Per approfondire l'uso di
ecco, vi consiglio questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/03/02/ecco-lavverbio-presentativo/
⇒
Uso di insomma
L'avverbio
insomma ha un valore conclusivo, si usa per concludere un ragionamento, per rimettere a fuoco un argomento, per introdurre un giudizio →
quel ristorante è caro e non si mangia bene, insomma è meglio non andarci;
insomma, si può sapere com'è andata?; insomma, io la penso così. Si usa anche come esclamazione, in questo caso esprime impazienza e irritazione
insomma! si può sapere cosa vuoi?; insomma, la smetti sì o no?; come risposta a una domanda significa così così, né bene né male → "Come va?" "Insomma".
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Intercultura blog,
in italiano ci sono segni che non corrispondono a un suono.
Quali sono? A cosa servono? Scopriamolo insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
Nella lingua scritta esistono dei segni chiamati diacritici, dal verbo greco
diakrìnein che significa "separare, distinguere"; sono lettere che non corrispondono a un suono,
ma servono, combinandosi con altre lettere, a esprimerne uno che non sarebbe rappresentabile con una sola lettera e quindi a determinare la pronuncia corretta di una lettera o un gruppo di lettere.
Quali sono queste lettere?
In italiano i segni diacritici sono due: la h e la i.
La h
Si usa come segno diacritico in questi casi:
- la funzione principale della h è distinguere la pronuncia dei gruppi che, chi, ghe, ghi da quella dei gruppi ce, ci, ge, gi → ghiro/giro; chicca/cicca;
- nelle forme del verbo avere: ho, hai, ha, hanno per distinguerle da altre parole omofone (parole che presentano la stessa pronuncia di un'altra, ma significato diverso) → io ho / o (congiunzione); tu hai / ai (preposizione articolata); lui, lei ha / a (preposizione semplice); loro hanno / anno (sostantivo);
- in alcune esclamazioni → oh, ah, ahi, ohi, ahimè, ohimè. beh ecc.
La lettera
h compare (ma non si pronuncia) in derivati italiani di vocaboli o nomi propri stranieri (
Hegel → hegeliano, Haiti → haitiano) o in parole derivate dal latino (
habitat, humus, herpes, homo sapiens ecc.). Per le parole di origine straniera è bene distinguere l'uso della lettera
h come segno grafico per modificare la pronuncia dei suoni circostanti secondo regole diverse a seconda delle rispettive lingue d'origine (chat, brioche, khmer) dall'uso fonetico, in cui la lettera, soprattutto a inizio di parola, rappresenta una consonante aspirata:
hobby, hacker, hipster; tuttavia la pronuncia adattata all'italiano non prevede l'aspirazione poiché si tratta di vocaboli entrati ormai nell'uso comune.
La i
La
i diacritica si usa nei gruppi
cia, cio, ciu; gia, gio, giù; scia, scio sciù; glia, glio, glie gliu, per distinguerne la pronuncia da quella dei gruppi
ca,
co,
cu;
ga,
go,
gu;
sca,
sco,
scu;
gla,
gle,
glo,
glu: ancia /anca; mangio/mango; giusto/gusto; soglia/sigla ecc.
Ci sono casi però in cui la i è superflua: non si pronuncia e non ha funzione diacritica:
- nei plurali dei nomi in -cia, gia → valigie, camicie;
- in alcune parole per influsso della grafia latina → specie, fattispecie, superficie, effigie;
- la i si mantiene nei suffissi -ciente, -cienza, -ciero, - ciera, e, in un numero limitato di casi, in -giero, -giera → cosciente, coscienza, deficiente, deficienza, efficiente, efficienza, prospiciente, sufficiente, sufficienza (invece: beneficenza, conoscenza, licenza, conformi al modello latino, senza i) artificiere, braciere, pasticciere, usciere, cartucciera, crociera (ma pancera), formaggiera, raggiera;
- in alcune parole in cui la i è il residuo di un’antica pronuncia → cielo, anche per distinguerla dall’omofona celo (nascondo), dal verbo celare (nascondere), cieco;
- nella prima persona plurale dell'indicativo e del congiuntivo dei verbi in -gnare → sogniamo e nella seconda persona plurale del congiuntivo → sogniate (mentre l'indicativo è sognate). Le forme senza la i sono piuttosto diffuse, sono più conformi alla pronuncia anche se sacrificano, solo nella scrittura, la riconoscibilità delle desinenze verbali -iamo e -iate.
Ci sono casi in cui invece la i va omessa:
- nelle voci verbali in -erò, -erei, dei verbi in -ciare, -sciare, -cciare, -giare, -ggiare → bacerò, lascerei, caccerò, trangugerei, gareggerò;
- nei derivati in -etta, etto, -ezza, -eta, -eria, -ese formati da nomi in -cia, -scia, -ccia, -cio, -scio, -ccio, -gio, -ggio, purché la i sia atona (cioè non ci cada l'accento) → fascia / fascetta; sconcio / sconcezza; camicia / camiceria; Francia / francese; pioggia / pioggerella.
In tutti i casi, per non sbagliare, conviene consultare il vocabolario.
ATTENZIONE
Se
cieco si scrive con la
i, come si scrivono i suoi derivati?
Nelle parole composte in cui la provenienza è immediatamente riconoscibile la
i si conserva →
sordocieco, moscacieca, così come nell'avverbio→
ciecamente; mentre la
i nel verbo
accecare scompare.
[post_title] => I segni diacritici in italiano: quando le lettere non corrispondono a un suono
[post_excerpt] => Cari lettori e care lettrici di Intercultura blog, in italiano ci sono segni che non corrispondono a un suono. Quali sono? A cosa servono? Scopriamolo insieme.
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Cos'è e come si esprime l'aspetto di un verbo? Ripassiamolo con questo esercizio.
Se avete dei dubbi leggete qui:
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Ricordate le espressioni con la preposizione "fuori" e il loro significato? Scopritelo con il prossimo esercizio.
Per un ripasso:
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Intercultura blog, oggi
ripassiamo gli ultimi argomenti trattati. Siete pronti?
In bocca al lupo!
Prof. Anna
Il primo esercizio è sul
dativo etico, per ripassarlo potete leggere questo articolo:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/10/05/il-dativo-etico/
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Intercultura blog, vediamo insieme che cos'è l'
aspetto di un verbo e come si esprime.
Buona lettura!
Prof. Anna
L'aspetto di un verbo caratterizza l'azione dal punto di vista della durata (quanto dura l'azione? è prolungata? si ripete?)
e della fase di svolgimento (si è conclusa? si sta svolgendo? si sta per svolgere?). Ad esempio la differenza tra
leggo e
sto leggendo non è temporale (sono entrambi presenti) ma aspettuale, nel primo caso l'azione si esaurisce in un tempo breve, nel secondo caso invece è prolungata nel tempo.
L'aspetto di un verbo può essere espresso da:
- i tempi verbali,
- perifrasi, come nel caso dei verbi fraseologici (sto leggendo)
- la scelta del verbo: alcuni verbi infatti esprimono determinate caratteristiche aspettuali, ad esempio addormentarsi indica l'inizio dell'azione, mentre dormire indica l'azione in sé.
LA DURATA
A seconda di quanto dura l'azione, possiamo avere vari tipi di aspetto:
⇒
aspetto puntuale: l'azione inizia e si conclude in un tempo breve, ha una durata ben precisa; questo aspetto è reso dall'indicativo presente (apro la porta), dal passato prossimo (ho mangiato una pizza), dal passato remoto (chiusi la porta);
⇒
aspetto durativo: l'azione si prolunga nel tempo, è reso dall'indicativo presente (parla sempre di te), dall'imperfetto (ridevano di gusto), dai verbi fraseologici (continuare a fare qualcosa);
⇒
aspetto iterativo: l'azione si ripete nel tempo, questo aspetto è reso dall'indicativo presente (ci vediamo tutti i giorni) e dall'imperfetto (ogni tanto passava di qui).
LO SVOLGIMENTO
A seconda della modalità di svolgimento dell'azione possiamo avere altri aspetti:
⇒
aspetto ingressivo: l'azione è nella fase iniziale dello svolgimento, questo aspetto è espresso dai verbi fraseologici:
stare per + infinito,
essere in procinto di + infinito,
essere sul punto di + infinito,
accingersi a + infinito,
essere lì lì per + infinito,
cominciare a + infinito,
iniziare a + infinito;
⇒
aspetto progressivo: l'azione è in corso di svolgimento, è reso dai verbi fraseologici
continuare a + infinito,
andare avanti a + infinito,
stare + gerundio;
⇒
aspetto conclusivo: l'azione è in fase conclusiva, si esprime attraverso i fraseologici
smettere di + infinito,
finire di + infinito.
ALTRI MODI PER INDICARE L'ASPETTO
⇒
Il significato stesso di alcuni verbi può indicare la durata dell’azione:
- cadere, entrare, colpire esprimono un’azione momentanea, cioè che si svolge in un unico momento;
- aspettare, dormire, riposare, attendere esprimono un’azione durativa, cioè che dura nel tempo;
- crescere, arrossire, invecchiare esprimono un’azione progressiva, cioè che evolve e si compie nel tempo.
⇒
Alcuni suffissi verbali indicano particolari modalità di svolgimento dell'azione:
- canticchiare → cantare distrattamente, sommessamente, a tratti; dormicchiare → dormire un sonno leggero svegliandosi di tanto in tanto;
- parlottare → conversare o chiacchierare a voce bassa, anche animatamente o con aria di mistero;
- leggiucchiare → leggere a stento, con qualche difficoltà oppure leggere senza impegno.
⇒
L'aggettivo bello, posto davanti al verbo, può segnalare la totale compiutezza ed esaurimento dell'azione:
è bell'è fatto (è fatto del tutto).
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Intercultura blog,
eccovi un nuovo argomento da approfondire:
il dativo etico.
Buona lettura!
Prof. Anna
COS'È IL DATIVO ETICO?
Il dativo etico è piuttosto frequente in italiano, il suo nome deriva dalla grammatica latina: il dativo era il caso usato per esprimere il complemento di termine. Il dativo etico è infatti molto affine al complemento di termine.
Vediamo queste frasi:
- cosa mi combini?
- stavo passeggiando e chi ti incontro?
con i pronomi m
i e t
i si vuole esprimere un interessamento affettivo, ponendo l'accento sulla persona su cui termina l'azione in senso figurato (altrimenti sarebbe un complemento di termine).
Il dativo etico serve quindi a esprimere il coinvolgimento emotivo di una persona rispetto all'azione o alla circostanza espressa dal verbo della frase; è costituito in genere da un pronome atono.
TIPI DI DATIVO ETICO
Il dativo etico è espresso da un pronome atono. A seconda del pronome usato, si possono esprimere diverse modalità di coinvolgimento emotivo:
- i pronomi di prima e quarta persona mi e ci hanno un valore affettivo nei confronti dell'interlocutore, sottolineando così la partecipazione emotiva del parlante: non mi sbagliare l'esame questa volta (tengo molto al fatto che tu non sbagli l'esame); Stacci bene! (spero che tu starai bene e ti incoraggio a farlo);
- quando invece si usano i pronomi di seconda e di quinta persona ti e vi chi parla vuole coinvolgere l'interlocutore e renderlo partecipe dell'azione come se vi stesse prendendo parte attivamente: stavo camminando e indovina chi ti incontro? (stavo camminando e ti interesserà molto sapere chi ho incontrato); tua madre vi arriva domani?;
- l'uso dei pronomi di terza e di sesta persona gli, lo, le, la, loro, li, sono molto meno frequenti e limitati a pochi contesti particolari, come nei casi in cui viene riportato il discorso di genitori che parlano dei figli oppure di insegnanti che si riferiscono ai propri allievi: mia sorella si lamenta che sua figlia non le mangia niente; il mio professore dice che non gli studiamo abbastanza bene il latino.
ALTRI USI
- i pronomi usati per esprimere il dativo etico possono combinarsi all'avverbio presentativo ecco nelle forme eccoti; eccotelo che sono collocate soprattutto all'inizio di una frase: eccoti qui la tua cena; eccotela la tua cena!;
- un valore intensivo-affettivo vicino a quello del dativo etico può essere espresso anche dai pronomi accompagnati da verbi transitivi in frasi come mangiarsi una pizza, farsi una passeggiata, bersi una birra, leggersi un libro, guardarsi un film, farsi una vacanza ecc.
Collegamenti:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2014/03/20/i-complementi-indiretti-il-complemento-di-termine-e-il-complemento-di-specificazione/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2017/03/02/ecco-lavverbio-presentativo/
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2010/01/28/i-verbi-riflessivi/
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Intercultura blog,
la preposizione fuori compare in molte
espressioni di uso comune. Vediamole insieme.
Buona lettura!
Prof. Anna
La parola
fuori può avere diverse funzioni: può essere un avverbio, un sostantivo e una preposizione.
Come preposizione significa
lontano da,
nella parte esterna di, specialmente nella locuzione prepositiva
fuori di, fuori da (fuori di casa, fuori dai guai) e contribuisce a formare molte espressioni molto comuni. Vediamone insieme alcune:
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Intercultura blog, bentrovati! Secondo gli esperti
l'estate appena trascorsa è stata la più calda di sempre, questo a causa del cambiamento climatico. Vediamo insieme quali sono le parole e le espressioni legate a questo fenomeno.
Buona lettura!
Prof. Anna
Nel settembre 2021 nell'articolo
L'estate più calda (
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2021/09/16/lestate-piu-calda/) riportavo il fatto che l'estate del 2021 era stata la più calda mai registrata, ma quanto pare quel record oggi è stato superato. Il fenomeno del
surriscaldamento globale non si è fermato, tanto che, secondo gli scienziati dell’Istituto Goddard di Studi Spaziali della NASA (GISS) a New York, l'estate 2023 è stata la più calda sulla Terra da quando sono iniziate le registrazioni globali nel 1880: i mesi di giugno, luglio e agosto messi insieme sono stati più caldi di 0,23 gradi rispetto a qualsiasi altra estate registrata dalla Nasa.
La gravità e l'importanza di questo tema, che coinvolge tutti in maniera così diretta, rendono necessaria una certa confidenza con termini ed espressioni utilizzate per descrivere i fenomeni ad esso collegati. Vediamone insieme alcuni:
- Antropocene → secondo gli scienziati P. J. Crutzen (1933-) e E. F. Stoermer (1934-2012), l'epoca geologica attuale, in cui l’ambiente terrestre, nell’insieme delle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, viene fortemente condizionato su scala sia locale sia globale dagli effetti dell’azione umana, con particolare riferimento all'aumento delle concentrazioni di CO2 e CH4 nell'atmosfera;
- biodiversità → coesistenza in un medesimo ecosistema di differenti specie vegetali e animali, tale da assicurare un equilibrio dinamico nel tempo attraverso una fitta rete di relazioni interne, la biodiversità è minacciata dal cambiamento climatico;
- desertificazione → processo per cui zone a clima arido si trasformano in deserto per effetto di variazioni climatiche o interventi dell'uomo;
- deforestazione → disboscamento, distruzione di foreste e boschi;
- economia verde o green economy → modello economico in cui gli investimenti pubblici e privati mirano a ridurre le emissioni di carbonio e l'inquinamento, ad aumentare l'efficienza energetica e delle risorse, a evitare la perdita di biodiversità e conservare l’ecosistema;
- economia circolare → modello economico che utilizza fonti energetiche rinnovabili e nel quale produzione e consumo sono basati su criteri di riciclo e riuso;
- fonti energetiche rinnovabili → detto di fonte di energia non soggetta a esaurimento, quale il vento, il sole, le maree, in contrapposizione a quelle non rinnovabili come carbone, petrolio o gas naturale;
- transizione ecologica → processo di innovazione tecnologica che comprende la sostituzione delle fonti energetiche fossili (carbone, petrolio, gas) con quelle rinnovabili, l'efficientamento energetico degli edifici, il riciclo dei rifiuti, la mobilità sostenibile, ecc. nella prospettiva di una società a impatto ambientale zero;
- green new deal → piano di investimento e riforme per la transizione verso l'utilizzo di fonti di energia rinnovabile;
- rottura climatica o rottura del tempo → brusco peggioramento delle condizioni meteorologiche o per improvviso mutamento o per passaggio di stagione.
Ci sono poi molte parole formate con il prefisso
eco- che deriva dalla parola greca
oikos e significa
casa, abitazione. In parole composte della terminologia scientifica, significa
casa,
ambiente naturale,
territorio, come
ecologia, ecomuseo (complesso museale costituito da un'area di territorio che conserva le testimonianze di tradizioni popolari) o
ecofobia (timore morboso di stare soli in casa); mentre nel linguaggio giornalistico ha il valore di
ecologia,
ecologico,
ecologista. Vediamo alcune di queste parole:
- ecosistema → l'insieme degli esseri viventi, dell'ambiente e delle condizioni fisico-chimiche che, in uno spazio delimitato, sono inseparabilmente legati tra loro, sviluppando interazioni reciproche (sinonimo: biosistema);
- ecoansia (eco-ansia) → profonda sensazione di paura e di disagio derivante dal timore delle possibili conseguenze di disastri ambientali legati all'emergenza climatica. Fortemente presente tra i giovani, interessa in particolare la fascia che va dai 15 ai 25 anni;
- ecoauto → automobile a impatto ambientale bassissimo o nullo per l'impiego di carburanti alternativi ai derivati del petrolio (sinonimo: automobile ecologica);
- ecotassa → imposizione fiscale che penalizza attività e consumi volti a danneggiare l'ambiente, ad esempio ecotassa sulla benzina col piombo;
- ecoturismo o turismo sostenibile → turismo praticato da chi sceglie mete di interesse naturalistico e adotta un comportamento rispettoso dell'ambiente.
Lettura e comprensione:
1- Cos'è l'
antropocene?
2- Qual è la differenza tra
fonti energetiche rinnovabili e
non rinnovabili?
4- Da dove deriva il prefisso
eco- e cosa significa?
3- Quali sono le cause dell'
ecoansia?
4- Cosa significa l'espressione
rottura climatica?
5- Su quali principi si basa l'
economia circolare?
6- Qual è un sinonimo per
turismo sostenibile?
7- Come viene chiamata, nel linguaggio giornalistico, ogni imposta che miri a salvaguardare l’ambiente, penalizzando le emissioni inquinanti?
8- Cosa si intende con l'espressione
transizione ecologica?
Fonti:
https://www.ansa.it/canale_scienza/notizie/terra_poli/2023/09/15/nasa-lestate-2023-e-stata-la-piu-calda-mai-registrata-_078c6d84-1932-4b2e-a3ea-7487e07b486b.html
https://www.nasa.gov/press-release/nasa-announces-summer-2023-hottest-on-record
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Intercultura blog, sono molte le espressioni formate con l'
avverbio fuori. Vediamole insieme.
Buona lettura!
La parola
fuori ha diverse funzioni, può essere una preposizione, un avverbio e un sostantivo. Come avverbio, in unione con alcuni verbi, forma espressioni di uso comune. Eccone alcune:
Può essere rafforzato da altri avverbi o accompagnato da preposizioni:
Per approfondire:
https://aulalingue.scuola.zanichelli.it/benvenuti/2023/09/28/espressioni-con-la-preposizione-fuori/
Nell'esercizio che segue, è necessario inserire solo il verbo (o il sostantivo) e l'avverbio corrispondenti alla definizione data.
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